XVIII Legislatura

Commissioni Riunite (IV Camera e 4a Senato)

Resoconto stenografico



Seduta n. 6 di Martedì 16 ottobre 2018

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Rizzo Gianluca , Presidente ... 3 

Audizione del Comandante Generale dell'Arma dei carabinieri, Generale C.A. Giovanni Nistri (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):
Rizzo Gianluca , Presidente ... 3 
Nistri Giovanni , Comandante generale dell'Arma dei carabinieri ... 3 
Rizzo Gianluca , Presidente ... 20 
Corda Emanuela (M5S)  ... 20 
Gasparri Maurizio  ... 20 
Nistri Giovanni , Comandante generale dell'Arma dei carabinieri ... 20 
Gasparri Maurizio  ... 20 
Nistri Giovanni , Comandante generale dell'Arma dei carabinieri ... 21 
Gasparri Maurizio  ... 21 
Nistri Giovanni , Comandante generale dell'Arma dei carabinieri ... 21 
Gasparri Maurizio  ... 21 
Nistri Giovanni , Comandante generale dell'Arma dei carabinieri ... 21 
Gasparri Maurizio  ... 21 
Deidda Salvatore (FDI)  ... 21 
Garavini Laura  ... 22 
Ferrari Roberto Paolo (LEGA)  ... 22 
Rizzo Gianluca , Presidente ... 23 
Nistri Giovanni , Comandante generale dell'Arma dei carabinieri ... 23 
Rizzo Gianluca , Presidente ... 23 

ALLEGATO: Presentazione informatica illustrata dal Comandante Generale dell'Arma dei carabinieri ... 24

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero: Misto-MAIE;
Misto-Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica: Misto-CP-A-PS-A;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Noi con l'Italia-USEI: Misto-NcI-USEI;
Misto-+Europa-Centro Democratico: Misto-+E-CD.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
DELLA IV COMMISSIONE DELLA CAMERA DEI DEPUTATI GIANLUCA RIZZO

  La seduta comincia alle 13.40.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata, anche attraverso la trasmissione diretta sulla web-TV della Camera dei deputati e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione del Comandante Generale dell'Arma dei carabinieri, Generale C.A. Giovanni Nistri.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, delle Commissioni congiunte IV Camera e 4a Senato, del Comandante generale dell'Arma dei carabinieri, Generale di Corpo d'Armata Giovanni Nistri.
  Saluto la vicepresidente della Commissione difesa del Senato, senatrice Donno, e tutti i colleghi presenti. Do quindi il benvenuto, anche a nome della vicepresidente Donno, al Comandante generale dell'Arma dei carabinieri, Generale di Corpo d'Armata Giovanni Nistri, oltre che al Generale di Brigata Mario Cinque e al Maggiore Gennaro Petruzzelli.
  Ricordo che l'audizione che ci accingiamo a svolgere rappresenta il seguito di un ciclo di approfondimenti istruttori con i vertici delle Forze armate, al fine di fare il punto sulle maggiori questioni di interesse all'avvio dei lavori di questa fase di inizio legislatura.
  Ricordo, altresì, che alle ore 15 avranno luogo le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo, pertanto i nostri lavori si dovranno concludere entro tale orario.
  Come convenuto con la vicepresidente Donno, dopo l'intervento del Generale Nistri sarà data la parola ad un parlamentare per gruppo per un primo giro di interventi, che vi invito a contenere nel limite di tre minuti.
  Dopo la replica del Generale, se il tempo residuo lo consentirà, potrà avere luogo un secondo giro di domande da parte di altri colleghi che ne facciano richiesta. Ove non fosse possibile svolgere la replica, potremmo prevedere un seguito dell'audizione o convenire che le risposte vengano inviate in forma scritta.
  Chiedo dunque ai colleghi di far pervenire fin da ora al banco della Presidenza la propria iscrizione a parlare. Do adesso la parola al Comandante generale dell'Arma dei carabinieri, Generale Nistri.

  GIOVANNI NISTRI, Comandante generale dell'Arma dei carabinieri. Grazie presidente Rizzo, vicepresidente Donno, onorevoli senatori e deputati, buona giornata a tutti.
  Porto il saluto mio, del Generale Cinque e dei colleghi qui presenti. Ovviamente è un grande privilegio per me poter essere qui e ringrazio, a nome di tutta l'Arma, per la possibilità che mi viene data di illustrare la nostra situazione e le nostre progettualità.
  Mi scuso se leggerò l'intervento, ma lo faccio anche per contingentare un po’ i tempi; secondariamente mi scuso per la voce piuttosto rauca e per i colpi di tosse, ma devo avere qualche problemino alle corde vocali. Pag. 4
  I Carabinieri, come sapete, accompagnano la storia dell'Italia, della nazione, sin dal 1814. Incidentalmente, ricordo che nella presentazione informatica proiettata sono contenute piccole sintesi di quello che dirò. È un rapporto che si è sviluppato nel tempo e che trova la sua massima espressione nella simbiosi, unanimemente riconosciuta, con il territorio e con le comunità; un rapporto che, per dirla con un termine in voga da qualche tempo, ma che per noi inizia 204 anni fa, realizza un'autentica e concreta prossimità.
  Infatti, noi per oltre due secoli abbiamo mantenuto la stessa missione – corpo di militari deputato alla protezione e difesa dei cittadini, nei primi regolamenti – le stesse fondamenta organizzative, finanche la stessa denominazione dei reparti: uno per tutti, la stazione. Una continuità che è stata caratterizzata, però, dalla costante capacità di aggiornamento e adattamento alle mutevoli esigenze e ai nuovi scenari.
  Questa è l'emblematica espressione – per usare un termine indicato dalla signora Ministro della difesa – della resilienza dell'Istituzione, che ha nel suo genoma organizzativo, in uno con il correlato patrimonio di valori, l'attitudine ad essere interprete delle aggiornate istanze di tutela del Paese. Questa è la nostra caratteristica, che ci consente di corrispondere con credo riconosciuta efficienza alla crescente domanda di sicurezza, anche con riferimento a un'ampia gamma di interessi collettivi costituzionalmente garantiti, quali le condizioni del lavoro, l'ambiente, la salute, il patrimonio culturale.
  Insieme con la resilienza, patrimonio distintivo di tale identità genetica, costante e imprescindibile, è la dualità della missione e delle conseguenti capacità operative dell'Istituzione, Forza armata in servizio permanente di pubblica sicurezza. E siamo, dunque, pienamente partecipi dei sistemi di sicurezza interna e di difesa esterna del Paese. Ciò consente, da un lato, che la sicurezza pubblica si giovi della «militarità» dell'Arma, con sperimentate capacità di comando e controllo, tali da saldare in un unicum operativo la fitta trama molecolare delle migliaia di presìdi diffusi sul territorio; dall'altro, permette al sistema della Difesa di avvalersi delle competenze che fanno parte del patrimonio professionale del carabiniere, non solo quelle che riguardano esclusivamente la polizia militare, ma anche in quanto operatori di polizia, peculiare portato di esperienza e capacità operative, da cui consegue l'originale contributo alle operazioni di pace dei nostri reparti, di cui parlerò oltre.
  Alla luce di questi riferimenti, vengo ora a illustrare le recenti iniziative di ammodernamento e di razionalizzazione e l'impegno operativo sostenuto, ovviamente nel quadro delle risorse umane e finanziarie disponibili. Oggi, a fronte di una forza prevista dalle leggi pari a 117.950 unità, i carabinieri sono 108.947; mancano, quindi, 9.003 militari, pari al 7,6 per cento del totale delle dotazioni organiche.
  Il processo di aggiornamento dell'organizzazione, assistito da quello di spinta all'informatizzazione delle procedure, ha consentito di attestare a poco più di 3.000 unità, cioè al 2,75 per cento della forza complessiva, il numero di militari impiegato in compiti gestionali, ossia finalizzati a garantire l'essenziale supporto logistico e amministrativo alle unità operative ed addestrative. Questo, in parte, mitiga il suddetto deficit di organico sul rendimento operativo delle cinque organizzazioni funzionali in cui l'Arma è strutturata: centrale, addestrativa, territoriale, mobile e speciale, forestale ambientale e agroalimentare, a cui si aggiungono i reparti per esigenze specifiche, come il Reggimento Corazzieri, i Comandi Carabinieri Camera dei deputati e Senato e via discorrendo.
  L'organizzazione territoriale assorbe il 75,5 per cento di tutto il nostro personale, per un totale di 85.215 posizioni d'impiego. La nostra struttura territoriale porta 4.575 stazioni, 64 tenenze, 536 reparti territoriali e compagnie, 14 gruppi e 103 comandi provinciali, che costituiscono quel sistema integrato di presidio, conoscenza e attività a cui ho fatto poc'anzi cenno, ancorato alle diverse comunità, in grado di leggere i territori per coglierne le dinamiche sociali e criminali. Lo dice la cronaca. Per esempio, gli autori dell'efferata rapina in villa Pag. 5perpetrata a Lanciano qualche settimana fa sono stati individuati perché erano già sospettati di alcuni furti agli esercizi commerciali dai Carabinieri del luogo, che avevano indirizzato su di loro l'attenzione investigativa e avviato attività tecniche che sono state propedeutiche alla cattura di tutti e cinque. A Palermo, lo scorso luglio, gli sviluppi di uno spunto informativo acquisito dai militari della stazione Carabinieri Uditore, nel corso dell'attività ordinaria di controllo del territorio, hanno permesso di conseguire un importante risultato investigativo nel contrasto alla criminalità organizzata, con dieci soggetti arrestati perché responsabili di associazione per delinquere transnazionale, favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, traffico di armi da guerra e riciclaggio.
  Più in generale, il valore aggiunto della prossimità si riflette sulla concretezza dell'azione di polizia, non meno che sulla percezione di sicurezza dei cittadini. Infatti, i reparti dei Carabinieri, in ragione della loro capillare distribuzione, perseguono oltre il 72 per cento del totale dei reati denunciati a tutte le Forze di polizia, assicurano il 63 per cento dei reati scoperti, effettuando il 60 per cento delle denunce e il 55 per cento degli arresti. Questo ultimo contributo è ancora più marcato se solo si considera che l'Arma effettua il 61 per cento di tutti gli arresti in flagranza di reato, a riprova dell'efficacia dell'attività preventive e della capacità di proiettare su tutto il territorio nell'arco delle 24 ore i servizi perlustrativi, con l'impiego giornaliero circa di 75.000 Carabinieri/giorno.
  Le sole stazioni e tenenze Carabinieri procedono per circa il 69 per cento dei reati e scoprono oltre il 52 per cento degli autori rispetto a tutte le altre attività di tutti gli altri reparti dell'Arma e delle Forze di polizia. Naturalmente questo impegno, intensissimo, si stringe a un elevato rischio, sempre più immanente e imprevedibile, in ragione di condotte criminali caratterizzate da violenze frequentemente gratuite e sproporzionate, che è un fenomeno a cui stiamo assistendo sempre con maggiore preoccupazione; condizioni operative difficili che ci consegnano una statistica che merita attenzione.
  Negli ultimi cinque anni (dal 2014 al 30 settembre 2018), nel corso dell'attività istituzionale, undici Carabinieri hanno perso la vita e 9.576 sono stati feriti. Solo quest'anno siamo a 1.097 feriti o contusi più o meno gravi, oltre a sei deceduti. Si aggiunge un significativo numero di militari che hanno riportato lesioni intervenendo liberi dal servizio. Per queste ragioni dedichiamo ogni attenzione all'organizzazione territoriale, nel tentativo di rafforzarne gli assetti specie nelle aree di maggiore sofferenza, periferiche o comunque interessate da endemiche manifestazioni criminali.
  Per esempio, in Campania è stata recentemente promossa l'istituzione del gruppo Carabinieri di Aversa e del reparto territoriale di Mondragone, che contiamo di rendere operativi entro l'anno in corso al fine di accrescere le capacità di controllo del territorio e investigative in un'area che è notoriamente caratterizzata da aggressive manifestazioni di criminalità organizzata e non solo.
  Dal 5 settembre è operativo lo Squadrone eliportato Cacciatori Puglia, che replica nell'area garganica, atavicamente interessata da cruente manifestazioni di crimine organizzato, le proficue esperienze maturate da queste peculiari unità in Calabria, Sicilia e Sardegna.
  Apro una parentesi: proprio oggi abbiamo avuto notizia dell'arresto di due persone collegate a quell'efferato quadruplice omicidio dello scorso anno in provincia di Foggia, grazie anche all'attività investigativa e di controllo del territorio sia dei reparti territoriali, sia dei Cacciatori.
  In merito ai Cacciatori di Puglia, segnalo a tale proposito la disponibilità dell'Aeronautica militare, nei cui locali è stata temporaneamente accasermata l'unità in attesa della realizzazione della sede definitiva presso la base dell'Aeronautica militare di Amendola. Ciò conferma una piena e totale, corale condivisione di intenti tra le quattro Forze armate, costantemente tradotta in misure di reciproco supporto e concreta interoperabilità. Pag. 6
  La duttilità dell'organizzazione territoriale ci consente altresì di fronteggiare con immediatezza, ove serve, situazioni di emergenti criticità – ricordo Foggia stessa, Ostia, Napoli e Bitonto – senza tralasciare altre aree particolarmente sensibili sull'intero territorio nazionale, dove abbiamo potenziato l'azione di prevenzione e di contrasto con rinforzi talvolta sul piano organico e molto spesso attraverso la riserva di manovra costituita da compagnie di intervento operativo presso i battaglioni, che ha in sé il valore aggiunto della rapidità della risposta.
  Tutto questo è il prodotto di un fare tangibile e immediato, che non può prescindere dall'intervento di uomini e donne Carabinieri e dalle altre Forze di polizia, che restano gli ineludibili parametri di riferimento per ogni strategia operativa nel settore della sicurezza interna.
  In questa prospettiva il concorso dei militari delle altre Forze armate nella vigilanza dedicata a specifici obiettivi sensibili è un contributo importante, nell'esclusiva ottica di liberare risorse significative delle Forze di polizia da devolvere al re-infittimento della rete di sicurezza territoriale di presidio vigilanza dinamica e investigativa.
  Detta esigenza consegue, come già detto, all'accresciuta domanda di sicurezza dei cittadini che merita di essere corrisposta nonostante le statistiche sulla delittuosità segnino, così come si registra, generalizzate flessioni dei principali indicatori. Naturalmente la risposta a questa esigenza passa necessariamente attraverso il potenziamento del dispositivo delle Forze di polizia, conseguibile solo con un coerente piano di assunzioni straordinarie, che consentano, come vedremo oltre, di recuperare i disavanzi di forza maturati negli anni dal 2012 al 2016 di blocco totale o parziale del turnover, conseguendo così il ripianamento dei relativi organici.
  Peraltro, quella delle Forze di polizia è una funzione che richiede specifiche professionalità e approcci operativi, un know-how non surrogabile né con un ampliamento dei compiti delle pur apprezzatissime risorse efficacemente impegnate in strade sicure, né ipotizzando il ricorso sistematico a strutture di polizia locali già impegnate nelle molteplici incombenze, proprie della Polizia amministrativa, che chiamiamo «urbana».
  Non sfugge a nessuno, infatti, la complessità sottesa alla gestione di qualsiasi evento riconducibile all'ordine e alla sicurezza pubblica e la necessità che le attività di prevenzione generale e quelle di Polizia giudiziaria siano impostate e condotte con visioni e competenze più ampie di quelle esprimibili da organi legittimati a operare in determinate circostanze o solo su scala locale.
  Nel passare all'attività di contrasto alla criminalità organizzata, il richiamato unicum operativo dato dall'azione combinata di reparti territoriali e del raggruppamento operativo speciale, il ROS, si conferma particolarmente produttivo, con il susseguirsi di operazioni che, solo nell'ultimo quinquennio, hanno consentito l'arresto di 3.705 persone per associazione di tipo mafioso, la cattura di complessivi 1.191 latitanti appartenenti a organizzazioni criminali, di cui quattro pericolosi inseriti nel programma speciale di ricerca, nonché il sequestro e la confisca di quasi 8 miliardi di euro – 7,9 miliardi per correttezza – disarticolando nella loro interezza pericolosi sodalizi criminosi.
  Proprio sul piano della capacità investigativa, in relazione alle previsioni del cosiddetto «decreto sicurezza e immigrazione», auspichiamo l'introduzione, in sede di conversione, della possibilità di accesso anche per le Forze di polizia a competenza generale, ai sistemi informativi della banca dati dell'Agenzia delle entrate, allo scopo di consentire un più ampio ed efficace sviluppo delle indagini in materia di criminalità organizzata e terrorismo, con riguardo alle imprescindibili connessioni tra attività delittuose e flussi economici.
  Sul fronte dei rischi connessi con la minaccia terroristica, tutte le componenti investigative sono impegnate nella ricerca di segnali di radicalizzazione, condividendo informazioni e analisi con le altre Forze di polizia e con le agenzie di sicurezza nell'ambito del Comitato di analisi strategica Pag. 7antiterrorismo, che è uno strumento vincente e irrinunciabile di indirizzo e valorizzazione degli sforzi operativi.
  Quanto alla prevenzione, abbiamo attivato una rete dedicata di controllo e ingaggio, ventidue aliquote di primo intervento operanti in altrettanti capoluoghi di provincia, nell'ambito dei piani di controllo coordinato del territorio, e quattordici squadre operative di supporto inquadrate nei reggimenti e battaglioni mobili. Sono assetti particolarmente addestrati ed equipaggiati, che consentono la proiezione media giornaliera nei centri a maggiore esposizione al rischio non solo nelle grandi città – penso per esempio a Pompei in determinate circostanze, o anche a momenti di aggregazione giovanile per concerti particolari eccetera – di circa 280 unità, in costante collegamento con il gruppo di intervento speciale nel caso si rendano necessari interventi risolutivi.
  Con pari efficacia rivolgiamo la nostra attenzione ad ambiti operativi che guardano ai nuovi orizzonti della sicurezza allargati ad interessi collettivi e richiedono risorse dedicate e particolarmente qualificate. Lo facciamo nei comparti di specialità, recentemente sottolineati dal decreto legislativo n. 177 del 2016, che rafforza le peculiari competenze dell'Arma nella tutela della salute, del patrimonio culturale, del lavoro e nella tutela ambientale.
  Prima di soffermarmi sull'intervenuto potenziamento degli assetti dell'Arma nella tutela dell'ambiente, ritengo utile fare cenno all'impegno del Comando carabinieri per la tutela del lavoro per garantire la sicurezza dei lavoratori e per contrastare il caporalato, fenomeno abietto che costituisce violazione degli articoli 1 e 3 della Costituzione e, quindi, è di grave impatto. Sono nella memoria di tutti, infatti, i tragici accadimenti occorsi in provincia di Foggia il 4 e il 6 agosto scorso, quando hanno trovato la morte, in seguito a due distinti incidenti stradali, sedici braccianti agricoli di origine africana.
  Dal 2016, anno di introduzione della nuova formulazione dell'articolo 603-bis del codice penale, l'Arma ha deferito all'autorità giudiziaria 459 persone e ne ha arrestate 125 per intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, elevando sanzioni amministrative per 96 milioni di euro e accertando truffe per oltre 35 milioni di euro.
  Auspichiamo che un ulteriore incremento dell'attività investigativa derivi dalla recente attivazione del reparto operativo in seno al Comando carabinieri per la tutela del lavoro, proiettabile sull'intero territorio nazionale per affrontare criticità emergenti.
  L'efficacia di questa misura sarebbe accresciuta dal rafforzamento organico di 65 unità complessive, per le quali è stata già avanzata specifica proposta al competente dicastero anche per l'assunzione degli oneri economici.
  La riconosciuta redditività dei comparti di specialità ha trovato nuovo ed epocale impulso – come è ben noto – con l'unificazione del Corpo forestale dello Stato all'Arma dei carabinieri. I reperti del Corpo sono stati riconfigurati nell'ambito dell'organizzazione per la tutela forestale, ambientale e agroalimentare e posti in sistema con il Comando per la tutela ambientale e il Comando per la tutela agroalimentare già nell'Arma, assicurando con visione unitaria l'esercizio di tutte le funzioni specialistiche della tutela dell'ambiente, senza soluzione di continuità né frammentazione di competenze.
  Nelle scelte organizzative del processo di unificazione, oltre al consolidamento della funzione propriamente investigativa, sono stati perseguiti due obiettivi prioritari. Il primo: sostenere la presenza nelle aree boschive del Paese a fini di prevenzione; il secondo, rafforzare gli assetti a tutela della biodiversità.
  In tale quadro generale è stato, quindi, avviato il potenziamento della operatività delle 784 stazioni Carabinieri Forestale e delle 148 stazioni Carabinieri Parco, direttamente impegnate nell'attività di prevenzione, ossia controllo e vigilanza delle foreste. In primo luogo, sono state attribuite alle Legioni Carabinieri territoriali le funzioni di supporto logistico e amministrativo dei reparti dell'Arma forestale, così come già esercitate – su base aerale – in favore Pag. 8dei reparti delle altre organizzazioni dell'Arma. Tale riorganizzazione ha consentito di recuperare 899 unità organiche a beneficio delle stazioni Carabinieri Forestale e 121 unità per le stazioni Carabinieri Parco, in precedenza allocate presso le articolazioni di vertice delle aree funzionali organizzative dell'ex Corpo forestale dello Stato.
  È stato così possibile in via iniziale riattivare tre delle 37 tra stazioni Forestali e stazioni Parco tenute dal Corpo forestale dello Stato in posizione quadro, ovvero ordinativamente esistenti, ma a forza zero: Sanremo, San Benedetto Val di Sambro e San Marcello Pistoiese.
  In secondo luogo, contestualmente attingendo da corsi in atto nell'Arma ancor prima dell'unificazione e proseguendo con successivi arruolamenti, abbiamo iniziato a ricoprire i posti d'impiego lasciati scoperti dal Corpo, soprattutto nelle aree boschive rurali, preservando così la specializzazione forestale e recuperando i livelli di operatività dei reparti.
  Infatti, con riferimento alle 424 vacanze organiche registrate al 1° gennaio 2017, il giorno del passaggio, momento dell'unificazione, sono state subito dirottate a favore dei reparti forestali cento unità scelte tra i militari frequentatori di corsi di formazione – per così dire – ordinari già in atto, che hanno aderito a specifica interpellanza. Nell'anno in corso sono stati reclutati ulteriori 394 Carabinieri destinati al comparto che, al compimento dell'iter formativo, che è un po’ più lungo di quello dei Carabinieri ordinari, saranno impiegati quasi esclusivamente nelle stazioni, al fine di consolidare i livelli di operatività nella specializzazione, in linea con la priorità individuata.
  Inoltre, presso i nuclei dei Carabinieri di biodiversità, che gestiscono – ricordo a me stesso – 130 riserve naturali e dieci foreste demaniali, abbiamo assunto con contratto a tempo indeterminato 144 operai, 99 dei quali erano stati impiegati a tempo determinato nel 2017, garantendo così la continuità delle indispensabili attività manutentive, e ulteriori 60 operai saranno assunti a tempo indeterminato nel corso del biennio 2019-2020.
  Quanto alla progressiva integrazione e armonizzazione del personale proveniente dal Corpo forestale dello Stato, è in fase di completamento il percorso verso la compiuta equiparazione degli istituti economici e normativi, residuando solamente taluni aspetti, quali l'allineamento dei limiti ordinamentali di collocamento in congedo per quanto concerne gli ufficiali e il personale dei ruoli forestali, dei periti revisori, operatori e collaboratori all'agenda degli ulteriori interventi correttivi di provvedimenti di riordino dei ruoli delle Forze di polizia che il Governo ha annunciato di voler adottare nel 2019.
  Sempre in tema di trattamento economico e previdenziale, stiamo affrontando il problema conseguente alla mancata applicazione, dal 2009 sino all'unificazione, da parte di NoiPA, delle trattenute a carico del personale proveniente dal Corpo forestale, 6.754 unità, per la parte concernente la maggiorazione del 15 per cento delle competenze fisse e il conseguente mancato versamento all'INPS. Si tratta di circa 50 milioni, di cui circa 37,5 quale quota da versare da parte dello Stato, mentre i rimanenti 12,5 milioni di euro dovranno essere trattenuti al personale interessato. Naturalmente, quando tutta questa manovra sarà compiutamente definita, insieme all'INPS, sarà adottato un criterio di assoluta quotizzazione dello spettante, in modo da non incidere sul personale interessato.
  In tale quadro di assoluta attenzione a tutto il personale transitato viene in rilievo il contenzioso promosso avverso i provvedimenti con cui il Capo del Corpo forestale dello Stato assegnò il personale dipendente alle Amministrazioni destinatarie. Si tratta di 350 ricorsi giurisdizionali e 15 ricorsi straordinari al Presidente della Repubblica, per un totale di 2.816 ricorrenti, almeno a quanto risulta a noi. A tal proposito, in sei pronunce di primo grado sono stati rigettati i ricorsi azionati da sindacati come condotte sindacali presso quattro diversi Tribunali del lavoro. In ventidue casi il giudice amministrativo si è pronunciato in favore dei ricorrenti. Si tratta, in particolare, di diciannove unità assegnate ai Vigili del fuoco, un'unità alla Guardia di Pag. 9finanza e un'unità alla Polizia di Stato che hanno chiesto di transitare nell'Arma, oltre a un'unità assegnata all'Arma che ha chiesto, viceversa, il transito nei Vigili del fuoco. Ancora, 64 sono i procedimenti sospesi in attesa che la Corte costituzionale, nel marzo prossimo, si pronunci sui rilievi sollevati dai TAR di Abruzzo e Veneto, che riguardano 760 ricorrenti e 273 sono i procedimenti non ancora discussi.
  Va sottolineato, infine, che delle 560 unità assegnate al Corpo nazionale dei vigili del fuoco, alla Polizia di Stato o alla Guardia di finanza, 81 hanno chiesto, in sede di ricorso giurisdizionale individuale, di transitare nell'Arma.
  Con riguardo ai rilievi di costituzionalità sollevati dai citati due TAR, riassumibili nella cosiddetta «militarizzazione forzosa» e nella mancata possibilità di scelta dell'Amministrazione di destinazione da parte del personale già forestale (ho sintetizzato molto, ovviamente, questa parte), va doverosamente premesso che all'atto dell'unificazione hanno esercitato l'opzione di transito verso altre Amministrazioni, con la salvaguardia economica dell'assegno ad personam, solo 236 forestali, a fronte di complessivi 607 posti resi disponibili dal Dipartimento della funzione pubblica.
  Tuttavia, è stato ritenuto utile da parte dell'Arma prospettare agli uffici legislativi dei Ministeri competenti un'ipotesi normativa volta ad offrire al personale già appartenente al disciolto Corpo un'ulteriore possibilità di esercitare l'opzione per il reimpiego presso altre pubbliche amministrazioni. Si tratta, evidentemente, di un percorso che non può prescindere dalla necessità di evitare sbilanciamenti, che si andrebbero a ripercuotere sull'effettività e l'efficacia dei livelli di tutela ambientale e richiede, a consuntivo, commisurate assunzioni straordinarie di personale da destinare alla specialità.
  Anche per quanto concerne le predisposizioni e le dotazioni strumentali alle attività operative, sono state adottate – e sono tuttora adottate, ovviamente – specifiche misure di potenziamento, tutte ispirate, vorrei sottolinearlo, non dal mero processo sostitutivo in sé per sé, che sarebbe costoso e inutile, ma da una oggettiva valutazione di funzionalità logistica e operativa. Per esempio, la rete telematica dell'Arma è stata estesa a tutti i reperti forestali con la contestuale distribuzione di 2.052 personal computer di ultima generazione, per consentire l'accesso diretto a essenziali applicazioni gestionali e banche dati operative.
  Parimenti, per le comunicazioni in fonia sono stati distribuiti apparati radio digitali, sino ai minori livelli ordinativi, sostituendo la rete radio analogica del Corpo, ormai vetusta e da tempo inutilizzata. Lo stesso servizio del numero di pubblica utilità 1515 è stato ottimizzato con il trasferimento delle linee presso le centrali operative dei Comandi provinciali dei capoluoghi di regione, che garantiscono risposte con continuità nelle ventiquattro ore, offrendo così una migliore aderenza del servizio. In precedenza, ricordo che le centrali operative regionali del Corpo erano attive solo in orario diurno e deviavano le chiamate pervenute nell'arco serale e notturno all'unica centrale operativa nazionale in Roma.
  Sul piano della mobilità terrestre, l'Arma ha ricevuto dal Corpo 3.338 veicoli, oltre il 60 per cento dei quali in ciclo logistico da più di dieci anni e per il 9 per cento dichiarati successivamente fuori uso perché non più idonei al servizio e peraltro non in linea con le più recenti normative in materia di emissioni inquinanti. Il rinnovo del parco mezzi è stato avviato con l'assegnazione di 196 nuovi veicoli, tra cui 110 fuoristrada.
  Nel settore aereo l'Arma ha acquisito dalla flotta del Corpo sedici elicotteri, di cui all'atto dell'unificazione solo sei risultavano operativi, e un aereo ad ala fissa. Ad oggi ne sono operativi dodici. Permangono due velivoli inefficienti dal 2014, uno incidentato dal 2016 e uno inefficiente dal 2013, non più recuperabili e le cui parti meccaniche sono utilizzate per le riparazioni degli altri velivoli. In gergo la chiamano «cannibalizzazione».
  Sul piano delle infrastrutture è stato avviato un programma di razionalizzazione che prevede il rilascio di 147 immobili, di cui 112 in locazione passiva, per un risparmio complessivo a regime di 1,87 milioni di Pag. 10euro, che poi è pari al 62 per cento del totale delle spese di affitto sostenute dal Corpo, nonché economie di gestione stimate in 1,2 milioni di euro.
  Al fine di favorire l'accorpamento delle sedi è stato predisposto, con l'Agenzia del demanio, un progetto tipo per la realizzazione di un'infrastruttura in grado di ospitare sia il presidio dell'Arma territoriale, sia il reparto dell'Arma forestale. Peraltro, la progettualità prevede la realizzazione di immobili con sistemi antisismici innovativi, fondazioni adatte alle caratteristiche geologiche dei siti, strutture portanti in acciaio, elevata efficienza energetica così da qualificarli quali edifici ad energia quasi zero. La prima struttura di tale tipologia, che ospiterà entrambe le realtà operative, sarà quella di Montereale (L'Aquila), dove la nostra sede era rimasta fuori uso a seguito del terremoto del 2016.
  Ancora con riguardo al Piano dei risparmi, va segnalato che l'allevamento in proprio effettuato presso i centri di selezione equestre dei reparti biodiversità ha permesso di individuare 31 esemplari per l'impiego presso il reggimento a cavallo e il reggimento corazzieri, con un contenimento degli oneri di rimonta pari a 155.000 euro, a cui si sommano 36.000 euro derivanti dal risparmio conseguito con la diretta produzione di foraggio destinato all'alimentazione di tutti i cavalli dell'Arma.
  L'obiettivo è quello di sostituire completamente nel tempo la rimonta dei cavalli dei nostri reparti e di restituire i reparti automontati a cavallo in tutti i reparti del disciolto Corpo forestale dello Stato che se ne avvalevano.
  Più in generale, i risparmi conseguenti al processo di unificazione, quantificati in sede di previsione della legge di bilancio 2017 in 7,2 milioni di euro, si sono attestati nel primo anno di esercizio così come documentato a consuntivo del bilancio dello stesso anno in complessivi 9,7 milioni di euro; una contrazione complessiva delle spese di funzionamento cui è corrisposta una riduzione dei centri di spesa utilizzando la struttura amministrativa già presente nell'Arma.
  È stato così possibile diminuire da quarantacinque a tre il numero dei funzionari delegati, oggi operativi presso il Comando unità forestali, il raggruppamento biodiversità e la scuola forestale di Cittaducale, in linea peraltro con i princìpi della riforma del codice dei contratti e le determinazioni dell'Autorità nazionale anticorruzione in materia di accentramento e qualificazione delle stazioni appaltanti. Ulteriori importanti iniziative sono state avviate e proseguite tramite i canali di finanziamento dell'Unione europea. Undici i progetti Life in corso, per un budget di 3,4 milioni di euro, tra i quali quelli dedicati alla protezione e conservazione del lupo anche dalle minacce derivanti dall'ibridazione della razza autoctona, nonché quelli finalizzati alla tutela dell'orso e delle altre specie cosiddette «prioritarie» dall'utilizzo illegale del veleno. Anche i risultati, tutto sommato, riteniamo che siano incrementati.
  Confrontando i dati dei primi otto mesi dell'anno in corso rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, si rileva che i controlli eseguiti sono cresciuti del 18 per cento, mentre gli illeciti amministrativi sono aumentati del 26 per cento. Nell'antincendio boschivo il decreto legislativo n. 177 del 2016, nel confermare il ruolo preminente delle regioni e delle province autonome rispetto alla competenza concorrente degli assetti dello Stato, ha attribuito ai Carabinieri l'attività di prevenzione e repressione delle violazioni e di perimetrazione delle aree percorse dal fuoco e al Corpo nazionale dei vigili del fuoco lo spegnimento anche con mezzi aerei. La previsione normativa si è tradotta sul piano operativo in due protocolli di intesa sottoscritti con il Corpo nazionale dei vigili del fuoco.
  Conseguentemente, nel 2017, abbiamo ceduto ai reparti dei Vigili del fuoco 186 automezzi specializzati per l'antincendio, 951 radio terra-base-terra per le comunicazioni con i mezzi aerei di spegnimento e 16 velivoli con le annesse dotazioni antincendio.
  La campagna estiva AIB (antincendio boschivo) del 2017, la prima attuata nel nuovo assetto, è stata caratterizzata da una Pag. 11contingenza ambientale molto critica, che ha favorito l'innesco e la propagazione degli incendi boschivi in Italia come del resto in altri Paesi europei, segnatamente Francia e Portogallo, ma potremmo metterci anche la Bosnia.
  Pari condizioni si erano peraltro verificate con cadenza quinquennale nel 2007 e nel 2012, allorquando le superfici percorse dal fuoco raggiunsero estensioni analoghe a quelle del 2017. Ritengo, pertanto, prive di fondamento alcune polemiche che hanno ricondotto le responsabilità della recrudescenza del fenomeno nel 2017 a presunte minori capacità del sistema di spegnimento attivo degli incendi se esclusivamente e strettamente correlate all'unificazione del Corpo forestale all'Arma.
  Invero, però, ragionando nello stesso modo, si dovrebbe ora sostenere che la riorganizzazione del servizio a seguito del trasferimento di competenze ha prodotto più elevati livelli di efficienza. Infatti, nel 2018 si è registrata una drastica riduzione del numero degli eventi incendi (meno 81 per cento rispetto al 2017), accompagnata da un ancora più evidente contrazione delle aree percorse dal fuoco (meno 94 per cento), passando inoltre da una superficie media per incendio di circa 20 ettari a una di 6,2 ettari. Al di là delle differenziazioni climatiche, che sicuramente incidono, sta di fatto che nell'incendio, ad esempio, che il 25 settembre scorso ha interessato un'ampia zona di macchia mediterranea in provincia di Pisa, l'Arma ha immediatamente attivato, in piena sinergia, le proprie risorse specialistiche e investigative.
  Il gruppo Carabinieri forestali ha proceduto al sopralluogo delle zone percorse dal fuoco per impedire possibili inneschi e ha operato d'intesa con il nucleo investigativo del Comando provinciale per gli esiti successivi. Sta di fatto che l'azione di contrasto al fenomeno ha condotto negli ultimi due anni alla denuncia in stato di libertà di 695 persone e all'arresto di ulteriori 97 soggetti per il reato di incendio boschivo, a fronte, a puro titolo di esempio statistico, delle 187 denunce e dei tre arresti segnalati nel 2016, ultimo anno prima del passaggio.
  Quanto alla prevenzione, su richiesta del dipartimento della Protezione civile, è stata fornita anche quest'anno la disponibilità di tre elicotteri NH-500, di cui uno rischierato in Sicilia. È stata altresì prevista la presenza di Carabinieri forestali presso le sale operative unificate permanenti delle regioni, per migliorare l'interconnessione informativa. Sono stati inoltre conclusi accordi con le squadre antincendio delle regioni e con le associazioni di volontariato per incrementare la vigilanza sulle aree boschive. Infine, è stata condotta una specifica campagna di controlli straordinari sui comuni delle aree interessate negli ultimi anni dagli incendi boschivi, per verificare la presenza e l'aggiornamento del catasto comunale dei soprassuoli boschivi percorsi dal fuoco.
  Sul punto abbiamo anche avanzato alcune proposte normative che riteniamo utili a migliorare l'azione di prevenzione, attraverso l'estensione dei divieti di sfruttamento delle aree percorse dal fuoco, l'esclusione dalla possibilità di fruire di erogazioni comunitarie e la previsione della pena accessoria dell'incapacità di contrarre con la pubblica amministrazione per i condannati per incendio boschivo.
  Confidiamo che le proposte possano essere considerate in sede legislativa, a partire, qualora condivise, dal provvedimento di conversione del cosiddetto decreto «sicurezza e immigrazione».
  In tale quadro complessivo di operatività, tra i nostri obiettivi prioritari si pone anche quello di garantire la continuità del servizio istituzionale in situazioni critiche per effetto di disastri e calamità naturali. Le intense esperienze vissute in occasione dei più recenti eventi sismici ci hanno indotto ad aggiornare la capacità di risposta a situazioni di emergenza potendo contare su un'organizzazione logistica modulare, autonoma e rapidamente dispiegabile, che assicuri l'operatività e l'autonomia dei reparti e del personale senza incidere sulle strutture di Protezione civile, da destinare interamente al soccorso e all'accoglienza alla popolazione: autonomizzarsi per cercare di prestare il servizio senza incidere poi sulle strutture complessive. Infatti, nei Pag. 12comuni dell'Italia centrale colpiti dagli eventi sismici del 2016 e del 2017 abbiamo collocato da subito moduli abitativi provvisori in luogo delle stazioni dei Carabinieri danneggiate, nonché cucine campali su shelter per garantire l'autosufficienza e il concorso al sostegno delle popolazioni.
  In questa prospettiva si inquadra anche il protocollo siglato con il dipartimento della Protezione civile che prevede la fornitura e il trasporto di tali moduli rendendo per così dire strutturale questa importante misura. L'impegno operativo sinora descritto, sostenuto dall'eccezionale patrimonio di professionalità e dedizione del nostro personale, che intendo ringraziare per quello che fa tutti i giorni, trova ulteriore elemento di forza nella prospettiva sinergica offerta dal modello di coordinamento delle Forze di polizia.
  L'attuale assetto normativo e attuativo del modello di coordinamento, infatti, continua a rappresentare un riferimento di assoluta modernità al quale l'Arma aderisce con piena convinzione. I Comitati provinciali per l'ordine e la sicurezza pubblica, sotto la guida dei prefetti, confermano la loro straordinaria efficacia operativa, realizzando unità di indirizzo di tutti i soggetti che condividono progetti nel settore della sicurezza. Il contributo dei reparti dei Carabinieri può essere emblematicamente espresso da un dato statistico che ritengo assai significativo.
  L'Arma da sola inserisce il 74 per cento dei fatti registrati nella banca dati SDI (sistema di indagine) delle Forze di polizia, accrescendo in misura prevalente un patrimonio informativo pienamente condiviso fra tutte le Forze di polizia. Con pari impegno sosteniamo la banca dati del DNA. Escludendo le attività svolte dalla Polizia penitenziaria negli istituti di pena, infatti, i reparti Carabinieri hanno repertato sinora oltre il 60 per cento dei profili genetici complessivamente inseriti. Riteniamo, quindi, che questo modello di condivisione delle informazioni di interesse operativo possa essere esteso ad altre banche dati, che ad oggi non prevedono pari condizioni di accesso per tutte le Forze di polizia. Oltre alla già indicata banca dati dell'Agenzia delle entrate, mi riferisco all'archivio delle persone alloggiate nelle strutture ricettive, l'applicativo Alloggiati Web, gestito unicamente dalla Polizia di Stato e al quale, nel rispetto dei protocolli di tutela della privacy, abbiamo da tempo chiesto l'accesso al fine di poter disporre nell'immediatezza dell'importante patrimonio informativo.
  Più in generale, per l'Arma la tecnologia costituisce un irrinunciabile moltiplicatore di efficienza anche sul piano squisitamente operativo. Uno dei più importanti progetti sviluppati è l'evoluzione del sistema informativo per l'analisi investigativa, che potenzia le capacità info-operative dei reparti dedicati al contrasto al terrorismo e alla criminalità organizzata, anche conferendo capacità di esplorazione nei diversi livelli della rete e nei social network. Anche sul piano della storia dell'organizzazione interna, come peraltro ho già detto in precedenza parlando della riduzione del personale impiegato in funzione di supporto, i processi attraverso i quali l'Arma governa le proprie risorse sono assolti con l'impiego di un'evoluta piattaforma di gestione e condivisione delle informazioni, diffusa sino ai minori livelli ordinativi, qualificata da una lenta ma progressiva dematerializzazione dei documenti.
  Relativamente alla sicurezza informatica, settore nevralgico per l'Istituzione, sono state adottate soluzioni tecnologiche organizzative che hanno previsto la costituzione di un nostro Computer Emergency Team sin dal 2015, con scopi di prevenzione, analisi minacce e reazioni a eventi cibernetici in sistema con le reti della Difesa delle Forze armate. Nei prossimi cinque anni, se saranno confermate le previsioni di bilancio, impiegheremo 100.000 euro per questo settore specifico della cyber security.
  Il crescente livello della minaccia cibernetica e l'esigenza di adeguamento alle più recenti norme ci hanno indotto a innalzare il livello di sicurezza della nostra rete intranet con progetti di finanziamento pluriennali, quali il SICOTE, il sistema per il controllo del territorio, e con il fondo previsto dalla legge di bilancio 2017, al fine di Pag. 13conseguire l'elevazione dell'architettura informatica.
  Vorrei soffermarmi anche sull'attività fuori dai confini nazionali, poiché riteniamo che l'Arma sia una componente significativa del sistema Paese, nel quadro del più ampio impegno delle Forze armate italiane per la stabilità nelle aree di crisi. Al momento, infatti, sono circa mille i Carabinieri impegnati all'estero, sia a tutela delle sedi diplomatiche nazionali, prerogativa istituzionale che qualifica il nostro rapporto con il MAECI, e sempre in stretta intesa con il Ministro della difesa e con lo stato maggiore della difesa, sia nelle missioni di pace e di sicurezza internazionale. In tale ambito abbiamo promosso il moderno concetto di stability policing, nel quadro del più ampio impegno del Paese e delle Forze armate italiane per la stabilità, attraverso un supporto alla ricostruzione delle istituzioni di sicurezza e delle Forze di polizia locali.
  L'Arma oggi opera con propri assetti in diciannove missioni presenti in quindici Paesi nei quali assicura attività riconducibili a due principali modalità di intervento. La prima è costituita dalla polizia esecutiva, chiamata a sostituire o a integrare forze di polizia collassate o non in grado di far fronte al proprio mandato. In Kosovo, ad esempio, supportiamo la locale Police Force svolgendo compiti di polizia generale, specialistica e di intelligence criminale nell'ambito della Multinational Specialized Unit (MSU) nell'operazione KFOR della NATO.
  La seconda è rappresentata dalla polizia di rafforzamento rivolta alla costituzione delle capacità e delle istituzioni locali, attraverso strutturate attività di monitoraggio, assistenza e consulenza a livello tattico, operativo e istituzionale. Così è per le missioni addestrative italiane in Somalia, Palestina, Libano, Libia, Gibuti, Mali, Afghanistan e nel Sahel. In quest'ultimo contesto una particolare menzione merita l'iniziativa addestrativa nel teatro operativo iracheno, ove l'Arma esercita la leadership a livello internazionale e dispiega la Police Task Force, iniziativa multilaterale nell'ambito della coalizione globale per la lotta a Daesh, volta ad addestrare le forze di polizia locali.
  Dal 2015 sono 21.500 i poliziotti formati somministrando corsi di polizia basica, intelligence criminale, antiterrorismo, rispetto dei diritti umani, tematiche e prospettive di genere, protezione del patrimonio culturale. La marcata connotazione multinazionale e interagenzia del progetto ha condotto all'attivazione, all'interno dello Stabilization Working Group della coalizione anti-ISIL, di un sottogruppo dedicato al Police Training, a guida del Ministero degli affari esteri e dell'Arma dei carabinieri, per rendere sinergiche le attività ai vari livelli, veicolando lungo il canale politico-diplomatico i progressi e gli sviluppi dell'iniziativa. Un'ulteriore riunione del consesso presso la Scuola ufficiali carabinieri si terrà alla presenza del vertice politico nazionale il 24 ottobre.
  Accanto alla Polizia esecutiva di rafforzamento, volta essenzialmente a proiettare stabilità in aree di crisi, l'Arma conduce molteplici ulteriori attività di cooperazione strutturata orientata a promuovere il modello organizzativo operativo istituzionale, al quale guardano con interesse molte forze di polizia di molti altri Paesi. Si tratta di una sorta di military diplomacy attraverso cui l'Arma concorre al perseguimento degli obiettivi diplomatici nazionali di lungo termine nelle aree di crisi e alla diffusione degli standard internazionali relativi al rispetto dei diritti umani. In definitiva, uno strumento di politica militare attuato attraverso l'opera sul campo delle Forze armate e ricondotto nell'ambito della responsabilità della Difesa, previo raccordo e condivisione degli obiettivi perseguiti con il MAECI.
  Uno dei pilastri di tale strategia, per quanto concerne, evidentemente, il concorso fornito dall'Arma, è costituito dagli accordi di cooperazione con i vertici delle forze di sicurezza straniere nel quadro delle iniziative che, ai sensi dell'articolo 167 del codice dell'ordinamento militare, il Comandante generale dell'Arma può assumere con i paritetici organismi esteri nei settori organizzativo, addestrativo, tecnico-scientifico e logistico. Sono stati, infatti, Pag. 14conclusi accordi con l'Uganda, il Ruanda, la Namibia, l'Algeria, la Somalia, Gibuti, la Moldavia, Abu Dhabi, il Qatar, il Messico, l'Autorità nazionale palestinese e con organizzazioni internazionali quali Eastern Africa Police Chiefs Cooperation Organization, che riunisce i capi delle polizie dell'Africa orientale. Talune di queste intese consentono il distacco di ufficiali o personale dei Carabinieri con funzioni di advisor in favore dei rispettivi comandanti stranieri, realizzando un network preziosissimo, specie in un continente in continua crescita, come l'Africa, per noi molto importante anche ai sensi di quella difesa avanzata di cui ha parlato il Capo di stato maggiore della difesa. Svolgiamo questo ruolo anche con riferimento a quelle competenze specialistiche d'eccellenza che in patria costituiscono per l'Arma comparti di specialità. Infatti, per quanto attiene alla tutela del patrimonio culturale, il progetto dell'UNESCO Unite for Heritage, i cosiddetti «caschi blu» per la cultura, ha visto la costituzione di un assetto interministeriale denominato task force Unite for Heritage, unico nel suo genere a livello mondiale e già impiegato con successo nel teatro iracheno.
  In questo settore abbiamo, inoltre, proposto di avviare nell'ambito di Europol un analysis project dedicato, denominato Art Crime, volto a favorire lo scambio di informazioni a supporto di attività investigative.
  Sempre nell'ambito della cooperazione internazionale, nel corso dell'anno si sono conclusi i primi due corsi «Ranger» condotti in Uganda e Ruanda, in favore di operatori di polizia e guardia parchi e un prossimo corso sarà avviato in Zambia, grazie al concorso dei Carabinieri forestali. Inoltre, in Kosovo un team specialistico di personale del ruolo forestale ha supportato le autorità locali nel contrasto alla problematica del taglio illegale di legname.
  Infine, il Comando carabinieri per la tutela della salute sta svolgendo un'attività di cooperazione promossa dall'istituto italo-latino americano per il miglioramento in quell'area degli standard qualitativi di protezione della catena alimentare.
  L'esperienza che complessivamente è stata maturata in questo settore estero ha consentito di capitalizzare competenze e professionalità, riconosciute in ambito internazionale, che hanno prodotto strumenti per la gestione delle crisi di assoluto rilievo oggi ospitati in un unico polo, la caserma Chinotto di Vicenza, dove operano il centro di eccellenza NATO per le polizie di stabilità (CoESPU), principalmente orientato verso l'ONU, il quartier generale permanente della forza di gendarmeria europea, Eurogendfor, prioritariamente dedicata alle operazioni di crisis management dell'Unione europea, e il centro di eccellenza NATO per le polizie di stabilità, il NATO SP COE.
  Il CoESPU, costituito nel 2005, è nato come progetto italo-statunitense con l'obiettivo di incrementare le capacità delle forze di polizia, soprattutto nel continente americano, alla partecipazione alle missioni di peacekeeping delle Nazioni unite. Oggi, a tredici anni dalla sua fondazione, il centro rappresenta un hub dottrinale addestrativo internazionalmente riconosciuto e in continua espansione: sono oltre 10.900 gli studenti formati provenienti da 115 differenti Paesi e 17 organizzazioni internazionali. Tra queste, le unità di polizia «robusta» FPU (Formed Police Unit) per l'impiego in missioni ONU, la cui certificazione è affidata al CoESPU a seguito di un memorandum d'intesa con il Dipartimento per le operazioni di mantenimento della pace delle Nazioni unite (UN DPKO); Eurogendfor, organizzazione multinazionale di sette forze di polizia, che contribuisce all'organizzazione di crisis management prioritariamente nell'Unione europea, ma anche a favore delle Nazioni unite e della NATO; infine, il Centro di eccellenza NATO per le polizie di stabilità costituito nel 2015 su proposta dell'Arma, accreditato e posto alle dipendenze funzionali del NATO Allied Command Transformation di Norfolk, un think tank dedicato all'elaborazione della dottrina in materia di polizia di stabilità e all'addestramento in favore dei Paesi dell'Alleanza atlantica e partner della NATO.
  È proprio attraverso questo centro che l'Arma ha avviato e continua a sviluppare il Pag. 15concetto di stability policing, a cui ho fatto cenno poc'anzi, e a cui l'Alleanza ha conferito il rango di dottrina, con ciò affermando il ruolo di leader svolto nel settore dall'Arma, e dunque dalla Difesa italiana, e dunque dall'Italia a livello internazionale nel settore. Mi riferisco alla pubblicazione AJP-3.22, primo documento dottrinale approvato dalla NATO e prodotto dall'Italia, per il quale l'Arma svolge le funzioni di custodian per conto dell'Alleanza.
  Il prossimo passo è ora rappresentato dall'approvazione del documento NATO Stability Policing Concept, il primo concetto strategico alleato sviluppato dalla Difesa italiana attraverso l'Arma dei carabinieri, proprio per fissare i presupposti per l'impiego di capacità della polizia di stabilità.
  Quanto detto, però, mancherebbe di concretezza se non fosse riferito alle risorse finanziarie, anche in relazione agli sviluppi che è lecito attendersi nei prossimi anni. Il bilancio dell'Arma, di cui esporrò a breve le specifiche, è attestato principalmente sul Ministero della difesa, compresa l'intera funzione forestale. Sono, invece, a carico del Ministero dell'interno le spese di missione per polizia giudiziaria, di accasermamento e di casermaggio, connesse con l'assolvimento dei compiti di tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica, per complessivi 300 milioni circa. Sono, inoltre, a carico dei dicasteri interessati le principali spese di funzionamento dei comandi per la tutela del lavoro, della salute ambientale, agroalimentare e culturale, per circa 14 milioni di euro.
  Torniamo alle risorse sul bilancio del Ministero della difesa, allo stato, lo stanziamento dei capitoli dell'Arma per il corrente esercizio finanziario ammonta a 7.381 milioni di euro, ripartiti nei settori personale, per 6.800 e rotti milioni di euro, e funzionamento, per i rimanenti 556 milioni di euro, a loro volta ripartiti tra esigenze di esercizio (434,8 milioni) e investimento (122 milioni). Naturalmente, queste dotazioni non comprendono le risorse integrative di auspicato afflusso relative alla richiesta di prelevamento dal Fondo spese impreviste per fronteggiare esigenze eccezionali per manutenzioni delle infrastrutture, del parco veicoli e per missioni e trasferimenti, per un totale di circa 11 milioni.
  Per quanto concerne il settore esercizio, sarebbe auspicabile che con la legge di bilancio 2019 lo stanziamento per l'Arma fosse adeguato all'esigenza reale, evitando la necessità di integrazioni nel corso dell'anno, procedura che penalizza l'attività di programmazione e gestione delle risorse, anche alla luce delle innovazioni normative. Sarebbe, in particolare, necessario un incremento di circa 40 milioni di euro da destinare alle esigenze di manutenzione dei mezzi e delle infrastrutture, alle attività di polizia giudiziaria addestrative e di formazione del personale, alla gestione dei sistemi informativi e all'avvio di un programma di noleggio per il rinnovo dei mezzi della componente forestale, che è gravemente deficitaria per la situazione rinvenuta.
  Con riferimento, invece, al settore dell'investimento, le recenti leggi di bilancio hanno definito un nuovo modello di erogazione delle risorse statali, incentrato su fondi pluriennali su base quindicennale, sia per lo sviluppo infrastrutturale sia per l'acquisto e l'ammodernamento di mezzi strumentali per le Forze di polizia. A nostro modo di vedere, tale modello ha consentito una migliore stabilizzazione della programmazione finanziaria e, quindi, nell'auspicata ipotesi di un rifinanziamento da accordare con la legge di bilancio 2019, abbiamo già presentato alla difesa progettualità, ripeto, quindicennali per circa un miliardo di euro in settori di importanza strategica: il potenziamento dei mezzi terrestri e aeronavali, la costruzione e l'adeguamento di nuove infrastrutture antisismiche e l'ammodernamento delle reti telematiche.
  Quanto al settore infrastrutture, segnalo il progressivo rilascio degli immobili in locazione passiva con il trasferimento dei reparti in strutture demaniali in sedi confiscate, nonché in caserme dismesse dalle altre Forze armate. Dal 2010 le economie in questo settore assommano a oltre 39 milioni di euro. L'assegnazione di 68 milioni di euro, già richiesti al CIPE per il tramite del Ministero della difesa, per la Pag. 16funzionalizzazione di strutture acquisite dall'Esercito, consentirebbe, inoltre, di proseguire iniziative per la valorizzazione del patrimonio immobiliare della Difesa, con indubbio vantaggio, garantendo la piena operatività dei reparti ed evitando ulteriori depauperamenti dei beni inutilizzati dello Stato.
  Inoltre, con riguardo agli immobili demaniali, l'Arma ha intrapreso un programma di interventi di efficientamento energetico mediante accesso a forme di finanziamento comunitarie erogate tramite il Ministero dello sviluppo economico, nazionali, tratte dal fondo gestito dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, e regionali, con i programmi operativi regionali del Fondo europeo di sviluppo regionale. Inoltre, nel settore energetico, cogliendo le opportunità offerte dal codice dei contratti con il ricorso a forme di finanziamento alternative, come il partenariato pubblico-privato, è stato avviato un progetto pilota sulla caserma De Tommaso a Roma, che prevede l'impiego di risorse umane e finanziarie interamente a carico del privato per l'efficientamento energetico e la funzionalizzazione di parte dell'immobile di interesse storico. A tal proposito, l'Arma ha chiesto e ottenuto dall'Autorità nazionale anticorruzione la vigilanza collaborativa sulle gare, siglando un protocollo di collaborazione istituzionale.
  Per completare i cenni sul comparto logistico, certamente noioso, ma certamente importante, segnalo che, nell'ambito della mobilità terrestre, dal 2016 abbiamo avviato il programma di noleggio a lungo termine dei mezzi per il controllo del territorio, che produrrà progressivi e significativi risparmi nel settore delle manutenzioni.
  Per venire al tema fondamentale delle risorse umane, la carenza dei 9.003 militari, a cui ho fatto cenno in apertura, è stata solo parzialmente mitigata dai provvedimenti ad hoc e dal ripristino del turnover al cento per cento a partire dal 2016, nonché dal programma di 2.155 assunzioni straordinarie previsto dalla legge di bilancio 2018 per il prossimo quinquennio. Stimiamo, infatti, che nel 2023 la carenza di personale si attesterà su circa 5.300 unità e che nel 2025 si avrà un picco di congedi pari a quasi 5.200 unità, che si aggiungono alle vacanze che già ci sono, calcolati in ragione del concomitante raggiungimento dei limiti di età di intere classi arruolate nella prima metà degli anni Ottanta, limiti di età che per noi sono ordinamentali e, dunque, non possono essere sforati. Tali carenze hanno comportato negli anni scorsi significativi interventi di revisione delle strutture di comando amministrative e logistiche ridimensionate a beneficio dei reparti a maggiore proiezione esterna. Oggi, tuttavia, non appaiono praticabili ulteriori tagli ordinativi, per non correre il rischio di produrre vulnerabilità nella funzione di coordinamento e supporto alle articolazioni operative. Abbiamo già tagliato, sostanzialmente, tutto quello che si poteva tagliare nel settore del supporto.
  È, dunque, auspicabile il reperimento delle risorse necessarie ad autorizzare ulteriori assunzioni straordinarie per raggiungere progressivamente la piena forza organica ed evitare provvedimenti di contrazione del dispositivo territoriale, che avrebbero sfavorevoli ripercussioni sul servizio di prossimità reso al cittadino. Un siffatto programma di assunzioni, peraltro, oltre all'alimentazione in primis delle stazioni territoriali, consentirebbe anche di mitigare l'ulteriore problematica importante dell'invecchiamento del personale. Oggi l'età media dei Carabinieri è di 43 anni e mezzo. Per me è molto giovane, ma per la media non è tale. Nel 2000 si attestava sui 35 anni e mezzo. Si noti, d'altronde, che oltre 71.000 militari, pari a circa il 65 per cento della Forza complessiva, hanno un'età superiore ai quarant'anni. Non vi è chi non legga in tale situazione un fattore di pesante condizionamento per l'operatività dell'Istituzione, tenuto conto della stretta correlazione tra l'efficacia di molti interventi e il vigore fisico proprio della giovane età. La necessità di pervenire a un abbassamento dell'età dei militari dell'Arma costituisce, quindi, un obiettivo strategico in ragione non solo dell'evidente collegamento tra requisito fisico ed efficienza operativa, ma Pag. 17anche per le maggiori difficoltà nell'impiego nella mobilità del personale connesse con il progredire dell'età e con le responsabilità familiari che a esso naturalmente si accompagnano.
  Come è noto, ad oggi la percentuale dei posti riservati ai volontari delle Forze armate per l'accesso al ruolo iniziale delle diverse Forze di polizia è pari al 70 per cento per l'Arma e la Guardia di finanza, al 60 per cento per la Polizia penitenziaria e al 45 per cento per la Polizia di Stato e i Vigili del fuoco. A tal proposito, desidero evidenziare, con la franchezza imposta dalla sede e dalla delicata problematica, che i vincoli posti dal quadro normativo vigente, nel riservare per l'arruolamento nell'Arma quote preponderanti dei posti a concorso in favore dei volontari in ferma prefissata (VFP1 e VFP4), consegnano Carabinieri che all'atto dell'immissione nel circuito operativo sono mediamente prossimi ai venticinque anni, un'età nella quale significative percentuali di militari hanno già maturato scelte di vita affettiva e familiare. Ne consegue una minore disponibilità all'impiego sul territorio nazionale del personale, richiamato in grande maggioranza verso i luoghi d'origine, che coincidono per circa il 50 per cento della Forza con Campania, Puglia e Sicilia, dove, però, sono previste solo il 23 per cento circa delle posizioni di impiego complessive.
  Noi non possiamo spostare stazioni dal nord al sud, perché le stazioni coprono l'intero territorio nazionale, per citare un esempio. L'evidenziata criticità potrebbe, perciò, essere mitigata dall'adozione di una serie di misure che, da un lato, valorizzino, anche con riferimento ad altre scelte lavorative, l'arruolamento nelle Forze armate e il servizio prestatovi per esempio elevandolo a titolo di merito e preferenziale nelle procedure concorsuali pubbliche o consentendo al privato che assume i VFP l'accesso a premialità previdenziali, e dall'altro prevedano un abbassamento dei limiti di età massimi per l'accesso all'Arma dai provenienti VFP ipotizzabile nel massimo a 26 anni, che comunque sarebbe di due anni inferiore rispetto all'attuale limite, che è di 28 anni. Sarebbe altresì opportuno considerare la maggiore valenza di una selezione congiunta tra la Forza armata di primo arruolamento e la Forza di polizia eventualmente ambita dal candidato, in modo da poter intercettare, sin dalle prime fasi concorsuali, le motivazioni più genuine e le attitudini più funzionali al futuro impiego nell'Arma e nelle Forze di polizia.
  In tale quadro, in sintesi, è avvertita la necessità di disporre di un bacino di personale ulteriore rispetto alle attuali dotazioni effettive ed anche più giovane. Il personale, infatti, merita attenzione non solo sul piano ordinativo. Adesso cerchiamo di dedicare ogni cura, grazie al contributo indispensabile offerto dalla rappresentanza militare, nella consapevolezza che nessun apprezzabile risultato potrebbe essere conseguito senza la convinta partecipazione degli uomini e delle donne che animano la vita dell'Istituzione.
  In questa ottica abbiamo puntato sulla formazione permanente del personale, attraverso lo sviluppo di apposite piattaforme addestrative sia on-line sia frontali, volte a fornire un costante aggiornamento durante il percorso professionale. Con questo obiettivo, infatti, è stato istituito l'Ispettorato degli istituti di specializzazione, che racchiude i centri di formazione specialistica, tra i quali cito l'Istituto superiore di tecniche investigative, istituito nel 2008 al fine di elevare la qualità dell'attività di indagine e abilitare il personale allo sviluppo di attività complesse e all'uso delle più avanzate tecnologie investigative e che anche oggi è centro di interesse da parte di numerose polizie straniere.
  Abbiamo previsto sin dal 2010, in anticipo rispetto alla normativa, la possibilità di richiedere il trasferimento per ricongiungimento al nucleo familiare, nel caso in cui il coniuge esplichi attività lavorativa con contratto a tempo indeterminato di tipo subordinato. È ovvio che siamo nell'impossibilità di risolvere tutte le particolari situazioni a causa delle altrettanto comprensibili esigenze di organico e di servizio determinate dalla diversa distribuzione dei reparti rispetto alle aree da cui tradizionalmente è tratta la maggior parte degli arruolamenti. Dal 2010 a oggi, infatti, sono Pag. 18stati comunque già trasferiti 2.090 militari per tale motivazione.
  Il ricongiungimento familiare è stato anche favorito attraverso trasferimenti temporanei di più lunga durata per il personale il cui coniuge sia stato chiamato a svolgere attività di docenza per periodi limitati presso istituti scolastici lontani dalla sede di servizio nell'ambito del cosiddetto «precariato scolastico».
  Ricorriamo spesso ai trasferimenti temporanei anche per soddisfare esigenze contingenti di personale per gravi motivi di salute dei genitori, della moglie, dei parenti e altro. Sul piano dell'assistenza sanitaria sono state avviate molteplici attività a tutela della salute del personale, attraverso prestazioni di carattere diagnostico e terapeutico, tramite le infermerie dislocate sull'intero territorio nazionale e il centro polispecialistico realizzato in Roma, nonché attraverso convenzioni e campagne informative di prevenzione (una in particolare sul rischio di malattia cardiaca).
  A ciò si aggiunga il supporto psicologico che viene offerto ai militari che affrontano particolari situazioni, attinenti tanto alla vita professionale quanto all'ambito privato, attraverso una rete di specialisti militari e convenzionati che stiamo potenziando e riorganizzando al fine di garantire una sempre maggiore aderenza, anche cercando di perseguire dei livelli ottimali di presenza di psichiatri e psicologi in relazione alla forza dei singoli reparti a livello di Corpo.
  Tra le diverse iniziative a beneficio del personale cito la realizzazione del cedolino unico, che preserva i livelli di efficienza gestionali e le tempistiche degli accrediti stipendiali attraverso i servizi offerti dall'unico centro nazionale amministrativo di Chieti, assurto nel tempo a modello di funzionalità nel panorama dell'automazione gestionale della pubblica amministrazione.
  Sempre presso il centro nazionale amministrativo è stato anche costituito, nell'agosto dello scorso anno, il polo nazionale dell'INPS dedicato all'Arma. L'accordo permette a tutti i Carabinieri in congedo dal 1° ottobre 2017 di avere un unico sportello INPS per l'inquadramento pensionistico, ottimizzando i tempi di erogazione delle prestazioni previdenziali e garantendo nel contempo il miglioramento della qualità del servizio all'utente e un significativo risparmio nei costi di gestione, anche grazie a un ben messo call center, organizzato e gestito da noi, con personale nostro.
  Con lo stesso spirito nel 2016 abbiamo avviato, con decreto del Ministro della difesa, la sperimentazione per il subentro dell'Arma nella gestione delle competenze in materia di causa di servizi ed equo indennizzo, afferente al personale di tutti i ruoli. Ad oggi le attività condotte dalla Direzione dell'amministrazione del Comando generale hanno consentito di abbattere il cospicuo arretrato maturato negli anni, definendo oltre 9.000 posizioni sulle 10.000 pendenti e contemporaneamente provvedendo all'evasione in tempo reale, diciamo così, delle nuove domande.
  In merito al tema della gestione previdenziale mi preme sottolineare che gli stessi Carabinieri che oggi garantiscono la sicurezza del Paese potrebbero in futuro incontrare particolari difficoltà economiche e subire i disagi di un trattamento pensionistico penalizzante.
  Devo, infatti, purtroppo evidenziare come la previdenza complementare, che insieme con quella obbligatoria costituisce il secondo essenziale pilastro dell'architettura pensionistica disegnata con la cosiddetta «riforma Dini» del 1995, la legge n. 335 del 1995, non trovi ancora disciplina né copertura finanziaria. Dopo ben ventitré anni dall'adozione del sistema contributivo, nonostante le reiterate dichiarazioni d'intento e i perentori impegni assunti, il personale del comparto Difesa e sicurezza, diversamente da quello di altri settori del pubblico impiego, non dispone ancora della possibilità di compensare con i fondi pensione l'inevitabile riduzione del trattamento pensionistico determinata da nuovi metodi di calcolo.
  La complessa tematica, che è avvertita con diffusa e comprensibile preoccupazione da tutto il personale, è destinata ad assumere, già nell'immediato futuro, toni di crescente criticità. Infatti, senza un adeguato Pag. 19 intervento, i militari con profilo integralmente contributivo già oltre la metà del personale in servizio si troveranno a percepire, all'atto del congedo, una pensione significativamente inferiore all'ultimo stipendio, circa 60 per cento. Ecco perché non appare ulteriormente rinviabile l'adozione di un provvedimento risolutivo che garantisca al personale e alle famiglie un tenore di vita dignitoso anche per il futuro.
  Per celerità spendo solo una parola e mezza sul riordino dei ruoli. È necessario che a distanza di un anno dall'approvazione del provvedimento siano ora in discussione i correttivi a favore delle sole Forze di polizia. Pertanto, è necessaria la concessione di un'ulteriore delega che coinvolga anche le altre Forze armate preservando l'unitarietà del comparto Difesa e sicurezza con adeguate risorse finanziarie.
  Infine, sottolineo l'esigenza del personale dell'Arma che attende con fiducia, come tutto il comparto Difesa e sicurezza, importanti interventi normativi ed economici sia con riferimento alla quota contrattuale 2016-2018 sia all'apertura, senza soluzione di continuità, delle procedure negoziali e concertative riferite al prossimo triennio. È particolarmente avvertita l'esigenza di valorizzare in concreto la cosiddetta «specificità» delle funzioni svolte.
  Occorrerebbe rivalutare gli istituti del trattamento economico accessorio, che sono invariati dai contratti del 2002-2004, sempre in un'ottica di equiordinazione tra le varie componenti del comparto. A tale ultimo riguardo segnalo, solo a titolo di esempio, la necessità di allineare i compensi attribuiti al personale dell'Arma in servizio esterno di controllo del territorio, anche in funzione di prevenzione antiterrorismo, a quelli del personale impiegato in analogo servizio per l'operazione «Strade sicure».
  Il servizio esterno svolto dai Carabinieri, infatti, costa, in termini di indennità, 6 euro lordi/ora; una cifra certamente da aggiornare in relazione alla oggettiva rilevanza e onerosità dell'impegno che intende remunerare, ove si consideri che è finanche di gran lunga inferiore a quella percepita da chi è impegnato nei servizi di «Strade sicure», cui invece viene corrisposta un'indennità pari a 13 euro lorde, quando l'attività è svolta nella sede di servizio, e a 26 euro fuori sede, ma entrano altri parametri.
  La circostanza potrà essere altresì utile per rivedere istituti tipicamente normativi, quali la flessibilità dell'orario di lavoro per genitori di bambini affetti da sindrome DSA (disturbi specifici dell'apprendimento), la non sovrapponibilità completa dell'orario di lavoro per genitori conviventi di minori sotto i tre anni di età, nonché l'estensione al personale del comparto del congedo temporaneo di novanta giorni lavorativi nel triennio a favore delle donne vittime di violenza di genere, istituto di indubbia rilevanza introdotto dal decreto legislativo n. 80 del 2015. Tutto ciò allo scopo di adeguare il sistema generale dei diritti vigenti al comparto Difesa e sicurezza.
  Ho delineato a larghe linee, anche se forse diffondendomi troppo, la maglia del nostro impegno e delle principali tematiche connesse con la nostra gestione delle risorse umane e finanziarie. Il quadro di sintesi è frutto dell'impegno e delle motivazioni dei nostri Carabinieri, ai quali io vorrei rinnovare, in questa autorevole sede, la mia gratitudine di Comandante e la mia piena fiducia per tutto quello che fanno nella stragrande generalità dei casi, spesso senza nemmeno il privilegio di avere una pagina o un rigo, giustamente, perché fanno il loro dovere.
  L'Arma, forte dei propri valori identitari, guarda al futuro per continuare a essere pienamente partecipe del sistema della difesa nazionale nella quale troviamo piena collocazione e della sicurezza collettiva quale Forza armata in servizio permanente di pubblica sicurezza.
  Nel concludere, signor presidente e signora vicepresidente, onorevoli, senatori e deputati, vi rinnovo il mio ringraziamento per la pazienza dimostrata e per questa opportunità e offro, ovviamente, la disponibilità a ogni ulteriore eventuale approfondimento, invitando, nel contempo, le signorie loro, quando lo riterranno opportuno, a una visita al Comando generale per poter vedere dove siamo, per vedere chi Pag. 20siamo e anche per approfondire ulteriori aspetti.
  Grazie per l'attenzione.

  PRESIDENTE. Grazie a lei, Generale.
  Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  EMANUELA CORDA. Grazie, presidente. Ringrazio il Generale per questo report molto ricco di informazioni, che ci ha dato un ampio spettro su quelle che sono le attività dei Carabinieri nel nostro territorio. Mi ha colpito l'ultima osservazione. Lei giustamente ha fatto notare come spesso il lavoro dei nostri Carabinieri, che sono in particolar modo impegnati su tutto il territorio nazionale, non sia effettivamente conosciuto, nel senso che non viene data adeguata informazione di tutte le attività, anche a volte rischiose, che svolgono.
  Non posso dilungarmi perché vedo che il tempo scorre veloce. Faccio solo due domande. La prima riguarda l'attività antiterrorismo e la lotta alla criminalità organizzata. Lei giustamente ha sottolineato quanto siano importanti gli aspetti patrimoniali. Volevamo capire quali sono, secondo voi, le azioni che andrebbero intraprese e quali sono gli strumenti che l'Arma potrebbe acquisire per affrontare questo tipo di scommessa.
  Prima lei ha parlato di accesso alle banche dati dell'Agenzia delle entrate, se non ho capito male; volevo capire nello specifico questo passaggio.
  Ho un'altra domanda, ma cercherò di essere rapida. A seguito della cosiddetta riforma Madia, dopo che c'è stato l'assorbimento del Corpo forestale nell'Arma dei carabinieri, anche il sistema informativo della montagna dovrebbe migrare all'interno del sistema riservato alla gestione telematica esclusiva dell'Arma, non solo per quanto riguarda gli aspetti di Polizia giudiziaria, ma anche per tutto ciò che riguarda le informazioni legate al territorio. Vogliamo capire se, effettivamente, anche alla luce del fatto che nel 2019 la Corte costituzionale dovrà pronunciarsi sull'argomento, se questo tipo di migrazione non potrebbe essere magari rivalutata considerato che parliamo di dati che oggi, specialmente quelli legati al territorio, sono ad appannaggio di un'utenza abbastanza ampia. Invece, con questo passaggio evidentemente diverrebbero esclusivi.

  MAURIZIO GASPARRI. Grazie, Comandante. Sarò molto rapido perché lo spettro di impiego è stato descritto efficacemente, sia parlando delle stazioni forestali in Italia sia dell'impegno nei parchi del Ruanda. Questa immagine mi ha molto colpito.
  Riguardo a questo, lei ha dato ampie risposte sul tema dell'integrazione della Forestale, con tutte le problematiche economiche collaterali. Le devo dire che ci sono, anche nel nostro gruppo, parlamentari che hanno sostenuto la ricostituzione del Corpo forestale. Io conosco la vicenda, quindi so quanto è complessa. Vorrei sapere se, secondo lei, sarebbe possibile fare un percorso all'indietro, al netto delle sentenze, perché lei ha anche spiegato tutti gli adempimenti di arruolamenti e organizzativi di cui personalmente sono ben consapevole.
  Per il resto, lei ha fatto dei richiami che il gruppo di Forza Italia sposa integralmente. La frase più significativa è sostanzialmente «o ci sono assunzioni o meno presìdi». Lei ha parlato di organico, di 9.300 unità in meno, penso rispetto alla pianta...

  GIOVANNI NISTRI, Comandante generale dell'Arma dei carabinieri. Ho detto 9.003.

  MAURIZIO GASPARRI. Ah, 9.003. Ce ne sono 297 in più, meno male.
  Lei parlava di 5.300 unità che nel 2023 vanno in congedo e di un picco congedi di 5.500 nel 2025. Queste cifre vanno aggiunte ai 9.003? C'è un'ulteriore tendenza a sfondare il decremento di organico, visto che poi il turnover è stato ripristinato dopo lunghe battaglie parlamentari? Insomma, volevo capire com'è la tendenza per quei 9.003.
  Per il resto, è un'agenda di cose che vanno fatte, che il nostro gruppo porrà già nel decreto sicurezza, perché leggiamo – non c'è ancora la legge di bilancio – che il Pag. 21miliardo all'anno annunciato per le assunzioni straordinarie è stato ridotto a 500 milioni (però parliamo dei giornali), esteso non solo alle Forze di polizia ma anche alla magistratura e al personale amministrativo. Noi già nel decreto sicurezza porremo con forza questo problema di organici, ovviamente per tutte le Forze di polizia, non solo per l'Arma, ma qui stiamo parlando di quello che lei ci ha detto: i dati sulla previdenza complementare, la riapertura di riordino, il rinnovo del contratto (non abbiamo ancora capito nella legge di stabilità quanto è riservato, ci sembra che le cifre siano esigue). È un'agenda che noi condividiamo e che sposiamo per un sostegno non solo a parole, ma anche nei fatti. Indica delle priorità non solo nella legge di stabilità, ma che noi cominceremo a porre anche nelle prossime ore nel decreto sicurezza e immigrazione. Le questioni sono assolutamente connesse.
  Vorrei, quindi, un chiarimento sulla questione degli organici. Sul resto mi sembra che i suoi richiami siano stati molto chiari, anche per quanto riguarda il tema dei VFP. Quindi voi, e concludo, propendete anche all'aumento di un'aliquota di arruolamento diretto, sostanzialmente, dirottando una parte anche verso impieghi incentivati sia nella pubblica amministrazione sia nei privati, per poter arruolare almeno una parte più giovane.

  GIOVANNI NISTRI, Comandante generale dell'Arma dei carabinieri. L'obiettivo primario è l'arruolamento di più giovani.

  MAURIZIO GASPARRI. Quindi, ridurre la componente VFP...

  GIOVANNI NISTRI, Comandante generale dell'Arma dei carabinieri. Ridurre i limiti di età per l'accesso.

  MAURIZIO GASPARRI. Benissimo. Il problema è l'età.

  GIOVANNI NISTRI, Comandante generale dell'Arma dei carabinieri. Fondamentalmente, il problema è l'età. Per quanto riguarda la provenienza, non è questa la sede per parlarne.

  MAURIZIO GASPARRI. È chiaro. La ringrazio.

  SALVATORE DEIDDA. Buongiorno, Comandante. Le porgo un saluto da parte del gruppo Fratelli d'Italia e, personalmente, da ex ausiliario della scuola Chieti.
  Prima le rivolgo una domanda, ossia se è possibile rivedere quel piano di razionalizzazione dei presìdi, anche se passivo. Le preannuncio che nel corso di questa legislatura – lo abbiamo già fatto in Commissione – presenteremo un'interrogazione per ogni presidio che verrà chiuso. Non lo facciamo contro i Carabinieri, ma siamo seriamente preoccupati. Abbiamo presentato un'interrogazione sulla chiusura della caserma di Seui – un paese della Sardegna in cui ci sono stati sette attentati contro gli amministratori locali – disposta a motivo del fatto che lo stabile non è a norma. È un problema, perché i carabinieri che prima erano lì adesso sono stati trasferiti in un altro paese. Inoltre, c'è l'interrogazione della collega Ferro su Spezzano della Sila, in Calabria, dove si parla della chiusura.
  Non diamo la responsabilità al Comando dei carabinieri, ma a una politica che fino ad oggi ha tagliato i fondi a tutte le Forze armate. Siamo seriamente preoccupati. Soprattutto i carabinieri, come ha detto lei, svolgono con dedizione il proprio lavoro e spesso questa dedizione viene scambiata per «va tutto bene»: non potete protestare, non potete scendere in piazza, da bravi militari e da tutori delle Forze armate, e spesso questo sembra significare che tutto va a gonfie vele.
  La ringrazio per la sincerità e per aver detto che oltre non si può tagliare.
  Vorrei, inoltre, sapere se lei sarebbe favorevole a una modifica della ferma breve, dedicando un concorso per volontari per reinserire gli ausiliari dei carabinieri, sotto forma di concorso in ferma breve annuale. Un'ultima domanda. Vorrei sapere se è d'accordo nel dare finalmente riconoscimento agli ex ausiliari in congedo, dando loro almeno la possibilità di partecipare a dei concorsi. Grazie.

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  LAURA GARAVINI. Innanzitutto, rivolgo un ringraziamento al Generale Nistri per il quadro esaustivo che ci ha fornito. Ho quattro quesiti molto puntuali, dal momento che l'ora è tarda.
  Innanzitutto, rispetto alla necessità che il Parlamento si doti di una legge in merito alla rappresentanza sindacale militare, con specifico riguardo all'Arma, ha già maturato indicazioni, parametri, suggerimenti da poter offrire alle nostre Commissioni affinché, dal punto di vista parlamentare, il Parlamento si doti di un provvedimento in questo senso?
  Inoltre, lei ha fatto cenno ad una proposta di legge volta a dare nuovamente l'opportunità al personale già appartenente al Corpo forestale dello Stato di passare ad altre Amministrazioni. Vorrebbe dire, dunque, una riapertura dei parametri a suo tempo fissati? Ci può chiarire i termini e le finalità di questa proposta alla quale lei ha fatto cenno?
  Inoltre, ci ha offerto un panorama molto positivo rispetto alle diciannove missioni all'estero nelle quali i Carabinieri sono impegnati. Lei ritiene che possano considerarsi superate o che, invece, mantengano ancora tutta la propria attualità?
  Un ultimo quesito, Generale. Articoli recenti nella stampa hanno lasciato emergere dichiarazioni di un giovane appuntato dei Carabinieri, Casamassima, il quale ha affermato di essere stato trasferito a titolo punitivo, di essere adibito allo svolgimento di mansioni inferiori, di essere mobbizzato. Può prendere posizioni in merito?

  ROBERTO PAOLO FERRARI. Ringrazio il Comandante generale. Cercherò di essere il più rapido possibile e, eventualmente, di trarre spunti ulteriori dalla relazione illustrata, in modo da poter formulare successivamente domande per iscritto.
  Voglio innanzitutto esprimere l'apprezzamento e la vicinanza all'Arma da parte del Gruppo della Lega della Camera e del Senato per ciò che viene svolto quotidianamente dai militari. I numeri che ha illustrato danno contezza dell'immane lavoro svolto dai Carabinieri per la sicurezza dei cittadini e del vivere civile della nazione. Chi, come me, ha fatto e fa l'amministratore locale sa qual è l'importanza della stazione dei carabinieri, sia sotto il profilo del presidio del territorio, sia per la gestione delle problematiche quotidiane e non solamente dei casi di criminalità più importanti che assurgono al livello delle cronache, ma anche per la gestione dei rapporti e dei contrasti che possono nascere all'interno delle comunità. Inoltre, sa anche quanto sia deflattiva nei conflitti la presenza dei Carabinieri, di supporto, spesso, con i politici delle Autonomie locali per garantire questo vivere corretto.
  La capillarità della presenza sul territorio è un presidio fondamentale per i cittadini che lo percepiscono. Qualsiasi vicenda possa essere venuta alle cronache da parte di qualche elemento che può avere sbagliato (sarà oggetto di indagine della magistratura e sarà processato per questo), la percezione generale dell'operato dell'Arma dei carabinieri e dei suoi uomini è assolutamente positiva, e glielo dice chi in mezzo alla gente ci vive e vive a contatto anche con gli uomini dell'Arma nel loro operare quotidiano.
  Da parte nostra dovrà essere sicuramente dedicata attenzione alle molte problematiche che lei ha evidenziato, ma voglio soffermarmi sulla questione dell'arruolamento, quindi della necessità della sostituzione del personale con assunzioni straordinarie, ovvero a quanto ha sollevato in merito alla riserva di posti all'interno dei concorsi per gli appartenenti alle Forze armate, anche con le soluzioni che lei ha brevemente tracciato.
  Una sola domanda le pongo, ossia se è a conoscenza – come sicuramente lo sarà – delle problematiche che insistono per le moltissime caserme e stazioni dei carabinieri rimaste incompiute sul territorio nazionale. Io provengo dalla regione Lombardia, dove sicuramente questo è un fenomeno assai problematico. So che c'è di mezzo il Ministero delle infrastrutture e il demanio per la realizzazione di queste opere, ma volevo capire se questo fenomeno è ampiamente diffuso sul territorio nazionale e se questo può incidere anche negativamente sull'operatività dell'Arma stessa.

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  PRESIDENTE. Grazie. Considerato che alle 15 dobbiamo essere in Aula, chiederei al Comandante la disponibilità eventualmente a tornare per un'ulteriore sessione, per completare questa.

  GIOVANNI NISTRI, Comandante generale dell'Arma dei carabinieri. Sono assolutamente disponibile, presidente. A qualche domanda mi verrebbe quasi voglia di rispondere subito, mentre su altre è necessaria una maggiore riflessione.
  Comunque sia, l'Arma non fa i dispetti a nessuno: quando deve procedere, procede perché ci sono dei dati oggettivi. Abbiamo proceduto nei confronti di personale che ha ottenuto ricompense al valor militare, se poi commetteva atti o fatti che non erano compatibili con l'essere carabinieri. Quando si deve procedere nei confronti di una persona non si guarda a ciò che dice la persona, si guarda agli atti.
  Ci tengo a sottolineare che ieri, in una intervista che ho dovuto rilasciare perché mi sono sentito di farlo, ho detto che l'Arma non guarda in faccia a nessuno. L'Arma non guarda in faccia a nessuno nei limiti in cui riesce a farlo, ma sicuramente non adotta ritorsioni nei confronti di nessuno.
  Carte alla mano, se l'Arma procede disciplinarmente nei confronti di qualcuno è perché costui ha fatto qualche cosa che non doveva fare. Per esempio, avere rapporti con pregiudicati per spaccio e traffico di sostanze stupefacenti, rapporti che sono tradotti in intercettazioni ambientali che poi sono riportate in udienza da un funzionario della Polizia di Stato, per il solo fatto di avere rapporti amicali – lasciamo perdere le finalità di questi rapporti – con un detenuto, per me comporta la necessità di procedere disciplinarmente. Che si chiami come si chiama, non può poi dirsi che si sta facendo un'azione di mobbing, perché di questo non si tratta.
  Nella prossima seduta, signor presidente, sarò ben lieto di poter rispondere nel dettaglio, visto che adesso il tempo non lo consente. Vi ringrazio tutti per l'occasione.

  PRESIDENTE. Grazie a lei, Generale, per la disponibilità e per la presentazione informatica che ci ha lasciato di cui autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico dell'audizione odierna (vedi allegato).
  Rinvio il seguito dell'audizione ad altra seduta.

  La seduta termina alle 15.

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