CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 20 aprile 2021
570.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Politiche dell'Unione europea (XIV)
COMUNICATO
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SEDE CONSULTIVA

  Martedì 20 aprile 2021. — Presidenza del presidente Sergio BATTELLI.

  La seduta comincia alle 11.20.

Documento di economia e finanza 2021.
Doc. LVII, n. 4 e Annesso.
(Parere alla V Commissione).
(Esame e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento in titolo.

  Francesca GALIZIA (M5S), relatrice, ricorda che la Commissione è chiamata a esaminare il Documento di economia e finanza 2021 (DEF) e l'annessa Relazione al Parlamento per l'autorizzazione all'ulteriore indebitamento. La pressoché contestuale predisposizione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) – prevista per la fine del corrente mese, ai sensi Regolamento (UE) n. 20211241 del Parlamento europeo e del Consiglio del 12 febbraio 2021, ai fini dell'accesso alle risorse del Programma per la Ripresa e la Resilienza (Recovery and Resilience Facility – RRF) –, comporta per quest'anno significative novità, sia sul piano formale che sostanziale.
  Sul piano formale, il Governo ha ritenuto che in questa occasione la sezione del PNRR dedicata alle riforme, possa assorbire e integrare il Programma Nazionale di Riforma previsto dai regolamenti del Semestre Europeo e dalla normativa nazionale. Tale Programma non viene pertanto presentato a corredo del DEF, in quanto, in linea con l'articolo 18, paragrafo 3 del Regolamento (UE) n. 2021/241 del Parlamento europeo e del Consiglio del 12 febbraio 2021, il Governo procederà, successivamente, alla trasmissione del solo PNRR. Ricorda peraltro che lo scorso anno la presentazione del Programma Nazionale di Riforma (PNR) non fu contestuale al DEF, ma venne rinviata a un momento successivo, in ragione della situazione di incertezza sugli effetti della crisi pandemica.
  Sul piano sostanziale, lo scostamento richiesto nella Relazione al Parlamento annessa al DEF, rispetto al profilo pluriennale del deficit di bilancio previsto dalla Nota di aggiornamento al DEF 2020 (Nadef 2020), confermato nel Bilancio programmatico per il 2021 (Draft Budgetary Plan DBP2021), considera quest'anno anche la necessità di finanziare, mediante un Fondo nazionale complementare al PNRR, i progetti che richiedono risorse eccedentarie rispetto quelle europee disponibili a valere sui dispositivi inclusi nel pacchetto NGEU. Pag. 170
  Passando a descrivere il quadro macroeconomico tendenziale, validato dall'Ufficio parlamentare di bilancio il 31 marzo scorso, evidenzia che esso prevede, dopo la caduta del PIL dell'8,9 per cento registrata nel 2020, una ripresa nel biennio 2021-2022, rispettivamente del 4,1 e del 4,3 per cento all'anno, che proseguirebbe ad un tasso del 2,5 nel 2023 e del 2 per cento nel 2014. Quanto al tasso di disoccupazione, esso salirebbe al 9,9 per cento nel 2021, per poi scendere fino all'8,2 per cento nel 2024. In particolare la ripresa per l'anno in corso si presenta più contenuta rispetto a quella, pari al 6 per cento, prevista nella Nadef 2020, essendosi verificato lo scenario avverso relativo all'evoluzione della pandemia, la cui possibilità era stata anticipata nella stessa Nadef 2020. L'inasprimento della pandemia ha determinato la necessità di disporre misure di contenimento dell'espansione del virus che hanno contribuito al determinarsi di un andamento economico più sfavorevole del previsto nel trimestre finale del 2020 e nel primo trimestre dell'anno in corso. Le previsioni relative all'andamento dell'economia internazionale, che mostrano segnali di ripresa, e il previsto andamento della campagna vaccinale in corso, che nonostante un numero di vaccini disponibili inferiore a quello originariamente previsto favorirà un progressivo allentamento delle misure di contrasto all'epidemia, consentono comunque di prevedere nel DEF uno scenario tendenziale in ripresa, anche grazie alle misure di sostegno all'economia già intraprese. Il Governo ritiene che l'obiettivo di vaccinare l'80 per cento della popolazione entro l'autunno sia realizzabile e che è inoltre possibile fare affidamento sulla disponibilità nei prossimi mesi di nuove terapie, a partire da quelle basate sugli anticorpi monoclonali.
  Il quadro macroeconomico programmatico prevede un rafforzamento del trend di crescita dell'economia, che consentirebbe al PIL di registrare un incremento del 4,5 per cento per l'anno in corso e del 4,8 per cento per il 2022, quando si arriverebbe a sfiorare il livello del PIL del 2019, cui farebbe seguito il prosieguo di una crescita a tassi sostenuti, pari al 2,6 per cento nel 2023 e all'1,8 nel 2024. Solo in tale ultimo anno la crescita programmatica risulterebbe lievemente meno marcata di quella tendenziale (pari al 2 per cento), per l'effetto del previsto avvio delle misure necessarie a rafforzare il percorso di rientro del deficit. Il tasso di crescita del Paese resterebbe comunque superiore, anche in tale esercizio, a quello registrato in media nell'ultimo decennio. La più elevata crescita sarebbe principalmente trainata dagli investimenti fissi lordi che tornerebbero al livello pre-crisi già al termine dell'anno in corso e aumenterebbero in seguito la loro incidenza sul PIL rispetto al biennio 2018-19. La maggiore domanda interna si rifletterebbe anche in un andamento lievemente più dinamico dell'inflazione e in un aumento del numero di occupati, con un conseguente calo del tasso di disoccupazione, che si collocherebbe all'8 per cento al termine del periodo di previsione (2024).
  Tale scenario programmatico dell'andamento economico sarebbe raggiunto grazie a una manovra indicata nel DEF che prevede tre linee di azione: a) un nuovo pacchetto di misure di sostegno e rilancio, di prossima approvazione e immediata attuazione; b) maggiori risorse per investimenti previsti a corredo della versione finale del PNRR; c) un più prolungato sentiero di rientro dell'indebitamento netto della PA, reso necessario dalla più lunga durata della crisi pandemica rispetto alle ipotesi della NADEF 2020.
  Tale manovra motiva il nuovo scostamento di bilancio richiesto al Parlamento, la cui dimensione, in termini di indebitamento netto, ammonta a circa 40 miliardi per l'anno in corso, cui si aggiungono per gli anni successivi circa 75 miliardi spalmati su un arco temporale che va dal 2022 al 2034, per un ammontare annuo che oscilla, al netto della spesa per interessi, tra i 4 e i 6,5 miliardi all'anno, destinati principalmente a finanziare investimenti pubblici con risorse aggiuntive rispetto a quelle previste con il PNRR. Nel 2024, la manovra, espressa in termini di incidenza del deficit sul PIL, avrebbe comunque un orientamento restrittivo, volto a contenere il disavanzo di 0,4 decimi di punto per ricondurlo Pag. 171 al suo andamento tendenziale per tale anno (3,4 per cento), con un conseguente effetto di rallentamento della crescita programmatica di 0,2 punti, come sopra ricordato (dal 2 all'1,8 per cento del PIL).
  In linea con gli orientamenti europei in tema di politica fiscale, su cui anticipa che tornerà più avanti, e utilizzando la flessibilità consentita nell'ambito del Patto di Stabilità e Crescita (PSC), l'impostazione della politica di bilancio rimarrà quindi espansiva nel prossimo biennio, tramite un forte impulso agli investimenti, per poi intraprendere – nel presupposto che le attuali ipotesi epidemiche, nonché quelle inerenti alle condizioni di contesto internazionale, restino valide – un graduale percorso di consolidamento fiscale dal 2024 in poi.
  Nel breve periodo, il Governo ritiene che il forte stimolo al rilancio dell'economia che sarà fornito dal PNRR debba essere integrato da ulteriori interventi che rafforzino la capacità di risposta dell'economia nella fase di ripresa. L'esperienza del terzo trimestre del 2020 dimostra che il rimbalzo del PIL possa essere molto forte non appena si rimuovano almeno in parte le restrizioni sanitarie. Tuttavia, la seconda e la terza ondata dell'epidemia, e le relative fasi di contenimento, sono state più intense e prolungate di quanto previsto a inizio anno – quando il precedente Governo ha richiesto alle Camere l'autorizzazione allo scostamento con il quale sono state finanziate le misure del decreto-legge «Sostegni» (n. 41 del marzo 2021) – il che comporta maggiori potenziali danni permanenti al tessuto produttivo che devono invece essere scongiurati. Una volta esaurito l'iniziale rimbalzo, vi è il rischio che l'andamento dell'economia perda slancio e fatichi a recuperare i livelli di prodotto precedenti la crisi. Per limitare al massimo questo rischio, è necessario fornire alle imprese, in particolare a quelle più colpite dalla crisi, ulteriori sostegni anche in termini di accesso alla liquidità e incentivi alla ricapitalizzazione, mentre sul fronte dell'occupazione è necessario assicurare che il mercato del lavoro funzioni più efficientemente e sostenere il ricollocamento dei lavoratori. A giudizio del Governo, è infatti questa la fase in cui è necessario impartire la spinta più decisa all'economia e sostenere con più vigore le fasce maggiormente colpite della popolazione, quali i giovani e le donne, e per far sì che tutte le energie del Paese siano destinate alla ripartenza.
  In questa prospettiva, il DEF preannuncia che, ottenuta l'autorizzazione del Parlamento al ricorso all'ulteriore indebitamento, il Governo approverà un nuovo provvedimento d'urgenza contenente nuove misure di sostegno, tra cui, oltre ai ristori, saranno adottate misure per aiutare le imprese a coprire parte dei costi fissi, sia con sgravi di imposta che con la copertura della quota fissa delle bollette e di parte dei canoni di locazione tramite crediti di imposta. Per sostenere l'erogazione del credito alle piccole e medie imprese (PMI), la scadenza del regime di garanzia dello Stato sui prestiti sarà prorogata dal 30 giugno a fine anno e sarà estesa nel tempo anche la moratoria sui crediti alle PMI. Saranno inoltre reintrodotti rinvii ed esenzioni di imposta già attuati con precedenti provvedimenti nel corso del 2020 e sarà innalzato il limite alle compensazioni di imposta. Il provvedimento prorogherà inoltre le indennità a favore dei lavoratori stagionali e introdurrà nuove misure a favore dei giovani, quali ad esempio uno sgravio fiscale sull'accensione di nuovi mutui per l'acquisto della prima casa. Risorse aggiuntive saranno destinate anche agli enti territoriali, affinché possano continuare le politiche di sostegno alle fasce più deboli, sostenere i trasporti locali e mantenere sgravi fiscali quali la sospensione dell'imposta di soggiorno.
  Infine, evidenzia che il decreto-legge incrementerà le risorse per il finanziamento degli interventi programmati nella versione finale del PNRR non coperti da prestiti e sussidi del RRF, con la creazione di un Fondo di investimento complementare che avrà una durata decennale, destinato a finanziare i progetti presentati dalle amministrazioni nell'ambito del PNRR che, seppur riconosciuti prioritari, risultano eccedere l'ammontare complessivo delle risorse Pag. 172 destinate all'Italia. Inoltre, il DEF annuncia che sarà prevista la copertura finanziaria delle risorse del Fondo di Sviluppo e Coesione (FSC) trasferite ai programmi del PNRR e che pertanto saranno stanziate – in coerenza con quanto emerso nel dibattito parlamentare in occasione dell'esame della proposta di Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza – risorse aggiuntive per gli investimenti addizionali da realizzare nelle aree svantaggiate del Paese.
  Per quanto riguarda l'articolazione del PNRR, sottolinea come il DEF evidenzi che la sua versione finale sarà basata su un ammontare di risorse, europee e nazionali, superiore a quanto prefigurato nella NADEF e nella legge di bilancio per il 2021.
  Il PNRR in senso stretto, ovvero il piano presentato alla Commissione europea, si avvarrà di 191,5 miliardi, di cui 68,9 miliardi di sovvenzioni e 122,6 miliardi di prestiti dalla RRF, come anticipato dal Ministro dell'economia e delle finanze nell'audizione dell'8 marzo 2021 presso le Commissioni V, VI e XIV di Camera e Senato.
  A tale piano, alimentato dalle risorse europee, viene affiancato un nuovo Fondo complementare al PNRR, alimentato da risorse nazionali per circa 30,5 miliardi, che eleva l'ammontare degli interventi a 222 miliardi. Aggiungendo a tale ammontare gli altri fondi europei (React EU e fondi minori, per un ammontare complessivo di 15 miliardi), il DEF cifra complessivamente un importo di circa 237 miliardi, contro i 223 miliardi indicati nella Bozza del PNRR presentata al Parlamento il 15 gennaio 2021, che peraltro includeva, tra i fondi minori, il solo React EU.
  I prestiti RRF verranno destinati per 69,1 miliardi (contro i 65,7 indicati nella citata Bozza) a progetti in essere, in funzione di sostituzione di prestiti di mercato già previsti a legislazione vigente: si tratta di progetti di investimento e altre spese per l'ambiente, la ricerca, la formazione, l'inclusione sociale e la salute che erano già programmati. I rimanenti prestiti, pari a 53,5 miliardi, saranno invece destinati a nuove iniziative, al pari delle sovvenzioni. Pertanto, le risorse RRF per nuove iniziative assommano a 122,4 miliardi (53,5 miliardi di prestiti più 68,9 miliardi di sovvenzioni) e quelle complessive del PNRR allargato a 153,9 miliardi (122,4 del PNRR in senso stretto più 30,5 miliardi del Fondo complementare al PNRR). Il DEF sottolinea che si tratta di una cifra davvero ragguardevole se si considera che tali risorse verranno rese disponibili nell'arco di sei anni.
  Prima di passare a descrivere lo scenario di finanza pubblica che risulterà dall'attuazione delle linee di intervento sopra indicate, ritiene opportuno sottolineare che alcune di tali linee di azione appaiono recepire indicazioni espresse dal Parlamento e, in particolare, dalla nostra Commissione, con riferimento alla cornice finanziaria in cui collocare il PNRR.
  In primo luogo è stata infatti recepita l'indicazione di rimodulare gli andamenti programmatici di finanza pubblica, nell'ambito del DEF, al fine di «generare uno spazio maggiore al “debito buono”, destinato a finanziare investimenti pubblici addizionali (e contributi agli investimenti), al fine di dare ulteriore impulso alla crescita e all'occupazione, indipendentemente dalla collocazione di tali investimenti all'interno o all'esterno del perimetro del PNRR». Con tale indicazione la Commissione sottolineava l'opportunità di finanziare anche al di fuori del PNRR gli investimenti ritenuti strategici che non trovassero opportuna collocazione nel Piano o che non rientrassero nel perimetro delle risorse finanziarie europee destinate al suo finanziamento (anche alla luce dell'eccedenza tra impieghi e risorse riscontrata nella Bozza del PNRR presentata al Parlamento il 15 gennaio 2021, nonché della revisione al ribasso della componente prestiti del RRF spettante all'Italia). La previsione formulata nel DEF di un Fondo di investimento complementare di durata decennale con cui finanziare tali progetti, a valere su un diverso e più graduale profilo di rientro del deficit, appare recepire pienamente l'indicazione fornita.
  Un'altra istanza significativa formulata dalla Commissione attiene al reintegro delle risorse del FSC assorbite dal PNRR. La Commissione aveva infatti sottolineato che i progetti del Piano a valere su tale fondo, Pag. 173ove non reintegrato, non avrebbero potuto essere considerati come «addizionali», in quanto finanziati da risorse già incluse nello scenario tendenziale a legislazione vigente; inoltre la Commissione aveva evidenziato la necessità di tenere conto, in sede di determinazione della quota del PNRR attribuita alle regioni del Mezzogiorno, della spettanza, già a legislazione vigente, alle stesse regioni della quota maggioritaria dello stesso FSC. Il DEF, accogliendo l'istanza di reintegro delle risorse del FSC assorbite dal PNRR, consente di superare le menzionate criticità.
  Osserva peraltro in proposito che la quantificazione indicata nel DEF del riparto tra progetti già in essere e progetti nuovi poggia interamente sull'ipotesi di reintegro delle risorse del FSC assorbite dal PNRR, la cui articolazione e modulazione temporale andrà verificata quando si disporrà della versione finale del Piano. Ricorda inoltre, in ogni caso, che dei 153,9 miliardi di nuovi progetti indicati nel DEF, circa 38 sono stati già disposti dalla legge di bilancio per il 2021, per cui restano da allocare su progetti non ancora previsti dalla legislazione vigente risorse pari a circa 116 miliardi.
  Passando a descrivere gli andamenti programmatici di finanza pubblica, evidenzia che nel DEF l'indebitamento netto programmatico, in termini di incidenza sul PIL, per il 2021 sale di circa 3 punti percentuali, portandosi all'11,8 per cento rispetto all'8,8 per cento indicato nella Relazione al Parlamento di gennaio. La revisione al rialzo sconta per 0,7 punti il peggioramento del quadro tendenziale di finanza pubblica e per i restanti 2,3 punti gli effetti del prossimo decreto-legge.
  Gli obiettivi di deficit per il 2022 e 2023 sono rivisti in peggioramento, rispettivamente, di 1,2 e 1,3 punti percentuali rispetto a quelli indicati nella NADEF 2020, delineando un sentiero programmatico in discesa dall'11,9 per cento del PIL del 2021, al 5,9 nel 2022 e al 4,3 per cento del PIL nel 2023. Nel 2024, l'obiettivo del deficit nominale è posto al 3,4 per cento del PIL, ovvero al livello previsto a legislazione vigente. In corrispondenza di tali obiettivi, il saldo primario (ovvero il saldo di bilancio esclusi i pagamenti per interessi) passerebbe da –8,5 per cento di quest'anno a – 3,0 per cento nel 2022, per poi migliorare ulteriormente nei due anni successivi fino a –0,8 per cento nel 2024.
  Il rapporto fra debito pubblico e PIL – che, sulla base dell'andamento tendenziale, è atteso aumentare dal nuovo massimo del 155,8 per cento raggiunto nel 2020 al 157,8 quest'anno e poi scendere gradualmente fino al 150,9 per cento nel 2024 – nello scenario programmatico vedrebbe un ulteriore aumento quest'anno di 4 punti percentuali, al 159,8 per cento, per poi intraprendere, dall'anno prossimo, un graduale processo di riduzione, pari a 3,5 punti percentuali nel 2022 e 3,6 punti percentuali complessivi nel biennio seguente, situandosi nel 2024 al 152,7 per cento del PIL.
  Sottolinea che, in merito alla sostenibilità di un debito di tale livello, il DEF, considerando la dinamica di crescita programmatica del PIL sopra descritta, nonché un andamento contenuto del costo del finanziamento del debito, formula valutazioni positive, pur ricordando che, a tempo debito, i frutti della maggior crescita dovranno contribuire al rafforzamento della finanza pubblica.
  Per quanto riguarda la pressione fiscale, nel 2021 scenderà di un punto percentuale rispetto al 2020, collocandosi al 42,1 per cento del PIL, per poi continuare a ridursi gradualmente in media di circa 0,1 punti di PIL all'anno, fino a raggiungere il 41,6 per cento del PIL nel 2024. Ove la misura riguardante l'erogazione del taglio del cuneo fiscale (c.d. bonus di 100 euro mensili) fosse computata sul lato delle entrate (mentre le regole contabili prevedono che essa sia considerata alla stregua di una erogazione di spesa), la pressione fiscale passerebbe dal 41,3 per cento del 2021 al 40,9 per cento nel 2024.
  Il descritto andamento della politica fiscale delineata nel DEF si avvantaggia dell'attuale stato di attivazione della clausola di salvaguardia generale (CGS) del Patto di Stabilità e Crescita (PSC). Tale clausola, azionata per la prima volta dalla Commissione europea a partire dal marzo 2020 ai Pag. 174sensi degli articoli 5.1 e 9.1 del Regolamento europeo n. 1466/97, prevede la possibilità di consentire agli Stati membri un allontanamento temporaneo dal percorso di aggiustamento all'obiettivo di bilancio di medio termine nel caso di grave recessione economica della zona euro o dell'intera Unione, a condizione che la sostenibilità di bilancio a medio termine non ne risulti compromessa; pur consentendo di deviare temporaneamente dal percorso di consolidamento della finanza pubblica, che in Italia mira al sostanziale pareggio strutturale di bilancio, essa non sospende l'applicazione del Patto di Stabilità e Crescita, né le procedure del Semestre europeo in materia di sorveglianza fiscale.
  Nel marzo 2021, la Commissione, aderendo alle raccomandazioni di policy espresse dal Consiglio europeo per il Semestre europeo in corso, riferite all'Area Euro, ha chiarito che le misure emergenziali saranno gradualmente abbandonate quando le condizioni epidemiologiche ed economiche lo permetteranno, legando la decisione sulla disattivazione della CSG a criteri quantitativi sullo stato dell'economia dell'Area Euro o dell'Unione Europea e, in particolare, al raggiungimento di un livello del PIL aggregato dell'Unione o dell'area dell'euro pari ai livelli pre-crisi, ossia al livello registrato a fine 2019.
  La disattivazione della CSG sarà ufficialmente decisa sulla base delle previsioni di primavera e annunciata nel pacchetto di primavera del Semestre Europeo. Sulla base delle previsioni d'autunno della Commissione, pubblicate ad inizio novembre del 2020, il PIL dell'UE era atteso tornare al livello pre-crisi verso la metà del 2022 (per l'Italia il raggiungimento del livello pre-crisi era previsto per l'inizio del 2023), con possibile disattivazione della clausola a partire dal 2023.
  La Commissione ha assicurato peraltro che le situazioni specifiche dei paesi continueranno ad essere prese in considerazione anche dopo la disattivazione della CSG, chiarendo che, nel caso in cui uno Stato membro non abbia recuperato il livello di attività economica pre-crisi, verrà concordata tutta la flessibilità prevista del Patto di Stabilità e Crescita.
  Poiché il mantenimento della clausola di salvaguardia non sospende il processo di sorveglianza multilaterale del Semestre europeo, la Commissione si appresta comunque a valutare i Programmi di Stabilità e Convergenza presentati dagli Stati Membri e a predisporre, nel pacchetto di primavera, le raccomandazioni specifiche per Paese per il 2022, che avranno carattere prevalentemente qualitativo, tenendo conto dello stato delle singole economie, dei rischi per la sostenibilità dei conti pubblici, ampliati dall'aumento del debito pubblico, nonché di un eventuale andamento sfavorevole della crescita economica e degli aspetti strutturali che incidono sulla qualità/composizione delle finanze pubbliche.
  Per il 2021 e 2022, la Commissione, nella sua Comunicazione di marzo, ha raccomandato comunque che l'impulso fiscale complessivo, ovvero derivante dai bilanci nazionali e dai PNRR, rimanga espansivo. A tal fine, a livello nazionale sarà necessario valutare tale effetto espansivo distinguendo tra orientamento fiscale complessivo (o effettivo), comprensivo della quota di spese finanziata con le sovvenzioni del RRF e del React-EU. Tali sovvenzioni infatti, pur rappresentando uno stimolo fiscale, non si traducono in un aumento del disavanzo e del debito pubblico e del bilancio nazionale soggetto alla sorveglianza fiscale.
  Infine, la Commissione ha raccomandato che la programmazione delle politiche di bilancio tenga conto dei rischi legati alla sostenibilità delle finanze pubbliche, delineando un quadro di un ritiro graduale e ben congegnato delle politiche di sostegno all'economia, al fine di perseguire al momento opportuno e con gradualità politiche di bilancio volte a conseguire posizioni di bilancio prudenti a medio termine, senza penalizzare gli investimenti.
  Già nel 2022, secondo le indicazioni della Commissione, le politiche di bilancio dei singoli Paesi dovrebbero mostrare una diversificazione, con il mantenimento di una politica di supporto all'economia per gli Stati membri con bassi rischi per la Pag. 175sostenibilità, mentre gli Stati membri con livelli di debito elevati dovrebbero, invece, perseguire politiche di bilancio di medio periodo prudenti, preservando nel contempo gli investimenti finanziati con risorse nazionali e utilizzando le sovvenzioni del RRF per attuare nuovi progetti che assicurino un impatto favorevole sull'economia nel lungo termine.
  Per il periodo successivo al 2022, le politiche di bilancio dovrebbero continuare a tenere conto della ripresa in atto, del grado di incertezza economica e della sostenibilità dei conti pubblici. L'eliminazione graduale delle misure di sostegno dovrebbe essere attuata in modo da attenuare l'impatto sociale e sul mercato del lavoro della crisi e contribuire alla sostenibilità sociale.
  Il descritto orientamento europeo sulla politica fiscale, inerente alla fase di crisi economica e sanitaria in corso, consente un adeguato margine di intervento per i singoli Stati membri, per sostenere con misure emergenziali la tenuta del sistema economico nel suo complesso e rafforzarne la resilienza.
  Sottolinea peraltro che, anche a seguito del ripristino delle – comunque insoddisfacenti – condizioni di crescita economica preesistenti rispetto alla crisi in corso, il quadro delle regole europee non potrà essere ripristinato senza una sua profonda revisione, al fine di rimuovere le criticità che hanno contribuito, in passato, a rallentare l'uscita dalle crisi economiche e, in taluni casi, ad aggravarne la profondità.
  La stessa Commissione europea aveva lanciato, nel febbraio 2020, una consultazione pubblica sulla revisione delle regole fiscali europee e tale riflessione – subito sospesa a causa della prevalente necessità di predisporre il pacchetto di misure emergenziali senza precedenti nella storia dell'Unione – andrà necessariamente ripresa e condotta a termine prima della disattivazione della CSG.
  Lo stesso DEF evidenzia che la revisione delle regole dovrebbe assicurare margini di azione più ampi alla politica fiscale nella sua funzione di stabilizzazione anticiclica, ricordando in proposito che il Parlamento italiano si è già pronunciato, attraverso diverse risoluzioni, sul processo di revisione delle regole fiscali, impegnando il Governo a promuovere una revisione sostanziale del PSC, «prima della sua reintroduzione nel 2023, che tenga conto delle conseguenze della pandemia e delle esigenze di ripresa socio-economica in ciascuno Stato membro, affiancando alle regole di stabilità di bilancio criteri di sostenibilità ambientale e sociale per favorire una crescita bilanciata, sostenibile e inclusiva».
  A tale ultimo proposito sottolinea come a suo avviso sia necessario avere il coraggio di riconoscere che il peso del debito pubblico che la pandemia lascerà alle spalle, distribuito peraltro in modo diseguale tra gli Stati, rischierà di costituire un macigno potenzialmente suscettibile di compromettere la possibilità di individuare regole fiscali comuni, in grado di assicurare per tutti i Paesi un progressivo ritorno su un percorso di sostenibilità della finanza pubblica che non comprometta la possibilità di un'efficace azione di stabilizzazione economica del bilancio pubblico.
  Potrebbe infatti risultare illusorio, nonché imprudente per la stessa tenuta del sistema europeo nel suo complesso, affidare interamente alla previsione di ottimistici tassi di crescita dell'economia dei singoli Stati il riassorbimento del debito risultante dalla pandemia. Appare pertanto opportuno, a suo avviso, estendere l'ambito di riflessione sulle regole fiscali alla necessità di individuare strumenti di gestione del debito che ne favoriscano, a livello europeo, il progressivo, benché necessariamente parziale, riassorbimento.
  In conclusione, nel rimettersi al dibattito in Commissione, si riserva di presentare una proposta di parere che preannuncia sin d'ora favorevole.

  Emanuela ROSSINI (MISTO-MIN.LING.) valuta molto positivamente l'accoglimento della raccomandazione formulata dalla Commissione inerente alla necessità di reperire – all'interno del bilancio nazionale e in compatibilità con il profilo programmatico dei saldi di finanza pubblica, opportunamente ridefinito al rialzo dal DEF – lo Pag. 176spazio necessario al finanziamento di investimenti strategici a corredo del PNRR. Molti di quelli inclusi in tale e Piano fanno infatti già parte della programmazione tendenziale prevista a legislazione vigente, o sono destinati alla prima finalità di azione dello stesso Piano, ovvero quella di supporto ai settori economici colpiti dalla crisi in atto. È pertanto di importanza fondamentale avere ampliato il perimetro delle risorse destinate a finanziare gli investimenti di natura strategica, ovvero finalizzati non soltanto al supporto immediato all'economia, quanto al suo rilancio.
  Esprime invece una insoddisfazione in merito alla mancata presentazione, contestualmente al Documento di economia e finanza, del Programma nazionale di riforma. Ritiene infatti che non soltanto le risorse del PNRR – documento che verrà effettivamente corredato di una sezione riguardante le riforme –, bensì tutte le risorse pubbliche finalizzate agli investimenti andrebbero programmate in coordinamento con le linee di riforma ritenute essenziali per il rilancio del Paese, onde evitare che l'esito della crisi sia quello di un ritorno allo status quo antecedente alla pandemia. Lamenta quindi la carenza di un dibattito approfondito sulle riforme in un'ottica di sinergia con la programmazione strategica degli investimenti, affinché questi ultimi possano risultare effettivamente efficaci all'azione di rilancio del Paese.

  Sergio BATTELLI, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 11.50.