CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 20 aprile 2021
570.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari esteri e comunitari (III)
COMUNICATO
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SEDE CONSULTIVA

  Martedì 20 aprile 2021. — Presidenza del vicepresidente Paolo FORMENTINI. – Interviene la viceministra degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Marina Sereni.

  La seduta comincia alle 15.35.

Variazione nella composizione della Commissione.

  Paolo FORMENTINI, presidente, comunica che, a far data dal 16 aprile scorso, per il gruppo Forza Italia, a seguito dell'attribuzione dell'incarico governativo di Ministro per il Sud e la coesione territoriale alla deputata Maria Rosaria CARFAGNA, è entrato a far parte della Commissione, in sua sostituzione, l'onorevole Alessandro BATTILOCCHIO.

Documento di economia e finanza 2021.
Doc. LVII, n. 4 e Annesso.
(Parere alla V Commissione).
(Esame e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento in oggetto.

  Paolo FORMENTINI, presidente, avverte che, non essendo previste votazioni, come da determinazione dell'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei Gruppi, l'odierna seduta in sede consultiva sarà svolta consentendo la partecipazione da remoto secondo le modalità stabilite dalla Giunta per il Regolamento nella riunione del 4 novembre 2020.
  Ricorda, quindi, che la discussione in Assemblea del provvedimento in titolo, unitamente all'annessa Relazione al Parlamento sullo scostamento ai sensi dell'articolo 6 della legge n. 243 del 2012, è calendarizzata per giovedì 22 aprile prossimo. Conseguentemente il parere alla V Commissione dovrà essere espresso entro la giornata di domani.

  Marina BERLINGHIERI (PD), relatrice, segnala che la Commissione è chiamata nella seduta odierna ad avviare l'esame, per le parti di competenza, del Documento di economia e finanza 2021 e della relazione sullo scostamento di bilancio presentata al Consiglio dei ministri del 15 aprile 2021 ai sensi dell'articolo 6 della legge n. 243 del 2012, e trasmessa congiuntamente al DEF
  Ricorda che il DEF costituisce il principale documento di programmazione della Pag. 76politica economica e di bilancio. Esso traccia, in una prospettiva di medio-lungo termine, gli impegni, sul piano del consolidamento delle finanze pubbliche, e gli indirizzi, sul versante delle diverse politiche pubbliche, adottati dall'Italia per il rispetto del Patto di stabilità e crescita dell'Unione europea (PSC).
  Segnala, altresì, che il DEF si colloca al centro del processo di coordinamento ex ante delle politiche economiche degli Stati membri dell'UE, il cd. Semestre europeo.
  Sottolinea che la struttura del DEF 2021 presenta una significativa differenza rispetto a quello degli anni fino al 2019 in quanto, come comunicato nella missiva di trasmissione dello stesso, «lo stesso non reca il Programma nazionale di Riforma, in quanto, in linea con l'articolo 18, paragrafo 3 del regolamento (UE) n. 2021/241 del Parlamento europeo e del Consiglio del 12 febbraio 2021, il Governo procederà, successivamente, alla trasmissione del solo PNRR.».
  Ricorda che questa parte del DEF non figurava neanche nel DEF 2020, in ragione dell'emergenza derivante dalla diffusione dell'epidemia di COVID-19 ma, in quella circostanza, il PNR venne successivamente presentato dal Governo e fu oggetto dell'esame parlamentare.
  Ricorda, inoltre, che sono già calendarizzate in Assemblea il 26 ed il 27 aprile prossimi le Comunicazioni del Presidente del Consiglio in vista della trasmissione alla Commissione europea del Piano nazionale di ripresa e resilienza: si può quindi ritenere che la documentazione trasmessa, fatti salvi gli allegati, esaurisce il contenuto del DEF, che formerà oggetto dell'esame della Commissione.
  Sotto il profilo generale, rileva che il DEF si articola pertanto in due sezioni – Programma di stabilità e Analisi e tendenze di finanza pubblica – e contiene un'appendice contenente i quadri di costruzione dei conti consolidati di cassa del settore pubblico 2018-2020.
  Nella premessa introduttiva il Governo, nel delineare le iniziative di stimolo alla crescita per il superamento della crisi, evidenzia che, oltre all'ulteriore scostamento di bilancio di 40 miliardi di euro di cui tratterò in seguito, il secondo pilastro di strategia di uscita dalla crisi si baserà su un forte impulso agli investimenti pubblici.
  Osserva che, oltre alle risorse del Next Generation EU (NGEU), il PNRR potrà contare su una disponibilità di fondi nazionali che lungo il periodo 2021-2026 porterà il perimetro complessivo del Piano a 222 miliardi, di cui circa 169 miliardi saranno aggiuntivi rispetto alla programmazione esistente. A tali risorse si aggiungeranno circa 15 miliardi netti provenienti dalle altre componenti del NGEU, quale il REACT-EU.
  Sottolinea che la riforma fiscale, da definire nella seconda metà del 2021, affronterà il complesso del prelievo, a partire dall'imposizione personale e sarà collegata anche agli sviluppi a livello europeo e globale su temi quali le imposte ambientali e la tassazione delle multinazionali. Saranno inoltre riformati i meccanismi di riscossione.
  Rileva che la prima sezione del DEF espone lo schema del Programma di Stabilità, che deve contenere tutti gli elementi e le informazioni richiesti dai regolamenti dell'Unione europea e, in particolare, dal nuovo Codice di condotta sull'attuazione del Patto di stabilità e crescita, con specifico riferimento agli obiettivi di politica economica da conseguire per accelerare la riduzione del debito pubblico e si articola in sei capitoli (quadro complessivo e politica di bilancio, quadro macroeconomico, indebitamento netto e debito pubblico, sensitività e sostenibilità delle finanze pubbliche, azioni intraprese e linee di tendenza, aspetti istituzionali delle finanze pubbliche).
  Inoltre, nella prima sezione si precisa che lo stesso si basa su tre principali aree di intervento: un nuovo pacchetto di misure di sostegno e rilancio, di prossima approvazione e immediata attuazione; la versione finale del PNRR, che amplia le risorse complessive previste dalla Nota di aggiornamento al DEF (NADEF) 2020 e dalla legge di bilancio per il 2021; le modifiche al sentiero di rientro dell'indebitamento netto della PA, che riflettono la più Pag. 77lunga durata della crisi pandemica rispetto alle ipotesi della NADEF 2020.
  Precisa che la seconda sezione del documento riepiloga di norma gli obiettivi e il quadro delle previsioni economiche e di finanza pubblica, nonché l'indicazione degli obiettivi programmatici per l'indebitamento netto, per il saldo di cassa e per il debito delle PA, articolati per i sotto-settori della PA, accompagnati anche da un'indicazione di massima delle misure attraverso le quali si prevede di raggiungere gli obiettivi. Ciò anche ai fini di dar conto del rispetto del percorso di avvicinamento all'obiettivo di medio termine (OMT), qualora si sia verificato uno scostamento dall'obiettivo medesimo. La sezione contiene, inoltre, le previsioni di finanza pubblica di lungo periodo e gli interventi che si intende adottare per garantirne la sostenibilità.
  In relazione allo scostamento di bilancio, segnala che il Governo richiede al Parlamento di autorizzare un ulteriore margine di 40 miliardi (importo dell'indebitamento netto) per un nuovo provvedimento che vedrà la luce entro fine aprile.
  Evidenzia che, grazie a questo ulteriore intervento, i sostegni a imprese e famiglie erogati sin qui nel 2021 raggiungerebbero il 4 per cento del PIL, dopo il 6,6 per cento erogato l'anno scorso. Il Governo auspica, grazie ad andamenti epidemici ed economici sempre più positivi previsti per i prossimi mesi, che questo sia l'ultimo intervento di tale portata.
  Venendo sinteticamente al quadro economico internazionale e all'andamento del commercio internazionale tratteggiato dal DEF, evidenzia come la crisi pandemica, dopo aver causato un crollo dell'attività economica a livello globale tra il primo e il secondo trimestre dello scorso anno, abbia continuato a condizionare il ciclo economico a causa della recrudescenza dell'epidemia a partire dai mesi autunnali.
  La seconda ondata di contagi, colpendo in misura particolarmente grave gli Stati Uniti, l'Europa e l'America Latina, ha avuto un impatto differenziato sui diversi sistemi economici, già emerso nella prima fase dell'emergenza: alla maggiore sofferenza delle economie avanzate occidentali si sono contrapposte la tenuta e, nel caso della Cina, il rapido recupero di alcune importanti economie emergenti, soprattutto asiatiche.
  Sottolinea che, nel complesso, secondo le più recenti proiezioni macroeconomiche, la flessione dell'economia globale sarebbe stata pari al 3,3 per cento nel 2020 dopo l'espansione del 2,8 per cento registrata nel 2019. La riduzione del commercio mondiale, di entità più profonda (-5,3 per cento nel 2020) rispetto alla caduta del PIL riflette non solo la marcata ciclicità di tale variabile durante le fasi recessive del ciclo economico, ma anche la peculiarità della crisi innescata dal COVID-19, che ha determinato interruzioni nelle catene di produzione mondiali e un incremento dei costi del commercio a causa delle misure di contenimento dei contagi.
  Rileva che in chiusura d'anno una parte delle incertezze legate al contesto internazionale si sono affievolite, come quelle inerenti alle relazioni commerciali future tra Unione europea e Regno Unito e all'esito delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti. In particolare, il cambio di Amministrazione negli Stati Uniti sta già avendo notevoli ripercussioni sulle politiche economiche e ambientali e sui rapporti geopolitici a livello globale.
  Precisa che le spinte protezionistiche potrebbero risultare ridimensionate, rafforzando la ripresa ciclica del commercio mondiale. L'interruzione delle catene globali potrebbe portare alcuni Paesi a ricostituire alcune attività economiche e ad atteggiamenti nazionalistici giustificati da motivazioni di sicurezza nazionale e tutela della salute pubblica.
  Osserva che per ora il multilateralismo è stato potenziato dalla costituzione nel continente asiatico di un'area di libero scambio (Regional Comprehensive Economic Partnership) tra quindici Stati dell'Asia-Pacifico, inclusi Cina, Giappone, Corea del Sud, Australia e Nuova Zelanda, firmato il 15 novembre scorso.
  Nel complesso, le prospettive per il 2021 sono migliorate grazie ad un andamento migliore rispetto a quanto temuto nella seconda parte dell'anno scorso. Al contempo, Pag. 78 l'economia globale potrebbe trarre beneficio dalle misure aggiuntive di stimolo fiscale degli Stati Uniti.
  Segnala che, secondo le simulazioni elaborate dalla BCE, il provvedimento addizionale di stimolo statunitense di marzo determinerebbe un incremento del PIL in termini reali degli Stati Uniti pari al 2-3 per cento, a fronte di un impatto moderato sull'inflazione.
  Tuttavia, le prospettive rimangono ancora fortemente dipendenti dall'evoluzione del quadro epidemiologico, includendo la disponibilità di vaccini su ampia scala e la resistenza delle nuove varianti agli stessi. Secondo le ultime previsioni del FMI, l'economia mondiale crescerebbe del 6 per cento nel 2021 per poi consolidarsi nel 2022, con un'espansione del 4,4 per cento.
  Nel medio termine, si prefigura una moderazione della crescita globale che si attesterebbe al 3,3 per cento. Si prospetta una crescita più vivace nelle economie emergenti, che si espanderebbero del 6,7 per cento quest'anno e del 5 per cento nel 2022, rispetto a quelle avanzate, per le quali l'espansione sarebbe pari al 5,1 per cento nel 2021 e al 3,6 per cento nel 2022. Segnala che esistono ampie divergenze sui profili di ripresa tra i vari Paesi.
  Gli Stati Uniti e il Giappone tornerebbero ai livelli di attività di fine 2019 rispettivamente nella prima e nella seconda metà del 2021. L'attività nell'area dell'euro e nel Regno Unito è prevista rimanere invece al di sotto dei livelli pre-pandemici fino al 2022. La maggior parte dei Paesi avrebbe un sentiero di crescita fino al 2024 ben al di sotto di quello prospettato prima della pandemia.
  Sottolinea che con il rafforzamento della ripresa nel 2021 si prevede che il commercio globale cresca dell'8,4 per cento per effetto principalmente del rimbalzo dei volumi dei beni, mentre l'interscambio di servizi rimarrebbe moderato fino al pieno controllo della situazione epidemiologica. La crisi pandemica continuerà a pesare sugli investimenti diretti esteri anche nel 2021. Secondo recenti valutazioni della Conferenza delle Nazioni Unite sul Commercio e lo Sviluppo (UNCTAD), gli investimenti diretti esteri si ridurrebbero su scala globale in un intervallo dal 5 al 10 per cento, per poi avviare un recupero nel 2022.
  Segnala che nel mercato del lavoro le prospettive rimangono modeste. La crescita contenuta dei salari e il debole potere contrattuale dei lavoratori sono stati aggravati dall'elevata disoccupazione e da tassi di partecipazione ridotti.
  Rileva che l'emergenza pandemica ha determinato una contrazione accentuata del commercio mondiale di beni nei mesi di aprile e maggio che si è progressivamente attenuata nel corso dei mesi estivi. Il livello del commercio mondiale è tornato a quello pre-crisi a fine 2020 grazie al recupero del settore manifatturiero.
  La peculiarità della crisi, che ha penalizzato in misura nettamente più marcata i servizi rispetto all'industria manifatturiera, ha avuto un impatto significativo su tale componente anche all'interno delle statistiche del settore estero.
  Evidenzia che nel contesto europeo tale andamento è risultato molto eterogeno tra i maggiori partner dell'Italia: i Paesi a più alta vocazione turistica hanno subìto le maggiori perdite in termini di esportazioni di servizi, mentre quelli con un maggior peso del settore manifatturiero hanno riportato perdite inferiori supportate dal recupero registrato nella seconda metà dell'anno. Nel dettaglio della componente dei servizi riferita all'Italia, sottolinea che, dopo il calo marcato del primo semestre, le esportazioni di servizi hanno avuto un rialzo congiunturale più deciso nei mesi estivi, anche per il parziale recupero del turismo internazionale, per poi tornare a ridursi a fine anno.
  Sottolinea che le importazioni di servizi si sono invece ridotte su base congiunturale per i primi tre trimestri mentre hanno registrato un sensibile rimbalzo nel quarto trimestre, presumibilmente per l'aumento dell'utilizzo di servizi informatici e di informazione.
  Precisa che i dati in valore del commercio dei beni indicano una riduzione del 9,7 per cento nella media del 2020, di pari entità verso i mercati europei ed extra-europei. Le importazioni di beni in valore Pag. 79hanno subito una riduzione maggiore (-12,8 per cento) anche per effetto della riduzione dei prezzi dei beni importati.
  Di conseguenza, l'avanzo commerciale dell'Italia è stato pari a 63,6 miliardi (in aumento rispetto ai 56 miliardi registrati nel 2019), rimanendo tra i più alti in Europa in rapporto al PIL dopo Germania, Paesi Bassi e Irlanda. Tenendo conto della quota sulle esportazioni complessive, la riduzione delle vendite di beni all'estero in media d'anno ha riguardato tutti i principali partner commerciali tra cui gli Stati Uniti, la Francia e la Germania.
  Osservando il profilo temporale, rileva che il commercio di beni verso alcuni dei partner europei ha ripreso vigore dopo il calo di aprile, tornando a fine anno al di sopra dei livelli di fine 2019. È significativo il recupero delle esportazioni verso la Cina, dove l'attività economica ha mostrato una rapida ripresa già dallo scorso anno.
  Evidenzia che le prospettive per il 2021 appaiono più favorevoli soprattutto in relazione alla ripresa dell'attività economica e del commercio mondiale. L'andamento del commercio estero italiano è rimasto favorevole in gennaio e in particolare verso i Paesi europei mentre le prime indicazioni del commercio extra-UE per febbraio prefigurano una riduzione delle esportazioni accompagnato da un rimbalzo delle importazioni.
  Rileva che il DEF richiama il ruolo potenziato del Ministero dell'economia e delle finanze, delineato dal decreto-legge «Liquidità», nel supporto all'export e all'internazionalizzazione delle imprese, rivedendo il sistema di coassicurazione tra SACE S.p.A. e lo Stato degli impegni derivanti dall'attività assicurativa di SACE in ambito export. Al riguardo, sottolinea l'esigenza di proseguire in questo sforzo a sostegno dell'export e dell'internazionalizzazione delle imprese, così come affermato nel parere approvato da questa Commissione il 18 marzo 2021 sulla proposta di PNRR: si tratta di assicurare finanziamenti adeguati e di rafforzare gli strumenti di promozione integrata del Made in Italy alla luce del ruolo determinante delle esportazioni nel sostenere i tassi di crescita del Paese.
  Sottolinea che le previsioni macroeconomiche del DEF riflettono solo in parte l'ambizione delle politiche di rilancio che il Governo intende seguire, anche per via della natura prudenziale che tali previsioni debbono avere in base alle regole di bilancio.
  Evidenzia, tuttavia, che nello scenario programmatico già l'anno prossimo il PIL arriverebbe a sfiorare il livello del 2019. Infatti, dopo la caduta dell'8,9 per cento registrata nel 2020, il PIL recupererebbe del 4,5 per cento quest'anno e del 4,8 per cento nel 2022, per poi crescere del 2,6 per cento nel 2023 e dell'1,8 per cento nel 2024 – tassi di incremento mai sperimentati nell'ultimo decennio.
  In questo quadro di rilancio del Paese, segnala l'equilibrio dei conti pubblici. Includendo l'intervento in corso di preparazione, la previsione di deficit della PA per quest'anno raggiunge l'11,8 per cento del PIL. Si tratta di un livello molto elevato, ma dovuto principalmente a misure di natura temporanea, nonché alla caduta del PIL. Il rapporto tra deficit e prodotto tenderà a rientrare nei prossimi anni mano a mano che l'economia recupererà. Rileva che affidarsi al solo fattore crescita per riequilibrare il bilancio sarebbe tuttavia imprudente. Lo scenario programmatico di finanza pubblica punta ad una graduale discesa del deficit della PA, che già nel 2024 si avvicinerebbe alla soglia del 3 per cento.
  In relazione ad una politica settoriale di specifico rilievo per la Commissione, quella della cooperazione internazionale allo sviluppo, rileva che il DEF evidenzia come l'Aiuto pubblico allo sviluppo (APS) nel 2019 abbia corrisposto a 3,9 miliardi, pari allo 0,22 per cento del Reddito nazionale lordo (RNL), in calo rispetto ai 4.3 miliardi del 2018. Tale flessione è attribuibile in larga misura al notevole decremento delle spese destinate all'accoglienza temporanea in Italia dei rifugiati e dei richiedenti asilo.
  Tenuto conto di tali dati condivide pienamente l'auspicio, espresso esplicitamente nel documento, di un allineamento Pag. 80dell'Italia agli standard internazionali in materia di APS, proseguendo un percorso di avvicinamento all'obiettivo dello 0,7 per cento del RNL fissato nel 2015 dall'Agenda 2030 per lo Sviluppo sostenibile.
  Al riguardo, ribadisce l'esigenza di assicurare, con una prospettiva pluriennale, graduali incrementi degli stanziamenti assegnati alle amministrazioni dello Stato per interventi di cooperazione allo sviluppo, in linea con quanto previsto dall'articolo 30 della legge n. 125 del 2014, con particolare riferimento alle risorse assegnate al MAECI per attività di cooperazione allo sviluppo.
  Al contempo, rileva la necessità di promuovere – sulla scorta delle risultanze che emergeranno dai lavori dell'indagine conoscitiva sul tema in corso presso la Commissione – un maggiore coordinamento delle politiche pubbliche nel settore della cooperazione internazionale, con l'obiettivo di migliorare la qualità e la coerenza dell'azione dell'Italia in tema di APS valorizzando, in particolare, gli strumenti previsti dalla normativa di settore.
  Sottolinea, altresì, che la crisi pandemica ha sconvolto un quadro globale già caratterizzato da severi rischi ambientali e cambiamenti geopolitici: il nostro Paese ne è stato duramente investito ma complessivamente ha retto all'urto dal punto di vista economico e sociale.
  Segnala che il DEF evidenzia opportunamente come il sostegno fornito dalla politica monetaria europea durante la crisi sia stato significativo, ma occorre riconoscere che il bilancio pubblico è stato un ammortizzatore di importanza cruciale. Spetterà al Parlamento vigilare, nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, sull'attuazione di un grande programma di investimenti che, se ben attuati, renderanno solide l'economia italiana e la sua finanza pubblica, attraverso una crescita forte e sostenibile.
  Al tempo stesso, ritiene che la III Commissione saprà fornire un importante contributo, attraverso gli opportuni strumenti conoscitivi e d'indirizzo e le connesse iniziative di diplomazia parlamentare, al dibattito europeo sulla revisione delle regole del Patto di stabilità e di crescita, che sta entrando nel vivo, dopo la recente pubblicazione di un rapporto del Conseil d'analyse économique francese a favore di un approccio più costruttivo sulla sostenibilità del debito.
  Alla luce di queste considerazioni, presenta una proposta di parere favorevole sul Documento in titolo, evidenziando che esso delinea un vastissimo piano di rilancio dell'economia del nostro Paese, di uno shock positivo d'investimenti pubblici e d'incentivi agli investimenti privati, alla ricerca e sviluppo, alla digitalizzazione e all'innovazione, senza precedenti nella storia recente (vedi allegato).

  La Viceministra Marina SERENI si riserva di intervenire nel prosieguo del dibattito.

  Iolanda DI STASIO (M5S), con riferimento al terzultimo punto della premessa della proposta di parere, chiede che il riferimento ai finanziamenti a sostegno dell'export e dell'internazionalizzazione delle imprese sia integrato dall'aggettivo «strutturali».

  Eugenio ZOFFILI (LEGA) rileva la necessità di un supplemento di riflessione sulla complessa relazione illustrata dalla collega Berlinghieri, al fine di contribuire più proficuamente alla definizione della proposta di parere, tanto più avendo potuto prendere visione del testo direttamente in seduta.

  Marina BERLINGHIERI (PD), relatrice, precisa che la seduta è proprio la sede per sviluppare il dibattito volto ad acquisire ulteriori elementi utili alla finalizzazione della proposta di parere.

  Eugenio ZOFFILI (LEGA), ringraziando la collega per aver ricordato la dinamica procedurale dell'esame del provvedimento, peraltro ben nota a tutti, ribadisce l'opportunità di approfondire taluni aspetti prima di procedere all'approvazione della proposta di parere.

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  Marina BERLINGHIERI (PD), relatrice, evidenzia che, pur avendo presentato una proposta di parere favorevole, tutti i Gruppi possono offrire il proprio contributo per arricchirne il contenuto, in vista della deliberazione che è prevista in altra seduta.

  Paolo FORMENTINI, presidente, chiede che sia distribuita la proposta di parere predisposta dalla relatrice, peraltro disponibile anche sulla piattaforma virtuale della Camera dei deputati.

  Marina BERLINGHIERI (PD), relatrice, ribadisce l'auspicio affinché i Gruppi vogliano contribuire costruttivamente facendo pervenire eventuali osservazioni o proposte di modifica.

  Paolo FORMENTINI, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 15.55.