XVIII Legislatura

X Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 3 di Mercoledì 12 dicembre 2018

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Saltamartini Barbara , Presidente ... 3 

Audizione del Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti sulle politiche relative ai programmi spaziali e aerospaziali di cui alla legge 11 gennaio 2018, n. 7 (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento) :
Saltamartini Barbara , Presidente ... 3 
Giorgetti Giancarlo (LEGA) , Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio ... 3 
Saltamartini Barbara , Presidente ... 8 
Colla Jari (LEGA)  ... 8 
Benamati Gianluca (PD)  ... 8 
Porchietto Claudia (FI)  ... 10 
Piastra Carlo (LEGA)  ... 11 
Saltamartini Barbara , Presidente ... 11 
Giorgetti Giancarlo (LEGA) , Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio ... 11 
Saltamartini Barbara , Presidente ... 16 
Colucci Alessandro (Misto-NcI-USEI)  ... 16 
Giorgetti Giancarlo (LEGA) , Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio ... 16 
Saltamartini Barbara , Presidente ... 16

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero-Sogno Italia: Misto-MAIE-SI;
Misto-Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica: Misto-CP-A-PS-A;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Noi con l'Italia: Misto-NcI;
Misto-+Europa-Centro Democratico: Misto-+E-CD;
Misto-Noi con l'Italia-USEI: Misto-NcI-USEI.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
BARBARA SALTAMARTINI

  La seduta comincia alle 15.05.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti sulle politiche relative ai programmi spaziali e aerospaziali di cui alla legge 11 gennaio 2018, n. 7.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, l'audizione del Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti, sulle politiche relative ai programmi spaziali e aerospaziali di cui alla legge 11 gennaio 2018, n. 7.
  Nel ringraziare il sottosegretario per la sua partecipazione ai lavori della Commissione, gli cedo la parola.

  GIANCARLO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio. Buonasera a tutti. Vi ringrazio per questa opportunità su una materia affascinante che è stata oggetto di grandi discussioni, per i motivi che magari incroceremo nel corso dell'audizione.
  Lo spazio e l'aerospazio sono due ambienti fondamentali e strategici per l'interesse del Paese, per tutti i servizi che da una parte si possono fornire a sostegno dell'utenza sia nazionale che di possibili mercati esteri, dall'altra a sostegno dell'industria e della ricerca italiana, per garantire una sempre più forte leadership che già ci vede tra i competitor di rilievo a livello internazionale. In tale contesto è necessario prevedere e realizzare una politica che confermi il presidio nazionale all'interno di tutte le realtà internazionali di settore.
  A partire dal 2003 l'Unione europea ha preso coscienza che lo spazio è una risorsa strategica e ha intensificato gli sforzi volti ad acquisire un'autonoma capacità nei vari settori, arrivando, con l'introduzione dell'articolo 189 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, ad attribuire alle istituzioni dell'Unione una competenza diretta in materia, ancorché condivisa con quella degli Stati membri.
  L'Italia si è finalmente adeguata a una gestione del settore più efficace e coordinata tra i vari attori nazionali, attraverso la legge n. 7 dell'11 gennaio 2018, che ha riordinato la governance nazionale con il conferimento al Presidente del Consiglio dei ministri dell'alta direzione, la responsabilità politica generale e il coordinamento delle politiche dei ministeri relative ai programmi spaziali e aerospaziali, e con l'istituzione del Comitato interministeriale per le politiche relative allo spazio e all'aerospazio.
  La finalità della legge è quella di assicurare un costruttivo coordinamento tra ministeri interessati e la Presidenza della Conferenza delle regioni, rispetto alle competenze istituzionali di ciascun membro. Su questo punto tornerò più diffusamente in seguito.
  In questo contesto è importante definire e realizzare un'adeguata politica industriale, individuando una scaletta ragionata delle priorità, garantendo gli opportuni finanziamenti Pag. 4 affinché il comparto industriale nazionale possa confrontarsi in maniera adeguata con i competitor internazionali.
  Il nostro Paese ha da tempo un ruolo di primo piano nel panorama tecnologico, scientifico e industriale del settore; un risultato ottenuto tanto con specifiche iniziative nazionali sostenute da rilevanti risorse finanziarie quanto sviluppando la collaborazione con i Paesi più avanzati, attraverso la partecipazione attiva in ESA, l'Agenzia spaziale europea, e programmi congiunti con la NASA ed altre agenzie spaziali.
  Grazie alla collaborazione del Comitato sarà possibile costruire un armonico e collaborativo sistema Paese del settore, così che le ricadute sugli investimenti saranno tanto migliori, in quanto appare chiara a tutti gli attori l'opportunità di valorizzare sempre di più la dualità intrinseca della maggior parte delle attività, favorendo lo sviluppo di una capacità di resilienza sia al servizio del Paese che come potenziale offerta verso mercati esteri.
  Il quadro prima indicato, che si inserisce pienamente nel concetto di space economy già partita dal 2016, dovrà tener conto anche dell'approccio public private partnership, con l'obiettivo di promuovere e far crescere progressivamente la partecipazione privata agli investimenti di settore. A riguardo, si ritiene opportuno avviare le azioni necessarie per consentire l'aggregazione della domanda istituzionale e la costituzione, per ciascun progetto space economy, di relativi buyer groups, ovvero delle amministrazioni che si impegnano ad acquistare i prodotti e i servizi sviluppati nell'ambito del partenariato pubblico-privato, favorendo in questo modo l'attrazione di capitali e l'accesso agevolato al credito, soprattutto a favore delle piccole e medie imprese e delle start-up.
  Il settore spaziale nazionale può trasformarsi in uno dei motori propulsori della nuova crescita del Paese a condizione che il mantenimento e l'ulteriore sviluppo delle eccellenze scientifiche e tecnologiche del settore spaziale si inseriscano in un disegno di sviluppo complessivo e tengano conto delle ricadute territoriali e della competitività dell'intero sistema produttivo. In tale ottica risulta imprescindibile che tali considerazioni contribuiscano alla identificazione della migliore politica make or buy da porre in essere per il raggiungimento degli obiettivi prefissati, anche mirando all'opportunità di ricorrere allo strumento della cooperazione internazionale ove ritenuto necessario o auspicabile.
  L'Italia, attraverso i programmi nazionali, le cooperazioni bilaterali e la partecipazione ai progetti internazionali, è una delle poche nazioni al mondo a disporre di un comparto spaziale e aerospaziale caratterizzato da una filiera di prodotto completa, una significativa autonomia strategica che ha consentito all'industria nazionale di maturare una eccellente competenza e competitività sul mercato internazionale per lo sviluppo e la produzione di prodotti per l'inserimento in orbita (satelliti, infrastrutture, sensori, robotica), il segmento di terra (operazioni di sicurezza ai terminali) e i servizi di lancio.
  Diventa quindi essenziale consolidare questa posizione di vantaggio in ambito internazionale, avendo cura di attivare eventuali, nuove filiere tecnologiche di interesse, di valorizzare i centri operativi nazionali in ambito internazionale, di promuovere l'eventuale collocazione di sedi e centri decisionali di organizzazioni e programmi internazionali sul territorio nazionale, di avere cura di attuare una politica di accesso di qualificati rappresentanti italiani nelle posizioni apicali degli organismi internazionali di maggior peso politico ed economico. Su questo ultimo punto, se volete, poi possiamo fare un ulteriore approfondimento.
  Oltre a ricerca, sviluppo e realizzazione delle infrastrutture spaziali abilitanti, il cosiddetto upstream, la catena del valore economico di tali capacità arriva fino alla produzione di prodotti e servizi innovativi abilitanti ed operativi, il cosiddetto downstream, che soddisfano la crescente domanda di applicazioni spaziali proveniente dalle istituzioni e dagli utenti commerciali.
  I downstream services, che utilizzano dati spaziali e possono velocemente contribuire Pag. 5 alla riduzione del digital divide, svolgono un ruolo chiave nell'affrontare importanti sfide nella società moderna sempre più interconnessa, che l'Italia deve fronteggiare per sostenere le proprie politiche di crescita, il monitoraggio e la protezione delle infrastrutture e dei beni culturali, la sicurezza e difesa, nonché più in generale il miglioramento delle condizioni di vita dei cittadini.
  I settori sui quali è necessario concentrare l'attenzione e gli sforzi per l'importanza delle possibili applicazioni sono prioritariamente le comunicazioni, l'osservazione della terra e la navigazione, che sono fondamentali per assicurare ai cittadini servizi affidabili, senza soluzione di continuità e di vitale importanza per la sicurezza, la difesa, la salvaguardia dell'ambiente, il monitoraggio continuo delle infrastrutture critiche, così come per preservare la leadership e la capacità già acquisite dal Paese.
  Per le sue strette connessioni, l'accesso allo spazio, fattore strategico di importanza essenziale per una credibile politica spaziale, oggi ha nel bagaglio di capacità dell'industria nazionale canalizzato un vettore per il quale dovrà essere tutelata anche l'utilizzabilità commerciale, e recentemente anche individuato il primo spazio porto italiano a Grottaglie, per permettere giustamente lo sviluppo di voli suborbitali, elemento non trascurabile di contributo all'accesso allo spazio. È rilevante poi lo sviluppo di velivoli suborbitali e piattaforme stratosferiche per acquisire una capacità tecnologica ed industriale nazionale nel volo suborbitale, al fine di accedere alla potenzialità in termini di servizi e applicazioni che l'aerospazio può offrire.
  Va poi considerata, nell'ambito dei programmi europei e internazionali, la sorveglianza dello spazio, indispensabile per monitorare, al fine di evitare l'alto rischio oggi presente di collisioni accidentali dei satelliti con detriti pericolosi e salvaguardare gli assetti in orbita, lo studio dell'universo, l'esplorazione robotica.
  Per quanto riguarda più specificatamente la legge n. 7 del 2018, che è l'elemento di novità per quanto riguarda la gestione politica dell'aerospazio e che viene considerata (poi si vedrà nella fase di concreta applicazione) all'avanguardia nel contesto europeo, questa conferisce al Presidente del Consiglio dei ministri l'alta direzione, la responsabilità politica generale e il coordinamento delle politiche dei Ministeri relative ai programmi spaziali ed istituisce il Comitato interministeriale per le politiche relative allo spazio e all'aerospazio, cui partecipano dodici Ministri e il presidente della Conferenza delle regioni; il Presidente dell'Agenzia spaziale italiana (ASI) partecipa su invito al Comitato per fornire supporto tecnico-scientifico.
  Il Presidente Conte mi ha conferito il 27 giugno 2018 la delega in qualità di Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio e già dal 14 aprile l'ufficio del consigliere militare alla Presidenza del Consiglio dei ministri è stato individuato quale Ufficio di Presidenza del Consiglio responsabile delle attività di supporto, coordinamento e di segreteria del Comitato, che si è riunito per la prima volta il 6 settembre. Nella prima riunione si è condivisa l'opportunità di costituire una struttura di coordinamento per le politiche relative allo spazio, all'aerospazio e ai correlati servizi applicativi, che fungerà da organo collegiale per le istruttorie del Comitato stesso. In quella seduta si è condivisa la necessità di definire al più presto gli indirizzi del Governo in materia di spazio aerospaziale e quindi le priorità su cui il Paese graviterà per sostenere la ricerca, l'innovazione tecnologica e la competitività del settore produttivo nazionale, di cui ho parlato in precedenza e che ispirerà poi, a cura dell'Agenzia spaziale italiana, il Documento strategico di politica spaziale nazionale e il Documento di visione strategica per lo spazio, che appunto sono di competenza dell'Agenzia.
  La struttura di coordinamento si è dotata di una piattaforma di condivisione informativa tra i dirigenti nominati da ciascuna Amministrazione interessata al Comitato, i dodici Ministri di cui parlavo precedentemente e la Presidenza dalla Conferenza delle regioni, mediante la quale la Presidenza del Consiglio ha la possibilità di elaborare la posizione che i delegati nazionali Pag. 6 ai vari livelli presenteranno in ambito nazionale, europeo ed internazionale.
  In particolare, tale strumento di condivisione è impiegato per definire la posizione nazionale in ambito dell'Unione europea e nell'ambito del Consiglio ministeriale ESA. Tra parentesi, proprio oggi e domani è in corso un consiglio discretamente importante per quanto riguarda gli assetti dell'Agenzia spaziale europea, a cui partecipa il Commissario dell'ASI, professor Benvenuti.
  Nel corso della seconda riunione del Comitato che si è tenuta il 10 dicembre, quindi è recentissima, si sono individuate le risorse necessarie a finanziare il completamento della costellazione COSMO-SkyMed di seconda generazione, il terzo e il quarto satellite. Sono fondi misti del Ministero per l'università e la ricerca e dell'Agenzia spaziale italiana per 394 milioni di euro e del Ministero dello sviluppo economico per 212 milioni di euro, sono risorse pluriennali che sono state impegnate e garantite per quanto riguarda l'ampliamento della costellazione, aggiungendo due nuovi satelliti (attualmente sono quattro in orbita, però due sono ormai obsoleti, hanno tra i 9 e gli 11 anni, quindi dovranno essere dismessi).
  Si ricorda che COSMO-SkyMed è una tecnologia abilitante di tipo duale, indispensabile per il monitoraggio delle principali infrastrutture nazionali; se ne è infatti molto parlato in occasione purtroppo della vicenda del ponte di Genova circa l'opportunità di utilizzare questi strumenti anche ai fini di prevenzione per il sistema di monitoraggio e per il lancio di allerte in caso di infrastrutture delicate e di monitoraggio del suolo.
  La nuova costellazione migliorerà significativamente la risoluzione, che era già elevatissima con la precedente costellazione, e superiore ai competitori internazionali sul tema. Con la nuova costellazione si renderà necessario mappare il territorio con lo scopo di individuare le infrastrutture critiche da monitorare (naturalmente ponti, ma anche infrastrutture segnalate dai Beni culturali, monumenti di particolare interesse).
  Tale mappatura porterà poi al coinvolgimento di importanti aziende italiane, con una buona parte di piccole e medie imprese, dedicate all'analisi e all'elaborazione dei dati, settore di eccellenza in Italia, con le quali non solo vendiamo servizi in ambito nazionale, ma utilizzano i dati della costellazione esportando i propri servizi all'estero: si tratta quindi di un elemento molto importante per quanto riguarda la ricaduta sul sistema industriale.
  Sono individuate poi le risorse necessarie a finanziare il Programma di cooperazione per lo sviluppo della stazione orbitante cinese. In merito alla cooperazione con la Cina voglio evidenziare che questo progetto è stato avviato più di un anno fa dall'allora presidente dell'ASI, che aveva sollecitato i Ministeri competenti a garantire copertura economica. Questa copertura economica è stata assicurata proprio in occasione dell'ultimo Comitato e anche in questo caso la suddivisione è tra Ministro dello sviluppo economico (170 milioni) e Ministero dell'università e della ricerca (130 milioni) a supporto dell'avvio di una cooperazione rafforzata con la Cina, che prevede lo sviluppo e la realizzazione di un modulo cupola orbitale della stazione spaziale orbitante cinese, che presumibilmente diventerà operativa nel 2024.
  Il progetto con la Cina risulta strategico per il nostro comparto spazio, perché non solo coinvolge 18 nostre aziende nazionali, ma soprattutto ci pone come leader mondiali nella fornitura di moduli abitativi per lo spazio. L'Italia si dimostra ancora una volta leader del settore come produttore di finestre, di snodi di attracco e di moduli abitativi per lo spazio. Non a caso è utile ricordare che il famoso modulo finestra come la maggior parte dei moduli abitativi delle stazioni spaziali è di tecnologia italiana.
  Il progetto con la Cina inoltre ci permetterà nel futuro di avere una posizione privilegiata nel trattare futuri accordi per il volo umano e di carattere scientifico con la Repubblica popolare cinese. Nessun Paese europeo oggi può vantare un così forte rapporto diplomatico e industriale con la Cina in ambito spazio. Ad oggi il volo Pag. 7umano può essere garantito solo dai russi, con questo accordo si permette all'Italia di avere una posizione privilegiata per i prossimi lanciatori cinesi.
  È evidente poi l'opportunità di collaborazione reciproca tra Italia e Cina in ambito industriale, essendo la Cina mercato emergente per il settore dello spazio. Nella scelta di proseguire in questo accordo si precisa che sono state fatte tutte le valutazioni necessarie a prevenire ogni eventuale rischio di trasferimento tecnologico non autorizzato, con un'analisi dettagliata di tutti i prodotti e tecnologie che verranno esportate.
  Si è discusso poi – vengo ad un tema che magari qualcuno di voi avrà approcciato – nell'ambito del Comitato, unica sede in cui si possano discutere queste cose, di un eventuale rafforzamento della cooperazione con la Federazione russa nel settore del volo umano. In occasione della visita del Presidente Conte in Russia è stato rappresentato da parte italiana l'interesse ad approfondire la possibilità di una missione congiunta italo-russa, a cui assegnare il cosmonauta italiano tenente colonnello Walter Villadei, primo astronauta italiano interamente addestrato dai russi, il cui addestramento prosegue da poco più di sette anni, sempre supportato dai Governi che si sono succeduti, anche precedenti a quello attualmente in carica, come occasione di consolidamento dei rapporti in ambito industriale e scientifico nel settore spaziale.
  Tale proposta è stata favorevolmente accolta dal Presidente russo. Si premette che ad oggi il volo umano per missioni di lunga e breve durata è garantito soltanto da ESA, NASA, Federazione russa e la Cina che sta sviluppando le tecnologie di cui ho parlato prima, quindi per andare e venire dalla stazione spaziale internazionale bisogna obbligatoriamente addestrarsi per l'utilizzo dalla navicella russa Sojuz.
  È stato costituito un gruppo di lavoro per valutare questa possibilità che non è stata ancora decisa, in cui sono coinvolti diversi ministeri e l'ASI e in cui si possono definire i profili di costi/efficacia di questo tipo di possibilità e le modalità per accedere a questa opportunità di volo, che è prevista per il 2019-2020.
  A ciò si aggiunge la possibilità di un ulteriore slot di lancio sempre con la Sojuz, ma in collaborazione diretta con la NASA, l'ente spaziale americano. Di recente la stampa ha trattato di questa iniziativa ed evidenzio che al momento non si può stimare assolutamente in termini finanziari; per assurdo potrei anche affermare che, visto l'interesse di Roscosmos, cioè l'ente spaziale russo, a riaprire con l'Occidente, potrebbe addivenire addirittura a costi trascurabili e di grande interesse per l'industria italiana.
  L'Italia ha la possibilità di accedere alla stazione spaziale internazionale tramite ESA e NASA. Questa possibilità con la Federazione russa sarebbe una terza via.
  Dirò qualcosa anche circa quello che si è discusso. Siamo ancora allo stato embrionale, però è giusto precisare la posizione italiana per quanto riguarda le opportunità offerte nell'eventuale rafforzamento e cooperazione con Israele. Ipotesi discussa nell'ambito del meeting di Madrid del 25 ottobre. I rapporti tra l'Agenzia spaziale italiana e l'analoga Agenzia spaziale israeliana sono ottimi, nell'ambito di un accordo quadro sottoscritto nel 2009. Israele ha chiesto da tempo di aderire all'ESA, all'Ente spaziale europeo, in qualità di Paese associato. Sono, infatti, associati all'ESA Canada e Svizzera, anche se evidentemente non sono Paesi appartenenti all'Unione europea. Ciò richiede l'unanimità di voto. L'unanimità non c'è e probabilmente non ci sarà mai, però i Paesi del nord Europa non sono favorevoli a questo tipo di associazione. L'ipotesi che al momento ci sembra sostenibile è quella di un avvicinamento graduale di Israele ad ESA che rafforzi il vigente accordo di cooperazione sottoscritto nel 2011 e che ha già permesso ad Israele di partecipare ad alcuni programmi europei.
  Anche in questo caso, è stato avviato un gruppo di lavoro che sta lavorando su questo aspetto. Ricordo che noi abbiamo anche un programma già in itinere con Israele e Grecia, che partecipano congiuntamente a un programma ESA. Pag. 8
  Si è poi discusso, e in questo momento ne sta discutendo il Commissario Benvenuti, del Consiglio ESA, in cui la posizione italiana è quella di richiedere un rafforzamento. Noi rivendichiamo un rafforzamento delle posizioni dirigenziali all'interno dell'Agenzia spaziale europea. Innanzitutto, in rapporto alla contribuzione che portiamo a ESA (siamo il terzo Paese contributore dietro a Germania e Francia), abbiamo un solo direttore generale. Ne rivendichiamo almeno un altro. Soltanto pochi anni fa ne avevamo tre. Purtroppo, nel corso del tempo, ne abbiamo persi due per strada e non sono stati rimpiazzati.
  Rivendichiamo anche l'inserimento di un quarto astronauta. In base all'accordo fondativo dell'Ente spaziale europeo, abbiamo diritto – come Francia e Germania – a quattro astronauti. Attualmente ne abbiamo tre perché il quarto, Nespoli, è andato in pensione. Non sono previste formalmente nuove selezioni in ambito europeo per l'assunzione di nuovi astronauti. Noi riteniamo che spetti di diritto all'Italia un nuovo o, meglio, il rimpiazzo dell'astronauta pensionato per essere a ranghi completi. L'ultima procedura di selezione di astronauti è avvenuta nel 2009, nell'Agenzia spaziale. O si trova una via per integrare, eventualmente, proprio Villadei, che è il quarto astronauta già formato, peraltro dai russi, con una qualche formula, peraltro già utilizzata in passato, oppure bisogna avviare una nuova procedura selettiva.
  Concludo. Naturalmente, resto a disposizione per le domande e per tutti gli altri aspetti che vorrete approfondire. Abbiamo avviato una mappatura del mondo accademico, scientifico e del comparto industriale di tutta la catena dell'aerospazio, partendo dai distretti aerospaziali regionali fino al Cluster tecnologico nazionale aerospazio. Abbiamo incontrato anche i soggetti del mondo produttivo che in qualche modo vogliono dare un contributo allo sviluppo di un settore così strategicamente importante. Il tipo di interesse che suscita l'Italia a livello internazionale, anche in termini di collaborazione in questo mondo è un qualche cosa che, ovviamente, porta lustro al Paese intero.
  Vi ringrazio per la vostra attenzione. Ovviamente, resto a disposizione – per quello che potrò fare e per quello che si può dire – per soddisfare le vostre curiosità.

  PRESIDENTE. Ringrazio lei, sottosegretario, per l'illustrazione della sua relazione.
  Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  JARI COLLA. Ho due domande velocissime. Ultimamente si sta parlando di potenziali nuove basi di lancio per i vettori europei, oltre a quella di Kourou nella Guyana francese; nuove basi di lancio che permetterebbero, tra l'altro, all'ESA e all'Italia di ottenere maggiore indipendenza dalla Francia. Le risulta sia vero? Questa è la prima domanda.
  Seconda domanda: sono da ritenersi fondate le voci circa possibili siti di lancio sul nostro territorio, sul suolo italiano? La ringrazio.

  GIANLUCA BENAMATI. Io ho qualche domanda in più. Ringrazio il sottosegretario. Innanzitutto, lo ringrazio anche per le parole che ha riservato all'ASI e alla situazione della ricerca nel settore delle politiche spaziali in questo Paese. Il sottosegretario, che ha un'esperienza delle Aule parlamentari anche più lunga della mia, si ricorderà che la situazione dell'ASI, con l'allora Commissario Saggese, era una situazione da cronache giudiziarie. Il fatto che in diversi anni abbiamo superato una situazione di quel tipo, con indubbi lasciti e strascichi (lo sappiamo e non è qui il caso di rivangare), dà la misura di un lavoro che non le dico una parte politica (anche se potrei dirlo), ma il Paese ha fatto in questo settore. Questa è una delle grandi eccellenze italiane.
  Potrei parlare molto per introdurre le domande. Siccome sono diverse domande, mi limito e vado al contenuto. Lei ha parlato dell'ASI, giustamente, come strumento interno ed esterno di ricerca e sviluppo e di politica industriale a livello italiano, europeo ed internazionale. Da questo punto di Pag. 9vista, a livello internazionale c'è la partecipazione all'ESA, che lei ha già menzionato e su cui poi le farò qualche richiesta di chiarimento, c'è la partecipazione ai grandi programmi dell'Unione europea. L'Unione europea ha un programma 2027, mi pare di circa 16 miliardi, concentrato su alcune questioni particolari, come Copernicus e Galileo, che sono stati i programmi per l'osservazione della terra e per la navigazione satellitare. Sono programmi nei quali noi abbiamo giocato un ruolo. Vorrei capire se il Governo – chiaramente in questo caso lo dovrei chiedere al ministro direttamente con delega, ma svolgendo, lei, in forza della legge n. 7 del 2018, l'attività di coordinamento, posso chiederglielo – ha intenzione di proseguire in questa direzione.
  Per quanto riguarda i programmi nazionali, mi pare di aver inteso che COSMO-SkyMed e i temi della banda larga vengono riportati avanti. Mi sembra di capire che anche sul segmento dei vettori, su cui si è fatto un grande lavoro con Vega per Avio, e che sono entrati nella disponibilità complessiva del nostro sistema Paese, siano temi su cui questo esecutivo ha intenzione di proseguire. Vorrei sentire dal sottosegretario parole di ulteriore chiarimento su questo punto.
  Lei ha parlato di collaborazioni internazionali, oltre le due istituzionali, nell'ambito di ESA e dell'Unione europea, e ha citato una nascente collaborazione con la Repubblica federale russa (non «nascente», perché è in atto da anni, ma in rinforzo), e una, invece, effettivamente nascente con la Cina, perché data da un paio di anni fa, per la quale vi è necessità di risorse. Con la Cina, peraltro, è una collaborazione molto promettente, come diceva lei. Con l'idea dei cinesi di costruire una stazione, quindi sistemi spaziali, potremmo avere un grande ruolo. Sono lieto che il Governo abbia posto le risorse.
  Le chiedo, però, rispetto alla storica, importantissima, quasi unica situazione nel panorama delle agenzie europee nel rapporto fra l'ASI e la NASA cosa intende fare il Governo. Il rapporto storico fra l'ASI e la NASA ha consentito all'ASI, in ambito nazionale, ma anche in ambito europeo, di giocare un ruolo sempre leggermente più rilevante di quanto era già il suo peso. Questo rapporto con gli americani ci costruiva anche una via preferenziale per l'accesso allo spazio. Da questo punto di vista, vorrei capire bene come la cosa viene portata avanti, viene potenziata, viene tenuta. Da questo punto di vista, vorremmo sentire una parola anche sul ruolo complessivo della difesa. Molte tecnologie sono duali, soprattutto per l'osservazione della terra e per il sistema satellitare di monitoraggio, come lei ben diceva. Vorremmo sapere qual è il ruolo della difesa e dell'industria rispetto alle attività di ricerca. Questo è un tema importante.
  A tal proposito, arrivo alla legge n. 7 del 2018 e alle domande che forse lei si aspetta. Le confesso, innanzitutto, una cosa. L'abbiamo approvata la scorsa legislatura per il rotto della cuffia. Io ero fra quelli che riteneva si potesse mandare quella legge a questa legislatura. In ogni caso, apprezzo che lei apprezzi la validità di questa legge che, finalmente, riunisce tutti i ministeri competenti sotto un unico coordinamento, dando ragione alle scelte fatte.
  Su questo, io ho due temi da porre. Il primo, che ho già citato anche in Aula, riguarda l'esclusione dell'ASI dal tavolo di coordinamento interministeriale che è avvenuto con un recente provvedimento di riordino su un emendamento parlamentare che ha due senatori come estensori, uno del suo Gruppo e l'altro del Movimento 5 Stelle, il senatore Magri. Mi pare, però, che la paternità reale sia del Governo. Vorrei sapere quali sono le ragioni che hanno spinto, invece, a modificare una situazione che all'atto di estensione della legge si riteneva del tutto ragionevole.
  La seconda riguarda la rimozione del presidente dell'ASI, il professor Battiston, che è stato uno di coloro i quali hanno consentito il raggiungimento degli obiettivi che lei, anche asetticamente, elencava, perché importanti nella loro rilevanza. Da questo punto di vista, molto abbiamo letto sulla stampa: l'applicazione della Frattini, frizioni interne eccetera. Servirebbe una parola di chiarezza su questo tema. Visto Pag. 10che le previsioni della legge n. 7 del 2018, dal momento che non era ancora stato costituito il comitato, non erano attive, vorrei sapere come si è arrivati a quello che è stato considerato nel mondo della ricerca italiana un vulnus. Il 3 dicembre si sono dimessi infatti quattro quinti del comitato di valutazione per le nomine.
  Le chiedo anche, rispetto a quello che citava, ai due documenti di base, la visione strategica generale e il documento strategico di politiche spaziali, materie di discussione anche del Parlamento, se può fornirci i tempi di preparazione.
  Concludo. Le vorrei chiedere, in merito alla questione del CIRA (Centro italiano ricerche aerospaziali), quali sono gli intendimenti e quali sono le posizioni che l'esecutivo intende portare avanti. Formulo gli auguri al Commissario straordinario, professor Benvenuti. Abbiamo visto il vicecommissario, e poi magari un giorno parleremo anche della modalità di scelta operata anche verso il CIRA. Chiedo quindi quali sono gli intendimenti verso questa realtà campana molto importante, che ha avuto grosse difficoltà, ma che su quel territorio è estremamente rilevante.

  CLAUDIA PORCHIETTO. Noi vorremmo porre una riflessione diversa rispetto a quelle che sono state, chiaramente, le giuste informazioni richieste dal Partito Democratico, concentrandoci maggiormente sui temi che vengono dibattuti a questo tavolo in merito alle politiche industriali. Due sono i temi principali su cui vorremmo aprire una riflessione: uno di carattere più generale e l'altro, invece, di carattere specifico.
  Il primo tema riguarda i distretti aerospaziali. Noi ne abbiamo sette, se non vado errata, in questo momento, in qualche modo riconosciuti o comunque riconoscibili nell'ambito dell'Italia. Tra l'altro, la legge n. 7 del 2018 prevede che il presidente della conferenza stato-regioni partecipi ai lavori. C'è, però, un tema di correlazione tra i vari distretti. Sono distretti nati da alcuni anni, o parecchi anni, e che hanno visto, tra le altre cose, soprattutto in alcuni ambiti (parlo, ad esempio, per quelli che conosco meglio, ossia Campania, Piemonte e Puglia) molte delle aziende operanti nel settore della metalmeccanica convertire le tecnologie sul tema aerospaziale, e viceversa, creando tra l'altro una sinergica attività innovativa e competitiva da parte dei nostri territori, lasciando, però, un tema ancora aperto, ossia quello delle filiere nei distretti aerospaziali. Sarebbe interessante capire come il Governo vorrà affrontare questo tema.
  Perché dico questo? Nell'ambito di questi distretti, abbiamo sicuramente soggetti di grandi dimensioni che, però, non sempre sono riusciti a creare queste reti tra imprese, con ricadute, non soltanto in termini di risorse economiche, ma anche di competenze tecnologiche, sul territorio e sul tessuto produttivo. Penso che questo sia rimasto un ambito da analizzare ancora e da implementare da parte dei vari ministeri, perché potrebbe essere molto interessante anche in termini di riconversione in alcune aree industriali che oggi scontano, chiaramente, alcune difficoltà.
  Proprio per rimarcare il tema delle difficoltà di alcuni comparti, volevamo chiederle, ad esempio sul tema Piaggio Aerospace, qual è la posizione che il Governo vorrà portare avanti. È notizia di questa mattina che sono stati sbloccati gli stipendi di 1.200 dipendenti, ma in realtà il tema non è solo quello. Abbiamo il fondo emiratino che ha chiesto l'amministrazione straordinaria. Non abbiamo in questo momento, su un'azienda che riteniamo strategica, con una dimensione e un livello occupazionale significativo, una strategia da parte nazionale. Penso, invece, che debba essere portato a riflessione quello che si potrà fare sulla Piaggio Aerospace rispetto a un ambito, quello dei droni, estremamente interessante.
  Il terzo punto riguarda la cosiddetta «diplomacy» all'interno dell'ambito aerospaziale. Anche dai precedenti Governi erano stati conclusi accordi – circa una sessantina – in ambito internazionale. Chiaramente, questo tema ha aperto relazioni, come lei già precedentemente evidenziava, con alcuni dei grandi player internazionali, che hanno, però, aperto le porte anche su altri settori collaterali al tema aerospaziale. Anche su questo sarebbe interessante capire Pag. 11 come si vorrà muovere il Governo in un ambito estremamente delicato, che si porta comunque dietro anche un altro tema, ossia il tema della formazione e dell'istruzione di livello, che su questo potrebbe trovare, tra l'altro, anche spazi significativi come nuovi sbocchi per i giovani italiani.
  Non da ultimo, ma penso che questa istanza verrà accolta sia dalla presidenza che dal sottosegretario, essendo questo un tema estremamente strategico per la nostra nazione, strapparle la promessa che questo possa diventare un incontro periodico in cui sviluppare questi ambiti. Riteniamo sia estremamente significativo. Può essere uno di quei settori su cui puntare per il rilancio innovativo della nazione.

  CARLO PIASTRA. Ringrazio il sottosegretario per la relazione esaustiva, che ha dato un'idea di quanta attenzione ci sia da parte del Governo su un settore che ha importanti ricadute anche in termini occupazionali e di produttività, oltre che per la tutela della tecnologia italiana, che è un vanto, un orgoglio che questo Governo ha dimostrato nella relazione di avere particolarmente a cura.
  Mi è rimasta solamente una domanda, perché la relazione ha coperto tanti temi. Sul tema lanciatori, che la transizione tra Ariane 5 e Ariane 6 e tra Vega e Vega 6 possa comportare ingenti costi sia per l'ESA che per l'Italia, è una voce che sta girando. Vorrei sapere se è attendibile e, se sì, come il Governo intenda intervenire.

  PRESIDENTE. Non essendovi altri interventi, prima di passare la parola al sottosegretario, mi permetto di fare un passaggio su una delle riflessioni che lei ha voluto portare alla nostra attenzione. In particolare, stante l'eccellenza italiana in questo settore, credo anche rispetto ai programmi che sono stati avviati, e alcuni anche finanziati (penso in particolare a quello della Cina), mi chiedo se questo faccia sì che l'Italia si possa affacciare oggi con una posizione nettamente di favore e di vantaggio rispetto al passato.
  Credo che il passaggio che lei ha voluto fare rispetto a una maggiore e ben più qualificata presenza dell'Italia all'interno degli organismi internazionali, penso all'ESA, e quindi anche al tema di far sì che ci sia una rappresentanza qualificata ma anche sostanziale, sia un passaggio non di poco conto. Sinceramente auspico che ciò possa accadere e credo che il Parlamento in questo senso debba anche offrire tutte le opportunità per far sì che l'Italia sia sempre più rappresentata. Questo dà la misura anche di quello che si può fare. Spiace constatare che, rispetto alle tre presenze che avevamo all'interno di ESA, oggi ce ne sia soltanto una, dunque auspichiamo che si possa recuperare quella posizione. Ugualmente, penso anche al tema dell'astronauta e credo che debba essere percorsa questa strada per rafforzare la nostra presenza.
  Credo che oggi, forse anche a seguito della legge n. 7 del 2018, ci sia la possibilità, attraverso un'opera di coordinamento maggiore e sempre più efficace, di far sì che quello che c'è già in Italia, la specificità, la qualità e l'eccellenza italiana in questo settore siano corrisposte anche da una presenza significativa negli organi che decidono, e che di conseguenza possano ampliarsi. Mi auguro che, da questo punto di vista, tutte le forze politiche vogliano sostenere questa tesi e sicuramente portare avanti questi risultati. Ovviamente la Commissione, per quello che è di sua competenza e per le cose che può mettere in campo, è a disposizione per sostenere questo percorso.
  Lascio la parola al Sottosegretario Giorgetti per la replica.

  GIANCARLO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio. Procedo in ordine di domanda. Per quanto riguarda le nuove basi di lancio, voi sapete che sostanzialmente ESA utilizza una base di lancio situata nella Guyana francese, Kourou. Questa è di fatto la base monopolista per quanto riguarda i lanci, ed è una base vocata anche per i lanci di grandi dimensioni, quelli su cui lavora soprattutto Ariane.
  I portoghesi stanno ipotizzando – io ho ricevuto il Ministro portoghese recentemente a Palazzo Chigi – alle Azzorre una nuova base di lancio, finanziata ovviamente Pag. 12dai fondi europei, tale nuova base di lancio potrebbe costituire un'alternativa, potrebbe rompere questo tipo di monopolio. La cosa potrebbe essere interessante, perché questa base di lancio alternativa alle Azzorre potrebbe essere la piattaforma ideale per quanto riguarda i lanci verticali dei piccoli vettori, i Vega-C Light, che rappresentano sostanzialmente il settore dove siamo particolarmente forti, noi con Avio.
  Questa, che al momento è un'ipotesi a cui stanno lavorando i portoghesi, che stanno cercando di creare un consenso, è un'ipotesi che noi – lo dico in particolare all'onorevole Colla che ha sollevato il punto – stiamo valutando con attenzione, perché potrebbe essere interessante per il motivo che vi ho poc'anzi esposto.
  Per quanto riguarda le basi del nostro Paese, l'Italia ha una stazione a Malindi, ma non credo sia d'attualità o concretamente possibile in questo momento, per una situazione di natura geopolitica e sociopolitica, utilizzare questa realtà.
  Potrebbe essere interessante sapere, invece, che sono in fase di studio due opzioni per gli eventuali lanci di tipo orizzontale, vale a dire l'aeroporto di Grottaglie in Puglia e l'aeroporto militare di Decimomannu in Sardegna. Questi sono progetti interessanti perché prevedrebbero la possibilità del lancio di vettori orizzontali. Capisco che stiamo parlando di cose che appaiono al di là del tempo, però, siccome questo è un settore strategico e la strategia implica l'importanza, da un lato, e la proiezione nel tempo, dall'altro, stiamo cominciando a ragionare per non ritrovarci spiazzati, dal momento che ciò di cui parliamo oggi in termini meramente ipotetici domani potrebbe diventare realtà.
  È evidente che, non essendo l'Italia vicino all'equatore e, quindi, non avendo il vantaggio di poter prendere la spinta che gira verso est quando vengono lanciati i missili, non abbiamo altre possibilità.
  Ad ogni modo, ho voluto prospettarvi questa ipotesi portoghese perché è sul tavolo, c'è stata presentata, e l'aeroporto di Grottaglie in particolare è un'ipotesi che stiamo valutando in termini di valutazione e di studio di fattibilità.
  Vengo, giustamente, alle domande poste dall'opposizione. Noi intendiamo portare avanti i programmi. Non abbiamo la volontà di fare cambiamenti di direzione. Anzi, anche in sede europea evidentemente la nostra posizione vuole essere anche semplicemente rafforzata. Poi aggiungerò alcune considerazioni in merito alle questioni poste dall'onorevole Saltamartini. Certamente c'è tutto il tema del nuovo bilancio europeo, che è più complessivo e che ha molti problemi, in cui gli stanziamenti su questi settori, ovviamente a detrimento magari di altri tradizionali settori finanziati dall'Unione europea, come l'agricoltura, potrebbero (a nostro giudizio, dovrebbero) essere adeguatamente valorizzati.
  Vengo adesso a un tema posto dall'onorevole Piastra, quello del Vega-C e dell'Ariane 6. Qui abbiamo evidenziato un problema sui lanciatori. Il passaggio da Vega a Vega-C e da Ariane 5 ad Ariane 6 è un passaggio che riguarda sempre l'ESA, ma non ha la stessa valenza anche in termini di costi e di ricadute per l'Italia. Infatti, mentre per l'uscita dal Vega «italiano» al Vega-C «italiano», con assunzione di responsabilità in carico all'Italia circa gli eventuali extracosti del Vega-C, noi rivendichiamo e cerchiamo di ribadire in sede europea che manterremo quel tipo di impegno, chiediamo e ribadiamo che analoghi impegni debbano essere sostenuti dalle controparti, in particolare dai francesi, per quanto riguarda gli extracosti sull'uscita dall'Ariane 5, che presenta qualche problema. Non a caso, sono state avviate delle audit a livello di ESA per valutare esattamente gli sviluppi di costo, anche del progetto Ariane 6, che, anch'esso, non è interamente finanziato e qualche question mark continua ad averlo.
  È un tema che ho chiarito, con una lettera ufficiale, anche al direttore generale di ESA, ribadendo che gli accordi sottoscritti dall'Italia in ordine a ciò che ci compete intendiamo mantenerli, però contestualmente chiediamo che anche gli altri li rispettino.
  Per quanto riguarda il rapporto con la NASA, che prosegue in modo eccellente, giustamente l'onorevole Benamati ha ricordato Pag. 13 che l'accordo bilaterale con la NASA è una peculiarità «italiana», peculiarità che ESA «ci rimprovera». C'è un accordo del 1999 - purtroppo, dico io - che ribalta eventuali extracosti su di noi proprio in relazione al fatto che noi abbiamo anche un altro canale, diversamente dagli altri, per accedere allo spazio. Quindi, intendiamo chiedere all'ESA di rivedere questo accordo, che riteniamo penalizzante. Contemporaneamente l'accordo che abbiamo con la NASA a partire dal 2021 (ogni cinque anni scatta il turno per l'accesso allo spazio per un italiano) potrebbe garantire l'opportunità di un volo umano nello spazio per un italiano, attraverso appunto questa collaborazione con la NASA, che ribadisco continua e su cui c'è una valutazione di importanza strategica consolidata.
  In relazione al caso Villadei e all'eventuale volo russo, tutto quello che stanno facendo – dico «stanno» anche per chiarire il ruolo di chi vi parla nell'ambito della politica spaziale – è qualcosa che non deve pregiudicare i rapporti in sede ESA e in sede NASA. Noi, forse perché siamo italiani, forse perché tradizionalmente abbiamo esplorato diverse strade, con i cinesi, con i russi e anche un po’ con gli israeliani ci siamo portati avanti, ma questo non può incrinare i rapporti instaurati precedentemente con altre autorità spaziali.
  Il rapporto tra industria della difesa, Aeronautica militare e ASI è quello che deve essere, ovvero un rapporto di collaborazione. Ho sentito alcune polemiche al riguardo – poi arrivo al tema ASI – e sono circolate voci di ipotesi di commissari, di commissariamento dell'ASI, di sbilanciamento dallo scientifico al militare, ma francamente, come spesso accade, sono voci incontrollate, che non hanno nessun fondamento. Credo che ciascuno debba fare il proprio mestiere e ritengo che il contributo dell'industria della difesa sia evidente in questo settore. Non se ne può prescindere. Ma il dato scientifico rimane, comunque, quello rilevante.
  Per quanto riguarda la vicenda CIRA non dirò niente, in quanto ci sta lavorando altra autorità, che è noto, da Montesquieu in avanti, e stabilito anche dalla nostra Costituzione, ha una sua autonomia di valutazione e azione, quindi restiamo in attesa degli esiti di quelle vicende.
  Per quanto riguarda l'ASI, premesso che chi vi parla è segretario del COMINT (Comitato interministeriale per le politiche relative allo spazio e all'aerospazio), non ha neppure diritto di voto, quindi coordina solamente altri dodici ministri, da lì c'è la sintesi dell'indirizzo politico. Questo è lo spirito della legge n. 7 del 2018. Naturalmente, come Presidenza del Consiglio, la sintesi la portiamo avanti e la decliniamo. Inoltre, per quanto riguarda le nomine, queste non spettano al COMINT, ma competono in modo articolato, come prevede la legge, ai diversi Ministeri.
  In particolare, per quanto riguarda l'esclusione dell'ASI dal tavolo ministeriale, il Governo ha dato un parere favorevole a quell'emendamento, perché si ritiene che ASI non sia un organo politico, a differenza del Comitato, che è organo politico, composto da Ministri e dal presidente della Conferenza Stato-regioni, ma un organo «tecnico», e come tale giustamente partecipa, ma non può votare, come non può votare neppure il segretario del Comitato, ovvero chi vi parla. Quindi, in termini meramente ipotetici sono dodici coloro che votano. Potrebbero votare a maggioranza. Naturalmente questo aprirebbe una crisi di Governo, che magari qualcuno auspica, però teoricamente quello è un mini Consiglio dei ministri che «potrebbe» – lo dico tra virgolette – appunto teoricamente decidere anche a maggioranza. Quindi, quella «esclusione» ha un senso, o almeno noi abbiamo ritenuto che potesse avere un senso.
  Per quanto riguarda il commissariamento di ASI, qui si è venuta a creare una situazione proprio in coincidenza dell'entrata in vigore della legge n. 7 del 2018, una coincidenza di oggettiva situazione di incertezza.
  Premetto che la sostituzione di tutti gli indicati in organismi di vertice da parte del Governo, dopo lo scioglimento delle Camere e a legislatura iniziata, è consentita entro i sei mesi dalla legge Frattini, e questo strumento è stato utilizzato da questo Governo in misura parca e limitata Pag. 14rispetto alle potenzialità, credo sul caso Ferrovie e pochi altri.
  Nel caso specifico, invece, faccio riferimento a quanto mi è stato fornito dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, in quanto il consiglio di amministrazione di ASI è così composto: il presidente è designato dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, quattro consiglieri sono designati dal Ministero dell'economia e delle finanze, dal Ministero degli affari esteri, dal Ministero della difesa e dal Ministero dello sviluppo economico. Come si potrà notare, la Presidenza del Consiglio e chi vi parla, non hanno neppure la possibilità di nominare né il presidente né un consigliere di amministrazione.
  Ciò che ha sicuramente fatto la Presidenza del Consiglio, quando è scaduto il consiglio di amministrazione, è sollecitare tutte le parti interessate, i cinque ministeri incaricati, a designare, in base alla legge, i loro rappresentanti. Per quanto riguarda i quattro ministeri, con un po’ di ritardo hanno designato i componenti; mentre, per quanto riguarda il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, si è deciso di non confermare la designazione del professor Battiston, che è intervenuta nel mese di maggio 2018, sulla base di una relazione del collegio dei revisori dell'ASI che segnalava alcuni aspetti problematici, vale a dire il mancato parere del comitato che non era ancora stato costituito. Badate, non è colpa di nessuno, sostanzialmente. La circostanza è stata frutto di una situazione di vacatio del Governo. Insomma, la legge era approvata, ma non c'era un Governo, non era stato ancora costituito. Dopodiché, quando si è formato il Governo, l'ha messo in piedi. Ma soprattutto la designazione non era ancora stata registrata né presso l'Ufficio centrale del bilancio né presso la Corte dei conti. Insomma, nessuno, dopo avere designato il professor Battiston, aveva inviato la nomina a questi soggetti.
  Indipendentemente da tutto, il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha ritenuto, a questo punto, di revocare la nomina e di far partire una nuova procedura di nomina, sempre attraverso il vecchio comitato, scelto dal precedente Governo, ovverosia utilizzando i cinque «esperti-saggi» decisi dal precedente Governo, che avrebbero dovuto presidiare la rinomina del nuovo presidente.
  Quattro di questi esperti, il cui mandato sarebbe scaduto il 31 dicembre 2018, hanno ritenuto di non portare avanti la procedura, perché il «bando» che avevano definito non era stato approvato dal ministero, su parere dell'Avvocatura generale dello Stato. Quindi, il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha provveduto, proprio recentemente, a integrare il comitato di selezione con altri quattro esperti, vale a dire la professoressa Ercoli Finzi, il professor Bussoletti, il professor Maltoni e la professoressa Rotundi, che vanno ad aggiungersi all'ingegnere Mauro Ferrari, che ne era già componente.
  È importante sottolineare questo aspetto perché adesso partirà, come prevede la legge, una procedura trasparente e aperta, in cui tutti coloro che sono interessati proporranno le candidature, e in base a criteri scientifici verrà scelto il miglior profilo da indicare come nuovo presidente dell'ASI, al fine di porre fine il prima possibile al commissariamento e ricostituire il consiglio di amministrazione anche con gli altri quattro consiglieri indicati dai vari ministeri.
  Come sapete, è stato presentato un ricorso presso la giustizia amministrativa da parte del professor Battiston, per cui aspetteremo gli esiti anche di quella vicenda per capire se l'azione da parte del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, corroborata dai pareri dell'Avvocatura dello Stato, sia fondata oppure sia ragionevole la posizione del professor Battiston.
  Vengo ai tempi in cui il Commissario di ASI produrrà i documenti strategici di cui ha parlato l'onorevole Benamati: il 17 dicembre saranno pronte di fatto le linee d'indirizzo da parte del Governo, che sono state già definite e sono in consultazione ai dodici ministeri e alla presidenza delle regioni interessata. Il professor Benvenuti ha accennato alla situazione non dico di imbarazzo, Pag. 15 però è chiaro che dipende dalla durata della procedura di selezione e di nomina del nuovo vertice; se la procedura procede spedita, come è giusto che sia, il nuovo vertice definirà i documenti strategici di indirizzo, se invece questo non dovesse avvenire, è chiaro che toccherà alla struttura commissariale in qualche modo fornirveli.
  Per quanto riguarda le questioni poste dall'onorevole Porchietto, dico che questo è un tema veramente decisivo per il futuro del Paese; noi ci stiamo lavorando, come ho detto abbiamo avviato tutta una serie di incontri in sede di distretto, stiamo cercando di coinvolgere il più possibile tutti gli operatori, anche tutti quelli di filiera, quelli piccoli e medi che in qualche modo si agganciano a questa che è veramente una locomotiva di industria che può reggere la competizione e può produrre anche occupazione qualificata.
  Abbiamo chiesto ad ASI una mappatura diffusa di tutte le iniziative che sono state avviate, delle decine e decine di iniziative di collaborazione avviate nel passato; la situazione che si è venuta a creare in ASI non ha aiutato ad accelerare questo processo, ma ovviamente noi siamo molto interessati a gestire questo tipo di collaborazione che, partendo da giovani ricercatori, produce delle situazioni per cui l'Italia continua a rimanere uno dei player più importanti nel contesto internazionale.
  Sul tema di Piaggio prima di tutto come Governo abbiamo rispettato le decisioni del Parlamento. Il piano industriale, che era stato costruito su Piaggio relativamente ai droni, è venuto a cadere, nel senso che quel piano industriale e l'interesse degli azionisti di Piaggio si basavano su un equilibrio economico garantito da quel tipo di commesse e se quel tipo di commessa viene meno, viene riarticolata, viene ridefinita, evidentemente questo diventa un problema grosso.
  Piaggio ha al proprio interno delle competenze che sicuramente hanno un valore di mercato indipendentemente dalla vicenda droni (penso alla manutenzione e quant'altro), però è evidente che non può e non basta quello. C'è stata una diplomazia ad altissimo livello da parte del Governo, quindi Presidenza del consiglio, cercando la condivisione e la collaborazione di importanti player dell'industria nazionale, in particolare di Leonardo, però la partecipazione e la condivisione anche da parte di queste realtà è subordinata all'equilibrio economico e aziendale, e non può essere ovviamente vista come una mera operazione di salvataggio fine a se stesso, con una forma surrettizia di aiuto di Stato, che peraltro non potrebbe stare in piedi.
  La situazione quindi è delicata, è stata trattata ai massimi livelli e c'è ovviamente ancora attenzione, perché sul tavolo c'è la situazione di Piaggio, ma potrebbero esserci altre collaborazioni su altri settori, in altri ambiti, che potrebbero aiutare a trovare una via di uscita, però non tocca a me, non è mia competenza dire cose che stanno seguendo e sono di competenza di altri.
  Chiudendo, circa la sollecitazione della presidente Saltamartini «dobbiamo contare di più in Europa», dico che questo potrebbe essere uno slogan che vale sempre e in ogni caso diamo un incoraggiamento anche al Presidente Conte che proprio in questi minuti è impegnato in una sorta di «missione spaziale su Marte».
  Prima facevo una battuta con i giornalisti, perché per quanto riguarda quel settore la partita si sta giocando appunto in sede di Consiglio ESA, dove noi davvero diamo un contributo importante in termini finanziari percentuali del bilancio di ESA e ci aspettiamo che ci sia un ritorno in questi termini. Trovo ad esempio anomalo che, in tanti anni, poche missioni, forse una, di volo umano nello spazio abbia riguardato un astronauta italiano nell'ambito ESA. Quindi, se non ci fossero le opportunità offerte da NASA, oggi ci troveremmo spiazzati.
  Il modo in cui ci stiamo muovendo è quindi quello di trovare spazio sia in termini di voli, come è giusto che sia, per i nostri astronauti e anche per il reintegro nella dimensione prevista in numero di quattro, sia per quanto riguarda gli elettorati.
  Oggi e domani c'è la proposta che è stata posta in discussione da parte del Pag. 16direttore generale Woerner di confermare tutti i direttori attuali fino al 2024, però onestamente a me sembra una situazione sbilanciata. Quindi, il mandato che ha ricevuto il Commissario dell'ASI (non c'era bisogno di darlo perché ne era assolutamente convinto) era di cercare di integrare spazio; c'è una direzione che viene a scadenza, quella delle tecnologie, ovviamente noi abbiamo dei candidati eccellenti e cercheremo di giocare la partita, però, come potete immaginare, le maggioranze che si vanno a creare anche in funzione dei futuri equilibri di ESA sono non dico mutevoli, però soggiacciono a tante altre valutazioni.
  Dico anche un'altra cosa: non ci sono soltanto i direttori generali, ci sono anche i capi dipartimento, dei quali ne abbiamo numerosi e competenti, ma abbastanza «anziani». Anche lì occorrerà fare una politica di rimpiazzo adeguato con risorse adeguate, perché ovviamente la presenza di nostri funzionari ad ogni livello nell'ambito ESA è propedeutica ad un occhio di attenzione rispetto a tematiche della nostra industria aerospaziale.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Colucci.

  ALESSANDRO COLUCCI. Quali sono i numeri complessivi rispetto a queste ultime valutazioni di una presenza italiana? Quante sono le posizioni apicali, le posizioni di capi servizio? Lo chiedo per capire anche quanto sia deficitaria la presenza italiana.

  GIANCARLO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio. Glielo dico subito. Innanzitutto, quanto contribuisce l'Italia al budget di ESA: 470 milioni di euro, l'11,8 per cento. Per farvi un esempio, la Spagna dà il 5,2 per cento, l'Olanda il 2,3, la Francia il 24,2, il Regno Unito l'8,4.
  Abbiamo dieci direttori in questo momento; abbiamo un direttore, che è l'italiano Ongaro, poi una serie di direttori, un belga, uno svizzero, un inglese, due tedeschi, un olandese, due francesi. Diciamo che la percentuale non quadra. Quello che voglio dire è che facciamo il tifo perché in questo momento il professor Benvenuti sta lottando. C'è un'unica posizione vacante, siamo in competizione con altri evidentemente; c'è il direttore delle telecomunicazioni vacante, può darsi che domani abbiamo la bella notizia che l'Italia riesce a portare a casa il secondo direttore. Credo che sia una cosa ampiamente condivisa, vediamo come va a finire.
  Anche l'altro aspetto è da tenere in considerazione: comunque, in tutte le posizioni, anche non direttamente di vertice, dobbiamo avere la possibilità di avere nostri elementi che possono in qualche modo farsi valere.

  PRESIDENTE. Se non ci sono altre domande, ringrazio il Sottosegretario Giorgetti per l'audizione svolta. Il sottosegretario è nostro gradito ospite ogni qual volta riterrà di voler tornare a illustrare i passi in avanti fatti e ovviamente ogni qual volta i commissari riterranno opportuno, come dovere, volerlo riavere in audizione.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 16.20.