CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 12 aprile 2022
778.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Lavoro pubblico e privato (XI)
COMUNICATO
Pag. 61

AUDIZIONI INFORMALI

  Martedì 12 aprile 2022.

Audizione del presidente dell'INPS, professor Pasquale Tridico, nell'ambito dell'esame delle proposte di legge C. 745 Polverini, C. 864 Rizzetto, C. 915 Caiata e C. 2825 Caretta, recanti disposizioni in materia di prestazioni di lavoro accessorio.

  L'audizione informale è stata svolta dalle 12.30 alle 13.20.

SEDE CONSULTIVA

  Martedì 12 aprile 2022. — Presidenza della presidente Romina MURA.

  La seduta comincia alle 13.20.

Documento di economia e finanza 2022.
Doc. LVII, n. 5, Annesso e Allegati.
(Parere alla V Commissione).
(Esame e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento in titolo

  Romina MURA, presidente, in sostituzione del relatore, onorevole Lacarra, impossibilitato a partecipare alla seduta odierna, avverte che la Commissione è chiamata a esprimere alla V Commissione (Bilancio) il parere di propria competenza sul Documento di economia e finanza 2022, che, insieme con l'annessa relazione, reca un aggiornamento degli obiettivi programmatici di finanza pubblica. L'aggiornamento prospetta uno scostamento finanziario dai precedenti obiettivi, per il quale è necessaria l'autorizzazione, da adottare con il voto della maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera.
  Il Documento di economia e finanza 2022 definisce la cornice economica e finanziaria e gli obiettivi di finanza pubblica per il prossimo triennio.
  Il Documento, approvato dal Consiglio dei Ministri del 6 aprile, e trasmesso al Parlamento il 7 aprile, tiene conto del peggioramento del quadro economico determinato da diversi fattori, in particolare l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia, l'aumento dei prezzi dell'energia, degli alimentari e delle materie prime, l'andamento dei tassi d'interesse e la minor crescita dei mercati di esportazione dell'Italia. Tali fattoriPag. 62 sono oggi tutti meno favorevoli di quanto fossero in occasione della pubblicazione della Nota di aggiornamento al DEF (NADEF) nello scorso settembre.
  In tale scenario, la previsione tendenziale di crescita del prodotto interno lordo (PIL) per il 2022 scende dal 4,7 per cento programmatico della NADEF al 2,9 per cento, quella per il 2023 dal 2,8 per cento al 2,3 per cento. Il disavanzo tendenziale della pubblica amministrazione è indicato al 5,1 per cento per quest'anno; scende successivamente fino al 2,7 per cento del PIL nel 2025. Gli obiettivi per il disavanzo contenuti nella NADEF sono confermati: il 5,6 per cento nel 2022, in discesa fino al 2,8 per cento nel 2025. Vi è quindi un margine per misure espansive (0,5 punti percentuali di PIL per quest'anno, 0,2 punti nel 2023 e 0,1 punti nel 2024 e nel 2025).
  Nella premessa al Documento si evidenzia che, utilizzando tali margini finanziari, il Governo predisporrà un nuovo decreto-legge per ripristinare alcuni fondi che erano stati utilizzati a copertura del recente decreto-legge n. 17 del 2022, integrare le risorse destinate a compensare l'aumento del costo delle opere pubbliche a fronte della dinamica del prezzo dell'energia e delle materie prime, intervenire ancora per contenere il costo dei carburanti e dell'energia. Si appronteranno inoltre strumenti per sostenere le imprese più danneggiate dalle sanzioni nei confronti della Russia e a tale scopo si rifinanzierà anche il fondo di garanzia per le PMI. Infine, ulteriori risorse saranno messe a disposizione per fornire assistenza ai profughi ucraini.
  Per effetto di questi interventi, la crescita programmatica sarà lievemente più elevata di quella tendenziale, soprattutto nel 2022 e nel 2023 (rispettivamente 3,1 per cento e 2,4 per cento), con riflessi positivi sull'andamento dell'occupazione. Il rapporto debito/PIL nello scenario programmatico diminuirà quest'anno al 147 per cento, dal 150,8 per cento del 2021, per calare poi progressivamente fino al 141,4 per cento nel 2025.
  Nel Documento si fa presente inoltre che la decisione di confermare gli obiettivi programmatici di disavanzo fissati in un quadro congiunturale più favorevole testimonia l'attenzione dell'Esecutivo verso la sostenibilità della finanza pubblica. Anche in questo momento difficile, in cui la finanza pubblica è chiamata a rispondere a molteplici esigenze di natura sia congiunturale sia strutturale, si conferma la sostenibilità dei conti pubblici. Le proiezioni di più lungo termine mostrano, infatti, che il progressivo miglioramento del saldo di bilancio negli anni successivi al 2025 e la piena attuazione del programma di riforma delineato nel PNRR consentiranno di portare il rapporto debito/PIL al disotto del livello precedente alla crisi pandemica (134,1 per cento) entro la fine del decennio. Al contempo, per il Governo resta imprescindibile continuare ad operare per promuovere una crescita economica più elevata e sostenibile. Già lo scorso anno, con ripetuti interventi il Governo ha posto le basi per un innalzamento del potenziale di crescita dell'economia. Per gli investimenti pubblici sono stati stanziati fondi per oltre 320 miliardi, affiancando alle risorse previste con il PNRR quelle del Fondo complementare e quelle reperite con la legge di bilancio per 2022. Sono stati estesi nel tempo, per dare maggiore certezza della programmazione temporale, gli incentivi agli investimenti privati e, in particolare, gli incentivi alla ricerca. Sono stati inoltre creati nuovi strumenti di sostegno alla ricerca di base e applicata. La riforma dell'IRPEF e il taglio dell'IRAP determinano una riduzione degli oneri fiscali su famiglie e imprese che potrà avere effetti positivi sull'occupazione e sul mercato del lavoro. Inoltre, l'attuazione della riforma dell'Assegno unico e universale per i figli, il potenziamento della rete di asili nido, le misure di vantaggio per i giovani che acquistano casa sono esempi della più ampia azione che il Governo sta conducendo a favore delle famiglie e della natalità, anche alla luce delle tendenze demografiche.
  Gli obiettivi programmatici del Documento si fondano su uno scenario in cui l'economia rallenta fortemente ma registra comunque una crescita annua significativa. I margini di bilancio derivanti dalla conferma degli obiettivi fissati nella NADEF Pag. 63saranno utilizzati per sostenere ulteriormente il sistema produttivo, le famiglie e per realizzare gli investimenti programmati.
  Il Documento inoltre evidenzia che i tanti problemi contingenti da fronteggiare non devono distogliere l'attenzione dagli obiettivi di medio e lungo termine. Va data piena attuazione al PNRR e a tutte le iniziative necessarie per innalzare e rendere più sostenibile la crescita dell'economia italiana, accrescendo gli investimenti in capitale umano e fisico, l'occupazione e il tasso di aumento della produttività.
  Con riferimento agli aspetti di competenza della Commissione lavoro, il Documento riporta, in primo luogo, gli interventi adottati in materia di lavoro per fronteggiare la crisi conseguente alla pandemia da COVID-19, in linea, in particolare, con la Raccomandazione n. 3 del Consiglio dell'Unione europea del 18 giugno 2021 e con il considerando n. 3 ad essa collegato, in base al quale, quando le condizioni epidemiologiche ed economiche lo avessero consentito, le misure di emergenza avrebbero dovuto essere gradualmente eliminate, contrastando al contempo l'impatto della crisi sul mercato del lavoro.
  Le azioni intraprese nel corso del 2021 nell'ottica della suddetta raccomandazione hanno riguardato in particolare: la diminuzione del ricorso ai trattamenti di integrazione salariale con causale COVID-19; l'eliminazione dal 1° luglio 2021 del divieto di licenziamento per le grandi imprese del settore manifatturiero e delle costruzioni (tranne per il comparto tessile, dell'abbigliamento e della pelletteria). Da novembre 2021 il divieto di licenziamento è rimasto in vigore fino al 31 dicembre 2021 solo per le imprese utilizzatrici dei trattamenti di integrazione salariale con causale COVID-19.
  Tra le misure utilizzate nel periodo dell'emergenza sanitaria il Governo ricorda il Reddito di cittadinanza (RdC), che la legge di bilancio 2022 ha rifinanziato fino al 2029, riducendo al contempo da tre a due il numero massimo delle offerte di lavoro che il beneficiario può ricevere ai fini della accettazione. Il Documento sottolinea che il RdC ha fornito sostegno per chi non ha un lavoro, ma ha incontrato più difficoltà ad agire come meccanismo per l'individuazione di un nuovo impiego. Secondo dati INPS, infatti, il 70 per cento dei beneficiari che hanno iniziato a percepire il Reddito tra aprile e giugno del 2019 nel secondo semestre del 2021 era ancora destinatario della misura.
  Per quanto riguarda le politiche per l'incontro tra domanda e offerta di lavoro sia l'OCSE nel 2021 sia la Commissione europea con la Raccomandazione n. 2 del 2019 avevano sollecitato l'Italia ad aumentare la componente occupazionale e a garantire un'efficace integrazione tra politiche attive del lavoro e politiche sociali.
  Il Governo ricorda nel Documento i progressi registrati sui suddetti aspetti, sottolineando in particolare che nel 2021: è proseguita la crescita degli occupati, soprattutto della componente dei contratti a termine (365.000 su circa 597.000); il numero di contratti attivati ha quasi raggiunto il livello di crescita che ci sarebbe stato se l'evoluzione della domanda di lavoro si fosse mantenuta, anche durante l'emergenza sanitaria, sugli stessi ritmi del periodo 2018-2019; si è registrato un aumento delle assunzioni a tempo indeterminato e delle trasformazioni, fino a superare i livelli del 2019.
  Inoltre, tra le misure contenute nella legge di bilancio 2022 che vanno nella suindicata direzione, il Documento riporta: l'estensione dell'esonero contributivo, già previsto per le assunzioni a tempo indeterminato dei giovani fino a 36 anni, anche alle imprese che assumono i lavoratori di imprese in crisi, a prescindere dall'età; il riconoscimento di uno sgravio contributivo totale per il 2022 per i contratti di apprendistato di primo livello; l'incremento del Fondo per il sostegno della parità salariale di genere; il riconoscimento di ulteriori tre mesi di indennità di maternità per alcune categorie di lavoratrici; il riconoscimento di un anno di decontribuzione per le lavoratrici madri dipendenti del settore privato; l'incremento della dotazione del Fondo nuove competenze per il 2022; la previsione, sino al 2029, di un esonero contributivoPag. 64 per le assunzioni nelle regioni del Mezzogiorno (la cosiddetta «Decontribuzione Sud»); il riordino della normativa sugli ammortizzatori sociali attraverso l'estensione dell'ambito soggettivo di applicazione delle tutele in costanza di rapporto di lavoro e l'incremento degli importi della NASpI, limitando il meccanismo del décalage.
  Malgrado tali miglioramenti, il Documento evidenzia che per parte della popolazione – in particolar modo quella costituita da donne, giovani e stranieri – permangono difficoltà di inserimento nel mercato del lavoro.
  Il Governo ricorda altresì che, se l'Italia attuasse le raccomandazioni della Commissione, si potrebbe raggiungere l'obiettivo del Piano di azione del Pilastro europeo dei diritti sociali, in base al quale almeno il 78 per cento della popolazione di età compresa tra i 20 e i 64 anni dovrà essere occupata, entro il 2030.
  Il Governo evidenzia inoltre che l'aumento del PIL, stimato del 2,9 per cento nel 2022, dovrebbe portare ad una crescita dell'occupazione, che alla fine del 2022 si attesterebbe sui valori esistenti prima della pandemia con riferimento al numero sia degli occupati sia delle ore lavorate. Inoltre, il tasso di disoccupazione scenderebbe dal 9,5 per cento del 2021, all'8,7 nel 2022, per poi attestarsi all'8 per cento nel 2025.
  La crescita della produttività si dimostrerebbe invece più contenuta, con una tendenza lievemente positiva per il quadriennio 2022-2025 che si accompagna ad una crescita moderata del costo del lavoro.
  Per quanto riguarda le politiche attive del lavoro, il PNRR – oltre a destinare 600 milioni di euro al rafforzamento dei Centri per l'impiego – prevedeva il raggiungimento entro la fine del 2021 di due traguardi, la cui scadenza è stata rispettata dall'Italia con l'approvazione del programma «Garanzia di occupabilità dei lavoratori» (GOL) e del Piano nazionale nuove competenze.
  Uno degli obiettivi del PNRR è anche l'aumento della partecipazione delle donne al mondo del lavoro. Il Documento ricorda a tal fine, tra l'altro: che nel 2021 è stato finanziato il Fondo Impresa Donna con 160 milioni di euro, per garantire il finanziamento di iniziative imprenditoriali; che è in corso la definizione di un Sistema nazionale di certificazione della parità di genere che accompagni e incentivi le imprese ad adottare misure adeguate a ridurre il divario di genere.
  Il Governo ricorda che tra gli obiettivi del PNRR vi è anche quello di impegnare in modo efficace il maggior numero possibile di giovani Neet attraverso: il Programma Garanzia Giovani rinforzata; il Piano Neet Working per l'emersione e l'orientamento dei giovani inattivi, con l'intento di ridurre il numero di giovani Neet (adottato con decreto ministeriale del 19 gennaio 2022); gli sportelli giovani nei Centri per l'impiego; il potenziamento del Servizio civile universale; il portale GIOVANI 2030, nonché i programmi europei gestiti dall'Agenzia nazionale per i giovani e il Piano nazionale pluriennale (2021-2027) sull'inclusione dei giovani con minori opportunità.
  Il Governo ricorda che il PNRR prevede l'adozione, entro la fine del 2022, di un Piano nazionale volto a rafforzare la lotta al lavoro sommerso. Il Piano comprenderà una serie di azioni, in parte già avviate, come l'istituzione, con il decreto ministeriale 24 febbraio 2022, n. 32, del Tavolo tecnico per l'elaborazione del Piano. Il Documento, inoltre, sottolinea l'introduzione di requisiti più rigorosi per i datori di lavoro del settore delle costruzioni quali il rafforzamento del DURC di congruità e l'applicazione dei bonus previsti dalla normativa vigente solo a quelle imprese che utilizzano i contratti collettivi pertinenti.
  Il Documento riporta anche gli effetti che la riforma delle politiche attive prevista dal PNRR potrebbe avere sul mercato del lavoro. In particolare, il Governo stima che: circa 1,5 milioni di persone inattive vengano coinvolte dal programma GOL – in via prudenziale, si ipotizza che solo una quota pari ad un terzo di queste entri a far parte gradualmente della forza lavoro tra la seconda metà del 2022 ed il 2026; la maggiore partecipazione femminile al lavoro potrebbe coinvolgere circa 25.750 donne nell'arco di tre anni, a partire dal Pag. 652024; anche le misure relative alla parità di genere incidano sulla partecipazione femminile al lavoro riducendo parte del divario, con un ingresso nel mondo del lavoro di oltre 220.000 donne in un periodo di dieci anni. Complessivamente, la riforma produrrebbe un aumento delle forze di lavoro (occupati e disoccupati) al termine dell'orizzonte di simulazione del 3,3 per cento.
  Per quanto riguarda le tendenze dell'occupazione, il quadro macroeconomico tendenziale prevede una prosecuzione della crescita dell'occupazione nel quadriennio 2022-2025, che alla fine del 2022 si attesterebbe sui valori pre-pandemici. Inoltre, il tasso di disoccupazione scenderebbe dal 9,5 per cento del 2021, all'8,7 nel 2022 per poi attestarsi all'8,0 per cento a fine periodo.
  Rispetto al suddetto scenario tendenziale determinato a legislazione vigente, lo scenario programmatico evidenzia un maggior numero di occupati e un minor tasso di disoccupazione rispetto al quadro tendenziale, che si attesta all'8,1 per cento nel 2023, per poi ridursi ulteriormente all'8,0 per cento nel 2024 e al 7,9 per cento nel 2025.
  Per quanto riguarda le tendenze di medio-lungo periodo del sistema pensionistico italiano, il DEF 2022 esamina l'evoluzione della spesa pensionistica italiana in considerazione del suo significativo impatto sull'andamento del nostro debito pubblico nel breve e medio-lungo periodo, sottolineando l'importanza della cura delle politiche strutturali già avviate nei settori strategici, nonostante le difficoltà congiunturali.
  Pertanto, anche in ossequio a quanto prescritto dalla raccomandazione del Consiglio dell'Unione europea sul programma di stabilità 2021 dell'Italia, resa il 18 giugno 2021, si afferma, preliminarmente e in linea generale che, «nel pieno rispetto dell'equilibrio dei conti pubblici, della sostenibilità del debito e dell'impianto contributivo del sistema, occorrerà trovare soluzioni che consentano forme di flessibilità in uscita ed un rafforzamento della previdenza complementare. Occorrerà, altresì, approfondire le prospettive pensionistiche delle giovani generazioni».
  La costruzione del quadro tendenziale di medio-lungo periodo poggia, innanzitutto, sulle proiezioni ufficiali che evidenziano un rapido invecchiamento della popolazione, cui conseguono maggiori costi per la finanza pubblica legati ai sistemi pensionistici e alle tendenze relative alle spese per l'assistenza sanitaria e l'assistenza a lungo termine. Una conferma di questo scenario si rinviene già nei dati di consuntivo relativi alla spesa per prestazioni sociali in denaro registrata nell'anno 2021, sostanzialmente invariata nel suo complesso, rispetto all'anno precedente, ma che, con specifico riferimento alla spesa pensionistica, registra un aumento del 2 per cento.
  Su questo quadro incide anche la manovra di finanza pubblica per il 2022 che, in ambito previdenziale, vede la introduzione, per i soggetti che maturano i requisiti nell'anno 2022, della possibilità di accesso al pensionamento anticipato con un minimo di 64 anni di età e 38 anni di anzianità contributiva (la cosiddetta «Quota 102»). Inoltre, essa proroga, per l'anno 2022, i regimi del trattamento pensionistico anticipato (le cosiddette «Opzione donna» e «APE sociale») con estensione ad altre categorie professionali e prevede, infine, risorse per favorire, su base convenzionale, l'uscita anticipata dei lavoratori dipendenti di piccole e medie imprese in crisi, che abbiano raggiunto un'età anagrafica di almeno 62 anni.
  Peraltro, in linea con il carattere sperimentale dell'istituto, il canale di pensionamento anticipato denominato Quota 100, introdotto dal decreto-legge n. 4 del 2019, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 26 del 2019, non è stato rinnovato, nonostante le previsioni risentano ancora degli effetti di questa misura.
  Restano fermi l'estensione, a partire dal 2012, del regime contributivo a tutti i lavoratori (compresi quindi quelli che, sulla base della precedente legislazione avrebbero percepito una pensione calcolata secondo il regime retributivo) nonché i due canali ordinari di accesso al pensionamento: il pensionamento di vecchiaia, cui si Pag. 66accede con almeno 20 anni di contributi versati e un requisito di età predefinito dalla legge che, per il biennio 2021-2022 e per il biennio 2023-2024 è pari a 67 anni; il pensionamento anticipato, consentito indipendentemente dall'età e dalla data di prima assunzione, con un periodo di contribuzione lavorativa elevato, pari a 42 anni e 10 mesi per gli uomini e a 41 anni e 10 mesi per le donne.
  In base agli elementi normativi sopra rappresentati e alla loro evoluzione nel tempo, la previsione della spesa pensionistica in rapporto al PIL è stata effettuata a partire da una ricostruzione preliminare della popolazione residente per classi di età al 1° gennaio 2022, applicata ai parametri demografici sottostanti allo scenario Eurostat 2019.
  Il quadro tendenziale che ne scaturisce evidenzia che, negli anni dal 2019 al 2022, il rapporto tra spesa pensionistica e PIL registra un significativo aumento, fino a raggiungere il 17 per cento nel 2020 (rispetto al 15,2 fatto segnare nel 2018), cui segue un rimbalzo nei due anni seguenti, alla fine dei quali tale rapporto è previsto tornare ad attestarsi su un livello pari al 15,7 per cento. L'aumento dell'incidenza della spesa in rapporto al prodotto rispetto al 2018 è spiegato sia dalla contrazione del PIL conseguente all'emergenza sanitaria sia dal maggior ricorso al pensionamento anticipato. Le misure introdotte dal decreto-legge n. 4 del 2019, favorendo una più rapida uscita dal mercato del lavoro, hanno infatti comportato un aumento del numero di pensioni in rapporto al numero di occupati.
  Le previsioni per gli anni 2023-2025 scontano effetti derivanti dall'indicizzazione delle prestazioni significativamente più elevate rispetto a quelle considerati nella NADEF 2021, imputabili al notevole incremento del tasso di inflazione registrato già a partire dalla fine del 2021. Nel 2025, la spesa in rapporto al PIL è prevista attestarsi su valori pari a circa il 16,1 per cento.
  Nel decennio seguente, la crescita del rapporto tra spesa per pensioni e PIL raggiunge il picco del 17,4 per cento del 2036, stabilizzandosi fino al 2040, decrescendo al 13,7 entro il 2060 e al 13,3 entro il 2070.
  Con specifico riferimento allo scostamento per il quale si richiede l'autorizzazione, ai sensi dell'articolo 6 della legge n. 243 del 2012, si premette che il profilo programmatico degli obiettivi di finanza pubblica definito con la NADEF 2021 prevedeva una progressiva riduzione dell'indebitamento netto dal –5,6 per cento del PIL nel 2022 al –3,9 per cento nel 2023 e al –3,3 per cento nel 2024. In termini strutturali, il saldo era stato previsto in –5,4 per cento del PIL nel 2022, –4,4 per cento nel 2023 e –3,8 per cento nel 2024.
  Con la Relazione che accompagna il DEF 2022, sentita la Commissione europea, il Governo richiede l'autorizzazione a rivedere il percorso di avvicinamento all'OMT. Gli obiettivi programmatici nominali di indebitamento netto indicati nella NADEF sono confermati per gli anni dal 2022 al 2024 ed è fissato al –2,8 per cento il saldo nel 2025. In termini strutturali l'indebitamento netto programmatico delle amministrazioni pubbliche si attesterebbe al –5,9 per cento del PIL nel 2022, al –4,5 per cento nel 2023, al –4 per cento nel 2024 e al –3,6 per cento nel 2025.
  Il rapporto debito/PIL – che nella NADEF era fissato, al lordo dei sostegni, al 149,4 per cento per il 2022, al 147,6 per cento nel 2023 e al 146,1 per cento nel 2024 – è fissato per il 2022 al 147 per cento e si riduce progressivamente negli anni successivi al 145,2 per cento nel 2023, al 143,4 per cento nel 2024 e al 141,4 nel 2025.
  Con un provvedimento di prossima adozione, saranno introdotte misure per ristorare le amministrazioni centrali dello Stato delle risorse utilizzate a copertura dei precedenti interventi d'urgenza, disporre ulteriori interventi per contenere l'aumento dei prezzi dell'energia e dei carburanti, anche in favore degli Enti territoriali, assicurare la necessaria liquidità alle imprese e rafforzare le politiche di accoglienza nei confronti dei profughi ucraini, adeguare i fondi destinati alla realizzazione di investimenti pubblici alla dinamica imprevista dei costi dell'energia e delle materie prime, per continuare a sostenere la risposta del sistema Pag. 67sanitario e i settori maggiormente colpiti dalle attuali emergenze.
  All'attuazione di questi interventi, sono destinati gli spazi finanziari per i quali si chiede l'autorizzazione al ricorso all'indebitamento, comprensivi della spesa per interessi passivi conseguente il maggior disavanzo autorizzato; dal 2026 l'autorizzazione all'indebitamento è destinata interamente alla spesa per interessi passivi.
  Il valore programmatico del saldo netto da finanziare del bilancio dello Stato di competenza e di cassa è corrispondentemente rideterminato, in considerazione degli effetti delle misure che saranno adottate con il prossimo decreto-legge.
  La ripresa del percorso di convergenza verso l'OMT sarà perseguita secondo il profilo indicato nella Relazione e le modalità illustrate nel DEF 2022.
  Per quanto riguarda l'indicazione dei provvedimenti collegati alla manovra di bilancio 2023-2025 rilevano, per le materie di interesse della Commissione: il disegno di legge per l'aggiornamento e il riordino della disciplina in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro; il disegno di legge di adeguamento delle pensioni di invalidità.
  Può inoltre presentare profili di interesse il provvedimento recante delega al Governo per il coordinamento e il graduale aggiornamento della fascia anagrafica di riferimento delle politiche giovanili nonché misure per la promozione dell'autonomia e dell'emancipazione dei giovani.
  Avendo terminato l'illustrazione del Documento di economia e finanza 2022, poiché nessuno intende intervenire, rinvia il seguito dell'esame alla seduta convocata nella giornata di domani.

  La seduta termina alle 13.30.