CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 6 luglio 2021
618.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Commissioni Riunite (III e IV)
COMUNICATO
Pag. 13

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO
DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

  Gli uffici di presidenza si sono riuniti dalle 16.10 alle 16.20.

ESAME DI DELIBERAZIONI DEL GOVERNO AI SENSI DEGLI ARTICOLI 2 E 3 DELLA LEGGE 21 LUGLIO 2016, N. 145

  Martedì 6 luglio 2021. — Presidenza del presidente della III Commissione, Piero FASSINO, indi del presidente della IV Commissione, Gianluca RIZZO. – Intervengono il sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale, Manlio Di Stefano, e il sottosegretario di Stato per la Difesa, Giorgio Mulè.

  La seduta comincia alle 16.20.

Deliberazione del Consiglio dei ministri in merito alla partecipazione dell'Italia a ulteriori missioni internazionali per l'anno 2021, adottata il 17 giugno 2021.
(Doc XXV, n. 4).
Relazione analitica sulle missioni internazionali in corso e sullo stato degli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, riferita all'anno 2020, anche al fine della relativa proroga per l'anno 2021, deliberata dal Consiglio dei ministri il 17 giugno 2021.
(Doc XXVI, n. 4).
(Esame congiunto e rinvio).

  Le Commissioni iniziano l'esame congiunto dei provvedimenti.

  Gennaro MIGLIORE (IV), relatore per la III Commissione, ricorda che la Deliberazione Pag. 14 sulle missioni s'inserisce in uno scenario di sicurezza reso più complesso e volatile dall'emergenza pandemica e nel quale i due pilastri della politica di sicurezza e difesa dell'Italia, UE e NATO, sono entrambi impegnati in un inevitabile processo di revisione strategica.
  Evidenzia che Bruxelles, da un lato, sta elaborando la sua «bussola strategica», in cui si cercherà anche di definire il livello di ambizione della sua cd. «autonomia strategica», che nelle intenzioni italiane deve rappresentare un contributo al sistema di sicurezza incentrato sull'Alleanza Atlantica. Quest'ultima, dall'altro, si è avvalsa di un comitato di esperti per l'elaborazione di proposte per rafforzare la dimensione politica della NATO e abbozzare, forse, le ragioni per una revisione del Concetto strategico del 2010, meglio definendo il ruolo dell'Alleanza nell'ambito delle dinamiche globali attuali e delle relazioni interne alla NATO stessa.
  Segnala che, in tale contesto, gli obiettivi prioritari delle missioni internazionali e degli interventi di cooperazione allo sviluppo sono la stabilizzazione delle crisi in atto, la gestione ordinata dei processi di transizione e il sostegno ad agende riformiste inclusive. Sono queste le priorità che il nostro Paese ha individuato nell'ambito del ruolo-guida in seno alla missione EUTM in Somalia ed alla forza NATO in Kosovo (KFOR), nonché quello che conta di giocare nel rafforzamento della Missione NATO in Iraq (NMI) e nella missione EUNAVFORMED Irini, soprattutto alla luce della proroga di un anno del mandato dell'operazione a seguito della proroga della Risoluzione 2292/2016 da parte del Consiglio di Sicurezza dell'ONU.
  In relazione al «Mediterraneo allargato», rileva che le missioni internazionali rivestono un ruolo fondamentale a supporto della nostra strategia multidimensionale, tesa, nel lungo periodo, a contribuire alla stabilizzazione dei Paesi che si affacciano sulle sponde sud ed est del Mediterraneo, abbinando la componente civile e militare dei nostri interventi.
  Confida che questo approccio possa ottenere un forte sostegno anche da parte dell'Assemblea Parlamentare Mediterranea (PAM), alla cui Presidenza ricorda di essere stato eletto il 2 giugno scorso, approfondendo la cooperazione con le Nazioni Unite – accanto a quelle già in essere con il Consiglio d'Europa, l'OSCE, il Parlamento europeo e la NATO – per farne sempre più una delle sedi istituzionali più rilevanti sul piano della «diplomazia parlamentare», all'interno della quale possono dialogare rappresentanti parlamentari di tutta l'area, compresi israeliani e palestinesi, siriani e libici.
  Osserva che il nostro Paese, come testimoniato anche dagli intensi contatti a livello governativo e parlamentare, sostiene con convinzione il processo di stabilizzazione libica ed, in particolare, l'azione delle Nazioni Unite e della Missione UNSMIL, ora guidata dall'Inviato Speciale del Segretario Generale, Jan Kubiš, per promuovere il dialogo intra-libico.
  Ricorda che il processo politico ha condotto a marzo 2021 all'insediamento delle nuove autorità esecutive transitorie, che dovranno condurre il Paese alle elezioni nazionali previste il 24 dicembre 2021, alle quali il nostro Paese annette grandissima importanza.
  A livello europeo, evidenzia che il nostro Paese si è fatto promotore di un ruolo più attivo dell'UE nel dossier riguardante l'attuazione dei seguiti della Conferenza di Berlino sulla Libia del 19 gennaio 2020 e del 23 giugno scorso e, in particolare, nell'ambito del monitoraggio dell'embargo ONU, favorendo l'avvio dell'Operazione EUNAVFORMED Irini, alla quale contribuisce attivamente ospitandone il Quartier generale e fornendo il Comando operativo.
  Nell'ambito dei seguiti della Conferenza di Berlino, segnala che l'Italia co-presiede (insieme a UNSMIL, Francia, Regno Unito, Turchia e Unione africana) il «Security Working Group» dell'International Follow-up Committee sulla Libia (IFCL), che continua ad avere un cruciale ruolo di sostegno all'attuazione concreta dell'accordo sul cessate il fuoco sottoscritto a Ginevra il 23 ottobre 2020, che ha istituzionalizzato la tregua de facto che si è stabilita sul terreno e ha contribuito ad Pag. 15instaurare un clima costruttivo e di rinnovata fiducia fra le parti.
  Osserva che non meno rilevante è la dimensione economica del dialogo intra-libico, che ha portato negli ultimi mesi all'unificazione del tasso di cambio ufficiale, alla ripresa dei lavori del Consiglio direttivo della Banca centrale ed alla presentazione di un bilancio nazionale unificato.
  A suo avviso, non si possono sottacere, tuttavia, le numerose criticità circa la sua effettiva attuazione alla luce del contesto sul terreno, caratterizzato da frammentazione dei gruppi armati e dalla presenza di combattenti stranieri e mercenari, dei quali andrà monitorata l'affettiva adesione agli impegni concordati nonché le criticità sul terreno del rispetto dei diritti umani.
  Sottolinea che i Paesi del Medio Oriente si trovano al centro delle più importanti crisi geopolitiche internazionali. La guerra civile in Siria – con la perdurante operatività nel Paese di cellule dello Stato Islamico e gruppi affiliati ad Al Qaeda –, la questione israelo-palestinese, ritornata con forza al centro dell'agenda internazionale sia con gli Accordi di Abramo e la conseguente normalizzazione tra Israele ed alcuni Stati arabi, sia rispetto ad ulteriori conflitti che si sono determinati e alla profonda crisi politico-economica che sta attraversando il Libano costituiscono altrettanti fattori d'instabilità sia a livello regionale sia globale, con riflessi importanti sul piano migratorio e della sicurezza sugli stessi Paesi europei.
  Proprio con riferimento al Libano, evidenzia la missione «Emergenza Cedri», finalizzata ad eccezionali interventi umanitari, svolta dalle nostre Forze armate a seguito della drammatica esplosione che ha devastato il porto e parte della città di Beirut il 4 agosto dello scorso anno, per il cui il Governo intende chiedere, con la Deliberazione in esame, l'autorizzazione delle Camere, sebbene tale missione sia già conclusa.
  Precisa che l'azione italiana rimane finalizzata, in primo luogo, a contribuire a una de-escalation delle crisi a livello regionale che hanno il proprio fulcro nel teatro siriano, fra cui le tensioni tra Iran e Israele e tra la Turchia e le componenti curde nel Nord-Est del Paese.
  Per quanto riguarda il terrorismo, sottolinea la rilevanza dell'impegno italiano nella lotta al Daesh. Il gruppo, pur avendo perso la propria dimensione territoriale, continua ad operare sotto forma di insorgenza in Iraq, Siria e, tramite proprie affiliazioni e l'incessante proselitismo, in altre aree del globo, in particolare nel Sahel. Ricorda che Daesh non solo è in grado di ispirare attacchi a tutte le latitudini, ma conserva risorse e capacità per contribuire alla loro realizzazione.
  Segnala che l'Italia prosegue il proprio impegno nella cornice della Coalizione anti-Daesh a guida statunitense, sotto il profilo sia militare sia civile, ed è tra i principali contributori in Iraq in termini di unità militari.
  Evidenzia che abbiamo svolto attività di addestramento di forze militari e di polizia irachene e curde, sospese a inizio 2020 per il deterioramento del quadro di sicurezza e per l'emergenza sanitaria da COVID-19.
  Rileva che l'Italia continua ad effettuare operazioni di intelligence, ricognizione e sorveglianza (ISR) e attività di rifornimento in volo, mentre, in ambito civile, partecipa alle attività dei gruppi di lavoro della Coalizione e co-presiede, con Stati Uniti e Arabia Saudita, il gruppo per il contrasto al finanziamento di Daesh.
  Sottolinea che il nostro Paese prende parte, inoltre, alla stabilizzazione del Nord-Est della Siria, attraverso un contributo a programmi nei settori agricolo, sanitario, dell'istruzione, dello sminamento umanitario e del rafforzamento della governance locale. L'Italia promuove inoltre, assieme agli USA, una riflessione multilaterale sul possibile impiego degli strumenti della Coalizione nel contrasto a Daesh in altre aree del globo, segnatamente in Africa occidentale e Sahel.
  Osserva che tale questione sarà oggetto di un approfondito dibattito in occasione della Conferenza ministeriale plenaria della Coalizione, che l'Italia ospiterà in presenza nel corso di quest'anno. Quanto all'Africa occidentale, menziona l'imminente missione Pag. 16 in Mozambico, il cui avvio potrebbe essere approvato in occasione del Consiglio Affari esteri dell'UE del prossimo 12 luglio a seguito dell'approvazione da parte del Comitato politico e di sicurezza intervenuta nella riunione del 29 giugno scorso.
  Evidenzia che l'Italia assicura il sostegno politico alla missione europea EMASOH (European-led Maritime Awareness in the Strait of Hormuz), nata su iniziativa francese a seguito delle azioni di sabotaggio ai danni di petroliere di varie nazionalità nell'estate 2019 nello Stretto di Hormuz, da cui passa circa un terzo del petrolio movimentato via mare.
  Ricorda che la seconda nuova missione è invece in Somalia, dove un rappresentante italiano prenderà parte alla United Nations Assistance Mission (UNSOM).
  Segnala che la sicurezza dell'area è connessa anche alla ripresa del dialogo tra USA e Iran, che l'Amministrazione Trump ha interrotto in favore di una politica della «massima pressione». In risposta a quell'approccio, l'Iran ha avviato un graduale disimpegno dall'intesa sul nucleare, il JCPoA.
  Precisa che l'Italia mantiene tradizionalmente un dialogo costruttivo con tutti gli Stati del Golfo. Segnala, peraltro, che nel recente passato abbiamo ricevuto da Arabia Saudita e Kuwait richieste di contributo alle rispettive dotazioni antimissile, sulle quali è lecito esprimere qualche riserva considerando le attuali pessime relazioni diplomatiche e militari tra Roma e Abu Dhabi.
  Ricorda, infatti, che il Governo emiratino ha appena disposto che l'Italia lasci al più presto la base aerea di al-Minhad, gestita da un centinaio di uomini dell'Aeronautica e utilizzata per lo scalo dei velivoli italiani e le operazioni logistiche da e per i contingenti nazionali in Iraq, Afghanistan, Gibuti e Somalia.
  Sottolinea che, com'è noto, in ambito NATO è stato deciso di porre termine alla missione «Resolute Support» (RSM) in Afghanistan, avviando il ritiro delle forze internazionali a partire dal 1° maggio 2021. Al riguardo rileva che, nonostante i numerosi ostacoli che permangono sul cammino verso la riconciliazione nazionale, incluso l'elevato livello della violenza sul terreno, il processo di pace intra-afghano offre l'unica opzione percorribile per porre fine al conflitto pluridecennale che affligge il Paese.
  Evidenzia che, oltre all'attenzione alla cruciale dimensione securitaria, per il nostro Paese sarà prioritario preservare in Afghanistan le conquiste in termini di protezione dei diritti umani della popolazione civile, in particolare a beneficio di donne, bambini e appartenenti a minoranze.
  Al riguardo, segnala che l'impegno italiano in Afghanistan è di grande consistenza anche sotto il profilo della cooperazione allo sviluppo: dal 2001 ad oggi sono stati stanziati per interventi di sviluppo e di emergenza circa 900 milioni di euro, la maggior parte dei quali a dono. Grazie a questi fondi sono state realizzate, fra l'altro, infrastrutture capaci di migliorare la rete di trasporti all'interno del Paese e verso l'esterno, con benefici economici considerevoli anche nel lungo termine.
  In ambito Nazione Unite, sottolinea che il nostro contributo al mantenimento della pace e della sicurezza internazionale si fonda sulla convinzione del legame indissolubile tra pace e sicurezza, crescita, sviluppo e diritti umani e del carattere multidimensionale delle crisi e dei conflitti, che si traduce in un approccio onnicomprensivo, che considera tutto il ciclo della pace, ponendo al contempo un'enfasi particolare sulla prevenzione dei conflitti, anche mediante un ricorso più sistematico allo strumento della mediazione, e sulle attività di stabilizzazione post-conflitto, al fine di contrastare il riemergere delle crisi.
  Segnala che proprio in tale quadro s'inserisce l'azione italiana a favore dell'incremento delle iniziative e delle capacità delle Nazioni Unite in tali settori, in particolare in aree geografiche di primario interesse per il nostro Paese – Mediterraneo, Libia, Siria, Yemen, Sahel e Corno d'Africa –, mediante contributi al Fondo fiduciario del Dipartimento per gli Affari politici e il consolidamento della pace, al Fondo per il consolidamento della pace (Peacebuilding Fund) e all'Ufficio delle Nazioni Unite per la prevenzione del genocidio e delle altre atrocità di massa. Pag. 17
  Rileva che un altro fondamentale ambito ove si sviluppa la nostra azione è l'impegno italiano nelle operazioni e missioni – militari e civili – dell'Unione europea, orientato ad un duplice obiettivo: rafforzare l'azione per la sicurezza del nostro Paese e sostenere la politica di sicurezza e difesa europea, per consentire all'UE di incrementare la propria capacità di agire sulla scena internazionale, nel quadro di un approccio integrato alla gestione delle crisi.
  Precisa che senza una solida componente di sicurezza civile-militare, che può essere messa a disposizione solo dagli Stati membri, l'effetto delle ingenti risorse spese dalla UE nelle varie iniziative in zone di crisi risulta inevitabilmente depotenziato.
  Evidenzia che tale approccio non solo è in linea con la Strategia Globale dell'Unione europea del 2016 – che ha posto le premesse per un salto di qualità della Politica di sicurezza e difesa Comune (PSDC) dell'UE –, ma è coerente con lo stesso impianto multidimensionale degli strumenti normativi nazionali in materia di missioni all'estero.
  In questo contesto, sottolinea l'obiettivo di assicurare la massima coerenza dell'azione italiana a sostegno della PSDC militare e di quella civile (volta a favorire lo sviluppo di capacità presso Paesi terzi), tanto garantendo un impegno sul campo tramite una nostra presenza in quasi tutte le missioni attualmente in essere, quanto tramite un'azione costante di definizione delle politiche a livello UE.
  In questo ambito, segnala la costituzione del Centro di eccellenza per il Crisis Management civile, su iniziativa della Germania, di cui l'Italia è membro dal mese di ottobre 2020. Come parte del sostegno italiano al quadro di sicurezza dell'UE, ricorda che l'Italia contribuisce anche al Centro di eccellenza di Helsinki per il contrasto alle minacce ibride e all'European Institute of Peace, che affianca l'UE nelle iniziative di mediazione in zone di conflitto.
  Rileva che il consolidamento della Politica di sicurezza e difesa dell'Unione Europea contribuisce anche al rafforzamento della cooperazione NATO-UE, come dimostrano le Dichiarazioni congiunte adottate in occasione dei Vertici NATO di Varsavia (2016) e Bruxelles (luglio 2018) e l'approvazione di settantaquattro proposte di interazione in diverse aree tematiche (contrasto alle minacce ibride; operazioni, inclusa la dimensione marittima; sicurezza e difesa cibernetica; sviluppo delle capacità militari; industria della difesa; esercitazioni; attività di defence and security capacity building con Paesi partner).
  Osserva che, in uno spirito di complementarità, che eviti duplicazioni e rafforzi il legame transatlantico, è nostro interesse continuare a promuovere una cooperazione sempre più stretta tra NATO e UE, in particolare in ambiti come il contrasto alle minacce ibride, la mobilità militare e le esercitazioni congiunte, al fine di migliorare le best practices e l'interoperabilità, i cui compiti principali sono la difesa collettiva, la gestione delle crisi e la sicurezza cooperativa. Segnala che la NATO ha dato avvio negli ultimi anni a un processo di adattamento a 360 gradi, volto a rafforzare la postura di deterrenza e difesa per meglio far fronte alle minacce convenzionali e non, provenienti da attori statali e non statali, oltre che da tutte le direzioni strategiche.
  Evidenzia che, su impulso italiano, maggiore attenzione viene inoltre dedicata al fianco sud dell'Alleanza, sia in termini di pianificazione militare (per assicurare l'adeguata reattività in caso di minacce imminenti) sia di rafforzamento del dialogo politico e della cooperazione pratica con i Paesi partner della regione MENA.
  Al riguardo, segnala che l'hub NATO per il Sud di Napoli contribuisce a valutare, analizzare, seguire e rispondere in modo più efficace alle sfide del quadrante meridionale.
  Sottolinea che il contributo dell'Italia alle attività della NATO, sia in territorio alleato sia nelle operazioni e missioni fuori area – in particolare in Afghanistan, Kosovo e Iraq – è considerato uno degli aspetti più qualificanti del nostro contributo al burden sharing alleato. Pag. 18
  Nell'ambito dell'impegno dell'Italia nella promozione del valore del multilateralismo e di un approccio cooperativo alle politiche di sicurezza, ricorda l'azione svolta dal nostro Paese in seno all'OSCE, in particolare nel triennio delle nostre Presidenze (Presidenza del Gruppo OSCE di Contatto Mediterraneo nel 2017, dell'Organizzazione nel 2018, del Gruppo OSCE di Contatto Asiatico nel 2019).
  Segnala che tali esigenze sono state rese ancora più stringenti dal riaccendersi nel 2020 di conflitti interni alla regione, quali quello in Nagorno-Karabakh, nella riaffermazione del principio fondante dell'Organizzazione sull'indivisibilità della sicurezza delle aree euro-atlantica, euro-asiatica ed euro-mediterranea.
  In questo quadro, rileva che è proseguita la costante azione condotta dall'Italia volta a favorire la stabilizzazione dell'area dei Balcani Occidentali e del Partenariato orientale, sulla quale la Commissione Affari esteri ha focalizzato la propria attenzione in questi ultimi mesi attraverso ottimi incontri interparlamentari costanti e mirati.
  Tale azione si è concretizzata anche attraverso specifici interventi a sostegno della cooperazione a livello regionale, in particolare a favore della Fondazione permanente Segretariato dell'Iniziativa Adriatico-Ionica (IAI) e del Fondo dell'Iniziativa centro-europea (InCE), presso la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (BERS), con la prospettiva di favorire il progressivo percorso di integrazione europea dei Paesi non UE che sono membri delle due iniziative.
  Relativamente alla Fondazione Segretariato permanente IAI, segnala come il percorso di stabilizzazione attraverso il rafforzamento dell'ancoraggio regionale ed europeo della Macedonia del Nord, avviato con l'adesione alla IAI durante la Presidenza di turno italiana del 2018, sia proseguito durante tutto il 2019 attraverso il supporto del Segretariato IAI alla richiesta di adesione di Skopje anche alla Strategia UE per la Regione Adriatico-Ionica (EUSAIR).
  Sottolinea che, dato lo stallo che l'avanzamento del processo di integrazione europea della Macedonia del Nord e dell'Albania aveva conosciuto a seguito delle conclusioni del Consiglio Europeo del giugno e dell'ottobre 2019 (quando era mancata la necessaria unanimità per aprire i negoziati di adesione con i due Paesi, unanimità che è poi stata raggiunta in occasione del Consiglio Europeo del 26 marzo 2020) l'ancoraggio dei due Paesi, e della Macedonia del Nord in particolare, a IAI e EUSAIR ha svolto un ruolo fondamentale ai fini del processo di adesione e quindi della stabilizzazione della regione.
  In relazione al quadrante dell'Africa sub-sahariana, evidenzia una situazione di perdurante emergenza, caratterizzata da una mobilità forzata della popolazione, dal mancato accesso di parte di essa ai servizi di base, da crisi alimentari ricorrenti e da elevata vulnerabilità nutrizionale, aggravata dall'inadeguatezza dello sviluppo rurale, dai fenomeni di iper-urbanizzazione nelle principali città e della carenza di servizi sociali.
  Segnala due aree di crisi principali i cui fronti, malgrado l'impegno finora profuso, si stanno ampliando e rischiano di fondersi in un'unica area: quella saheliana, che man mano si estende sempre più verso l'area del Golfo di Guinea, e quella del Corno d'Africa allargato, dove una molteplicità di attori – anche esterni – determina una situazione di instabilità che dura da diversi decenni, le cui propaggini di scontri inter-etnici ed inter-tribali nonché di fondamentalismo violento si stanno sempre più estendendo verso sud, arrivando a coinvolgere Tanzania e Mozambico, oggetto – come menzionato – di un'apposita riflessione in sede di Consiglio europeo.
  Osserva che nel Sahel, la situazione securitaria appare particolarmente critica nella «zona delle tre frontiere» (Niger, Mali, Burkina Faso) e nell'area del bacino del Lago Ciad, area nella quale confluiscono Nigeria, Niger, Camerun e Ciad, dove si assiste ad un aumento delle attività del gruppo terroristico Boko Haram nei confronti delle popolazioni civili, nonché di altri gruppi terroristici che hanno giurato Pag. 19fedeltà al sedicente Stato islamico. In una regione caratterizzata da Stati fragili, molti dei quali sono stati o saranno impegnati in importanti e delicati processi elettorali nei prossimi mesi, l'instabilità politica derivante dal crescente malcontento delle popolazioni locali nei confronti delle élite al potere, culminata da ultimo nel colpo di Stato militare in Mali dell'8 agosto scorso, rischia di creare un mix potenzialmente esplosivo.
  Evidenzia che nell'area del Corno d'Africa nuovi potenziali scenari di pace si sono aperti con l'avvio di una dinamica lenta ma comunque distensiva tra Etiopia ed Eritrea, in grado di innescare un processo di integrazione regionale allargato anche alla Somalia, con la formazione di un governo di transizione in Sud Sudan e con gli sviluppi politici interni in Sudan, il quale attraversa una transizione democratica ed economica sostenuta dalla Comunità internazionale.
  Desta preoccupazione, tuttavia, l'attuale crisi nella regione del Tigrai in Etiopia, suscettibile di incidere negativamente sulla stabilità dell'intera regione. Precisa che anche in Somalia, negli ultimi due anni, si è assistito a lenti ma indubbi progressi nel percorso di stabilizzazione, in particolare nei rapporti con le istituzioni finanziarie internazionali, nel dialogo tra Stato federale e Stati federati e in tema di processi elettorali. A ciò si aggiunge la crisi derivante dal progetto di costruzione di una grande diga, che rischia di compromettere le relazioni con l'Egitto.
  Rileva che tali sviluppi, se opportunamente consolidati e sostenuti, potrebbero finalmente condurre a una svolta positiva per l'intera regione. Tuttavia, qualora gli stessi non vengano correttamente gestiti e supportati, essi potrebbero lasciare spazio a pericolose dinamiche involutive e ad un allargamento a macchia d'olio delle crisi, come sta già accadendo nella provincia settentrionale mozambicana di Cabo Delgado, dove emarginazione sociale e sottosviluppo hanno facilitato l'insediamento di milizie terroristiche islamiche legate al gruppo somalo Al Shabaab.
  Sottolinea che gli interventi di emergenza per alleviare le situazioni umanitarie più urgenti, in particolare le gravi conseguenze della pandemia di COVID-19, dell'invasione di locuste e delle inondazioni che hanno colpito il Corno d'Africa negli ultimi mesi, e gli interventi di sviluppo per la crescita economica e sociale della regione, potranno anch'essi contribuire ai processi di pace e di stabilizzazione in corso in un'ottica di triplo nesso umanitario-sviluppo-pace, anche in funzione di contrasto delle cause economiche dei fenomeni di radicalizzazione e delle migrazioni irregolari favorite dalla povertà.
  Conclusivamente, rileva la necessità di evidenziare criticamente il ritardo con il quale i due documenti sono sottoposti all'esame ed all'autorizzazione parlamentare: tale ritardo rischia infatti di vanificare l'efficacia del rapporto parlamento-governo nella definizione dei prioritari indirizzi di politica estera, di cui la partecipazione alle missioni internazionali costituiscono una direttrice fondamentale. Ricorda che essa consente al nostro Paese di salvaguardare l'interesse nazionale, promuovere e sostenere un multilateralismo efficiente ed efficace, che contribuisca a facilitare il dialogo e a rafforzare visioni convergenti alle nuove sfide, derivanti ad esempio dalle minacce cibernetiche e dalla militarizzazione delle nuove tecnologie.

  Piero FASSINO, presidente, prima di dare la parola all'onorevole Ferrari, relatore per la IV Commissione, dà il benvenuto, con l'augurio di buon lavoro, alla collega Paola De Micheli, recentemente entrata a far parte della III Commissione.

  Roberto Paolo FERRARI (LEGA), relatore per la IV Commissione, osserva che la Deliberazione presentata dal Governo alle Camere in ordine alla partecipazione dell'Italia alle missioni svolte nel 2020 e a quelle che intende avviare e proseguire nel 2021 conferma il tradizionale impegno del nostro Paese nel garantire la stabilità e la sicurezza di quelle aree di crisi del mondo la cui fragilità politica e sociale rappresenta una minaccia per la stabilità globale, Pag. 20nonché per la salvaguardia degli interessi vitali nazionali.
  Evidenzia, quindi, che lo strumento militare nazionale sarà impiegato, in particolare, per il contrasto al terrorismo e per la stabilizzazione dell'area del Mediterraneo allargato, ovvero di quell'ampia zona geopolitica resa unitaria dalla comune gravitazione sul bacino del mare Mediterraneo, congiungendo cinque aree con caratteristiche differenti: i Paesi dell'Unione europea, l'area balcanica, l'area del Mar Nero, il Medioriente e il Maghreb. A sua volta, la regione euro-mediterranea è influenzata dalle dinamiche che avvengono in altre zone, soprattutto in quelle direttamente adiacenti al Mediterraneo: il Sahel, il Corno d'Africa e la regione del Golfo Persico.
  Fa poi presente che in tale contesto, più ampiamente già delineato dal relatore per la III Commissione, le chiavi di volta per la tutela della sicurezza e la difesa nazionale sono rappresentate dalla convinta adesione all'Alleanza atlantica e all'Unione europea e nel riconoscimento dell'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) quale riferimento principale di legittimazione per le questioni di sicurezza internazionale.
  Entrando nel dettaglio della Deliberazione relativa alla partecipazione a ulteriori missioni (Doc. XXV n. 4), segnala che il Governo intende avviare nel 2021 sei nuove missioni internazionali, di cui tre relative alla partecipazione di personale delle Forze armate e tre relative alla partecipazione di personale civile e delle Forze di polizia.
  Per quanto riguarda due delle nuove missioni delle Forze armate – United Nations Assistance Mission in Somalia UNSOM (scheda 31-bis/2021) ed European Maritime Awareness in the Strait of Hormuz EMASOH (scheda 35-bis/2021) – la consistenza massima annuale complessiva dei contingenti impiegati è pari a 194 unità, mentre la consistenza media a 50 unità. Il fabbisogno finanziario è pari, complessivamente, a euro 9.189.127, di cui 7.189.127 nel 2021 e 2 milioni nel 2022. In particolare, con riferimento alla missione EMASOH, ritiene utile conoscere dal Governo quali saranno, in termini di consistenza organica e di risorse finanziarie, le conseguenze del disimpegno italiano dalla base militare negli Emirati Arabi a seguito della crisi diplomatica in corso tra i due Paesi.
  Rileva, quindi, che la missione di assistenza UNSOM è stata istituita dalla risoluzione 2102 (2013) del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite con il compito di sostenere l'istituzione del Governo federale della Somalia ed il relativo mandato è stato, da ultimo, modificato e prorogato, fino al 31 agosto 2021. La missione – che dovrà focalizzarsi, in particolare, sul garantire elezioni libere, trasparenti e credibili, in un contesto di pluralismo politico – comprende anche l'implementazione di strategie per promuovere il rispetto dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario, l'emancipazione delle donne, la protezione dei bambini, la prevenzione delle violenze legate ai conflitti e il rafforzamento delle istituzioni giudiziarie. Essa, inoltre, potrà fornire supporto anche alla missione AMISOM sotto forma di guida strategica e consulenza su peace-building e state-building, riaffermando il rispetto per la sovranità, integrità territoriale, indipendenza politica e unità della Somalia ed evidenziando l'importanza di lavorare per impedire che gli effetti destabilizzanti delle controversie regionali si riversino in Somalia. La partecipazione italiana alla missione prevede l'impiego di un'unità di personale ed un fabbisogno finanziario pari a 156.391 euro per il periodo 1 gennaio 2021 – 31 dicembre 2021, corrispondente alla durata programmata della missione.
  Sottolinea, poi, che l'iniziativa multinazionale europea EMASOH, lanciata dalla Francia a margine del Consiglio dell'Unione europea Affari esteri svoltosi a Bruxelles il 20 gennaio 2020 e sostenuta politicamente, oltre che dalla Francia, dai Governi di Belgio, Danimarca, Germania, Grecia, Italia, Paesi Bassi e Portogallo, è volta a salvaguardare la libertà di navigazione e la sicurezza delle navi che transitano nell'area dello Stretto di Hormuz, mediante l'impiego di dispositivi aeronavali dei Paesi europei aderenti all'iniziativa stessa, per attività di presenza, sorveglianza e sicurezza. In particolare, la missione ha come Pag. 21compito quello di tutelare il naviglio mercantile nazionale, supportare il naviglio mercantile non nazionale, rafforzare la cooperazione con le altre iniziative nell'area, nonché contribuire alla maritime situational awareness della regione. EMASOH si affianca, infatti, ad altre iniziative assunte dalla Comunità internazionale a seguito della crescente situazione di insicurezza e instabilità provocata da numerosi incidenti, marittimi e non marittimi, accaduti a partire dal 2019 in prossimità dello Stretto di Hormuz. Il numero massimo delle unità di personale militare impiegato, per il periodo 1 gennaio 2021 – 31 dicembre 2021, è di 193 unità, oltre all'impiego di un mezzo navale e di due mezzi aerei, per un fabbisogno finanziario di poco più di 9 milioni di euro, di cui euro 2 milioni per obbligazioni esigibili nell'anno 2022.
  Relativamente alla terza missione delle Forze armate, Task Force CEDRI in Libano (scheda 9-bis/2021) ricorda, invece, che l'operazione ha fatto seguito all'esplosione che il 4 agosto 2020 ha devastato il porto e parte della città di Beirut, provocando oltre 180 morti e più di 6.500 feriti. Su richiesta di assistenza delle autorità libanesi – pervenuta per il tramite del Meccanismo di protezione civile UE – l'intervento è iniziato il 15 agosto 2020 e si è concluso il 21 novembre dello stesso anno, con il rientro completo del personale. La consistenza massima del contingente delle Forze armate impiegato è stata pari a 404 unità (nella scheda analitica 9-bis è invece riportata la cifra di 402), mentre il fabbisogno finanziario è stato pari complessivamente a euro 4.078.794 per obbligazioni esigibili nel 2021. Nell'operazione sono stati impiegati, oltre alla nave San Giusto della Marina militare con elicotteri imbarcati, un ospedale da campo dell'Esercito (capacità Role 2 basic) con personale specializzato, assetti del genio per la rimozione delle macerie, nuclei CBRN (Chimico, Biologico, Radioattivo, Nucleare), un assetto per trasporto in biocontenimento anche in elicottero, un team del gruppo operativo subacquei del COMSUBIN, un velivolo C-130 dell'Aeronautica militare e un team con compiti di force protection. La Task Force ha reso possibile rimuovere circa 13.000 tonnellate di macerie nel porto marittimo, oltre al ripristino della viabilità ordinaria e alla demolizione di fabbricati pericolanti, liberando gli accessi ai moli. Il team di medici e infermieri militari, provenienti dal Policlinico militare Celio, ha operato all'interno dell'ospedale da campo dell'Esercito effettuando più di 1.000 visite specialistiche ambulatoriali e, al contempo, considerato il diffondersi in Libano del virus COVID-19, oltre 1.300 tamponi e 600 test sierologici.
  Ciò detto, segnala che l'operazione Emergenza Cedri rappresenta il primo caso in cui si sottopone ad autorizzazione parlamentare, ai sensi degli articoli 2 e 3 della legge quadro sulle missioni internazionali (legge n. 145 del 2016), un'operazione all'estero che risulta conclusa in epoca antecedente alla richiesta di autorizzazione. Sul punto la Deliberazione precisa, nella sezione I quadro normativo, che l'operazione si inquadra nell'ambito delle attività che le Forze armate nazionali svolgono quali componenti fondamentali del Servizio nazionale della protezione civile (articolo 13, comma 1, del decreto legislativo n. 1 del 2018), e che il Governo ha voluto comunque ricomprendere l'operazione in questione nell'alveo delle missioni contemplate dalla legge n. 145 del 2016 al fine di riconoscere al personale militare ivi impiegato il più favorevole trattamento economico previsto dalla normativa sulle missioni internazionali, consentendo così «di superare la disparità di trattamento del personale impiegato nell'operazione rispetto a quello impiegato nelle altre missioni in corso in Libano, con il quale ha lavorato fianco a fianco».
  Al riguardo, chiede al Governo di fornire maggiori chiarimenti in merito all'interpretazione estensiva che nel caso di specie ha inteso dare alla legge n. 145 del 2016 – concernente l'avvio e la proroga di missioni internazionali –, includendo tra le missioni sottoposte al controllo parlamentare un'operazione che, da un lato, risulta già conclusa al momento della richiesta di autorizzazione parlamentare e, dall'altro lato, è stata originariamente inquadrata in una diversa tipologia di interventi delle Pag. 22Forze armate all'estero, ossia gli interventi che le Forze armate nazionali svolgono quali componenti fondamentali del Servizio nazionale della protezione civile (articolo 13, comma 1, del d.lgs. n. 1 del 2018). È evidente, infatti, che nei casi di operazioni già concluse, il controllo parlamentare che le Camere sono tenute a svolgere sulle singole missioni nel più generale contesto della politica estera e di Difesa del Governo, rischia di essere fortemente limitato se non del tutto escluso.
  Per il periodo 1o gennaio – 31 dicembre 2021 il Governo intende avviare anche due nuove missioni con la partecipazione di personale civile in Libia, nelle quali sono impiegati un magistrato fuori ruolo del Ministero della Giustizia (European Union Border Assistance Mission in Libya EUBAM LIBYA scheda 47-bis) e un ufficiale della Guardia di Finanza (European Union Border Assistance Mission in Libya EUBAM LIBYA scheda 47-ter), nonché una in Ucraina (European Union Advisory Mission Ukraine EUAM Ukraine (scheda 43-bis), nella quale è impiegato un magistrato fuori ruolo del Ministero della Giustizia. In relazione alle prime due missioni, la base giuridica di riferimento è la Decisione 2013/233/PESC del Consiglio dell'Unione europea, in ultimo modificata e prorogata, fino al 30 giugno 2021, dalla Decisione (PESC) 2020/903 del Consiglio dell'Unione europea del 29 giugno 2020, mentre per quanto riguarda la missione EUAM Ukraine la fonte di riferimento è la Decisione (PESC) 2014/486 del Consiglio dell'Unione europea del 22 luglio 2014, modificata da ultimo, con la Decisione (PESC) 2019/761 del Consiglio, del 13 maggio 2019. Il fabbisogno finanziario delle tre missioni per la durata programmata è pari complessivamente a 241.464 euro, di cui 115.285 euro per la missione della Guardia di Finanza e 126.179 euro per le due missioni del Ministero della Giustizia.
  Per quanto riguarda, poi, le missioni di cui si propone la prosecuzione nell'anno 2021 (Doc. XXVI, n. 4), dai dati forniti dal Governo emerge che la consistenza massima annuale complessiva dei contingenti delle Forze armate impiegati nei teatri operativi è pari a 9.255 unità, mentre la consistenza media è pari a 6.461 unità, dati in aumento rispetto all'anno precedente. Al riguardo, precisa che il numero massimo delle unità di personale previsto per ciascuna scheda missione non comprende gli avvicendamenti del personale e l'invio di team per esigenze di carattere tecnico, ispettivo e logistico a supporto delle missioni. Il fabbisogno finanziario è invece pari complessivamente a euro 1.245.420.530, di cui euro 997.420.530 nel 2021 ed euro 268.000.000 nel 2022, oneri coperti dalle risorse presenti nel Fondo missioni. Infine, per il mantenimento del dispositivo info-operativo dell'AISE il fabbisogno finanziario per la durata programmata è confermato nella misura di euro 26 milioni.
  Il maggior numero di missioni (17) è presente nel continente africano (10 in Asia e 6 in Europa), ma con riferimento alla consistenza numerica delle unità impiegate nei diversi teatri operativi, il maggior numero di militari autorizzato è in Asia.
  Per quanto concerne l'Europa, le missioni che impegnano il maggior numero di militari italiani sono la missione NATO Joint Enterprise nei Balcani (638 unità, 230 mezzi terrestri e un mezzo aereo) e la missione dell'Unione europea denominata EUNAVFORMED Irini (596 unità, 2 mezzi navali e 3 mezzi aerei). Con specifico riguardo alla missione NATO Joint Enterprise (scheda n. 1/2021) è confermata l'immissione nel contingente nazionale di un team per la protezione cibernetica delle reti non classificate, inserito nel 2020, nonché lo schieramento, a invarianza numerica, di personale nazionale appartenente al NATO Joint Force Command di Napoli (JFCNP), a supporto della missione. Continua, altresì, ad essere assicurata una forza di riserva in prontezza (Operational Reserve Forces Battalion NATO – circa 600 unità) basata in Italia, pronta a intervenire in caso di necessità, il cui personale prenderà parte alle attività per la verifica delle procedure previste in caso di effettiva attivazione. Per quanto riguarda la partecipazione alla missione dell'Unione europea EUNAVFORMED Irini (scheda n. 6/2021), il cui compito principale è quello di contribuire all'attuazione Pag. 23 dell'embargo sulle armi imposto dall'ONU nei confronti della Libia, l'Italia intende partecipare nel 2021 con 596 unità, 2 mezzi navali e 3 mezzi aerei. La spesa prevista per questa missione è pari a euro 39.717.055, di cui 9 milioni per obbligazioni esigibili nell'anno 2022. Ricorda che, relativamente al periodo 1° aprile 2020 – 31 dicembre 2020, l'Italia ha partecipato a questa missione con 517 unità, un mezzo navale e tre mezzi aerei e che la spesa autorizzata è stata pari a euro 21.309.683, di cui 5 milioni per obbligazioni esigibili nell'anno 2021. Segnala, poi: l'incremento di 10 unità di personale e di oltre 1,6 milioni di euro del fabbisogno finanziario della missione ALTHEA dell'Unione Europea in Bosnia-Erzegovina (scheda n. 3/2021), in relazione alla quale il Governo fa presente che «la consistenza massima del contingente nazionale impiegato nella missione è incrementata a 50 unità per compensare le carenze capacitive della missione»; una diminuzione di 40 unità di personale (da 280 a 240) e di poco più di 1 milione di euro di fabbisogno finanziario della missione Sea Guardian della NATO (scheda n. 5/2021) cui l'Italia partecipa, come per il precedente anno, con un sottomarino e una unità navale, anche per svolgere attività di raccolta dati e di presenza e sorveglianza navale nell'area del Mediterraneo Orientale, nonché due mezzi aerei.
  Per quanto riguarda l'Asia, la partecipazione italiana più significativa riguarda la missione Resolute Support in Afghanistan (scheda n. 7/2021). Osserva che, in relazione a questa missione, il Governo chiede al Parlamento un'autorizzazione all'impiego di personale militare, per l'anno 2021, pari a 1.000 unità, oltre a 127 mezzi terrestri e 16 mezzi aerei, per un fabbisogno finanziario stimato in euro 154.319.938, di cui euro 33.000.000 per obbligazioni esigibili nell'anno 2022 e ricorda che nel 2020 l'Italia ha partecipato alla missione con 800 unità di personale militare, 145 mezzi terrestri e 8 mezzi aerei, per un fabbisogno finanziario di poco superiore, pari a euro 159.711.820. La relazione analitica fa presente che la consistenza massima del contingente nazionale impiegato nella missione è incrementata fino a 1.000 unità per far fronte alle esigenze di force protection e a quelle tecnico-logistiche necessarie all'esecuzione delle operazioni di rientro in Italia. Inoltre, è previsto lo schieramento di personale nazionale (ad invarianza numerica), appartenente al Comando NATO CIS (Communications and Information System). La relazione aggiunge, inoltre, che il rientro del contingente nazionale in Italia, tenuto conto della pianificazione in atto e laddove non dovessero verificarsi significative variazioni dovute alla disponibilità di supporti logistici o alle condizioni di sicurezza necessarie per l'esecuzione delle operazioni di ripiegamento, avverrà entro il 30 settembre 2021. Oltre tale data e fino al 31 dicembre 2021, è quindi prevista la permanenza, eventuale, di cellule tecnico-logistiche per la finalizzazione delle attività amministrative e di coordinamento dei trasporti strategici e l'impiego di nuclei di collegamento e supporto per il proseguimento e il rafforzamento delle iniziative di cooperazione con le istituzioni afgane, sia sotto l'egida della NATO, sia nell'ambito dei rapporti bilaterali. Continuerà, poi, ad essere assicurato il supporto al Senior Civilian Representative (SCR) in Kabul, ricoperto da personale del MAECI. Al riguardo chiede al Governo se sia ancora presente in loco un contingente di personale italiano, rispetto al cronoprogramma indicato nella suddetta relazione e in considerazione del fatto che le operazioni di ritiro risultano – anche da dichiarazioni dello stesso Ministro della difesa e dalle odierne notizie di stampa – pressoché concluse in seguito all'evolversi degli eventi.
  Relativamente alla missione United Nations Interim Force in Lebanon UNIFIL (scheda n. 8/2021), la nuova Deliberazione prevede la partecipazione di 1.301 unità di personale militare, 368 mezzi terrestri, 1 mezzo navale e 7 unità aeree (nel precedente anno l'Italia ha partecipato a questa missione con 1.076 unità di personale militare, 278 mezzi terrestri e 6 unità aeree). Il fabbisogno finanziario è stimato in euro 181.376.609, di cui 35.000.000 per obbligazioni esigibili nell'anno 2022, in aumento Pag. 24rispetto al 2020 (euro 150.308.185). L'Italia è il maggiore contributore di truppe di UNIFIL e, dall'inizio della seconda fase (agosto 2006), per quattro volte è stato scelto quale UNIFIL Head of Mission e Force Commander (HoM/FC) un generale italiano. Sempre sul teatro libanese è presente anche la missione bilaterale di addestramento delle Forze armate libanesi MIBIL (scheda n. 9/2021), volta a incrementare le capacità complessive delle Forze di sicurezza libanesi, sviluppando programmi di formazione e addestramento preventivamente concordati con le Autorità libanesi. La consistenza massima del contingente nazionale impiegato è incrementata a 315 unità, per effetto del potenziamento della componente logistica di gestione delle crisi e dello schieramento permanente di un team per la protezione cibernetica delle reti non classificate.
  La scheda n. 12/2021 concerne la prosecuzione della partecipazione di personale militare alle attività della Coalizione internazionale di contrasto alla minaccia terroristica del Daesh. In relazione a tale minaccia il Governo fa presente che l'Italia intende proseguire il proprio impegno nella cornice della Coalizione a guida USA, sia sotto il profilo militare che civile. In particolare, l'Italia è tra i principali contributori in Iraq in termini di unità militari e ha svolto attività di addestramento di forze militari e di polizia irachene e curde, sospese a inizio 2020 per il deterioramento del quadro di sicurezza e per l'emergenza sanitaria da Covid-19. Nel 2021 si intende continuare a effettuare operazioni di intelligence, ricognizione e sorveglianza (ISR) e attività di rifornimento in volo. L'Italia partecipa all'operazione con complessive 900 unità di personale militare, 84 mezzi terrestri e 11 mezzi aerei. Il fabbisogno finanziario della missione viene stimato in euro 230.932.129, di cui 52.000.000 per obbligazioni esigibili nell'anno 2022. Nel 2020 l'Italia ha partecipato alla missione con 1.100 unità di personale militare, 270 mezzi terrestri e 12 mezzi aerei, per una spesa complessiva di euro 262.946.003. Si registra, dunque, una riduzione sia delle unità impiegate che delle risorse finanziarie necessarie. In Iraq proseguono anche la missione NATO denominata NATO Mission in Iraq NM-I (scheda n. 13/2021) e la missione dell'Unione europea denominata European Union Advisory Mission in support of Security Sector Reform in Iraq EUAM Iraq (scheda n. 14/2021).
  Venendo al continente africano, la presenza italiana più consistente è nella missione bilaterale di assistenza e supporto in Libia (scheda n. 18/2021) che vede impiegati 400 unità di personale, 69 mezzi terrestri, 2 mezzi aerei e mezzi navali tratti nell'ambito del dispositivo di sicurezza nazionale «Mare sicuro». La missione si inquadra nell'ambito delle attività di supporto al Governo di Accordo nazionale, in linea di continuità con l'impegno umanitario assunto dall'Italia in riferimento alla crisi libica. Il contingente del personale comprende: personale sanitario, unità per assistenza e supporto sanitario, unità con compiti di formazione, addestramento consulenza, assistenza, supporto e mentoring, unità per il supporto logistico generale, unità per lavori infrastrutturali, unità di tecnici/specialisti, squadra rilevazioni contro minacce chimiche-biologiche-radiologiche-nucleari (CBRN), team per ricognizione e per comando e controllo, personale di collegamento presso dicasteri/stati maggiori libici; unità con compiti di force protection del personale nelle aree in cui esso opera.
  Segnala, poi, la missione UE antipirateria denominata ATALANTA (scheda n. 29/2021), dove sono presenti 388 unità di personale militare, 2 mezzi navali e 4 mezzi aerei e l'aumento della partecipazione di personale militare alla forza multinazionale di contrasto alla minaccia terroristica nel Sahel denominata Task Force TAKUBA (scheda n. 25/2021) intesa a contrastare la minaccia terroristica nel Sahel, dove il personale militare impiegato passa da 200 a 250 unità e i mezzi terrestri passano da 20 a 44, facendo registrare una variazione in aumento del fabbisogno finanziario di oltre 33 milioni di euro, che passa da euro 15.627.178 a euro 48.928.885, di cui euro 10.000.000 per obbligazioni esigibili nell'anno 2022. Pag. 25
  Sempre nel continente africano continua la partecipazione di personale militare alla missione delle Nazioni Unite denominata United Nations Multidimensional Integrated Stabilization Mission in Mali MINUSMA (scheda n. 20/2021), alle missioni dell'Unione europea denominate EUTM Mali (scheda n. 21/2021) e EUCAP Sahel Mali (scheda n. 22/2021), nonché alla missione dell'Unione europea denominata EUCAP Sahel Niger (scheda n. 23/2021) e alla missione bilaterale di supporto nella Repubblica del Niger (scheda n. 24/2021). Proseguono, inoltre, le missioni dell'Unione europea in Somalia EUTM SOMALIA (scheda n. 30/2021) e EUCAP SOMALIA (scheda n. 31/2021) volte, rispettivamente, a contribuire alla costituzione e al rafforzamento delle forze armate somale e a rafforzare la capacità di sicurezza marittima e di polizia della Somalia, nonché la missione bilaterale di addestramento delle forze di polizia somale e gibutiane (scheda n. 32/2021) e l'impiego di personale militare presso la base militare nazionale nella Repubblica di Gibuti (scheda n. 33/2021) per le esigenze connesse con le missioni internazionali nell'area del Corno d'Africa.
  Passando ai dispositivi di sicurezza, viene confermata la partecipazione al dispositivo aeronavale nazionale nel Mar Mediterraneo Mare Sicuro (scheda n. 34/2021), nel cui ambito è inserita la missione bilaterale in supporto alla Marina libica, che vede impiegati 754 unità di personale militare, 6 mezzi navali e 8 mezzi aerei e al dispositivo aeronavale nazionale per attività di presenza, sorveglianza e sicurezza nel Golfo di Guinea (scheda n. 35/2021), dove sono presenti 394 unità di personale militare, 2 mezzi navali e 4 mezzi aerei per corrispondere alle esigenze di prevenzione e contrasto della pirateria e delle rapine a mano armata in mare e assicurare la tutela degli interessi strategici nazionali nell'area, con particolare riferimento alle acque prospicienti la Nigeria, nonché ai dispositivi della NATO per la sorveglianza dello spazio aereo dell'Alleanza (scheda n. 36/2021), per la sorveglianza navale dell'area sud dell'Alleanza (scheda n. 37/2021) con 235 unità di personale militare, un mezzo aereo e due mezzi navali più una on call, per la presenza in Lettonia (scheda n. 38/2021) con 238 unità di personale militare e 135 mezzi terrestri, nonché per la sorveglianza dello spazio aereo dell'Alleanza Air policing (scheda n. 40/2021).
  Infine, sono confermate due esigenze comuni a più teatri operativi delle Forze armate (scheda n. 41/2021) per un fabbisogno complessivo di euro 78.100.000, di cui 18.000.000 per obbligazioni esigibili nel 2022 e le esigenze di mantenimento del dispositivo info-operativo dell'Agenzia Informazioni e Sicurezza Esterna (AISE) a protezione del personale delle Forze armate impiegato nelle missioni internazionali (scheda 42/2021).
  Conclude riservandosi di presentare, unitamente al relatore per la III Commissione, onorevole Migliore, una proposta di relazione da sottoporre alle Commissioni.

  Il Sottosegretario per la Difesa Giorgio MULÈ e il Sottosegretario per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale Manlio DI STEFANO, si riservano di intervenire nel prosieguo del dibattito.

  Salvatore DEIDDA (FdI) ribadisce la volontà del gruppo di Fratelli d'Italia di non volere rallentare l'esame della Deliberazione non avendo, infatti, avanzato richiesta di svolgere ulteriori audizioni rispetto a quelle programmate. Evidenzia, tuttavia, che le comunicazioni del Governo che si terranno domani saranno l'occasione per chiarire come dovrà essere affrontata la crisi diplomatica e militare che, proprio in questi giorni, sta prendendo forma con gli Emirati Arabi Uniti. Lamenta, quindi, che il provvedimento manca di una visione politica strategica dell'impegno italiano nelle missioni internazionali e rimarca come l'assenza di una politica estera porti a disperdere le risorse finanziarie della cooperazione internazionale che, anziché essere utilizzate per consolidare i risultati ottenuti dai nostri militari, vengono indirizzate verso quei Paesi dove non sono presenti i contingenti.

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  Gianluca RIZZO, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 17.20.

AUDIZIONI INFORMALI

  Martedì 6 luglio 2021.

Nell'ambito dell'esame delle Deliberazioni adottate dal Consiglio dei Ministri il 17 giugno 2021 ai sensi della legge 21 luglio 2016, n. 145 (Doc XXV, n. 4, e Doc XXVI, n. 4).
Audizione di Gianandrea Gaiani, direttore dell'editoriale Analisi-Difesa.

  L'audizione informale è stata svolta dalle 17.20 alle 18.10.

Audizione di Alessandro Marrone, responsabile del Programma «Difesa» dell'Istituto Affari Internazionali (IAI).

  L'audizione informale è stata svolta dalle 18.10 alle 18.50.