CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 12 aprile 2022
778.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Attività produttive, commercio e turismo (X)
COMUNICATO
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SEDE CONSULTIVA

  Martedì 12 aprile 2022. — Presidenza della presidente Martina NARDI.

  La seduta comincia alle 15.45.

Documento di economia e finanza 2022.
Doc. LVII, n. 5, Annesso e Allegati.
(Parere alla V Commissione).
(Esame e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento.

  Valentina PALMISANO (M5S), relatrice, espone in sintesi i contenuti del provvedimento in titolo.
  Fa presente che il Documento di economia e finanza (DEF) costituisce il principale documento di programmazione della politica economica e di bilancio. Esso traccia, in una prospettiva di medio-lungo termine, gli impegni, sul piano del consolidamento delle finanze pubbliche, e gli indirizzi, sul versante delle diverse politiche pubbliche, adottati dall'Italia per il rispetto del Patto di Stabilità e Crescita europeo (PSC).
  Il Documento si colloca al centro del processo di coordinamento ex ante delle politiche economiche degli Stati membri dell'UE, il cd. Semestre europeo e viene trasmesso alle Camere affinché si esprimano sugli obiettivi e sulle conseguenti strategie di politica economica in esso indicati. Dopo il passaggio parlamentare, il Programma di Stabilità e il Programma nazionale di riforma vanno inviati al Consiglio dell'Unione europea e alla Commissione europea.
  Il Documento di economia e finanza 2022 include anche il Programma nazionale di Riforma (PNR) (Sezione III del documento).
  A completamento della manovra di bilancio 2023-2025, il Governo dichiara i disegni di legge collegati alla decisione di bilancio, tra cui, nell'ambito delle competenze della Commissione, si ricordano i disegni di legge: «Su revisione organica degli incentivi alle imprese e potenziamento; razionalizzazione, semplificazione del sistema degli incentivi alle imprese del Mezzogiorno»; disposizioni per lo sviluppo delle filiere e per favorire l'aggregazione tra imprese; di revisione del decreto legislativo 10 febbraio 2010, n. 33 (codice della proprietà industriale); Legge annuale sulla concorrenza 2021.
  Lo scenario a legislazione vigente esposto nel DEF 2022 riflette un quadro economico fortemente condizionato dall'incertezza sull'evoluzione del conflitto tra Russia e Ucraina e dal conseguente aumento Pag. 54dei prezzi delle materie prime e dalle oscillazioni osservate nei mercati finanziari.
  Prima del conflitto – sottolinea il DEF – l'economia italiana era attesa in forte ripresa anche nel 2022, grazie al miglioramento del quadro sanitario, alle politiche fiscali espansive e alle condizioni finanziarie favorevoli. Tuttavia, già sul finire dell'anno erano emersi segnali di indebolimento della ripresa.
  Nel complesso, tuttavia, l'economia italiana ha registrato una ripresa del PIL nel 2021 superiore alle aspettative, pari al 6,6 per cento. I dati congiunturali dei primi mesi dell'anno in corso, precedenti all'insorgere del conflitto, già segnalavano un indebolimento della crescita, condizionata dall'aumento dei contagi da Covid-19, determinato dalla variante Omicron, e dalle maggiori pressioni inflazionistiche, con l'indice IPCA in aumento del 6,2% in febbraio. Dopo l'incremento congiunturale dello 0,6 per cento della crescita registrato dal PIL nel quarto trimestre del 2021, ci si attende ora una contrazione del PIL dello 0,5 per cento nel primo trimestre di quest'anno, attribuibile principalmente a una contrazione del valore aggiunto dell'industria.
  Per il secondo trimestre si prevede una moderata ripresa della crescita del PIL, trainata principalmente dai servizi, che beneficerebbero delle riaperture a partire dalla primavera, con la fine dello stato di emergenza.
  Tuttavia, il DEF segnala che, nonostante si stimi anche un rimbalzo della produzione industriale a febbraio, nell'indagine Istat di marzo le aspettative delle imprese manifatturiere su ordinativi e produzione denotano un netto peggioramento, il che denota rischi al ribasso per il secondo trimestre.
  Il DEF 2022, in particolare, mette in evidenzia l'andamento negativo della produzione industriale che, dopo la flessione di dicembre (-1,1% rispetto al mese precedente), ha registrato una forte caduta a gennaio (-3,4% rispetto a dicembre), che porta l'indice destagionalizzato a collocarsi 1,9 punti percentuali al di sotto dei livelli pre-crisi pandemica. Anche per i servizi, dopo il calo congiunturale di inizio anno sulle vendite al dettaglio, l'Istat rileva a marzo un consistente peggioramento sugli ordini e sulle vendite per le imprese dei servizi di mercato e del commercio al dettaglio, in linea con il peggioramento generale del clima di fiducia degli operatori a seguito del conflitto in Ucraina.
  Per quel che concerne la domanda estera, il DEF sottolinea un recupero a inizio anno delle esportazioni del 5,3%, per i flussi commerciali sia all'interno dell'Unione Europea sia al di fuori, mentre le importazioni si sono ridotte del 2,0% m/m per effetto della debolezza della domanda interna e dal calo degli acquisti dall'area UE.
  A fronte di questi andamenti congiunturali dovuti al peggioramento del quadro internazionale, le prospettive di crescita dell'economia appaiono oggi più deboli e assai più incerte di quanto ipotizzato a settembre ed anche a inizio anno.
  La previsione tendenziale di crescita in termini reali del PIL per il 2022 viene rivista al 2,9 per cento, al ribasso di 1,8 punti percentuali rispetto al 4,7 per cento prospettato nello scenario programmatico della NADEF del settembre scorso.
  Anche la previsione del PIL per il 2023 scende in confronto alla NADEF, al 2,3 per cento rispetto al 2,8 per cento previsto a settembre, a seguito anche delle ripercussioni delle tensioni economiche ed internazionali in corso; mentre per il 2024 si prevede solo una lieve riduzione, dall'1,9 per cento all'1,8 per cento rispetto alla previsione della NADEF.
  La previsione per il 2025 viene posta all'1,5 per cento, seguendo l'approccio secondo cui il tasso di crescita su un orizzonte a tre anni converge verso il tasso di crescita 'potenziale' dell'economia italiana. Quest'ultimo, ipotizzando l'attuazione del programma di investimenti e riforme previsto dal PNRR, è cifrato all'1,4 per cento.
  Passando agli aspetti di maggiore interesse della Commissione, in diverse parti del documento di economia e finanza viene sottolineato che la situazione mondiale attuale determina molte incertezze e incognite, per cui le previsioni macroeconomiche sono caratterizzate da notevoli rischi al ribasso.Pag. 55
  In particolare, il settore dell'energia rappresenta l'ambito in cui a partire dall'estate scorsa si sono verificati i cambiamenti più rilevanti della situazione europea e globale. A partire dalla tarda primavera del 2021, il prezzo del gas naturale ha registrato forti aumenti, anche in confronto all'andamento del prezzo del petrolio. Alla ripresa della domanda mondiale di gas si sono accompagnate carenze di offerta, dovute non solo ad eventi climatici e a incidenti tecnici, ma anche a fattori geopolitici, e, più recentemente, all'attacco militare all'Ucraina da parte della Federazione Russa.
  Sul fronte economico, il primo elemento di rischio per il nostro Paese è pertanto costituito dalla possibile interruzione degli afflussi di gas naturale dalla Russia, che nel 2021 hanno rappresentato il 40 per cento delle nostre importazioni. Il documento parla di un inatteso shock di offerta in cui il nostro Paese si trova altamente esposto sia perché il gas pesa per il 31 per cento dei consumi nazionali di energia e il 57 per cento dell'energia elettrica è prodotta da centrali termiche, prevalentemente a gas, sia perché la Russia è il primo Paese fornitore dell'Italia (rappresentando il 40 per cento dell'import italiano di gas nel 2021).
  Il documento rileva come sia plausibile ipotizzare che un completo blocco del gas russo causerebbe ulteriori aumenti dei prezzi, che influirebbero negativamente sul PIL e spingerebbero ulteriormente al rialzo l'inflazione. In tale scenario, la crescita media annua del 2022 potrebbe scendere sotto il 2,3 per cento ereditato dal 2021.
  A livello programmatico e parzialmente operativo, la risposta alla salita del prezzo del gas e alla crisi ucraina si basa sulle seguenti azioni prioritarie: accelerazione dell'istallazione di capacità produttiva di energia elettrica da fonti rinnovabili, per ridurre rapidamente la produzione delle centrali termiche; rilancio della produzione nazionale di gas naturale e di biometano; diversificazione delle fonti di importazione attraverso un maggior utilizzo dei gasdotti meridionali e un aumento delle importazioni di GPL anche tramite il potenziamento della capacità di rigassificazione; riduzione dei consumi di gas attraverso l'efficientamento termico degli edifici, la promozione di una riduzione della temperatura negli ambienti interni e un maggior ricorso alle pompe di calore.
  Per quanto riguarda la possibile diversificazione dei rifornimenti, il documento sottolinea che i principali competitor della Russia sul mercato italiano sono l'Algeria, unico paese a mostrare valori comparabili con quelli russi (4,5 miliardi di euro, pari al 22,8% dell'import settoriale italiano), l'Azerbaijan, il Qatar (1,8 miliardi di euro ciascuno) e la Libia (circa 600 milioni di euro). Il problema energetico ovviamente ha natura continentale, seppure poi ogni Paese ha delle peculiarità nel proprio assetto energetico.
  La Commissione europea ha pubblicato una propria comunicazione, titolata REPowerEU4, in cui richiama la necessità di azioni immediate per coordinare l'approvvigionamento di gas dei Paesi UE, l'efficiente circolazione del gas disponibile e la politica di stoccaggio del gas, oltre ad invitare gli Stati membri a contenere i consumi di energia tramite il potenziamento dell'efficienza energetica degli edifici e misure di risparmio, per esempio sulla temperatura degli ambienti interni. La Commissione propone anche di rivisitare in chiave migliorativa i meccanismi di funzionamento del mercato del gas e di quello elettrico, senza pregiudicare i principi di trasparenza e concorrenzialità su cui essi poggiano. Il documento sintetizza le prospettive del settore ribadendo che l'obiettivo principale nella risposta all'attuale crisi energetica è di accelerare la transizione ecologica assicurando al contempo le forniture di gas, che costituiscono il ponte verso un'economia decarbonizzata e sostenibile, e migliorando i meccanismi di funzionamento e la trasparenza dei mercati dell'energia.
  Tali azioni sarebbero ancor più essenziali se l'Europa si orientasse verso l'estensione delle sanzioni al settore dell'energia. Il documento contiene anche un focus specifico alle sanzioni dell'Unione Europea nei confronti della Russia, da cui emerge la crescente portata delle stesse a partire dal 2014.Pag. 56
  Il documento sottolinea come già dallo scorso anno il repentino aumento dei prezzi dei prodotti energetici ha suscitato l'adozione di misure di contenimento dei costi per gli utenti di gas ed energia elettrica.
  In particolare, gli interventi sono stati pari, in termini di indebitamento della PA, a 5,3 miliardi nel 2021 e a 14,7 miliardi per il primo semestre di quest'anno, quando si sono aggiunte misure in favore anche delle grandi imprese, incluse le 'energivore', e a beneficio del settore dell'autotrasporto. Per effetto di tali misure l'aumento della bolletta energetica pagata da imprese e famiglie nel primo semestre si riduce di almeno un quarto rispetto a uno scenario senza gli interventi del Governo.
  Il documento sottolinea che il contenimento dei costi ha avuto anche una importante connotazione sociale. Infatti, le misure adottate a vantaggio delle famiglie che beneficiano del 'bonus sociale elettrico' hanno riguardato circa 6 milioni di piccole e medie imprese (con utenze a bassa tensione fino a 16,5kW) e circa 29 milioni di clienti domestici.
  Per quanto riguarda il gas, le azioni di contenimento hanno riguardato circa 2,5 milioni di famiglie, beneficiarie del 'bonus gas'. Si segnala peraltro che con il decreto-legge 21 marzo 2022, n. 21, la soglia ISEE per usufruire del bonus è stata portata da 8.265 euro superiore a 12.000 euro, aumentando pertanto il numero delle famiglie che fruiscono delle misure di contenimento delle bollette.
  Il Governo sta anche operando per una risposta più ampia e strutturale alla crisi energetica, sia con azioni a livello nazionale che con l'attiva partecipazione alla formulazione delle politiche europee. Sul fronte nazionale, di concerto con le imprese del settore, è in corso uno sforzo di ampliamento e diversificazione degli approvvigionamenti di gas tramite un maggior ricorso alle forniture attraverso i gasdotti meridionali, nonché di aumento delle importazioni di GPL e della capacità di rigassificazione. Sarà inoltre promosso un incremento della produzione nazionale di gas naturale e di biometano.
  Sul fronte dello sviluppo delle fonti rinnovabili, peraltro, lo snellimento della normativa settoriale è frutto anche della politica di decarbonizzazione portata avanti nel quadro del contesto europeo, da ultimo aggiornato con il cosiddetto pacchetto Fit for 55. A questo proposito, il documento richiama il Piano per la Transizione Ecologica (PTE), che, in linea con il pacchetto europeo Fit for 55, impegna i Paesi dell'Unione europea a una produzione elettrica basata pressoché esclusivamente eliminando l'uso del carbone entro il 2025, con l'obiettivo di provenire nel 2030 per il 72 per cento da fonti rinnovabili e arrivare a livelli prossimi al 95-100 per cento entro il 2050.
  Il documento fa presente che «pur lasciando aperta la possibilità di possibili sviluppi tecnologici e della crescita del ricorso a fonti rinnovabili (quali l'eolico off-shore, il moto ondoso, l'idroelettrico o le fonti geotermiche) si punterà molto sul fotovoltaico».
  La rivoluzione del sistema energetico andrà inoltre accompagnata da una sostanziale decarbonizzazione del comparto industriale. Altri segmenti della politica di decarbonizzazione sono dati dalle politiche di risparmio energetico, soprattutto nei settori dei trasporti e dell'edilizia e un'elettrificazione del sistema dell'energia primaria, che nella prospettiva di raggiungere l'obiettivo di zero emissioni nette nel 2050 dovrà superare il 50 per cento. Il documento ribadisce che la situazione di crisi non fa venir meno, ma anzi rafforza, l'impegno ad attuare efficacemente il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), di cui la transizione ecologica è il capitolo più corposo in termini di investimenti programmati. In questo senso, l'erogazione da parte della Commissione dei fondi relativi al 2021 rappresenta un apprezzabile risultato.
  Per quanto riguarda le azioni di politica industriale si segnala che l'inflazione globale ha continuato a crescere. La componente energetica ha influito per oltre la metà dell'inflazione complessiva registrata nei mesi autunnali. Le tensioni geopolitiche prima e il conflitto in Ucraina hanno esteso Pag. 57la volatilità dei prezzi a tutte le materie prime.
  Incrementi rilevanti si sono registrati anche nel settore alimentare, in particolare per il grano, per il mais e per il cotone. Anche il segmento dei metalli ha subìto forti rialzi, soprattutto il prezzo del nickel, molto importante nella siderurgia e per le batterie, ma anche quelli del ferro, dell'alluminio e del palladio.
  Il documento evidenzia che nell'ambito del generale rialzo dei prezzi delle materie prime si è determinata una carenza di prodotti d'importanza cruciale nelle moderne filiere industriali quali i semiconduttori. Ne ha risentito soprattutto l'industria dell'automotive, che soffre non solo di un'insufficiente disponibilità di componenti elettroniche e dell'incertezza percepita dai consumatori circa la tempistica di dismissione delle auto tradizionali, ma anche delle difficoltà di riconversione della filiera dell'auto convenzionale.
  Per questo, sono stati destinati nuovi fondi al sostegno dell'industria dell'auto (sia dal lato delle vendite di veicoli non inquinanti che da quello del supporto all'innovazione e alla riconversione della filiera produttiva) e di sostegno agli investimenti dell'industria dei semiconduttori. In questo senso le norme previste nel decreto-legge 1omarzo 2022, n. 17, appena esaminato dalle Commissioni riunite VIII e X della Camera.
  Più in generale, sono state ripetutamente adottate misure per un innalzamento del potenziale di crescita dell'economia. Per gli investimenti pubblici sono stati stanziati fondi per oltre 320 miliardi, affiancando alle risorse previste con il PNRR quelle del Fondo complementare e quelle reperite con la legge di bilancio per 2022. Parallelamente, sono stati estesi gli incentivi agli investimenti privati e, in particolare, gli incentivi alla ricerca. Sono stati inoltre creati nuovi strumenti di sostegno alla ricerca di base e applicata.
  Queste misure rischiano di perdere efficacia ove perdurasse legata ai noti fattori politici ed economici internazionali, per cui il documento paventa il rischio che la crescita annua risulti inferiore a quella derivante dal trascinamento del risultato del 2021.
  Per quanto attiene al tema della concorrenza, il documento sottolinea i benefici che un ambiente concorrenziale favorevole porterebbe all'economia nazionale, con regole che incoraggino le imprese e tutelino i consumatori. Nell'ambito del documento, le politiche sulla concorrenza si intrecciano con la riforma del codice degli appalti.
  Il documento stesso ritiene che l'azione riformatrice su questi due fronti porterebbe ad un impatto sul PIL rispetto allo scenario di base pari a 1,7 punti percentuali nel lungo periodo. Per effetto dell'aumento della concorrenza e della semplificazione dei contratti pubblici si riscontra soprattutto un aumento degli investimenti, che nel lungo periodo aumenterebbero di circa 3,6 punti percentuali.
  Il gap concorrenziale che caratterizza le dinamiche del sistema produttivo italiano rispetto al resto dell'Unione europea è stato sottolineato più volte dalla Commissione.

  Sul fronte normativo, è stato di recente adottato il decreto legislativo Gli interventi che il Governo e le Autorità di regolazione hanno operato negli ultimi anni per correggere questi squilibri hanno avuto natura sia settoriale, sia organica. Per quanto riguarda gli interventi strutturali, un passo avanti importante è stato compiuto con il decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 185, di attuazione della direttiva (UE) 2019/1 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell'11 dicembre 2018, che conferisce alle autorità garanti della concorrenza degli Stati membri poteri di applicazione più efficace e che assicura il corretto funzionamento del mercato interno. Il decreto è entrato in vigore il 14 dicembre 2021.
  Anche nel PNRR la promozione della concorrenza assume un ruolo strategico, ispirandosi ad una logica di reciproco rafforzamento: da un alto la riforma della concorrenza ('riforma abilitante') rappresenta una precondizione per la corretta attuazione degli investimenti; dall'altro, gli investimenti e le misure previste fungeranno a loro volta da vettori virtuosi per il miglioramento dell'ambiente economico.Pag. 58
  La legge annuale per il mercato e la concorrenza, per ora approvata solo nel 2015, dovrà riprendere la sua ciclicità. Il PNRR, infatti, l'Italia ha assunto l'impegno che la sua cadenza annuale venga rispettata.
  Una prima serie di misure in materia concorrenziale è stata inclusa nel disegno di legge annuale per il mercato e la concorrenza (DDL) per il 2021, mentre altre verranno considerate nelle leggi annuali per gli anni successivi.
  Il disegno di legge annuale per il 2021, attualmente in esame al Senato, interviene con misure specifiche nei principali ambiti individuati dal PNRR: realizzazione e gestione di infrastrutture strategiche (reti di telecomunicazioni, rilascio di concessioni per la gestione di porti); rimozione di barriere all'entrata nei mercati (concessioni di grande derivazione idroelettrica e di distribuzione del gas naturale); concorrenza e valori sociali (razionalizzazione della normativa sui servizi pubblici locali, incluso il trasporto pubblico locale e l'inhouse providing; sistema di accreditamento in ambito sanitario, rifiuti); rafforzamento dei poteri di antitrust enforcement e dei poteri di regolazione settoriale (modifiche ai poteri dell'AGCM per il controllo delle concentrazioni); vigilanza del mercato e conformità dei prodotti.
  Al disegno di legge originario si è aggiunto con apposita iniziativa emendativa il tema delle concessioni demaniali su aree marittime, più volte sollecitato per rispetto della Direttiva Bolkestein. In base a questa modifica, le concessioni in essere continuano ad avere efficacia fino al 31 dicembre 2023: al termine di questo periodo esse verranno assegnate tramite gara, fatta eccezione per le concessioni assegnate a seguito di procedure selettive.
  Il PNRR prevede poi che nella legge annuale per il 2022 siano comprese norme finalizzate ad assicurare la tempestiva attuazione dei piani di sviluppo della rete per l'energia elettrica, mentre in quella per il 2023 dovranno trovare spazio disposizioni in materia di concessioni autostradali, che prevedano gare competitive per gli affidamenti, fatti salvi i presupposti europei per l'in-house, che rafforzino i divieti di proroga e di rinnovo automatico e potenzino i controlli pubblici sull'esecuzione delle opere realizzate dai concessionari, in connessione con le previsioni introdotte nel nuovo codice dei contratti pubblici.
  In materia di vendita di energia elettrica, il Piano prevede di completare entro il 2023 l'adozione di regole finalizzate ad assicurare un passaggio consapevole e trasparente al mercato libero da parte della clientela domestica e delle microimprese, anche seguendo il modello già adottato per il servizio a tutele graduali, fissando tetti alla quota di mercato, e potenziando la trasparenza delle bollette per garantire maggiore certezza ai consumatori.
  Relativamente al settore del turismo, il documento sottolinea la vocazione turistica dell'Italia, il primo paese per luoghi riconosciuti come patrimonio dell'umanità (58 dei 1154 siti Unesco sono italiani, oltre alle attrazioni naturalistiche). La pandemia ha purtroppo avuto un effetto drammatico sul settore, con una riduzione del giro di affari del 51 per cento nel 2020, passando da 236 miliardi a 116 miliardi. L'impatto sul Pil nazionale è sceso al 7 per cento rispetto al 13,1 per cento del 2019.
  Nel 2021 il turismo ha mostrato segni di ripresa, senza recuperare però i livelli del 2019. Le misure di sostegno attuate hanno un valore stimato di oltre 2 miliardi.
  Per una strategia di medio termine, si punta sull'aggiornamento, previsto nel 2022, del Piano Strategico di Sviluppo del Turismo (PST) quinquennale, con uno studio delle ricadute che l'emergenza sanitaria ha avuto sul comparto del turismo e un rilancio di un turismo sostenibile basato su risorse digitali, sugli investimenti previsti nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), sulla inclusività e la riqualificazione del lavoro e delle imprese, con lo sviluppo e la valorizzazione del patrimonio e delle specificità territoriale una più avanzata formazione dell'accoglienza, dell'attrazione e dell'organizzazione turistica.
  Le azioni previste nel PNRR sono già state attuate sotto il profilo normativo. Si ricordano il credito di imposta per il miglioramento delle strutture ricettive (500 Pag. 59milioni), il sostegno alle imprese e gli investimenti di sviluppo, a valere sul fondo rotativo imprese (180 milioni); il credito di imposta per la digitalizzazione delle agenzie di viaggio e dei tour operators (98 milioni); l'avvio del tourism digital hub (TDH).
  Il PNRR prevede anche la riforma dell'ordinamento delle professioni delle guide turistiche, attualmente all'esame del Senato.
  Per quanto riguarda gli ambiti della ricerca e dell'innovazione, gli orientamenti europei contenuti nella Comunicazione sull'analisi annuale della crescita sostenibile 2022 evidenziano come la garanzia di una prosperità futura per i cittadini dell'UE dipenderà in modo cruciale dall'incremento della produttività e dell'innovazione, attraverso una combinazione di riforme e investimenti sia pubblici che privati in grado di sostenere la competitività e la creazione di posti di lavoro. A questo riguardo, la Comunicazione individua quali ambiti da considerare in via prioritaria il green, il digitale, i semi-conduttori, il trasferimento e la valorizzazione delle conoscenze specie a livello delle PMI e delle startups.
  Con specifico riferimento all'Italia, l'European Innovation Scoreboard 2021 qualifica il nostro Paese come «innovatore moderato», caratterizzato sia da punti di forza che di debolezza: una ricerca pubblica di qualità, ma con risorse umane e finanziarie sottodimensionate; la ricerca privata in crescita, con una specializzazione, però, non omogeneamente distribuita fra i territori e fra i settori; ottime performance dal punto di vista del numero dei soggetti ed enti innovatori, dell'impatto sull'impiego della ricerca e sulla sostenibilità ambientale; risultati meno buoni, fra l'altro, sotto il profilo della diffusione delle competenze digitali.
  Ad ogni modo, sebbene gli investimenti in ricerca e sviluppo siano più bassi degli altri Paesi europei (1,47 per cento del PIL nel 2019, contro il 2,1 dell'area UE e il 2,5 dell'area OCSE, secondo dati ISTAT), l'Italia spicca per la produzione di pubblicazioni scientifiche, che rientrano nel 10 per cento più citato a livello mondiale. In tale contesto, il PNR 2022 delinea due principali strumenti strategici per riguadagnare alla ricerca la centralità nell'agenda delle politiche pubbliche.
  Il primo è il Programma Nazionale per Ricerca 2021-2027, approvato dal CIPE nel 2020, finalizzato alla valorizzazione dei giovani ricercatori, al consolidamento della ricerca fondamentale e all'incentivazione della ricerca interdisciplinare, alla promozione della dimensione internazionale dell'alta formazione e della ricerca, alla circolazione di conoscenza tra ricerca e sistema produttivo. Il Programma è alimentato da risorse di bilancio del Ministero per l'università e la ricerca, fondi strutturali e di investimento europei, fondi nazionali destinati alla Politica di Coesione e programmi europei a gestione diretta (Horizon Europe, InvestEU, Europa digitale, Erasmus+, Europa Creativa, LIFE) per un valore complessivo, nell'arco dei sette anni, di circa 14,5 miliardi.
  Il secondo strumento è il PNRR, principalmente (sebbene non esclusivamente) nella Missione 4 «Istruzione e ricerca». La componente «Dalla ricerca all'impresa» – operando in una logica sinergica rispetto al Programma Nazionale per la Ricerca – stanzia 11,4 miliardi di euro per investimenti da effettuare fra il 2022 e il 2026, con l'obiettivo di creare e rafforzare le connessioni funzionali fra ricerca e impresa, semplificare la gestione dei fondi dedicati alle attività di ricerca pubblico-private e attribuire agli Enti pubblici di ricerca (EPR) un ruolo baricentrico nel sistema. Il raggiungimento dell'obiettivo passa per tre linee d'intervento: potenziare le attività di ricerca di base e industriale, con uno stanziamento di 6,91 miliardi, investendo sui giovani ricercatori (ad oggi ce ne sono 6,3 su ogni 1000 occupati contro l'8,9 della media UE) e a favorire la creazione di partnership pubblico/private di rilievo nazionale o con una vocazione territoriale; rafforzare la propensione all'innovazione del mondo produttivo, incoraggiando un uso sistemico dei risultati della ricerca e favorendo la creazione di reti di collaborazioni internazionali. Alle misure di sostegno diretto alle imprese si accompagna una azione di riorganizzazione, razionalizzazionePag. 60 e rafforzamento delle strutture che offrono servizi tecnologici avanzati e servizi innovativi qualificanti di trasferimento tecnologico; creare le condizioni abilitanti allo sviluppo delle attività di ricerca e innovazione, agendo su: dotazione infrastrutturale (anche favorendo l'apertura delle infrastrutture di ricerca al mondo produttivo); sviluppo di competenze (dottorati) dedicate a specifiche esigenze delle imprese (in particolare nelle tematiche del green e del digitale); strumenti finanziari destinati a sostenere gli investimenti in ricerca e innovazione delle PM. Uno degli strumenti chiave in questo ambito è rappresentato dalla creazione di un Fondo per la realizzazione di un sistema integrato di infrastrutture di ricerca e innovazione (a cui sono dedicati 1,58 miliardi). Il Fondo dovrà facilitare l'osmosi tra la conoscenza scientifica generata in infrastrutture di ricerca di alta qualità e il settore economico, favorendo l'innovazione. In particolare, la misura finanzierà fino a 30 progetti infrastrutturali (esistenti o di nuovo finanziamento) con un research manager per ogni infrastruttura. È inoltre prevista l'integrazione delle risorse del Fondo Nazionale per l'Innovazione – lo strumento gestito da CDP per sostenere lo sviluppo del venture capital in Italia – per ampliare la platea di imprese innovative beneficiarie del Fondo, finanziando investimenti privati in grado di generare impatti positivi e valore aggiunto sia nel campo della ricerca sia sull'economia nazionale. Ciò consentirà di sostenere 250 piccole e medie imprese innovative con investimenti per 700 milioni (partecipazione media pari a 1,2 milioni). Infine, si intende investire (600 milioni) per l'introduzione di dottorati innovativi che rispondano ai fabbisogni di innovazione delle imprese e promuovano l'assunzione dei ricercatori da parte delle imprese stesse.

  Martina NARDI, presidente, nessuno chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 15.55.