XVIII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati

Resoconto stenografico



Seduta n. 18 di Giovedì 21 marzo 2019

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Vignaroli Stefano , Presidente ... 3 

Audizione del Presidente della Commissione nazionale raccolta differenziata e riciclaggio Utilitalia, Alberto Ferro:
Vignaroli Stefano , Presidente ... 3 
Ferro Alberto , Presidente della Commissione nazionale raccolta differenziata e riciclaggio Utilitalia ... 3 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 4 
Ferro Alberto , Presidente della Commissione nazionale raccolta differenziata e riciclaggio Utilitalia ... 4 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 7 
Ferro Alberto , Presidente della Commissione nazionale raccolta differenziata e riciclaggio Utilitalia ... 7 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 7 
Ferro Alberto , Presidente della Commissione nazionale raccolta differenziata e riciclaggio Utilitalia ... 7 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 7 
Ferro Alberto , Presidente della Commissione nazionale raccolta differenziata e riciclaggio Utilitalia ... 8 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 8 
Ferro Alberto , Presidente della Commissione nazionale raccolta differenziata e riciclaggio Utilitalia ... 8 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 8 
Braga Chiara (PD)  ... 8 
Ferro Alberto , Presidente della Commissione nazionale raccolta differenziata e riciclaggio Utilitalia ... 8 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 9 
Ferro Alberto , Presidente della Commissione nazionale raccolta differenziata e riciclaggio Utilitalia ... 9 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 9 
Ferro Alberto , Presidente della Commissione nazionale raccolta differenziata e riciclaggio Utilitalia ... 9 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 9 
Ferro Alberto , Presidente della Commissione nazionale raccolta differenziata e riciclaggio Utilitalia ... 9 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 9 
Ferro Alberto , Presidente della Commissione nazionale raccolta differenziata e riciclaggio Utilitalia ... 9 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 9 
Ferro Alberto , Presidente della Commissione nazionale raccolta differenziata e riciclaggio Utilitalia ... 10 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 10 
Ferro Alberto , Presidente della Commissione nazionale raccolta differenziata e riciclaggio Utilitalia ... 10 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 10 
Ferro Alberto , Presidente della Commissione nazionale raccolta differenziata e riciclaggio Utilitalia ... 10 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 10

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
STEFANO VIGNAROLI

  La seduta comincia alle 8.55.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione degli impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione streaming sulla web-tv della Camera dei deputati.

  (Così rimane stabilito).

Audizione del Presidente della Commissione nazionale raccolta differenziata e riciclaggio Utilitalia, Alberto Ferro.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del Presidente della Commissione nazionale raccolta differenziata e riciclaggio Utilitalia, Alberto Ferro, accompagnato dai dirigenti Bernardo Piccioli Fioroni, Luca Mariotto, Mirko Regazzi ed Elisabetta Petrini, che ringrazio per la presenza.
  Comunico che gli auditi hanno preso visione della disciplina relativa al regime di pubblicità del resoconto stenografico della seduta che informa l'audito che della presente seduta sarà redatto un resoconto stenografico e, su motivata richiesta, consentendo la Commissione, i lavori proseguiranno in seduta segreta; nel caso le dichiarazioni segrete entrassero a far parte di un procedimento penale, il regime di segretezza seguirà quello previsto per tale procedimento; si invita comunque a rinviare eventuali interventi di natura riservata alla parte finale della seduta.
  Ricordo che la Commissione si occupa degli illeciti ambientali relativi al ciclo dei rifiuti, nonché dei reati contro la pubblica amministrazione e dei reati associativi connessi al ciclo dei rifiuti. Invito, quindi, i nostri ospiti a svolgere una relazione. Chi vuole intervenire, dica il proprio nome per lo stenografico. Eventualmente, ci saranno delle domande da parte mia o dei commissari.

  ALBERTO FERRO, Presidente della Commissione nazionale raccolta differenziata e riciclaggio Utilitalia. Grazie, presidente, grazie a tutti di aver ritenuto di convocarci.
  Io coordino la Commissione per la raccolta differenziata e il riciclo di Utilitalia, l'associazione delle imprese di gestione dei pubblici servizi che copre con i servizi di igiene urbana ampiamente più della metà dei cittadini italiani. Ci occupiamo, quindi, di coordinare tutti i servizi di raccolta. In particolare, quando si parla di frazione di raccolta differenziata, ci sono sempre delle modalità differenti di approccio. Tipicamente, ci sono delle frazioni gestite direttamente e altre attività svolte con meccanismi di appalto o di affidamento. In alcuni casi, questi affidamenti fanno capo direttamente al comune o all'autorità d'ambito che fa da stazione appaltante o, in altri casi, all'azienda che ha la responsabilità di igiene urbana.
  In riferimento al ciclo di raccolta dei tessili o raccolta degli indumenti usati, usare la connotazione più merceologica di fibra tessile usata o quella della componente più legata all'immaginario dell'abito usato ha valenze e implicazioni diverse. Per queste attività, nelle fasi più alte della gerarchia dei rifiuti, subito dopo la prevenzione abbiamo la preparazione al riutilizzo e poi la raccolta differenziata per il riciclo. Pag. 4
  Noi abbiamo inquadrato organicamente queste nostre attività in un documento che abbiamo lasciato agli atti, il Rapporto nazionale sul riutilizzo, uscito a febbraio, se non ricordo male, del 2018. Speriamo di mantenere una cadenza biennale. C'è un capitolo apposito sulla raccolta degli indumenti usati e delle fibre tessili in cui si chiarisce che in realtà siamo a scavalco su più gradini della gerarchia dei rifiuti.
  Il riutilizzo, infatti, e cioè evitare che diventi rifiuto, è un'attività di prevenzione. C'è, quindi, tutto il mercato di seconda mano fino alle donazioni a un non mercato, una dazione gratuita, ma di un bene che non entra mai nel ciclo dei rifiuti. Noi ce ne occupiamo istituzionalmente, nel senso che fa parte dell'attività di prevenzione. Diversamente, c'è l'intercettazione quando diventa rifiuto per poterlo preparare al riutilizzo oppure, ove non possibile, c'è il riciclo della materia tessile che si ricava.
  Questa è una filiera che, in termini di peso, rappresenta una fetta sicuramente non tra le maggiori, sicuramente contenuta. I rifiuti di tessili all'interno della raccolta differenziata rappresentano una quota inferiore. Erano 100.000 tonnellate nel 2012, e nel 2017 sono arrivate a 133.000 tonnellate/anno. È una fetta particolare.

  PRESIDENTE. Come percentuali, c'è un dato statistico?

  ALBERTO FERRO, Presidente della Commissione nazionale raccolta differenziata e riciclaggio Utilitalia. L'1 per cento di differenziata.
  Al di là, però, del peso in chilogrammi o in tonnellate, ha un peso sicuramente maggiore in termini di immagine, perché la raccolta del vestito, soprattutto per riutilizzo, è una delle più storiche catene di solidarietà. Questo ha fatto sì che nella maggior parte delle zone sia un fenomeno già storicamente organizzato o autorganizzato, ma anche che porta con sé una certa immagine, un certo vincolo, sia un argomento di quelli valutati con più sensibilità.
  Per la maggior parte dei cittadini, conferendo loro i vestiti usati dove ci sono i cassonetti gialli e vedendo scritto «raccolta di abiti usati», non «rifiuti di tipologia tessile per realizzare stracci o da riciclare», il discorso è sempre connesso a una donazione. Questa donazione implica un atto di trasferimento di un valore, e quindi di affidamento di un valore che va gestito. Detto dal nostro punto di vista, delle aziende di igiene urbana, c'è il problema di dire: ci hanno affidato un valore, e comunque siamo chiamati a render conto di come lo trattiamo. Nella maggior parte dei casi, però, non sono le aziende titolari del servizio di igiene urbana a occuparsene direttamente nelle varie fasi.
  La filiera – penso abbiate già avuto occasione di esaminarla – è strutturata nell'affidamento del servizio o mediante gara o per affidamento diretto; viene organizzato il conferimento da parte del cittadino più o meno con le modalità di raccolta stradale e di raccolta presso i centri o, in alcuni casi, di campagne di prelievo porta a porta, ma a stagioni; ci sono dei centri di stoccaggio; si avvia quasi sempre a vendite di intermediari, che gestiscono dei centri di selezione, igienizzazione e classificazione.
  Come vediamo, già questo procedimento di raccolta, quella che parte dalla raccolta del ciclo dei rifiuti, difficilmente presenta utilizzi a chilometro zero, vicini. Il riutilizzo passa più attraverso le botteghe dell'usato, i centri di raccolta presso le parrocchie o presso altre istituzioni, per del materiale che non diventa mai rifiuto, ma che viene donato, conferito o scambiato sempre localmente.
  Questo materiale, poi, viene invece raccolto per essere selezionato per quello che può essere utilizzato come vestiario, quello che invece può essere utilizzato solo come fibra dopo un procedimento di riciclo e lo scarto. Inevitabilmente, infatti, questo avviene in ogni raccolta.
  Questa filiera ha degli aspetti esattamente analoghi a quelli delle altre filiere, con gli stessi problemi di organizzare le modalità di raccolta, il problema del controllo, della rendicontazione, e con dei materiali comunque di valore contenuto, che quindi mal sopportano ingenti costi di rendicontazione e di controllo. Ci sono gli stessi problemi di avere un effetto di impurità. Pag. 5 Tutta la materia non recuperabile che venga immessa inquina il ciclo. Ci sono gli stessi fenomeni che abbiamo in altri casi del saccheggio o del tentativo di svuotare e di appropriarsi di una parte di quello che è utile, creando un indotto di sporco intorno. Solitamente, quando c'è una cernita impropria, si creano queste situazioni. Queste sono esattamente delle peculiarità di molte filiere. Sono fenomeni che attengono a tutte le filiere, certo in misura differente.
  Ci sono poi anche alcune peculiarità caratteristiche di questa specifica filiera.
  La prima è quella per cui si dovrebbe caratterizzare – uso già il condizionale – per essere una filiera a valore positivo. In questo caso, a differenza di altre filiere, sistematicamente in negativo, come quella della plastica, o filiere che alcune volte possono avere un saldo di catena positivo o negativo a seconda delle oscillazioni di mercato, questa appare una di quelle che è stata sempre caratterizzata da un certo valore positivo. In molti casi, infatti, questo servizio viene affidato o a costo zero o addirittura a fronte dell'assunzione di alcuni impegni o di pagamento al comune per un riconoscimento all'ente affidante o di altri impegni, ad esempio di occupazione, a realizzare alcune attività.
  Conoscete anche meglio di me le forti dinamiche che ci sono sui mercati delle materie seconde, le quali fanno sì che anche quest'affermazione, che anni fa vi avrei fatto come decisa, e cioè che si tratti di una filiera a valore positivo, adesso invece l'ho espressa in forma più dubitativa e parlando di una tendenza, non di una circostanza che si verifica sempre.
  Questo è anche uno dei nuovi problemi con cui ci si va a confrontare. Molti operatori si lamentano di non poter pagare per accedere a un servizio o prendere degli impegni per accedere a un servizio, perché non sono sicuri di avere poi una remunerazione adeguata.
  Gli operatori sono di diverse tipologie. Andiamo dai piccolissimi ai molto strutturati, da quelli solidali del no profit a delle aziende. La dimensione si incrocia con la natura. Non c'è una corrispondenza.
  In linea di massima, però, come elemento caratteristico comune ad altre filiere, ci sono gli operatori integrati, cioè quelli che svolgono il servizio di raccolta, ma sono anche in grado di gestire degli impianti di selezione, igienizzazione e trattamento, e quelli che fanno solo il servizio logistico.
  Si chiedeva di rappresentare soprattutto che tipologie di situazioni illecite o ai limiti dell'illecito ci si trova ad affrontare. Dicevo che ci sono alcune tipologie di situazioni illecite, che sono quelle con cui le nostre aziende vengono più facilmente a contatto, perché riguardano la fase diretta della nostra gestione. Altre, invece, sono effetto di uno studio. Per quel carico di responsabilità che abbiamo detto nell'affidamento del materiale che ci dà il cittadino, sentiamo l'obbligo di rendicontare, un po’ come per la tracciabilità delle altre filiere che facciamo per la carta, per il vetro o altro.
  Cito alcuni casi delle principali tipologie di illecito che entrano nelle modalità di affidamento.
  Un operatore molto disinvolto potrebbe offrire al comune 100 euro a tonnellata per ogni tonnellata raccolta nel suo territorio e poi pesarne molto poche, e dire: ne ho raccolte due. Non è che si possa mettere una bilancia o seguire ogni peso.
  Un comportamento opportunistico opposto potrebbe essere quello di dire: ti garantisco che raccoglieremo 4 chilogrammi per abitante, il doppio della media, quindi tu avrai una performance di cui gloriarti e, invece di un punto sulla percentuale differenziata, ne avrai due, ma gratis, non ti pago niente. Se quest'operatore fa lo stesso discorso su due comuni limitrofi, poi basta che contabilizzi come raccolto nell'altro comune quello che ha raccolto nel comune a pagamento e avrà quadrato i suoi conti, ma con un doppio illecito: da una parte non hanno ricevuto la remunerazione che si attendevano, dall'altra, hanno un dato alterato, quindi poi delle statistiche che evidenziano dei risultati anomali.
  Un'altra tipologia di illecito con cui abbiamo a che fare è quella classica anche di altre filiere: l'uso di personale non in regola, Pag. 6 l'uso di strumentazioni non in regola, modalità di raccolta non in regola.
  Quella che colpisce di più i cittadini e le aziende di igiene urbana si verifica in questo caso: uno è chiamato a svuotare il contenitore e fa subito una cernita sul posto, scegliendo quello che gli interessa, e il resto è perso. Dal punto di vista dell'operatore, questo è sicuramente redditizio, perché riduce i trasporti e i costi di smaltimento. È un costo diretto per la città, perché vuol dire aumentare i costi di smaltimento e sporcare la città, lasciare intorno ai punti di raccolta questo sporco.
  Anche questi casi sono perfettamente analoghi a quelli che si possono dare per altri materiali. È vero, però, che su questo c'è una maggiore sensibilità, ci sono più telefonate per segnalare questo fatto, perché viene vissuta come l'appropriazione di qualcosa di pubblico.
  A mano a mano, abbiamo poi delle situazioni di peggiore illiceità a valle nella filiera: il riutilizzo senza procedere all'igienizzazione, quindi con un riciclo non aderente ai dettami; il traffico di questi materiali con triangolazioni, soprattutto internazionali, che rendono molto opaca, o purtroppo conosciuta ma non desiderata, la destinazione dei materiali.
  In genere, essendo un servizio che ha queste caratteristiche di potenziale opacità, questo potenziale valore di partenza, è un servizio sul quale ricade l'attenzione della criminalità organizzata anche a diversi livelli. In questo caso, sto riferendo non tanto le esperienze dirette. Queste sono attenzioni che le aziende di igiene urbana hanno. Hanno studiato il fenomeno per dire: facciamo attenzione a questo.
  Da tutto ciò nasce l'idea di doversi attrezzare per evitare il più possibile che siano commessi questi illeciti, o almeno quelli che si possono evitare. A me fa piacere raccontarvi di un'esperienza che stiamo cercando di portare a termine, ma che ha avuto fino adesso per noi un buon riscontro.
  Abbiamo provato a mettere in rete, con la collaborazione di Rete ONU, una federazione di organizzazioni di operatori dell'usato, e il Centro nuovo modello di sviluppo, abbiamo proposto un tavolo per l'elaborazione di un alcuni criteri per i bandi per l'affidamento di questo servizio. Abbiamo detto: proviamo a confrontarci tra operatori delle diverse fasi della filiera per vedere se siamo capaci almeno di dirci quando le cose sono fatte bene, quando sono fatte male e come potrebbero essere fatte meglio.
  Ci eravamo dati un obiettivo di minima, cioè almeno chiarire su che cosa non siamo d'accordo, e uno di massima, e cioè provare a darci una sorta di autoregolamentazione definendo dei criteri, un glossario, i principali aspetti di quest'affidamento: quali sono gli elementi di cui tener conto, quali i comportamenti da premiare, quali i rischi da evitare, e come disciplinarli.
  Devo dire che il lavoro è proceduto abbastanza bene. Utilitalia ha messo a disposizione un campione di aziende di tutto il territorio nazionale di diverse dimensioni.
  Abbiamo collaborato con ANCI, con il comune di Roma, con il CONAU (Consorzio Nazionale Abiti e Accessori Usati), con FISE UNICIRCULAR, l'organizzazione degli operatori privati della raccolta e del recupero. Siamo adesso in prossimità di licenziare un testo di linee guida in cui sono raccolte queste riflessioni, che forse vi ho malamente riassunto, e delle proposte di bando di affidamento, delle proposte di capitolato, che non hanno nessun valore prescrittivo, però l'idea è che potesse essere uno strumento almeno per capirsi.
  Dovrebbe essere uno strumento anche per la stazione appaltante, il comune, l'azienda, l'ente di governo dell'ambito: se vuoi accentuare il controllo sulla tracciabilità, è il caso di dare un punteggio a questi parametri; se vuoi accentuare la remunerazione, tieni conto di questo, ma vedi di avere dei controlli in modo che non sia solo una valorizzazione del prezzo unitario che non corrisponde a nessun incasso; se vuoi caratterizzare l'aspetto solidaristico, cioè il fatto che in quest'attività di lavoro venga occupato personale svantaggiato o altro, fa’ in modo che ci sia effettivo riscontro che queste attività vengano svolte direttamente. Pag. 7
  Uno dei problemi che vediamo nel settore è che molte volte c'è una sorta di dissociazione, cioè c'è un'entità, sia azienda o organizzazione di volontariato, che mette il logo o l'immagine e un'altra che svolge il servizio. Questo di per sé non presenta un illecito, purché sia conoscibile, ma rischia comunque di dare se non altro una falsa rappresentazione. Dobbiamo anche arrivare a spiegare, al cittadino non convinto che il maglione che mette nel contenitore di raccolta non è detto che venga indossato da qualcuno lì vicino, che ha un'altra diversa ricaduta. Potrà portare una qualche remunerazione all'ente che governa e un beneficio ambientale nella misura in cui viene trattato secondo le regole. C'è anche un beneficio per alcuni territori.
  Siccome il documento non è approvato, abbiamo però chiesto agli altri curatori l'autorizzazione a presentarvi l'introduzione. Vi faremo sapere appena il documento sarà licenziato. Pensiamo anche di organizzare un evento di presentazione. A me è proprio piaciuta quest'esperienza di confronto per provare a regolamentare, invece di chiedere una regolamentazione dall'alto e poi magari discuterla o rivendicarla.

  PRESIDENTE. Parliamo delle infiltrazioni della camorra nel mondo degli abiti usati.
  A Roma nel 2015 c'è stata un'indagine per turbativa d'asta con una filiera che fa capo ai Cozzolino. Discorso analogo vale per Milano con Tesmapri, associazione a delinquere di camorristi legata agli Ascione.
  Com'è la situazione dal punto di vista dell'infiltrazione mafiosa? Che metodi utilizzate per controllare questa filiera? Dove vanno a finire questi abiti?

  ALBERTO FERRO, Presidente della Commissione nazionale raccolta differenziata e riciclaggio Utilitalia. Le aziende di igiene urbana fanno questo tentativo un po’ di riappropriarsi di queste fasi di controllo della filiera a valle. Formalmente, in molti casi in cui c'è un affidamento, magari fatto dal comune, magari fatto anche storicamente... In alcuni casi, c'era una convenzione tra il comune, la diocesi e alcune articolazioni della Caritas, e nel fare questa verifica abbiamo scoperto, ad esempio, anche solo limitandosi al volontariato cattolico, che c'era una realtà molto frammentata, molto variegata di gestione delle convenzioni.
  Andiamo dal servizio svolto direttamente dalla Caritas, dai propri centri, dai propri volontari, all'estremo opposto, quando c'è il logo e non c'è niente.

  PRESIDENTE. Nel cassonetto di Milano, dove appunto c'è la Tesmapri, legata agli Ascione, c'è anche il logo della Caritas: sono coscienti di questa filiera? Che controlli riescono a fare, visto che c'è il loro logo?

  ALBERTO FERRO, Presidente della Commissione nazionale raccolta differenziata e riciclaggio Utilitalia. Noi abbiamo scoperto che anche quella gestione del logo non segue una gerarchia perfettamente individuabile. Non è responsabile quella nazionale o quella diocesana. Meglio, non c'è assolutamente la stessa organizzazione.
  Al tavolo di lavoro hanno partecipato, infatti, alcune di queste realtà, raccontandoci di situazioni completamente diverse, da chi si era fatto pagare un fisso per usare il logo come cessione del ramo a chi invece lo svolgeva, a chi non ne sapeva assolutamente niente. I locali non ne sapevano nulla.
  Quello che stiamo provando a fare è riprendere il filo. Bisogna tener conto del fatto che in alcuni casi il filo non è mai passato per noi. Le aziende di igiene urbana dicono: comunque, quello che resta in giro, intorno al cassonetto, è un problema nostro. Comunque, per quell'effetto di identificazione del responsabile, tutto quello che viene raccolto in un territorio viene ascritto all'azienda di igiene urbana, anche quando non è completamente vero. Per quello ho usato un'azienda di igiene urbana. Noi abbiamo la responsabilità di tenere salubre la città. Questa è una responsabilità...

  PRESIDENTE. Se ho capito bene, non c'è una vera consapevolezza né un meccanismo Pag. 8 di controllo nei vari soggetti che ci mettono anche la faccia con il logo.

  ALBERTO FERRO, Presidente della Commissione nazionale raccolta differenziata e riciclaggio Utilitalia. Non c'è lo stesso livello in tutte le situazioni. Ci sono delle realtà che ne hanno il perfetto controllo, che hanno chiesto la tracciabilità, e ci sono altre realtà. C'è anche chi lo vive come un fastidio: non è una cosa di cui mi occupo, una cosa per cui mi pagano, ho solo l'esternalità negativa dello sporco in giro, e quindi cerco di occuparmene meno possibile.
  Vi devo rappresentare una realtà differente. L'azione della federazione è anche questa: porre il tema a tutte le aziende associate che ci sono dei problemi. Può essere gestita male dal punto di vista pratico; può essere gestita molto bene dal punto di vista pratico, ma da soggetti che non hanno titolo o che producono degli altri illeciti. Tenetene conto. È un'opera di sensibilizzazione.
  Teniamo conto che siamo ai confini del nostro servizio d'istituto. In alcuni casi, è perfettamente nel nostro servizio d'istituto quando il contratto di servizio prevede la gestione di questo. In altri casi, il contratto lo esclude.

  PRESIDENTE. Oltre all'infiltrazione camorristica, prima ha detto, da quello che ho capito, che si compra al chilogrammo. Poi, però, che cosa succede? Quelli che comprano al chilogrammo, vendono al pezzo? Già questo sarebbe un buon sistema per riciclare il denaro.

  ALBERTO FERRO, Presidente della Commissione nazionale raccolta differenziata e riciclaggio Utilitalia. Tipicamente, tutte le raccolte si comprano al chilogrammo. Dopo il procedimento di selezione, c'è un materiale che può essere valorizzato pezzo per pezzo, ma nel mercato nazionale o in un mercato internazionale. Nella maggior parte dei casi, viene rivenduto a tonnellata, come in Africa o nell'Est d'Europa, e poi in alcuni casi viene fatta un'ulteriore cernita.
  Sicuramente, come in tutti i mercati, c'è uno spazio di riciclaggio, però devo dire che non abbiamo notizie di particolari mercati al dettaglio sul territorio. La domanda di beni usati intercettati prima è già abbastanza... Ci sono diverse occasioni per intercettare prima di fare un certo mercato. Per quello di cui possiamo aver avuto notizia, questo è più un mercato da grandi rotte internazionali. Nel nostro Paese si muove ancora abbastanza a tonnellata.

  PRESIDENTE. Do ora la parola agli onorevoli colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  CHIARA BRAGA. Vorrei chiederle se nella vostra esperienza, oltre all'associazionismo cattolico di cui ha parlato, avete incontrato realtà di associazioni di altra natura o anche finte attività di volontariato che si occupano di questo settore.

  ALBERTO FERRO, Presidente della Commissione nazionale raccolta differenziata e riciclaggio Utilitalia. Un conto è l'attività della federazione, che promuove un tavolo. L'attività del tavolo che abbiamo fatto aveva già una selezione di fondo.
  Abbiamo scelto un campione rappresentativo di città, ma comunque tutto su base volontaria, quindi tutto di soggetti che hanno scelto di mettersi un po’ in discussione. Immagino che la realtà completamente fasulla non sia venuta al nostro tavolo. E sono sicuro che non abbia partecipato neanche l'azienda, tra le nostre associate, che poco si interessa a questo fenomeno. Come per tutte le iniziative di supporto e sensibilizzazione, si raggiunge chi è possibile. Non abbiamo nessun potere istituzionale di indagare su come si comportano le realtà. È vero che abbiamo cercato di incrociare più e più flussi.
  A questo tavolo c'è Rete ONU, un'associazione di operatori dell'usato che ha sottoscritto una carta etica di impegni da rispettare (verso ambiente, lavoratori e legalità), c'è CONAU, che rappresenta la maggior quota di valore. Anche loro dicono di Pag. 9avere una concorrenza dagli operatori illeciti.
  C'è stato un dibattito forte su quali misure potessero davvero contrastare le possibilità di infiltrazione e quali invece complicherebbero solo la vita degli operatori corretti o degli operatori non che non vogliono fare illecito. Abbiamo avuto diverse discussioni su alcuni punti. Quando, ad esempio, si parla di realtà capaci di influenzare, di condizionare un mercato, abbiamo detto: per garantire la tracciabilità, chi si candida a gestire un flusso di materia, deve dichiarare già qual è l'impianto dove porterà e, da quell'impianto, su quali mercati collocherà il materiale. Poi abbiamo detto: fino all'impianto di recupero è un obbligo di legge, quindi chiediamo che venga identificato l'impianto.
  Non possiamo, però, obbligare l'impianto a dire a chi venderà. Uno potrebbe dire: è un'attività imprenditoriale, faccio quest'attività, e non so domani a chi venderò. Sarebbe stata una limitazione alla concorrenza mettere questa condizione già nel bando.
  Ci siamo, però, anche confrontati. In una situazione in cui ci fosse un forte controllo su un impianto, se io consento di partecipare solo a chi dichiara di avere l'accesso all'impianto, alla fin fine replico il vincolo, cioè do la possibilità di condizionare tutto un mercato a chi già controlla i punti chiave. È stato un dibattito, con chi ha avuto voglia di farlo, per chiedersi: si fa una cosa perché ci si riserva di trattare con operatori oscuri o ci si riserva perché si vuole avere un margine di mercato e sapere che un giorno si può esportare in un Paese e un giorno in un altro?
  Questo rappresenta le dinamiche di tutti i settori economici. La conoscibilità preventiva garantirebbe, ma sarebbe una limitazione all'imprenditoria. Abbiamo cercato, dove possibile, di chiedere una rendicontazione e una tracciabilità, ma anche questo, non derivando da un obbligo di legge, l'abbiamo posto come requisito preferenziale.
  Pensate solo a una cosa. Abbiamo proposto queste regole, ma sarebbe legittima anche la scelta di un comune che dicesse: uno mi assicura un assegno da 10.000 euro e io non voglio sapere che cosa fa.

  PRESIDENTE. Non è il massimo.

  ALBERTO FERRO, Presidente della Commissione nazionale raccolta differenziata e riciclaggio Utilitalia. Non è assolutamente il massimo.
  Sto dicendo che è una situazione lampante, ma che va combattuta in altra maniera, con la potestà.

  PRESIDENTE. Andremo come Commissione a verificare.

  ALBERTO FERRO, Presidente della Commissione nazionale raccolta differenziata e riciclaggio Utilitalia. Avete molti più poteri.

  PRESIDENTE. Anche voi, però, imponendo una sorta di tracciabilità, raccomandandola...

  ALBERTO FERRO, Presidente della Commissione nazionale raccolta differenziata e riciclaggio Utilitalia. Promuovendola.

  PRESIDENTE. Mi ha colpito il caso di Bologna: il consiglio comunale emana un atto con cui impone a Hera determinate caratteristiche, praticamente cucendo il bando, riducendolo a una cooperativa, a un'associazione. Questo è normale?

  ALBERTO FERRO, Presidente della Commissione nazionale raccolta differenziata e riciclaggio Utilitalia. Non è inconsueto. È uno di quegli esempi in cui abbiamo i limiti del servizio integrato, perché non c'è un'integrazione che l'azienda di igiene urbana possa far valere: me ne devo occupare.
  In tutti i casi in cui il comune dice che se ne occuperà, che l'azienda non deve preoccuparsene, ovvero fa il bando con queste caratteristiche... Noi abbiamo dato uno strumento: guarda che si potrebbe fare così, si potrebbe dare un punteggio. Se uno dice che non lo vuole fare, lì ci fermiamo.

  PRESIDENTE. C'è molta libertà.

Pag. 10

  ALBERTO FERRO, Presidente della Commissione nazionale raccolta differenziata e riciclaggio Utilitalia. È nell'impostazione.

  PRESIDENTE. Soprattutto, è interessante quello che ha detto a proposito del fatto che molto va fuori, nei Paesi dell'est e nel Nordafrica. Già non viene controllata la filiera qui in Italia, figuriamoci all'estero.
  Qual è la percentuale degli abiti usati raccolti qui in Italia che rimane in Italia, grosso modo?

  ALBERTO FERRO, Presidente della Commissione nazionale raccolta differenziata e riciclaggio Utilitalia. Non è un dato che abbiamo di fonte nostra. Possiamo far riferimento a ISPRA, alle ricerche di Occhio del Riciclone. Penso alle fonti a cui abbiamo fatto ricorso, ma vista l'autorevolezza e la sede, mi sembra anche corretto dire che citerei a memoria.
  Ricordiamoci, però, un'altra cosa. Lei ha parlato di abiti. Abbiamo fatto la distinzione all'inizio: gli abiti intercettati da mercatini, da tutte quelle strutture dell'usato, è facile che circolino qui sul territorio; se parliamo della materia tessile, qui resterà quella riciclata, e penso al distretto di Prato o ad alcuni altri distretti. Inevitabilmente, la maggior parte va all'estero, ma proprio per le caratteristiche del mercato, come poteva essere per la carta un po’ di tempo fa.

  PRESIDENTE. Sicuramente, quindi, anche relativamente agli sforzi per le linee guida che state per affrontare, credo che ci sia bisogno di una maggiore tracciabilità rispetto a quella che c'è adesso, giusto?

  ALBERTO FERRO, Presidente della Commissione nazionale raccolta differenziata e riciclaggio Utilitalia. La consapevolezza è sempre la prima risposta, come individuare le responsabilità. Chi ha potere di fare le scelte, le fa. Almeno, era informato, ha scelto, e si vede che cosa è successo.
  Noi rappresentiamo un supporto, siamo un servizio, non siamo sovraordinati.

  PRESIDENTE. Non essendoci altre domande da parte dei miei colleghi, ringrazio per la presenza e saluto i nostri ospiti.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 9.35.