CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 12 luglio 2022
830.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Commissioni Riunite (III e IV)
COMUNICATO
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ESAME DI DELIBERAZIONI DEL GOVERNO AI SENSI DEGLI ARTICOLI 2 E 3 DELLA LEGGE 21 LUGLIO 2016, N. 145

  Martedì 12 luglio 2022. — Presidenza del presidente della IV Commissione, Gianluca RIZZO. – Intervengono il sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale, Benedetto Della Vedova, e il sottosegretario di Stato per la difesa, Giorgio Mulè.

  La seduta comincia alle 14.30.

Sulla pubblicità dei lavori.

  Gianluca RIZZO, presidente, avverte che la pubblicità dei lavori sarà assicurata anche mediante l'impianto audiovisivo a circuito chiuso.

Deliberazione del Consiglio dei ministri in merito alla partecipazione dell'Italia a ulteriori missioni internazionali per l'anno 2022, adottata il 15 giugno 2022.
Doc XXV, n. 5.
Relazione analitica sulle missioni internazionali in corso e sullo stato degli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, riferita all'anno 2021, anche al fine della relativa proroga per l'anno 2022, deliberata nello stesso Consiglio dei ministri del 15 giugno 2022.
Doc XXVI, n. 5.
(Esame congiunto e rinvio).

  Le Commissioni iniziano l'esame congiunto dei provvedimenti.

  Alessandro BATTILOCCHIO (FI), relatore per la III Commissione, illustra i provvedimenti in titolo sottolineando che l'esame della Deliberazione governativa sulla nostra partecipazione alle missioni internazionali e la connessa relazione analitica costituiscono un momento «forte» nell'attività d'indirizzo del Parlamento nei settori della politica estera e di difesa del nostro Paese.
  D'intesa con il collega Pagani, che si soffermerà sui profili militari e strategici richiamati dai documenti governativi al nostro esame, preannuncia di volere svilupparePag. 11 alcune riflessioni sul quadro politico-internazionale nel quale si colloca la nostra partecipazione a numerose operazioni multilaterali.
  È un contesto internazionale in gran parte caratterizzato da una congiuntura fluida e instabile, i cui rivolgimenti interessano molto da vicino il nostro Paese determinando effetti diretti sulla nostra sicurezza nazionale. Non a caso molti analisti internazionali parlano di «nuova età dell'incertezza» apertasi all'indomani del 24 febbraio scorso.
  L'aggressione dell'Ucraina da parte della Russia rappresenta infatti un evento destinato ad avere ripercussioni sistemiche di ampia portata che non possiamo ancora valutare. La stessa configurazione del sistema internazionale potrà essere modificata quanto ai parametri della sicurezza collettiva, della polarità, della governance mondiale.
  Come ha più volte ribadito il Parlamento, il nostro Paese ha nella saldezza della sua appartenenza all'Unione europea e all'Alleanza atlantica le pietre angolari del suo operare nelle relazioni internazionali.
  Tra questi due pilastri si snodano le priorità strategiche più immediate del nostro Paese, vale a dire Mediterraneo e Balcani Occidentali, i cui equilibri regionali sono profondamente toccati dalla crisi in Europa orientale.
  In uno scenario fluido e caratterizzato da una molteplicità di minacce anche non convenzionali, sia la UE che la NATO sono impegnate in un processo di adattamento e di elaborazione di documenti di taglio strategico (rispettivamente la «Bussola Strategica», approvata nel marzo 2022, per la UE ed il nuovo Concetto Strategico per la NATO adottato pochi giorni fa Vertice di Madrid) volti a definire compiti e strumenti delle due organizzazioni nell'ambiente di sicurezza dei prossimi anni.
  L'Italia è attivamente impegnata in entrambi i processi con proposte volte a rafforzare il peso della UE e della NATO nel mutevole contesto internazionale, oltre che ad approfondire ulteriormente la loro reciproca cooperazione all'insegna della complementarietà.
  La nostra azione, volta a salvaguardare l'interesse nazionale e a garantire la protezione dei nostri cittadini, si esplicita tanto attraverso la realizzazione di missioni bilaterali quanto tramite la partecipazione a missioni di organizzazioni come Nazioni Unite, Unione europea e NATO, a tutela della pace e della sicurezza internazionali e con l'obiettivo di promuovere valori fondamentali di democrazia e libertà in una cornice di collaborazione internazionale aperta ed inclusiva.
  Un fondamentale punto di riferimento che guida l'azione italiana nel contesto delle missioni internazionali è, innanzitutto, costituito dalla nostra identità mediterranea.
  Il Mediterraneo è parte essenziale della nostra azione affinché la Comunità internazionale persegua l'impegno comune nella lotta contro il terrorismo e la criminalità organizzata e per una condivisione più equa e responsabile delle conseguenze del fenomeno migratorio, come pure di tutte quelle altre sfide che contribuiscono a rendere l'area del Mediterraneo allargato, area di accentuata instabilità.
  Le missioni internazionali hanno un ruolo fondamentale nella nostra strategia multidimensionale tesa, nel lungo periodo, a contribuire alla stabilizzazione dei Paesi che si affacciano sulle sponde sud ed est del Mediterraneo, abbinando la componente civile e militare dei nostri interventi, promuovendo un approccio inclusivo e costruttivo ai problemi che affliggono l'area, basato sulla promozione di un'agenda positiva nella regione che rovesci l'equazione tradizionale, presentando il Mediterraneo non soltanto come luogo di instabilità e frammentazioni, ma anche e soprattutto come spazio di straordinarie potenzialità e opportunità di cooperazione.
  L'Italia sostiene con convinzione il processo di stabilizzazione della Libia ed in particolare l'azione delle Nazioni Unite e della Missione UNSMIL per promuovere il dialogo intra-libico, così come definito anche nell'ambito del Processo di Berlino.
  Dopo il rinvio delle elezioni originariamente previste per il 24 dicembre 2021, il Pag. 12processo politico-istituzionale che dovrebbe condurre alla stabilizzazione duratura del Paese e alla riconciliazione nazionale attraversa una fase particolarmente critica, mentre la prospettiva elettorale sembra allontanarsi nonostante il dialogo al Cairo, sotto l'egida ONU, per la definizione consensuale della base costituzionale che consenta lo svolgimento di elezioni presidenziali e parlamentari libere, trasparenti e inclusive.
  A fronte del sostanziale rispetto dell'Accordo sul cessate il fuoco sottoscritto a Ginevra il 23 ottobre 2020, dei progressi raggiunti sulle condizioni di sicurezza sul campo e del lavoro della Commissione militare congiunta (JMC 5+5), permangono criticità dovute alla persistente presenza di milizie e combattenti stranieri nel Paese nonché alla fluidità della situazione politica.
  Il dialogo intra-libico continua a far registrare difficoltà anche sul piano economico, in ragione dell'assenza di un'effettiva riunificazione della Banca Centrale libica e delle istituzioni economico-finanziarie del Paese.
  I Paesi del Medio Oriente si trovano al centro di importanti crisi geopolitiche internazionali, in un contesto reso ancor più complesso dall'impatto della guerra in Ucraina, in particolare nel settore alimentare. La crisi in Siria, la questione israelo-palestinese, ritornata con forza al centro dell'agenda internazionale con il conflitto di Gaza del maggio 2021, e la profonda crisi economica, sociale e politica che sta attraversando il Libano rappresentano, infatti, rilevanti fattori di instabilità a livello sia regionale sia globale, con riflessi importanti sul piano migratorio e della sicurezza sugli stessi Paesi europei.
  In tale contesto, l'azione italiana rimane finalizzata in primo luogo a contribuire ai percorsi negoziali volti alla stabilizzazione e, ove possibile, alla soluzione delle crisi regionali, prime fra tutte quella siriana, che vede anche la presenza o attività sul territorio delle forze militari di numerosi Paesi, quali Russia, Turchia, Stati Uniti, Iran e Israele.
  Per quanto riguarda il terrorismo, l'Italia è impegnata nei principali contesti internazionali per promuovere azioni di contrasto nel rispetto dei diritti umani e dello Stato di diritto, e attività preventive mirate ad affrontare le cause profonde, sociali ed economiche, della radicalizzazione e dell'estremismo violento, nonché attività di stabilizzazione tese ad evitare che aree liberate da Daesh, in particolare in Siria ed Iraq, restino in condizioni di disagio socio-economico.
  Siamo tra i principali contributori in Iraq in termini di unità militari e da maggio 2022 abbiamo assunto la guida della Missione NATO nel Paese. Abbiamo svolto attività di addestramento di forze militari e di polizia irachene e curde, sospese a inizio 2020 per il deterioramento del quadro di sicurezza e per l'emergenza sanitaria da COVID-19.
  Passando all'Afghanistan, con il ritorno al potere dei talebani nel Paese, l'Italia ha avviato nella seconda metà di agosto un'importante evacuazione in emergenza di connazionali ed afghani che avevano collaborato con le istituzioni italiane, riuscendo a far uscire dal Paese oltre cinquemila persone.
  Gli eventi di agosto hanno acuito le già evidenti difficoltà economiche del Paese, che è andato incontro a una gravissima crisi umanitaria. Il nostro Paese ha messo a disposizione nel 2021 150 milioni di euro, 120 dei quali originati da un dirottamento sui capitoli di spesa destinati all'assistenza di fondi in origine stanziati per il sostegno alle Forze Armate afghane. Per il 2022 l'impegno italiano si attesta sui 50 milioni di euro.
  Al contempo, la situazione dei diritti umani si va ulteriormente deteriorando.
  In ambito Nazioni Unite, il nostro contributo al mantenimento della pace e della sicurezza internazionale si fonda sulla convinzione del legame indissolubile tra pace e sicurezza, crescita, sviluppo e diritti umani e del carattere multidimensionale delle crisi e dei conflitti, e si traduce in un approccio onnicomprensivo, che considera tutto il ciclo della pace, ponendo al contempo un'enfasi particolare sulla prevenzione dei conflitti,Pag. 13 anche mediante un ricorso più sistematico allo strumento della mediazione, e sulle attività di stabilizzazione post-conflitto, al fine di contrastare il riemergere delle crisi.
  In tale ottica, risulta importante assicurare un maggiore coinvolgimento delle donne e dei giovani nei processi di pace e di riconciliazione e sostenere le iniziative volte ad adeguare il peacekeeping onusiano alle odierne sfide multidimensionali. La NATO, i cui compiti principali sono la difesa collettiva, la gestione delle crisi e la sicurezza cooperativa, ha dato avvio negli ultimi anni a un processo di adattamento a 360 gradi, volto a rafforzare la postura di deterrenza e difesa per meglio far fronte alle minacce convenzionali e non, provenienti da attori statali e non statali.
  A seguito dell'aggressione russa all'Ucraina del 2022 la NATO si è riaffermata, nella percezione collettiva, come pilastro della sicurezza dei sistemi politici euro-atlantici. In questo quadro, la sicurezza cooperativa rimane una linea direttrice irrinunciabile, insieme alla capacità di gestione delle crisi.
  L'attuale crisi russo-ucraina, oltre ad aver ravvivato scenari e tensioni di altri tempi, ha messo in evidenza un nuovo tipo di minaccia. Si tratta infatti del primo conflitto regolare dell'era digitale e come tale, porta con sè oltre agli strumenti classici del warfare, anche quelli che si basano sulle più recenti tecnologie. Si parla di guerra ibrida proprio perché accanto alle strategie militari convenzionali si affianca un massivo ricorso allo strumento informatico, inteso nel più ampio significato del termine.
  Gli attori in gioco non sono solo gli Stati. La facilità di accesso agli strumenti informatici ha fatto sì che tra i protagonisti del conflitto vi siano gruppi hacker che operano per l'una o per l'altra compagine, solo alcuni di questi, i cosiddetti state-sponsored, foraggiati e sostenuti dalle parti in gioco. A queste dinamiche, si aggiunge il cosiddetto information warfare, approccio al conflitto armato imperniato sulla gestione e l'uso dell'informazione in ogni sua forma e a qualunque livello con lo scopo di assicurarsi un decisivo vantaggio militare e politico.
  La tecnologia è nuovamente centrale in questo, strumenti quali deepfake e stormi di troll sui social network, basati su intelligenza artificiale, sono solo alcuni esempi di come l'innovazione tecnologica che facilita la vita di tutti i giorni, ponga da altro canto nuove sfide e minacce. È per questo che sono state inserite, e in alcuni casi confermate, le componenti deputate alla protezione dello spazio cibernetico dei contingenti militari all'estero.
  Un altro fondamentale ambito ove si sviluppa la nostra azione è l'impegno italiano nelle operazioni e missioni- militari e civili – dell'Unione europea, orientato ad un duplice obiettivo: rafforzare l'azione per la sicurezza del nostro Paese e sostenere la politica di sicurezza e difesa europea, per consentire alla UE di incrementare la propria capacità di agire sulla scena internazionale, nel quadro di un approccio integrato alla gestione delle crisi.
  Senza una solida componente di sicurezza civile-militare, che può essere messa a disposizione solo dagli Stati Membri, l'effetto delle ingenti risorse spese dalla UE nelle varie iniziative in zone di crisi risulta inevitabilmente depotenziato. Questo approccio non solo è in linea con la Strategia Globale dell'Unione europea del 2016.
  In questo contesto, va sottolineato l'obiettivo di assicurare la massima coerenza dell'azione italiana a sostegno della PSDC militare e di quella civile, tanto garantendo un impegno sul campo tramite una nostra presenza in quasi tutte le missioni e operazioni attualmente in essere, quanto tramite un'azione costante di definizione delle politiche a livello UE.
  Il consolidamento della politica di sicurezza e difesa dell'Unione europea contribuisce anche al rafforzamento della cooperazione NATO-UE, come dimostrano le varie dichiarazioni congiunte adottate in sede NATO e UE. In uno spirito di complementarità, che eviti duplicazioni e rafforzi il legame transatlantico, è nostro interesse continuare a promuovere una cooperazione sempre più stretta tra NATO e UE.Pag. 14
  La nostra azione in seno all'OSCE si ispira all'impegno dell'Italia nella promozione del valore del multilateralismo e di un approccio cooperativo alle politiche di sicurezza, favorendo il dialogo inclusivo tra gli Stati partecipanti e l'approfondimento del loro impegno responsabile nel promuovere la sicurezza nell'ampia area di competenza dell'Organizzazione basata a Vienna.
  Al fine di assicurare la maggiore efficacia e profondità dell'azione italiana, resta un obiettivo strategico del Paese quello di mantenere e, laddove possibile, incrementare la presenza di funzionari italiani nelle strutture dell'Organizzazione e delle sue missioni sul campo.
  In un quadro segnato dall'aggressione russa all'Ucraina e dalla decisione del 16 marzo 2022 del Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa sulla cessazione dello status di membro della Federazione Russa, la Presidenza italiana ha perseguito l'obiettivo di mantenere gli alti standard dell'Organizzazione e preservarne il ruolo di foro paneuropeo a presidio dei diritti umani, della democrazia e dello stato di diritto.
  In questo quadrante il completamento della transizione democratica dei Paesi dei Balcani Occidentali e la loro progressiva integrazione nell'UE rimangono fattori centrali per il consolidamento della pace, la democrazia e la stabilità del Vecchio Continente.
  Le dinamiche innescate dal conflitto in Ucraina non escludono che possa venire meno il consenso in Consiglio per tale rinnovo. Nel corso del 2021 è aumentato inoltre il contributo italiano alla missione. Ad alimentare le criticità nello scacchiere regionale contribuisce in modo significativo il sostanziale stallo che si registra nel negoziato facilitato dalla UE tra Serbia e Kosovo per la normalizzazione dei rapporti bilaterali.
  La presenza della Missione NATO KFOR riveste un ruolo essenziale quale fattore chiave per la stabilizzazione del quadrante.
  In Africa le problematiche di sviluppo si intrecciano con l'instabilità politica e istituzionale che caratterizza numerosi Paesi, i quali presentano sfide – legate alla rapida crescita demografica, ai traffici illeciti e alle minacce alla sicurezza connesse al fenomeno terroristico – rese ancora più urgenti dalla pandemia di COVID-19 e dalla questione migratoria, che mantiene un'importanza prioritaria e trasversale.
  Tali fattori determinano negli Stati in questione una situazione di perdurante emergenza, caratterizzata da una mobilità forzata della popolazione, dal mancato accesso di parte di essa ai servizi di base, da crisi alimentari ricorrenti e da elevata vulnerabilità nutrizionale.
  Nel Sahel, la situazione securitaria appare particolarmente critica nella «zona delle tre frontiere» e nell'area del bacino del Lago Ciad, dove si assiste ad un aumento delle attività terroristiche nei confronti delle popolazioni civili, con il rischio che la minaccia jihadista possa diffondersi verso i Paesi del Golfo di Guinea.
  Ulteriori focolai di instabilità dovuti all'intensificazione di conflitti identitari sembrano essersi radicali in Nigeria, Camerun e, in misura minore, in Costa d'Avorio.
  In Somalia, dopo prolungati ritardi, nell'ultimo mese si è concluso il processo elettorale, con la formazione di un nuovo Parlamento e l'elezione del nuovo Presidente della Repubblica, che apre cauti spiragli circa la stabilizzazione del Paese.
  Di fronte alla crescente instabilità regionale, sarà opportuno proseguire il sostegno alle iniziative di pace e sicurezza per evitare di lasciare spazio a pericolose dinamiche involutive.
  Si lavorerà pertanto per proseguire, consolidare ed estendere le iniziative che in tale ambito sono state già varate negli anni scorsi, collocandole in una cornice rafforzata e organica che conferisca adeguata visibilità, oltre che maggiore efficacia, all'intervento italiano.
  Gli interventi di emergenza per alleviare le situazioni umanitarie più urgenti che colpiscono il Continente, in particolare le gravi conseguenze della pandemia COVID-19 e i fenomeni ambientali estremi derivanti dai cambiamenti climatici potranno contribuire ai processi di pace e di stabilizzazione in corso.
  In America Latina e Caraibi la crisi globale si è sovrapposta a diversi elementi Pag. 15di criticità, in primis le forti diseguaglianze sociali, accentuate da una marcata fragilità istituzionale e dello Stato di diritto, dalla ramificata presenza di organizzazioni criminali a vocazione transnazionale e pervasi da una radicata corruzione, che inquina anche gangli significativi delle Istituzioni, specialmente nei Paesi della regione centroamericana.
  L'insieme di questi fenomeni ha radicato nelle opinioni pubbliche un'elevata e diffusa sfiducia nei confronti delle istituzioni democratiche, che ha trovato anche espressione in proteste e scontri violenti.
  Rimane interesse strategico italiano continuare ad affiancare, a livello bilaterale e in ambito europeo, la regione affinché superi e recuperi rapidamente dalla crisi sanitaria ed economica, proseguendo nell'azione di sostegno ai processi democratici, di pacificazione ed al rafforzamento delle istituzioni.
  L'Asia vive una fase di rapido sviluppo economico e crescente peso geostrategico, cui si intrecciano l'instabilità politica e istituzionale che caratterizza alcuni Paesi.
  Ad una situazione di grande volatilità si aggiungono forti tensioni tra i principali attori nella regione (India, Pakistan, Cina); preoccupazioni per il fallimento di processi democratici che sembravano oramai avviati (crisi in Myanmar); rischio di proliferazione nucleare (Corea del Nord); innalzamento della tensione nello Stretto di Taiwan; sfide legate alla libertà e alla sicurezza dei mari, dove passano i due terzi dei traffici mondiali, e più in generale, alle catene di approvvigionamento globali.
  In questo contesto, è stata pubblicata lo scorso 16 settembre la Comunicazione congiunta dell'Alto Rappresentante e della Commissione UE sulla strategia dell'Unione Europea per la cooperazione nella macro-regione dell'Indo-Pacifico, oggetto di un accurato esame da parte della nostra Commissione, che ha adottato il 15 febbraio scorso un documento sul merito.
  L'aver colto le dinamiche in atto nella macro-regione sta portando il nostro Paese ad intensificare gli sforzi per consolidare il nostro posizionamento nell'area, con un'attenzione particolare per gli organismi regionali maggiormente rappresentativi, nei confronti dei quali abbiamo acquisito nel corso degli ultimi anni uno status di partenariato.
  Conclusivamente, mi preme rilevare come le spese per la cooperazione internazionale e per la stabilizzazione delle aree di crisi programmate dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale nella Deliberazione 2022 ammontino ad un totale di circa 408.691.000 euro, con un significativo aumento rispetto alla scorsa annualità.
  Si dice certo che l'occasione dell'esame parlamentare della Deliberazione annuale sulla missione possa costituire l'occasione privilegiata per una puntuale valutazione dell'efficacia della nostra proiezione internazionale nel perseguimento degli interessi strategici del nostro Paese nei principali quadranti geopolitici così come in relazione alle nostre alleanze, al nostro posizionamento nelle Organizzazioni internazionali e rispetto ai partner di riferimento.

  Il Sottosegretario per la difesa Giorgio MULÈ e il Sottosegretario per gli affari esteri e la cooperazione internazionale Benedetto DELLA VEDOVA si riservano di intervenire nel merito nel prosieguo del dibattito.

  Alberto PAGANI (PD), relatore per la IV Commissione, osserva, preliminarmente, che quest'anno la Deliberazione del Consiglio dei ministri sulla partecipazione dell'Italia a ulteriori missioni internazionali (Doc. XXV, n. 5) e la Relazione analitica sulle missioni internazionali in corso e sullo stato degli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, anche al fine della relativa proroga per l'anno 2022 (Doc. XXVI, n. 5), sono state presentate alle Camere dopo che – a causa della crisi russa-ucraina e dell'invasione dell'Ucraina stessa – il Governo è intervenuto d'urgenza con il decreto-legge 25 febbraio 2022, n. 14 disponendo l'invio, fino al 30 settembre 2022, di un contingente massimo di 1.350 unità di personale militare nell'ambito del dispositivo della NATO per l'impiego della forza ad Pag. 16elevata prontezza, denominata Very High Readiness Joint Task Force (VJTF), nonché prorogando la partecipazione ad alcuni dispositivi della NATO già autorizzati dal Parlamento per l'anno 2021.
  Venendo, dunque, ai documenti in esame, con riferimento alle parti di competenza della Commissione Difesa, segnala, innanzitutto, che per l'anno 2022 il Governo, con la Deliberazione sulla partecipazione dell'Italia a ulteriori missioni internazionali, adottata il 15 giugno 2022, intende: avviare una nuova missione bilaterale di supporto alle Forze armate in Qatar in occasione dei mondiali di calcio 2022 (scheda 14/bis 2022); partecipare con personale militare alla missione dell'Unione Europea denominata EUTM Mozambico (scheda 28/bis 2022); infine, partecipare al potenziamento della presenza della NATO nel fianco sud-est dell'Alleanza (scheda 38/bis 2022).
  Al riguardo, segnala che la durata programmata della missione bilaterale di supporto alle Forze armate in Qatar nonché della missione dell'Unione europea EUTM Mozambico abbraccia tutto l'arco dell'anno 2022, mentre l'impegno relativo al potenziamento della presenza della NATO nel sud-est dell'Alleanza si riferisce al periodo dal 1° aprile al 31 dicembre 2022. Osserva, poi, che la consistenza massima annuale complessiva dei contingenti delle Forze armate impiegati nei teatri operativi relativamente allo svolgimento di questi nuovi impegni operativi internazionali è pari a 1.575 unità, mentre il fabbisogno finanziario è pari complessivamente a euro 51.623.377, di cui euro 33.123.377 per obbligazioni esigibili nell'anno 2022 ed euro 18.500.000 per obbligazioni esigibili nel 2023.
  Entrando nel dettaglio, rileva che la missione bilaterale in Qatar ha lo scopo di fornire supporto alle Forze armate qatarine per l'implementazione del sistema di difesa e sicurezza in occasione dei Mondiali di calcio che si svolgeranno in Qatar nel periodo compreso tra il 21 novembre e il 18 dicembre 2022. In fase preparatoria, il contributo nazionale è costituito da esperti pianificatori militari chiamati a contribuire alla stesura del piano di difesa dell'evento sportivo, mentre durante la fase di condotta delle operazioni è previsto lo schieramento, nel territorio del Qatar e nelle acque internazionali prospicienti, di un dispositivo nazionale interforze posto sotto la catena di comando esclusivamente nazionale. La consistenza massima del contingente nazionale è di 560 unità, ed è previsto l'impiego di 46 mezzi terrestri, 1 mezzo navale e 2 mezzi aerei. Il fabbisogno finanziario è pari a euro 10.811.025, di cui euro 3.500.000 per obbligazioni esigibili nell'anno 2023.
  Quanto alla missione dell'Unione europea denominata EUTM Mozambico, essa è finalizzata a sostenere lo sviluppo di capacità delle unità delle forze armate mozambicane selezionate per costituire una futura forza di reazione rapida, affinché sviluppino le capacità necessarie e sostenibili per ripristinare la sicurezza e la protezione a Cabo Delgado. La consistenza massima del contingente nazionale è di 15 unità, per un fabbisogno finanziario complessivo di euro 1.214.097.
  Infine, la presenza difensiva, proporzionata e in linea con gli impegni internazionali, della NATO in Slovacchia, Bulgaria, Romania e Ungheria è finalizzata al rafforzamento delle attività di vigilanza nei paesi del sud-est europeo, nonché a dimostrare la capacità e la determinazione della NATO nel rispondere alle minacce esterne lungo il confine sud-orientale dell'Alleanza ed è costituita dallo schieramento di Battlegroup multinazionali, ciascuno guidato da una Framework Nation complementari alle forze dei Paesi ospitanti. Il potenziamento della presenza della NATO nel fianco sud-est viene, così, ad aggiungersi alle altre iniziative poste in essere dall'Alleanza a rafforzamento della deterrenza e della posizione di difesa della NATO, anche in risposta agli sviluppi della crisi russa-ucraina e dell'invasione dell'Ucraina stessa. Tale schieramento, a similitudine di quanto già esistente nei Paesi del nord-est dell'Alleanza, rappresenta una misura di rassicurazione degli alleati grazie al miglioramento, attraverso la presenza degli stessi Battlegroup, della capacità di risposta a eventuali minacce provenienti dall'esterno. La partecipazione dell'Italia prevede l'invio Pag. 17di un contingente la cui consistenza massima è pari a 1.000 unità di personale militare, nonché l'impiego di 380 mezzi terrestri. Il contingente consta di una componente di manovra e di una componente logistica, potenziate attraverso un team per la protezione cibernetica delle reti e sarà configurato, ove le condizioni lo consentano, per l'acquisizione del ruolo di nazione quadro del dispositivo multinazionale in Bulgaria. Il fabbisogno finanziario è pari a euro 39.598.255, di cui euro 15.000.000 per obbligazioni esigibili nell'anno 2023.
  Passando alla Relazione analitica sulle missioni internazionali in corso e sullo stato degli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, anche al fine della relativa proroga per l'anno 2022, ricorda preliminarmente che essa è chiamata a riferire alle Camere sull'andamento delle missioni internazionali delle Forze armate, delle Forze di polizia e sullo stato degli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione che si sono svolti nel periodo 1° gennaio 2021-31 dicembre 2021.
  In particolare, con specifico riguardo alla Difesa, la Relazione evidenzia che il contingente massimo complessivo di personale militare impiegato nelle missioni autorizzate nel 2021 è stato di 9.449 unità, mentre il fabbisogno finanziario complessivo per la durata programmata è stato di circa 1 miliardo e 258 milioni di euro. Inoltre, in considerazione del significativo contributo dato dal personale femminile presente nei diversi teatri operativi – in linea con Risoluzione 1325 delle Nazioni Unite su «Donne, Pace e Sicurezza» che per la prima volta menziona il contributo delle stesse nella risoluzione dei conflitti per una pace durevole e fissa tra i vari obiettivi l'adozione di una «prospettiva di genere» e una maggiore partecipazione delle donne nei processi di mantenimento della pace e della sicurezza – nell'ambito delle schede delle missioni autorizzate per il 2021 viene riportato anche il dato relativo alla partecipazione media del personale femminile, laddove impiegato.
  La Relazione analizza, poi, il contesto internazionale in cui l'Italia è collocata, caratterizzato da una rapida e imprevedibile evoluzione degli equilibri geopolitici. In particolare viene evidenziato che l'evoluzione del quadro securitario, marcatamente segnata da elementi che incidono in maniera diretta sugli interessi strategici del nostro Paese, nonché l'invasione russa dell'Ucraina hanno reso ancora più evidente che le missioni e le operazioni all'estero rappresentano un elemento cardine della politica di difesa e sicurezza, funzionale alla rilevanza politica e strategica dell'Italia e alla salvaguardia dei nostri prioritari interessi nazionali.
  In tale contesto geopolitico, che appare sempre più destrutturato, la strategia d'impiego dello strumento militare continuerà a basarsi sulla storica e radicata adesione alle iniziative delle organizzazioni internazionali di riferimento per il nostro Paese, non tralasciando la possibilità di cooperare, all'interno di coalizioni ad hoc, con Paesi e attori con i quali condividiamo rapporti di collaborazione o alleanze, nonché di sviluppare e sostenere iniziative di carattere nazionale di supporto bilaterale a Paesi di nostro stretto interesse. In continuità di impegno con gli anni precedenti e con gli aggiustamenti dettati dalle evoluzioni in corso, e sfruttando la possibilità di riorientare gli sforzi a seguito del ripiegamento dall'Afghanistan al termine della missione Resolute Support, lo strumento militare nazionale sarà dunque impiegato nel 2022 per far fronte all'arco di crescente instabilità che pervade la regione euro-mediterranea. La sicurezza del nostro Paese, infatti, continua a essere principalmente dipendente dagli sviluppi nelle aree a noi più vicine, a partire dal bacino del Mediterraneo e dei relativi Paesi rivieraschi, estendendosi in maniera concentrica verso i Balcani Occidentali, il Maghreb, il Sahel, il Medio Oriente, il Golfo Persico, il Golfo di Guinea e il Corno d'Africa.
  Pertanto, nel corso del 2022, il Governo intende: rafforzare la capacità di prevenire sorprese strategiche attraverso la presenza militare nel bacino centrale e orientale, prorogando la missione NATO Sea GuardianPag. 18 e quella dell'Unione europea EUNAVFOR MED operazione Irini; consolidare una posizione di rilievo regionale nei Balcani, proseguendo l'impegno a mantenere un ruolo di riferimento attraverso la partecipazione alle operazioni NATO KFOR in Kosovo e UE EUFOR ALTHEA in Bosnia Erzegovina; mantenere una presenza militare in Libano prorogando la partecipazione italiana alla missione delle Nazioni Unite UNIFIL, nonché proseguendo la missione bilaterale di addestramento delle forze armate libanesi; nel vicino oriente prorogare la missione in Palestina e rafforzare il contributo nazionale alla missione dell'Alleanza Atlantica, denominata NATO Mission in Iraq (NM-I), finalizzata al sostegno alle istituzioni securitarie irachene, nonché prorogare la missione dell'Unione Europea (EUAM Iraq) al fine di mantenere un ruolo di interlocutore privilegiato del Paese medio-orientale, preservando la contribuzione alla Coalizione per il contrasto al terrorismo soprattutto nel settore informativo; confermare la presenza italiana nelle missioni in Libia a supporto dello sforzo politico diplomatico per la stabilizzazione del Paese attraverso la proroga della missione delle Nazioni Unite UNSMIL, della missione bilaterale di assistenza e supporto in Libia, la partecipazione al dispositivo aeronavale nazionale nel Mar Mediterraneo, denominato Mare Sicuro, nel cui ambito è inserita la missione bilaterale in supporto alla Marina libica, nonché della missione bilaterale di cooperazione in Tunisia per il rafforzamento delle capacità delle capacità di pianificazione e condotta di attività militari nel settore della sicurezza.
  Per quanto riguarda, invece, il continente africano, nel corso del 2022 prosegue l'impegno del Ministero della difesa in Sahel, nell'area che comprende il Mali, il Niger e il Burkina Faso, integrando attività multilaterali, di coalizione e di carattere bilaterale, nell'ottica della massimizzazione dell'efficacia del nostro contributo alla lotta al terrorismo e alla stabilizzazione del quadrante, nonché nel Golfo di Guinea a protezione degli interessi nazionali in un'area di crescente importanza per l'approvvigionamento energetico e la libera circolazione del traffico mercantile e tra le più instabili e insicure del pianeta. Vengono, dunque, prorogate la missione delle Nazioni Unite in Mali MINUSMA Mali e quelle dell'Unione Europea EUTM Mali, EUCAP Sahel Mali e EUCAP Sahel Niger, la partecipazione di personale militare all'iniziativa della NATO denominata Implementation of the Enhancement of the Framework for the South, nonché la missione bilaterale di supporto nella Repubblica del Niger, la partecipazione alla Task Force TAKUBA, di contrasto alla minaccia terroristica nel Sahel, la missione delle Nazioni Unite MINURSO, per il referendum nel Sahara occidentale, la partecipazione alla Multinational Force and Observers in Egitto – MFO e la missione dell'Unione Europea nella Repubblica Centrafricana EUTM – RCA. Peraltro, in questa fase, considerata l'involuzione delle relazioni tra le autorità maliane e la comunità internazionale, si ridurranno i livelli di impegno nelle iniziative internazionali in Mali, dando invece priorità ai supporti di natura bilaterale verso il Niger, le cui autorità politiche paiono garantire una stabilità di medio termine che risulta fondamentale per capitalizzare gli sforzi di costruzione delle capacità locali.
  Nel Corno d'Africa prosegue l'azione di supporto, rafforzamento e consolidamento delle istituzioni militari dei Paesi della regione attraverso la partecipazione alle missioni in Somalia dell'Unione Europea (EUTM Somalia ed EUCAP Somalia), delle Nazioni Unite (United Nations Assistance Mission in Somalia – UNSOM), nonché attraverso la missione bilaterale di addestramento delle forze di polizia somale e gibutiane, dei funzionari yemeniti e delle forze armate gibutiane e del personale impiegato presso la base militare nazionale nella Repubblica di Gibuti. Viene proposta, altresì, la proroga dell'impiego di un dispositivo aeronavale nazionale per attività di presenza, sorveglianza e sicurezza nello Stretto di Hormuz, nell'ambito dell'iniziativa multinazionale europea EMASOH e la proroga della partecipazione di personale militare alla missione UE antipirateria denominata Atalanta.Pag. 19
  Infine, con riferimento al quadrante nord e a quello orientale della NATO, ricorda che l'articolo 1 del decreto-legge n. 14/2022, ha già provveduto, con il comma 1, ad autorizzare, fino al 30 settembre 2022, la partecipazione di un contingente di personale militare di massimo 1.350 unità, alle iniziative della NATO per l'impiego della forza ad elevata prontezza denominata Very High Readiness Joint Task Force (VJTF), l'invio di 77 mezzi terrestri, 21 mezzi navali e 5 mezzi aerei, per una spesa complessiva di circa 86 milioni e 129 mila euro, nonché, al comma 2, la prosecuzione, per tutto l'anno 2022, dei contributi ai dispositivi NATO per la sorveglianza dello spazio aereo dell'Alleanza, per la sorveglianza navale nell'area sud dell'Alleanza, per la presenza in Lettonia (Enhanced Forward Presence) e per la sorveglianza dello spazio aereo dell'Alleanza (Air policing). Al riguardo, segnala che la Relazione analitica, per quanto riguarda il dispositivo per la presenza in Lettonia (Enhanced Forward Presence) conferma gli assetti e le unità previsti nel decreto-legge dello scorso mese di febbraio, mentre con riguardo agli altri tre dispositivi della NATO sottolinea che il Governo ha ritenuto necessario apportare alcune variazioni che si rendono indispensabili per l'adeguamento della risposta alle misure poste in essere dall'Alleanza Atlantica, senza tuttavia modificare l'area geografica di intervento, la sede, il mandato e la base giuridica di riferimento. In particolare, con riferimento alla partecipazione di personale militare al potenziamento del dispositivo NATO per la sorveglianza dello spazio aereo dell'Alleanza (scheda 37/2022), nell'ambito del quale l'Italia supporta le attività della NATO, garantendo la capacità di rifornimento in volo tramite un velivolo KC-767 e un ulteriore assetto aereo per potenziare le capacità di raccolta dati e sorveglianza dello spazio aereo dell'Alleanza, fermi restando il numero massimo delle unità di personale e la composizione degli assetti aerei già autorizzati, è stato incrementato il numero di ore di volo e, conseguentemente, il relativo fabbisogno finanziario pari a circa 13 milioni e 600 mila euro, di cui euro 5 milioni per obbligazioni esigibili nell'anno 2023. Quanto alla partecipazione di personale militare al potenziamento del dispositivo NATO per la sorveglianza navale nell'area sud dell'Alleanza (scheda 38/2022), è previsto un incremento di 3 unità navali, oltre alle 2 unità già autorizzate dal decreto-legge n. 14/2022, con conseguente incremento di 403 unità di personale, per un fabbisogno finanziario di quasi 32,5 milioni di euro, di cui 11 milioni per obbligazioni esigibili nell'anno 2023. Con riguardo, invece, alla proroga della partecipazione di personale militare al potenziamento dell'Air Policing della NATO per la sorveglianza dello spazio aereo dell'Alleanza (scheda 39/2022), fermo restando il numero di 12 assetti aerei già autorizzati dal citato decreto-legge, si prevede un incremento del numero di ore di volo e il conseguente incremento di 170 unità di personale di supporto alle operazioni, in aggiunta alle 130 unità già autorizzate, quantificando il relativo il fabbisogno finanziario in circa 41,5 milioni di euro, di cui 14 milioni per obbligazioni esigibili nell'anno 2023.
  Infine, viene prorogato il supporto info-operativo dell'AISE a protezione delle Forze armate per un importo di 30 milioni di euro (con un incremento di 4 milioni di euro rispetto al 2021).
  Le missioni autorizzate nel 2021 di cui non viene, invece, proposta la proroga riguardano la partecipazione di personale militare alla missione NATO in Afghanistan Resolute Support Mission, terminata il 28 giugno 2021, e la partecipazione di personale militare alla missione dell'Unione Europea in Palestina (EUBAM Rafah).
  Per lo svolgimento delle missioni oggetto di proroga, la consistenza massima annuale complessiva dei contingenti delle Forze armate impiegati nei teatri operativi è pari a 8.505 unità e la consistenza media è pari a 5.978 unità, per un fabbisogno finanziario pari complessivamente a circa 1 miliardo e 171 milioni di euro. A tal riguardo segnala che, ai fini del calcolo dei contingenti complessivamente impegnati nelle operazioni all'estero nell'anno 2022, occorre considerare sia le 1.575 unità previste dalla Deliberazione sulle nuove missioni 2022, sia le Pag. 20unità da ultimo prorogate con il decreto-legge n. 14 del 2022, pari a 1.980 unità. Considerando anche i richiamati dati, il totale di unità è pari a 12.173 unità di cui 12.050 appartenenti alle Forze armate, 64 alla Polizia di Stato, 57 alla Guardia di finanza e 2 alla Magistratura. Il fabbisogno finanziario relativo alle missioni nonché agli interventi di cooperazione contemplati nella Relazione analitica è pari a 1.629.53.978 milioni di cui euro 1.171.307.698 a carico del Ministero della difesa, 408.691.229 milioni di euro a carico del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, 3.709.942 milioni di euro a carico del Ministero dell'interno, 176.196 sono a carico del Ministero della Giustizia e 15.698.913 a carico del Ministero dell'economia e delle finanze. Peraltro, ai fini di una valutazione degli oneri complessivi relativi a tutte le missioni in corso di svolgimento nel 2022 occorre considerare anche i costi relativi alle tre nuove missioni (pari a 51.623.377 euro) e a quelli relativi alle missioni prorogate nel decreto-legge 14 del 2022, pari a 174.448.050 euro. Il totale complessivo delle spese per le missioni nel 2022 è, pertanto, pari 1.855.655.405 euro.
  Con riguardo, invece, alle missioni internazionali delle Forze di Polizia, la Relazione analitica sottopone all'approvazione del Parlamento la proroga della partecipazione alle missioni in Kosovo dell'Unione europea EULEX Kosovo e delle Nazioni Unite UNMIK, oltre alla missione bilaterale di cooperazione delle Forze di polizia italiane in Albania e nei Paesi dell'area balcanica. È inoltre intendimento del Governo prorogare la partecipazione alla missione European Union Police Mission for the Palestinian Territories – EUPOL COPPS e alla missione dell'Unione Europea in Libia, European Union Border Assistance Mission in Libya – EUBAM LIBYA, nonché della partecipazione di personale del Corpo della Guardia di finanza alla missione bilaterale di assistenza nei confronti delle Istituzioni libiche preposte al controllo dei confini marittimi. Per lo svolgimento di tali missioni è stato autorizzato il fabbisogno finanziario per la durata programmata in misura pari a euro 19.585.051, di cui euro 232.284 esigibili nel 2023.
  Alla luce di quanto evidenziato e di quanto emergerà nel corso del dibattito, si riserva, dunque, di presentare, unitamente al collega Battilocchio, una proposta di relazione da sottoporre all'Assemblea.

  Roberto Paolo FERRARI (LEGA) ringrazia i relatori per l'esposizione esaustiva dei provvedimenti in titolo e osserva che, anche in questa occasione, la Deliberazione sulle missioni internazionali giunge al Parlamento quando oramai è già trascorso un semestre dall'inizio dell'anno. Sarebbe dunque opportuno attenersi, per il futuro, ai tempi previsti dalla legge quadro. Evidenzia, poi, che, a fronte dell'ampia panoramica delle missioni alle quali l'Italia partecipa, il dibattito dovrebbe fare emergere quali siano i teatri operativi fondamentali per gli interessi del nostro Paese, in modo da poter concentrare le risorse finanziarie sulle missioni di maggiore rilevanza strategica, dettando altresì al Governo la linea politica da seguire per la partecipazione ai futuri impegni internazionali.

  Renzo TONDO (M-NCI-USEI-R-AC) esprime, innanzitutto, apprezzamento per il lavoro svolto dai nostri militari nelle missioni all'estero alle quali l'Italia partecipa, evidenziando che il nostro Paese è tra quelli che forniscono il contributo maggiore in termini di unità di contingente presente nei vari teatri operativi. Al riguardo sarebbe opportuna una riflessione volta a stabilire su quali missioni si debba concentrare lo sforzo italiano, anche in considerazione del fatto che, a breve, le Organizzazioni internazionali di nostro riferimento potrebbero decidere l'avvio di nuove missioni per assicurare il mantenimento della pace in Ucraina. Infine, osserva che per potere inviare i nostri soldati nei teatri operativi occorre dotarli dei più moderni armamenti e assicurare loro la possibilità di esercitarsi adeguatamente.

  Salvatore DEIDDA (FDI) ricorda di avere già sottolineato altre volte l'importanza di tutelare i militari italiani impegnati nelle Pag. 21missioni internazionali attraverso la definizione di regole d'ingaggio precise e cita, ad esempio, le difficoltà incontrate dal contingente italiano a ricevere in tempi congrui i necessari visti delle autorità libiche per potere procedere all'avvicendamento del personale impegnato sul territorio. Auspica, quindi, che vi possano essere delle rassicurazioni sotto questo aspetto, anche in considerazione del fatto che il numero delle missioni internazionali alle quali l'Italia contribuisce è assai elevato e che il personale impegnato è sempre lo stesso.

  Laura BOLDRINI (PD), pur ringraziando i relatori per gli interventi svolti, non può fare a meno di rilevare nelle loro esposizioni l'assenza di una linea organica di politica estera e di difesa. A suo avviso, le relazioni illustrative, assai complete sul piano dei dati tecnici, difettano di visione strategica che si augura possa emergere dal dibattito che a partire da oggi avrà luogo sui provvedimenti in titolo. Certamente le analisi di contesto sono utili ma, dovendo deliberare in merito alla partecipazione italiana alle missioni internazionali, è essenziale che il contributo parlamentare si concentri sugli obiettivi dell'Italia e sulle motivazioni di fondo della nostra presenza nei diversi contesti di crisi. Evidenzia, inoltre, la carenza di argomentazioni politiche a descrizione dei più ridotti impegni per la Siria e il Libano, Paesi appena tratteggiati dai relatori, come pure la Palestina, da dove l'Italia appare voler ritirarsi. Eppure si tratta di una regione che mai come oggi vive una fase di tensione, in Cisgiordania, a Gerusalemme est o a Gaza, dove solo un anno fa vi è stato un conflitto aperto. Ribadisce che spetta al Parlamento dare indirizzi all'Esecutivo in questa materia e, dunque, è essenziale che in questa sede si svolga un dibattito di merito sulle scelte che il nostro Paese intende intraprendere.
  Evidenzia come ulteriore questione critica l'assenza di una specifica presa di posizione sulla situazione dei diritti umani in Libia, con particolare riferimento alla missione di supporto alla Guardia costiera libica, che il nostro Paese continua a sostenere malgrado le reiterate prove di violazioni umanitarie e anche di non rispetto del principio di non-refoulement ai sensi della Convenzione di Ginevra sui rifugiati del 1951. Ritiene che un lavoro parlamentare serio imponga di colmare ogni omissione su questo aspetto, che è al centro di reiterati rapporti del Segretario Generale delle Nazioni Unite al Consiglio di Sicurezza e che dovrebbe indurre l'Italia ad assumere specifiche cautele, volendo mantenere la nostra presenza nel quadrante libico.

  Yana Chiara EHM (MISTO-M-PP-RCSE), ringraziando i relatori, si associa convintamente all'intervento della collega Boldrini ritenendo che dalle relazioni illustrative emerga con difficoltà una linea coerente di politica estera ed anche un quadro delle priorità dell'Italia. Sul metodo, condivide il disagio del collega Ferrari in merito alla trasmissione del provvedimento con grave ritardo da parte del Governo, essendo prevedibile che il lavoro delle Commissioni riunite andrà incontro ad una improvvisa accelerazione, a bilanciamento del tempo ormai trascorso e della imminente pausa estiva dei lavori parlamentari.
  Nell'auspicare che le Commissioni riunite possano disporre del tempo necessario a svolgere gli approfondimenti dovuti sulle priorità del nostro Paese sulla materia delle missioni internazionali, evidenzia il ridotto numero di pagine del pur corposo provvedimento dedicate agli interventi di cooperazione allo sviluppo. Si tratta di un contributo troppo riduttivo e non accettabile, come già segnalato in precedenti edizioni, essendo essenziale una descrizione di maggior dettaglio degli interventi di natura civile proposti nel contesto delle missioni internazionali.
  Prende, inoltre, atto dei ridotti impegni nel quadrante mediorientale a fronte di una nuova missione in Qatar a supporto dei mondiali di calcio, per la quale non è prevista scadenza temporale. Si tratta di una circostanza imbarazzante, a suo avviso, tanto più alla luce del crescente quadro emergenziale nel Mediterraneo e anche rispetto al filone della lotta al terrorismo fondamentalista, su cui i provvedimenti non paiono esprimere una tensione prioritaria Pag. 22pur a fronte di una forte ripresa del fenomeno nei territori in cui è presente Daesh.

  Erasmo PALAZZOTTO (PD) esprime profondo imbarazzo per il ritardo di sei mesi con il quale il Governo ha trasmesso la Deliberazione in titolo al Parlamento, che si ritrova nella condizione di dover formalmente autorizzare missioni già in essere e che hanno già dispiegato effetti giuridici. Si tratta di un vulnus democratico del quale investe la Presidenza delle Commissioni riunite in vista delle comunicazioni del Governo che avranno luogo nelle prossime settimane. Ricorda che la legge-quadro descrive un iter preciso nel rapporto tra Governo e Parlamento che l'Esecutivo è tenuto a rispettare e che purtroppo è stato osservato soltanto nel 2017, in sede di prima applicazione della legge. Auspica, pertanto, il ripristino di un contesto di legalità, in cui il Parlamento non sia più mortificato e anche per prevenire che la presenza di personale civile e militare all'estero avvenga senza copertura legale e in assenza di un quadro democratico. Si associa alle parole delle colleghe Boldrini ed Ehm rispetto alla esigenza che nel prosieguo del dibattito emerga una linea di politica estera più chiara e coerente, considerato che dalla lettura del provvedimento emerge un quadro di investimenti strategici crescenti nelle alleanze alle quali l'Italia partecipa.
  Esprime specifiche perplessità per il prosieguo della partecipazione dell'Italia alla missione di supporto alla Guardia costiera libica, per la quale si era optato per la sospensione delle funzioni di addestramento a fronte delle gravi violazioni dei diritti umani di cui il Governo in carica ha finalmente preso atto. Non è pertanto comprensibile l'incremento di risorse e la conferma di supporto operativo se non nel quadro di dinamiche intragovernative. Ricorda che il famigerato trafficante Bija è oggi divenuto capo della Accademia di formazione della Guardia costiera libica, pur non avendo cessato di essere anche il capo dei trafficanti di Zawyah, come confermano i rapporti delle Nazioni Unite. Ritiene che sulla questione si dovrebbe aprire una discussione, come pure sul fatto che vengono, invece, ridotti gli impegni sul versante della cooperazione bilaterale italo-libica in funzione di stabilizzazione e di democratizzazione.
  Condivide, infine, i dubbi della collega Ehm rispetto alla missione in Qatar, della cui valenza strategica vi è motivo di dubitare a fronte di un impegno finanziario di ben 10 milioni di euro. Ricorda che il Qatar è, peraltro, al centro di scandali legati ai lavori preparatori del campionato mondiale di calcio, durante i quali sarebbe stato fatto uso anche di lavoratori ridotti in stato di schiavitù. Senza menzionare il fatto che l'Italia nemmeno partecipa ai campionati, si chiede quale sia l'investimento strategico in tale Paese in questo specifico momento storico, a fronte della riduzione degli impegni in Libano o in Palestina, dove l'instabilità è crescente. Si appella, in conclusione, ai relatori affinché vogliano tenere conto di queste sue considerazioni nella stesura delle proposte di relazione all'Assemblea.

  Matteo PEREGO DI CREMNAGO (FI) ritiene sorprendenti le posizioni dei colleghi fin qui intervenuti sulla nuova missione in Qatar, Paese strategico per l'Italia sia sul piano energetico che su quello militare. Si dice convinto che in questa specifica fase di crisi energetica il legame tra i due Paesi debba essere rafforzato a tutela dei nostri investimenti.
  Quanto alla Libia, segnala ai colleghi che la problematica viene da lontano e che rappresenta una eredità di governi precedenti. A tal proposito, ricorda la richiesta di aiuto militare avanzata all'Italia dall'allora leader libico Al Serraj, alla quale il nostro paese rispose in modo negativo, con ciò relegandosi in modo definitivo ad un ruolo secondario. Prospetta ai colleghi che hanno manifestato dissenso sull'impegno italiano a sostegno della Guardia costiera libica l'opportunità di valutare le conseguenze dell'assenza dall'Italia da tale contesto: è, infatti, prevedibile che al nostro Paese subentrerebbero altri attori certamente meno attenti alla problematica umanitaria. In generale, ritiene che le posizioni espresse sull'impegno italiano in Libia esprimano una certa ipocrisia a fronte della mancata assunzione di una responsabilità Pag. 23sul piano militare e della circostanza che vede il nostro Paese coprire il 23 per cento del proprio fabbisogno energetico con idrocarburi di provenienza libica.
  Infine, con riguardo alle lamentele riguardo alla compressione del dibattito e alla tardiva presentazione della deliberazione sulle missioni internazionali, fa presente che la difficoltà a trovare una sintesi sulle più importanti missioni e sui valori fondanti della Difesa non giova alla soluzione del problema.

  Luca FRUSONE (IPF) ritiene che i documenti in esame chiaramente indichino la strategia politica che orienta la partecipazione del nostro Paese alle missioni internazionali. Vengono, infatti, rafforzate le missioni che si svolgono sul continente europeo e in ambito NATO, mentre vi è una minore presenza sul continente asiatico. Ritiene, comunque, che tutti i necessari approfondimenti, a partire dalla partecipazione alla Task Force TAKUBA di contrasto alla minaccia terroristica nel Sahel, di cui sarebbe importante capire i futuri sviluppi, potranno essere svolti nelle audizioni che si terranno a partire dalla giornata di giovedì 14 luglio. Infine, rivolgendosi alla collega Boldrini, segnala che la missione in Palestina che non viene prorogata è quella dell'Unione europea, giunta a naturale scadenza, mentre è prorogata la più importante missione bilaterale di addestramento delle Forze armate palestinesi.

  Laura BOLDRINI (PD), rispondendo al collega Frusone, ribadisce la richiesta affinché siano in generale meglio descritte le motivazioni dei diversi interventi proposti dal Governo in relazione ai relativi contesti geopolitici.

  Lia QUARTAPELLE PROCOPIO (PD), intervenendo da remoto, ringrazia i relatori per avere posto adeguato accento sulle tre nuove missioni, tra cui quella relativa al Mozambico, in cui andranno ad operare 15 unità di personale militare. Si tratta di una missione necessaria per un Paese minacciato dal terrorismo e al quale l'Italia è storicamente vicina. In generale, auspica una riflessione più ampia sul ruolo dell'Europa e dell'Italia in Africa, continente di cui si parla troppo poco nel nostro Paese malgrado la nostra collocazione geografica ci renda particolarmente vocati ad una postura più avanzata. Passando all'ulteriore missione relativa al rafforzamento del fianco est dell'Alleanza Atlantica, è evidente che si tratta di un cambiamento di prospettiva per la nostra politica estera e di difesa, su cui il Parlamento non può fare a meno di interrogarsi. L'Italia è infatti chiamata ad occuparsi del fronte sud ma, con questa nuova missione, manifesta una visione di più ampio respiro e maggiore disponibilità ad una attenzione alla dimensione orientale della Nato. Si tratta di un passaggio assai rilevante, poco trattato nel dibattito politico ma che rappresenta un profondo cambiamento di prospettiva, certamente legato al nuovo contesto bellico connesso al conflitto russo-ucraino.

  Salvatore DEIDDA (FDI) osserva che le principali critiche relative ad un'incertezza nella politica estera e di difesa del Governo arrivino da esponenti del Partito Democratico che ha come proprio rappresentante nel Governo il Ministro della difesa e nella Camera dei deputati il Presidente della Commissione Affari Esteri. Si chiede, quindi, se ci sia un confronto politico all'interno di tale partito e della maggioranza nel suo complesso e spera che non si ripeta quanto accaduto lo scorso anno in occasione dell'approvazione dell'autorizzazione delle missioni, quando chi ha votato a favore è stato accusato, anche sui social network, da taluni di essere complice e corresponsabile delle violazioni dei diritti umani perpetrate nel contesto libico.

  Paolo FORMENTINI (LEGA) raccogliendo l'invito della collega Quartapelle rispetto all'esigenza di una attenzione rafforzata al fronte est dell'alleanza, richiama il lavoro svolto dalla delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare della Nato a sostegno di un riorientamento dell'asse strategico della Nato verso la dimensione meridionale. Se ciò può apparire antistorico nel pieno della guerra tra Federazione Pag. 24Russa ed Ucraina, una valutazione più attenta alle dinamiche in atto in Libia e Sahel, dove è comprovata la presenza russa, rende tale riorientamento prioritario ed attuale.

  Il Sottosegretario per la difesa Giorgio MULÈ, nel sottolineare che il dettato della Deliberazione è il frutto del rispetto rigoroso e quasi pedissequo degli indirizzi parlamentari, sui temi di metodo che sono stati qui sollevati rinvia a quanto potranno riferire alle Commissioni Ministri Di Maio e Guerini nel corso della consueta seduta di comunicazioni del Governo, prevista avere luogo prossimamente.

  Gianluca RIZZO, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito della discussione ad altra seduta.

  La seduta termina alle 16.05.