XVIII Legislatura

VIII Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 6 di Martedì 28 maggio 2019

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Benvenuto Alessandro Manuel , Presidente ... 3 

Audizione del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Sergio Costa, sulle iniziative assunte dal Dicastero in materia di qualità dell'aria, anche con riguardo all'impatto ambientale e alle emissioni dello stabilimento ex ILVA di Taranto (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento) :
Benvenuto Alessandro Manuel , Presidente ... 3 
Costa Sergio , Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ... 3 
Benvenuto Alessandro Manuel , Presidente ... 18 
Vianello Giovanni (M5S)  ... 18 
Muroni Rossella (LeU)  ... 19 
Labriola Vincenza (FI)  ... 20 
Braga Chiara (PD)  ... 24 
Zolezzi Alberto (M5S)  ... 25 
Mazzetti Erica (FI)  ... 25 
Fontana Ilaria (M5S)  ... 27 
Rospi Gianluca (M5S)  ... 27 
Benvenuto Alessandro Manuel , Presidente ... 28 
Costa Sergio , Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ... 28 
Braga Chiara (PD)  ... 29 
Muroni Rossella (LeU)  ... 29 
Costa Sergio , Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ... 29 
Muroni Rossella (LeU)  ... 30 
Costa Sergio , Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ... 30 
Labriola Vincenza (FI)  ... 31 
Benvenuto Alessandro Manuel , Presidente ... 31 
Costa Sergio , Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ... 31 
Labriola Vincenza (FI)  ... 31 
Costa Sergio , Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ... 31 
Labriola Vincenza (FI)  ... 31 
Costa Sergio , Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ... 31 
Labriola Vincenza (FI)  ... 31 
Costa Sergio , Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ... 31 
Benvenuto Alessandro Manuel , Presidente ... 31 
Gagliardi Manuela (FI)  ... 31 
Costa Sergio , Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ... 31 
Gagliardi Manuela (FI)  ... 32 
Costa Sergio , Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ... 32 
Braga Chiara (PD)  ... 32 
Costa Sergio , Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ... 32 
Benvenuto Alessandro Manuel , Presidente ... 32

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica: Misto-CP-A-PS-A;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Noi con l'Italia-USEI: Misto-NcI-USEI;
Misto-+Europa-Centro Democratico: Misto-+E-CD;
Misto-MAIE - Movimento Associativo Italiani all'Estero: Misto-MAIE;
Misto-Sogno Italia - 10 Volte Meglio: Misto-SI-10VM.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ALESSANDRO MANUEL BENVENUTO

  La seduta comincia alle 11.10.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera e la trasmissione diretta sulla web tv.

Audizione del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Sergio Costa, sulle iniziative assunte dal Dicastero in materia di qualità dell'aria, anche con riguardo all'impatto ambientale e alle emissioni dello stabilimento ex ILVA di Taranto.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Sergio Costa, sulle iniziative assunte dal suo Dicastero in materia di qualità dell'aria, anche riguardo all'impatto ambientale e alle emissioni dello stabilimento ex ILVA di Taranto.
  Dopo la relazione del Ministro, sarà concessa la parola ad un rappresentante per Gruppo e, successivamente, agli altri deputati che ne facciano richiesta, compatibilmente con i tempi disponibili per la replica del Ministro.
  Nel ringraziare il Ministro per la sua partecipazione ai lavori della Commissione, gli cedo la parola per lo svolgimento della relazione.

  SERGIO COSTA, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Buongiorno a tutti. Se siete tutti d'accordo, dopo il mio intervento, che avrà due step, quello relativo alla qualità dell'aria e quello relativo alla questione ex ILVA, prenderò nota dei vostri interventi e, se sono nelle condizioni di conoscenza approfondita dei temi, vi risponderò a braccio oppure facendo riferimento ai documenti che ho. Se per voi non è un problema, laddove questa possibilità mi mancasse, vi farei arrivare al più presto le risposte scritte. Penso, presidente, che possa andar bene così.
  Qualità dell'aria. La direttiva 2004/107 e la direttiva 2008/50 prevedono che gli Stati membri debbano assicurare, entro specifiche date, il rispetto di determinati valori limite di qualità dell'aria per una serie di inquinanti, grazie alla pianificazione di misure e interventi di risanamento.
  Nel nostro Paese il mancato rispetto dei limiti imposti dalle norme comunitarie relativamente al materiale particolato (PM10) e al biossido di azoto (NO2) riguarda anche aree del territorio nazionale, situate presso la maggior parte delle regioni, che sono le autorità responsabili, in base alla norma vigente, della valutazione e gestione della qualità dell'aria e, quindi, anche dell'elaborazione di piani di risanamento e dell'adozione di misure di intervento per il miglioramento della qualità dell'aria.
  Tale situazione di inadempimento è, però, differenziata sul territorio nazionale. Infatti, mentre per le regioni del Centro-Sud il mancato rispetto dei valori limite è localizzato in piccole aree, appartenenti perlopiù ai principali centri urbani, nel bacino padano superamenti, anche a causa delle situazioni geografiche e delle condizioni meteorologiche particolarmente sfavorevoli, sono diffusi un po’ su tutto il territorio. Pag. 4
  Con riferimento al materiale particolato (PM10) nel 2009 è stata aperta una prima procedura di infrazione nei confronti dell'Italia per il mancato rispetto dei valori limite prescritti. In Europa, comunque, sono diciannove gli Stati membri che hanno almeno una procedura di infrazione aperta sul mancato rispetto delle norme per la qualità dell'aria.
  Con sentenza del dicembre 2012, la Corte di giustizia ha condannato l'Italia per non aver assicurato il rispetto dei valori limite in diverse aree del proprio territorio, e solo a causa di un vizio processuale la condanna ha riguardato il periodo 2006-2007 e non tutto il periodo contestato, che invece andava dal 2005 al 2011. La procedura relativa agli altri anni, quindi, è stata archiviata, rimanendo in piedi solo quella relativa al periodo 2006-2007.
  A luglio 2014 è stata aperta una nuova procedura di infrazione contro l'Italia sempre per i superamenti del PM10 (procedura 2147 del 2014) e tale procedura, a luglio 2016, è stata estesa anche ad alcune regioni del bacino padano.
  A maggio 2015 è stata aperta una procedura di infrazione contro l'Italia anche per i superamenti del biossido di azoto (procedura 2043 del 2015). Entrambe le procedure, nel 2017, sono giunte allo stato di parere motivato.
  Ad ottobre 2018 la procedura di infrazione relativa ai superamenti del PM10 è giunta al deferimento in Corte di giustizia europea. A gennaio 2019, l'Avvocatura generale dello Stato ha depositato, presso la Corte di giustizia, il controricorso dello Stato italiano, tuttora pendente.
  A marzo 2019 la Commissione europea ha annunciato che, anche per la procedura di infrazione relativa ai superamenti del biossido di azoto, l'Italia sarà deferita alla Corte di giustizia europea. Ovviamente, anche in questo caso l'Italia produrrà ricorso tramite l'Avvocatura generale dello Stato.
  In tale quadro, le regioni del bacino padano hanno più volte rappresentato che, sebbene la competenza per la gestione della qualità dell'aria sia, a norma vigente, esclusivamente regionale, in assenza di un intervento nazionale su settori sui quali il livello regionale non ha specifiche competenze di azione, non sarà possibile in tempi brevi raggiungere il rispetto dei valori limite di qualità dell'aria. Pertanto, il Governo nazionale ha inteso affiancare le regioni a beneficio di tutto il Paese Italia.
  Stante la competenza primaria delle regioni in materia di valutazione e gestione della qualità dell'aria, l'azione del Ministero dell'ambiente non ha potuto essere diretta e risolutiva rispetto ai superamenti riscontrati sul territorio nazionale, ma è stata mirata a garantire un costante e fondamentale supporto alle amministrazioni locali.
  È stato, in primo luogo, istituito un tavolo permanente di lavoro presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, nel quale lo Stato e le regioni, supportate dai maggiori istituti di ricerca nazionale, scambiano informazioni e strumenti per migliorare il livello di conoscenza e capacità di gestione dei fenomeni di inquinamento atmosferico.
  In tale sede il Ministero dell'ambiente ha messo a disposizione delle regioni un modello integrato atmosferico, elaborato dall'Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile (ENEA), che ha costituito un utile supporto all'elaborazione dei piani di risanamento.
  Il Ministero ha inoltre promosso, fin dal 2013, la sottoscrizione di appositi accordi di programma con le regioni e con gli altri Ministeri, volti ad attivare azioni e iniziative comuni per il miglioramento della qualità dell'aria. Ve le illustro.
  Un primo accordo per l'adozione coordinata e congiunta di misure di risanamento della qualità dell'aria del bacino padano è stato sottoscritto il 19 dicembre 2013 dai Ministri dell'ambiente, delle infrastrutture e dei trasporti, dello sviluppo economico, della salute e delle politiche agricole, e da otto regioni e province autonome del bacino padano.
  L'accordo prevede specifici impegni, da attuare tramite la predisposizione di misure di carattere normativo e programmatico per il contrasto all'inquinamento atmosferico. In particolare, per i Ministeri è Pag. 5previsto l'impegno a realizzare interventi nei settori individuati tra quelli maggiormente responsabili delle emissioni inquinanti – per esempio la combustione di biomasse, il trasporto merci e passeggeri, il riscaldamento civile, l'industria e la produzione di energia e l'agricoltura –, mentre le regioni del bacino padano dovranno provvedere all'adozione delle misure mediante una modifica dei propri Piani di qualità dell'aria.
  Il Ministero dell'ambiente, nell'ambito dello svolgimento delle attività dell'accordo, ha provveduto a predisporre un decreto relativo alla certificazione dei generatori di calore ad uso domestico, come le stufe e i camini, finalizzato alla diffusione di tecnologie sempre più efficienti e pulite. Tramite il nuovo sistema di certificazione, è possibile disciplinare le limitazioni all'utilizzo delle stufe meno performanti, orientare gli incentivi verso i dispositivi a minore impatto ambientale e favorire la ricerca e lo sviluppo verso tecnologie sempre più green.
  Con l'attuazione del primo accordo del bacino padano, è stato inoltre studiato ed elaborato un set di valori limite per gli impianti industriali a biomassa, successivamente utilizzato nell'ambito del recepimento della direttiva 2015/2193, sui medi impianti di combustione. I limiti inseriti nel testo del decreto sono, peraltro, più severi di quelli della medesima direttiva.
  Sempre attraverso l'attuazione del predetto accordo, sono state elaborate, in collaborazione con il Ministero delle politiche agricole e con le regioni, le linee guida per la riduzione delle emissioni in atmosfera provenienti dalle attività agricole e zootecniche, contenenti appunto misure per la riduzione delle emissioni in atmosfera delle attività agricole e zootecniche medesime, anche con riferimento all'individuazione di interventi strutturali su ricoveri e impianti di raccolta e smaltimento dei rifiuti, nonché alla regolamentazione delle pratiche di spandimento dei reflui e dei concimi azotati, nonché l'individuazione delle possibili modalità per l'attuazione. Tale documento costituisce un utile strumento a disposizione delle regioni per regolare, nei propri piani di risanamento, l'utilizzo, anche in campo agricolo, di tecniche a basso impatto ambientale.
  In considerazione della permanente situazione di estrema criticità della qualità dell'aria delle regioni del bacino padano, a partire dal 2016 è stato svolto un serrato confronto tra il Ministero dell'ambiente e le predette regioni, dal quale si è pervenuti alla conclusione dell'opportunità della predisposizione e condivisione di un nuovo accordo, in cui inserire una serie di ulteriori misure di mitigazione dell'inquinamento atmosferico, da adottare in modo congiunto e coordinato.
  Gli interventi individuati nel nuovo accordo siglato riguardano i tre settori che, ad oggi, maggiormente contribuiscono a questo inquinamento, vale a dire i trasporti, il riscaldamento domestico a biomassa e l'agricoltura.
  In particolare, relativamente al settore dei trasporti, le regioni si sono impegnate a prevedere appositi programmi di incentivazione alla sostituzione dei veicoli a gasolio con veicoli a basso impatto ambientale. Il Ministero dell'ambiente, da parte sua, si è impegnato a contribuire con circa 2 milioni di euro per regione e a valutare, con il Ministero dell'economia e delle finanze, la possibilità di reperire ulteriori risorse e introdurre sistemi favorevoli di tassazione dei veicoli, che favoriscano la diffusione di quelli alimentati a carburanti alternativi.
  È già stato predisposto dal Ministero dell'ambiente il decreto di assegnazione delle risorse alle regioni, per un totale di 8 milioni di euro. Inoltre, sono in corso le interlocuzioni con il Ministero dell'economia e delle finanze per reperire altre risorse da destinare all'iniziativa. Quindi, stiamo seguendo questa linea, su cui vi aggiornerò non appena il Ministero dell'economia e delle finanze ci darà riscontro.
  A tal fine, è stata presentata una proposta nell'ambito dell'assegnazione delle risorse del Fondo di cui alla legge di stabilità 2018, che prevede interventi anche nel settore della mobilità sostenibile. Sul tema della mobilità, le regioni si impegnano, inoltre, a favorire sistemi di mobilità sostenibile anche attraverso la diffusione di infrastrutture Pag. 6 per i combustibili alternativi, di servizi di mobilità ciclopedonale e di car sharing.
  Relativamente al settore del riscaldamento domestico a biomassa, che è il secondo elemento di riferimento, l'accordo prevede l'impegno delle regioni a vietare, a partire da determinate date (specifiche per ogni regione), l'utilizzo di stufe a legna (pellet, cippato e quant'altro) che non abbiano specifiche prestazioni ambientali minime. Le regioni si impegnano, inoltre, a introdurre alcune disposizioni volte a limitare l'impatto della combustione della biomassa sulla qualità dell'aria, quale, ad esempio, il divieto permanente di bruciatura delle stoppie agricole.
  Il Ministero dell'ambiente, da parte sua, si è impegnato a interloquire con il Ministero dello sviluppo economico per la revisione dei programmi di incentivazione delle fonti rinnovabili in maniera coerente con gli impegni previsti da questo accordo, evitando pertanto che eventuali dispositivi ad oggi incentivati possano essere vietati nei prossimi anni. Un primo incontro si è svolto il 3 febbraio di quest'anno.
  Relativamente al settore agricoltura, che è il terzo step, l'accordo prevede l'impegno per le regioni a prevedere l'applicazione di pratiche finalizzate alla riduzione delle emissioni prodotte dalle attività agricole, quali la copertura delle strutture di stoccaggio di liquami, l'applicazione di corrette modalità di spandimento degli stessi e l'interramento delle superfici di suolo oggetto dell'applicazione di fertilizzanti.
  Le regioni si sono, infine, impegnate ad adottare criteri unici e condivisi per la gestione delle situazioni di criticità legate a eventi di inquinamento molto elevato e un sistema unico telematico per l'informazione ai cittadini circa le misure emergenziali intraprese.
  Ai fini del monitoraggio e dell'aggiornamento dell'accordo, è previsto un apposito gruppo di lavoro, che si riunisce periodicamente, anche con la partecipazione attiva dei comuni delle aree interessate dagli interventi.
  Dalle prime valutazioni effettuate circa l'efficacia del nuovo accordo di bacino padano, è possibile stimare una riduzione delle emissioni, nel complesso delle quattro regioni del bacino padano, pari a circa il 38 per cento delle emissioni del particolato PM10, a circa il 30 per cento delle emissioni di ossidi di azoto e a circa il 23 per cento delle emissioni di ammoniaca. Sono risultati molto significativi.
  Le misure di restrizione della circolazione, invece, riguarderanno inizialmente 110 comuni, con popolazione superiore ai 30.000 abitanti, per una popolazione complessiva pari a circa undici milioni di cittadini.
  Questi sono gli elementi di riferimento di base, sui quali poi abbiamo costruito ulteriori accordi, che adesso vi propongo.
  Considerati i risultati positivi derivanti dall'attuazione dei citati accordi per le regioni del bacino padano, il Ministero dell'ambiente ha avviato un'interlocuzione con le altre regioni che presentano criticità dal punto di vista dell'inquinamento atmosferico, finalizzata a porre in essere soluzioni mirate e condivise, sul modello degli accordi di programma che vi ho poc'anzi illustrato.
  Sono già stati predisposti appositi accordi con la regione Lazio e con la regione Umbria e ulteriori sono in fase di predisposizione (siamo in fase di negoziazione amministrativa) con la regione Campania, con la regione Siciliana e con la regione Toscana.
  L'interlocuzione con la regione Lazio, finalizzata a porre in essere soluzioni mirate e condivise, è stata avviata per affrontare la particolare situazione ambientale della zona della Valle del Sacco – caratterizzata da particolari caratteristiche orografiche e meteoclimatiche, a causa delle quali è favorita la formazione e l'accumulo nell'aria di inquinanti – e dell'agglomerato di Roma, per le medesime situazioni. In tale zona, il traffico veicolare e la combustione delle biomasse negli impianti di riscaldamento civile rappresentano i settori che maggiormente contribuiscono alle emissioni di materiale particolato (PM10) e biossido di azoto (NO2).
  Nello specifico, relativamente al settore dei trasporti, l'accordo sottoscritto il 7 dicembre Pag. 7 2018 prevede l'impegno, da parte della regione, ad adottare, a partire dal medesimo anno, progressivi divieti di circolazione nei centri urbani con popolazione superiore ad una certa soglia, che cambia in funzione del centro urbano, ricadenti nella zona della Valle del Sacco e dell'agglomerato di Roma, per i veicoli passeggeri e commerciali a gasolio che includeranno, dal 2025, anche la motorizzazione siglata come Euro 5. Al fine di supportare tale misura, la regione Lazio si è impegnata a prevedere appositi programmi di incentivazione alla sostituzione dei veicoli oggetto di divieto con veicoli a basso impatto ambientale.
  Sul tema della mobilità, la regione Lazio si è impegnata, inoltre, a favorire sistemi di mobilità sostenibile anche attraverso la diffusione di infrastrutture per i combustibili alternativi e la ricarica dei veicoli elettrici e di servizi di mobilità ciclopedonale.
  Relativamente al settore del riscaldamento domestico a biomassa, l'accordo prevede l'impegno della regione a vietare, a partire da determinate date, in funzione della zona geografica, l'utilizzo di stufe a legna che non abbiano specifiche prestazioni ambientali minime.
  La regione, inoltre, si è impegnata a introdurre alcune disposizioni volte a limitare l'impatto della combustione della biomassa sulla qualità dell'aria, quali, ad esempio, il divieto incondizionato di bruciatura delle stoppie agricole e l'utilizzo obbligatorio di pellet di qualità nelle stufe domestiche.
  Da parte del Ministero, l'impegno è di contribuire economicamente, fino a un massimo di 4 milioni di euro, a sostenere gli interventi individuati con la regione Lazio, che vi ho poc'anzi illustrato, oltre che interloquire con gli altri Ministeri, e specificamente il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e il Ministero dello sviluppo economico, ai fini dell'adozione di specifiche misure normative riferite al settore della mobilità e dell'energia.
  Ai fini del monitoraggio e aggiornamento dell'accordo, è inoltre previsto un apposito tavolo di coordinamento, composto dai rappresentanti di ciascuna parte.
  Per quanto riguarda la regione Umbria, l'accordo è stato sottoscritto il 14 dicembre 2018 (poco dopo quello siglato con la regione Lazio) ed è stato finalizzato in particolare ad affrontare la situazione ambientale relativa all'area della conca ternana. Tale area presenta particolari caratteristiche orografiche e meteoclimatiche, a causa delle quali è favorita la formazione e l'accumulo nell'aria di inquinanti, oltre alla presenza di uno dei più importanti insediamenti siderurgici d'Europa, di un diffuso tessuto di piccole e medie imprese del settore chimico e di una vecchia discarica di rifiuti ancora in bonifica.
  Il traffico veicolare e la combustione delle biomasse negli impianti di riscaldamento civile rappresentano, inoltre, per la zona, i settori che maggiormente contribuiscono alle emissioni di materiale particolato (PM10).
  Nello specifico, relativamente al settore dei trasporti, l'accordo prevede l'impegno, da parte della regione Umbria, ad adottare, a partire dal 2018, progressivi divieti di circolazione nella zona di salvaguardia della conca ternana per i veicoli passeggeri e commerciali a gasolio, che includeranno, in questo caso dal 2023, anche la motorizzazione Euro 5.
  Al fine di supportare tale misura, la regione si è impegnata a prevedere appositi programmi di incentivazione alla sostituzione dei veicoli oggetto di divieto con veicoli a basso impatto ambientale.
  Sul tema della mobilità, la regione si è impegnata, altresì, a favorire sistemi di mobilità sostenibile anche attraverso la diffusione di infrastrutture per la ricarica dei veicoli elettrici e di servizi di mobilità ciclopedonale, oltre a promuovere l'adozione di forme di incentivazione all'uso del trasporto pubblico locale nelle giornate di limitazione del traffico veicolare.
  Relativamente al settore del riscaldamento domestico a biomassa, l'accordo prevede l'impegno della regione a vietare, nell'area critica della conca ternana, a partire da determinate date, stabilite dalla regione, l'utilizzo di stufe a legna, pellet, cippato e quant'altro non abbia specifiche prestazioni ambientali minime. Pag. 8
  La regione si impegna, inoltre, a introdurre ulteriori disposizioni volte a limitare l'impatto della combustione della biomassa sulla qualità dell'aria, quali, ad esempio, il divieto incondizionato di bruciatura delle stoppie agricole e l'utilizzo obbligatorio di pellet di qualità nelle stufe domestiche.
  Il Ministero, da parte sua, si è impegnato a contribuire economicamente, fino a un massimo di 4 milioni di euro, per sostenere gli interventi individuati dalla regione Umbria, oltre che interloquire con gli altri Ministeri ai fini dell'adozione di specifiche misure normative riferite al settore della mobilità e dell'energia.
  Ai fini del monitoraggio e aggiornamento dell'accordo, è previsto un apposito tavolo di coordinamento, composto dai rappresentanti di ciascuna parte. Come potrete notare, gli accordi sono praticamente una fotocopia uno dell'altro, e questo perché, visto che funzionava bene nel bacino padano, con le riduzioni che vi ho poc'anzi descritto, si è pensato che la cosa migliore fosse estenderlo al resto del Paese, visti i risultati positivi.
  Quanto alle ulteriori iniziative a supporto delle regioni, il Ministero dell'ambiente, nella consapevolezza che solo il concorso delle misure regionali con quelle nazionali consentirebbe di raggiungere in tempi più brevi il rispetto dei valori limite di qualità dell'aria su tutto il territorio nazionale, con nota del 8 agosto 2018, ha provveduto a comunicare ai Ministeri aventi competenza sui settori maggiormente responsabili delle emissioni, vale a dire energia, trasporti e agricoltura – quindi Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, Ministero dello sviluppo economico e Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo – l'intenzione di istituire un gruppo di lavoro nazionale per la qualità dell'aria, richiedendo la nomina di appositi rappresentanti. Conseguentemente, tutti i Ministeri coinvolti hanno provveduto a fornire i nominativi dei propri rappresentanti.
  Con decreto del Ministero dell'Ambiente del 5 dicembre 2018, ho provveduto a istituire il predetto gruppo di lavoro. Secondo quanto stabilito dal decreto, alle riunioni possono anche partecipare i rappresentanti delle regioni, così da avere un confronto più ampio.
  Tenuto conto dell'esigenza di considerare, nell'ambito dei lavori, anche gli aspetti sanitari dell'inquinamento atmosferico e di dover reperire risorse economiche per l'adozione delle ulteriori misure, il 13 febbraio 2019 è stata richiesta la partecipazione integrativa al gruppo di lavoro anche dei rappresentanti del Ministero della salute e del Ministero dell'economia e delle finanze.
  Dalla sua costituzione ad oggi, il gruppo si è già riunito tre volte. Le riunioni hanno avuto ad oggetto la proposta di un accordo di programma interministeriale contenente un primo set di misure nazionali per la lotta all'inquinamento atmosferico. Nella riunione del 11 aprile ha partecipato anche la regione Lombardia.
  Tenuto conto della rilevanza strategica del tema in discussione e delle pesanti ricadute anche economiche che potrebbero gravare sull'Italia in caso di condanna presso la Corte di giustizia europea, da maggio 2019 il gruppo di lavoro ha cominciato a operare presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri e collegialmente si è deciso di inserire il set di misure nazionali in un apposito protocollo di intesa, a firma della Presidenza del Consiglio e di tutti i Ministeri coinvolti, sull'esempio positivo del piano di azione che abbiamo firmato in Campania per i roghi tossici.
  Le misure oggetto del protocollo riguardano, come detto, i tre settori maggiormente responsabili dell'inquinamento, ovvero trasporti, agricoltura e riscaldamento domestico a biomassa.
  Allo stato, le misure nazionali inserite nella bozza di protocollo sono le seguenti (ve le elenco in relazione al Ministero di riferimento). Per il Ministero dell'ambiente: il coordinamento di un gruppo di lavoro che formuli una proposta normativa volta alla razionalizzazione dei sussidi ambientalmente dannosi; la sottoscrizione di appositi accordi per il miglioramento della qualità dell'aria con le regioni coinvolte nelle procedure di infrazione, così come poc'anzi vi ho illustrato; la formulazione, Pag. 9con il Ministero delle politiche agricole, di una proposta volta a limitare l'utilizzo della pratica di abbruciamento dei residui agricoli.
  Per il Ministero dei trasporti: la modifica del Codice della strada per inserire un criterio ambientale nella determinazione dei limiti di velocità autostradali; la modifica della legge n. 127 del 1997, ai fini di regolare l'utilizzo delle telecamere per il controllo delle aree a traffico limitato anche all'interno di tali aree e non solo nella zona di varco; la previsione di un decreto che consenta l'utilizzo stradale di veicoli elettrici, quali, per esempio, i monopattini, i segway e gli hoverboard, che ad oggi non sono omologati per la circolazione; la previsione di una articolata classificazione dei veicoli elettrici ibridi ai fini di un migliore orientamento degli incentivi verso i veicoli a minor impatto ambientale (questo perché siano diversificati); piste ciclabili e ciclovie.
  Per il Ministero dello sviluppo economico le misure riguardano: l'aggiornamento del decreto 16 febbraio 2016 in materia di rinnovabili termiche, al fine di introdurre requisiti ambientali più stringenti sia per l'accesso agli incentivi per le stufe a biomassa legnosa di uso civile, sia per i combustibili, al fine di favorire l'utilizzo di quelli qualitativamente migliori; la formulazione, in accordo con gli altri Ministeri, di una proposta normativa volta a modificare l'attuale assetto dell’ecobonus per l'installazione delle stufe a biomassa, al fine di introdurre, a partire dal 2020, il criterio obbligatorio della rottamazione di vecchie stufe a biomassa per la concessione della detrazione per le spese sostenute per l'acquisto e la posa in opera di impianti di climatizzazione invernale dotati di generatori di calore alimentati da biomasse combustibili; la previsione dell'estensione degli incentivi per il rinnovo del parco delle stufe a legna, con tecnologie sempre più performanti da un punto di vista energetico ed emissivo; l'introduzione di limitazioni all'utilizzo degli impianti di riscaldamento alimentati a gasolio; la modifica del decreto legislativo n. 28 del 2011, al fine di migliorare gli attuali percorsi formativi obbligatori relativamente alla qualificazione di impianti termici civili.
  Per il Ministero delle politiche agricole: l'impegno a promuovere, presso la Commissione europea, le misure di abbattimento delle emissioni di ammoniaca, affinché siano finanziate come misure di investimento non produttivo nell'ambito dei Piani di sviluppo rurale, per consentirne la massima diffusione.
  Per il Ministero dell'economia: l'impegno a formulare apposita proposta per la costituzione di un Fondo da 400 milioni di euro all'anno, deputato a finanziare l'attuazione del Programma nazionale di controllo dell'inquinamento atmosferico, derivante dalla direttiva 2016/2284, meglio conosciuta come direttiva NEC; l'impegno a formulare una proposta legislativa volta a introdurre il criterio del bonus/malus nella determinazione delle tasse automobilistiche.
  Per il Ministero della salute: l'impegno a elaborare apposite linee guida e buone pratiche per incrementare la walkability dell'ambiente urbano e per promuovere la mobilità attiva soprattutto nei percorsi casa-scuola e casa-lavoro; la creazione di una pagina tematica sul sito istituzionale e la pubblicazione di opuscoli informativi per informare e promuovere la consapevolezza dei cittadini sul tema della qualità dell'aria e aumentare le possibilità di controllo dei relativi rischi per la salute.
  Il protocollo contiene anche impegni regionali da parte delle varie regioni che vi ho citato, che stiamo negoziando in questi giorni, e per questo motivo verrà sottoscritto anche dal presidente della Conferenza delle regioni.
  L'obiettivo concordato di questo gruppo di lavoro presso la Presidenza del Consiglio è quello di pervenire alla sottoscrizione di questo protocollo in occasione dello svolgimento del Clean Air Dialogue, che si terrà il 4 e 5 giugno prossimi, che è l'elemento nuovo, sul quale stiamo spingendo molto. Infatti, il 15 novembre scorso il Ministero dell'ambiente ha comunicato ufficialmente alla Commissione europea l'adesione dell'Italia al programma Clean Air Dialogue, istituito fin dal 2015 dalla stessa Commissione Pag. 10 ambiente con lo scopo di promuovere un approccio collaborativo necessario per la realizzazione di azioni per il miglioramento della qualità dell'aria e la riduzione dell'inquinamento atmosferico. La Commissione europea ha, da sempre, rappresentato l'opportunità che tale iniziativa si svolga con la partecipazione di tutti i Ministeri, che vi ho poc'anzi citato, aventi competenza nei settori maggiormente responsabili delle emissioni.
  Le date per lo svolgimento del dialogo sono quelle che vi ho prima menzionato, ovvero il 4 e 5 giugno prossimi (quindi tra pochi giorni) e la sede individuata è la città di Torino, che ad oggi risulta essere la città con la situazione della qualità dell'aria più critica in tutta Italia. All'evento, che nel primo giorno prevedrà lo svolgimento di una sessione di alto livello con il Presidente del Consiglio, i Ministri o loro delegati (i Sottosegretari) e il Commissario della Commissione europea Karmenu Vella, è prevista la partecipazione anche dei rappresentanti regionali. Nell'ambito della cerimonia di apertura dell'evento, si procederà alla sottoscrizione del protocollo d'intesa, con gli impegni che poc'anzi vi ho rappresentato. Quindi, è un passo molto importante e molto forte che l'Italia assume nei confronti dell'Unione europea e, ovviamente, del Paese Italia.
  Successivamente alla sessione di alto livello con i Ministri, l'evento prevederà sessioni più tecniche, dove dirigenti e funzionari ministeriali e regionali, la medesima Commissione europea, le associazioni ambientaliste, le associazioni dei cittadini e le associazioni di categoria potranno fare il punto sul tema e scambiare idee e buone pratiche da utilizzare per il miglioramento della qualità dell'aria.
  Aggiungo ulteriori iniziative del Ministero dell'ambiente sempre sul tema della qualità dell'aria.
  In data 30 dicembre 2015, è stato sottoscritto un importante protocollo d'intesa tra il Ministero dell'ambiente, la Conferenza delle regioni e province autonome e l'Associazione nazionale dei comuni italiani per definire e attuare misure omogenee su scala di bacino per il miglioramento e la tutela della qualità dell'aria e la riduzione di emissioni di gas climalteranti, con interventi prioritari nelle città metropolitane.
  Nell'ambito del protocollo, il Ministero dell'ambiente ha previsto l'utilizzo di circa 350 milioni di euro, per la maggior parte derivanti dai fondi del Protocollo di Kyoto, per l'attuazione di interventi nel campo della mobilità, piani di spostamento casa-scuola, piano energetico, efficienza energetica degli edifici, e ha istituito un bando di finanziamento di 11 milioni di euro per interventi urgenti sulla qualità dell'aria in coincidenza con situazioni di inquinamento particolarmente acuto, ossia più di cinque giorni consecutivi di superamento del valore limite giornaliero di PM10. Tutto questo si aggiunge, ovviamente, a quanto vi ho già detto prima.
  Sono stati assegnati, sui capitoli della competente direzione generale del Ministero dell'ambiente, 180 milioni di euro, previsti nell'ambito della ripartizione del fondo di cui alla legge di bilancio del 2018, destinato ad assicurare il finanziamento degli investimenti e dello sviluppo infrastrutturale del Paese Italia.
  Il progetto presentato dal Ministero è relativo al finanziamento, da parte dello stesso, del rinnovo dei mezzi di trasporto pubblico locale nelle quattro regioni del bacino padano. Sarà, a breve, predisposto il decreto di ripartizione dei fondi tra le quattro regioni e avviato lo sviluppo del programma. Dico a breve perché la settimana scorsa ho incontrato gli assessori competenti, i quali hanno stabilito il piano di ripartizione congiuntamente con il Ministero dell'ambiente, quindi l'abbiamo controfirmato in questo caso in cinque, per cui adesso è possibile ripartire i fondi.
  In particolare, è ipotizzabile prevedere il finanziamento di appositi bandi regionali volti all'acquisto di nuovi autobus, fermo restando che saranno ammessi solo veicoli a basso o nullo impatto ambientale e che dovrà essere prevista la rottamazione dei vecchi veicoli inquinanti all'atto dell'acquisto dei nuovi.
  Nell'ambito dello stesso Fondo, la competente Direzione generale del Ministero Pag. 11dell'ambiente ha provveduto a richiedere ulteriori risorse anche con riferimento all'annualità 2019 per il finanziamento di progetti relativi a due linee di attività. La prima riguarda i porti ed è inerente alla costruzione di depositi e infrastrutture per lo stoccaggio del gas naturale liquefatto e per l'erogazione dello stesso alle navi in transito, nonché alla mobilità nel porto, nella sua rete stradale. La seconda linea è relativa al finanziamento per l'acquisto e l'installazione di impianti di ricarica per veicoli elettrici, preferibilmente a ricarica veloce, in ambito urbano, ma anche extraurbano e autostradale, nonché alle dovute campagne di comunicazione per la popolazione. Le risorse del Fondo destinate a queste due linee di intervento sono pari a 250 milioni di euro, di cui 200 milioni per l'intervento sui porti e 50 milioni per il potenziamento delle strutture elettriche.
  Questo è per quanto attiene alla qualità dell'aria.
  Procediamo adesso alla seconda questione, quella che riguarda lo stabilimento ex ILVA di Taranto. Preliminarmente si segnala che ogni cammino che si sta facendo e ogni risultato che si sta perseguendo nascono a invarianza di norma generale e con la consapevolezza che la situazione a Taranto è ancora critica e che è assolutamente necessario mantenere una costante e attenta azione di vigilanza, in collaborazione con le strutture tecniche, come l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA), l'Agenzia regionale per la prevenzione e la protezione ambientale (ARPA) della regione Puglia, l'Istituto superiore di sanità e le ASL, che stanno proficuamente lavorando assieme, ma anche con i soggetti territoriali, quali la regione Puglia, la provincia di Taranto e il comune di Taranto, che hanno punti continui di contatto e confronto attraverso l'opera del prefetto di Taranto.
  Questa premessa è necessaria e doverosa, in quanto mai si debba pensare che il problema lamentato dai cittadini sia stato risolto, ma che si è intrapreso un cammino serio, rigoroso e attento che, con la partecipazione di tutti i soggetti, porterà sicuramente a buoni risultati.
  Premesso, dunque, questo, si rileva che, a fronte della possibilità consentita dalla legge di far slittare la conclusione di tutti gli interventi al 2023, il DPCM del 29 settembre 2017 ha previsto che, per gli impianti in esercizio, la maggior parte degli interventi si deve concludere entro il 2021, mentre gli interventi che arrivano al 2023 riguardano perlopiù impianti non più in esercizio, il cui riavvio sarà possibile comunque solo previa e certificata istruttoria autorizzativa.
  In data 1° novembre 2018, alla gestione commissariale governativa è subentrato il nuovo gestore, ArcelorMittal, primo produttore di acciaio nel panorama internazionale, assumendosi peraltro ulteriori impegni rispetto alle obbligazioni già contrattate, tesi a integrare e migliorare i profili di tutela dell'ambiente e della salute dei cittadini, tra cui in particolare quelli volti ad anticipare le scadenze fissate per l'ultimazione di determinati interventi del Piano ambientale.
  Dai cronoprogrammi forniti dal gestore risulta che la maggior parte degli interventi ambientali troverà attuazione tra il 2019 e il 2020. La maggior parte dei cantieri a scadenza oltre il 2020 è riferita a impianti fermi, quindi privi di impatto ambientale.
  Va evidenziato che, al fine di garantire un elevato livello di protezione ambientale, il DPCM del 29 settembre 2017 ha prescritto che la produzione non può superare i sei milioni di tonnellate di acciaio su base annua fino al completamento di tutti gli interventi di miglioramento ambientale, riducendo ulteriormente la limitazione di produzione, pari a otto milioni di tonnellate di acciaio su base annua, già prescritta con l'autorizzazione integrata ambientale (AIA) del 2012. Allo stato attuale, il gestore rispetta la limitazione dei volumi di produzione, imposta dal DPCM del 2017, a non oltre i sei milioni di tonnellate di acciaio su base annua. Tale limitazione, significativa per l'impatto economico, è effettiva fino al completamento di tutti gli interventi previsti dal Piano ambientale.
  Entro nel dettaglio di quelli che, a mio parere, sono gli interventi principali e, in Pag. 12modo «divulgativo» e il più possibile atecnico, provo a riportarli alla Commissione.
  Parchi minerari, minerale e fossile: riguardo, in particolare, ai parchi più grandi di stoccaggio delle materie prime prossime al confine dello stabilimento e al vicino quartiere Tamburi della città di Taranto, le attività di cantiere del parco minerale sono state avviate in data 1° febbraio 2018. L'avvio per il parco fossile è avvenuto, invece, in data 27 settembre 2018.
  Nell’addendum al contratto tra ILVA in amministrazione straordinaria e ArcelorMittal, è previsto che, entro aprile 2019, fosse coperto il 50 per cento della copertura vicino al quartiere Tamburi, conferma avvenuta il 30 aprile di quest'anno. Quindi, vi confermo che è avvenuta questa copertura al 50 per cento. La conclusione dell'intervento di copertura, quindi l'altro 50 per cento, è prevista per il 31 dicembre 2019 e la copertura del parco fossile è prevista entro il 31 maggio 2020. L'Osservatorio per il monitoraggio permanente dell'attuazione del Piano ambientale si riunirà a Taranto il prossimo 30 maggio (quindi, questa settimana) anche per condurre una visita presso la copertura dei parchi primari e verificare se effettivamente ciò che è stato certificato è conforme.
  Le cokerie: riguardo alle batterie di cokefazione, altra fonte, oltre ai parchi, vicino al quartiere Tamburi da cui si originano polveri e benzo(a)pirene, la conclusione degli interventi del DPCM del 2017 è prevista, nel caso delle batterie nn. 7, 8, 9 e 10, per il 2020 e, nel caso della batteria n. 12, per il 2021. Si rammenta che i valori limite di emissioni per i camini delle batterie di cokefazione dopo l'adeguamento ambientale avranno performance emissive sensibilmente inferiori. Questo, ovviamente, lo verifichiamo attraverso l'Osservatorio e i soggetti tecnici di cui vi ho detto poc'anzi.
  Agglomerato: il DPCM del 2017 ha confermato la prescrizione di installazione di filtri a maniche sulle due linee di agglomerato. La prima linea deve essere conclusa entro il 31 dicembre 2021, la seconda a quella data deve essere fermata. Dal controllo delle emissioni di diossine al camino dell'impianto di sinterizzazione E312, fonte principale acclarata di emissioni di diossine dallo stabilimento siderurgico, è emerso che le emissioni sono ormai al di sotto del valore limite fissato, per esempio, per gli inceneritori.
  Riguardo al monitoraggio delle diossine sempre al camino E312, si rileva che è stato introdotto il campionamento di lungo termine per le emissioni di diossine, in luogo di quello discontinuo. La sperimentazione di tale metodo, condotta da ex ILVA Spa su richiesta del Ministero dell'ambiente e con modalità attuative concordate preventivamente con ISPRA e con ARPA Puglia, è stata portata a termine con ottimi risultati, come da loro certificato, pertanto tale modalità innovativa di campionamento, con il nuovo Piano di monitoraggio e controllo ambientale, ha assunto carattere tassativo.
  Acciaieria: si rileva che, in data 31 dicembre 2018, è stato portato a termine il completamento sul lato in uso dell'importante intervento della prescrizione n. 16H-70C per l'installazione delle cappe mobili nell'area di svuotamento paiole, area altoforno.
  Scarichi idrici: sono introdotti i valori limite di emissioni per gli scarichi idrici parziali di alcuni impianti produttivi, con la prescrizione dei relativi interventi di adeguamento dei depuratori.
  Se il presidente ritiene, potrei far pervenire alcuni allegati, perché detta così è generica, mentre gli allegati, che sono ovviamente di tipo più prescrittivo e tecnicistico, possono fungere da riferimento.
  Attuazione del Piano rifiuti: riguardo agli interventi previsti nelle prescrizioni del Piano rifiuti, sono stati portati a conclusione nei termini gli interventi la cui scadenza era prevista dal DPCM per il 31 dicembre 2018, tra questi la sistemazione dei depositi temporanei.
  Riguardo alle prescrizioni n. UP2, che riguarda la rimozione cumulo scaglie e polveri dal parco minerale, e n. UP3, che riguarda la rimozione cumulo dei fanghi di altoforno, polverino di altoforno e acciaieria della porzione AIA, il termine per la scadenza è fissato dal DPCM al 31 dicembre 2020, in quanto è condizionato dal rilascio delle autorizzazioni al trasporto Pag. 13transfrontaliero, in capo all'ente provincia di Taranto, nei termini previsti della conclusione del procedimento. L'Osservatorio ex ILVA del Ministero dell'ambiente si è fatto parte diligente per accelerare tale procedura. Se è possibile, si anticiperà, ma ovviamente è l'ente provincia di Taranto a dover provvedere. Noi lo stiamo affiancando.
  Sono stati portati sostanzialmente a termine, entro dicembre 2018, gli importanti interventi di dragaggio del canale di scarico n. 1 (prescrizione UA3) e di chiusura della discarica esaurita, definita «ex 2B Mater Gratiae», per rifiuti non pericolosi all'interno del perimetro AIA (prescrizione UP6).
  Riavvio degli impianti fermi e aumento di produzione: la batteria n. 11 e l'altoforno n. 5 sono attualmente fermi. Gli impianti potranno essere riavviati previa verifica da parte di ISPRA del completamento di tutti gli interventi e previa autorizzazione del Ministero dell'ambiente, su apposita richiesta di ArcelorMittal, come previsto dal DPCM del 2017.
  Nell’addendum al contratto tra ILVA in amministrazione straordinaria e ArcelorMittal è chiarito che, al completamento degli interventi previsti, il gestore dovrà presentare «idonea documentazione che certifichi che l'aumento della produzione garantirà che le emissioni convogliate di polveri rimarranno entro i limiti annuali post adeguamento in flusso di massa autorizzati dall'AIA», come modificata dal DPCM del 2017.
  Si rappresenta che, comunque, il parametro di controllo inequivocabile è e rimarrà quello della qualità dell'aria ambiente. Si rimarca che, dal 2012, la rete di centraline di ARPA Puglia per il monitoraggio della qualità dell'aria di Taranto è stata implementata con altre sei centraline ex ILVA.
  Piano di monitoraggio e controllo: in seguito al riesame, avvenuto nel 2016 con decreto ministeriale n. 194, del Piano di monitoraggio e controllo per lo stabilimento ex ILVA di Taranto, la relativa AIA ha introdotto un sistema di verifiche, da parte dell'ISPRA, in qualità di autorità di controllo, molto più rigoroso di quello previsto mediamente per gli altri stabilimenti soggetti ad AIA, prevedendo, infatti, in particolare, controlli trimestrali, anziché annuali, e l'obbligo per il gestore (ArcelorMittal, in questo caso) di presentare, con la medesima scadenza trimestrale, una relazione sullo stato di attuazione dell'AIA. Tutto ciò è rinvenibile sul sito del Ministero dell'ambiente al link «AIA». Pertanto, è atto pubblico.
  Secondo quanto riportato dall'ARPA Puglia nella relazione annuale sulla qualità dell'aria per l'anno 2017, dall'analisi statistica dell'andamento delle concentrazioni giornaliere di PM10, PM2.5 e biossido di azoto nel periodo 2010-2017, è risultata una tendenziale diminuzione delle concentrazioni di PM10 e di biossido di azoto, mentre non si è evidenziato un trend statisticamente significativo per le concentrazioni di PM2.5. Sono dati tecnici elaborati dal soggetto titolato a questo studio.
  Per quanto concerne le concentrazioni medie di benzo(a)pirene, che è un idrocarburo policiclico, registrate dal 2009 al 2018 nelle tre stazioni di Taranto-Machiavelli (quartiere Tamburi) Taranto-Alto Adige e Taranto-Talsano, i relativi livelli presso la stazione Taranto-Machiavelli erano superiori al valore obiettivo fissato al 2011 e significativamente maggiori rispetto a quelli rilevati presso le altre due.
  Successivamente c'è stata una forte riduzione dei livelli osservati presso la stazione Taranto-Machiavelli (quartiere Tamburi) le cui medie annuali, negli ultimi sei anni, sono oscillate tra 0,1 e 0,3 nanogrammi per metro cubo, dunque al di sotto del valore obiettivo, che è un nanogrammo per metro cubo (consentitemi di darvi questo aspetto tecnicistico per fornirvi gli elementi di riferimento) diventando confrontabili con quelle rilevate nel resto del territorio della zona.
  Per quanto concerne le attività istruttorie svolte da ISPRA, la stessa ha segnalato che, in merito al campionamento di lungo termine, quindi quello in continuo, delle emissioni convogliate di diossine al camino E312 e al rispetto dei limiti imposti, i dati forniti dal gestore, su richiesta della medesima ISPRA in occasione del sopralluogo Pag. 14effettuato il 6 marzo 2019, mostrano che, nel 2018, tutti i valori mensili misurati di diossine sono inferiori al valore limite annuale di concentrazione. Di conseguenza, sulla base dei dati in possesso di ISPRA, detto valore limite nel 2018 risulta rispettato. Viceversa, il valore rilevato da ILVA in autocontrollo nel corso delle campagne in parallelo di settembre 2017, a breve termine, ovvero su un tempo di campionamento di 6-8 ore, valore che peraltro è stato doverosamente attenzionato dagli organi di controllo nell'ottica di prevenire la generazione di emissioni nocive particolarmente rilevanti, risulta un evento al momento da considerarsi circoscritto, ma da investigare, cosa che sta facendo ISPRA.
  Per quanto riguarda le cause relative ai valori di diossina riscontrati nel deposimetro ubicato nei pressi della masseria Carmine, con particolare riferimento all'incremento significativo registrato nel periodo giugno-ottobre 2018, ISPRA sta effettuando studi e verifiche, che riferirò a questa Commissione non appena gli elementi mi saranno consegnati.
  Si aggiunga inoltre che, sulla base del nuovo Piano ambientale, la rete di centraline di ARPA Puglia per il monitoraggio della qualità dell'aria di Taranto è stata implementata, come dicevo inizialmente, con altre sei centraline di ex ILVA, gestite sempre da ARPA Puglia, cinque poste lungo il perimetro dello stabilimento e una nel quartiere Tamburi. I relativi dati sono oggetto di report periodici alle amministrazioni competenti da parte della stessa ARPA Puglia.
  Il monitoraggio è esteso, oltre a PM10, PM2.5 e benzene, a inquinanti per i quali non è previsto il monitoraggio di cui al decreto legislativo n. 155 del 2010, per esempio acido solfidrico, idrocarburi policiclici aromatici totali, black carbon, composti organici volatili totali. Viene fatto questo, anche se va oltre la norma, proprio per focalizzare l'attenzione su possibili traccianti dell'attività industriale.
  La finalità di tale monitoraggio è ricondotta alla volontà di valutare il gradiente di concentrazione esistente tra i punti più prossimi alle attività che determinano emissioni, quale, per esempio, la zona della cokeria, e il punto più vicino di possibile impatto sulla popolazione, che è appunto il quartiere Tamburi. Pertanto, le cinque stazioni posizionate all'interno del perimetro dello stabilimento servono a valutare come varia nel tempo e nello spazio, sulla distanza a breve, l'impatto delle attività industriali svolte all'interno del confine dell'impianto. Possiamo, quindi, definire tali stazioni una sorta di stazioni spia dell'andamento delle attività industriali e della loro ricaduta entro e immediatamente al di fuori dell'impianto.
  I dati rilevati possono essere molto utili nel valutare sia l'efficacia di misure di contenimento delle emissioni, sia l'entità della diluizione e rimescolamento delle stesse nell'aria ambiente dopo l'emissione, sia altresì a evidenziare situazioni emergenziali determinate da eventuali guasti o malfunzionamenti. Inoltre, i predetti dati possono essere utili alla valutazione del rischio chimico per i lavoratori, che l'azienda è tenuta a valutare nel piano di tutela aziendale dei lavoratori.
  Occorre sottolineare, però, che le finalità del monitoraggio effettuato con le cinque stazioni in questione, quelle poste all'interno del perimetro ILVA, non sono legate alla valutazione della qualità dell'aria, ai sensi del decreto legislativo n. 155 del 2010, che è chiarissimo in questo senso. In particolare, vale la pena sottolineare che i cinque punti interni non possono soddisfare i requisiti di ubicazione previsti dal predetto decreto legislativo, in quanto collocati all'interno dei confini dell'insediamento industriale, non accessibile alla popolazione. I siti fissi di campionamento devono, infatti, essere individuati, secondo norma, in modo tale da evitare misurazioni rappresentative di microambienti nelle immediate vicinanze e fornire dati sui livelli degli inquinanti presso le aree ubicate all'interno di zone e agglomerati nelle quali la popolazione può essere effettivamente esposta.
  Pur acclarato che le centraline incluse, dunque, nel perimetro dell'azienda, non essendo rappresentative dell'aria ambiente per costruzione, non possono essere sottoposte Pag. 15 agli stessi limiti normativi del decreto n. 155 del 2010, ne è stata comunque disposta l'inclusione nella rete regionale, oggetto di gestione da parte di ARPA Puglia, vista la rilevanza dell'argomento trattato. Quindi, è un elemento di garanzia supplementare.
  Per quanto concerne i dati di campionamento della sesta centralina di monitoraggio della rete ex ILVA, l'unica situata all'esterno dello stabilimento siderurgico, in via Orsini, nel quartiere Tamburi, tutti i valori rispettano i limiti previsti dalla normativa vigente, stando alle certificazioni in possesso di ARPA e ISPRA. Nel 2018, in tale centralina sono stati rilevati nove superamenti del limite giornaliero di PM10, numero inferiore rispetto al numero massimo previsto dalla normativa, che è pari a trentacinque. Quindi, nove su trentacinque.
  Si segnala inoltre che, al fine di assicurare la corretta attuazione del nuovo Piano ambientale, con il DPCM di settembre 2017 è stato istituito un apposito Osservatorio per il monitoraggio permanente, le cui attività sono complementari ai controlli effettuati da ISPRA. L'Osservatorio si riunisce con cadenza trimestrale, in concordanza anche con le relazioni che arrivano ogni tre mesi, in modo che collimino, con la partecipazione di tutti i Ministeri interessati, della prefettura di Taranto, della regione Puglia, della provincia di Taranto, dei comuni interessati, di ISPRA e della Commissione istruttoria per l'autorizzazione ambientale integrata.
  Riguardo alle ulteriori obbligazioni contrattuali, nell’addendum al contratto tra ILVA in amministrazione straordinaria e ArcelorMittal, è previsto che quest'ultima relazioni alla gestione commissariale, con cadenza semestrale e sino alla completa esecuzione di tutti gli impegni, riguardo alle attività svolte in esecuzione dell’addendum e dello stato di implementazione di ciascuno degli impegni, anche in relazione alla qualità dell'aria. I commissari, quindi, in relazione a quanto sapranno semestralmente, potranno svolgere apposite ispezioni e verifiche. Nell’addendum al contratto con ArcelorMittal, è prevista altresì una sanzione amministrativa pecuniaria di 15.000 euro per ogni giorno di ritardo rispetto ai termini intermedi e finali pattuiti.
  In ordine alle valutazioni sanitarie, rimettendomi doverosamente a quanto vorrà riferire in proposito il Ministro della salute, da Ministro dell'ambiente, nei limiti delle mie competenze e conoscenze, riporto che il decreto-legge n. 207 del 2012 ha introdotto l'obbligo per gli stabilimenti di interesse strategico nazionale, quale l'ex ILVA di Taranto, di un rapporto di valutazione del danno sanitario, da redigere annualmente a cura dell'ASL locale, dell'ARES e dell'ARPA competenti per territorio, anche sulla base del registro tumori regionale e delle mappe epidemiologiche sulle principali malattie di carattere ambientale.
  A differenza della VIS, la valutazione di impatto sanitario, che ha natura preventiva, la valutazione del danno sanitario si configura come strumento che interviene ad AIA già rilasciata, come nel caso di specie, proprio per valutare l'effetto sanitario dell'esercizio dell'installazione AIA, a seguito delle prescrizioni ambientali impartite dal Ministero dell'ambiente sulla base delle migliori tecniche disponibili, le BAT (best available techniques).
  Il rapporto di valutazione del danno sanitario non può unilateralmente modificare le prescrizioni dell'AIA in corso di validità, ma legittimerebbe la regione, in questo caso la regione Puglia, a chiedere il riesame della stessa, ai sensi del decreto-legge 61 del 2013.
  Sulla base di tale valutazione degli effetti sanitari dell'esercizio degli impianti secondo le prescrizioni dell'AIA, la regione, in questo caso la regione Puglia, può richiedere il riesame dell'AIA statale, riesame che si configura a quel punto come uno strumento di mitigazione dell'impatto, anche sanitario, dell'installazione AIA.
  La regione dunque potrebbe richiedere il riesame del nuovo Piano ambientale qualora ce ne fossero i presupposti, sulla base di un rapporto di valutazione di danno sanitario redatto da ASL Taranto, ARES e ARPA Puglia, che effettui la valutazione degli effetti sanitari dell'esercizio degli impianti Pag. 16 siderurgici secondo le nuove condizioni del DPCM del 2017.
  L'ultimo dei rapporti di valutazione del danno sanitario trasmessi al Ministero dell'ambiente da parte degli enti competenti – che ribadisco sono ARPA Puglia, ASL Taranto e ARES Puglia – per gli anni 2014, 2015 e 2016, in linea con quelli precedenti, riporta testualmente: «le misure delle concentrazioni ambientali dei contaminanti di interesse per il rischio inalatorio non superano, per gli anni 2014, 2015 e 2016, i livelli fissati dalle norme». Di conseguenza, la valutazione si arresta a questo stadio. I citati rapporti della valutazione di danno sanitario per gli anni 2013, 2014, 2015 e 2016 sono disponibili per la consultazione pubblica sul sito AIA del Ministero dell'ambiente, nella sezione dedicata all'ex ILVA di Taranto, quindi sono atti pubblici.
  Qualora dalla valutazione di danno sanitario risultasse qualche criticità nei valori di qualità dell'aria, i medesimi soggetti che hanno redatto il Piano (e non altri, la norma in questo è chiarissima), a norma del decreto del Ministero della salute del 24 aprile 2013, potranno attivare la successiva fase di valutazione di secondo livello, nella quale, su precise indicazioni formulate nella fase precedente, si procede a specifiche indagini epidemiologiche e/o a stime quantitative dell'esposizione umana a specifici contaminanti.
  A questa potrebbe seguire una terza fase di analisi del rischio, associata ad esposizioni critiche precedentemente evidenziate. Eventuali criticità manifestate esclusivamente da quest'ultima fase potrebbero legittimare quindi la regione Puglia, a norma di legge, a chiedere il riesame delle autorizzazioni ambientali, e questo è il percorso previsto dalla norma.
  Nell'ambito della riunione del 24 aprile 2019 tenuta a Taranto, i Ministri presenti, tra cui anche io, hanno concordato di istituire, mediante un apposito protocollo, una cabina di regia e un Osservatorio di supporto. Lo schema di protocollo trasmesso con nota del 24 aprile 2019 dal Ministero della salute agli uffici di gabinetto degli altri Ministeri competenti prevede che l'Osservatorio innanzi citato procederà, a livello predittivo, ad un'analisi degli effetti connessi alla possibile variazione del rischio sanitario relativo alla modifica del quadro emissivo dell'ex ILVA e al completamento dei lavori di miglioramento impiantistico prescritti dal medesimo DPCM del settembre 2017.
  Ciò proprio nell'ottica di porre comunque in essere, in previsione dei tempi lunghi di una modifica normativa, le azioni richieste dai Ministri e dalle associazioni a norma invariata (appena cambia la norma, ovviamente l'Osservatorio potrà essere introdotto nella norma).
  In proposito, ha già avuto luogo il 6 maggio una riunione presso l'Istituto Superiore di sanità con tutti gli enti di controllo che saranno coinvolti nel costituendo Osservatorio, in cui è definito un percorso nonché delineati i gruppi di lavoro al fine di ottenere i primi elementi già in tempo utile per l'incontro previsto per il 24 giugno 2019 a Taranto, come già annunciato nell'ultima visita a Taranto.
  Per quanto attiene alla modifica del decreto interministeriale del 24 aprile 2013, essendo un decreto del Ministero della salute di concerto con il Ministero dell'ambiente, ovviamente sono a disposizione del Ministero della salute e gli uffici stanno lavorando assieme, ma ovviamente quello che io posso dare è il concerto, non posso scriverlo io.
  Da ultimo, la situazione ha avuto un'ulteriore evoluzione (è molto importante riferirlo oggi a questa Commissione), in quanto con istanza del 21 maggio 2019 il sindaco di Taranto ha chiesto di avviare la procedura di riesame dell'Autorizzazione Integrata Ambientale, di cui al DPCM del 2017, dello stabilimento siderurgico ArcelorMittal, motivando in sostanza la propria richiesta con gli esiti dell'ultimo rapporto di valutazione del danno sanitario nello stabilimento ILVA di Taranto, ai sensi del decreto interministeriale 24 aprile 2013 fino al dicembre 2018 e del rapporto di valutazione del danno sanitario, ai sensi della legge regionale 21 del 2012, elaborato da ARPA Puglia, ARES Puglia e ASL Taranto. Pur riconoscendo che nella città di Taranto sono mantenuti i valori obiettivo di qualità Pag. 17dell'aria, questo rapporto ha evidenziato un rischio residuo non accettabile per la popolazione, ritenuto non accettabile anche a valle del completamento degli interventi previsti dal primo decreto di riesame dell'AIA del 2012 dell'allora ILVA di Taranto.
  La richiesta del sindaco si basa sulla previsione dell'applicazione dell'articolo 29-quater comma 3 del Codice dell'ambiente, il decreto legislativo 152 del 2006, che prevede che «in presenza di circostanze intervenute successivamente al rilascio, il Sindaco, qualora lo ritenga necessario nell'interesse della salute pubblica, può con proprio motivato provvedimento, corredato dalla relativa documentazione istruttoria e da puntuali proposte di modifica dell'autorizzazione, chiedere all'autorità competente di riesaminare l'autorizzazione rilasciata».
  Il Ministero dell'ambiente intende procedere al richiesto riesame, in quanto ne esistono i presupposti di legittimità tecnica e amministrativa, con la necessaria, preliminare verifica che la criticità dei dati sanitari segnalata dal sindaco sia attuale in relazione agli ultimi dati sanitari e alle attuali caratteristiche dello stabilimento. La valutazione di danno sanitario richiamato non ha avuto, infatti, come riferimento un quadro emissivo dello stabilimento debitamente dedotto dall'autorità competente al rilascio dell'AIA, in contraddittorio con il gestore, con ISPRA e con la Direzione generale competente.
  Di conseguenza, il Ministero dell'ambiente in data 27 maggio, cioè ieri, ha proceduto con l'emanazione del provvedimento di riesame, che avrà la seguente scansione temporale: 1) acquisizione da parte di ArcelorMittal, entro 30 giorni, della documentazione attestante il quadro emissivo dello stabilimento, correlato alla produzione di 6 milioni di tonnellate, base annua, di acciaio attualmente autorizzata, insieme a quello previsto al completamento degli interventi elencati dal DPCM del 2017, quindi a regime; 2) conferma dei dati ricevuti da parte della Direzione generale competente per il Ministero dell'ambiente, anche avvalendosi di ISPRA, di ARPA Puglia della Commissione istruttoria AIA IPPC; 3) ARPA Puglia, ASL di Taranto e ARES nei successivi novanta giorni procederanno ad adeguare le valutazioni del danno sanitario, avendo a riferimento i livelli emissivi di cui al precedente punto e i dati sanitari aggiornati agli ultimi anni, segnalando le eventuali criticità e proponendo la modifica delle condizioni di esercizio attualmente autorizzate per lo stabilimento siderurgico di Taranto, al fine di consentire le ulteriori attività istruttorie in ordine al riesame.
  Per il primo punto riferisco che ArcelorMittal già sta lavorando alla definizione dei quadri emissivi e una prima riunione presso la Direzione generale competente del mio Ministero è già stata calendarizzata per ieri ed è stata fatta assieme ad ISPRA, ARPA, Commissari IPPC e tecnici del comune di Taranto. Ragionevolmente potrà essere presentata alla riunione del 24 giugno prossimo venturo a Taranto una individuazione condivisa dello scenario emissivo dell'impianto Mittal nelle due configurazioni, l'attuale a 6 milioni di tonnellate di produzione su base annua, che non produce effetti sul mantenimento dei limiti di legge per la qualità dell'aria nella città di Taranto, e le eventuali differenze con il quadro emissivo futuro ad ambientalizzazione avvenuta, con l'avvio della nuova valutazione di danno sanitario (VDS). Da parte dell'Istituto Superiore di sanità e dell'ASL competente, ci sarà un quadro aggiornato dei dati sanitari degli ultimi cinque anni.
  Consentitemi di ringraziare il sindaco di Taranto, perché, in questo meccanismo nuovo che stiamo costruendo presso la prefettura, sindaco, Ministero dell'ambiente, ARPA, Istituto Superiore di sanità, ISPRA stanno lavorando insieme, e questo è frutto di questo lavoro che insieme stiamo facendo, che credo sia un passaggio molto importante per la tutela dei cittadini della città di Taranto.
  In ultimo, riguardo alla recente sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo, la sentenza Cordella ed altri contro Italia, si evidenzia che, seppure da un lato la Corte ha accertato la violazione dell'articolo Pag. 18 8 e dell'articolo 13 della Convenzione, in quanto – riporto testualmente – «il persistente inquinamento causato dalle emissioni dell'ILVA ha messo in pericolo la salute dell'intera popolazione che vive nell'area a rischio e le autorità nazionali non hanno preso tutte le misure necessarie per proteggere efficacemente il diritto e il rispetto della vita» non ha comunque ritenuto di dover adottare un cosiddetto «rimedio effettivo», avvalendosi della cosiddetta «sentenza pilota» che consente di imporre allo Stato membro tempestive misure specifiche, ma piuttosto, vista la complessità delle misure necessarie al risanamento ambientale, si è limitata a evidenziare la necessità di dare attuazione nel più breve tempo possibile al Piano ambientale che poc'anzi vi ho illustrato e che noi proseguiamo ad applicare, cercando di dare la massima chiarezza e trasparenza ai cittadini di Taranto e a questa Commissione.
  Io ho terminato; vorrei in conclusione mettervi a conoscenza del decreto del mio Ministero 27 maggio 2019 che reca una nuova valutazione dell'Autorizzazione Ambientale Integrata dello stabilimento ex ILVA, pubblicato sul sito del Ministero.
  Grazie. Sono a vostra disposizione. Scusate la lunghezza dell'intervento, ma c'era tanto da dire.

  PRESIDENTE. Grazie. Do ora la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  GIOVANNI VIANELLO. Grazie, presidente. Ringrazio il Ministro Sergio Costa per questa puntuale ricostruzione della vicenda riguardante Taranto e l'ILVA. Da tarantino, ovviamente sono coinvolto anche da un punto di vista emotivo, perché per le ripercussioni che da questa fabbrica si sono avute sul territorio e sulla salute dei cittadini molti tarantini hanno pagato con una bassa qualità della vita se non con la vita stessa, a causa di un modello produttivo ormai obsoleto, che non ci ha mai convinto, così come non ci ha convinto il riesame dell'AIA proprio in virtù di quello che il Ministro ha confermato oggi, cioè la valutazione di danno sanitario in base alla legge regionale del 2012, che metteva in evidenza un rischio non accettabile.
  Apprendo quindi con grande entusiasmo della riapertura del riesame dell'AIA all'ex ILVA, facendo riferimento alla valutazione del danno sanitario, altro punto estremamente importante, perché se la prima valutazione del danno sanitario, figlia di una legge regionale del 2012, metteva nero su bianco un rischio non accettabile anche al termine della realizzazione delle prescrizioni dell'AIA (ancora non c'era il Piano ambientale), successivamente, a causa del primo decreto «Salva ILVA», veniva inserito un altro tipo di valutazione di danno sanitario, figlia di un decreto interministeriale salute e ambiente, che di fatto nei criteri scelti ha sabotato la valutazione del danno sanitario precedente e quindi, come il Ministro ha ben spiegato, si fermava ai limiti emissivi.
  Solo nel caso in cui i limiti emissivi fossero stati superati, si sarebbe infatti proceduto alla valutazione del danno sanitario. Poiché i limiti emissivi non sono mai stati superati, in forza di quel decreto interministeriale di fatto non c'è stata alcuna valutazione del danno sanitario, pur sapendo però i tarantini che il danno sanitario invece c'è e ci sarebbe stato eccome, anche al termine della realizzazione del piano ambientale dell'AIA, che doveva terminare tra il 2015 e il 2016 e che purtroppo, a seguito di dodici decreti-legge, è stata posticipata al 2023, e su questo la CEDU, la Corte europea dei diritti dell'uomo, è intervenuta bastonando l'Italia per questo motivo.
  Mi fa molto piacere che il Ministero dell'ambiente e questo Governo stiano prendendo in mano la situazione, stiano rivedendo anche la questione in merito alla valutazione del danno sanitario. Il Ministro ha parlato anche della VIS e quindi dell'importanza di confrontarsi tra Ministero dell'ambiente e Ministero della salute. Finalmente, dopo vent'anni, mi sembra che grazie a questo Governo si incominci a dialogare su due materie estremamente importanti.
  È quindi necessaria una valutazione del danno sanitario preventiva, perché noi dobbiamo Pag. 19 sapere già da oggi quale sarà il possibile impatto sanitario al termine della realizzazione del Piano ambientale. In questa maniera possiamo capire se gli interventi dell'AIA e del Piano ambientale siano sufficienti per tutelare l'ambiente e la salute, altro passo decisivo e importantissimo nei riguardi di Taranto.
  Un'altra questione riguarda l'Osservatorio ambientale. Devo mettere in evidenza che, se è vero che i membri che partecipano all'Osservatorio ambientale sono di fatto quelli previsti dalla normativa per le conferenze dei servizi AIA, è anche vero però che sarebbe opportuna, in questo specifico Osservatorio ambientale, la presenza dell'ARPA Puglia. Anche se ISPRA è presente, lo è con i tecnici che seguono le AIA, sarebbe invece opportuno inserire anche i tecnici dell'ISPRA che seguono le bonifiche (i geologi, le persone che sanno fare le bonifiche). Questo è estremamente importante per avere un quadro generale ma completo sull'Osservatorio ambientale. Sarebbe opportuno far partecipare quindi anche il Ministero della salute con i propri tecnici.
  L'ultimo passaggio che vorrei sottolineare è la difficoltà che noi parlamentari abbiamo riscontrato confrontandoci con i tecnici dei territori, con l'ARPA e con l'ISPRA, per la mancanza di chiarezza in ordine alle caratterizzazioni e allo stato di inquinamento del territorio.
  Con gli anni il territorio e le relative competenze si sono frammentati, quindi abbiamo una parte di territorio che è seguita dai Commissari dell'amministrazione straordinaria ILVA, una parte del territorio che è seguita al Commissario alle bonifiche Vera Corbelli, che risponde alla Presidenza del Consiglio dei ministri, una parte che riguarda il SIN del Ministero dell'ambiente, ma escluse le aree precedentemente menzionate, e l'altra parte, esterna all'area di crisi industriale complessa, dove c'è l'ARPA.
  Questo crea una frammentazione e determina il mancato riconoscimento di una metodologia con cui procedere tutti insieme per la caratterizzazione, quindi è importante ampliare il SIN e far sì che tutte queste procedure siano seguite direttamente dal Ministero dell'ambiente, d'intesa con il Commissario alle bonifiche Vera Corbelli. Ringrazio e chiudo qui con le domande.

  ROSSELLA MURONI. Ringrazio il Ministro per questa occasione di incontro; le dico molto sinceramente che noi abbiamo già chiesto di riascoltarla anche su tante altre questioni, su cui riteniamo che questa Commissione debba essere informata, anche con riguardo a provvedimenti che non riguardano direttamente questa Commissione. Mi riferisco al cosiddetto «sblocca cantieri», ma anche al «decreto-legge crescita», misure che riguardano anche il profilo ambientale. Ci piacerebbe confrontarci in maniera più assidua con il lavoro del Governo, altrimenti la Commissione procede in maniera disgiunta dai temi all'ordine del giorno e dalle emergenze.
  La ringrazio quindi per questa occasione e, senza voler mancare di rispetto al presidente, le chiedo un confronto più serrato. Penso anche alla vicenda dei parchi, su cui ho avuto occasione di presentarle interrogazioni.
  La relazione che ci ha presentato oggi è a mio giudizio molto approfondita, le chiedo naturalmente di averne copia scritta per poterla rileggere con attenzione, perché l'ho seguita, ma le informazioni contenute all'interno erano davvero tantissime e preziose.
  Inizio con il tema della qualità dell'aria, perché nel nostro Paese abbiamo una vera e propria emergenza, si calcola che siano oltre 60.000 le morti collegate alla qualità dell'aria, nel 2018 ben 55 capoluoghi italiani hanno registrato superamenti riguardanti i limiti giornalieri previsti per le polveri sottili e per l'ozono. È uno stato emergenziale che ci trasciniamo da moltissimi anni e su cui non riusciamo ad avere interventi strutturali, sugli ambiti da lei individuati – agricoltura, trasporti e riscaldamento – ai quali aggiungo anche le emissioni industriali, perché in alcune aree (lei ha citato il ternano, ma c'è anche il frusinate) è evidente che l'impatto è di tipo industriale, c'è una vera e propria mappa delle emissioni, non si riescono ad avere interventi strutturali. Pag. 20
  Mi verrebbe con molto rispetto di suggerirle un decreto «respira Italia», in cui finalmente mettere in campo una serie di misure che costringano i Ministeri collegati (penso a quello dello sviluppo economico, dell'economia e delle infrastrutture e trasporti) a mettere in campo degli interventi finalmente strutturali.
  Ho provato a intervenire e a mettere in campo, tramite emendamenti, misure che guardassero anche a questo tipo di azioni. L'ho fatto intervenendo con emendamenti al «decreto-legge crescita», chiedendo la stabilizzazione definitiva dei cosiddetti ecobonus, estendendoli.
  Parliamo di qualità dell'aria, ma siamo ancora in attesa di decreti importanti che riguardano le rinnovabili. È stato bocciato un mio emendamento che riguardava un extra-incentivo per la sostituzione dell'eternit e la realizzazione di impianti di fotovoltaico che potrebbero essere risolutivi rispetto a uno dei terreni da lei individuati per quanto riguarda l'inquinamento da riscaldamento.
  Mi chiedo perché non ci sia spazio per intervenire su questi temi in maniera strutturale negli unici decreti che per il momento si stanno esaminando, che sono di tipo economico, perché sono convinta che queste misure siano di tipo ambientale e di salute, ma anche di tipo economico, quindi mi piacerebbe che il Ministero dell'ambiente avesse maggiore protagonismo e maggiore incidenza su leggi di tipo economico, anche perché noi siamo in attesa che giunga una legge che riguarda l'ambiente in Aula, quindi siamo piuttosto preoccupati a fronte dei dati e delle condizioni che lei stesso ci ha rappresentato.
  Sull'ILVA, la situazione che lei ci ha illustrato racconta uno dei problemi più forti che noi abbiamo su quel sito, ovvero i tempi delle bonifiche, tempi lunghi sebbene si sia cercato di abbreviarli, e l'emergenza quotidiana che i cittadini vivono. Al di là dei dati, Ministro, c'è un elemento che non viene intercettato dalle centraline, ossia viene intercettato ma nelle medie annuali viene diluito, che è il fenomeno dello slopping, ossia quando le emissioni sono talmente tante che l'area si tinge di rosso e i cittadini di Taranto sanno che in quel momento c'è qualcosa che non va per quanto riguarda le emissioni.
  Dico questo, perché in un mio atto di sindacato ispettivo ho interrogato il Governo per quanto riguarda la qualità dei filtri delle centraline, chiedevo conto rispetto alle centraline presenti nell'impianto e quindi private, ma credo che l'ILVA sia davvero una situazione eccezionale, in cui pubblico e privato debbono assolutamente provare a rompere i confini, perché in gioco c'è la qualità e la salute dei cittadini.
  Lo dico anche perché sono preoccupata del fatto che una delle fonti certe che abbiamo, lo studio Sentieri, che lei conosce benissimo perché è stato uno degli elementi centrali per far fronte al tema della Terra dei fuochi, quest'anno non è stato ancora pubblicato, la sua pubblicazione era prevista a maggio, ma è stata rimandata a luglio (mi chiedo se anche questo sia entrato nelle maglie del «ne parliamo dopo le Europee»), ma lì dentro ci sono dei dati importanti che riguardano la salute dei cittadini e da lì bisognerebbe ripartire soprattutto per segnare l'urgenza di un'azione concreta a difesa della salute dei cittadini.

  VINCENZA LABRIOLA. Ringrazio di cuore il Ministro Costa per questa importante audizione, che come Gruppo di Forza Italia abbiamo chiesto ormai da nove mesi, perché dopo le sue linee programmatiche avevamo perso le sue tracce, se non per gli annunci di qualche decreto che non è mai arrivato, come il decreto «salva mare» e tante dichiarazioni che si sono poi susseguite.
  La sua relazione è molto dettagliata, presenta molti spunti e per questo vorremmo averne una copia, per approfondire ed essere di supporto, e – come è sempre stata consuetudine di questa Commissione – lavorare in sinergia, perché ormai il termine ambientalista non ha più senso, oggi siamo tutti dalla parte dell'ambiente, perché ci giochiamo la salute e la salubrità dell'ambiente in cui viviamo.
  Ritornando alla prima parte della sua audizione, dove mi è parso di capire che i livelli dell'aria siano strettamente connessi alla mobilità. È una mobilità che, per quanto Pag. 21sia stata molto dettagliata, è molto restrittiva nei centri delle città, con l'ampliamento delle zone a traffico limitato, dimenticando però una periferia in cui spesso la qualità dell'aria e le possibilità economiche non collimano con la norma di buonsenso di prevedere nei centri urbani una riduzione della circolazione delle auto.
  È vero che interveniamo nelle città, però sarebbe opportuno studiare il traffico nelle periferie, per capire come andare incontro alle esigenze di questi cittadini, altrimenti finiremo per ghettizzarli.
  Un altro aspetto fondamentale, che non mi pare sia emerso nella sua relazione, riguarda gli incendi nelle discariche (segnaliamo che ce n'è uno ogni tre giorni). Penso che questo sia intollerabile, anche perché l'ultimo incendio a Roma ha creato un'aria insalubre diffusa nella città e molti cittadini si sono sentiti male. Cosa si prevede di fare per monitorare gli impianti di stoccaggio dei rifiuti, affinché non avvengano questi atti criminali? Non basta mettere le telecamere, bisognerebbe rivedere il discorso rifiuti all'interno del nostro Paese, non possiamo più permettere che i rifiuti girino per l'Italia e in Europa, dovremmo dotarci di una risposta anche su questo aspetto.
  Un'altra cosa che è mancata nella sua relazione riguarda le centrali a carbone che abbiamo in Italia. Cosa si intende fare per le centrali a carbone che, se non erro, sono due, una in Puglia e una nel Lazio? A seguito della decarbonizzazione che ci siamo impegnati a perseguire, il Governo come intende intervenire per una riconversione produttiva, senza che gli imprenditori ne facciano le spese e di conseguenza i cittadini per i fallimenti e le mancate bonifiche, cosa che l'Italia ci ha abituato a vedere?
  Manca un discorso generale sui SIN, che sono stati derubricati da livello nazionale a livello regionale. Nella sua relazione ha affrontato il tema dell'ILVA e di Taranto, che però è uno dei 49 SIN a livello nazionale e poi ci sono quelli a livello regionale, e purtroppo i cittadini si ammalano e vedono sempre più lontani i diritti costituzionalmente stabiliti.
  Per quanto riguarda l'ILVA di Taranto, la relazione mi sembra come questa Commissione: in questa Commissione trova le bottigliette d'acqua di vetro, nelle altre Commissioni ci sono quelle di plastica. Questa è la realtà, quindi si renda conto della realtà che vige all'interno di questa istituzione; figuriamoci quello che avviene su un territorio che per tanti anni è stato bistrattato.
  Lei ha menzionato l'Osservatorio e altre belle cose, delle quali però vedremo gli effetti nel tempo, l'importante è iniziare, però bisogna iniziare tutti insieme, caro Ministro, e non è stato un bell'esempio istituzionale il 24 aprile non invitare tutti i deputati in carica ad assistere ad un'audizione importante che il Gruppo di Forza Italia aveva chiesto come informativa urgente ai Ministri competenti già in Aula e sono nove mesi che aspettavamo la sua presenza.
  Si tratta quindi di un garbo istituzionale che è mancato, sperando che non si ripresenti il 24 giugno, perché o tutti dentro o tutti fuori. Far vedere una parte del Governo che lei rappresenta e gli altri fuori non è una norma di buonsenso, né un rispetto per i cittadini che ogni giorno continuano a mangiare pane e ferro! Questo è un dato importante da menzionare.
  Come lei ben sa, la superficie dell'ILVA è 15 milioni e 450 metri quadrati, quindi parliamo di una superficie industriale che è tre volte la città. Gli interventi si vedono, la copertura dei parchi si inizia a vedere, anche se su Tamburi vedremo il sole un'ora in meno rispetto al resto del territorio. Parchi primari grandi come 28 campi di calcio a 11, ci disse Di Maio in Aula rispondendo a una mia interpellanza urgente, la somma di due sono 56 campi di calcio e, a fronte di 6-8 tonnellate di produzione annua di acciaio, si potevano a mio avviso ridimensionare.
  Capisco anche siete entrati in carica a giochi già fatti, però il vostro sbandierare questo addendum come risolutivo non mi sembra opportuno, anche perché ci ha parlato di filtri a manica quando nell’addendum sono previsti filtri ibridi, che dovrebbero abbassare le emissioni del 30 per cento. Di questo non ha menzionato nulla, Pag. 22come non ha menzionato i commissari che sono stati incalzati in più di una circostanza per venire a riferire in Aula, e ricordo che è stato accolto un mio emendamento che li obbliga a venire a riferire nelle Commissioni o tramite relazione o di persona ogni sei mesi, per valutare lo stato di avanzamento delle bonifiche e della messa in sicurezza degli impianti (siamo arrivati a un braccio di ferro e fortunatamente lo abbiamo ottenuto).
  Le somme di cui parlano i commissari straordinari per quanto riguarda le bonifiche dell'ILVA, Ministro, sono però sempre 600 milioni a fronte dei 2 miliardi necessari, quindi c'è qualcosa che non va. Si tratta di dati che i commissari vengono a riferire in Commissione come un grande traguardo raggiunto, quindi con l'avvento di questo Governo c'è stata una rivisitazione grafica dei dati dei commissari con più verde, più giallo, più green, ma è solo sulla carta, ci hanno detto quello che hanno sempre detto anche negli anni precedenti.
  Mi duole che i commissari si siano dimessi, forse a seguito dell'eliminazione dell'immunità, sono stati nominati tre nuovi commissari con decreto ministeriale e vorremmo ascoltare anche loro per la svolta che dovrebbero dare al territorio in termini di risposte, perché la partita dei commissari è molto importante, gestiscono gli operai in cassa integrazione che dovrebbero essere utilizzati per le bonifiche, quindi vorrei chiederle se sappia quando avverrà questa riconversione dei lavoratori, che dovrebbero gestire tutta la parte delle bonifiche, che va a rilento se le somme stanziate sono sempre quelle.
  Il Governo è stato silente sulla scoperta delle cosiddette tre «collinette ecologiche» di Tamburi, dove il diritto alla salute e all'istruzione non viene garantito, perché adesso ci sono le collinette, qualche mese fa erano i gas radon, però questi ragazzi a scuola non possono andare.
  Forse le è sfuggito, nelle 6.000 pagine dell'ILVA, che il Ministro della salute non può più esprimere il parere per quanto riguarda la faccenda ILVA, questo è stato tolto nel 2015 dal decreto Renzi, quindi reinserire il parere del Ministro per quanto riguarda questo caso specifico sarebbe un'azione di buonsenso, perché possiamo fare gli Osservatori, ma se manca questo dato importante abbiamo costruito una filiera interrotta.
  Vorrei che mi specificasse un passaggio. L'ILVA è stata ceduta a Mittal con obbligo di acquisto. L'obbligo di acquisto non è vincolato all'ambientalizzazione di questa azienda? Perché se parliamo di una riduzione delle emissioni inquinanti del 15-30 per cento, non possiamo parlare di ambientalizzazione; evidentemente le diossine non dovrebbero essere prodotte perché sono valutate come cancerogene.
  Tra l'altro, la Puglia ha il primato per la più alta concentrazione tossica tra impianti che producono il 30 per cento delle diossine in Italia e 36 milioni di tonnellate di gas. La Puglia ha il primo, secondo e terzo posto nella classifica dei dodici impianti italiani che producono più anidride carbonica responsabile dell'effetto serra. Abbiamo la centrale termoelettrica dell'Eni con 15 milioni e 340 mila tonnellate all'anno di CO2, l'ILVA con 11,070 milioni di tonnellate annue, la centrale termoelettrica Edison con 10 milioni di tonnellate l'anno di CO2.
  Taranto tra l'altro spicca nella classifica de Il Sole 24 Ore con 1.200 decessi l'anno per neoplasie. Fino a marzo c'è stato un aumento delle sostanze inquinanti, forse ridotte non perché si siano messe in campo delle soluzioni risolutive (i filtri a manica sono rimasti quelli e gli ibridi ce li siamo già giocati), ma solo perché Mittal ha deciso di ridurre la produzione negli stabilimenti europei, e quindi anche in Italia.
  C'è un problema da segnalare, Ministro: i ritardi cognitivi nei bambini, problema allarmante su cui spero ci sia un'attenzione particolare da parte del Ministro, dei Ministeri e dell'Osservatorio, visto che nel suo ultimo incontro in Europa ha preteso che nella relazione ci fosse l'ascolto dei giovani che stanno protestando per l'ambiente.
  Ritengo che in un territorio in cui la povertà emerge, i negozi sono chiusi, tutto è schiacciato verso il basso, dove dodici decreti ILVA e la vendita dello stabilimento avrebbero dovuto portare a un rilancio Pag. 23dell'economia che non è avvenuto, sia opportuno continuare a monitorare la situazione dell'ILVA, però anche capire come risollevare un tessuto produttivo che è stato fortemente danneggiato dall'ILVA.
  Per quanto riguarda le bonifiche, la frammentazione, a me hanno spiegato, Ministro, che per bonificare bisogna capire cosa fare. Noi sappiamo cosa fare? Nelle risoluzioni sul Mar Piccolo, su cui abbiamo chiuso il cerchio mesi fa, il Gruppo del Movimento 5 Stelle aveva puntato sulla cozza Dop, ma nel testo finale la cozza Dop è sparita, perché evidentemente non si sa come bonificare quel bacino, ci sono sedimenti che nessuno sa come bonificare.
  Vanno bene quindi gli Osservatori e far sentire la vicinanza dello Stato al territorio e su questo le do atto, però c'è anche bisogno di coraggio. Se i dati che lei ha citato sulla riduzione dell'ILVA sono veri... anche se mi sono sentita dire dal Sottosegretario Micillo, oggi presente, che lo sforamento era derivato da condizioni ambientali e climatiche, cosa che mi ha meravigliato perché era come ammettere che Clini avesse ragione e che a Taranto l'incidenza tumorale dipenda dal fatto che si fuma più che in altre zone! Spero che questi incidenti dialettici non avvengano più, perché si deve avere rispetto per la popolazione che ha subito vent'anni di mancate bonifiche. Non stiamo facendo un processo al suo Governo, ma bisogna chiarire i passi da fare.
  L'ILVA diciamo di averla risolta, o meglio diciamo che si è messa in carreggiata, sperando che i dati diano conferma del mondo fantastico che ci è stato presentato nella scorsa legislatura e anche in questa. Lei ha dichiarato in un'intervista che si deve fare la riperimetrazione. Taranto è un sito industriale complesso, ci sono tante altre realtà produttive che inquinano, quindi vogliamo mettere mano a tutto e capire chi rispetta l'AIA e chi no, chi ancora inquina e chi no? Una volta che l'imputato numero uno, l'ILVA, è stato assolto, dobbiamo capire perché l'aria sia ancora irrespirabile, Ministro, perché io rientro da Taranto e le posso dire che l'aria è irrespirabile. Una delle ultime volte sono uscita dalla macchina e mi sono sentita male, Ministro. Questa è la realtà.
  Come risolviamo questo problema, come vi mettiamo mano? Mi sarei aspettata un ennesimo decreto, sono stati fatti tanti annunci, il salva Taranto, il salva mare, «adesso ci siamo noi e tutto andrà a posto», ma non l'abbiamo visto, e la diffidenza rientra in questo. Lo scappare del Governo di fronte a tante richieste ha dato la sensazione di voler mettere per l'ennesima volta la polvere sotto il tappeto, polvere che però noi respiriamo con gravi danni quotidiani.
  Che siano imputabili all'ILVA o non lo siano, si è venduta la più grande industria italiana, la più inquinata d'Europa, senza che nessuno venisse a dire che avremmo dovuto fare il punto della situazione. Lo avete fatto dopo dieci mesi, in fretta e in furia, in prefettura, omettendo di coinvolgere qualcuno, e questo è veramente sconfortante.
  L'ILVA è un'azienda strategica a livello nazionale, lei lo ha detto. Ho letto alcune dichiarazioni secondo le quali con un emendamento al «decreto-legge crescita» potrà essere nuovamente posta sotto sequestro. Togliamo il requisito di azienda di interesse strategico nazionale? Ma allora cosa diventa l'ILVA per questo Governo e perché gli addendum non sono stati rispettati? Quando i commissari verranno a riferirci che la trasformazione dei filtri è stata fatta? Quando ci verranno a dire che ci avviciniamo più alla soglia dei 2 miliardi spesi per le bonifiche, se stiamo rimanendo ancora ancorati ai 600 milioni?
  La sanità è un'altra nota dolente. Quando lei è venuto a riferire in Aula sulle linee programmatiche del suo Dicastero ha detto che ci sarebbe stato un monitoraggio sanitario dei cittadini di Taranto e della Terra dei fuochi, però non ne abbiamo visto traccia. Come avverrà questo monitoraggio sanitario, è previsto nell'Osservatorio? La nuova commissione per la riconversione economica vedrà mai la luce, quando partirà, che funzioni avrà?
  Abbiamo bisogno di risposte dettagliate, chiare, semplici, e non di prese in giro. Capisco che per la complessità dei documenti e delle norme, a livello sia europeo Pag. 24che nazionale, la ricognizione per i suoi Ministeri sia stata difficile, però auspico che d'ora in poi ci sia una proficua collaborazione, perché siamo tutti amici dell'ambiente, tutti teniamo ai territori e gradirei che il problema dei SIN non si limitasse solo a Taranto, ma che si considerassero tutti, altrimenti avremo fatto un ambiente a metà. Grazie.

  CHIARA BRAGA. Cercherò di essere rapida. Questa audizione (lo dico al Ministro e anche al presidente) per la complessità dei temi e l'ampiezza degli argomenti è stata abbastanza faticosa, quindi sarebbe importante per noi avere la documentazione che lei ha letto, Ministro, visto che abbiamo visto che seguiva una traccia scritta, per poterla magari approfondire.
  Mi permetto di sottolineare solo un aspetto sui tempi: ora mi è chiaro il motivo per cui abbiamo avuto questa audizione con così tanto ritardo rispetto alla richiesta. Devo dire che normalmente le audizioni in Commissione non si fanno all'indomani di un provvedimento, ma si fanno anche quando le richiede la Commissione, per raccontare il lavoro in corso. Casualmente lei è venuto il giorno dopo la sottoscrizione di questo impegno sull'ILVA, di cui siamo fiduciosi e contenti, o a pochi giorni dalla sottoscrizione del cronoprogramma del protocollo che ci ha annunciato sul tema delle misure sull'aria.
  I rapporti tra Governo e Commissioni, tra Governo e Parlamento, normalmente, si svolgono non solo in funzione del racconto delle cose in fase di attuazione del Ministero, ma anche per rispondere alle domande del Parlamento, quindi mi auguro che potremo averla presto anche su altri temi, non solo a ridosso di qualche decisione del suo Ministero.
  Fatta questa premessa, le vorrei porre alcune domande. La prima riguarda il protocollo sul tema della qualità dell'aria. Se ho compreso bene, questo protocollo verrà sottoscritto in occasione dell'evento a Torino del 4-5 giugno. In questo testo, che credo sia ormai definito visto che siamo a ridosso di quella data, è previsto anche un cronoprogramma sull'attuazione delle misure contenute? È possibile, almeno immediatamente dopo la sua sottoscrizione, acquisirlo agli atti della Commissione, per verificare quali siano le tempistiche che si è dato il Ministero su una serie di misure? Dico questo perché noi abbiamo fatto una discussione sul Documento di economia e finanza, che pure conteneva alcune indicazioni programmatiche di competenza del suo Ministero, ma non abbiamo ritrovato gli argomenti che lei oggi ha dettagliato e, quindi, sarebbe interessante avere un'indicazione anche di attuazione di queste misure.
  L'altra questione, invece, che le vorrei porre in termini generali è sulle politiche per il miglioramento della qualità dell'aria. Se ho compreso bene – ma mi scuserà se non ho colto bene quel passaggio – è in corso un'interlocuzione con il Ministero dell'economia per avere altre risorse rispetto agli 8 milioni. A quanto ammonta la richiesta di risorse che è stata effettuata e a che punto è la possibilità di destinare queste risorse ad altre misure?
  Sul merito delle risorse, vorrei capire se una parte di queste risorse che il suo Ministero pensa di destinare al miglioramento della qualità dell'aria rientra nello schema di riparto delle risorse del Fondo, che abbiamo peraltro all'oggetto del nostro ordine del giorno tra poco.
  Abbiamo preso atto che il Ministero dell'ambiente su quasi 43 milioni di euro è beneficiario solo di 650.000 euro, cioè dell'1,5 per cento di questa somma. Capisco che questo esuli un po’ dal tema specifico della qualità dell'aria, ma vorrei sapere se ritiene che questa dotazione sia sufficiente per l'attuazione delle tantissime cose che ci ha annunciato e come mai questa situazione si è venuta a generare.
  A tale riguardo, in ordine agli effetti sulla qualità dell'aria che sappiamo essere in parte connessi ai temi dei cambiamenti climatici, vorrei capire brevemente, magari anche successivamente, a che punto è l'attuazione della Strategia nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, se lei è favorevole alla dichiarazione dello stato di emergenza ambientale e climatica del nostro Paese, come hanno fatto altri Paesi Pag. 25europei e se è prevista un'azione del suo Ministero e del Governo in tale direzione.
  Sull'ILVA, invece, ho soltanto una domanda. Il Governo è stato a Taranto lo scorso 24 aprile, a distanza ampia dal suo insediamento, per una prima visita istituzionale. Ne ha già parlato diffusamente la collega prima di me e non aggiungo nulla alle osservazioni che ha svolto. Se ho compreso bene, la prossima visita sarà il 24 giugno. In quell'occasione, oltre a rendere conto dell'avvio della revisione del piano ambientale, su quali altri punti darete un aggiornamento sull'azione del suo Ministero e più in generale del Governo?
  Rispetto alla procedura di riesame del piano ambientale, lei ci ha dato una tempistica per l'acquisizione della documentazione da ArcelorMittal, la verifica dei dati acquisiti da parte delle istituzioni e delle agenzie preposte e i 90 giorni necessari a aggiornare l'eventuale previsione di danno sanitario, per capire appunto se questi dati sono aggiornati.
  In tutta questa fase è stata fatta una valutazione dal Ministero e dal Governo in generale sull'operatività della società che è subentrata? In una fase di revisione del Piano ambientale, lei ritiene che questo possa avere un impatto sull'operatività delle attività di produzione in essere nell'ex stabilimento ILVA?

  ALBERTO ZOLEZZI. Ringrazio il Ministro dell'ambiente Costa. Faccio un'osservazione veloce, uno spunto per la qualità dell'aria. C'è un lavoro molto trasversale, anche per le competenze. Lo dico anche a tutti i membri di qualsiasi Gruppo della Commissione. Ci sono appena state le elezioni europee. Uno dei temi che potrebbero aiutare proprio in relazione al riscaldamento domestico è quello dell'efficientamento energetico degli edifici. La prima risoluzione approvata nella scorsa legislatura in questa Commissione fu proprio l’ecobonus, che passò dal 50 al 65 per cento. In seguito si ragionò sul certificato di credito fiscale, senza arrivare a una definizione, perché in qualche modo per le persone incapienti poteva incidere sul famoso deficit che in legge di bilancio può limitare le richieste all'Europa.
  Riuscire a lavorare sul togliere anche le spese per l'efficientamento energetico dal deficit che l'Europa ci chiede di tenere entro una certa soglia, visto che l'Europa rischia di farci pagare dei bei soldini per le procedure d'infrazione, potrebbe essere una proposta importante. So che ci stanno lavorando anche altre persone, però penso che sia una cosa da sottolineare e su cui insistere, perché tirare via questi soldi dal Patto di stabilità nei confronti dell'Europa potrebbe consentire interventi di riqualificazione energetica degli edifici molto più importanti e rapidi.

  ERICA MAZZETTI. Grazie, Ministro, per la sua presenza qui, che da tanto tempo stavamo chiedendo. Proprio per questo, io credo opportuno fare una premessa. Visto che i temi che riguardano l'ambiente e il territorio sono vastissimi, sono tanti e cambiano anche di continuo in base alle normative europee, io auspicherei che facessimo un programma secondo cui ogni tot mesi lei viene in Commissione e si tratta un tema specifico, per esaminarlo e per dare anche un contributo per la realizzazione di qualcosa di fondamentale per il territorio.
  I temi sono stati già toccati ampiamente dai miei colleghi, in particolare dalla mia collega Labriola relativamente al mio Gruppo, però ci sono alcune cose che vorrei specificare, soprattutto per i rifiuti. Quello dei rifiuti è un problema molto forte e sentito, soprattutto al Centro-Sud. Al Sud ormai la situazione è fuori controllo, nella zona centrale – io lo vedo nella regione da cui vengo, la Toscana – la situazione è quasi al collasso. Tuttavia, vedo che da parte del Governo ben poco viene fatto. Sentiamo ogni tanto qualche annuncio: una volta sentiamo il vicepremier Salvini che dice che dobbiamo fare i termovalorizzatori in tutte le province, e va bene; un'altra volta sentiamo il Ministro Costa che dice «assolutamente nessun termovalorizzatore, dobbiamo fare in altre maniere», però a oggi non c'è una risposta a questa emergenza.
  Credo fondamentale, invece, fare un programma di impiantistica per lo smaltimento dei rifiuti, sia urbani che civili, soprattutto per il Centro-Sud. Visto che la Pag. 26situazione in Italia è molto particolare ed è anche molto differente da zona a zona, in una proposta di legge che ho depositato ho proposto di nominare dei commissari straordinari per fasce di zona: uno al Nord, uno al Centro, uno al Sud e un altro per le isole, per esaminare com'è la situazione e poi in base a quello, senza fare slogan e annunci ogni volta diversi, il Governo dia una linea su come intendete risolvere lo smaltimento dei rifiuti.
  Oltre a questo, c'è un problema sempre relativo ai rifiuti. Si sente parlare tantissimo di economia circolare, però non mi sembra che nella relazione il Ministro abbia citato niente e soprattutto questo è sempre stato sbandierato come il Governo dell'economia circolare, però a oggi non c'è un provvedimento serio e concreto che realizzi questa cosa, benché non vengano rispettate dal Governo nazionale le direttive dell'Unione europea. Anche questa è una cosa preoccupante e vorrei sapere dal Ministro come intende procedere per queste direttive europee e soprattutto cosa pensa di fare sull'economia circolare.
  L'economia circolare è un tema importante, non soltanto per riciclare i rifiuti, che possono arrivare anche a essere una materia importante. La città da cui provengo fa l'economia circolare senza rendersene conto da 170 anni, perché magari non lo sapeva ma lo faceva di già, però non ci sono attualmente le condizioni, le direttive e gli impianti per poterlo fare. Se il Governo attuale crede nell'economia circolare come tutti noi, magari sarebbe opportuno fare una norma specifica e darne anche notizia per poter fare insieme un qualcosa di importante.
  Un'altra questione che è sorta questo anno è l'ecotassa. L'ecotassa è legata alla legge n. 549 del 1995. Questo è un problema molto sentito. Almeno nella mia regione ci sono state delle gravi difficoltà per l'aumento delle tariffe. Tale legge praticamente dava la possibilità alla regione di aumentare la tassa sui rifiuti, però in cambio la regione doveva fare degli impianti a norma tali da conferire meno materiale in discarica. Fatto sta che almeno la regione Toscana – non so le altre regioni cosa hanno fatto – quest'anno, visto che il Governo gli ha dato la possibilità – perché non ha fatto come nella finanziaria 2017, quando è stata bloccata la tariffa, ma ha lasciato libertà alle regioni – ha aumentato le tariffe quasi del doppio e in cambio non è stato previsto di fare nessun impianto. Se il Governo decide di lasciare libertà alle regioni di aumentare l'ecotassa in base alla legge n. 549 del 1995, almeno controlli in queste regioni se gli impianti, al fine di ridurre il materiale in discarica, vengono fatti oppure no.
  Questo è fondamentale anche per il discorso della qualità dell'aria, perché, se la maggior parte degli impianti di termovalorizzazione, che vanno benissimo al Nord, resteranno solo al Nord, ci saranno anche problemi di inquinamento lungo le strade. Se si risolve una volta per tutte un discorso di impiantistica dal Sud al Nord, comprese le isole, forse si inizia anche a risolvere almeno in parte il problema della qualità dell'aria.
  Un altro problema che non ho sentito nominare nella sua relazione, di cui tanto si parla, ma che ancora c'è, è il traffico delle merci su ferro. Se non si dà un incentivo forte, questo non può avvenire. Anche questo è un altro dei temi importanti per migliorare la qualità dell'aria.
  Un altro tema di cui parlava prima è il discorso del riscaldamento soprattutto nelle abitazioni e negli edifici. Certo è che vanno aumentati in modo forte gli ecobonus e gli incentivi per l'efficientamento di edifici, ma soprattutto questi vanno resi stabili, perché rinnovarli di anno in anno o di due anni in due anni non serve tanto. Infatti, un imprenditore che vuole fare certi investimenti vuole la certezza che durino per molto tempo e non per un tempo limitato, per cui vanno stabilizzati.
  Molto importante è anche il discorso, che non ho letto in questa relazione ma che va preso in considerazione seriamente, della prevenzione del rischio idrogeologico. Anche di questo non sappiamo più niente.
  Questi sono alcuni temi, sono tanti e ce ne sarebbero anche tanti altri legati alla nostra Commissione. Proprio per questo chiedo al Ministro uno sforzo maggiore, di Pag. 27essere più presente in questa Commissione, ascoltare le nostre proposte e le nostre idee, che vengono anche dal territorio, per poi redigere delle direttive da parte del Governo anche alle regioni, perché tanti temi sono di competenza delle regioni, e produrre qualcosa di concreto per risolvere questi temi.
  Ricordo inoltre il comparto dell'edilizia privata e pubblica, che è sempre competenza di questa Commissione. Anche questo tema da questo Governo non viene assolutamente affrontato, benché sia uno dei temi più importanti per l'economia e anche per l'ambiente, per l'uso del suolo e per tanti altri motivi.
  Pertanto, chiedo veramente che il Ministro faccia questo sforzo. Si affrontino questi temi fondamentali per l'ambiente, ma anche per il rilancio dell'economia in generale, dai rifiuti all'edilizia e al disboscamento incontrollato che c'è in tante zone. Sono tanti, per cui non si possono affrontare tutti in due ore una volta ogni dieci mesi. Chiedo veramente anche al presidente che si impegni fortemente affinché quello con il Ministro diventi un appuntamento fisso. Una volta ogni tot si decide che ci sia il Ministro tematicamente e che si affrontino i nostri temi.

  ILARIA FONTANA. Grazie, Ministro, anche per la chiarezza dei temi trattati. Io voglio essere telegrafica. Sono stati dati tantissimi spunti di riflessione dai colleghi, però manca un punto che per noi è fondamentale: il diritto al respiro. Quando si parla di qualità dell'aria, a volte ci si dimentica di un altro aspetto da sottolineare, che è quello dell'impatto odorigeno che si ha, che poi va a toccare la qualità della vita dei cittadini, perché comunque quando si parla di miasmi e odori nauseabondi anche quello va a incidere sulla qualità di vita del cittadino.
  Quando si parla di diritto al respiro, sappiamo benissimo che la normativa per quanto riguarda le sostanze odorigene non esiste, quindi c'è una lacuna legis proprio su questo argomento. Noi, come Movimento 5 Stelle, abbiamo depositato una proposta di legge a mia prima firma proprio per cercare di colmare questo vuoto normativo, perché sappiamo che a oggi le emissioni odorigene non sono normate nel Testo unico ambientale se non vagamente a livello qualitativo, quindi le regioni a oggi possono normare, ma non c'è l'obbligo di normare in tal senso.
  La domanda che io faccio è: in che modo attualmente il Ministero sopperisce a questo vuoto nelle autorizzazioni di propria competenza su attività che possono avere impatti odorigeni?

  GIANLUCA ROSPI. Anch'io ringrazio il Ministro per aver illustrato in maniera molto dettagliata le azioni che intende fare, però permettetemi di fare qualche considerazione.
  Lei, Ministro, nella sua relazione ha indicato, per quanto riguarda la qualità dell'aria, solo le problematiche relative alle PM10. Sappiamo benissimo che ci sono anche altre problematiche per quanto riguarda la qualità dell'aria: le PM5, le PM2,5, che sono tra l'altro anche più preoccupanti per i bronchi e per gli alveoli, quindi sono cause di tumore ai polmoni.
  C'è poi una problematica che è stata tralasciata, ma immagino che sia stata tralasciata anche perché il vigente decreto n. 150 del 2010 non dà precise indicazioni. Mi riferisco alla qualità dell'aria negli ambienti indoor, ovvero gli ambienti confinati. Sappiamo benissimo che le persone trascorrono l'80 per cento del loro tempo all'interno di ambienti confinati e, quindi, che le problematiche che ci sono per quanto riguarda la salute, le problematiche cardiorespiratorie e le problematiche di allergie sviluppate soprattutto dai bambini sono dovute all'inquinamento che c'è negli ambienti confinati.
  Io le chiedo se il Ministero intende attuare misure che vadano nella direzione di individuare una normativa o una regolamentazione delle sostanze inquinanti presenti in ambienti confinati. Non so se in Europa qualche nazione ha avviato un percorso del genere, forse solo la Francia, che ha regolamentato una serie di sostanze emesse dal mobilio e dagli oggetti presenti all'interno degli ambienti, attraverso la normativa che riguarda la regolamentazione dei COV (componenti organici volatili). Non Pag. 28so se lei intende avviare una procedura per regolamentare anche in Italia questa problematica.
  Il radon è un'altra problematica molto importante. Su questo esiste una regolamentazione, è vero, però è demandata alle regioni e non tutte le regioni hanno avviato una procedura di monitoraggio del radon. In studi che ho fatto in passato, per esempio, come università avevamo verificato che in alcune circostanze soprattutto gli ambienti a pianterreno avevano delle elevate concentrazioni di radon e le persone che erano presenti in questi ambienti facevano da assorbitori. Infatti, di giorno aumentavano le concentrazioni di CO2 e di notte, quando non c'era il pubblico, aumentavano le concentrazioni di radon. Intervenire in questo settore specifico significa salvare, a mio avviso, molte più vite che intervenire sull'inquinamento outdoor. Ripeto: sicuramente è una problematica che va affrontata anche a livello europeo, perché non c'è nessuna nazione in Europa che ha regolamentato questo.
  Inoltre, permettetemi di dare qualche suggerimento riguardo alla mobilità sostenibile, di cui si è parlato. Dobbiamo andare nella direzione della mobilità sostenibile, è giusto andare nella direzione delle autovetture elettriche, però non dimentichiamo che forse – do un suggerimento anche a tutta la Commissione – dobbiamo iniziare a pensare anche oltre la mobilità elettrica, e mi riferisco alla mobilità ad idrogeno. Ci sono anche numerose ricerche che vanno in questa direzione, quindi io spero che anche il Ministero apra un tavolo che vada in questa direzione.
  Un altro tema è il riscaldamento domestico, che è la causa di buona parte delle emissioni di biossido di azoto in atmosfera. Come risolvere questo problema? Naturalmente bisogna cercare di passare dalle fonti fossili alle fonti rinnovabili, quindi mi auguro che anche in quest'ambito si vada nella direzione dello sviluppo di pompe di calore elettriche, ma anche di pompe di calore geotermiche, che sfruttino la geotermia a bassa entalpia per condizionare e riscaldare. Se si va in questa direzione, si riesce ad abbattere la dipendenza dal carbone, secondo il mio avviso, anche di oltre il 30 per cento.

  PRESIDENTE. Do la parola al Ministro per la replica.

  SERGIO COSTA, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Io ho preso tutti gli appunti del caso, però mi perdonerete ma per me è impossibile rispondervi in questo momento. Posso dire qualche cosa al volo.
  Sicuramente stiamo valutando l'opzione di rideterminare il SIN di Taranto, che diventerebbe il SIN più grande d'Italia, con una governance unica per lo scambio di dati e per lo scambio di migliori pratiche, perché adesso non è così.
  Ovviamente, seppure il SIN sia un sito di interesse nazionale e, quindi, la competenza spetti al Ministero dell'ambiente, io credo che sia opportuno e giusto, per tutto quello che ci siamo detti e che anche voi molto cortesemente avete riferito, farlo assieme alla regione, perché noi abbiamo anche un SIR lì, quindi è inutile perdere tutto ciò che è stato fatto invece di metterlo a fattor comune. Questo è ciò che mi sembra di aver colto trasversalmente un po’ in tutti gli interventi.
  Sicuramente venire qui è un dovere prima che una necessità, quindi io senz'altro prendo questo impegno di non farvi aspettare dieci mesi e chiedo scusa per questo, anche perché sono prossimi alcuni disegni di legge governativi. Penso a «cantiere ambiente», sul dissesto idrogeologico, tema che è stato anche sollevato negli interventi; penso a «terra mia», sul momento un po’ più penalistico della questione; penso alle bonifiche, al «risana ambiente». Su questo sicuramente, non appena, come si dice, il giro delle sette chiese dei vari Ministeri ci darà l’input, ci sarà un momento per confrontarci e anche per arricchirlo in sede parlamentare.
  Voi sapete che da questo punto di vista per me il rapporto parlamentare è sempre un arricchimento. Magari fa consumare un po’ di tempo in più, ma lo considero un arricchimento.
  In taluni casi devo anche dire, e penso, per esempio, a «cantiere ambiente», il disegno Pag. 29 di legge governativo sul dissesto idrogeologico, che ha già avuto il visto della Conferenza dei presidenti delle regioni. Tuttavia, mi riservo ovviamente di illustrarvelo in modo più dettagliato, non sarebbe corretto farlo adesso.
  Alcune cose che mi avete chiesto afferiscono al Ministero dello sviluppo economico o al Ministero della salute, riguardo a Taranto in particolare. Per questo mi posso solo fare parte diligente, però chiaramente – penso ai commissari ad esempio – è una questione di competenza del Ministero dello sviluppo economico, non li nomino io. Pertanto, anche poter sostenere la loro presenza qui o quanto possono fare rientra in una filiera del Ministero dello sviluppo economico, non in una filiera del Ministero dell'ambiente, ma certamente mi faccio parte diligente.
  Vado a braccio. Mi perdonerete, ma cerco di rispondere a spizzichi e mozziconi. Io sono assolutamente interessato sulla Strategia climatica nazionale a considerare di appoggiare, nei limiti del fatto che sono un Ministro e non un parlamentare, una mozione parlamentare in questo senso. La vedrei con estremo favore, ma ovviamente non la posso votare, posso solo dare il parere favorevole.

  CHIARA BRAGA. (fuori microfono). Beh ma non serve una mozione, basta un atto del Governo.

  ROSSELLA MURONI. (fuori microfono). La mozione è già depositata, Ministro.

  SERGIO COSTA, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. No, certo. È stata già depositata, perciò l'ho detto. Mi riferivo alla mozione già depositata, che vedo assolutamente con piacere.
  Andiamo a verificare, onorevole Zolezzi, sulla questione di poter togliere dal debito, quindi andiamo a negoziare con l'Unione europea questa opzione. È interessante, è una negoziazione che andiamo a fare. Vediamo stressando il sistema se la riusciamo a fare e in che termini.
  Sul traffico merci su ferro vado a braccio. Ci stiamo lavorando. Io incontrerò a breve su un progetto i gestori del sistema. Ho incontrato l'amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato che si occupa del trasporto merci su ferro. L'ho incontrato in un convegno e siamo rimasti d'accordo che mi avrebbe fatto una pianificazione e ci saremmo confrontati su qualcosa di molto concreto, perché diventa un canovaccio sul quale riflettere assieme. La questione è molto interessante da questo punto di vista. L'ho avviata, se non erro, circa un mese e mezzo fa, però c'è un tempo tecnico per scrivere una programmazione che non deve avere sapore ministeriale, deve essere qualcosa di molto concreto, di poco astratto. Aspetto questo tipo di confronto che abbiamo già pianificato entro l'inizio dell'estate, quindi entro metà luglio più o meno dovremmo averla.
  Sull'impatto odorigeno, magari la legge passasse! Lo dico proprio con franchezza, perché è uno degli elementi che girando in Italia mi sollevano moltissimi cittadini. È una questione che veramente rileva sulla qualità di vita delle persone, che si tratti di Taranto o meno, perché è veramente trasversale al Paese Italia. Io non posso che vedere con favore una norma del genere, come sono convinto che la veda così tutto l'arco costituzionale. Personalmente ha tutto il mio appoggio, così come un'eventuale rivisitazione del decreto n. 155.
  Il decreto 155 è stato un decreto legislativo importante, però, come ho detto nella mia relazione, molti agenti chimici non sono previsti. Secondo il principio di precauzione da una parte, ma anche per il fatto che in altre nazioni, con una sorta di diritto dell'ambiente comparato, sono stati inseriti questi agenti come elementi di riferimento, secondo me, un salto di qualità si potrebbe fare. È una norma del 2010, chiaramente è una norma che seguiva le conoscenze chimiche in quel settore di quegli anni, adesso sono passati quasi dieci anni e credo che su questo si possa fare sicuramente un buon lavoro.
  Cerco di essere il più corretto possibile nei confronti di coloro a cui posso rispondere a braccio. Studio Sentieri, onorevole Muroni, è stato rimandato a luglio. Ovviamente io lo posso solo leggere, perché non Pag. 30partecipo come Ministro dell'ambiente. Per me lo studio Sentieri prima si pubblica e meglio è.

  ROSSELLA MURONI. (fuori microfono). Non ne conosce attualmente i contenuti?

  SERGIO COSTA, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. No, e non potrei nemmeno volendo, quindi auspico di poterlo conoscere al più presto. Avrei preferito che fosse stato pubblicato ben prima, però probabilmente ci sono dei limiti. Io non so perché viene pubblicato a luglio. Lo dico con la massima schiettezza, anche perché non appartiene appunto alla mia linea di conoscenza e di competenza, però sicuramente è un elemento importante. L'ho utilizzato in tempi diversi della mia vita precedente come riferimento e va utilizzato di nuovo, quindi auspico che venga al più presto reso pubblico, però non saprei dire perché la pubblicazione è stata spostata a luglio, in quanto è veramente fuori dal mio spazio di conoscenza.
  «Respira Italia» è molto bella come idea. Gli interventi strutturali sarebbero una buona cosa. Colgo quanto è trasversalmente emerso, al di là degli emendamenti, in ordine agli interventi strutturali sulla qualità dell'aria, perché effettivamente dal punto di vista imprenditoriale c'è questa necessità di pianificarli nel tempo, che è un po’ quello che dicevate tutti, dall'onorevole Zolezzi all'onorevole Muroni. Se si può fare, si fa. Io su questo mi sto confrontando con il Ministero dell'economia con quotidianità. Tuttavia, voi sapete meglio di me che questi, se possono essere inseriti, vanno inseriti in legge di stabilità, non vanno inseriti adesso. Lo posso fare solo con la prossima legge di stabilità, sperando che ci siano le risorse per poterlo fare o almeno di metterci il chip – scusate il termine atecnico – perché, se ci si mette l'elemento economico, significa che poi puoi svilupparlo, però mi piacerebbe aprire quella porta e su questo stiamo lavorando.
  Colgo la questione della qualità dell'aria e della differenza tra centri urbani e periferie, che ha sollevato l'onorevole Labriola, che ringrazio per questo.
  Sulla questione incendi e roghi, se voi siete d'accordo, rimanderei. Ne potrei parlare, se volete ne parlo a braccio, però con la dovuta franchezza parleremmo un'altra ora e mezza circa e non so se è il caso, visto il tasso ipoglicemico che si sta abbassando.
  Al di là delle battute, sicuramente io domani sarò in Commissione ecomafia su questo argomento. Ho un fascicolo significativo e sicuramente lo potrò condividere con voi al più presto, perché è un altro elemento che incide sulla qualità dell'aria, specialmente in alcune zone italiane dalle quali provengo anch'io, che ormai, non dico che sia diventato endemico, ma attraversa il Paese Italia. È raro trovare una regione che non abbia questo tipo di problema.
  Le colline ecologiche a cui lei faceva riferimento, con le relative bonifiche, non sono più ILVA intesa come tale ma bonifiche della zona. In questo momento la competenza è dei commissari straordinari. Secondo me, sarebbe opportuno, in quella nuova governance che io sto immaginando, rimetterle all'attività del SIN, del commissario o del gestore del SIN o comunque del referente oppure del RUP del SIN, perché altrimenti veramente si fa confusione e non si risolve il problema, anche perché le risorse ci sono e adesso vanno anche spese.
  Sui dati, io ho già stressato un po’ il sistema e ho fatto in modo che tra ISPRA, ARPA, Commissario alle bonifiche Corbelli e commissari ex ILVA i dati siano condivisi. Già finalmente stanno transitando, cioè è proprio un fatto concreto, non è che lo sto auspicando, già è successo. Ho chiesto a ISPRA di essere il riferimento del Ministero dell'ambiente e degli altri soggetti, perché tutti hanno diritto di conoscere, per mettere a fattor comune. Adesso sono arrivate sul tavolo di ISPRA, ma sono arrivate – vi assicuro – meno di un mese fa. Dopo che ho stressato fortemente il sistema continuando a scrivere, finalmente ho ottenuto questo risultato. Adesso le stanno elaborando, affinché diventino patrimonio di tutti e tra l'altro diventino pubbliche, perché non c'è mai niente da nascondere da questo punto di vista. Tuttavia, è successo veramente meno di trenta giorni fa e, Pag. 31quindi, non ho neanche ritenuto di dirlo pubblicamente, perché vi avrei detto qualcosa di ancora povero, invece è il momento di dirvi qualcosa di più sostanzioso non appena ISPRA mi farà chiaramente questo tipo di...

  VINCENZA LABRIOLA. (fuori microfono). Posso farle un'ultima domanda?

  PRESIDENTE. Facciamo finire il Ministro.

  SERGIO COSTA, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Io ho finito, rispondo a braccio, quindi abbiate la bontà di accettare l'idea che rispondo a braccio, il resto poi verrà in seguito.

  VINCENZA LABRIOLA. Grazie, Ministro. Ho un'ultima domanda. Vorrei sapere se lei pensa che per dare finalmente avvio alle bonifiche non si debba proseguire nella creazione della centrale di deposito radioattivo e di sostanze tossiche a livello nazionale. Dove li portiamo?

  SERGIO COSTA, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Si riferisce alla radioattività?

  VINCENZA LABRIOLA. Sì, ai rifiuti tossici...

  SERGIO COSTA, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Si riferisce ai radionuclidi o ai rifiuti tossici non radionuclidi?

  VINCENZA LABRIOLA. Mi riferisco alla centrale nazionale per lo stoccaggio delle scorie, dei rifiuti. Mi chiedo se la costruzione di questo sito non è connessa alle bonifiche e se il Ministero ha intenzione di individuare un'area per fare finalmente questa opera che l'Italia aspetta da tanto tempo. Mi scusi, Ministro, mi era sfuggito.

  SERGIO COSTA, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. No, per carità, adesso memorizzo, tenendo conto che credo che sia il Sottosegretario o la Sottosegretaria ad avere la delega sulla questione nucleare. Tuttavia, non rileva; l'importante è che voi abbiate nozione della vicenda.

  PRESIDENTE. L'onorevole Gagliardi voleva intervenire.

  MANUELA GAGLIARDI. Buongiorno, Ministro. Innanzitutto la ringrazio anch'io per la disponibilità, perché effettivamente la aspettavamo da qualcosa in più di qualche settimana. Mi permetto un brevissimo suggerimento. È stato pubblicato uno studio di BlackRock, che lei saprà bene essere il gestore patrimoniale più importante del mondo, che approfondisce le conseguenze negative dei cambiamenti climatici sull'economia.
  Siccome lei faceva un passaggio legato al Ministero dell'economia e legato, quindi, alla necessità naturalmente di interventi strutturali e, quindi, anche di risorse economiche per il suo Ministero, questo potrebbe essere uno spunto interessante, perché effettivamente questo studio apre uno scenario completamente diverso da quello che abbiamo avuto sino a oggi e in passato.
  Mi permetto di fare un altro piccolissimo passaggio. Lei lo sa, io l'ho già disturbata in altre situazioni. Parlo della nomina dei presidenti dei parchi. Abbiamo dodici parchi senza presidente, uno in particolare, che è il Parco nazionale delle Cinque Terre, per cui lei ha già raggiunto l'intesa col presidente della regione. Le chiedo se e quando intende procedere alla nomina effettiva con il decreto, perché c'è una situazione già un po’ incancrenita. Lei sa bene che c'è stato un presidente ad interim eccetera.

  SERGIO COSTA, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. In ordine allo studio BlackRock, sicuramente è un punto di riferimento importante per «negoziare» con il Ministero dell'economia questa apertura e disponibilità, tenendo anche conto che, come lei sa benissimo, addirittura il premio Nobel 2018 per l'economia, il professor Romer, ha parlato del meccanismo non più distonico tra mondo Pag. 32produttivo e cambiamenti climatici, chiarendo fino in fondo che chi pensa – l'ha detto un premio Nobel dell'economia, peraltro, e non di altra materia – che salvaguardare la produzione sia in distonia con la tutela dell'ambiente pensa male, è archeologia economica. Quello è un grimaldello forte per poter negoziare col Ministero dell'economia. Ovviamente la negoziazione non è soltanto tra il Ministero dell'ambiente e il Ministero dell'economia, ma appartiene a un sistema più ampio di natura governativa dove io farò sicuramente la mia parte.
  Per quanto riguarda i parchi, credo che siamo ormai prossimi, perché c'erano due o tre temi, tra cui una questione di correttezza istituzionale nei confronti di quelle regioni che recentemente sono andate al voto. Penso all'Abruzzo, tanto per fare un nome e un cognome. Credo che fosse giusto attendere il momento elettorale. È una questione istituzionale perché i presidenti dei parchi rimangono cinque anni.
  Credo che siamo ormai in via di definizione. Stiamo negoziando le ultime concertazioni. Lei sa bene che la Corte costituzionale in ordine alle cosiddette «intese» tra regione e Ministero dell'ambiente non pone un limite, ma dice «devi negoziare finché la negoziazione non trova un esito positivo». Non c'è un termine ed è sentenza della Corte costituzionale, quindi assolutamente insuperabile. Pertanto, io sto negoziando con alcune regioni, ma ormai credo che ci siamo proprio. Il mio intento è quello di portare alle Camere il pacchetto completo, o semi completo, di tutte le nomine entro le prossime settimane. Vorrei che al più presto, entro l'inizio dell'estate, che è il 21 giugno, ci fossero i presidenti.

  MANUELA GAGLIARDI. (fuori microfono). Sono tre settimane.

  SERGIO COSTA, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Sì, sono tre settimane, ammesso che l'estate arrivi. Dovremmo avere i presidenti dei parchi, per cui stiamo negoziando in questo senso.

  CHIARA BRAGA. Ministro, le chiedevo se la revisione del piano ambientale può avere delle ricadute sull'operatività dell'attività.

  SERGIO COSTA, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Non credo. Intanto noi sappiamo che in questo momento ArcelorMittal produce meno dei 6 milioni che sarebbero autorizzati dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, ma per una scelta imprenditoriale dovuta a una congiuntura sfavorevole a livello mondiale, sono questioni interne produttive.
  Se ho capito bene la domanda, credo di no. Certamente ArcelorMittal è un soggetto in negoziazione sull'argomento, è chiaro, però non sta emergendo questo, in particolare su una questione che potrebbe riguardare i lavoratori. Io a quello guardo con particolare attenzione, anche se non è una competenza mia, ma del Ministero dello sviluppo economico. In questo momento non risulta, però, chiaramente, se dovesse risultare, vista la domanda, sicuramente terrò informata questa Commissione, nei limiti del fatto che per i lavoratori è una competenza che riguarda un altro Ministero, però quanto so io saprete voi.

  PRESIDENTE. Ringrazio il Ministro Costa per il suo intervento e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 13.40.