CAMERA DEI DEPUTATI
Lunedì 21 febbraio 2022
745.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Commissioni Riunite (VIII e X)
COMUNICATO
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ATTI DELL'UNIONE EUROPEA

  Lunedì 21 febbraio 2022. — Presidenza della presidente della VIII Commissione Alessia ROTTA.

  La seduta comincia alle 16.10.

Proposta di direttiva relativa alla promozione di energia da fonti rinnovabili.
COM(2021)557 final.
Proposta di regolamento relativa all'istituzione di un meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere (carbon border adjustment mechanism).
COM(2021)564 final.
(Esame congiunto, ai sensi dell'articolo 127, comma 1, del regolamento, e rinvio).

  Le Commissioni iniziano l'esame congiunto dei provvedimenti in oggetto.

  Alessia ROTTA, presidente, comunica che l'onorevole Galli, relatore sulla proposta di direttiva relativa alla promozione di energia da fonti rinnovabili per la X Commissione, ha comunicato la sua impossibilità a partecipare ai lavori odierni. Cede quindi la parola alla relatrice, onorevole Fregolent.

  Silvia FREGOLENT (IV), relatrice per la VIII Commissione, fa presente che la proposta di direttiva relativa alla promozione di energia da fonti rinnovabili è stata presentata dalla Commissione europea il 14 luglio 2021 nell'ambito del pacchetto denominato «Pronti per il 55%» («Fit for 55%»), che – ricorda – intende allineare la normativa vigente in materia di clima ed energia al nuovo ambizioso obiettivo della riduzione delle emissioni nette di gas ad effetto serra di almeno il 55 per cento entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990 nella prospettiva della neutralità climatica entro il 2050. Il traguardo del 55 per cento costituiscePag. 4 anche il contributo dell'UE e dei suoi Stati membri per l'attuazione dell'Accordo di Parigi.
  Tali obiettivi costituiscono peraltro già il target di riferimento per gli investimenti e le riforme in materia di Transizione verde contenuti nei Piani nazionali di ripresa e resilienza (PNRR), e lo stesso Piano per la transizione ecologica (PTE), sul quale l'VIII Commissione (Ambiente) ha espresso parere favorevole con osservazioni il 15 dicembre 2021, ha inteso fornire un quadro delle politiche ambientali ed energetiche integrato con gli obiettivi già delineati nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR).
  La proposta di direttiva è volta a rivedere la direttiva vigente per la promozione dell'energia da fonti rinnovabili (UE 2018/2001, Renewable Energy Directive – REDII), sulla cui attuazione a livello nazionale le nostre Commissioni hanno espresso un parere l'anno scorso.
  Data la sua adozione relativamente recente, il riesame della direttiva è finalizzato a introdurre le modifiche necessarie per contribuire all'ambizione climatica dell'Unione per il 2030.
  In primo luogo, la proposta di direttiva aggiorna l'obiettivo a livello dell'UE, al fine di aumentare al 40 per cento la quota di energia da fonti rinnovabili nel consumo finale lordo di energia entro il 2030, contro il 32 per cento attualmente previsto. L'obiettivo, che è pertanto raddoppiato rispetto a quello fissato per il 2020, recepisce le indicazioni più ambiziose del Piano climatico 2030 che stimava necessario un innalzamento al 38 per cento o al 40 per cento.
  Segnala che, secondo i più recenti dati di Eurostat, la quota di fonti rinnovabili sul consumo finale lordo di energia nell'UE ha raggiunto nel 2020 il 22 per cento, superando di 2 punti percentuali l'obiettivo che era stato fissato per il 2020. L'Italia figura nel numero di Stati membri che hanno superato il target assegnato per il 2020 con una percentuale del 20,4 per cento contro un obiettivo assegnato del 17 per cento.
  Le energie rinnovabili svolgono un ruolo fondamentale nella realizzazione del Green Deal europeo e nel conseguimento della neutralità climatica entro il 2050. Segnalo in proposito che la quota di energia rinnovabile è più che raddoppiata nei paesi dell'Unione tra il 2004 (9,6 per cento) e il 2020 (22,1 per cento), per lo più a motivo dell'espansione dell'energia eolica, solare e dei biocarburanti solidi.
  La proposta della Commissione europea non modifica la normativa vigente nella parte in cui prevede che gli Stati membri fissino i propri contributi all'obiettivo vincolante dell'UE al 2030 e li comunichino nei piani nazionali per l'energia e il clima. Dovrà pertanto essere aggiornato il piano nazionale al fine di allinearlo al nuovo quadro normativo, come già peraltro preannunciato negli scorsi mesi.
  Per quanto concerne l'esame presso le istituzioni dell'UE, segnalo che la discussione è in corso presso il Consiglio, nell'ambito del Gruppo di lavoro sull'energia, e la Commissione per l'Industria, la ricerca e l'energia del Parlamento europeo.
  Di seguito dà conto in sintesi di talune modifiche alla direttiva vigente introdotte dalla proposta della Commissione, rimandando per una disamina più dettagliata alla documentazione predisposta dagli uffici.
  La proposta di direttiva attribuisce agli Stati membri importanti compiti ai fini dell'attuazione dei nuovi obiettivi. Si prevede in generale che gli Stati membri istituiscano un quadro per favorire una diffusione dell'energia elettrica da fonti rinnovabili a un livello coerente con il contributo nazionale dello Stato membro. Tale quadro potrebbe comprendere, oltre a regimi di sostegno e disposizioni per favorire accordi di compravendita di energia rinnovabile, le misure per affrontare gli ostacoli, in particolare quelli relativi alle procedure di autorizzazione, che impediscono di raggiungere un livello elevato di fornitura di energia elettrica da fonti.
  La proposta di direttiva prevede, inoltre, l'obbligo per ogni Stato membro di concordare entro il 31 dicembre 2025 un progetto congiunto con uno o più altri paesi dell'Unione per la produzione di energia rinnovabile.Pag. 5
  Specifiche modalità di cooperazione tra Stati membri confinanti con un bacino marittimo riguardano poi la definizione congiunta della quantità di energia da fonti rinnovabili offshore che intendono produrre in tale spazio entro il 2050, prevedendo traguardi intermedi nel 2030 e nel 2040.
  Una serie molto importante di innovazioni riguarda i criteri di sostenibilità per l'impiego della biomassa, oggetto di particolare approfondimento nelle discussioni in corso presso il Consiglio.
  La soglia per l'applicazione dei criteri di sostenibilità per l'impiego della biomassa è estesa a un maggior numero di impianti rispetto a quanto previsto dalla normativa vigente. Inoltre i criteri esistenti per il suolo (ad esempio le zone soggette a divieto di accesso) per la biomassa agricola sono estesi anche alla biomassa forestale, al fine di evitare lo sfruttamento e la raccolta a fini energetici da foreste primarie caratterizzate da alta biodiversità.
  Ricorda che nella nuova strategia dell'UE per le foreste per il 2030, nell'affermare l'importanza del ruolo della bioenergia ai fini dell'incremento di fonti rinnovabili nel mix energetico, che rappresenta circa il 60 per cento del consumo finale di energia rinnovabile, si rileva la necessità della produzione sostenibile della biomassa e del suo utilizzo efficiente. Anche il Piano climatico 2030 aveva già sottolineato la necessità di aumentare la sostenibilità dell'uso a scopi energetici della biomassa, riducendo al minimo l'impatto ambientale.
  La proposta di direttiva, pertanto, introduce nuove disposizioni sulla produzione di energia da biomassa affinché le misure degli Stati membri riducano al minimo i rischi di distorsioni del mercato derivanti da regimi di sostegno e le ripercussioni negative sulla biodiversità.
  In tale direzione le misure degli Stati membri per la produzione di energia da biomassa devono tenere conto, da un lato, del principio della gerarchia dei rifiuti e dall'altro del principio dell'uso a cascata della biomassa che introduce una gerarchia degli usi delle biomasse legnose in base alla quale sono prioritari una serie di altri utilizzi (ad esempio prodotti in legno, riciclaggio) rispetto alla valorizzazione energetica. A un atto delegato della Commissione europea è demandata la definizione delle pratiche non conformi al principio dell'uso a cascata delle biomasse, tenendo conto delle specificità nazionali, con la finalità di ridurre al minimo l'uso di legname tondo di qualità per la produzione di energia.
  È altresì introdotto l'obbligo per gli Stati membri di eliminare, a partire dal 31 dicembre 2026, eventuali regimi di sostegno alla produzione di energia elettrica da biomassa forestale, con alcune eccezioni tra cui impianti per la produzione di energia che attuano la cattura e lo stoccaggio della CO2 da biomassa ed in cui non sono utilizzati combustibili fossili quali combustibili principali.
  Segnala che presso la Commissione ambiente del Parlamento europeo è stato depositato un progetto di parere in cui in cui si propone tra l'altro che gli Stati membri preparino e sottopongano alla Commissione europea piani nazionali in materia di bioenergia.
  I temi oggetto della proposta di direttiva recano innovazioni molto importanti che potremo avere l'occasione di approfondire nel corso dell'istruttoria, anche tenendo conto delle sinergie e delle complementarietà con altre proposte del pacchetto Fit for 55% che sono all'esame della nostra Commissione.
  Sui predetti temi sarà inoltre opportuno acquisire elementi di informazione e di valutazione da parte del Governo nel corso dell'istruttoria, considerato che non risulta ancora trasmessa la relazione ai sensi della legge n. 234 del 2012.
  Nel ribadire che la proposta di direttiva della Commissione europea è volta a rivedere la direttiva vigente per la promozione dell'energia da fonti rinnovabili (UE 2018/2001, Renewable Energy Directive – REDII). Ricorda che sul decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 199, che ha attuato la direttiva del 2018, le due Commissioni hanno espresso un articolato parere il 28 ottobre dell'anno scorso dopo un lavoro istruttorio approfondito.Pag. 6
  Rammenta inoltre che nel PNRR sono previsti investimenti strategici per la progressiva decarbonizzazione di tutti i settori attraverso la promozione dell'utilizzo dell'energia da fonti rinnovabili e lo sviluppo di una leadership tecnologica e industriale nelle principali filiere della transizione. La proposta di direttiva, di cui oggi si avvia l'esame, reca disposizioni specifiche in relazione a diversi settori per i quali propone di introdurre o di aumentare i sotto-obiettivi. Mentre alcuni di questi obiettivi sono vincolanti, altri hanno carattere indicativo.
  Fa presente che, in primo luogo, la proposta introduce un obiettivo indicativo collettivo a livello dell'Unione europea per la quota di rinnovabili negli edifici nel 2030, pari ad almeno il 49 per cento del consumo di energia finale dell'Unione. Coerentemente con tale target, gli Stati membri dovrebbero fissare un obiettivo nazionale al 2030 per la quota di energia rinnovabile (in percentuale sul consumo di energia finale nazionale) nel settore edile nazionale, stabilire livelli minimi d'uso di energia da fonti rinnovabili negli edifici e misure volte ad aumentare la quota di energia elettrica e di riscaldamento e raffrescamento da fonti rinnovabili nel parco immobiliare, nonché utilizzare tutti gli incentivi, gli strumenti e le misure disponibili e adeguati per raggiungere le predette finalità.
  Evidenzia, inoltre, che la proposta della Commissione europea richiede agli Stati membri di impegnarsi a conseguire un aumento medio annuo di almeno l'1,1 per cento fino al 2030 delle rinnovabili nel settore industriale. Le misure adottate per raggiungere tale incremento devono essere indicate nei piani nazionali per l'energia e il clima. Uno specifico obiettivo riguarda il contributo dei combustibili rinnovabili di origine non biologica che, entro il 2030, deve costituire il 50 per cento dell'idrogeno usato nell'industria per scopi energetici e non energetici. I prodotti industriali ottenuti con energia da fonti energetiche rinnovabili o da combustibili rinnovabili di origine non biologica, o etichettati come tali, devono riportare la percentuale di energia da fonti rinnovabili o di combustibili rinnovabili di origine non biologica usati nelle fasi di acquisizione, prelavorazione delle materie prime, produzione e distribuzione.
  Segnala poi le numerose novità introdotte nel settore dei trasporti nell'ambito del quale si punta a un maggiore utilizzo delle fonti rinnovabili, attraverso la diffusione dei veicoli elettrici, dei biocarburanti avanzati e di carburanti rinnovabili. Al fine di aumentare la percentuale di energia rinnovabile in tutti i modi di trasporto dell'Unione europea, la Commissione europea propone di modificare la natura del target, che viene ora definito in termini di riduzione dell'intensità dei gas ad effetto serra e non più in termini di energia consumata nel settore. Si stabilisce un obiettivo di riduzione dell'intensità dei gas a effetto serra di almeno il 13 per cento entro il 2030 tramite l'utilizzo nel settore di combustibili rinnovabili e di energia da fonti rinnovabili. Si prevede inoltre l'aumento dell'utilizzo dei biocarburanti avanzati fino al 2,2 per cento nel 2030 e l'introduzione di un obiettivo del 2,6 per cento per i combustibili rinnovabili di origine non biologica. Un meccanismo di incentivi dovrebbe essere istituito dagli Stati membri, per consentire ai fornitori di combustibili di scambiare crediti per la fornitura di energie rinnovabili nel settore dei trasporti. Ricorda che, nell'ambito dello stesso pacchetto «Fit for 55%», la Commissione europea ha presentato una proposta di regolamento per promuovere la diffusione di veicoli a basse o zero emissioni, che prevede che dal 2035 sul territorio dell'Unione europea possano essere immatricolati solo autovetture e veicoli commerciali leggeri a emissioni zero. Sarà pertanto, come già è stato ricordato, opportuno considerare le innovazioni introdotte anche nel quadro più ampio delle misure complessivamente prospettate nell'ambito del pacchetto Fit for 55%.
  Osserva che l'introduzione dei predetti sotto-obiettivi riferiti ai combustibili rinnovabili di origine non biologica nel settore industriale e anche nei trasporti intende promuovere l'utilizzo dell'idrogeno rinnovabilePag. 7 ed è ritenuto dalla Commissione europea fondamentale per realizzare la strategia per l'idrogeno. Si tratta di obiettivi importanti, che andranno valutati anche tenuto conto dello sviluppo del mercato. Ricorda, come già segnalato in precedenza, i programmi di investimento previsti nel PNRR nazionale per la filiera dell'idrogeno.
  Per quanto concerne il settore del riscaldamento e del raffrescamento, è previsto che ogni Stato membro aumenti la quota di energia rinnovabile nel settore di almeno l'1,1 per cento come media annuale calcolata per i periodi 2021-2025 e 2026-2030, partendo dalla quota nazionale di consumo finale lordo di energia destinata al riscaldamento e raffrescamento nel 2020. Agli Stati membri si richiede di comunque di superare tale incremento minimo, aumentando entro il 2030 la quota di energia rinnovabile di una percentuale indicata nell'allegato 1-bis alla proposta. Per l'Italia la quota di riscaldamento e raffrescamento da fonti rinnovabili dovrebbe raggiungere nel 2030 almeno l'1,6 per cento. Gli Stati membri devono inserire nei piani nazionali per l'energia e il clima una valutazione del potenziale di energia da rinnovabili e dell'uso del calore e freddo di scarto, con la finalità di definire una strategia nazionale a lungo termine per la decarbonizzazione del riscaldamento e del raffreddamento. Tra le misure volte a conseguire l'incremento medio annuo richiesto, gli Stati membri possono tra l'altro prevedere misure: per la mitigazione del rischio, che riducano il costo del capitale per progetti di riscaldamento/raffreddamento da fonti rinnovabili; per la promozione di accordi per l'acquisto di calore da parte di consumatori aziendali o gruppi di piccoli consumatori; per la sostituzione programmata o l'eliminazione graduale dei sistemi di riscaldamento a combustibili fossili. L'accesso a tali misure, che includono anche regimi di sostegno o altri incentivi finanziari, deve essere assicurato a tutti i consumatori, in particolare alle famiglie a basso reddito o vulnerabili.
  Evidenzia, altresì, che gli Stati membri devono adoperarsi per incrementare la quota di energia rinnovabile e da calore o freddo di scarto nel teleriscaldamento e teleraffreddamento di almeno il 2,1 per cento come media annua calcolata per i periodi 2021-2025 e 2026-2030, prendendo come riferimento la percentuale del 2020.
  Fa anche presente che ulteriori disposizioni della proposta di direttiva riguardano l'adozione di misure per favorire la formazione di tecnici installatori qualificati, nonché per migliorare l'integrazione dell'energia rinnovabile nei sistemi energetici. Sotto quest'ultimo profilo talune previsioni indirizzate agli Stati membri sono finalizzate ad aumentare la trasparenza nei confronti di operatori, aggregatori, consumatori e utenti, relativamente alla disponibilità di informazioni, all'accesso a informazioni su capacità e potenza delle batterie, alla capacità di ricarica intelligente per i punti di ricarica, nonché alla partecipazione di sistemi piccoli e/o mobili al mercato.
  Osserva poi che la proposta prevede, infine, che gli Stati membri promuovano l'adozione di accordi di compravendita di energia rinnovabile a lungo termine, rimuovendo gli ostacoli normativi e amministrativi, e rilascino sempre garanzie di origine ai produttori. La Commissione europea ritiene che tutta l'energia rinnovabile prodotta debba ricevere una garanzia di origine per garantire la trasparenza nei confronti dei consumatori finali e per favorire la diffusione degli accordi di compravendita. La normativa vigente prevede invece la possibilità che queste non vengano rilasciate ai produttori che ricevono sostegno finanziario.
  In conclusione, ritiene che la proposta di direttiva introduca una serie di rilevanti innovazioni che potranno essere approfondite nel corso dell'istruttoria in esito alla quale le Commissioni potranno adottare un documento conclusivo nell'ambito del dialogo politico con le istituzioni dell'Unione europea. Come già rilevato nella precedente relazione, sarà inoltre opportuno acquisire elementi di informazione e di valutazione da parte del Governo circa gli elementi qualificanti della proposta.

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  Alessia ROTTA, presidente, cede quindi la parola ai relatori, Patassini per la VIII Commissione e Chiazzese per la X Commissione, per lo svolgimento delle relazioni sulla proposta di regolamento relativa all'istituzione di un meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere – carbon border adjustment mechanism.

  Tullio PATASSINI (LEGA), relatore per la VIII Commissione, nel sottolineare l'importanza del tema oggetto della proposta di regolamento in esame, relativa all'istituzione di un meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere, osserva quanto sia opportuno intervenire introducendo una compensazione, attraverso un riequilibrio di tipo economico, per quelle imprese che hanno un regime non conforme alla normativa europea per quanto riguarda le emissioni. Bisogna infatti evitare fenomeni di dumping commerciale a danno dei Paesi europei dovuti all'applicazione da parte dei medesimi Paesi europei di stringenti normative di carattere sanitario e di tutela del lavoro. A tal fine è opportuno integrare il sistema ETS in modo da poter rispondere a tale obiettivo.
  Entrando nel merito del provvedimento, fa presente che la proposta di regolamento di cui oggi le Commissioni riunite avviano l'esame, è stata presentata nell'ambito del pacchetto denominato «Pronti per il 55%» (Fit for 55%), che intende allineare la normativa europea ai nuovi obiettivi climatici per la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra.
  La proposta di regolamento disciplina l'istituzione di un meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere (Carbon Border Adjustment Mechanism, anche noto come CBAM), con la finalità di prevenire il rischio di rilocalizzazione delle emissioni di carbonio al di fuori dell'UE, derivante dall'accresciuto livello di ambizione degli obiettivi climatici europei.
  Segnalo che il meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere rappresenta una delle nuove fonti di entrata per il bilancio dell'Unione europea, come concordato in sede di approvazione del nuovo quadro finanziario pluriennale per il 2021-2027, allo scopo di fornire le risorse necessarie per rimborsare i costi di finanziamento dei prestiti contratti nel quadro di Next Generation EU e finanziare il Fondo sociale per il clima.
  Il meccanismo integra il sistema istituito per lo scambio di quote di emissioni dei gas a effetto serra dell'UE (EU Emission Trading System, ETS), applicando un prezzo per le emissioni di gas ad effetto serra alle importazioni nel territorio doganale dell'Unione di alcune categorie di merci.
  In sostanza, il nuovo strumento mira a garantire che il prezzo delle merci importate da paesi terzi tenga conto del loro tenore in carbonio, ossia delle emissioni di gas a effetto serra rilasciate durante la loro produzione. Ciò in quanto gli impianti europei che rientrano nel sistema ETS dell'UE sono soggetti al pagamento di un prezzo del carbonio valutato in base alle loro emissioni effettive e, pertanto, secondo la Commissione europea, anche i prodotti importati, inclusi nell'ambito di applicazione del nuovo regolamento, dovrebbero adeguare il prezzo delle importazioni al tenore del carbonio. Si mira, pertanto, a garantire che i prodotti importati siano trattati in modo non meno favorevole rispetto ai prodotti nazionali fabbricati negli impianti dell'UE sottoposti all'ETS.
  Ricorda che nel sistema ETS il rischio di delocalizzazione delle emissioni di carbonio è gestito con la concessione di quote gratuite, mentre nel CBAM è affrontato mediante un sistema di certificati che interessa le merci importate nel territorio doganale dell'Unione.
  Nelle intenzioni della Commissione europea, il CBAM è destinato a sostituirsi alle assegnazioni di quote gratuite di cui beneficiano le imprese nell'ambito del sistema ETS e che, a partire dall'avvio del CBAM nel 2026, verranno gradualmente ridotte ad un ritmo annuale del 10 per cento fino ad essere eliminate nel 2035, come previsto dalla proposta di revisione del sistema ETS. Per consentire ai produttori, agli importatori e agli operatori commerciali di adeguarsi al nuovo regime, la riduzione dell'assegnazione gratuita delle quote dovrebbe essere attuata progressivamente in attesa dell'introduzione graduale del CBAM, Pag. 9al fine di garantire che non siano cumulative.
  Sarà, pertanto, importante tenere conto delle sinergie con la proposta di revisione del sistema ETS, che rappresenta uno dei pilastri del pacchetto «Pronti per il 55%» e che è all'esame della nostra Commissione. Si tratta peraltro di uno dei punti oggetto di discussione nell'ambito dell'esame presso le istituzioni dell'UE e che sarà opportuno approfondire nel corso dell'istruttoria.
  Ricorda che la proposta di regolamento della Commissione europea è all'esame dei colegislatori: in particolare, la proposta è stata assegnata alla Commissione per l'Ambiente, la sanità e la sicurezza alimentare (ENVI) del Parlamento europeo ed è oggetto di discussione presso un gruppo di lavoro nell'ambito del Consiglio. Il Consiglio Ambiente previsto per il prossimo 17 marzo dovrebbe fare il punto sullo stato dei lavori delle proposte del pacchetto Fit for 55%.
  Come ricordato inizialmente il CBAM rappresenterà una delle nuove fonti di entrata del bilancio dell'UE. Nella proposta di decisione che modifica il quadro delle risorse proprie recentemente presentata, la Commissione europea propone di applicare un'aliquota uniforme di prelievo pari al 75 per cento delle entrate derivanti dalla vendita di certificati, che sarà trasferito al bilancio dell'UE.

  Giuseppe CHIAZZESE (M5S), relatore per la X Commissione, intervenendo da remoto, ad integrazione di quanto esposto dal relatore per la VIII Commissione, illustra le parti di principale interesse per la X Commissione, osservando, preliminarmente che il meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere consiste in un sistema in base al quale un soggetto autorizzato presenta all'autorità competente una dichiarazione annuale delle emissioni incorporate nelle merci importate e restituisce un certo numero di certificati CBAM corrispondenti alle emissioni dichiarate.
  Segnala che considerato – come è stato ricordato – che le assegnazioni a titolo gratuito di quote nell'ambito del sistema ETS dell'Unione europea saranno gradualmente eliminate di 10 punti percentuali all'anno per 10 anni a partire dal 2026, in questo periodo i certificati CBAM devono essere adeguati per riflettere l'entità delle quote ETS assegnate a titolo gratuito agli impianti che producono, all'interno dell'Unione, le merci oggetto dello stesso CBAM.
  Osserva che sono previste sanzioni nei confronti del dichiarante autorizzato che non restituisca, entro il 31 maggio di ogni anno, un numero di certificati CBAM corrispondente alle emissioni incorporate nelle merci importate nel corso dell'anno precedente.
  Fa presente che la proposta della Commissione europea prevede che ciascuno Stato membro designi un'autorità competente per l'adempimento degli obblighi derivanti dal regolamento, che deve concedere l'autorizzazione a chi ne abbia fatto richiesta e istituire un registro nazionale dei dichiaranti autorizzati contenente i dati relativi ai certificati CBAM. Fermo restando che occorrerà attendere gli sviluppi negoziali nella definizione della proposta, a livello nazionale occorrerà identificare l'autorità competente.
  Segnala che l'entrata in vigore del regolamento istitutivo del CBAM è prevista per il 1° gennaio 2023 e la durata del periodo transitorio è fissata in tre anni (fino al 31 dicembre 2025), durante il quale il CBAM dovrebbe consistere in un obbligo di comunicazione senza adempimenti finanziari. Le merci sottoposte al meccanismo sono elencate nell'Allegato I: cemento, energia elettrica, concimi, ghisa, ferro e acciaio, alluminio. Si tratta delle merci individuate per la prima attuazione del meccanismo che dovrebbe successivamente essere esteso ad una gamma di prodotti più ampia.
  Evidenzia che secondo la valutazione d'impatto elaborata dalla Commissione europea, nei settori interessati dal CBAM, l'Italia nel 2020 detiene quote importanti di importazioni ed esportazioni, specie nei settori del ferro e dell'acciaio. Una valutazione dell'ampliamento dell'ambito di applicazione del regolamento alle emissioni indirette e alle merci diverse da quelle già elencate nell'allegato I sarà effettuata dalla Commissione europea in una relazione al Pag. 10Parlamento europeo e al Consiglio prima della fine del periodo di transizione. Evidenzia che gli effetti concreti nonché le modalità operative di attuazione del CBAM dovranno, pertanto, essere analizzati anche alla luce della valutazione di medio termine prevista dalla proposta prima che lo strumento divenga operativo.
  Segnala inoltre che la proposta di regolamento demanda la disciplina di una serie di aspetti ad atti delegati della Commissione europea la cui adozione consentirà una verifica delle conseguenze dell'attuazione del CBAM per i singoli settori.
  Da ultimo, rimarca che uno dei punti rilevanti alla base dell'istituzione del meccanismo è rappresentato dalla compatibilità con le regole dell'Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC). La Commissione europea precisa che il meccanismo garantisce la compatibilità con le regole dell'Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO) e che, nella valutazione di impatto, sono state analizzate sei diverse opzioni al fine di tenere conto delle esigenze dell'OMC e degli impegni internazionali dell'Unione europea, quali gli accordi di libero scambio conclusi dall'Unione europea o il trattato che istituisce la Comunità dell'energia. Ricorda infine che la necessità della compatibilità del meccanismo con le norme dell'OMC e con gli accordi di libero scambio dell'Unione europea è stata sottolineata anche dal Parlamento europeo nella risoluzione del 10 marzo 2021.
  In conclusione, nel sottolineare l'esigenza che le Commissioni procedano ad un breve ciclo di audizioni, reputa opportuno che le stesse esaminino, nell'ambito del dialogo politico con le istituzioni dell'Unione europea, la proposta di regolamento, nella prospettiva di adottare un documento in esito all'istruttoria che sarà svolta.

  Alessia ROTTA, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 16.35.

RISOLUZIONI

  Lunedì 21 febbraio 2022. — Presidenza della presidente della VIII Commissione Alessia ROTTA indi della presidente della X Commissione Martina NARDI.

  La seduta comincia alle 16.35.

7-00716 Gagliardi: Iniziative per la dismissione della centrale a carbone «E. Montale» di La Spezia-Vallegrande.
(Discussione e rinvio).

  Le Commissioni iniziano la discussione della risoluzione.

  Manuela GAGLIARDI (CI), nel ringraziare le presidenti per la disponibilità ad avviare la discussione della risoluzione a sua prima firma, evidenzia come questa – sottoscritta da rappresentanti di tutte le forze presenti in Parlamento – abbia ad oggetto un tema assai rilevante, ovvero la chiusura della centrale Montale nel territorio di La Spezia-Vallegrande.
  Fa presente che la città di La Spezia ha dato molto al Paese sotto il profilo della produzione dell'energia negli ultimi decenni, con conseguenze ambientali assai rilevanti sin dai tempi in cui sotto il profilo ambientale non si registrava la sensibilità odierna e le misure adottate per ridurre l'impatto negativo erano assai meno stringenti. Né era all'ordine del giorno con cui lo è in questo periodo il tema della neutralità emissiva e climatica, da raggiungere attraverso la decarbonizzazione del sistema energetico.
  Dal momento in cui è stata presentata la risoluzione ad oggi sono state effettivamente chiuse tutte le linee di produzioni a carbone, l'ultima il 31 dicembre 2021, ma è stata contestualmente avviata nel 2019 dall'allora Ministro dell'ambiente la riconversione in centrale a gas. Osserva che un impianto a gas è certamente meno impattante di un impianto a carbone, ma anche su di esso si registra l'ostilità da parte di alcuni dei territori coinvolti, probabilmente anche in ragione del prezzo pagato in passato per la presenza della centrale a carbone. Tale processo di riconversione al gas è attualmente nella fase dell'autorizzazione VIA e risulta che vi sia stato un sostanziale Pag. 11nulla osta, sul piano tecnico alla sua prosecuzione.
  In questo ambito, la risoluzione mira ad impegnare il Governo a non proseguire il percorso a dismettere la centrale, insediando nel sito attività di minor impatto sul territorio. Ricorda infatti che tutti i consigli dei comuni della provincia di La Spezia si sono espressi in senso contrario anche alla riconversione a gas e che la regione Liguria, seppur non ancora formalmente, ha già preannunciato che non esprimerà alcuna intesa, che, seppur obbligatoria ma non vincolante, esprime un chiaro indirizzo della volontà della comunità interessata.
  Auspica pertanto che il Governo, anche in ragione dell'unanimità che caratterizza tale atto, possa accogliere l'impegno richiesto, ascoltando le richieste dei territori.

  Lorenzo VIVIANI (LEGA),riallacciandosi a quanto esposto dalla deputata Gagliardi, precisa che oggi è un giorno importante anche perché i consigli comunali hanno formalizzato con appositi ordini del giorno la loro contro contrarietà alla conversione della centrale, così come ha fatto la regione Liguria. Evidenzia che tale posizione contraria è condivisa da tutti i partiti politici cosa che fa quindi pensare che non si tratti di un no ideologico al gas in quanto è noto l'apporto questo può dare alla transizione ecologica. Ma la vera questione è che tale conversione riguarderebbe un impianto posto in un territorio, quello spezzino, dove da tempo erano sorte aspettative assai diverse e che comprende ambiti territoriali già inquinati e bisognosi di forti investimenti di bonifica. Ribadisce quindi che questa è una posizione contraria che trova origine dalla peculiarità della zona. Auspica i necessari approfondimenti da parte delle Commissioni attraverso audizioni ove sarà importante anche ascoltare gli esponenti del territorio nonché istituzioni tecniche che possono dare una descrizione delle prospettive sull'inquinamento di quei luoghi.

  Alessia ROTTA, presidente, prende atto della richiesta del collega Viviani di svolgere audizioni su tale tema e, concorde la presidente Nardi, fissa il termine per le richieste di audizione a giovedì 24 febbraio alle ore 18.
  Nessun altro chiedendo di intervenire rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

7-00779 De Toma e 7-00787 Benamati: Iniziative finalizzate a fronteggiare l'aumento delle bollette di luce e gas e a favorire la produzione nazionale di energia da fonti rinnovabili.
(Seguito discussione congiunta e rinvio).

  Le Commissioni proseguono la discussione delle risoluzioni rinviata il 15 febbraio 2022.

  Tullio PATASSINI (LEGA) sottolinea con forza la centralità del tema oggetto delle risoluzioni in discussione, già da tempo all'attenzione del Parlamento grazie al tempestivo grido di allarme lanciato per primo proprio dal proprio gruppo sin dall'estate scorsa, in cui si registrava il primo aumento del costo dell'energia. Grazie proprio ad un emendamento della Lega, infatti, i ministri Giorgetti e Cingolani, oltre che ovviamente il presidente Draghi, hanno delineato una strategia che ha previsto adeguati stanziamenti a partire dall'ultimo trimestre del 2021, implementati con lo stanziamento nella legge di bilancio e ancora 1,8 miliardi per il sostegno al mondo delle imprese, stanziati nel cosiddetto «decreto sostegni-ter» attualmente all'esame del Senato. A tali interventi si aggiungeranno, nei prossimi giorni, ulteriori consistenti stanziamenti nel «decreto caro bollette» approvato dal Consiglio dei Ministri qualche giorno fa e che a breve sarà trasmesso al Parlamento per la conversione. La strada, quindi, è definita e traccia il percorso di un Governo che attraverso una scelta precisa intende rispondere in modo concreto all'aumento dei costi dell'energia, per compensarne gli effetti e proteggere i bilanci familiari dalle gravi conseguenze economiche che da esso derivano.
  Condividendo convintamente l'obiettivo della transizione, osserva che ad esso si deve sempre accompagnare una riflessione sulle conseguenze economiche e sociali che Pag. 12questa comporta, e invita a guardare in modo neutro a tutte le fonti energetiche, incluso il nucleare, sul quale altri Paesi si stanno orientando anche attraverso azioni concrete e investimenti adeguati.
  Nel ringraziare quindi i presentatori delle risoluzioni in discussioni per aver portato il tema all'attenzione delle Commissioni, preannuncia la presentazione di una risoluzione su analogo argomento anche da parte del proprio gruppo.

  Massimiliano DE TOMA (FDI) rinviando a quanto già esposto nella seduta precedente ricorda che l'esigenza di discutere le risoluzioni in materia è sorta anche per rispondere alle emergenze presenti ma soprattutto per cercare di individuare ed applicare una strategia energetica del Paese al fine di evitare dipendenze da Paesi terzi fornitori. La questione quindi non è rivendicare la primogenitura di tali iniziative perché la cosa importante è di mettere in grado le Commissioni di contribuire ad individuare una strategia di medio e lungo periodo. Ribadisce quindi di ritenere indispensabili approfondimenti istruttori attraverso audizioni, anche se compatibilmente con i tempi che il Parlamento dovrà dedicare ai lavori concernenti l'annunciato decreto in materia di energia deliberato nell'ultimo Consiglio dei ministri, anche se ritiene che tale lavoro si possa essere svolto anche in modo, di fatto, integrato tra approfondimento delle risoluzioni ed esame del decreto. Conclude evidenziando che l'intenzione di tutti dovrebbe essere quella di fare un buon lavoro su temi così rilevanti per il sistema imprenditoriale italiano che si trova nella necessità di avere risposte concrete da parte della politica. Auspica quindi un celere dibattito per arrivare in breve ad una soluzione.

  Luca SUT (M5S) annuncia che il suo gruppo intende presentare una risoluzione sui temi all'esame. Si dice anche d'accordo circa lo svolgimento di audizioni sui temi delle risoluzioni cercando, eventualmente, di ottimizzare i tempi anche tenuto conto delle esigenze dei lavori parlamentari sul menzionato decreto recentemente deliberato dal Consiglio dei ministri.

  Martina NARDI, presidente, fa presente che le presidenze delle Commissioni hanno fatto ogni sforzo possibile per iniziare e proseguire tempestivamente la discussione delle risoluzioni in titolo, visto il loro rilevante argomento. Tuttavia le corre l'obbligo di segnalare che qualora dovesse essere assegnato all'esame il citato decreto sui costi dell'energia il Parlamento non potrebbe che occuparsi prioritariamente di quest'ultimo. Crede anche che la discussione delle risoluzioni al momento è in predicato di proseguire e pertanto invita i gruppi a segnalare entro le 18 del prossimo giovedì la richiesta dei soggetti da ascoltare in audizione.
  Nessun altro chiedendo di intervenire rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 16.55.