CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 20 aprile 2021
570.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Lavoro pubblico e privato (XI)
COMUNICATO
Pag. 139

AUDIZIONI INFORMALI

  Martedì 20 aprile 2021.

Audizione informale di rappresentanti dell'INPS, nell'ambito dell'esame della proposta di legge C. 1033 Tripiedi, recante modifiche al decreto legislativo 21 aprile 2011, n. 67, concernenti l'accesso anticipato al pensionamento per i lavoratori delle imprese edili e affini.

  L'audizione informale è stata svolta dalle 15.35 alle 16.05.

SEDE CONSULTIVA

  Martedì 20 aprile 2021. — Presidenza della presidente Romina MURA.

  La seduta comincia alle 16.10.

Variazioni nella composizione della Commissione.

  Romina MURA, presidente, comunica che sono tornati a far parte della Commissione i deputati Pasquale Cannatelli, Ettore Guglielmo Epifani, Carlo Fatuzzo e Gianfranco Rotondi.
  Comunica, inoltre, che hanno cessato di far parte della Commissione i deputati Wanda Ferro, Matilde Siracusano, Annaelsa Tartaglione, Simone Baldelli, Federico Fornaro, Roberto Rosso e Francesco Silvestri.

Documento di economia e finanza 2021.
Doc. LVII, n. 4, e Annesso.
(Parere alla V Commissione).
(Esame e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento.

  Romina MURA, presidente, comunica che nella seduta odierna la Commissione avvia l'esame in sede consultiva del Documento di economia e finanza 2021, ai sensi dell'articolo 118-bis del Regolamento, segnalando che il parere di competenza sarà Pag. 140espresso nella giornata di domani, mercoledì 21 aprile.
  Chiede, quindi, al relatore di illustrare il contenuto del documento.

  Virginio CAPARVI (LEGA), relatore, ricorda preliminarmente il Documento di economia e finanza, insieme con l'annessa relazione, reca un aggiornamento degli obiettivi programmatici di finanza pubblica. L'aggiornamento prospetta uno scostamento finanziario dai precedenti obiettivi, per il quale è necessaria l'autorizzazione, da adottare con il voto della maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera.
  Come indicato nella lettera di trasmissione alle Camere e nella premessa del Documento all'esame della Commissione, il Governo ha inteso avvalersi della facoltà, accordata dall'articolo 18, comma 3, del Regolamento (UE) 2021/241, di presentare alle Istituzioni europee, di norma entro il 30 aprile, un unico documento integrato che comprende il Piano per la ripresa e la resilienza (PNRR) e il Programma nazionale di riforma (PNR). Il Documento di economia e finanza, quindi, non contiene, come previsto dalla normativa nazionale, lo schema del PNR, che non sarà presentato separatamente ma unitamente al PNRR, che sarà definito nei prossimi giorni e presentato alla Commissione Europea nei termini previsti. Il Documento si compone quindi delle restanti due sezioni previste dall'articolo 10 della legge di contabilità e finanza pubblica, che recano, rispettivamente, lo schema del Programma di stabilità e l'analisi dello stato e delle tendenze della finanza pubblica.
  Venendo ai dati macroeconomici contenuti nella prima sezione del Documento, le stime ufficiali dell'ISTAT evidenziano che il 2020 si è chiuso con una caduta del Prodotto interno lordo pari all'8,9 per cento in termini reali e al 7,8 per cento in termini nominali, un dato in linea con quanto previsto nella Nota di Aggiornamento del DEF dello scorso anno. Al fine di contenere l'impatto della pandemia sul sistema economico, da un lato, sono state previste misure di contenimento più mirate e articolate a livello territoriale e, dall'altro, sono stati adottati numerosi interventi di politica economica per un importo complessivo, nell'anno 2020, di 108 miliardi di euro, circa il 6,5 per cento del Prodotto interno loro, con misure che hanno, tra l'altro, consentito che il credito all'economia sia cresciuto nel 2020 malgrado la crisi. Tale misure hanno avuto un significativo riflesso anche sull'andamento della finanza pubblica, riscontrandosi un incremento dell'indebitamento della pubblica amministrazione dall'1,6 per cento del 2019 al 9,5 per cento del 2020 e un aumento del debito pubblico dal 134,6 per cento del 2019 al 155,8 per cento del 2020.
  Con riferimento agli aspetti di interesse della Commissione, segnala che nel 2020 si è registrata una riduzione dell'11 per cento delle ore lavorate e del 10,3 per cento delle unità lavorative annue armonizzate (ULA). A fronte di questa contrazione, i dati dell'ISTAT contenuti nell'indagine sulle forze di lavoro registrano un calo meno pronunciato, del 2,8 per cento, per effetto del contenimento dei rischi di disoccupazione derivante dalle misure adottate in materia di cassa integrazione.
  Nel complesso del 2020 le ore totali di CIG autorizzate dall'INPS sono risultate pari a 4,32 miliardi e si concentrano maggiormente in aprile e maggio, per poi ridimensionarsi sensibilmente, pur attestandosi su valori eccezionalmente elevati. Le ore effettivamente utilizzate, come accade di regola, sono tuttavia inferiori rispetto a quelle autorizzate. Le misure messe in campo per contrastare gli effetti dell'epidemia nel settore del lavoro ammontano complessivamente a 29,8 miliardi nel 2020, a 2,5 miliardi nel 2021, e a 0,3 miliardi nel 2023. In particolare, circa 18,5 miliardi di euro nel 2020 e 1,3 miliardi di euro nel 2021 sono stati destinati agli ammortizzatori sociali, mentre 9,2 miliardi nel 2020 sono stati destinati all'attribuzione di indennità una tantum in favore dei lavoratori autonomi, dei lavoratori dipendenti del settore del turismo, degli operai agricoli che presentano particolari requisiti, dei professionisti titolari di partita IVA, dei lavoratori iscritti al fondo pensioni dello spettacolo e di quelli domestici. Per favorire l'occupazione di lavoratori a tempo determinato e indeterminato per alcuni settori produttivi o impiegati in aree svantaggiate del Paese sono stati previsti sgravi contributivi per complessivi Pag. 1411,8 miliardi di euro nel 2020, 0,7 miliardi nel 2021 e 0,25 miliardi nel 2023.
  Il tasso di occupazione si è collocato al 57,5 per cento, tornando sui livelli del 2017, con una contrazione dell'occupazione più diffusa tra le donne (-3,4 per cento, –338 mila occupate) che per gli uomini (-2,3 per cento; –309 mila occupati), e ha interessato più i lavoratori non dipendenti (-4,1 per cento) che i dipendenti (-2,4 per cento). Una marcata riduzione, pari al 12,1 per cento, ha riguardato i lavoratori a termine mentre per gli addetti a tempo indeterminato il calo è dello 0,42 per cento. Il Documento evidenzia che la maggiore riduzione degli occupati a termine deriva, oltre che dalle mancate attivazioni e rinnovi dei contratti in scadenza dalla riduzione delle trasformazioni, anche nella maggiore concentrazione di rapporti di lavoro a termine nei settori più esposti alle conseguenze della crisi.
  Il tasso di disoccupazione è invece diminuito nel 2020, al 9,3 per cento, dal 10 per cento del 2019, per effetto del minor tasso di partecipazione al mercato del lavoro indotto dalle misure di contenimento della pandemia. I soggetti in cerca di occupazione si sono, infatti, ridotti del 10 per cento, per complessive 257 mila unità e, specularmente, il numero di inattivi è aumentato del 5,6 per cento per un totale di 738 mila unità, portando il tasso di inattività al 36,5 per cento.
  Il Documento evidenzia come si tratti di un trend globale, ricordando che le ultime stime dell'Organizzazione internazionale del lavoro (OIL) segnano nel 2020 una riduzione delle ore di lavoro a livello globale dell'8,8 per cento e del 9,2 per cento a livello europeo rispetto al 2019, circa quattro volte superiore rispetto a quanto sperimentato durante la crisi finanziaria del 2009. Sono inoltre richiamate le principali caratteristiche delle misure messe in campo in materia di ammortizzatori sociali dai diversi Stati europei.
  In questo quadro, la produttività – calcolata come rapporto tra PIL e ULA – ha fatto rilevare un aumento dell'1,6 per cento, un fenomeno atipico all'interno di una fase di profonda contrazione del livello dell'attività economica.
  Sul lato della spesa, si segnala il forte aumento delle prestazioni sociali in denaro, quantificato nella misura del 10,6 per cento, con una incidenza sul PIL del 24,2 per cento, in aumento di 4 punti percentuali rispetto al 2019. In tale aggregato, le prestazioni non pensionistiche sono state le più dinamiche, con una crescita del 36,3 per cento, a causa del significativo aumento della spesa per gli ammortizzatori sociali e per altri assegni e sussidi assistenziali, quali, in particolare il Reddito di emergenza e il Reddito di cittadinanza, le indennità introdotte per l'anno 2020 a favore di lavoratori autonomi e particolari categorie di lavoratori, per contrastare gli effetti economico-sociali della crisi epidemiologica. In particolare, gli assegni di integrazione salariale sono passati da circa 800 milioni nel 2019 a oltre 14,5 miliardi nel 2020, mentre gli assegni e sussidi assistenziali sono passati da 20,1 miliardi nel 2019 a 34,6 miliardi nel 2020.
  Per quanto riguarda le previsioni per il quadriennio in corso, sul piano tendenziale, che incorpora gli effetti del PNRR nella versione presentata con la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza (NADEF) e rivista con la legge di bilancio per il 2021, nonché del cosiddetto decreto-legge «sostegni», attualmente all'esame del Senato della Repubblica, la crescita per il 2021 dovrebbe essere pari al 4,1 per cento, un dato sensibilmente inferiore al 6 per cento previsto dalla NADEF per il 2020. Tale dato tiene conto dell'andamento dell'economia del primo trimestre, più sfavorevole del previsto in considerazione degli effetti delle misure di contenimento adottate, che dovrebbe migliorare nei mesi successivi, anche per effetto della campagna di vaccinazione, che punta ad immunizzare l'80 della popolazione italiana entro la fine di settembre, e dei possibili sviluppi sul piano delle terapie. Grazie anche alle misure di stimolo dell'economia, il PIL salirebbe del 4,3 nel 2022, del 2,5 per cento nel 2023 e del 2 per cento nel 2024. Per quanto attiene alle previsioni sull'occupazione, in termini di unità di lavoro armonizzate si registrerebbe una crescita in tutto il periodo, rispettivamente del 3,5 per cento Pag. 142nel 2021, del 3,9 per cento nel 2022, del 2,2 per cento nel 2023 e dell'1,7 per cento nel 2024, mentre, in termini di forza lavoro, nel 2021 si prospetta un calo dell'1,2 per cento nel 2021, al quale farebbe seguito un aumento del 2,9 per cento nel 2022, del 2,1 nel 2023 e dell'1,6 per cento nel 2024. Il tasso di disoccupazione salirebbe nel 2021 al 9,9 per cento per poi diminuire progressivamente al 9,5 per cento nel 2022, all'8,8 per cento nel 2023 e all'8,2 per cento nel 2024. Sottolinea che, ovviamente, le previsioni sono strettamente legate al successo delle misure di contrasto della pandemia, essendo suscettibili di revisioni al rialzo o al ribasso in ragione della maggiore o minore efficacia di tali misure.
  Sul piano programmatico, invece, le previsioni, oltre a riflettere un diverso percorso di rientro dell'indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni, scontano gli effetti di ulteriori interventi che il Governo metterà in campo nei prossimi giorni. Si tratta, in particolare, di un nuovo pacchetto di misure di sostegno e rilancio, da adottare successivamente all'autorizzazione da parte delle Camere dello scostamento dagli obiettivi di bilancio, e l'adozione della versione finale del PNRR, che amplia le risorse complessive previste.
  Con specifico riferimento allo scostamento per il quale si richiede l'autorizzazione, la Relazione al Parlamento del 15 gennaio scorso prevedeva un indebitamento netto dell'8,8 per cento del PIL nel 2021, del 4,7 per cento nel 2022 e del 3 per cento nel 2023, mentre con la relazione ora presentata si chiede di fissare il nuovo livello dell'indebitamento netto all'11,8 per cento del PIL nel 2021, al –5,9 per cento nel 2022, al –4,3 per cento nel 2023 e al –3,4 per cento nel 2024. In termini strutturali, l'indebitamento netto programmatico delle amministrazioni pubbliche si attesterebbe al 9,3 per cento del PIL nel 2021, al 5,4 per cento nel 2022, al 4,4 per cento nel 2023 e al 3,8 per cento nel 2024. Per quanto riguarda l'indebitamento netto strutturale delle pubbliche amministrazioni, nel quale sono escluse dal computo le misure una tantum e le variazioni imputabili alla congiuntura economica, il nuovo quadro prevede un tasso pari al 9,3 del PIL per il 2021, al 5,4 per cento per il 2022, al 4,4 per cento per il 2023 e al 3,8 per cento per il 2024. Il rapporto debito/PIL sarebbe fissato per il 2021 al 159,8 per cento e si ridurrebbe progressivamente negli anni successivi al 156,3 per cento nel 2022, al 155 per cento nel 2023 e al 152,7 nel 2024. Nel complesso, il Documento evidenzia che le previsioni macroeconomiche sono improntate alla prudenza e tengono conto della necessità di perseguire l'equilibrio dei conti pubblici, in particolare la riduzione del rapporto debito/PIL, sebbene il Governo condivida l'opinione che le regole fiscali europee debbano essere riviste allo scopo di promuovere maggiormente la crescita e la spesa per investimenti pubblici.
  Per effetto dello scostamento proposto, l'indebitamento nel 2021 crescerebbe di 40 miliardi di euro, che aumentano a 43 miliardi di euro in termini di fabbisogno e a 50 miliardi di euro in termini di saldo netto da finanziare. Un ulteriore incremento dell'indebitamento è previsto in tutti gli anni successivi con valori che vanno dai 6 miliardi di euro del 2022 ai 2,42 miliardi di euro del 2034. Tali risorse saranno finalizzate principalmente a finanziare investimenti pubblici con risorse aggiuntive rispetto a quanto previsto dal PNRR.
  Le risorse rivenienti dallo scostamento saranno destinate, oltre che alle spese per gli interessi derivanti dal maggiore disavanzo, al decreto in materia di sostegno e di rilancio di prossima adozione. In particolare, più della metà delle risorse nel 2021 dovrebbe essere destinata a sostegni ai titolari di partite IVA e alle imprese impattate dalla crisi da COVID-19. Saranno adottate misure per aiutare le imprese a coprire parte dei costi fissi, sia con sgravi di imposta sia con la copertura della quota fissa delle bollette e di parte dei canoni di locazione tramite crediti di imposta, sarà prorogata fino a fine anno la garanzia dello stato sul credito alle piccole e medie imprese (PMI) e sarà estesa nel tempo la moratoria sui crediti alle PMI. Saranno reintrodotti rinvii ed esenzioni di imposta già adottati nel 2020 e sarà innalzato il limite alle compensazioni di imposta. Il decreto-legge prorogherà le indennità a favore dei lavoratori stagionali e introdurrà nuove misure a favore dei giovani, tra cui uno sgravio Pag. 143fiscale sull'accensione di nuovi mutui per l'acquisto della prima casa. Saranno stanziate risorse aggiuntive per gli enti territoriali per la prosecuzione delle politiche di sostegno alle fasce più deboli, il sostegno ai trasporti locali e l'adozione di misure fiscali, quali la sospensione dell'imposta di soggiorno. Il decreto-legge incrementerà le risorse per il PNRR non coperte da prestiti e sussidi del meccanismo europeo, con la creazione di un Fondo di investimento complementare al PNRR, che avrà una durata decennale e darà copertura alle somme del Fondo per lo sviluppo e la coesione (FSC) trasferite ai programmi del PNRR. Complessivamente, le risorse aggiuntive destinate agli investimenti nel periodo 2022-2026 ammontano a 18 miliardi, pari a circa un punto percentuale di PIL.
  Per quanto riguarda il PNRR, la versione definitiva si baserà su un ammontare di risorse pari a 191,5 miliardi di euro, dei quali 68,9 miliardi corrispondono a sovvenzioni e 122,5 miliardi a prestiti. Grazie alle risorse del FSC e del Fondo di investimenti complementare, le risorse destinate al PNRR aumentano a 222 miliardi di euro, che – unitamente agli altri strumenti previsti dal pacchetto Next Generation EU – raggiungono un totale di circa 237 miliardi di euro. Le risorse della Resilience and recovery facility destinate a nuovi interventi sono pari nel complesso a 122,4 miliardi di euro, che crescono a 153,9 miliardi di euro considerando il PNRR «allargato».
  Grazie a queste misure, il PIL reale crescerebbe, in termini programmatici del 4,5 per cento nel 2021, del 4,8 nel 2022, del 2,6 per cento nel 2023 e dell'1,8 per cento nel 2024, dati superiori a quelli tendenziali tranne che nel 2024, sia a causa del più elevato livello raggiunto nell'anno precedente, sia per via del moderato consolidamento della finanza pubblica. In sostanza, nel terzo trimestre del 2022 il PIL raggiungerebbe i valori registrati nel 2019, prima del manifestarsi dell'emergenza da COVID-19.
  Anche per l'occupazione il recupero sarebbe complessivamente superiore a quello previsto nello scenario tendenziale: in termini di unità di lavoro, la crescita sarebbe pari al 4,9 per cento nel 2021, al 4,7 per cento nel 2022, al 2,3 nel 2023 e all'1,6 nel 2024, mentre, in termini di forza lavoro, nel 2021 si registrerebbe un calo dell'1 per cento nel 2021 e una crescita del 3,2 per cento nel 2022, del 2,1 per cento nel 2023 e dell'1,6 per cento nel 2024. Il tasso di disoccupazione sarebbe pari al 9,6 per cento per l'anno in corso, al 9,2 per cento per il 2022, all'8,5 per cento per il 2023 e all'8 per cento per il 2024. La dinamica prevista dell'occupazione in termini di unità di lavoro è più contenuta di quella del PIL, mentre è maggiore il recupero atteso per le ore lavorate; nel 2021 si registrerebbe, pertanto, un moderato aumento della produttività (0,6 per cento) che segnerebbe una leggera crescita lungo tutto l'orizzonte di previsione. Più in particolare, la crescita del costo del lavoro, pari al 2,6 per cento nel 2020, è stimata pari allo 0,6 per cento nel 2021, all'1,3 per cento nel 2022, all'0,9 per cento nel 2023 e al 1,2 per cento nel 2024. La produttività in rapporto al PIL, aumentata dell'1,6 per cento nel 2020, è stimata crescere dello 0,6 per cento nel 2021, dello 0,4 per cento nel 2022 e dello 0,3 per cento nel 2023 e nel 2024. Il costo del lavoro per unità di prodotto (CLUP) in rapporto al PIL, aumentato dell'1 per cento nel 2020, è stimato crescere dello 0,1 per cento nel 2021, dell'1 per cento nel 2022, dello 0,6 per cento nel 2023 e dello 0,9 per cento nel 2024.
  Per quanto riguarda i redditi da lavoro pubblico, che nel 2020 hanno registrato un incremento dello 0,3 per cento annuo, nel complesso si registra una riduzione della loro incidenza sul PIL in ragione della ripresa del medesimo prodotto. In valore assoluto si ipotizza, invece, un andamento legato in buona misura ai rinnovi contrattuali del triennio 2019-2021, in relazione ai quali si assume un'attività contrattuale limitata nell'anno in corso, la sottoscrizione di una quota rilevante di contratti nel 2022 e il completamento della tornata contrattuale nel 2023. In particolare, per la spesa per redditi da lavoro dipendente si stima in via tendenziale una crescita dell'1,8 per cento nel 2021, del 5,4 per cento nel 2022 e un calo dello 0,9 per cento nel 2023 e dell'1,3 per cento del 2024. Pag. 144
  Come di consueto, nell'ambito dell'analisi sulla sostenibilità di lungo periodo delle finanze pubbliche, il Documento reca un'articolata analisi delle tendenze di medio-lungo periodo del sistema pensionistico italiano, che nell'immediato risentono sensibilmente della forte contrazione del PIL registrata lo scorso anno.
  Per quanto riguarda l'indicazione dei provvedimenti collegati alla manovra di finanza pubblica rilevano, per le materie di interesse della Commissione, il disegno di legge in materia di riforma degli ammortizzatori sociali, quello per l'aggiornamento e il riordino della disciplina in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro e quello in materia di salario minimo e rappresentanza delle parti sociali nella contrattazione collettiva. Possono inoltre presentare profili di interesse i provvedimenti relativi al riordino della disciplina in materia di prevenzione della corruzione, obblighi di pubblicità, trasparenza e diffusione di informazioni da parte delle pubbliche amministrazioni e in materia di spettacolo, industrie culturali e creative e per il libro, nonché il disegno di legge quadro sulle disabilità.

  Romina MURA, presidente, nessuno chiedendo di intervenire, rinvia il seguito del Documento di economia e finanza 2021 alla seduta convocata per domani.

Disposizioni in materia di iscrizione contemporanea a due corsi di istruzione superiore.
Testo unificato C. 43 e abb.
(Parere alla VII Commissione).
(Esame e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento.

  Romina MURA, presidente, comunica che nella seduta odierna si avvia l'esame in sede consultiva del provvedimento segnalando che la Commissione esprimerà il parere di competenza nella seduta di domani, mercoledì 21 aprile.
  Invita, quindi, la relatrice a svolgere la sua relazione.

  Flora FRATE (MISTO-A-+E-RI), relatrice, rileva che il testo unificato, che consta di sei articoli, è volto ad abrogare il divieto di iscrizione contemporanea a più università o corsi di studio universitari, disposta dal secondo comma dell'articolo 142 del regio decreto n. 1592 del 1933. Infatti, l'articolo 1, che abroga tale disposizione, prevede la possibilità per gli studenti di iscriversi contemporaneamente a due corsi di istruzione universitaria, anche presso più università, scuole o istituti superiori ad ordinamento speciale, purché non si tratti del medesimo corso mentre l'articolo 2 consente l'iscrizione contemporanea a due corsi di studio presso le università e le istituzioni dell'alta formazione artistica, musicale e coreutica.
  Per quanto di competenza della Commissione, segnala che l'articolo 3, in materia di diritto allo studio, prevede, al comma 2, la redazione, con cadenza annuale, di un programma da parte delle università e delle istituzioni dell'alta formazione artistica, musicale e coreutica per favorire e promuovere la partecipazione degli studenti lavoratori a corsi di studio e ad attività formative successive al conseguimento del titolo.
  Fa presente, poi, che l'articolo 4 disciplina le modalità di attuazione delle disposizioni introdotte dal provvedimento, mentre l'articolo 5 prevede la presentazione al Parlamento, da parte del Ministro dell'università e della ricerca, di una relazione sullo stato di attuazione delle disposizioni e una valutazione di impatto.
  Rappresenta, da ultimo, che l'articolo 6 reca la clausola di invarianza finanziaria del provvedimento.

  Romina MURA, presidente, nessuno chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame alla seduta convocata per domani, nella quale si procederà all'espressione del parere.

  La seduta termina alle 16.25.