XVIII Legislatura

XII Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 1 di Giovedì 26 luglio 2018

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Lorefice Marialucia , Presidente ... 3 

Audizione del Ministro per la famiglia e le disabilità, Lorenzo Fontana, sulle linee programmatiche (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento) :
Lorefice Marialucia , Presidente ... 3 
Fontana Lorenzo (LEGA) , Ministro per la famiglia e le disabilità ... 3 
Lorefice Marialucia , Presidente ... 10 
Versace Giuseppina (FI)  ... 10 
Lorefice Marialucia , Presidente ... 12 
Bellucci Maria Teresa (FDI)  ... 12 
Lorefice Marialucia , Presidente ... 13 
Bellucci Maria Teresa (FDI)  ... 13 
Pini Giuditta (PD)  ... 13 
Lorefice Marialucia , Presidente ... 14 
Pini Giuditta (PD)  ... 14 
Pagano Ubaldo (PD)  ... 14 
Panizzut Massimiliano (LEGA)  ... 14 
D'Arrando Celeste (M5S)  ... 15 
Lorefice Marialucia , Presidente ... 16 
Fontana Lorenzo (LEGA) , Ministro per la famiglia e le disabilità ... 16 
Lorefice Marialucia , Presidente ... 20

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero: Misto-MAIE;
Misto-Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica: Misto-CP-A-PS-A;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Noi con l'Italia: Misto-NcI;
Misto-+Europa-Centro Democratico: Misto-+E-CD;
Misto-Noi con l'Italia-USEI: Misto-NcI-USEI.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
MARIALUCIA LOREFICE

  La seduta comincia alle 13.30.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati, nonché la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Ministro per la famiglia e le disabilità, Lorenzo Fontana, sulle linee programmatiche.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, del Ministro per la famiglia e le disabilità, Lorenzo Fontana, sulle linee programmatiche del suo dicastero.
  Ringraziando il Ministro Fontana per aver corrisposto al nostro invito, gli rivolgo i miei più sentiti auguri per il lavoro impegnativo che lo attende. Faccio presente che all'intervento del ministro seguirà il dibattito, con un intervento per ciascun Gruppo parlamentare per un tempo massimo di cinque minuti ciascuno. Potranno intervenire anche più deputati per Gruppo, restando sempre nell'ambito dei cinque minuti complessivi.
  Do la parola al Ministro Fontana per lo svolgimento della sua relazione.

  LORENZO FONTANA, Ministro per la famiglia e le disabilità. Grazie per l'invito. Onorevoli colleghi e colleghe, prima di esporre le linee di indirizzo sulle tematiche oggetto delle deleghe che mi sono state affidate, vorrei soffermarmi brevemente sulla logica che ispirerà la mia azione, volta a dare concretezza e coerenza alle diverse politiche in favore della famiglia.
  Famiglia, infanzia e adolescenza, adozioni, disabilità e politiche antidroga sono, in realtà, materie diverse che riflettono tuttavia una concezione della famiglia e della persona umana intesa in senso multidimensionale, il cui bene complessivo, fatto di componenti affettive, esistenziali, psicologiche e fisiche, può essere perseguito solo attraverso funzioni di indirizzo e coordinamento delle politiche pubbliche capaci di incidere trasversalmente.
  Il tutto va nell'ottica di un definitivo passaggio dalla stagione, pur fondamentale, del riconoscimento dei diritti della famiglia e dei suoi componenti alla stagione dell'effettività dei loro diritti, perché un diritto privo di effettività e di concretezza è un diritto che non c'è, è un diritto solo promesso. Invece, mai come nei campi della famiglia e della disabilità abbiamo bisogno di concretezza e noi intendiamo e vogliamo fare proprio questo: dare concretezza, dare effettività ai diritti, ai bisogni, alle aspirazioni di ogni famiglia, delle giovani coppie che ogni giorno vivono nella complessità della precarietà.
  Per fare tutto ciò ovviamente dobbiamo svolgere anche un'azione di semplificazione, che muova innanzitutto da un miglior coordinamento delle tante normative che nel tempo si sono succedute, spesso sovrapponendosi.
  Parto da un fisco a misura di famiglia. In tale quadro, e sempre per parlare di cose concrete, uno dei primi aspetti di cui ho dovuto mio malgrado prendere atto è l'assoluta mancanza di un disegno complessivo nella progettazione normativa e nella Pag. 4programmazione finanziaria negli ambiti di mia competenza. Gli interventi sulla famiglia adottati in questi ultimi anni sono stati per lo più estemporanei, piccoli aggiustamenti al margine che non hanno saputo invertire il drammatico trend demografico in atto né dare sollievo a fasce di popolazione sempre più in difficoltà. È mancata in particolare la strutturalità degli incentivi, è mancato il coraggio per affrontare le importanti riforme necessarie per il rilancio demografico, soprattutto in materia di fisco e welfare.
  Oggi ci ritroviamo nella situazione in cui è proprio la crisi demografica, con il conseguente squilibrio generazionale, a mettere a rischio la sostenibilità di lungo periodo delle finanze pubbliche e, dunque, la stessa tenuta del nostro sistema di protezione sociale.
  Dobbiamo partire da un'inversione concettuale, che porti a considerare la famiglia come un investimento e non una spesa. Il capitale famiglia rappresenta, infatti, un investimento per il welfare, per il futuro e in termini di PIL, un investimento ad alto valore aggiunto che determina un effetto moltiplicatore nella società del capitale sociale e valoriale, che è la nostra più preziosa risorsa. La famiglia oggi è l'avamposto di trincea dello Stato sociale ed è nostro dovere aiutarla con tutti i mezzi.
  I dati del crollo demografico, confermati ancora una volta dall'Istat, testimoniano la gravità del problema: ogni anno perdiamo in termini demografici una città della grandezza di Padova, un problema non certo risolvibile solo allargando le maglie dei flussi migratori.
  L'attuale sistema di welfare fiscale e sociale si è dimostrato del tutto inadeguato a rispondere alle esigenze delle famiglie e ancor più a tutelare e promuovere i diritti delle persone con disabilità. Di fatto, il sistema di scaglioni, detrazioni e deduzioni vigenti finisce col penalizzare fortemente in particolar modo le famiglie monoreddito. A dispetto del dettato costituzionale, il sistema tributario non tutela le esigenze delle famiglie, in particolare di quelle numerose, che finiscono per diventare gli anelli più fragili della catena fiscale.
  Sotto altro profilo e in modo speculare, dal lato della spesa, l'attuale modello di protezione sociale è diventato sempre più inefficace nella sua funzione di contrasto alla povertà e di tutela delle fasce deboli della popolazione.
  Non a caso gli Stati europei che oggi vantano un indice economico e demografico positivo sono quelli che hanno modellato il proprio sistema fiscale e di protezione sociale sulla costruzione familiare. È da qui che dobbiamo ripartire, semplificando e dando concretezza effettiva agli aiuti.
  Per quanto attiene all'ambito della disabilità, oltre alla mancanza di una regia complessiva delle politiche, finora non pervenuta, mi addolora constatare che a tutt'oggi manchi nell'ordinamento giuridico una definizione legislativa di non autosufficienza, con tutti i disagi che questo comporta. Per mettere ordine nelle politiche a favore delle persone con disabilità, bisogna partire da qui.
  Dinanzi a questo scenario, siamo chiamati a dotarci di una buona dose di realismo progettuale e, con riferimento alla fiscalità, nel solco del modello della flat tax, lavorare per la definizione di un sistema fiscale a misura di famiglia, che tenga conto della funzione sociale multidimensionale svolta dal nucleo familiare. Penso alla funzione genitoriale, al sostegno generazionale e al sostegno alle persone con disabilità.
  Nell'attuazione del contratto di governo la misura attiva volta a garantire la dignità dell'individuo, soprattutto di coloro che versano in condizioni di bisogno, è il reddito di cittadinanza. Nell'ambito di competenze non posso non immaginare un corrispondente reddito che muova dalla specificità che la disabilità implica nello svolgimento della vita quotidiana.
  Parimenti, la pensione di cittadinanza, prevista per le persone che vivono al di sotto della soglia minima di povertà, dovrebbe essere modulata tenendo conto della situazione complessiva dei nuclei familiari, anche con riferimento alla presenza al loro interno di persone con disabilità o comunque non autosufficienti. Pag. 5
  Riguardo al metodo, per riformare strutturalmente è necessario coinvolgere tutte le parti in causa: i diversi livelli territoriali, l'associazionismo, le reti a sostegno delle famiglie e le famiglie stesse.
  Sono tanti gli obiettivi e tutti raggiungibili, come testimoniato da realtà italiane virtuose, in cui le vite delle famiglie sono più semplici. Dobbiamo partire da modelli replicabili, mettendo a disposizione di regioni, comuni e imprese strumenti agili – penso, per esempio, agli asili nido gratuiti, ai micro-asili nei luoghi di lavoro e a quelli organizzati in ambiente familiare – che possano incidere sulla vita delle persone facilitandola.
  Occorre, inoltre, potenziare i servizi territoriali e promuovere forme di integrazione e partnership tra la sfera pubblica e il variegato mondo dell'associazionismo no profit delle imprese sociali; stimolare gli investimenti sociali; garantire la libera scelta dell'utente dei servizi pubblici, anche attraverso i voucher per i servizi alla persona; definire i livelli essenziali delle prestazioni che devono essere garantiti sull'intero territorio nazionale; razionalizzare il principale strumento dal quale dipendono oggi l'accessibilità e talvolta il grado di intensità di larga parte dei servizi sociali, ossia l'ISEE, da orientare per la promozione di famiglie e tutela dei disabili.
  Un ulteriore filone prioritario d'azione al quale annetto particolare importanza concerne poi la valorizzazione della rete dei consultori familiari e delle esperienze dei centri di famiglia.
  Passiamo ora ad altri interventi in tema di politiche familiari. Al centro delle azioni di rilancio della natalità c'è la donna e in questa direzione si deve lavorare per rafforzare la tutela a sostegno della maternità e sviluppare gli strumenti per garantire la maternità attiva. Con «attiva» intendo il diritto della donna di continuare ad accrescere il proprio percorso professionale, arricchendo la propria vita e, al contempo, la produttività generale.
  Anche in questo ambito, dobbiamo ispirarci alle migliori pratiche esistenti. In Italia ci sono già grandi aziende che hanno intuito l'importanza del sostegno alla maternità, anche come volano di sviluppo aziendale.
  Occorre rafforzare le misure già esistenti in materia di indennità per il congedo di maternità, congedo parentale, congedo retribuito obbligatorio per il padre lavoratore, l'applicazione nel settore pubblico e privato delle diverse forme di lavoro anche a distanza, tutto ciò affinché la maternità realmente non rappresenti più una ragione di discriminazione sui luoghi di lavoro, con evidenti ulteriori ricadute negative anche sul sistema Paese.
  Interventi mirati potranno essere adottati anche con riguardo all'estensione dell'istituto del part time alla fine della maternità, nonché con riferimento al potenziamento dell'assegno di maternità di base per le madri disoccupate e casalinghe che non beneficiano dell'indennità di maternità.
  Non bisogna assolutamente dimenticare quelle tante madri che in ragione della disabilità di un figlio si vedono costrette ad abbandonare il lavoro. In tal senso, vi sono alcuni ambiti nei quali occorre investire maggiormente. Si tratta, ad esempio, di quelle misure che favoriscono i percorsi di autonomia e assunzione di responsabilità da parte dei giovani, come l'accesso alla casa, sia con riferimento al profilo di garanzie per i mutui immobiliari, cui dovrebbero associarsi agevolazioni stabili per l'acquisto di mobili e arredi, sia con riguardo all'offerta di edilizia residenziale pubblica e di social housing.
  Inoltre, è necessario rilanciare gli incentivi all'adozione e valutare l'effettivo impatto degli interventi per il credito agevolato finanziati dal Fondo per il sostegno alla natalità. A tal proposito, mi batterò per assicurare una congrua dotazione finanziaria al Fondo per le politiche della famiglia, che ha visto negli ultimi anni una contrazione che lo ha portato quasi ad azzerarsi, e del Fondo nazionale per l'infanzia e l'adolescenza, al fine di definire più efficaci modalità di tutela dei diritti di sviluppo dei soggetti in età evolutiva.
  Veniamo ora alle relazioni giuridiche familiari. Nonostante la disciplina della filiazione sia stata sottoposta a un'ampia Pag. 6revisione nel 2012 e nel 2013, resta intrisa di una visione in parte «adultocentrica», che non tiene pienamente conto delle esigenze dei minori di età, in caso soprattutto di conflittualità tra i genitori.
  In questa prospettiva, è mia intenzione introdurre un elemento di grande novità all'interno dell'ordinamento, per permettere ai coniugi di disciplinare prima di un'eventuale crisi, non solo i rapporti patrimoniali, ma anche gli accordi sulla prole. Mi sembra giunto il tempo per dotarsi di una serie disciplina sugli accordi prematrimoniali, che sia volta a ridurre i contrasti di tipo essenzialmente economico tra i genitori nella fase di dissolvimento del vincolo, con indubbi vantaggi per i minori interessati, che non saranno più ostaggio di un genitore o dell'altro in vista di richieste patrimoniali maggiori e con un evidente effetto deflattivo del contenzioso in materia, ovviamente assicurando attraverso un vaglio del giudice, limitato agli accordi sulla prole, che le scelte preventivamente assunte dai genitori prima dell'insorgere della crisi siano ancora ed effettivamente corrispondenti ai bisogni dei minori coinvolti.
  In questo quadro, in coerenza con quanto previsto dal contratto di governo, è necessario altresì valutare l'introduzione di misure volte a contrastare il fenomeno dell'alienazione parentale, fenomeno che riguarda entrambe le figure genitoriali e che si manifesta allorquando un figlio o una figlia rifiuta immotivatamente il rapporto con uno dei genitori, sulla base di una manipolazione di carattere psicologico, diretta a screditarne l'immagine, attuata in diverse forme dall'altro. È necessario valutare l'introduzione di adeguati strumenti di contrasto a simili pratiche altamente lesive della personalità del minore.
  In via più generale, rilevo, infine, ancorché non siano questioni di mia strettissima competenza, come l'attuale assetto del diritto di famiglia non possa non tenere in debito conto di che cosa sta accadendo proprio in questi ultimi mesi sulla materia del riconoscimento della genitorialità, ai fini dell'iscrizione nei registri dello stato civile di bambini concepiti all'estero da parte di coppie dello stesso sesso, facendo ricorso a pratiche vietate dal nostro ordinamento, anche penalmente, e che tali dovrebbero rimanere, in primis la gestazione per altri, la cosiddetta «maternità surrogata», e a tecniche parimenti non consentite in base alla legislazione nazionale a coppie dello stesso sesso, quali la procreazione medicalmente assistita eterologa.
  Ebbene, anche questa prospettiva rischia di tradire un'impostazione chiaramente adultocentrica, lontana e in parte in conflitto con il principio del superiore interesse del bambino (Convenzione di New York sui diritti del fanciullo del 1989 e Convenzione di Strasburgo sull'esercizio dei diritti dei minori del 1996), ovvero della necessità di adottare, tra più soluzioni possibili, quella più conforme e adatta alle esigenze del minore.
  Tant'è che in molti casi, quantunque vengano richiamate le esigenze dei minori coinvolti, sembra che tutto ciò venga fatto soprattutto come viatico per dare, invece, ingresso alle istanze degli adulti, alle loro aspirazioni e non ai concreti bisogni dei minori interessati.
  Un'indicazione questa confermata anche dalla stessa Corte europea dei diritti dell'uomo, che nell'ambito della pratica della gestazione per altri ha ritenuto non sufficiente ai fini dell'accertamento di una vita familiare da salvaguardare la sola esistenza di un progetto genitoriale, in presenza di una serie di ulteriori e contrari indici quali: l'assenza di legami biologici tra il minore e gli aspiranti genitori e l'incertezza dei legami dal punto di vista giuridico.
  Dunque, se il divieto di gestazione per altri è presente nel nostro ordinamento, va fatto rispettare in termini concreti, evitando che il ricorso a tali pratiche all'estero si traduca poi, con il ritorno in Italia del minore, in un continuo aggiramento di un divieto, che nel nostro ordinamento è volto a preservare valori fondamentali quali innanzitutto la dignità della donna e del bambino, ridotti a meri oggetti.
  Passiamo ora al codice della disabilità e ad altri interventi a favore delle persone con disabilità. Venendo ora a esporre le questioni più specifiche concernenti la disabilità, una prima iniziativa che intendo Pag. 7intraprendere è la presentazione al Parlamento, una volta definita la legge di bilancio per il 2019, di un disegno di legge-delega del Governo avente l'obiettivo di riordinare tutta la disciplina inerente ai temi della disabilità nelle loro diverse articolazioni, con il fine ultimo di redigere uno specifico codice delle disabilità.
  Quello che ho in mente non è un semplice testo ricognitivo, ma una vera riforma del sistema di tutela e sostegno, ispirata alla semplificazione. Lavorerò, di concerto con gli altri ministri competenti, affinché la persona disabile sia sempre considerata nella sua complessità, fatta di bisogni materiali, esistenziali, affettivi, formativi, culturali.
  Per questo, intendo potenziare e rendere più fruibile l'assistenza sanitaria domiciliare; favorire l'inclusione scolastica e universitaria delle persone disabili, anche con iniziative di formazione a distanza, quando necessario, e funzionale rispetto a determinate patologie; garantire anche un adeguato supporto psicologico alle persone disabili e ai loro familiari, affinché non sia trascurato il profilo relazionale della disabilità, che spesso è determinante e foriero di ulteriori e maggiori sofferenze; assicurare un maggiore raccordo tra i diversi enti pubblici nel progetto di presa a carico delle persone disabili, quali l'ASL, i comuni, le regioni e l'amministrazione centrale, ipotizzando anche il ricorso a delle carte dei servizi; contrastare i cosiddetti falsi invalidi, con azioni mirate laddove i dati mostrino delle anomalie.
  Dopo aver avviato una prima consultazione con le associazioni interessate, il lavoro proseguirà con l'osservatorio, per dar forma a quel cambio di paradigma verso le persone con disabilità sancito dalla Convenzione ONU.
  Nella logica della semplificazione, va razionalizzato il sistema di accertamento sanitario per il riconoscimento della condizione di disabilità. Credo sia un primo segno di civiltà prevedere che, all'esito delle visite presso le commissioni medico-legali, debba essere inviata al domicilio del cittadino, unitamente al risultato dell'accertamento, anche una sorta di vademecum in ordine ai diversi benefici spettanti per ciascuna tipologia di invalidità, handicap o disabilità.
  Inoltre, di concerto con il Ministero della salute, occorre necessariamente aggiornare l'elenco delle patologie esonerate da visite di revisione e controllo ai fini dell'invalidità, come, ad esempio, alcune malattie genetiche rare, allo scopo di evitare inutili aggravi a chi già assiste la persona disabile e allo stesso disabile, con indubbi vantaggi anche per il buon funzionamento e l'economicità dell'azione amministrativa, in ragione di un'evidente semplificazione della sua attività.
  Allo stesso modo, bisogna cercare di dare effettività e concretezza alle disposizioni sul cosiddetto Dopo di noi, che rischiano di restare lettera morta, con interventi specifici volti: a finanziare adeguatamente e a tener conto anche delle disabilità non gravi; a disciplinare in modo compiuto il contratto fiduciario; a coordinare le novità in tema di atti destinati a incidere sui rapporti giuridici fra persone viventi (inter vivos) e la disciplina delle successioni, facendo chiarezza sul regime fiscale.
  Passiamo al Fondo per le non autosufficienze. La dotazione del Fondo per le non autosufficienze deve essere incrementata. A tal proposito, il Governo ha già condiviso un emendamento presentato al decreto-legge in materia di riordino delle funzioni dei ministeri, diretto a consentire per il 2018 il riparto dei 450 milioni di euro del Fondo, anche in assenza dell'adozione del Piano triennale per la non autosufficienza.
  Passiamo al Fondo per il diritto al lavoro dei disabili. Con i ministri competenti, lavorerò per rafforzare gli strumenti volti all'inclusione lavorativa, a partire dagli incentivi alle assunzioni dei lavoratori con disabilità. Il Fondo per il diritto al lavoro dei disabili, attualmente gestito dall'INPS, che permette di erogare direttamente al momento dell'assunzione l'incentivo ai datori di lavoro, sta dando ottima prova di sé, al punto che le risorse finanziarie risultano insufficienti a coprire le istanze presentate. È questa, dunque, una linea d'azione che va senz'altro rafforzata, reperendo risorse congrue Pag. 8 e strutturali per il funzionamento degli incentivi.
  Vengo ora al caregiver familiare. Dopo avere avviato un confronto con le associazioni, stiamo valutando i migliori strumenti per utilizzare al meglio le risorse già stanziate al Fondo per il sostegno del ruolo di cura e di assistenza del caregiver familiare.
  Alcune proposte sono già state avanzate, come quella dell'onorevole Stefani diretta all'introduzione della figura dello studente caregiver familiare, cui riconoscere nell'ambito dei percorsi scolastici e universitari specifici crediti formativi connessi all'attività di assistenza familiare.
  Posso anticipare fin d'ora che ritengo i fondi stanziati in questo momento non adeguati a garantire risposte concrete alle famiglie.
  Passiamo ora alle politiche antidroga. Il rilancio dell'azione di contrasto al consumo di stupefacenti rappresenta una delle nostre priorità. Sul punto va registrato che il fenomeno ha assunto negli ultimi anni connotati particolarmente insidiosi.
  A tali fini, ritengo, quindi, che un potenziamento della funzione di coordinamento interistituzionale del Dipartimento per le politiche antidroga rispetto alle amministrazioni a vario titolo coinvolte nel settore rappresenti un tassello cruciale nell'azione volta a contrastare il fenomeno delle tossicodipendenze.
  L'offerta di stupefacenti sui mercati illegali è sempre più ampia e diversificata, a causa del costante tasso di innovazione nella produzione delle sostanze e del loro costo sempre più accessibile, soprattutto ai giovani. Si pensi, per fare un esempio, al forte dinamismo che si registra nell'ambito del mercato delle nuove sostanze psicoattive. Si tratta di sostanze sintetiche che imitano gli effetti delle sostanze illegali già note come cannabinoidi e oppiacei.
  Sempre su questo versante, va segnalato il pericolo rappresentato dalle smart drugs, vale a dire quelle sostanze che, pur producendo effetti dannosi analoghi a quelli delle droghe, non sono perseguite o perseguibili dalla legge, in quanto non presenti come tali o come princìpi attivi in esse contenuti nelle tabelle tecniche allegate alle leggi che proibiscono l'uso di sostanze stupefacenti e psicotrope.
  In entrambi i casi che ho appena evidenziato è chiara l'insufficienza del approccio tradizionale al fenomeno e la connessa necessità di un rafforzamento del coordinamento dell'attività informativa, volta sia al tempestivo aggiornamento delle tabelle relative alle sostanze stupefacenti sia a un efficace trattamento dei danni provocati.
  A tali fini va potenziata la rete cooperativa nazionale, collegata attraverso il punto focale nazionale alla rete europea, e in particolare il sistema nazionale di allerta precoce, che rappresenta un efficace strumento per identificare in tempi ragionevoli le nuove sostanze introdotte nel territorio italiano.
  Nella medesima direzione, ritengo inoltre che debba rafforzarsi la sinergia tra tutte le amministrazioni centrali e periferiche coinvolte nella lotta agli stupefacenti e, nell'ambito di questa rete, il Dipartimento per le politiche antidroga debba consolidarsi come una vera e propria cabina di regia, veicolando le azioni di governo e i flussi informativi e coordinando anche mirate campagne di informazione e prevenzione.
  Inoltre, il quadro appena descritto viene ulteriormente complicato dalla capacità dei canali illegali di spaccio di trovare sempre nuove rotte e dall'introduzione, specie negli ultimi anni, di nuovi mezzi di approvvigionamento delle sostanze proibite, in particolare attraverso l'uso delle potenzialità offerte dalle reti informatiche.
  È oramai noto che la vendita di droghe illegali trova ampia diffusione sul dark web, ossia quei siti internet che non si possono raggiungere con i normali motori di ricerca e che usano strumenti crittografati che permettono agli utenti di mascherare la propria identità, il luogo da dove operano e l'esercizio delle proprie attività on line.
  Il mercato delle droghe illegali sul dark web, che di solito vengono pagate con criptovalute, ha raggiunto livelli considerevoli, anche se non ancora paragonabili al volume d'affari raggiunto dal tradizionale commercio delle droghe. Si tratta comunque di un mercato in rapida espansione, per soddisfare Pag. 9 una crescente domanda. Lo stato di anonimato fornito dal dark web è un incentivo all'illegalità, sia per chi compra che per chi vende. Si tratta di un ambito particolarmente insidioso, soprattutto per le giovani generazioni, tanto che l'agenzia delle Nazioni Unite e le forze dell'ordine stanno lottando per arrestare la proliferazione di questi sofisticati mercati.
  In tale quadro, deve necessariamente innestarsi l'azione di impulso e coordinamento del Dipartimento per le politiche antidroga, che in collaborazione con le altre amministrazioni competenti dovrà farsi promotore di azioni specifiche, nonché di innovative campagne di informazione e prevenzione rivolte ai potenziali utenti di tali nuovi mercati.
  A questo proposito, ritengo che l'uso di internet e dei social media per mettere in guardia i più giovani sui rischi connessi all'acquisto delle droghe, in particolare delle nuove sostanze psicoattive, unitamente a una rinnovata collaborazione con le altre amministrazioni coinvolte al fine di sviluppare programmi educativi per informare, non solo gli adolescenti, ma anche genitori ed educatori, potrebbe contribuire ad arrestare l'avanzata di queste forme di dipendenza.
  Gli interventi di prevenzione, specie in ambito scolastico, rappresentano uno strumento fondamentale di contrasto del fenomeno. Ciononostante, gli istituti scolastici che realizzano iniziative dedicate alla prevenzione del consumo di sostanze psicoattive sono in costante diminuzione sin dal 2009, e questo trend va assolutamente invertito.
  Infine, sempre in questo ambito, ritengo che debbano essere valutati i diversi profili di carattere giuridico e sociosanitario connessi alla diffusione a livello nazionale di attività esercenti il commercio di infiorescenze di canapa non lavorata, recanti, ancorché in entità ridotta, princìpi attivi derivanti dalla cannabis.
  Passiamo alle politiche nazionali e internazionali di adozione. Concludendo questa mia relazione introduttiva, non posso non soffermarmi sulla materia delle adozioni internazionali e nazionali, un settore rivolto ai più deboli: i bambini in stato di abbandono, con le loro storie, i loro traumi, le loro speranze, ma anche le coppie che aspirano a concretizzare il loro desiderio di genitorialità.
  In questo settore, l'Italia si conferma un Paese di grande accoglienza, con una significatività, non solo nei numeri, ma anche per la generosissima disponibilità ad adottare bambini con disabilità, cosa che mi ha fatto sentire particolarmente orgoglioso di essere italiano.
  È innegabile, tuttavia, che negli ultimi anni ci sia stata una sensibile contrazione delle adozioni nel nostro Paese, trend comunque confermato a livello mondiale. Nel 2018 le stime ci dicono che per la prima volta in Italia le adozioni scenderanno sotto quota mille, anche se il nostro rimane tra i principali Paesi di accoglienza, secondo soltanto agli Stati Uniti.
  C'è chi fa ricadere la responsabilità sulla politica, sul disinteresse per questo settore da parte delle istituzioni centrali. Emergono, però, anche altre motivazioni, che vanno dalla crisi economica, che rende difficilmente sostenibili i costi, forse eccessivi talvolta, delle adozioni, i tempi non brevi delle adozioni stesse e forse talvolta imprevedibili, dipendenti molte volte purtroppo dai Paesi di origine dei bambini.
  Venendo a formulare alcune proposte concrete, mi risulta che sia molto sentita l'esigenza di un'informazione e formazione qualificata per i candidati adottanti sulle realtà che investono i bambini bisognosi dell'adozione.
  Anche sui tempi di istruttoria si deve intervenire. Al momento variano da regione a regione, in base all'organizzazione dei servizi sociali e psicologici e alle prassi operative adottate dai tribunali competenti.
  Nella realtà italiana, tra attività istruttoria e decreto di idoneità delle coppie si impiega più di un anno. Sarebbe allora utile avviare concretamente la costituzione di un tavolo tecnico permanente di confronto anche con i rappresentanti delle regioni, per razionalizzare, snellire e coordinare le attività di informazione e i processi di valutazione. Pag. 10
  Occorre poi tenere conto che l'accoglienza si occupa della nascita adottiva, ma la vulnerabilità del minore spesso si manifesta nell'arco della crescita adottiva delle famiglie. Per questo è importante accompagnare le famiglie nel percorso, con misure e interventi che investano una pluralità di competenze: giuridiche, psicologiche, sociali, pedagogiche, sociologiche, antropologiche e anche economiche.
  Ormai assistiamo in percentuali elevate – mi risulta il 66 per cento nel primo trimestre del 2018 – all'arrivo di bambini sempre più grandi e bisognosi, accolti da genitori non più giovanissimi, bambini che in pochi anni divengono adolescenti senza che vi sia stato un sufficiente tempo per fare famiglia.
  Per questo è ancora più importante concretizzare forme di supporto al post-adozione per sostenere le famiglie nella costruzione dei legami di attaccamento affettivo. In tale ambito, particolare attenzione dovrà essere rivolta anche alla scolarizzazione dei minori in entrata nel sistema scolastico italiano, rafforzando le linee di indirizzo sul diritto allo studio per gli alunni adottati.
  Bisogna anche consolidare la disponibilità all'ascolto della CAI (Commissione adozioni internazionali) e agevolare la possibilità per le famiglie di confrontarsi anche con soggetti terzi su eventuali difficoltà. Si potrebbe, per esempio, coinvolgere la rete dei Garanti regionali per l'infanzia.
  Nella realtà italiana in questi anni si è verificata una spropositata proliferazione di enti. Abbiamo 62 enti autorizzati (forse ora sono due o tre di meno) e un unico ente pubblico, il che si traduce in una disomogenea qualità di intervento nella fase di formazione, sostegno e accompagnamento alle coppie. L'eccessivo numero di enti ha inoltre gravi ripercussioni sull'operato nei Paesi terzi e nell'interazione con le autorità straniere, una confusione a cui intendo porre rimedio proponendo la fusione di enti inattivi o poco produttivi e una razionalizzazione generale.
  Da più parti viene sollevata la necessità di garantire la gratuità del percorso adottivo. Ritengo a tal proposito che sia necessario ripensare a una diversa tipologia di sostegno economico per le coppie che hanno concluso un percorso adottivo, soprattutto di tipo internazionale o rivolto a minori con disabilità, al fine di aiutare concretamente quelle con i redditi più bassi, agevolandole con deduzioni delle spese sostenute e con contributi finanziari calibrati.
  Infine, sempre nell'ottica del miglioramento del processo di adozione internazionale, è necessario anche investire in progetti di cooperazione propri nei Paesi di origine, per aiutarli a sviluppare le competenze atte a garantire procedure più veloci e trasparenti. Mi risulta purtroppo che in alcuni Paesi i bambini restino in istituto per anni, solo per la mancanza di risorse per pagare gli assistenti sociali responsabili della valutazione dell'adottabilità.
  Concludo ringraziando la Commissione per l'attenzione e sono a disposizione per le vostre domande.

  PRESIDENTE. Grazie, Ministro Fontana. A questo punto dichiaro aperto il dibattito.
  Do, quindi, la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni secondo le modalità e nei tempi stabiliti dall'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, della Commissione.

  GIUSEPPINA VERSACE. Onorevole ministro, grazie per la relazione. Il suo ministero ha delle deleghe veramente cruciali per la vita di milioni di cittadini, non solo coloro che vivono con delle disabilità.
  Voglio partire dal tema della famiglia, perché è un tema importante. Tutti si trovano d'accordo nel voler sostenere le famiglie, però come sostenere concretamente eroi – così mi piace definirli – che decidono di mettere al mondo un figlio?
  Si è parlato tanto anche del grave dato della natalità in Italia, che è sempre più basso. Credo che per molte coppie mettere al mondo un figlio in Italia oggi sia veramente un'impresa eroica. Vorrei sapere se non crede che sia necessario e anche urgente tentare di aumentare le detrazioni fiscali per le famiglie numerose, ma anche Pag. 11per quelle che hanno a carico delle persone anziane.
  Lei ha parlato di asili. Ci sono effettivamente carenze di strutture per l'infanzia, sono poche, mal distribuite, spesso con costi proibitivi. Eppure, è il primo aspetto di welfare familiare per sostenere concretamente le famiglie. Anche su questo mi chiedo cosa il suo ministero intenda fare in concreto.
  Inoltre, sono felice che lei abbia toccato l'argomento adozioni, perché mi rendo conto che è un tema molto complicato. Sono felice di apprendere che ha intenzione di istituire un tavolo tecnico permanente con le regioni. Questa è una delega importante, perché ci sono tanti bambini con disabilità che il più delle volte restano negli orfanotrofi. Infatti, è vero che ci sono tanti genitori, eroi anche quelli, che adottano dei bambini disabili, però è anche vero che il dato non è certamente rincuorante, tanto che molte famiglie sono costrette a seguire l’iter delle adozioni internazionali, seppur costose, proprio perché in Italia la burocrazia annienta qualsiasi tipo di iniziativa e di entusiasmo.
  Ha parlato anche di donne e di madri. Sono felice di questo, però c'è anche il tema dei padri separati, che vorrei sottoporre alla sua attenzione, perché il più delle volte sono costretti a vivere anche sotto i ponti per mantenere figli, ex mogli o eventuali case. Ad esempio, nella regione Lombardia di recente un amico e collega di Forza Italia si è battuto per costituire un fondo di circa 4 milioni di sussidio per i genitori divorziati e separati, per il sostegno abitativo del canone di locazione.
  Non crede che possa essere anche questo un modello esportabile in tutto il territorio nazionale? Se c'è qualcosa di buono e si può replicare, perché no?
  Sul tema delle droghe leggere ho piacere che la politica dell'antidroga sia una delle priorità, però ci sono anche dei suoi alleati di Governo che «cinguettano» – per usare un termine social – sul tema dimostrando comunque apertura sulla liberalizzazione delle droghe leggere. Dunque, siccome questo è un argomento molto sensibile per i giovani, come si andrà avanti?
  Vengo poi alla disabilità. Quella fisica e intellettiva riguarda circa 4,5 milioni di nostri concittadini. Lei lo sa bene ed è inutile ricordarlo, però tra quelle famiglie coinvolte c'è anche una grande aspettativa e speranza perché possano arrivare aiuti concreti a supportare il più difficile percorso di vita che ogni volta loro si trovano davanti.
  I suoi sono obiettivi lodevoli e importanti, però la invito a partire dai numeri, quelli che non esistono. Urge avere una fotografia quanto più precisa anche degli effetti delle tantissime norme introdotte negli anni, ma soprattutto dei vari tipi di disabilità esistenti in Italia, intellettive e fisiche, che obiettivamente non si contano. Non c'è un dato concreto che ci dia una fotografia reale a oggi.
  Quando si parla di disabilità spesso sia la politica che la stampa si concentrano peraltro su due passaggi importantissimi della vita del disabile, soprattutto quello grave: il periodo scolastico e il cosiddetto «dopo di noi», però tra queste due fasi, che rappresentano il capo e la coda della vita, c'è anche un mondo di opportunità di crescita e di apprendimento che attualmente non viene affatto sfruttato. Per lavorare sul miglioramento della loro qualità di vita si deve puntare sulle autonomie individuali, per un vero inserimento nella società. Agevolare l'autonomia di una persona disabile consente a sua volta di crearsi una famiglia e di non rimanere necessariamente attaccato e vincolato alla famiglia d'origine.
  Ci tengo anche a farle i complimenti perché in merito al Fondo per le non autosufficienze di 450 milioni, come lei ha ricordato; ha intenzione di lavorare perché questo sia incrementato. Infatti, solo 10 milioni di questi sono destinati a progetti sperimentali di vita indipendente, quindi obiettivamente un incremento ci vuole.
  Inoltre, ha parlato di inclusione sociale della persona con disabilità. È un aspetto sicuramente importantissimo, non solo sotto il punto di vista fisico, ma anche psichico.
  Chiudo dicendo che lo sport è uno dei veicoli per raggiungere questo obiettivo. Lei lo sa bene e ha fatto riferimento alla Convenzione ONU del 2006, che ne fa cenno. Pag. 12Lo sport è una grande opportunità di vita. Io stessa ho presentato recentemente una proposta di legge con l'obiettivo di aggiornare i LEA e il nomenclatore tariffario in relazione alle protesi destinate agli sportivi disabili, perché è impossibile, impensabile e inaccettabile che nel 2018 lo sport non sia considerato come essenziale. È un mezzo di inclusione sociale e una grande terapia.
  Spero di trovare in lei un alleato affinché questa proposta vada avanti e rinnovo la mia disponibilità, vivendo una disabilità in prima persona, a un confronto per poter migliorare lo stato attuale.

  PRESIDENTE. A me corre l'obbligo di chiedere sempre di mantenersi, se possibile, entro i tempi stabiliti, perché così diamo la possibilità al ministro di replicare.

  MARIA TERESA BELLUCCI. Innanzitutto faccio i complimenti al ministro per la relazione e anche per le deleghe che gli sono state affidate, perché sono delle deleghe che racchiudono una grandissima sensibilità e delle risposte importanti di carattere sociale ai più fragili. Dunque, ci si aspetta molto da lei, ministro, c'è una grande aspettativa, e noi come Fratelli d'Italia le saremo vicini, perché la relazione che ha fatto in moltissimi punti è corrispondente alla nostra idea di tutela delle famiglie, di tutela dei disabili e anche di contrasto alla droga e alle dipendenze patologiche.
  Partirò da quest'ultimo punto. L'attende un lavoro difficilissimo, in quanto la nostra Italia – lo dice l'OCSE – è al secondo posto per l'uso di cannabinoidi e al quarto posto per uso di cocaina – e, soprattutto, l'attende un lavoro difficile perché in questi anni c'è stata poca attenzione a questa materia. Sono sette anni che non c'è una delega per le politiche antidroga, quindi io veramente plaudo all'iniziativa di questo Governo di aver voluto designare un politico, in questo caso lei come ministro, alle politiche di contrasto alla droga.
  C'è una grande aspettativa perché sono nove anni che non si tiene la Conferenza nazionale delle politiche antidroga. C'è una grande aspettativa perché il Fondo nazionale di intervento per la lotta alla droga – mi preme sottolineare questo punto perché nella sua relazione, invece, è stato assente – è stato assolutamente azzerato, quindi non ci sono fondi nelle politiche nazionali di lotta alla droga. Inoltre, c'è una consulta degli esperti che non è stata confermata da troppi anni.
  Allora, noi come Fratelli d'Italia la sosterremo in tutti i modi per far sì che per il contrasto alla droga e alle dipendenze patologiche oggi ci sia una risposta in concreto alla nostra Italia perché, quando parliamo di droga e quando parliamo di dipendenze, in realtà oggi nel nostro Paese parliamo di politossicodipendenze. Oggi le persone, i ragazzi, gli adulti che hanno una dipendenza hanno un comportamento dipendente che si declina in maniera diversa in funzione dell'utilizzo, sì, di una sostanza, ma anche di un comportamento, come i giochi d'azzardo, anche come le nuove tecnologie, quindi l'uso di internet, dello smartphone e di alcuni videogiochi, per non dimenticare il gioco d'azzardo patologico.
  Noi avremmo auspicato una delega che potesse racchiudere in sé tutte le dipendenze patologiche perché crediamo che sia un'azione forte che deve essere fatta. Per questo motivo, io ho il piacere di dirle che proprio oggi ho sentito il bisogno di proporre un'iniziativa, quella della costituzione di un intergruppo parlamentare contro le droghe e le dipendenze patologiche, che oggi sono una vera emergenza sociale. Mi auguro che lei voglia aderire e che ovviamente il gruppo cui lei appartiene, insieme a tutti gli altri gruppi del Parlamento, vogliano aderire a questo intergruppo, insieme anche ad una proposta di legge in cui chiediamo che sia vietata la commercializzazione dei prodotti contenente cannabis a basso contenuto di THC, anche a seguito del parere del Consiglio superiore di sanità, che ha definito pericolosi per la salute pubblica questi tipi di prodotti e ne ha raccomandato il divieto.
  Oggi, purtroppo i Green shop stanno proliferando in ogni parte d'Italia e vendono biscotti, tisane e profumatori con questo tipo di sostanze. Il Consiglio superiore di sanità ci ha detto che favoriscono Pag. 13un uso inconsapevole e, per questo, molto grave, da parte di persone che possono essere in condizioni fisiche per cui rischino delle conseguenze pericolose. In tal senso, parlo di anziani e di persone che assumono farmaci, ma anche di donne incinte o comunque che allattano. Su questo le chiedo un intervento tempestivo, anche nella misura in cui, rispondendo ad una interrogazione, la Ministra Grillo ha rimandato all'acquisizione di altri pareri, di altri dicasteri e anche dell'Istituto superiore di sanità, una definizione rispetto alla richiesta e alla raccomandazione che venivano fatte dal Consiglio superiore di sanità.
  Per noi di Fratelli d'Italia non si può aspettare: la tutela della salute è un bene prezioso e bisogna intervenire subito, quando un organismo così eminente e così importante, come il Consiglio superiore di sanità, si espone ed entra in campo, quindi saremo con lei e voteremo a favore, come abbiamo detto, di tutti i provvedimenti che pongono al centro le politiche antidroga e di contrasto alle dipendenze.
  Vado velocemente agli altri punti. Lei, quando parla di famiglia, di natalità e di adozioni, parla di argomenti fondamentali e ha detto molte cose che appoggeremo e porteremo avanti. Le chiedo anche di osservare una criticità quando si parla di idoneità all'adozione: i servizi sono al collasso, i nostri consultori, le nostre ASL e i nostri servizi sociali sono al collasso per una mancanza di turnover degli operatori perché non solo gli assistenti sociali, ma anche gli altri, come gli psicologi, sono assolutamente sottodimensionati. Oggi c'è una lentezza di questo tipo, legata ad una burocrazia, che soprattutto è correlata ad una mancanza di personale.

  PRESIDENTE. Onorevole, Bellucci. Deve concludere perché sono passati i cinque minuti.

  MARIA TERESA BELLUCCI. Concluderò velocemente con l'ultimo punto sulla disabilità. Mi unisco a tutto quello che ha detto e aggiungo, però, che le pensioni di invalidità – e su questo Fratelli d'Italia ha fatto una richiesta totale e parziale – oggi sono di circa 282 euro a persona. Le chiediamo che ci possano essere un riconoscimento più dignitoso, che possano essere portate a un minimo di 500 euro, attraverso un'azione di governo.
  La ringrazio ancora e le faccio i miei più profondi auguri. Ci avrà vicini per tutte quelle misure che si porteranno avanti concretamente, quello di cui lei ha parlato.

  GIUDITTA PINI. Grazie, presidente. Ringrazio il ministro per l'interessantissima relazione che ha letto e vorrei partire dall'ultimo punto, da quello che riguarda il Dipartimento delle politiche antidroga perché, l'ultima volta che il Dipartimento è stato fortemente connotato politicamente, abbiamo avuto Serpelloni e tutto quello che poi ha portato. Adesso Serpelloni è stato anche ripreso nel Sert di Verona, però noi vorremmo evitare, anche perché ha portato alla creazione della legge Fini-Giovanardi. Per fortuna, oggi mi ha rassicurato che vuole smontare anche lei questa legge. Mi riferisco alla proliferazione delle smart drug perché, proprio per come è stata impostata la legge, l'Italia è diventata la capitale della creazione di smart drug e soprattutto – l'ho letto anche nelle sue interviste – alla volontà di formare e informare i ragazzi.
  Ora, immagino che lei si riferisca all'articolo 84 del D.P.R. 9 ottobre 1990, n. 309, che è quello che cita il divieto di propaganda e pubblicità e che ha fatto sì che in questi anni le associazioni che facevano informazione e formazione, specialmente nelle scuole e fuori dalle discoteche, sulle droghe e sulla loro pericolosità venissero poi perseguite spesso e volentieri dalle forze di polizia, creando un corto circuito che ha fatto sì che non vi fossero informazioni.
  Le chiedo, quindi, come prima cosa se l'articolo 84 è tra le cose che, come ministro, lei intende toccare. Sulla canapa industriale e agricola con il THC inferiore allo 0,2 c'è una legge che è operativa. Proprio ieri c'era un convegno di Confagricoltura che dava i numeri a proposito del mercato della canapa industriale e agricola che, peraltro, sta dando lavoro anche a moltissimi giovani industriali.
  Sulla parte delle adozioni – mi scuso se corro, ma sto già per finire il tempo – la Pag. 14legge n. 184 del 1983 è un'ottima legge, che noi pensiamo, però, debba essere aggiornata, sicuramente rispetto a tutte le cose che lei ha detto, ma anche partendo dai presupposti. Pensiamo, per esempio, che il 30 per cento dei nati in Italia lo scorso anno è nato fuori dal matrimonio, che anche le famiglie sono cambiate e che si può avere in affido il bambino anche se si è single, ma non si può averlo in adozione, perché i requisiti per l'affido sono diversi rispetto a quelli dell'adozione.
  Anche su questo, faccio una battuta sola: l'interesse superiore è quello dei bambini. Le consiglio di leggere la ricerca del professor Roberto Baiocco. I bambini che crescono in famiglie omogenitoriali o tradizionali hanno gli stessi identici diritti e hanno la stessa possibilità.
  Vorrei aggiungere una cosa...

  PRESIDENTE. Onorevole Pini, deve chiudere per favore.

  GIUDITTA PINI. Lei ha detto che, giustamente, vuole aumentare le detrazioni e gli incentivi, specialmente per la disabilità e per le adozioni: questo non contrasta con la flat tax, di cui si dice che, per essere finanziata, si toglieranno proprio le detrazioni e gli incentivi fiscali?

  UBALDO PAGANO. Grazie, presidente. In bocca al lupo al ministro per il compito che gli è stato attribuito. Mi pare di capire dalla sua relazione che lui riconduce la logica della nascita di questo innovativo ministero, di cui si sentiva la necessità per risolvere i problemi del mondo. Lo dico perché ho ascoltato tutta la relazione e mi pare che questo Governo non abbia da fare altro che provare a codificare quello che è il programma che ha dettagliato il ministro.
  Mi pare di capire, dalla lettura del decreto di attribuzione delle deleghe, che il suo ministero dovrebbe occuparsi del fondo per i caregiver e dovrebbe dare un concerto rispetto alla gestione del Fondo nazionale per la non autosufficienza e degli altri fondi, quindi mi pare di comprendere che, essenzialmente, sulla gestione delle risorse vi sia un passaggio in più rispetto ai passaggi di concerto che già esistevano. Mi pare di capire che questo sia un contributo importante alla chiarezza e alla abolizione della burocrazia.
  Poi, a parte l'importantissimo tema della gestione delle risorse, mi piacerebbe capire, quando il vostro Governo si occuperà di avviare l’iter di progetti di legge di riforma organica in cui la multidisciplinarietà è sostanziale, quale sarà il ministero che farà questo tipo di attività di coordinamento. Sarà il suo? Sarà quello del lavoro e delle politiche sociali? Sarà quello della salute?
  Entrando nello specifico, lei ha parlato di misure per migliorare la condizione dei soggetti privi di autosufficienza, dei fondi per la non autosufficienza. Ora, siccome siamo alla sua prima audizione in questo Parlamento dopo la sua nomina, mi piacerebbe capire non tutte le idee che ha in mente sul tema, ma almeno una proposta concreta, più che altro per spiegarci meglio quali siano i suoi intendimenti. Lo chiedo perché, a parte il fondo per le famiglie che ha immaginato di istituire e che mi pare l'ennesima parcellizzazione di una materia che, invece, molto opportunamente negli anni passati si è provato a codificare in un'unica ratione materiae, non mi pare di aver sentito null'altro.
  Allora, il dubbio mi viene, quasi coincidente con il giudizio che ne hanno dato tutte le associazioni rappresentative, a vario titolo, del mondo della disabilità. Citando soltanto il parere del presidente dell'ANIEP, questi ha parlato di contrarietà assoluta ad un ministero per la famiglia e le disabilità, quindi non alla persona, ma ovviamente all'istituzione, perché ghettizza i disabili e annulla in un sol colpo ottant'anni di lotte per l'inclusione.

  MASSIMILIANO PANIZZUT. Sarò breve. Innanzitutto dico una cosa fuori protocollo: per me è una doppia emozione poter parlare con il ministro, in quanto lo conosco personalmente e posso certificare che è un bravo ragazzo.
  In seconda battuta, avendo io una sorella disabile, devo dire che questi argomenti mi stanno particolarmente a cuore. Pag. 15Vorrei, quindi, elencare due punti che il nostro gruppo ha interesse a sottoporle.
  Il Governo del cambiamento ha finalmente dato il giusto peso a un tema fondamentale: l'importanza di dare valore a milioni di italiani. Abbiamo bisogno che la politica si impegni al massimo per risolvere questioni che riguardano la disponibilità di ausili e l'assistenza e l'inclusione sociale. Iniziamo a fare dei passi avanti e a dare voce a tutte quelle categorie fragili legate alla diversa abilità fisica o intellettiva. Abbiamo visto che lei, sin da subito, ha iniziato un percorso di confronto con le associazioni e siamo convinti che, grazie al suo contributo, si possa sviluppare una maggiore attenzione sul tema.
  Pensiamo non solo alle persone che possono aver bisogno di qualche forma di assistenza, ma anche alle loro famiglie e a chi, da una vita, si impegna per loro. Pensiamo anche al diritto di avere una vita indipendente e a chi ha diritto di vivere la propria vita in autonomia, cercando di renderla meno problematica possibile.
  Il tema del «dopo di noi» e del «durante noi», che ovviamente tocca soprattutto i familiari, deve essere necessariamente attualizzato e rivisto, per meglio definire le misure proposte a valutarne la concreta efficacia e applicabilità.
  Per quanto riguarda la tematica della famiglia, ci tengo a evidenziare che ovviamente il Gruppo della Lega è assolutamente al suo fianco per quanto riguarda le famiglie, per cui riconosciamo e sosterremo anche economicamente quella sancita e tutelata dalla Costituzione. Prendiamo tristemente atto che, nel 2017, si è toccato il minimo storico delle nascite, quindi è da sostenere il rilancio demografico con politiche concrete di sostegno alla natalità, con un sistema tributario che tuteli le famiglie, e di sostegno alla maternità e ai congedi parentali.
  Come ha detto anche lei più volte, la demografia è il cuore e il futuro del Paese.
  Personalmente parlo di demografia italiana e non accetto assolutamente che si parli di sostituzione della nostra società attraverso i flussi migratori.
  Per quanto riguarda le politiche antidroga, noi siamo assolutamente d'accordo sul rafforzare la prevenzione, anzi sarebbero da adottare azioni finalizzate alla forte repressione dello spaccio affinché i nostri figli abbiano speranze solide per il futuro anziché perdersi in effimere e pericolose azioni che ledono la loro salute e quella di chi gli sta intorno.
  Per quanto riguarda le adozioni, siccome anch'io sono stato adottato, ci tengo personalmente a dire che, tempo fa, anch'io e mia moglie avremmo avuto il desiderio di adottare un bambino ma, quando abbiamo visto la burocrazia e anche il problema economico di andare all'estero, visto che in Italia pare che – per fortuna o non lo so – non si riesca ad adottare, ovviamente abbiamo dovuto desistere, per cui, anche in quell'ambito, sarebbe necessario modificare qualche normativa.
  Per il resto, grazie e buon lavoro a tutti.

  CELESTE D'ARRANDO. Grazie, presidente. Buongiorno, ministro, e benvenuto. A nome del Movimento 5 Stelle, le rivolgo l'augurio di un buon lavoro per questa legislatura, soprattutto per le tematiche che andremo ad affrontare, ovviamente insieme, in modo costruttivo.
  Abbiamo apprezzato e ho apprezzato anche personalmente il suo intervento, che ha prestato attenzione a molte delle tematiche che sono per noi importanti e, nello specifico, al tema della disabilità e all'attenzione alle figure, professionali e non, che hanno a che fare con le persone che non sono autosufficienti o che, comunque, hanno una disabilità.
  Siamo lieti anche che il Governo, al fine di dare un'adeguata attenzione a questo tema, ha voluto garantire una rappresentanza anche nella compagine governativa, con un ministro che si occupi specificamente di questa tematica.
  Siamo anche a conoscenza che al Senato è in esame il decreto-legge in materia di riordino delle attribuzioni dei ministeri. Nell'ambito del decreto vengono attribuite a lei, oltre alle funzioni in materia di famiglia, che abbiamo ampiamente ascoltato nel suo intervento, anche quelle relative alle politiche in favore delle persone con Pag. 16disabilità, con riferimento anche all'inclusione scolastica, all'accessibilità, alla mobilità e al coordinamento delle politiche volte a garantire la tutela e la promozione dei diritti e a favorire la loro partecipazione e inclusione sociale nonché la loro autonomia.
  Tra le varie funzioni, sono previste anche quelle relative al Fondo per il diritto al lavoro dei disabili e alla gestione del Fondo per il sostegno del ruolo di cura e di assistenza del caregiver familiare.
  Le funzioni che le sono attribuite sono sicuramente rilevanti e richiedono un sistema organizzato nonché adeguate risorse economiche per farvi fronte. Tuttavia, se le politiche per la famiglia possono contare su di una tradizione normativa e organizzativa adeguata, le politiche per la disabilità devono essere ancora strutturate dal punto di vista organizzativo, ad esempio con la realizzazione di un dipartimento ad hoc presso la Presidenza del Consiglio dei ministri.
  A tal proposito, le chiedo come intende procedere per organizzare le deleghe attribuite per le politiche sulla disabilità, così da superare l'attuale parcellizzazione delle funzioni e delle risorse economiche.
  Le faccio un'altra domanda, che è per noi importante. C'è un tema sicuramente a me caro e, come operatore sociosanitario, ho potuto anche constatare di persona, rispetto al caregiver e al suo riconoscimento. Come intende procedere nel riconoscimento del valore sociale ed economico dell'attività di cura non professionale del familiare assistente ovvero del caregiver?
  La Commissione ONU, com'è noto, ha espresso numerose osservazioni sullo stato di attuazione della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, riferendosi specificatamente alla vita indipendente. Al riguardo, ha espresso profonda preoccupazione per il trend di reistituzionalizzazione delle persone con disabilità. Le famiglie, per necessità o per volontà, si trovano oggi ad assistere i propri familiari non autosufficienti e l'assistenza è svolta a tempo pieno o parziale ed è soprattutto finalizzata a soddisfare quelli che sono i bisogni primari della persona disabile, oltre al fatto che è importante mantenere le capacità residue della persona stessa.
  Tenendo conto che la figura del caregiver è svolta da una persona appartenente al nucleo familiare, le implicazioni di tale attività hanno risvolti emotivi di natura psicologica, oltre che rilevanti disagi organizzativi ed economici, perché appunto l'attività lavorativa viene in un certo qual senso compromessa.
  Un altro aspetto importante è che il 66 per cento dei caregiver è rappresentato da donne, che, per tali motivi, sono costrette a rinunciare o a riorganizzare la propria attività lavorativa.
  Al momento, il nostro ordinamento giuridico non ha ancora previsto un riconoscimento della figura del caregiver, ciò che, invece, sarebbe necessario, per tutelarla e per assicurare al familiare assistito di poter continuare a vivere nel proprio ambiente. È chiaro ovviamente che per il riconoscimento di questa figura sono necessarie risorse economiche e servizi di supporto adeguati, come, ad esempio, corsi di formazione specifica tenuti da personale sociosanitario oppure agevolazioni nell'accesso ai servizi sociosanitari e sanitari.
  La ringrazio e le auguro un buon lavoro.

  PRESIDENTE. Ringraziando tutti i commissari intervenuti, a questo punto, essendosi conclusi gli interventi, do la parola al Ministro Fontana per la replica.

  LORENZO FONTANA, Ministro per la famiglia e le disabilità. Grazie mille. Grazie per le domande e per gli apprezzamenti. Mi auguro che si possa lavorare in modo proficuo perché l'attività che dovremo fare non è facile.
  Infatti, quando giustamente il deputato Pagano del PD diceva che il Governo dovrà occuparsi molto di questa materia, devo dire che io me lo auguro perché ritengo che siano materie fondamentali, sia quella delle famiglie sia quella delle persone con disabilità. Tant'è che ho detto anche ai miei colleghi in Consiglio dei ministri più di una volta che il grado di civiltà che ha una nazione si misura in quanto questa nazione Pag. 17è vicina a famiglie e disabili perché queste sono probabilmente fra le categorie più in difficoltà, in particolar modo i disabili non autosufficienti gravi.
  Di sicuro ci sarà molto da fare, anche perché la tematica della disabilità, come sicuramente sapete, riguarda diversi ministeri, diverse istituzioni e diversi enti, anche a livello territoriale, quindi ovviamente non sarà facile organizzare tutto il lavoro.
  Riguardo alle domande – non vedo l'onorevole Versace – ma stiamo già lavorando a proposte concrete per rivedere il nomenclatore per quanto riguarda le possibilità per un disabile che vuole fare sport. Tra l'altro, soprattutto in agosto vi è una carrellata di attività paralimpiche, che vedono diversi nostri atleti fronteggiarsi in campionati europei. Penso, per esempio, al basket, e ci sono i campionati europei di scherma in settembre. Ci sono tantissimi ragazzi che vogliono fare attività sportiva, però conosciamo purtroppo i costi per le famiglie e sappiamo che spesso questi ausili non vengono passati.
  Da questo punto di vista, bisognerebbe cercare, e si cercherà anche grazie al contributo che ha dato l'onorevole Versace, di trovare una forma per fare in modo che tutte le persone con disabilità che vogliono praticare uno sport possano farlo perché lo sport – lo abbiamo visto e ne ho parlato anche con le associazioni – è una delle forme più importanti di inclusione, soprattutto a livello psicologico. Queste persone che magari subiscono un trauma, quindi diventano disabili, grazie allo sport spesso e volentieri si recuperano, e sappiamo che un beneficio dato a loro è un beneficio dato anche a tutte le persone che vivono assieme a loro, quindi, in particolar modo, alle famiglie.
  Rimanendo sul tema della disabilità, c'è una riforma che vorrei fare. Come vi ho detto, dopo la legge di bilancio, bisognerà fare una legge delega per cercare di rivedere nell'assetto normativo complessivo. Lo dico perché, in questo momento, purtroppo non c'è neanche una definizione unica di persona non autosufficiente, quindi abbiamo diverse situazioni che dovremmo cercare di riordinare e di razionalizzare, in modo che i fondi che ci sono non siano parcellizzati e possano essere veramente investiti laddove c'è maggior bisogno.
  Oltre a quest'aspetto, è chiaro ed evidente a tutti che attualmente il fondo per le non autosufficienze non è sufficiente e ci sarà un mio impegno ad incrementarlo. Io dico sempre che dovrò litigare, come tanti altri ministri, con il Ministro dell'economia e delle finanze, però c'è una cosa che mi preme sottolineare: è giusto che noi rispettiamo i parametri di bilancio, ma non è giusto che lo facciamo a discapito delle persone disabili, quindi, se, come per la legge sull'integrazione al lavoro, i fondi non sono sufficienti rispetto alle domande, non è possibile per un Paese civile che ci sia una situazione di questo tipo. Ovviamente, se mi darete una mano, io sarò ben lieto e parlo con tutti (maggioranza e opposizione) perché questa è una battaglia di civiltà e non riguarda una parte politica o l'altra.
  C'è un'altra cosa semplice che vorremmo cercare di attuare con la conferenza dei rettori, per quanto riguarda l'integrazione scolastica. Abbiamo visto che anche recentemente ci sono stati dei bei casi segnalati di persone con disabilità, anche molto gravi, che sono riuscite a conseguire dei titoli di studio importanti, anche delle lauree, però ci sono delle persone con disabilità grave che non possono accedere all'università perché hanno delle difficoltà a muoversi dalla propria abitazione.
  Le università, soprattutto quelle non grandi, hanno difficoltà a far sostenere gli esami a questi ragazzi. L'intenzione è di prevedere, almeno per alcuni centri universitari, la possibilità di avere dei corsi interattivi e poi fare in modo che il professore o, comunque, un suo delegato vada personalmente a fare l'esame. Lo dico soprattutto per quei disabili gravi che, purtroppo, in questo momento non hanno la possibilità di studiare a causa di barriere che ancora ci sono, nonostante tutti i sistemi di supporto.
  Un'altra cosa semplice che possiamo fare assieme, e che mi è stata richiesta, è il riconoscimento della lingua dei segni. Inoltre, legato a questo, c'è una questione, che mi facevano presente alcune associazioni, Pag. 18in particolar modo dei non udenti, relativa all'esigenza di una maggior presenza nei canali televisivi di interpreti della lingua dei segni o anche di alcune ore di programmi dedicati, anche in replica, in cui ci sia una sottotitolatura.
  Mi faceva sorridere – è una cosa che riguarda tutti noi – il fatto che loro chiedano di poter votare in maniera cosciente perché, spesso e volentieri, ovviamente non riescono a capire le trasmissioni politiche. Io gli ho detto che quello non dipende, spesso, da una disabilità. Però, non riescono talvolta a capire, quindi mi chiedevano, nella semplicità, anche un Porta a porta sottotitolato. Questa è una cosa sulla quale ci siamo già mossi e sulla quale interverremo.
  Ci sono anche tantissime piccole cose che si possono fare. Ovviamente, come voi sapete, ci sono già tanti programmi sottotitolati, però magari possono essere fatti per le vie brevi alcuni programmi specifici, che, sono cose semplici, però importanti, sempre tenendo conto che tante cose poi vengono delegate agli enti locali e agli enti intermedi, alle regioni. Questo è un altro punto fondamentale di coordinamento che dovremmo fare.
  La critica che viene rivolta circa una ghettizzazione dei disabili con questo ministero penso che non sia giustificabile, almeno in questo momento. Vediamo tra qualche anno, se effettivamente sarà così. Io credo che il nostro compito, se mi aiuterete, è, invece, quello di focalizzare l'attenzione sui provvedimenti che possono riguardare la disabilità, come, per esempio, nell'ambito scolastico.
  Sapete che l'istruzione ha innumerevoli problemi e chiaramente capisco la difficoltà di occuparsi anche del problema della disabilità. Magari è capitato in passato, spesso e volentieri, o nei trasporti. Quanti problemi ci sono, soprattutto per i disabili che vogliono accedere a un trasporto? Noi ci occupiamo dell'alta velocità e ci dimentichiamo della pedana per i disabili. Ovviamente la mia è una battuta, però bisogna tener conto che ci sono delle cose con cui noi possiamo accendere un faro.
  Per quanto riguarda le politiche antidroga, io magari ricordo male, però la legge cui faceva riferimento l'onorevole Pini prevede il divieto di propaganda, ma non di informazione. Comunque, al di là di tale questione, è fondamentale l'informativa. Io, già da settembre, vorrò fare un protocollo col Ministero dell'interno e con il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per fare in modo che, all'interno delle scuole, si ricominci a parlare delle problematiche e degli effetti che causano le tossicodipendenze.
  Lo dico in generale perché, effettivamente, non c'è solo la droga, ma ci sono problemi derivati dall'alcol e problemi derivati da cose nuove, su cui il dibattito è ancora molto aperto, quindi è sicuro che non c'è una dipendenza esclusiva e che non è una cosa settoriale, tanto che le comunità di recupero accolgono anche persone che hanno problemi non solo di droga, ma anche di tantissimi altri tipi.
  La cosa su cui, però, secondo me dobbiamo focalizzare l'attenzione è l'uso di internet. Lo dico perché, parlando con il Dipartimento per le politiche antidroga, mi ha molto preoccupato il fatto che, con queste dark room, in questi siti oscurati, il ragazzo ha la possibilità praticamente di «crearsi» una droga sintetica oppure di comprarla. Immaginate la difficoltà dei genitori, perché non tutti sono esperti ovviamente di internet, quindi c'è una difficoltà, che non c'era diversi anni fa e che adesso diventa sempre più importante, e questo mercato, purtroppo, è in gravissimo incremento. Si tratta quindi di una lotta, anche da questo punto di vista, informativa per i genitori, ma anche per i ragazzi.
  Lo dico perché a me piacerebbe che nelle scuole andassero a parlare quei ragazzi che hanno vissuto le loro stesse esperienze – dovrei coordinarmi con le associazioni che lavorano in questo campo con le comunità di recupero, molte delle quali hanno già avuto con me un colloquio – per portare la loro esperienza e per far capire che non si tratta di una questione di repressione e basta, ma di una questione di salute, e che è importante affrontarla. Pag. 19
  Sulla questione dei negozi che si stanno moltiplicando a livello nazionale, si faceva un giusto riferimento, come l'onorevole Pini diceva, alla canapa industriale e agricola. C'è una questione che riguarda anche l'aspetto giuridico perché questi negozi non hanno una piena legittimità, nel senso che dovrebbero vendere, da quello che ho capito, dei gadget.
  Certo è che, al di là del THC basso, la marijuana da fumare non è un gadget, quindi bisognerà ovviamente cercare, di capire se è stata un po’ forzata la legge. Riguardo alla questione della liberalizzazione, di cui mi chiedeva qualcuno, questa non è presente nel contratto di Governo, quindi non è un tema che affronteremo e lasceremo la legislazione così com'è.
  Sulle pensioni di invalidità, facevo un riferimento anche alla questione del reddito di cittadinanza non a caso perché ovviamente, se noi dovessimo prevedere una cosa di questo tipo, non credo che potremmo non intervenire, come dicevo nella relazione, sui disabili, quindi il livello sarebbe decisamente più alto rispetto ai 280 euro, tanto più per le famiglie con all'interno un disabile. Purtroppo, il problema delle famiglie che hanno un disabile grave all'interno del loro nucleo familiare va preso in seria considerazione perché tantissime persone devono rinunciare al lavoro e noi non possiamo non essere vicini a questi nuclei familiari, quindi la politica del caregiver è fondamentale.
  Abbiamo avuto una dotazione che è decisamente insufficiente e provvederemo con alcune iniziative. Adesso, stiamo valutando, anche con le associazioni, quali possano essere le iniziative per questi 20 milioni che abbiamo in quest'anno, ma è chiaro che il fondo deve essere assolutamente incrementato. Da questo punto di vista, ci sono state diverse iniziative e diverse idee che mi sono state date, ad esempio per borse di studio. A me piacerebbe, perché è una cosa che mi è stata richiesta, vedere se c'è la possibilità – ma, anche in quel caso, parleremo con il Ministro dell'economia e delle finanze – di anticipare l'età pensionabile, soprattutto per quelle persone che hanno all'interno della loro famiglia una persona con grave disabilità. Chiaramente è una battaglia da fare per incrementare il fondo, da una parte, e su come utilizzarlo perché, in questo momento, sono stati stanziati dei fondi, ma non è ancora stato definito come utilizzare questi pochi fondi, che noi speriamo di potere incrementare.
  Di sicuro, sono d'accordo sul fatto di superare la parcellizzazione, come ho già detto, sui caregiver. Io mi auguro che il lavoro che potremmo fare con la legge delega possa stabilire determinati criteri all'interno del mondo della disabilità. Fino a quel momento, il fatto che le competenze siano state divise in vari ministeri, lo reputo giusto, perché ovviamente riguardavano vari ministeri. L'introduzione di un coordinamento unico è una cosa innovativa, che può aiutare le persone con disabilità, o almeno questo è il mio impegno.
  Per quanto riguarda il tema delle disabilità, come ovviamente le politiche per la famiglia, sarà mio impegno cercare di essere il coordinatore, anche perché, se si parla di disabilità e c'è un ministro che si occupa di disabilità, cercherò di essere il coordinatore, come già mi è capitato in alcune situazioni. Per esempio, su quel progetto che vogliamo intraprendere a settembre con i Ministeri dell'interno e dell'istruzione, per rientrare nelle scuole sulla questione della politica antidroga, il coordinamento è stato assunto dal sottoscritto, perché ovviamente ci sono sensibilità maggiori, per coordinare tutte le attività che riguarderanno le disabilità e la famiglia.
  Vorrei dire le ultime due cose. Cerchiamo di avere la sensibilità, di capire che, con la decrescita demografica, cala l'economia e cala il prodotto interno lordo, cioè, quando noi parliamo del parametro del PIL non dimentichiamoci che, con il calo demografico, – come diceva l'ultimo Documento di economia e finanza, che non è stato fatto ovviamente dal Governo attuale – addirittura aumenta il debito pubblico. Allora, teniamo conto di questo e cerchiamo di capire che si tratta di una battaglia fondamentale che dobbiamo affrontare noi, così come viene affrontata in tanti altri Paesi europei. Pag. 20
  Per quanto riguarda le adozioni, è chiaro che servirà sburocratizzare molto perché, come diceva il collega Panizzut, diventa arduo talvolta affrontare quel percorso, però la cosa che ho detto nella relazione e che mi va di sottolineare nuovamente è il fatto che genitori e famiglie italiane hanno adottato molto di più di altri Paesi. In termini assoluti, siamo secondi solo agli Stati Uniti perché, quando c'erano dei bambini disabili anche dall'estero, le famiglie italiane li hanno adottati, indipendentemente dal fatto che fossero disabili. Questo secondo me è un segno di civiltà che il nostro Paese ha raggiunto ed è una cosa di cui andare orgogliosi perché ovviamente non lo fanno tutti gli altri Paesi.
  Ci sono stati grossi problemi sulla questione, in particolar modo, delle adozioni internazionali, problemi che stiamo tentando di risolvere. C'è un problema a livello internazionale per il fatto che molti Paesi dai quali avevamo la possibilità di adottare stanno pian piano chiudendo tale possibilità.
  Come sapete, ci son stati problemi con il Congo, che a un certo punto ha chiuso, e ci sono problemi per questioni politiche con la Russia, che era uno dei Paesi che dava più possibilità di adozione. Stiamo cercando di incentivare i rapporti con gli altri Paesi per garantire il fatto che ci sia la maggior possibilità assoluta per le persone che vogliono avere dei figli anche dall'estero di potere, alla fine, raggiungere questo obiettivo.
  Teniamo conto che le problematiche sono molte, come ho fatto presente nella relazione, e che bisogna ovviamente seguire le famiglie che adottano perché, purtroppo, capitano anche i casi in cui poi un bambino venga riconsegnato, anche se meno nel nostro Paese rispetto ad altri Paesi.
  Spero di aver più o meno risposto a tutti e vi ringrazio per l'attenzione.

  PRESIDENTE. Ringrazio nuovamente il Ministro Fontana e tutti i colleghi deputati.
  Dichiaro conclusa l'audizione odierna.

  La seduta termina alle 14.50.