CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 30 marzo 2021
559.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari esteri e comunitari (III)
COMUNICATO
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AUDIZIONI INFORMALI

  Martedì 30 marzo 2021.

Audizione informale del Vice Direttore Generale/Direttore Centrale del MAECI per i Paesi dell'Africa Sub-sahariana, Min. Plen. Giuseppe Mistretta, nell'ambito della discussione della risoluzione n. 7-00585 Emiliozzi sulla crisi nella regione etiope del Tigrai.

  L'audizione informale è stata svolta dalle 10.05 alle 10.50.

Audizione informale dell'Ambasciatore della Federazione Russa in Italia, Sergey Razov, sulle priorità della Presidenza italiana del G20.

  L'audizione informale è stata svolta dalle 11.05 alle 11.55.

RISOLUZIONI

  Martedì 30 marzo 2021. — Presidenza del presidente Piero FASSINO. – Interviene il sottosegretario di Stato agli affari esteri e alla cooperazione internazionale, Benedetto Della Vedova.

  La seduta comincia alle 12.

Variazione nella composizione della Commissione.

  Piero FASSINO, presidente, comunica che, a far data dal 24 marzo scorso, per il gruppo Lega–Salvini premier è entrata a far parte della Commissione l'onorevole Silvana SNIDER, cui dà il benvenuto, formulando gli auspici per una proficua collaborazione con la Commissione.

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  Silvana SNIDER (LEGA) ringrazia il Presidente Fassino e auspica a sua volta di potere contribuire positivamente ai lavori della Commissione.

7-00613 Formentini: Sulla repressione della minoranza uigura nello Xinjiang cinese.
(Discussione e rinvio).

  La Commissione inizia la discussione della risoluzione in titolo.

  Piero FASSINO, presidente, avverte che, non essendo previste votazioni, come da determinazione dell'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, l'odierna seduta in sede di risoluzioni sarà svolta consentendo la partecipazione da remoto secondo le modalità stabilite dalla Giunta per il Regolamento nella riunione del 4 novembre 2020.

  Paolo FORMENTINI (LEGA), illustrando la risoluzione in titolo, sottolinea che essa mira ad allineare la posizione dell'Italia a quella dei Parlamenti nazionali di alcuni Paesi alleati, in particolare quelli del Canada e dei Paesi Bassi, che hanno riconosciuto la natura genocidaria delle politiche repressive attuate dalla Repubblica Popolare Cinese ai danni della minoranza uigura.
  Al riguardo, evidenzia che sarebbero circa 1 milione – ma, secondo alcune fonti, anche 3 milioni – gli uiguri reclusi nei campi di detenzione e sottoposti a forme di lavoro forzato; in conseguenza delle denunce delle organizzazioni della società civile e dei media, grandi multinazionali come Nike e H&M hanno deciso di non acquistare più il cotone prodotto nella regione dello Xinjiang e per questa ragione sono stati oggetto di una ritorsione commerciale da parte delle autorità di Pechino.
  Rivolgendo un accorato appello a tutti i colleghi, auspica pertanto che la Commissione possa assumere una posizione chiara e netta a difesa dei diritti della minoranza uigura, senza farsi intimorire dalle pressioni ed interferenze esterne. Al riguardo, richiama il grave episodio verificatosi in occasione della recente audizione dell'Ambasciatore della Repubblica popolare cinese in Italia, il quale ha definito in maniera sprezzante come menzogne ed esempio di disinformazione le affermazioni di numerosi colleghi – in primis del Gruppo Lega che ha infatti abbandonato i lavori in segno di grave dissenso – che hanno osato denunciare la condotta del Governo cinese rispetto alla violenta opera di assimilazione ai danni degli uiguri come pure rispetto alla repressione dei diritti umani ad Hong Kong ed alle prospettive di invasione della stessa Taiwan. Esprimendo apprezzamento per il richiamo che in quella sede il Presidente Fassino ha fatto all'universalità dei diritti umani, ribadisce che le violazioni perpetrate nella regione dello Xinjiang sono assimilabili ad un genocidio, secondo la precisa definizione data dal diritto internazionale, che ha guidato la stesura della mozione n. 1-00139 sul riconoscimento del genocidio armeno, approvata dalla Camera il 10 aprile 2019.
  Ricordando che gli stessi bambini uiguri vengono sottoposti ad un processo di sinizzazione forzata e che i campi di lavoro sono assimilabili ai gulag dove venivano reclusi i dissidenti dell'Unione Sovietica, ribadisce la necessità e l'urgenza di esprimere una chiara posizione del Parlamento a tutela della libertà e della dignità di ogni individuo.

  Il Sottosegretario Benedetto DELLA VEDOVA sottolinea che l'Italia è in prima linea nella difesa dei diritti umani e delle libertà fondamentali anche nel marcare le nostre differenze valoriali e di governance rispetto alla Cina.
  Ricorda che in questi mesi il nostro Paese ha espresso con forza e ripetutamente le preoccupazioni per la situazione della minoranza turcofona uigura e delle altre minoranze etnico-religiose nello Xinjiang e nel resto della Cina, sia individualmente nel dialogo diretto con Pechino, sia con i partner UE e G7, sia nei fora pertinenti nel quadro delle Nazioni Unite, da ultimo durante la 46ma sessione del Consiglio Diritti Umani. Ribadisce che il Governo italiano continuerà a farlo finché non cesseranno le brutali e sistematiche Pag. 32politiche di assimilazione forzata da parte delle autorità di Pechino.
  Evidenzia che le dichiarazioni sono state accompagnate dall'azione, in ambito UE, attraverso l'applicazione del regime orizzontale globale dell'Unione europea sui diritti umani, adottato nel dicembre scorso. Sulla base di tale regime, il 22 marzo scorso il Consiglio per gli Affari esteri dell'Unione Europea ha adottato il primo pacchetto di sanzioni relative a soggetti ed entità di vari Paesi, tra cui quattro individui e un'entità cinesi, ritenuti responsabili di gravi violazioni dei diritti umani e libertà fondamentali in Xinjiang.
  Ricorda che, rispetto alle reazioni prese da parte cinese, la Farnesina ha convocato l'Ambasciatore Li Junhua il 24 marzo scorso. In quell'occasione la Viceministra Sereni ha espresso la solidarietà dell'Italia nei confronti dei parlamentari, accademici, think tank e funzionari europei colpiti dalle sanzioni cinesi. Ha ribadito la nostra posizione in difesa della scelta europea di applicare le sanzioni e definito inaccettabili le misure cinesi a danno della libertà di opinione ed espressione, valori fondanti italiani ed europei.
  Osserva, d'altra parte, che, ad oggi, non risulta che alcun organo delle Nazioni Unite o tribunale internazionale abbia classificato come «genocidarie» le gravi violazioni dei diritti umani perpetrate dal Governo cinese nello Xinjiang.
  Sottolinea che la Cina rimane, per l'Italia e l'Unione europea, un interlocutore importante nell'affrontare i grandi temi globali. È quindi fondamentale continuare un dialogo franco con Pechino, senza arretramenti sui diritti umani e senza alimentare controproducenti spirali di tensione.

  Pino CABRAS (M5S), segnalando che numerosi Paesi adottano politiche a beneficio della maggioranza e a detrimento del minoranze etniche, sottolinea la necessità di valutare con grande prudenza e attenzione le fonti di informazione da cui provengono le denunce sulle violazioni ai danni degli uiguri: al riguardo, ricorda che il termine genocidio è stato introdotto nel dibattito pubblico da esponenti del National Endowement for Democracy, un'agenzia chiaramente legata gli interessi del Governo e del Congresso degli Stati Uniti. Pertanto, a suo avviso, le reciproche accuse tra USA e Cina, anche riguardo alla vicenda degli uiguri, rientrano a pieno titolo nella dialettica tra due super-potenze. Invitando i colleghi ad evitare di ricorrere a nozioni come quella di genocidio e ad avere un approccio equanime e neutrale, ricorda che il Governo cinese, a differenza di quanto fatto in Tibet, ha promosso importanti concessioni alla minoranza uigura, ad esempio riservandole l'esenzione dalla «politica del figlio unico», che ha consentito la crescita demografica della comunità. Pur riconoscendo la problematicità delle restrizioni linguistiche, rileva la necessità di valutare la situazione dei campi di lavoro alla luce della struttura peculiare dello Stato cinese, che attribuisce un rilievo del tutto particolare ai simboli del partito comunista, che figurano in ogni industria del Paese, in una commistione di piani che è propria di quella realtà ma che non deve comportare un'associazione di idee con campi di concentramento e pratiche di indottrinamento coatto. Ribadendo, quindi, l'opportunità di un approccio alla materia più oggettivo e meno ideologico, stigmatizza il comportamento dei colleghi della Lega che hanno preferito allontanarsi dall'aula anziché ascoltare le spiegazioni dell'Ambasciatore cinese Li Junhua.

  Gennaro MIGLIORE (IV), esprimendo apprezzamento per l'equilibrata posizione del Governo, condivide l'esigenza di maggiore cautela rispetto al ricorso ad etichette di tipo genocidario e, al contempo, rileva che le osservazioni del collega Cabras appaiono fin troppo giustificazioniste. Concorda con l'opportunità di qualificare gli uiguri come «popolo» oltre che come «minoranza»: infatti, se, da un lato, «minoranza» fotografa la condizione degli uiguri in rapporto alla etnia maggioritaria han, dall'altro, occorre riconoscere la soggettività del popolo uiguro.

  Eugenio ZOFFILI (LEGA), associandosi alle considerazioni del collega Formentini, Pag. 33che ha fornito un quadro esaustivo della situazione, al di là delle dispute semantiche sui termini «popolo» e «minoranza», sottolinea la necessità di riconoscere la dignità degli uiguri come persone, sottoposte alle angherie e alle persecuzioni della dittatura comunista cinese, al pari di quanto avviene per le comunità cristiane e per gli oppositori, sia ad Hong Kong sia a Taiwan. Evidenziando che la difesa dei diritti umani, ovunque nel mondo, costituisce da sempre una priorità della politica estera dell'Italia, accoglie l'invito del collega Cabras ad approfondire la materia, richiamando in tal senso una recente inchiesta giornalistica della trasmissione «Le Iene», nel corso della quale il presidente di Amnesty International ha illustrato in maniera assai dettagliata le violenze subite dalla minoranza uigura, riportando anche la testimonianza drammatica di una donna vittima di stupro, a conferma delle pratiche di violenza sistematica in particolare nei confronti delle donne uigure. Fa presente, inoltre, che nella stampa internazionale il riferimento al carattere genocidario della repressione cinese nello Xinjiang è ormai un dato acquisito. Fa presente al collega Cabras che le misure repressione cui ricorre il Governo cinese nei campi di lavoro di cui si sta discutendo vanno ben oltre l'esposizione di simboli o di bandiere del partito.
  Ribadendo l'interesse del proprio Gruppo ad una ricostruzione veritiera dei fatti, stigmatizza il comunicato pubblicato dalla rappresentanza diplomatica cinese in Italia, nel quale si sottolinea che «l'Ambasciatore Li Junhua ha presentato le rimostranze al Ministero degli Esteri e della cooperazione internazionale italiano in merito alla decisione dell'Unione europea di imporre sanzioni unilaterali alla Cina con la scusa della presunta questione dei diritti umani nello Xinjiang»: si tratta di suo avviso, di un inaccettabile rovesciamento della realtà, a fronte del quale il Parlamento è chiamato ad assumere una posizione netta ed intransigente, evitando di modificare il testo della risoluzione al solo scopo di compiacere un Ambasciatore che si è mostrato così sprezzante nei confronti dei parlamentari italiani. Tutto ciò premesso, segnala l'intenzione del suo Gruppo di proseguire nei termini in cui è formulato l'atto in titolo.

  Piero FASSINO, presidente, segnalando che sono in distribuzione proposte di riformulazione della risoluzione formulate dal Governo, invita i Gruppi a valutarle in vista della prossima seduta, che potrebbe avere luogo mercoledì 7 aprile prossimo.
  Nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito della discussione ad altra seduta.

7-00597 Suriano ed altri: Sul rispetto del principio del giusto processo da parte delle Autorità turche, con particolare riferimento ad arresti di massa di avvocati e giuristi.
(Discussione e rinvio).

  La Commissione inizia la discussione della risoluzione in titolo.

  Piero FASSINO, presidente, dà il benvenuto al collega Perantoni, che è Presidente della Commissione Giustizia e che partecipa alla seduta in qualità di cofirmatario dell'atto in titolo.

  Mario PERANTONI (M5S) illustra il contenuto della risoluzione ricordando che, in seguito al cosiddetto tentativo di golpe del 2016, il Governo turco ha imputato condotte o attività terroristiche o sovversive ad avvocati, giuristi, accademici, intellettuali, giornalisti, insegnanti, musicisti e artisti in genere, rei di svolgere in maniera indipendente la loro professione o di aver manifestato la propria contrarietà alla politica governativa e solo per questo minacciati, arrestati e condannati a lunghe pene detentive. In particolare per quanto concerne gli avvocati, le accuse di contiguità al terrorismo sono state mosse nei loro confronti in quanto professionalmente impegnati nella difesa di imputati indagati per reati di tale tipologia.
  In particolare, segnala che sino al febbraio 2020, più di 1.500 legali sono stati indagati e 605 sono stati arrestati e posti in custodia cautelare. La Turchia, pur essendo Pag. 34membro del Consiglio d'Europa e della NATO, continua a violare le più elementari norme in materia di diritti umani e Stato di diritto, come il principio del giusto processo, allontanandosi dagli standard occidentali.
  Ricorda, in particolare, la tragica vicenda di due avvocati – Ebru Timtik ed Aytac Unsal – deceduti a seguito di un lungo sciopero della fame in carcere: una vicenda analoga a quella occorsa ai tre componenti del Grup Yorum, un complesso musicale noto per i suoi testi di denuncia sociale e le critiche al regime di Erdoğan.
  Evidenzia che la proposta di risoluzione richiama, altresì, le iniziative poste in essere dai Relatori Speciali dell'ONU e dagli organi competenti del Consiglio d'Europa, appelli che finora non hanno sortito alcun effetto. Al contrario, qualche giorno fa Erdoğan ha annunciato la decisione di ritirarsi dalla Convenzione di Istanbul del Consiglio d'Europa contro la violenza sulle donne ed il Procuratore Generale ha chiesto lo scioglimento del partito di opposizione HDP, il cui leader Demirtaş è detenuto in carcere dal 2017, in aperta violazione di due sentenze della Corte europea dei diritti umani.
  In conclusione, auspica che l'Italia possa assumere iniziative forti per la tutela e la promozione dei diritti umani in Turchia, come in qualsiasi altra parte del mondo.

  Il Sottosegretario Benedetto DELLA VEDOVA fa presente che il Governo italiano segue con la massima attenzione la situazione degli avvocati in Turchia. Particolare preoccupazione avevano suscitato gli sviluppi legati alla legge di riforma nei sistemi di elezione delle rappresentanze locali dell'ordine degli avvocati in Turchia, su cui si sono registrate proteste da parte degli avvocati in quel Paese, così come del caso degli avvocati Timtik e Unsal, che aveva suscitato la reazione, tra gli altri, del Consiglio Nazionale Forense italiano.
  Segnala che queste vicende rientrano nel più generale tema del rispetto della democrazia, dello Stato di diritto, dei diritti umani e delle libertà fondamentali in Turchia, che ha influenzato negli ultimi anni l'andamento dei rapporti di Ankara con l'Unione europea.
  Sottolinea che l'argomento è sempre oggetto degli incontri e dei contatti bilaterali ad alto livello con gli interlocutori turchi e in quelli che l'Ambasciata d'Italia ad Ankara intrattiene con le Autorità locali.
  Rileva che, oltre che sul piano bilaterale, è forte l'impegno italiano a questo riguardo in seno all'Unione europea, per promuovere il rispetto dei principi dell'acquis comunitario da parte della Turchia quale Paese candidato all'adesione.
  Osserva che la Turchia è stata inserita nelle conclusioni del Consiglio dell'Unione europea sulle priorità nei fora multilaterali in materia di diritti umani, adottate lo scorso 22 febbraio, tra i Paesi a cui l'UE guarda con preoccupazione per quanto riguarda il corretto funzionamento delle istituzioni democratiche e dello Stato di diritto.
  Evidenzia che la protezione e la promozione dei diritti umani e delle libertà fondamentali sono linee direttrici dell'azione di politica estera italiana anche in ambito multilaterale.
  Anche in qualità di membri attivi del Consiglio diritti umani delle Nazioni Unite per il mandato 2019-2021, sottolinea che l'Italia segue con attenzione la situazione dei diritti umani in Turchia. Nel corso della più recente sessione di Revisione periodica universale delle Nazioni Unite della Turchia, abbiamo raccomandato al Paese di prendere misure per garantire un ambiente favorevole all'azione dei difensori dei diritti umani.
  Rileva che il Paese è stato anche menzionato nell'intervento di ventisei Stati membri dell'UE – ne è rimasta fuori solo l'Ungheria –, pronunciato nel corso della 46ma sessione del Consiglio diritti umani lo scorso 12 marzo, nella sessione del Consiglio dedicato alle situazioni più gravi dei diritti umani. Nell'intervento è stata ribadita la forte preoccupazione per la situazione e i continui sviluppi negativi per quanto riguarda lo Stato di diritto, i diritti umani e la magistratura in Turchia, inclusi gli arresti e le accuse a danno di difensori dei Pag. 35diritti umani, giornalisti, avvocati, giudici e accademici.

  Gennaro MIGLIORE (IV), esprimendo apprezzamento, in qualità di cofirmatario, per il lavoro svolto dagli estensori della proposta di risoluzione, propone di integrarne il testo con un riferimento specifico alla tutela dei difensori dei diritti umani in Turchia, tema sul quale troppo a lungo il nostro Paese ha mantenuto un imbarazzante silenzio. Suggerisce, inoltre, di inserire un passaggio sullo scioglimento dell'HDP, il partito di opposizione che Erdoğan ha cercato di mettere fuori gioco, avendo superato lo sbarramento al 10 per cento, dichiarandolo fuorilegge e destituendo, tra l'altro, 56 sindaci su 59 democraticamente eletti e appartenenti a questa forza politica. Richiamando l'attenzione sulla vicenda dell'ex leader del PKK Öcalan, segnala che dal 14 marzo scorso stanno circolando indiscrezioni sulla sua morte, che sarebbe il tragico esito di una detenzione vissuta in condizioni inumane e degradanti: una cella alta appena 1,60 m così da non potersi mai alzare in piedi, nessun incontro con i propri legali da oltre un anno e mezzo ed un solo incontro con i propri familiari in ventidue anni di reclusione.
  In conclusione, pur riconoscendo l'importanza di mantenere un dialogo con la Turchia, ribadisce la necessità di mantenere un approccio fermo e intransigente sulla salvaguardia degli standard minimi di democrazia e Stato di diritto, da cui la Turchia si sta evidentemente allontanando.

  Vito COMENCINI (LEGA), esprimendo apprezzamento per la risoluzione in titolo, condivide l'opportunità di stigmatizzare il comportamento dell'ormai conclamato dittatore Erdoğan, che ha mostrato la sua vera natura non solo con la dura repressione denunciata dalla risoluzione, ma anche con la decisione di ritirarsi dalla Convenzione di Istanbul – chiaro spregio dei diritti delle donne – e con la provocazione di trasformare in moschea Haghia Sophia, patrimonio comune di tutta l'umanità. Di fronte a questi atti di prepotenza ed alle esitazioni mostrate dall'Europa, occorre reagire con fermezza, rivendicando la primazìa dei valori democratici.

  Piero FASSINO, presidente, invitando il collega Migliore a valutare se proporre modifiche alla proposta di risoluzione in titolo oppure presentarne una specifica sulla vicenda dello scioglimento dell'HDP, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito della discussione ad altra seduta, prevista avere luogo il prossimo mercoledì 7 aprile.

  La seduta termina alle 12.45.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO
DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

  L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 12.45 alle 13.