XVIII Legislatura

Commissioni Riunite (V-XIV Camera e 5a-14a Senato)

Resoconto stenografico



Seduta n. 1 di Giovedì 13 settembre 2018

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Borghi Claudio , Presidente ... 3 

Audizione del Commissario europeo per il bilancio e le risorse umane, Günther Oettinger, sul nuovo quadro finanziario pluriennale per il periodo 2021-2027 (ai sensi dell'articolo 127-ter, comma 2, del Regolamento della Camera dei deputati e dell'articolo 144-quater, comma 2, del Regolamento del Senato della Repubblica):
Borghi Claudio , Presidente ... 3 
Oettinger Günther , Commissario europeo per il bilancio e le risorse umane ... 3 
Borghi Claudio , Presidente ... 5 
Raduzzi Raphael (M5S)  ... 6 
Borghi Claudio , Presidente ... 6 
De Luca Piero (PD)  ... 6 
Frassini Rebecca (LEGA)  ... 7 
Mandelli Andrea (FI)  ... 7 
Crosetto Guido (FDI)  ... 8 
Borghi Claudio , Presidente ... 8 
Fassina Stefano (LeU)  ... 8 
Borghi Claudio , Presidente ... 9 
Steger Dieter  ... 10 
Borghi Claudio , Presidente ... 10 
Steger Dieter  ... 10 
Borghi Claudio , Presidente ... 10 
Steger Dieter  ... 10 
Bonino Emma  ... 10 
Scerra Filippo (M5S)  ... 10 
Pittella Gianni  ... 11 
Borghi Claudio , Presidente ... 11 
Cestari Emanuele (LEGA)  ... 11 
Testor Elena  ... 12 
Lucaselli Ylenja (FDI)  ... 12 
Lorenzoni Gabriele (M5S)  ... 13 
Bonfrisco Anna Cinzia  ... 13 
Rossello Cristina (FI)  ... 13 
Maggioni Marco (LEGA)  ... 14 
Fantetti Raffaele  ... 14 
Prestigiacomo Stefania (FI)  ... 14 
Borghi Claudio , Presidente ... 14  ... 18

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero: Misto-MAIE;
Misto-Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica: Misto-CP-A-PS-A;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Noi con l'Italia-USEI: Misto-NcI-USEI;
Misto-+Europa-Centro Democratico: Misto-+E-CD.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
DELLA V COMMISSIONE DELLA
CAMERA DEI DEPUTATI
CLAUDIO BORGHI

  La seduta comincia alle 13.55.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Commissario europeo per il bilancio e le risorse umane, Günther Oettinger, sul nuovo quadro finanziario pluriennale per il periodo 2021-2027.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del Commissario europeo per il bilancio e le risorse umane, Günther Oettinger, sul nuovo quadro finanziario pluriennale per il periodo 2021-2027, ai sensi dell'articolo 127-ter, comma 2, del Regolamento della Camera dei deputati e dell'articolo 144-quater, comma 2, del Regolamento del Senato della Repubblica.
  Ne approfitto, come sempre, per salutare i colleghi del Senato, che ci fanno la cortesia di venire a Montecitorio, dove quantomeno c'è la disponibilità di sale un po’ più capienti. È l'unico merito che ci spetta. Sono molto felice ogni volta che si riesce a lavorare insieme ai colleghi dell'altro ramo del Parlamento.
  Al fine di assicurare un ordinato svolgimento dei lavori delle Commissioni, avverto che, dopo l'intervento del Commissario Oettinger, saranno iscritti a parlare fino a un massimo di quattro oratori per ciascun gruppo, per un tempo complessivamente pari a circa sei minuti per gruppo.
  Poiché ci sono state delle incomprensioni, ricordo che per gruppo intendo riferirmi al gruppo politico. Non si tratta, pertanto, di sei minuti per i gruppi parlamentari della Camera e sei minuti per i gruppi parlamentari del Senato, ma di sei minuti per ciascun gruppo politico.
  Invito quindi i rappresentanti degli omologhi gruppi di Camera e Senato, d'intesa tra loro, a far pervenire al banco della presidenza, durante lo svolgimento della relazione da parte del Commissario, i nominativi dei componenti del proprio gruppo designati ad intervenire.
  Nel dare la parola al Commissario europeo per il bilancio e le risorse umane, Günther Oettinger, lo ringrazio per la partecipazione alla seduta odierna.

  GÜNTHER OETTINGER, Commissario europeo per il bilancio e le risorse umane. Illustre presidente, signore e signori, deputati e senatori, ringrazio per l'invito in questa Camera dei deputati per potermi rivolgere a rappresentanti del Senato e della Camera dei deputati e parlare con voi della politica di bilancio dell'Unione europea nel prossimo decennio.
  A livello europeo abbiamo un bilancio annuale e un quadro finanziario settennale vincolante, che è stato presentato come progetto dalla Commissione a maggio-giugno di quest'anno e deve essere discusso nei prossimi mesi nel Consiglio e nel Parlamento europeo.
  Perché abbiamo un quadro finanziario settennale vincolante? Perché a livello europeo spesso si tratta di progetti a lungo termine. Se, per esempio, vogliamo realizzare e cofinanziare a livello europeo la galleria di base del Brennero come progetto Pag. 4 TEN, fondamentale per Austria e Italia e per la mobilità su ferro Nord-Sud in Europa, gli investitori devono essere sicuri che l'Unione europea sia disposta a cofinanziare un progetto del genere non solo per un anno, ma per cinque o più anni.
  Se, per esempio, avviamo un impegno congiunto a livello europeo per acquistare e gestire dei super computer, calcolatori di alta potenza, che richiedono miliardi, si deve essere in grado di impegnarsi per cinque o più anni.
  Se un giovane coltivatore diretto in Italia subentra ai genitori e vuole investire nell'agricoltura digitale, ma ha a disposizione soltanto 100.000 euro e ha bisogno di un milione, si può rivolgere alle banche e ottenere il prestito solo se nel bilancio europeo per i successivi sette anni è iscritto l'incentivo per ettaro. In questo modo ottiene un merito di credito.
  Molti progetti di coesione nelle regioni richiedono più di un anno per le diverse fasi di programmazione, bando, realizzazione e gestione. Per questo la politica di coesione è fissata in modo vincolante su sette anni.
  Il vostro Governo per il bilancio 2019 ha bisogno di una maggioranza o di una maggioranza qualificata in Parlamento; il mio problema è che io ho bisogno dell'unanimità. Il quadro finanziario dell'Unione europea ha bisogno del consenso di 27 Ministri delle finanze. Vedo il vostro precedente Ministro dell'economia e delle finanze, il collega Padoan. Sono in contatto con l'attuale Governo.
  So, quindi, che ho bisogno del consenso di 27 Ministri al Consiglio e anche di 27 Parlamenti. Anche voi siete pienamente coinvolti e responsabili nell'iter che porta all'approvazione del bilancio. Per questo motivo mi preme ascoltare le vostre opinioni.
  Sono molto lieto che tanti di voi verranno a Bruxelles l'11-12 ottobre per approfondire questo scambio di idee, per capire che cosa sia importante per i politici italiani, quali sono le priorità, dove c'è una linea rossa, dove c'è il valore aggiunto che il bilancio europeo può generare.
  Io mi sono prefisso che nessun programma o progetto venga approvato e nessun euro venga speso se non c'è un valore aggiunto. Per questo motivo vorrei che esaminaste in modo critico i nostri 38 programmi per verificare che sia sempre presente un valore aggiunto europeo. Si tratta di circa 160 miliardi di euro l'anno. Sono tanti soldi, ma si tratta di una dimensione europea che si può ben controllare.
  Su ogni 100 euro che un cittadino europeo genera per un lavoro manuale, lavoro intellettuale o investimento patrimoniale, nella media europea vengono detratti 50 euro tra tasse, imposte e contributi. Questa è la quota media europea. In alcuni Paesi è il 43 per cento, in altri il 55. La media è del 50 per cento. Di questi 50 euro uno va all'Europa, gli altri 49 rimangono a Parigi, Lione, Roma, Milano, Berlino, Stoccarda e nei nostri sistemi di sicurezza sociale nazionali.
  Ci sono due grandi problemi. Mi trovo di fronte a un buco per quanto riguarda le entrate e anche per quanto riguarda le spese e, quindi, gli interventi. Dopo un periodo di transizione, una volta che il Regno Unito, che era il secondo maggior pagatore, non sarà più in Europa, mancheranno al netto tra 12 e 14 miliardi di euro. Io devo colmare questo disavanzo.
  Infatti, l'unico livello in Europa che, dal momento della sua nascita, non ha il diritto di contrarre debiti è proprio l'Unione europea, ragion per cui ogni giorno debbo coprire le spese con delle entrate. Questo buco che si crea per via della Brexit vogliamo colmarlo per il 50 per cento con tagli – non posso infatti evitare i tagli – ma chiediamo anche agli Stati membri di versare il restante 50 per cento con contributi leggermente più alti. Sul versante di spese e interventi, nel quadro finanziario pluriennale, la copertura di alcuni nuovi interventi non è sufficiente. Nel 2011-2012, quando si è discusso di questi progetti, non se ne era ancora capita la vera dimensione. Per esempio, penso agli aiuti allo sviluppo, anche per ridurre le cause della fuga dall'Africa, alla migrazione, alla protezione e il controllo delle frontiere, alla lotta al terrorismo o anche agli sforzi comuni per quanto riguarda la ricerca nel settore militare o Pag. 5agli acquisti in comune di equipaggiamenti per la difesa.
  Ci sono quindi nuovi interventi per i quali è chiaramente dimostrabile un valore aggiunto da parte dell'Europa. Se affrontiamo nuovi interventi, vogliamo coprire l'80 per cento con nuove entrate e il 20 per cento con tagli nell'esistente struttura del bilancio.
  Quali sono i programmi più importanti? Sarò breve. I due più grandi programmi, nonostante i tagli, sono la PAC, con circa 52 miliardi di euro l'anno, e le politiche europee di coesione – con i programmi strutturali, regionali e sociali – che valgono anch'esse qualcosa di più di 50 miliardi all'anno.
  Il terzo programma che voglio rafforzare e su cui voglio investire di più è il programma di ricerca europeo Horizon Europe. Nel mondo globalizzato l'Europa resta competitiva soltanto se facciamo ricerca insieme. Se ci vogliamo porre come concorrenti alla Silicon Valley o alla Cina, abbiamo bisogno di progetti europei di ricerca e di un cofinanziamento europeo.
  Vorrei anche raddoppiare, se possibile, Erasmus+. Penso che per i giovani che studiano all'università o che vengono formati per un lavoro artigianale, a 19 o 20 anni, sia importante conoscere per sei mesi altri Paesi europei, conoscere altre culture e altre lingue, creare una rete, vivere la molteplicità europea. Quest'anno il 4 per cento dei giovani nati nello stesso anno partecipano a Erasmus: vorrei che questa percentuale salisse almeno al 10 per cento, affinché i giovani possano essere preparati all'Europa del futuro.
  Sulla migrazione vogliamo rafforzare nettamente il nostro impegno. Questa mattina ognuno dei vostri ministri mi ha formulato tale richiesta. Quando arrivavano ogni anno in Europa 30-40.000 richiedenti asilo e migranti, questo era ancora fattibile per Bulgaria, Grecia, Malta, Cipro, Italia o Spagna. Adesso, però, con un dato di 500.000 o più all'anno dobbiamo capire che ogni richiedente asilo o migrante rappresenta una sfida europea, che riguarda l'Europa e non i singoli Paesi, come Italia e Grecia. Dobbiamo incrementare le risorse e aiutare di più finanziariamente i Paesi toccati in prima battuta per motivi geografici. Questa sarebbe autentica solidarietà a livello europeo.
  Dobbiamo combattere la disoccupazione giovanile – e vedo qui colui che per anni è stato presidente dei Socialdemocratici al Parlamento europeo, oggi membro del Senato italiano. Abbiamo fatto progressi, ma ancora non siamo arrivati là dove volevamo arrivare. Dobbiamo aumentare i fondi per combattere la disoccupazione giovanile.
  Anche in futuro la coesione sarà molto importante. Cito alcuni dati. La media europea del PIL pro capite si attesta sui 28.000 euro circa. Questi sono i valori medi per un cittadino europeo. L'Italia corrisponde alla media: in Svezia il valore è di 50.000, in Germania 40.000, in Lussemburgo 103.000, in Bulgaria 6.800 euro. Se continua a esserci questo divario, sarà la fine dell'Europa. Dobbiamo fare in modo che le regioni più povere e meno sviluppate si avvicinino alla media europea attraverso la realizzazione di infrastrutture, la formazione, il risanamento urbano, gli investimenti in ferrovie e strade, la ricerca. A questo serve il bilancio europeo dei prossimi dieci anni.
  Poiché abbiamo poco tempo, sarà molto interessante adesso sentire la vostra posizione. Se siete d'accordo con me, non occorre che prendiate la parola. Se siete critici nei miei confronti, prendete la parola e ditelo. Sono interessato ad ascoltare proposte critiche e costruttive, che mi permettano di migliorare le mie azioni. Sarò molto lieto di vedervi se verrete a ottobre a Bruxelles per continuare questo scambio.

  PRESIDENTE. Ringrazio il Commissario Oettinger per la precisione – direi tedesca – nel rispetto dei tempi. Vi chiedo di prendere esempio, poiché sarò molto preciso nel far rispettare il tempo degli interventi, quindi non provate a tirare in lungo perché, purtroppo, i tempi sono quelli che sono.
  Do quindi la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

Pag. 6

  RAPHAEL RADUZZI. Grazie, presidente. Buongiorno, Commissario. Sono sicuro che vi saranno numerose domande riguardo al bilancio europeo. Io vorrei, invece, soffermarmi sulla sua delega alle risorse umane, perché c'è una vicenda abbastanza incresciosa che è balzata agli onori della cronaca, anche italiana, riguardante il Segretario generale della Commissione, Martin Selmayr, che è al vertice apicale della burocrazia europea.
  Sulla sua nomina la settimana scorsa è stata finalmente pubblicata la relazione del mediatore europeo Emily O'Reilly, che invito caldamente tutti a leggere per capire come funziona davvero questa Unione europea.
  Si scopre che Selmayr è stato reclutato senza bando pubblico e senza considerazione alcuna di altri candidati e che fu l'unico, assieme a Juncker, a sapere, nel mese di gennaio, che la carica sarebbe rimasta vacante. Solo lui lo sapeva, anzi la notizia delle dimissioni del precedente Segretario generale della Commissione venne data solo contestualmente alla nomina del nuovo Segretario generale.
  Inoltre, Selmayr avrebbe dovuto essere nominato vicesegretario per accedere a quel ruolo. Che problema c'è? Anche su questo punto la relazione è chiara, afferma che quel posto è stato creato ad hoc e che Selmayr fu l'unico a portare avanti la propria candidatura. Nel giro di dieci minuti Selmayr è passato dall'essere vicesegretario a Segretario generale.
  Il resoconto è ben fornito di altri dettagli, che vi invito veramente a leggere, a partire da quello concernente il ruolo di Selmayr nel Comitato consultivo per le nomine, fino a tutte le risposte evasive della Commissione.
  Il rapporto conclude affermando che, sostanzialmente, la Commissione non avrebbe seguito le regole in modo corretto, né nella lettera né nello spirito, e bolla il tutto come cattiva amministrazione.
  In sintesi, a nostro avviso, questa è una nomina illegittima, che risponde a interessi particolari di alcuni Paesi. Tengo a ribadire, anche a nome del nostro gruppo, la richiesta di dimissioni del Segretario generale e le chiedo come intenda agire. Le ricordo che l'inerzia della Commissione anche su questo caso porterà, il prossimo anno, il voto popolare a ribaltare questa Unione europea di burocrati.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Raduzzi. È stato abbastanza critico, secondo la richiesta dell'audito.

  PIERO DE LUCA. Ringrazio il Commissario Oettinger per la sua presenza. Prima di porre alcune rapidissime domande, vorrei approfittare della sua disponibilità per chiarire e confermare ufficialmente, innanzitutto ai cittadini italiani, i dati sulla partecipazione del nostro Paese al bilancio dell'Unione europea.
  Può confermare che l'Italia nel 2016 ha versato circa 14 miliardi di euro, ricevendone indietro 11,5, e che nel 2017 ne ha versati circa 12, ricevendone indietro 10? Vorrei chiarire che l'Italia è un contributore netto, ma in realtà con un saldo negativo, negli ultimi due anni, rispettivamente di 2,5 miliardi e 2 miliardi di euro.
  Pertanto, le affermazioni diffuse a mezzo stampa nei giorni scorsi dal Ministro e Vicepremier Di Maio non corrispondono alla realtà, ma, anzi, sono una falsa notizia. Mi riferisco alle affermazioni in merito a una presunta partecipazione del nostro Paese al bilancio dell'Unione europea pari a circa 20 miliardi di euro l'anno.
  Chiarire questo è importante, perché diffondere false informazioni è un modo per contribuire a creare un clima di ostilità nei confronti dell'Unione europea. Come gruppo del Partito Democratico, noi crediamo e sosteniamo la battaglia per un'Europa sociale e solidale, un'Europa che non sia ostaggio né di cieca tecnocrazia e di burocrazia né di egoismi e di sovranismi nazionali, un'Europa che sia vicina ai problemi reali delle famiglie, degli studenti, dei lavoratori e degli imprenditori. Perché questo sia possibile, è determinante lavorare in modo serio sulle politiche che saranno messe in campo grazie al quadro finanziario pluriennale di cui si sta discutendo in questi mesi.
  Noi chiediamo, allora, se siano ipotizzabili, e se ci stiate lavorando, un ampliamento, Pag. 7 un maggiore sforzo, una maggiore ambizione nella chiusura del bilancio europeo settennale, con una maggiore partecipazione del contributo degli Stati, soprattutto di quegli Stati che ricevono molto più di quanto non versino alle casse dell'Unione europea. Penso, ad esempio, all'Ungheria e alla Polonia.
  Vorrei sapere se sia ipotizzabile, e se ci stiate lavorando, un incremento delle risorse proprie dell'Unione europea. Pensiamo all'idea di una web tax e ad aliquote che incidano su una fiscalità diretta armonizzata. Mi riferisco al tema, che stavate portando avanti, di una base imponibile consolidata comune delle imposte sulle società. A che punto è il negoziato sotto questi profili?
  Noi riteniamo fondamentale aggiungere risorse per la gestione delle frontiere esterne. A tale proposito il Commissario europeo per le migrazioni, Avramopoulos, ha chiesto 150 miliardi di euro. La proposta della Commissione mi pare ancora debole da questo punto di vista.
  Soprattutto, immaginate di confermare un meccanismo di assicurazione europeo contro la disoccupazione ciclica? È un tema che a noi sta molto a cuore per il sostegno al reddito e alle famiglie.
  Da ultimo, immaginate, e come, di rafforzare il legame tra la distribuzione a monte delle risorse e il rispetto dello Stato di diritto da parte dei Paesi partner dell'Unione europea? Immaginate un meccanismo sanzionatorio volto anche alla riduzione di risorse a monte nei confronti di Stati che non rispettano lo Stato di diritto e impegni fondamentali in termini di solidarietà ed equa ripartizione delle responsabilità, anche nella gestione del fenomeno migratorio, come abbiamo visto in questi anni?
  Questi sono temi per noi fondamentali affinché l'Europa possa tornare ad appassionare, a coinvolgere, ma soprattutto a convincere 500 milioni di cittadini dell'efficacia e della necessità del processo di integrazione europeo da qui ai prossimi anni.

  REBECCA FRASSINI. Ringrazio il Commissario europeo per essere qui oggi e anche per averci chiesto di essere un po’ critici. Penso che sia doveroso in questa sede porre domande mirate – e io lo farò – e ricevere altrettante risposte precise.
  In primo luogo, per quanto riguarda il metodo di allocazione dei fondi, oltre al PIL pro capite sono stati proposti dei nuovi indicatori. Uno di questi è l'introduzione della presenza dei migranti, su cui il nostro Governo si è già espresso favorevolmente. Le chiedo, quindi, se vi siano reali opportunità che tale criterio venga definitivamente inserito.
  In secondo luogo, in base alle stime della Commissione europea, la politica agricola comune (PAC) subirebbe una riduzione del 5 per cento a prezzi correnti rispetto al periodo 2014-2020, il che equivarrebbe a una riduzione di circa il 12 per cento a prezzi costanti del 2018.
  Il nostro Governo, in sede di Consiglio agricoltura, si è già espresso contro il taglio alla spesa per la PAC, le cui ricadute negative per l'Italia ammonterebbero a circa 3 miliardi di euro e colpirebbero soprattutto le aziende di maggiore dimensione. La nostra speranza, quindi, è quella che i finanziamenti per la PAC rimangano almeno allo stesso livello del bilancio 2014-2020 in termini reali.
  L'ultima domanda, se me la consente, è sulla tematica delle nuove fonti di finanziamento del bilancio dell'Unione europea. La Commissione europea propone di istituire altre tre nuove risorse proprie. Una di queste prevede un'aliquota di prelievo del 3 per cento applicata alla nuova base imponibile consolidata comune per l'imposta sulle società. Le chiedo, Commissario, se può spiegarci meglio il meccanismo di questa nuova risorsa propria, perché non vorremmo in alcun modo – siamo, peraltro, un po’ preoccupati – che questa si trasformasse in un aggravio contributivo per i nostri cittadini.

  ANDREA MANDELLI. Ringrazio il Commissario Oettinger per essere qui.
  Nel corso dell'estate, ma anche dell'ultimo Forum Ambrosetti a Cernobbio, abbiamo sentito dichiarazioni dure nei confronti dell'Italia. Vorrei sapere qual è la sua posizione di partenza per analizzare il nostro Pag. 8 Paese e qual è quella dell'Europa, proprio in vista del negoziato con l'Italia in merito alla prossima legge di bilancio.
  In particolare, il Governo italiano insiste molto sull'importanza degli investimenti e della riduzione della pressione fiscale per far ripartire la crescita nel nostro Paese, in un momento di rallentamento globale, anche per affrontare con la forza dell'economia reale la fine del quantitative easing. Vorrei sapere quale sarà la posizione della Commissione europea su queste voci di spesa proprio in relazione alla politica di bilancio che state per adottare.

  GUIDO CROSETTO. Cercherò di essere breve. I temi sarebbero moltissimi. Questa impostazione di bilancio, partendo dai tagli sulla PAC, di cui parlerà la mia collega, per arrivare ad altre scelte politiche di carattere strategico, ci pare ancora da discutere, ma c'è un dato che mi colpisce. Mi colpisce, Commissario, proprio perché il nostro Paese da anni è stato investito nell'Unione europea di responsabilità per la spesa pubblica. Sono andato a vedere quanto l'Europa ha speso, o pensa di spendere, per la sua esistenza e la sua burocrazia. Mi ha colpito vedere che l'ultima previsione per il 2020 della spesa per l'amministrazione era di 9 miliardi e 417 milioni di euro e che la spesa prevista – scelga lei se a prezzi 2018 o a prezzi correnti; io uso quelli correnti – per la pubblica amministrazione nel 2021 è di 11 miliardi e 24 milioni di euro, con un aumento ben superiore al 10 per cento.
  Mi chiedevo con che serietà l'Unione europea, che chiede a Paesi come l'Italia di tagliare la spesa per la propria pubblica amministrazione, presenti nel proprio bilancio un aumento superiore al 10 per cento del costo di una burocrazia che dovrebbe ridursi per il fatto che va via il Regno Unito e che, quindi, da 28 membri passerà a 27. Quindi l'aumento non è del 10-13 per cento, ma diventa del 20 per cento, se si pensa che se ne va anche il Regno Unito. Vorrei una sua risposta in merito a questa discordanza rispetto a quella che sembra la politica dell'Unione europea.
  Sono inoltre molto interessato al passaggio che ha fatto sugli investimenti in ricerca e sviluppo, perché penso che quello sia il differenziale con il resto del mondo per i prossimi anni. Vorrei che tali investimenti andassero a tutti i Paesi europei e non soltanto ai due privilegiati.
  Concludo l'ultima parte del mio intervento a nome del mio gruppo e del mio presidente, Giorgia Meloni, che non può essere qui oggi per altri impegni istituzionali. Penso che lei si aspetti, arrivando in Italia per la prima volta dopo le sue dichiarazioni, alcune riflessioni sulle sue considerazioni in merito all'insegnamento che i mercati possono dare alle democrazie.
  Noi oggi non volevamo fare particolare polemica, ma la mia collega le porterà la Costituzione italiana e la relativa traduzione in tedesco. Lei leggerà che per la nostra Costituzione la sovranità appartiene al popolo e non ai mercati. Volevamo ribadirglielo e farglielo leggere e toccare con mano.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Crosetto. Il dono sarà sicuramente gradito.

  STEFANO FASSINA. Ringrazio anch'io il Commissario per la sua esposizione. Vorrei innanzitutto, in premessa, associarmi ai rilievi e anche alla sollecitazione che è stata fatta nel primo intervento a proposito della procedura che ha portato alla nomina del Segretario generale della Commissione europea e al grave segnale arrivato dalle Istituzioni in tema di rispetto delle procedure e di attenzione anche al merito delle figure che si scelgono per posizioni tanto rilevanti.
  Il secondo punto del mio intervento, invece, parte da alcune considerazioni che ha fatto il Commissario e che rispondono a dati di realtà. Sulla divergenza nel reddito pro capite tra i vari Paesi dell'Unione europea il Commissario ha fatto riferimento a un dato puntuale: se vedessimo la serie storica, potremmo constatare che questa divergenza è cresciuta enormemente negli ultimi vent'anni, in particolare dopo l'ingresso nel Mercato unico europeo dei Paesi dell'Est e l'avvio della moneta unica.
  È evidente che abbiamo bisogno di correggere queste dinamiche, o quantomeno di evitare che si allarghino ancora. Ci sono Pag. 9tante politiche da adottare. Una di queste è la politica di bilancio. Conosciamo i problemi, sui quali, ovviamente, non entro in questa sede, perché non è materia di competenza del Commissario, così come conosciamo i problemi relativi al Patto di stabilità e al fiscal compact. L'altro strumento per le politiche di bilancio è il bilancio gestito dalla Commissione europea, il bilancio pluriennale. Di fronte ai problemi che abbiamo mi sarei aspettato da parte del Commissario che la prima affermazione di chi è responsabile del bilancio comunitario fosse che abbiamo risorse drammaticamente inadeguate per poter svolgere qualunque compito. Sul piano macroeconomico poi, giustamente, ciascun Paese litiga anche per un singolo milione, non per un singolo miliardo. In una fase così difficile anche un euro è rilevante.
  Il punto di partenza dovrebbe essere che il bilancio dell'Unione europea è drammaticamente inadeguato. Stiamo parlando di un punto percentuale di PIL che, se lo guardiamo al netto dei contributi che ciascun Paese eroga, si riduce allo 0,2 per cento. Di che cosa stiamo parlando? In una fase in cui l'Unione europea è sull'orlo della disgregazione discutiamo di un ammontare di risorse – ripeto – inadeguato sul piano macroeconomico per correggere gli effetti che lei stesso ha messo in evidenza. Quale ricerca vogliamo finanziare con le briciole che abbiamo a disposizione, se considerate nella dimensione dell'economia dell'Unione europea?
  Il suo Ministro degli esteri, qualche giorno fa, ha fatto una proposta molto interessante in termini di strategia di difesa comune, rispetto alla quale c'è anche, come sapete, una richiesta molto pressante dagli Stati Uniti. Come la vogliamo affrontare con le risorse di questo bilancio?
  In merito al capitolo investimenti pubblici, tutte le analisi dimostrano come sia crollato l'investimento pubblico nell'Unione europea, in particolare nei Paesi che hanno dovuto fare maggiori sforzi di finanza pubblica. Il mitico Piano Juncker è drammaticamente fallito. Era fondato su una leva finanziaria ridicola.
  Il mio punto è piuttosto semplice. Anche su questa questione della gestione dei flussi migratori servono risorse per l'accoglienza, ma chiunque, dall'estrema destra all'estrema sinistra, sa che è necessario investire nei Paesi dai quali i disperati provengono. Ci servirebbe una sorta di Piano Marshall per l'Africa. Con quali risorse lo realizziamo?
  Vengo al punto. Perché non riprendere in mano qualche proposta, che non è eversiva o rivoluzionaria, ma semplicemente di buonsenso, se vogliamo affrontare le sfide drammatiche che l'Unione europea e i singoli Paesi hanno e che minacciano sempre di più la tenuta dell'Unione? Perché non riprendere in mano i progetti di project bond, cioè risorse proprie aggiuntive che potrebbero essere ottenute attraverso un'operazione intelligente sui mercati finanziari, approfittando di tassi di interesse molto bassi, e utilizzare tali risorse, da gestire nell'ambito comunitario, senza delegare ai singoli Paesi per problemi di azzardo morale? Perché, in una fase politicamente tanto difficile, ci limitiamo a fare un'operazione – ripeto – sostanzialmente irrilevante, mentre non riusciamo a fare quel salto di qualità?
  Da lei mi sarei aspettato oggi che, di fronte ai problemi che lei conosce e che in parte ha ricordato, ci fosse anche una visione che, con tutte le difficoltà che conosciamo e che mi sono note, ossia le diverse esigenze dei Paesi e la necessità di unanimità del voto che prima ha ricordato, ponesse questa come la questione politica centrale.
  Questo non è un consesso di ragionieri. È un consesso di deputati e senatori che vorrebbero provare a dare un contributo per compiere quel salto di qualità. Stiamo parlando di un ambito di risorse finanziarie assolutamente irrilevanti rispetto alle finalità che vogliamo affrontare.

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Fassina. Incidentalmente, ricordo che le dimensioni del bilancio sono molto piccole. Poi c'è una Banca centrale europea che gestisce migliaia di miliardi, ma per quella i Parlamenti non vengono interpellati.

Pag. 10

  DIETER STEGER. [Il senatore saluta in tedesco, a microfono spento, il Commissario Oettinger] Continuerò in italiano. Volevo solo salutare il Commissario.

  PRESIDENTE. Il deputato può esprimersi come meglio crede.

  DIETER STEGER. Adesso parlerò in italiano, ci mancherebbe, ma volevo salutare il Commissario.

  PRESIDENTE. Comunque, l'ha salutato. Non ha detto niente di particolare.

  DIETER STEGER. Signor Commissario, io mi attengo a ciò che lei ha detto, ossia di non affrontare i punti che condivido. Le priorità che voi avete posto le ritengo giuste, soprattutto il punto sulla ricerca e sull'innovazione, che sono veramente i driver più importanti che ci siano, assieme all'istruzione. Ho visto anche che sul progetto Erasmus ci saranno ulteriori fondi.
  Mi limito a chiederle due cose, ma prima lasciatemi parlare – penso di poterlo fare – a nome del mio gruppo, il gruppo per le Autonomie, che vede l'Italia solo all'interno dell'Unione europea e vede lo sviluppo della stessa Italia, come un Paese importante anche dal punto di vista del benessere, solo in seno all'Unione europea e non al di fuori di essa.
  Le chiedo due cose. Abbiamo visto che avete modificato la struttura del Fondo sociale europeo. Il Fondo sociale europeo nel 2014-2020 era amministrato dalle autorità regionali. Questa volta, nel 2021-2027, il Fondo sarà gestito dagli Stati membri. Sulla base del principio di sussidiarietà riterrei opportuno che il Fondo sociale europeo fosse anche in futuro amministrato dalle regioni e dalle autorità locali e non dagli Stati membri.
  Passo alla seconda critica. È stato già detto che parliamo dell'1 per cento del PIL a livello europeo. Premesso che considero giuste le priorità che avete posto, dall'altra parte mi chiedo veramente se sia necessario togliere fondi in due campi fondamentali per l'Europa e in particolare per i territori rurali, per i territori che non sono le metropoli, ossia i fondi per l'agricoltura e i fondi per lo sviluppo delle regioni.
  Sviluppare le regioni e le zone rurali vuol dire anche togliere peso alle metropoli, che altrimenti soffocano. Noi vediamo che in Europa la gente lascia sempre più le vallate e si sposta nelle città. Penso che anche a livello europeo per questi territori, dove ovviamente ci sono soprattutto agricoltura e ambiente, occorra anche in futuro una forza di investimento. Vedo molto criticamente il fatto che l'Unione europea volesse togliere questi fondi nella misura rispettivamente del 10 e del 5 per cento.

  EMMA BONINO. Presidente, per accelerare, poiché le domande che volevo fare sono già state poste da altri colleghi, rinuncio all'intervento.

  FILIPPO SCERRA. Signor Commissario, le parlo in qualità di rappresentante del gruppo del MoVimento 5 Stelle, ma soprattutto, orgogliosamente, in qualità di cittadino di un Paese, l'Italia, che è tra i fondatori della Comunità europea, di quella Comunità pensata dal nostro connazionale Altiero Spinelli nel suo Manifesto di Ventotene, votata al rispetto di valori quali l'equità sociale, la solidarietà tra Paesi e una crescita diffusa ed equilibrata.
  Purtroppo, la realtà attuale è molto distante da quanto immaginato dai fondatori durante la Seconda guerra mondiale. Le politiche di austerità che la Commissione europea ha imposto ai Paesi più duramente colpiti dalla crisi hanno contribuito ineluttabilmente a diminuire la capacità di investimento, ad aumentare la svalutazione salariale e dei diritti, inasprendo così le disuguaglianze, generando instabilità politica e acuendo la distanza fra i cittadini e le istituzioni dell'Unione europea.
  In questo scenario si colloca il bilancio dell'Unione europea. Di fatto, il nuovo quadro finanziario 2021-2027, presentato lo scorso 2 maggio dalla Commissione, non corregge a nostro parere i profondi squilibri summenzionati. L'Italia in particolare, che ricordo essere un contribuente netto, subisce un consistente taglio ai fondi per la politica agricola comune, per un totale di Pag. 11circa 4,7 miliardi di euro che verranno a mancare soprattutto nelle casse del nostro Meridione.
  Inoltre, come lei sa, la struttura economica del nostro Paese è composta in gran parte da microimprese, ossia imprese al di sotto dei dieci dipendenti. Le piccole e medie imprese sono il cuore pulsante dell'Italia e il nostro Governo cercherà in ogni modo di sostenerle, ma ci saremmo aspettati dalla Commissione un programma di spesa che avesse concretamente l'obiettivo di aiutarci nel far crescere il nostro tessuto produttivo. Purtroppo siamo costretti a constatare che così non è.
  Vi è poi il tema della spesa sociale. In Italia la povertà ha raggiunto livelli inaccettabili: in termini numerici siamo al di sopra dei 5 milioni di poveri assoluti. Il Governo del cambiamento finalmente ridarà dignità a questi italiani, la dignità che i modelli economici basati sul profitto e sulla finanza hanno calpestato. Tuttavia, ciò non rappresenta un problema solo italiano. Le logiche politiche dell'Unione europea hanno portato più di 100 milioni di cittadini europei a dover vivere sotto la soglia di povertà. La nostra domanda è: che cosa vuole fare la Commissione per aiutare questi nostri concittadini?
  Mi accingo a concludere ribadendo, per evitare fraintendimenti, che il MoVimento 5 Stelle non è contro l'Europa, è invece assolutamente a favore di una comunità di Stati che deve diventare più equa, più forte e più giusta, ma che affronti in maniera integrata e condivisa i problemi, non ultimo quello relativo alla gestione del fenomeno migratorio, gravante interamente sulle nostre spalle.
  Alla luce di queste riflessioni, signor Commissario, le chiedo: non crede sia arrivato il momento di porsi qualche domanda sulla correttezza e la validità di regole e vincoli che hanno scavato e inasprito il divario tra Paesi del Nord e Paesi del Sud dell'Europa, tra ricchi e poveri? Non pensa che sia il caso di rivalutare quegli accordi commerciali che vanno a scapito dei cittadini europei? Non crede che sia arrivato il momento di ridiscutere assieme, se volete, l'architettura istituzionale dell'Unione europea? Grazie per le risposte che vorrà darmi.

  GIANNI PITTELLA. Ben ritrovato al Commissario Oettinger. Condivido le parole dette su Erasmus Plus, giovani, questione sociale, ricerca e sviluppo. Mi limito, tuttavia, a formulare tre Whatsapp.
  Primo: ce la facciamo, e con quali alleanze, a varare il bilancio pluriennale prima delle elezioni europee?
  Secondo: lei ha chiaro il nostro fermissimo contrasto al taglio del 10 per cento delle politiche regionali di coesione? Quelle politiche hanno un valore aggiunto europeo.
  Terzo: bilancio europeo e bilancio Eurozona. Apriamo questo dibattito? Come si collega questa questione con la capacità fiscale? Sono un po’ le cose che diceva il collega Fassina. Sappiamo bene le difficoltà, ma vogliamo aprire questa discussione? Altrimenti facciamo i matrimoni con i fichi secchi e sappiamo tutti che non si possono fare i matrimoni con i fichi secchi. Dobbiamo aprire questa questione e collegare questo dibattito alla nuova governance economica e finanziaria della zona dell'euro.

  PRESIDENTE. Mi permetto di far notare che il punto è molto interessante, in quanto spesso e volentieri si parla di bilancio europeo, quando c'è un bilancio differente, che è quello dell'Eurozona, a cui noi siamo sottoposti e altri no e magari lo ignorano.

  EMANUELE CESTARI. Cercherò di farmi bastare questi tre minuti per il mio intervento, sebbene non siano sufficienti per esprimere tutta l'insoddisfazione e la delusione dei cittadini italiani per l'assoluta incapacità politica dimostrata dall'Unione europea in tutti questi anni.
  Commissario, anch'io, come il collega che mi ha preceduto, Crosetto, ho ancora in mente le sue dichiarazioni del marzo scorso, quando sostanzialmente affermava che i mercati avrebbero insegnato agli italiani a votare. Vede, Commissario, lei oggi si trova qui nel Parlamento italiano, culla Pag. 12della sovranità popolare, davanti a deputati e senatori che, a differenza dei Commissari dell'Unione europea, sono democraticamente eletti e che non debbono certamente prendere lezioni da alcuno, se non dai propri elettori. Questa io la chiamo «la sovranità della democrazia e non dei mercati».
  Vede, Commissario, com'è a lei ben noto, l'Italia è uno dei Paesi fondatori dell'Unione europea e ha sempre – lo sottolineo – contribuito politicamente ed economicamente alla sua costruzione, privandosi ogni anno di ingenti risorse, nell'ordine di miliardi di euro, destinate a un organismo che, anziché ringraziare i cittadini italiani per il loro generoso contributo, si è dimostrato incapace e assente quando ce ne sarebbe stato bisogno.
  Arrivo alla prima domanda. Non ritiene che l'Unione europea abbia da tempo smesso di rappresentare e difendere gli interessi dei cittadini degli Stati nazionali e, quindi, l'essenza stessa della democrazia, baluardo della Costituzione italiana, che andrebbe probabilmente riletta anche a Bruxelles?
  Mi permetta da ultimo di chiederle di chiarire una curiosità di molti, data la sua veste di Commissario al bilancio, e porle questa domanda: su quali basi è stato ricavato il vincolo del 3 per cento nel rapporto deficit/PIL, che solo l'Italia e pochi altri Stati membri rispettano, che appare un'irragionevole limitazione delle politiche economiche nazionali e, quindi, della sovranità popolare?

  ELENA TESTOR. Signor Commissario, innanzitutto la ringrazio per l'esposizione del quadro finanziario pluriennale 2021-2027, dal quale si evince il cambiamento di priorità che l'Unione europea si prefigge.
  Credo nell'importanza di rivedere tramite operazioni logiche il ruolo dell'Europa. I fatti che si stanno susseguendo nell'Unione europea non possono essere liquidati con un mero attacco sull'andamento delle votazioni, ma deve essere fatta una profonda riflessione su come l'Europa è stata ed è percepita dai cittadini.
  Il recesso del Regno Unito dall'Unione europea ha prodotto una riduzione del 10 per cento del bilancio europeo annuale. Di conseguenza, si richiede agli Stati membri un ulteriore sforzo. Partendo dalla convinzione che l'Europa è e deve essere capace di rilanciare il suo ruolo di fattore unificante per il raggiungimento degli obiettivi che gli stessi padri fondatori hanno sostenuto come pilastri indispensabili dell'Unione europea, la PAC resta uno dei punti cardine dell'economia dell'Unione. Per questo motivo le risorse finanziarie per l'agricoltura devono essere adeguate, perché il settore ha direttamente a che fare con la sicurezza alimentare dei cittadini, con la tutela dell'ambiente e delle risorse naturali.
  Gli obiettivi da conseguire – una PAC semplificata e un sistema più competitivo e aperto all'innovazione – e le sfide che ci attendono in un futuro non molto remoto sono impegnativi, quindi vorrei sapere a quanto ammonta la riduzione dei fondi e se si pensa che tali risorse siano comunque sufficienti a garantire gli obiettivi che la nuova PAC si è prefissata, tenendo conto che l'agricoltura potrebbe generare nuova occupazione anche per i giovani imprenditori.

  YLENJA LUCASELLI. Riprendendo un tema che in realtà è stato già affrontato e leggendo con spirito critico, ma propositivo, la proposta di bilancio, vorremmo capire in che modo i nuovi criteri che sono stati adottati per fare la ripartizione hanno inciso sulle dotazioni relative al comparto agricolo e, quindi, se questi criteri possono essere modificati. Questa è la prima domanda.
  In secondo luogo, vorrei capire se di fatto c'è stato un confronto con i Ministri dell'agricoltura che si sono riuniti di recente, in particolare se c'è stato un incontro diretto su questo tema con il rappresentante dell'Italia nel Governo, che è il senatore Centinaio.
  L'ultima domanda è se i criteri che sono stati utilizzati sono rivedibili, proprio perché nel comparto agricoltura la parte che viene maggiormente penalizzata è quella dei Paesi del Mediterraneo e ovviamente, essendo l'Italia uno di quei Paesi che nel comparto agricolo vive per la maggior parte sui finanziamenti dell'Unione europea, abbiamo Pag. 13 la necessità di capire come questi criteri possano essere riveduti.

  GABRIELE LORENZONI. Io non entrerò nel merito del quadro finanziario pluriennale 2021-2027. Lo hanno già fatto altri colleghi, ricordando anche quanto sia irrilevante rispetto al reddito nazionale lordo dell'Unione europea. Stiamo parlando di un punto percentuale rispetto al reddito nazionale lordo dell'Unione europea.
  Io, invece, farò una domanda molto veloce, più diretta, al Commissario, proprio in merito alle dichiarazioni già ricordate che egli fece a fine maggio scorso, giornalisticamente note, del tipo «i mercati insegneranno all'Italia a votare». Io le faccio notare questa cosa. Lei si è già scusato di questo a mezzo stampa, ma quale occasione migliore per farlo qui pubblicamente con gli italiani? Siamo a Roma, alla Camera dei deputati. Quale occasione migliore, dunque, per fare le sue scuse pubblicamente? Siamo davanti a rappresentanti del popolo votati dagli italiani stessi.

  ANNA CINZIA BONFRISCO. Nell'analizzare questo bilancio che nella sua relazione il Commissario Oettinger ha esposto per sommi capi e spesso anche di difficile comprensione, vorrei poter approfondire meglio questo taglio lineare che nei fatti riduce il già piccolo bilancio dell'Unione europea, ma soprattutto non entra nel merito dell'utilizzo dei fondi europei, cioè della capacità di assorbimento da parte dei Paesi, e non entra nemmeno nel merito della bontà di quei programmi e di quei finanziamenti che si fondano sul bilancio dell'Unione europea.
  Per quanto riguarda quel quadro finanziario pluriennale che tutti auspicano venga approvato – chissà come mai – prima delle prossime elezioni, il taglio al grande Fondo per la coesione, che come è stato ricordato prima ammonta al 10 per cento, e ancor peggio quello alle risorse destinate dalla PAC all'agricoltura, che in realtà ammonta al 12 per cento, sembrano i segnali indicatori di un'Europa che vuole abbandonare se stessa e abbandonare la propria economia e la propria coesione.
  Voi chiedete, quindi, dopo la Brexit un ulteriore sforzo ai Paesi e lo chiedete a un Paese fondatore come l'Italia, che ha sempre onorato i propri impegni però si è vista restituire sul tema dell'immigrazione, a fronte del proprio impegno di 5 miliardi di euro l'anno, 80 milioni da parte dell'Unione europea, Commissario Oettinger. Non crede che ci sia uno sbilanciamento eccessivo?
  Se l'Italia dovrà – ne sono certa – continuare a onorare i propri impegni, non lo potrà fare e questo Parlamento non potrà dare la propria approvazione a un ulteriore sforzo italiano, se prima non sarà concordato esattamente quelle risorse dove vanno, a chi vanno e quali programmi vanno a finanziare.

  CRISTINA ROSSELLO. Buongiorno, Commissario. In primo luogo, desidero ringraziare l'istituzione che lei oggi rappresenta per il tempo dedicato a questo importante incontro.
  Con i colleghi del gruppo di Forza Italia abbiamo attentamente ascoltato il suo intervento e sicuramente il nostro gruppo sarà presente e partecipativo all'invito di ottobre, ma abbiamo alcuni temi da focalizzare in questo momento.
  Per quanto concerne il quadro di bilancio pluriennale, riteniamo importante l'introduzione delle nuove risorse proprie, ma dobbiamo chiederle di reindirizzare e finalizzare gli investimenti per la crescita. In particolare occorre puntare sulla ricerca, sulla tecnologia e sull'innovazione digitale. A tale proposito riteniamo, infatti, scarsamente soddisfacenti gli esiti dell'ultimo Consiglio europeo di giugno.
  In secondo luogo, della PAC abbiamo già parlato e, quindi, chiediamo di sottolineare questo tema. L'allargamento ai Paesi balcanici di nuova adesione potrebbe avere, a nostro avviso, un effetto molto importante e vorremmo che fosse preso in considerazione.
  Un altro tema è il lungo periodo di riferimento temporale del bilancio. Chiediamo soltanto che si rivaluti questa coordinata. Non sono più i tempi. La corporate governance mondiale chiede dei tempi più brevi, di business plan. La stessa cosa deve valere anche per l'Unione europea.

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  MARCO MAGGIONI. In trenta secondi io posso solo esprimere con molta franchezza una situazione inadeguata che si legge all'interno di questo quadro pluriennale di bilancio, con particolare riferimento al tema dell'agricoltura. Ridurre in questo modo non solo la protezione che viene data ai prodotti agricoli europei, ma anche i contributi che vengono dati ai nostri produttori, significa davvero mettere l'agricoltura europea nelle condizioni di non poter affrontare le sfide che il futuro ci riserva.

  RAFFAELE FANTETTI. A costo di rinunciare a una domanda vorrei ricordare che a Ventotene erano sì in tre – Eugenio Colorni, Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi – ma c'era anche Ursula Hirschmann, a dimostrazione del fatto che l'Europa nasce da una comprensione sincera fra italiani e tedeschi, come era quella tra De Gasperi e Adenauer, dopo la tragedia della Seconda guerra mondiale. Su questa comprensione bisogna che focalizziamo ora il nostro interesse. Occorre infatti aumentare le risorse del capitolo relativo alle migrazioni e alla gestione delle frontiere. Bisogna essere più coerenti tra le parole che lei ha detto in merito all'attenzione europea su questo capitolo e le risorse ad esso dedicate, che ammontano a meno del 3 per cento del totale.
  Faccio infine un'ultimissima battuta: avete calcolato che in caso di no deal sulla Brexit ci saranno 42 miliardi in meno, equivalenti all'accordo di divorzio?

  STEFANIA PRESTIGIACOMO. Buongiorno e benvenuto, Commissario Oettinger. In tema di budget dell'Unione europea per il periodo 2021-2027, la mia domanda è focalizzata sulle voci che circolano a proposito dei tagli per l'Italia, e in particolar modo per il Sud dell'Italia, il cui rilancio economico noi riteniamo fondamentale per la complessiva ripresa economica del Paese.
  Inoltre, non vorrei metterla in difficoltà, ma proprio in questi minuti le agenzie di stampa battono le dichiarazioni rese a Cernobbio dal suo collega Pierre Moscovici, Commissario agli affari economici e monetari, che tutti commentano come la fine della tregua tra Roma e Bruxelles. Moscovici afferma che l'Italia costituisce un serio problema per l'Eurozona: come commenta queste dichiarazioni?

  PRESIDENTE. Grazie a tutti i colleghi per gli interventi. Abbiamo fatto il possibile. Mi rendo conto che i tempi sono quelli che sono.
  Do quindi la parola al Commissario Oettinger per la replica.

  GÜNTHER OETTINGER, Commissario europeo per il bilancio e le risorse umane. Grazie, signore e signori, deputati e senatori, per tutte queste domande concrete riguardanti il mio lavoro.
  Anzitutto, però, vorrei dire che non dobbiamo ritenerci incapaci a vicenda. Io ritengo voi capaci, ma vi prego di non ritenere me uno stupido, né tantomeno la Commissione. Abbiamo funzionari preparati, diligenti, che provengono da tutti gli Stati membri e credetemi sulla parola: io voglio che il bilancio sia buono. E non intendo certo lavorare su dati sbagliati per arroganza o per incapacità: concediamoci una buona dose di rispetto reciproco. Poi la causa Selmayr, il Segretario generale. Nella Commissione, secondo il regolamento interno, si possono coprire cariche vacanti attraverso un bando oppure mediante trasferimenti. Selmayr è stato un ottimo Capo di gabinetto con Juncker, per cinque anni è stato Capo di gabinetto della Commissaria Reding e ora è Segretario generale.
  Da come vedo io le cose, il Presidente della Commissione deve avere il diritto di proporre e decidere chi diventerà il suo più stretto collaboratore. Così come Giancarlo Giorgetti è diventato quello che è probabilmente perché anche Conte l'ha deciso e il Capo della cancelleria a Berlino è stato chiamato dalla Cancelliera, anche io voglio poter decidere chi sarà il mio Capo di gabinetto.
  Lui è Segretario generale della Commissione Juncker. Selmayr ha veramente tutti i titoli per ricoprire la sua carica. Testatelo e aspettate. Con lui abbiamo scelto la persona giusta da mettere vicino a Juncker. Il Pag. 15prossimo Presidente della Commissione avrà il diritto anche di mandarlo in pensione. Io, quindi, sono del parere che il più stretto collaboratore, il Capo del vostro gabinetto debba essere scelto da voi, il mio da me e il Segretario generale prima di tutto da Juncker: è un suo uomo e quindi si tratta di una responsabilità primariamente sua.
  Ho sentito tante proposte oggi. Avete parlato di due forme di risparmio: una è stata citata dal collega qui davanti per quanto riguarda il personale amministrativo e l'altra riguardava una riduzione di spesa corrente. Per il resto ho sentito solo argomentazioni contro i tagli e a favore di un aumento delle spese. Parliamo dei tagli, che sono in tanti a proporre. Io non voglio un taglio della PAC. Naturalmente abbiamo parlato con tutti i Ministri dell'agricoltura; nell'ultimo anno abbiamo avviato una consultazione pubblica, che è durata otto settimane. Nel Consiglio il collega Hogan e io siamo in contatto con i ministri ogni settimana, ma io ho il compito di tappare i buchi, come quello creato dalla Brexit e poi devo finanziare interventi nei settori della migrazione, della protezione dei confini e altri ancora.
  Allora, in cosa consistono le vostre proposte di risparmio? Non voglio tagliare i fondi di coesione perché sono matto, ma come si fa ad andare avanti? Un gruppo di Paesi membri si definisce «better spending countries». Io sono in contatto anche con parlamentari di Stoccolma, Copenhagen, Amsterdam, Vienna, Berlino e tutti dicono: «Meno soldi all'Europa».
  Io vorrei che tutti i 27 Stati membri o tutti i 2.700 parlamentari di tutti i Paesi si riunissero a porte chiuse e parlassero, come quando si elegge il Papa. Io vado in ferie e torno appena è pronta la fumata bianca. In Svezia mi sono state rivolte domande del tutto contrarie rispetto a quelle che fate voi, lo stesso in Danimarca e in Austria, quindi devo provare a trovare una via di mezzo. Le aspettative di alcuni Paesi contribuenti netti sono che noi aumentiamo i tagli; in ogni caso alla fine ho bisogno del consenso anche della Svezia, della Danimarca, dei Paesi Bassi, dell'Austria, della Finlandia.
  Questa settimana ho parlato con deputati finlandesi della Commissione bilancio di Helsinki, che dicono che questo bilancio è troppo grande. Io sono d'accordo con l'amico Pittella: abbiamo bisogno di investire di più in Europa, però alcuni Stati membri non mi daranno mai e poi mai il consenso per fare una cosa del genere. Dunque, occorre prendere atto della molteplicità del Consiglio ed essere disposti a scendere a compromessi.
  La web tax, per esempio, è una proposta della Commissione, del mio collega Commissario francese Moscovici, ed è sul tavolo del Consiglio. Noi vogliamo tassare la creazione di valore digitale, in modo che prima di tutto paghino le grandi società della California, ma se veramente questo possa entrare a far parte del bilancio non lo so, perché per le politiche fiscali occorre l'unanimità. Per un sistema fiscale europeo ho bisogno del consenso dei 27 Ministri delle finanze. Pensiamo solo alla financial transaction tax. Fu proposta nel 2011 dalla Commissione Barroso, della quale facevo parte anche io. È ancora sul tavolo del Consiglio e non va avanti. Non è colpa della stupidità della Commissione: il motivo è la mancanza di accordo tra i 27 Governi nel Consiglio europeo.
  La proposta della Commissione sullo Stato di diritto, che è stata sviluppata da me, è sul tavolo del Parlamento e del Consiglio. Noi vogliamo avere la possibilità, nei casi in cui l'indipendenza del terzo potere non sia presente e lo Stato di diritto non sia più garantito, di tagliare programmi e incentivi. Non so se si arriverà a questa decisione – io lo spero. Ma la proposta da maggio di quest'anno è sul tavolo del Parlamento e del Consiglio.
  Si dice che i nostri programmi di ricerca sono solo delle briciole. Noi proponiamo per il prossimo quadro pluriennale un aumento del 40 per cento, quindi il 40 per cento in più per la ricerca. In sette anni si tratta pur sempre di 110 miliardi di euro per i programmi Horizon Europe o Digital Europe.
  Rivolgo una mia richiesta a voi. Da anni abbiamo l'ambizione in Europa di voler spendere il 3 per cento del nostro prodotto Pag. 16nazionale lordo per la ricerca. A livello europeo è solo il 2 per cento. Adesso aumentiamo il bilancio. Io vengo dal Baden-Württemberg e sono orgoglioso di una cosa: nel Baden-Württemberg si spende per la ricerca il 4,2 per cento, quindi vi prego di aumentare le vostre briciole. L'Italia è all'1,2 per cento per quanto riguarda ricerca e innovazione. Questa è una vostra responsabilità di bilancio nazionale. Anche in quest'ambito si può fare ancora tanto per arrivare al 3 per cento.
  Vengo ora alla politica dell'austerità e ai mercati. Di che cosa si tratta? La politica della Banca centrale europea è stata giusta, però non si può portare avanti ad infinitum e, quindi, la Banca centrale europea ha deciso oggi che la quantità di titoli di Stato e di obbligazioni societarie che essa acquista sarà dimezzata e lentamente diventerà pari a zero. Pertanto, Paesi come l'Italia, la Francia e la Germania devono ricevere nuovamente centinaia di miliardi l'anno dai creditori. Questa si chiama «ristrutturazione». Per l'anno prossimo la cifra per l'Italia si aggira intorno ai 300-400 miliardi di euro. Questo significa che avete bisogno della fiducia di imprese, banche e persone che vi danno dei soldi. Questo vale anche nella vita. Se andate al ristorante e chiedete una bottiglia di Barbera, l'oste ve la dà se ha fiducia in voi e crede che poi voi pagherete. È il merito creditizio, la tripla A. Se manca, niente Barbera. Dunque, in tutti gli Stati membri abbiamo bisogno della fiducia di coloro che danno i soldi, che investono. Per l'Italia, l'anno prossimo, saranno 300 miliardi di euro.
  Quando abbiamo creato l'euro, tutti hanno detto: «Ci sono dei criteri monetari». Non l'ha detto la Commissione, ma gli Stati membri. Si è detto che di norma non si possono contrarre nuovi debiti per più del 3 per cento l'anno. Adesso per la prima volta siamo in una situazione per cui tutti e 19 gli Stati dell'Eurozona hanno nuovi debiti sotto il 3 per cento, la maggior parte è addirittura al di sotto dell'un per cento e alcuni Stati membri hanno ripagato tutti i propri debiti. Siamo grati che anche l'Italia rispetti la soglia del 3 per cento.
  Il secondo criterio che è stato sottoscritto dagli Stati membri dell'Eurogruppo è quello del 60 per cento di debito complessivo rispetto al PIL. Nell'Eurozona la media è del 90 per cento. In Italia siamo al 133 per cento. Gli economisti dicono che la sostenibilità del debito si colloca intorno al 120 per cento. La decisione è vostra, ma personalmente non credo che sia una buona idea per l'Italia passare dal 133 al 140 per cento, forse è meglio scendere di nuovo al 120 per cento. Io credo che sia giusto, ma la responsabilità primaria è vostra. La strategia del bilancio italiano è di interesse primario per il Governo e per il Parlamento, però io penso che salire dal 133 al 140 per cento sia una via sbagliata.
  Per quanto riguarda la politica di coesione certamente, se le entrate sono maggiori, siamo pronti a rinunciare ad alcuni tagli.
  Per quanto riguarda il Fondo sociale europeo, cari colleghi, noi non abbiamo cambiato gli orientamenti. È come in passato: è legato ai Governi e alle regioni, che sono direttamente responsabili del mercato del lavoro, dell'integrazione sociale e via dicendo.
  Per quanto riguarda la politica di coesione c'è una vecchia formula, la formula di Berlino. Tra l'altro il vostro nuovo Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale la conosce, perché è stata adottata nel 1999. Più dell'80 per cento della dotazione del Fondo di coesione è allocato secondo il prodotto nazionale lordo e il reddito nazionale lordo. Noi proponiamo un 3 per cento per i costi legati alla migrazione; il resto per demografia, mercato del lavoro, disoccupazione giovanile, istruzione e formazione. Si può discutere di punti percentuali; la nostra proposta rappresenta il punto di partenza, non il risultato.
  Tuttavia, per l'Italia la situazione non è così buona: prendiamo come riferimento la crescita economica del 2014-2016. In quel biennio la crescita in Italia era più bassa che in Ungheria, in Slovacchia, Polonia o Germania, quindi per voi i tagli del Fondo di coesione saranno molto meno incisivi che non per Ungheria, Polonia, Slovacchia. Pag. 17Possiamo naturalmente approfondire anche questo punto in futuro.
  Dite che il divario fra i vari Paesi europei aumenta. Anch'io vedo questo pericolo. Che cosa si può fare per contrastare questo divario? Io con grande interesse qualche anno fa ho preso atto che la creazione di valore nel settore automobilistico non è maggiore in Germania o in Italia, ma nella Repubblica Ceca e nella Repubblica Slovacca. La produzione pro capite di automobili è più alta in Slovacchia e nella Repubblica Ceca che non nei Paesi classici della produzione automobilistica come Germania e Italia. Com'è possibile che lì si produca e venda la Skoda o che a Bratislava si costruisca la Porsche? Lì c'è manodopera qualificata, purtroppo con salari bassi; questi ultimi però non sono stabiliti dalla Commissione, ma in loco.
  Io amo la Ferrari, la Lamborghini o anche la Fiat 500 e la moto Ducati. In Italia avete le capacità per costruire 2,2 milioni di macchine l'anno, però non ne costruite più di 500.000. Perché non si sfrutta di più questa capacità produttiva? Non è la Commissione, non siamo noi, è il mercato globale o magari altri siti sono più interessanti e competitivi. Perché si chiude una fabbrica di automobili nel Sud dell'Italia? È davvero un peccato. Sarebbe interessante vedere che cosa si potrebbe fare per aumentare di nuovo la produzione automobilistica in Italia. Non basta lamentarsi; sono importanti gli ingegneri, i tecnici, la ricerca, l'innovazione, i costi salariali e via dicendo. Io sono stato nella fabbrica della Fiat in Italia, a Torino. Oggi è un albergo, in passato era il cuore del settore automobilistico europeo. Oggi non lo è più. Ma la Commissione non possiede azioni FIAT. Non è nostra responsabilità che tutto si sia spostato verso Detroit. Vediamo insieme come si può di nuovo aumentare l'attrattività di un sito produttivo.
  Vengo all'argomento dei costi amministrativi. Caro collega, lei ha parlato delle spese della pubblica amministrazione, delle spese per il personale. Ha parlato dell'8 per cento in più. È vero questo, ma qui si paragona il 2014 al 2021. Se si è responsabili di un bilancio annuale, quindi se si discute del bilancio 2019, si può registrare un aumento del 2-3 per cento rispetto al bilancio 2018. Ma se si mettono a confronto il 2021 e il 2014, allora in mezzo ci sono sette anni di inflazione, sette anni di aumenti salariali, nuovi Stati membri nei quali le prime classi di lavoratori vanno in pensione. La nostra Rubrica 5 (Heading 5) e una nuova Rubrica 7 (Heading 7) rappresentano il 6 per cento dell'intero bilancio: lì sono contenuti il Consiglio, il Parlamento, la Commissione, la Corte dei Conti, gli organi giudiziari europei, le nostre scuole europee. Noi finanziamo 14 grandi scuole, una delle quali è l'ISPA in Italia.
  Per esempio, quando i britannici se ne andranno avremo sempre bisogno di traduzioni in inglese, avremo sempre bisogno di negoziatori per negoziare accordi per esempio con il Canada o il Messico. Per il programma Galileo avremo sempre bisogno di satelliti. Dunque, se uno Stato membro se ne va, non cambia molto in termini di risparmio. Anche se l'Europa è più piccola, molti compiti rimangono ugualmente importanti e mantengono la stessa dimensione.
  Si è parlato di Eurobond. Una volta in Germania mi sono battuto molto per gli Eurobond e sono stato ampiamente criticato. Anche Schulz li ha criticati, ma Padoan sa benissimo che per gli Eurobond occorre l'unanimità. Credetemi: Paesi come Estonia, Lettonia, Lituania, Finlandia, Paesi Bassi hanno una visione non realistica degli Eurobond. Vi invito a fare due chiacchiere con parlamentari di altri Paesi dell'Eurogruppo per vedere cosa è fattibile e cosa, invece, è illusorio.
  Combattere la povertà è molto importante, è chiaro, però, se voi pensate all'1 per cento del prodotto nazionale lordo per il bilancio europeo e tenete a Berlino, Roma, Milano o Monaco il restante 49 per cento, noi possiamo partecipare solo per un cinquantesimo alla soluzione dei problemi nazionali; saranno i bilanci nazionali, regionali, locali ad essere responsabili in ragione di 49 su 50 euro. Il bilancio europeo può risolvere una parte dei problemi, ma non può risolvere tutto ciò che a livello nazionale ci si aspetta dall'Europa, perché tante Pag. 18cose devono restare sempre di competenza nazionale.
  L'Italia per me, come Paese fondatore, come grande Paese dell'Unione europea, è un Paese molto importante, quindi io vi chiedo: continuiamo questo dibattito. Torno volentieri anche d'inverno e possiamo parlare due ore qui in Parlamento. Adesso devo purtroppo prendere l'aereo per Colonia, ma sono disposto a continuare questo discorso sulle vostre aspettative con i rappresentanti di tutti i gruppi parlamentari a Roma e a Bruxelles. Grazie per la vostra disponibilità.

  PRESIDENTE. Questi incontri contribuiscono, come vedete, ad aumentare l'amore per l'Europa. Direi che accoglieremo l'invito di proseguire in altra sede il discorso e magari per una volta vi insegneremo anche noi qualcosa, invece di imparare e basta.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.05.