CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 2 marzo 2021
539.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Cultura, scienza e istruzione (VII)
COMUNICATO
Pag. 49

SEDE CONSULTIVA

  Martedì 2 marzo 2021. — Presidenza del vicepresidente Nicola FRATOIANNI.

  La seduta comincia alle 10.35.

Proposta di Piano nazionale di ripresa e resilienza.
Doc. XXVII, n. 18.
(Parere alla V Commissione).
(Seguito dell'esame e rinvio).

  La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato nella seduta del 24 febbraio 2021.

  Nicola FRATOIANNI (LEU), presidente, avverte che la Conferenza dei presidenti di gruppo che si è riunita la scorsa settimana ha stabilito che la proposta di Piano in titolo sarà discussa in Assemblea il 30 marzo 2021. Ricorda che la discussione in Aula sarà avviata da una relazione della V Commissione, alla quale le altre Commissioni sono chiamate a inviare propri osservazioni e rilievi. Avverte che il termine per l'invio di osservazioni e rilievi, secondo l'attuale programmazione, è giovedì 18 marzo prossimo.

  Michele NITTI (PD), intervenendo da remoto, sottolinea il valore e l'utilità dei numerosi contributi inviati alla Commissione da parte di associazioni e istituzioni, avvertendo che si soffermerà soprattutto su quelli dei soggetti che afferiscono al mondo dello spettacolo e delle arti performative.
  Dopo aver ricordato che il PNRR tratta i temi culturali nell'ambito della Missione 1, che ha una dotazione di 8 miliardi, riporta alcuni dei dati acquisiti riguardo agli effetti della pandemia e delle connesse restrizioni, evidenziando che nel 2020 si è registrato un calo del 47 per cento nei consumi di beni e servizi culturali, con picchi del 70 per cento nel settore dello spettacolo. La riduzione di incassi si è attestata tra il 72 e l'80 per cento. Le industrie culturali e creative hanno subìto un impatto persino peggiore di quello dell'industria del turismo e di poco inferiore al danno subìto dall'industria del trasporto aereo. Le industrie culturali europee hanno subito perdite per oltre il 30 per cento del loro volume di affari, con una perdita aggregata stimata in circa 199 miliardi. La musica e le arti dello spettacolo hanno riportato una contrazione rispettivamente pari al 75 e al 90 per cento. Sottolinea che si tratta di un comparto che era in forte crescita prima della pandemia e che l'intero Pag. 50 sistema cultura rappresentava circa l'1,6 per cento del PIL, con oltre 800.000 occupati.
  Evidenzia che, in termini generali, la proposta di Piano attuale fa registrare un significativo rafforzamento della componente turismo e cultura, con risorse che, dai 3,5 miliardi iniziali, sono passate a 8 miliardi: una cifra considerevole se raffrontata con lo stanziamento standard annuale del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo, la cui dotazione di bilancio ammonta all'incirca a 2,5 miliardi.
  Premesso che si tratta di uno stanziamento di risorse considerevole, se paragonato al passato, ritiene che le criticità evidenziate dai dati sopra riportati impongano di riflettere attentamente sui rimedi e sulle modalità di impiego dei fondi europei. Riporta che alcuni dei soggetti interpellati hanno lamentato che non sarebbero ancora state individuate significative azioni di sistema e che ci sarebbe una certa vaghezza nella visione strategica complessiva del Piano, per la componente cultura e spettacolo. Peraltro, mancano le indicazioni che l'Unione europea ha chiesto all'Italia nelle raccomandazioni specifiche per il Paese 2020 in merito alla valutazione degli impatti derivanti dalle misure adottate. A suo avviso, ciò impone di sottolineare e rilanciare la dimensione trasversale e qualificante del PNRR, facendo in modo che quante più linee progettuali possibile destinino una quota minima alla collaborazione con le imprese culturali. Rimarca poi che il coordinamento e l'integrazione con le altre missioni è fondamentale e che la trasversalità della cultura, nell'ambito del PNRR, rispetto alle differenti missioni, potrebbe costituire una prima soluzione al problema del mancato riconoscimento esplicito di alcuni settori della cultura, quali lo spettacolo e le performing arts.
  Riferisce che dai contributi ricevuti dalla Commissione emerge una riflessione molto interessante sul rapporto fra bene e attività culturale e fra turismo e cultura. Sottolinea come una forte connessione fra cultura e turismo può rappresentare non solo un'opportunità ma anche un problema. Osserva che la cultura necessita di interventi non obbligatoriamente coincidenti o collegati a un ritorno in termini turistici. Ritiene quindi che bisognerebbe chiarire meglio quali azioni e quali risorse si intenda destinare alla cultura e quali al turismo. È dell'avviso che, con lo scorporo delle competenze in materia di turismo dal Ministero della cultura e la sua attribuzione a un Ministero apposito, si vada proprio in questa direzione. Premesso che non intende rinnegare la forte capacità attrattiva che la cultura esercita sul turismo, reputa necessario invertire il paradigma e superare la visione in cui la cultura ha un ruolo ancillare e di subalternità rispetto al turismo: ruolo che ne mortifica il valore, riducendola a un mero fattore di attrattività turistica internazionale. Citando diversi contributi pervenuti alla Commissione, ribadisce che la cultura non può essere ridotta a mezzo per far crescere la domanda turistica nel Paese, ma deve conservare il suo ruolo centrale come elemento di coesione sociale e di crescita individuale e collettiva. Per quanto riguarda invece il rapporto fra bene e attività culturale, sottolinea la necessità di superare il dualismo talvolta conflittuale fra il bene e l'attività culturali. In questo senso legge positivamente anche il cambio di nome del Ministero, che diventa «Ministero della cultura». Nel ricordare poi che il presidente Draghi ha accennato alla volontà di coniugare la tutela del patrimonio con la promozione del capitale umano e con la formazione, evidenzia la necessità di riattivare – dopo un anno di fermo – le dinamiche sociali partendo proprio dalle arti performative e dalla creatività e rimarca le positive ricadute occupazionali che ciò avrebbe sulla filiera. Ribadisce che non si dovrebbe fare della cultura la leva per il turismo. Si dovrebbe prestare attenzione non solo ai contenitori, ma anche e soprattutto ai contenuti, lavorando per il pieno sostegno alla fruizione e alla veicolazione del patrimonio culturale immateriale, creativo e performativo. In questo modo, indirettamente, sarebbe anche potenziata la capacità attrattiva del Paese, con tutte le desiderabili ricadute positive sul turismo. Pag. 51
  A suo avviso, è oggi indispensabile, anche alla luce dell'esperienza pandemica, arrivare a considerare le attività culturali e le attività performative che si svolgono nei luoghi della cultura e dello spettacolo come beni essenziali. Anche gli sforzi per la digitalizzazione e l'efficientamento energetico andrebbero legati, a suo parere, non soltanto ai luoghi e alle infrastrutture, ma anche alle produzioni artistiche. Le due grandi transizioni di cui si sta parlando – quella digitale e quella energetica – devono avere ricadute sulle produzioni e sulle professioni ed essere legate al sostegno alle produzioni innovative, all'internazionalizzazione delle opere e alla formazione del pubblico.
  Passando al tema delle piattaforme, sottolinea la necessità di promuovere lo sviluppo della fruizione duale dei contenuti culturali, compreso lo spettacolo dal vivo, incoraggiando la presenza del pubblico sia in sala sia on-line, nonché la necessità della smaterializzazione dei prodotti culturali, che non deve implicare un disimpegno nei confronti dei luoghi reali e fisici. Rimarca poi l'importanza dell'individuazione di una chiara normativa di riferimento a tutela di quanti operano sulle piattaforme digitali del settore. Se il passaggio allo streaming ha costituito una soluzione surrogatoria rispetto allo spettacolo dal vivo, consentendo, nella fase emergenziale, di non far soccombere definitivamente il sistema, ritiene che ora debba diventare un alleato del sistema. Si deve però evitare che le realtà più forti e prestigiose, quelle con maggiori mezzi tecnologici a disposizione, mettano in difficoltà le realtà più piccole, che hanno una preziosa funzione di presidio sociale e culturale di prossimità. Quanto alla governance di queste piattaforme, osserva che si pone il tema del libero e diffuso accesso al patrimonio culturale: accesso che deve coniugarsi con il diritto dei lavoratori dello spettacolo di vedersi riconosciuti come tali. Pertanto, la gratuità della fruizione artistica non deve collidere con la consapevolezza che dietro ogni performance artistica e culturale c'è una professionalità.
  Per quanto riguarda il tema Cultura 4.0, solleva la questione del riconoscimento delle nuove professioni e quindi della riqualificazione professionale alla luce delle nuove professionalità richieste dall'evoluzione tecnologica e digitale, nonché la questione dell'interazione con la formazione e con tutti i processi di audience development. Affrontando l'aspetto del coinvolgimento del pubblico, che deve partire dalla scuola e dalla formazione, si sofferma sulla necessità dell'inserimento delle discipline dell'arte nei percorsi di istruzione e della destinazione di risorse al potenziamento delle Istituzioni AFAM.
  Riferisce che tutti i suggerimenti inviati alla Commissione si traducono sostanzialmente nella richiesta di agevolazioni, di semplificazioni, di sburocratizzazioni e, quindi, di sostegno alla domanda. Esprimendo l'avviso che la modalità di ripartizione delle risorse del Fondo unico per lo spettacolo abbia attualmente alcuni effetti sperequativi ai danni di alcune regioni, in particolare del centrosud, auspica che si possa correggere la forbice degli investimenti anche lavorando nella direzione della richiesta di sburocratizzazioni, agevolazioni e semplificazioni. Tra le misure proposte, cita in particolare la riduzione al 4 per cento dell'Iva sui prodotti culturali, la detraibilità delle spese culturali certificate, le semplificazioni delle procedure amministrative, nonché l'estensione dell'Art-bonus e del 2 per 1.000 alle associazioni culturali.
  Con riferimento al piano strategico dei grandi attrattori turistico-culturali, ritiene che vada superato il modello di turismo massivo invasivo, non compatibile con la fragilità di luoghi, di paesaggi e di opere d'arte: turismo che incide poco sui piccoli e medi centri. È dell'avviso che vada invece favorito un turismo lento, sostenibile, colto, che punti al decentramento rispetto ai grandi centri d'arte e alla valorizzazione dei borghi, favorendo l'apertura di nuovi luoghi della cultura e dello spettacolo, soprattutto nelle aree decentrate, recuperando il circuito delle sale cinematografiche di provincia, oppure utilizzando le reti di biblioteca ristrutturate digitalmente con la banda larga o la fibra ottica, anche al fine di creare un Pag. 52circuito integrato di distribuzione di opere indipendenti.
  Ribadisce quindi che non si deve partire dai saldi o dal numero di progetti esplicitamente rivolti allo spettacolo per determinare i valori dei progetti stessi o le risorse complessive ad essi destinate, ma che è fondamentale riconoscere il principio di orizzontalità e di trasversalità dei diversi progetti del PNRR, assicurando una maggiore centralità all'aspetto performativo e al coinvolgimento del capitale umano delle professionalità artistiche.
  Nel ricordare che tali aspetti sono contenuti anche nello schema di relazione sull'individuazione delle priorità nell'utilizzo del Recovery Fund approvato dalla VII Commissione il 29 settembre scorso, si dice convinto che tali punti debbano essere tenuti fermi anche nel parere da esprimere alla V Commissione sulla proposta di Piano in titolo.

  Federico MOLLICONE (FDI) rileva preliminarmente che, da un punto di vista generale, le discussioni che stanno avendo luogo nelle Commissioni parlamentari sulla proposta di PNRR in titolo sono meritorie, in quanto costituiscono un'importante attestazione della centralità del Parlamento, che – il suo gruppo l'ha sempre rivendicato – deve avere un ruolo preminente nella decisione sulle finalità di impiego di risorse così ingenti come quelle messe in campo a livello europeo. Nello specifico del Piano di cui si sta discutendo, tuttavia, osserva che esso è da considerarsi superato alla luce delle affermazioni del presidente Draghi, il quale, nelle dichiarazioni programmatiche rese nelle Aule parlamentari, ha parlato della proposta del Governo precedente come di una proposta dai contenuti solo abbozzati, fatta di misure non dettagliate e priva di progetti definiti.
  Premesso che, in considerazione della fase emergenziale in corso, il suo intervento intende avere carattere propositivo e non ostruzionistico, ritiene in primo luogo doveroso ringraziare tutte le associazioni e le realtà che hanno fatto pervenire alla Commissione le loro osservazioni e i loro suggerimenti: contributi che dovranno certamente essere considerati e utilizzati dalla VII Commissione per il suo parere e dalla Camera dei deputati per la sua risoluzione finale al Governo.
  Evidenzia che nella proposta di Piano trasmessa al Parlamento manca il cronoprogramma, non sono definiti gli stadi intermedi, né gli indicatori di efficienza e i soggetti che dovranno controllare l'attuazione dei progetti e del Piano. Inoltre, poiché l'allocazione di risorse nelle sei missioni previste non deriva da una stima di costi progettuali e da una selezione dei progetti in base al rendimento atteso in termini di benefici e risultati, non è chiaro, a suo avviso, quale sia il rapporto tra gli investimenti e le riforme, così come non è chiaro il ruolo del privato – e del privato sociale, in particolare – nella gestione dei progetti.
  Osserva poi che il nodo della governance è stato risolto affidandola in toto al Ministero dell'economia e delle finanze, retto da un ministro di completa fiducia – quasi un alias – del Presidente del Consiglio dei ministri. Manifesta preoccupazione per questa soluzione, che gli pare improntata all'accentramento dei poteri, in modo perfino più accentuato di quanto stava accadendo sotto il precedente Governo. Un analogo segno di tendenza all'accentramento delle decisioni riscontra nella scelta del sostituto di Arcuri: premesso che la sua parte politica apprezza la rimozione del precedente commissario, osserva che la nomina del nuovo non risulta essere stata in alcun modo oggetto di confronto tra il Presidente del Consiglio dei ministri e le forze della sua maggioranza politica. Tornando alla governance, la scelta lascia presumere che il ministro Franco opererà avvalendosi dell'«unità di missione» istituita presso la Ragioneria generale dello Stato con il compito di coordinamento, raccordo e sostegno delle strutture coinvolte nella realizzazione del Piano e del relativo fondo di rotazione. Ricorda che, a quanto si prevede, responsabili dell'attuazione dei progetti saranno le amministrazioni beneficiarie delle risorse, ma sarà il MEF a monitorare – in base alle regole che saranno stabilite – sulle modalità di attuazione del Piano a livello di singolo progetto, con Pag. 53attenzioni ai costi, agli obiettivi perseguiti, alla spesa sostenuta, alle ricadute sui territori, ai soggetti attuatori, ai tempi di realizzazione, agli indicatori di realizzazione e di risultato.
  Nel merito, si unisce a quanto già osservato dal deputato Nitti, che del resto dà voce a rilievi contenuti in molte delle memorie scritte trasmesse dal mondo della cultura e dello spettacolo alla Commissione. Rileva che nel Piano non sono menzionati interventi specifici per lo spettacolo dal vivo né misure volte a riqualificare il settore, laddove un intervento in questo campo potrebbe garantire un'ampia ricaduta sociale, culturale ed occupazionale, nel medio e nel lungo termine. Ciò gli rincresce particolarmente, tenuto conto che lo spettacolo dal vivo costituisce un aspetto fondamentale della cultura italiana.
  Pur apprezzando le attenzioni mostrate dal Piano verso l'immenso patrimonio italiano rappresentato da musei, borghi e siti archeologici, così come verso la necessità di un rinnovamento tecnologico e digitale e l'ampliamento delle possibilità di fruizione diversificata, ritiene incomprensibile che lo spettacolo dal vivo, in tutte le sue manifestazioni, non sia espressamente fatto oggetto di altrettanta attenzione: soprattutto se si considera che nel Piano è riconosciuta la necessità di un imponente rilancio del cinema e si prevedono investimenti per il potenziamento degli studi cinematografici di Cinecittà. Nella stessa linea sarebbe necessario un piano di sostegno e rilancio di tutto lo spettacolo dal vivo, che rappresenta la manifestazione di una filiera culturale – una filiera che include formazione, produzione, programmazione e promozione – fondamentale per lo sviluppo sociale, culturale e occupazionale del Paese.
  Cita parole del maestro Riccardo Muti, che si è espresso in favore della salvaguardia di questa filiera, da cui dipende la ricchezza della cultura italiana, e raccomandando ai governanti di impedire che debbano chiudere teatri, spazi culturali, realtà produttive, centri di formazione: tutte realtà fondamentali per la crescita dell'Italia, in ogni senso.
  Nel suggerire l'adozione di specifiche misure, raccomanda innanzitutto che nel Piano di rilancio vengano aumentate le risorse da destinare alla cultura; propone inoltre una riforma del FUS che includa l'ampliamento della platea dei beneficiari, attraverso parametri oggettivi quantitativi, privi di discrezionalità – quindi eliminando lo sbarramento imposto dalle commissioni consultive – e attraverso un incremento del 200 per cento delle risorse ad esso destinate. Propone quindi il riconoscimento della natura di centro di produzione ad ogni impresa di spettacolo che gestisca una struttura adibita a spettacolo dal vivo o che svolga attività di produzione, promozione e programmazione. Propone di nuovo la riduzione al 4 per cento dell'IVA su tutti gli spettacoli, sia dal vivo sia in streaming, e l'introduzione del tax credit per lo spettacolo dal vivo. In ambito scolastico, propone che sia introdotta nella scuola secondaria di secondo grado un'ora settimanale di insegnamento della storia del teatro e del cinema e che siano previsti specifici crediti per le ore scolastiche impiegate in uscite didattiche presso teatri e musei come parte fondamentale del percorso didattico.
  Con riferimento al progetto Roma «caput mundi», propone l'assegnazione di fondi annuali speciali per la gestione della cultura nella città di Roma, suggerendo di destinarne una parte ai teatri e alle strutture private di pubblico spettacolo, da inserire in una rete turistica insieme a musei e siti archeologici. Propone inoltre che siano avviati percorsi di messa in sicurezza e restauro dei teatri privati, affinché questi possano essere messi al servizio della comunità locale e turistica, quali tappe di un percorso interattivo turistico-culturale cui potrebbero partecipare anche le scuole di quartiere adiacenti. Un elemento di novità potrebbe essere rappresentato inoltre da una modalità di fruizione duale, ovvero con una parte di pubblico in sala e una parte di pubblico on line. Ritiene che il fondo previsto a supporto delle produzioni e delle repliche potrebbe, ad esempio, in occasione del prossimo Giubileo, essere definito a livello locale invece che nazionale. Pag. 54
  Raccomanda quindi l'assegnazione di fondi per la promozione digitale e la produzione di prodotti audiovisivi di alta qualità, necessari per la realizzazione di piattaforme digitali capaci di promuovere lo spettacolo dal vivo italiano.
  Riprendendo parte di quanto emerso dall'indagine conoscitiva in corso presso le Commissioni riunite VII e XI sulle condizioni dei lavoratori dello spettacolo, ritiene necessaria una riduzione delle 120 giornate minime richieste ai lavoratori dello spettacolo per accedere ai contributi ai fini pensionistici, tenuto conto delle difficoltà imposte dalla situazione per raggiungere il minimo attualmente previsto. Suggerisce anche l'introduzione del divieto di cambio di destinazione d'uso per i teatri che hanno ricevuto contributi pubblici negli ultimi 10 anni e propone l'istituzione di un fondo temporaneo, per gli anni 2021 e 2022, finalizzato al sostegno di progetti culturali delle imprese di produzione e alla diffusione e promozione di spettacoli nei teatri privati che non risultino destinatari dei contributi a valere sul FUS.
  È indispensabile, a suo avviso, provvedere alla valorizzazione delle realtà teatrali private piccole e piccolissime, accompagnandone la ripresa e la resilienza per il futuro. A tal fine ritiene importante prevedere l'effettiva destinazione di risorse a imprese culturali operanti nel settore dello spettacolo dal vivo. Ribadisce la gravità della crisi economica in atto. Sottolinea che serve un continuo confronto con le imprese che rischiano di chiudere. Il ministro Franceschini ha, sì, costituito un tavolo di confronto, come da sempre chiesto da Fratelli d'Italia, ma bisogna poi che quel tavolo sia davvero usato per ascoltare le istanze del mondo che vi partecipa. Fa poi presente che servono risorse più cospicue, almeno il 2 per cento delle risorse del Piano.
  In merito al settore «beni culturali», propone l'istituzione di un Fondo finalizzato alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio culturale che concorre a preservare la memoria della comunità nazionale e del suo territorio e a promuovere lo sviluppo della cultura. A tal fine il fondo dovrebbe servire a riconoscere un credito di imposta per il restauro e altri interventi conservativi su beni immobili vincolati di interesse storico e culturale. Gli incentivi fiscali introdotti dall'articolo 119 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, a favore degli interventi per l'efficienza energetica, andrebbero estesi, a suo avviso, anche agli immobili soggetti a vincolo storico architettonico. Sarebbe poi essenziale l'istituzione di un'Agenzia pubblica, indipendente dal Ministero, che, utilizzando i fondi del PNRR e gestendo i rapporti con gli istituti di credito, aiutasse lo start- up di nuove imprese.
  Passando al settore «editoria e informazione», ricorda che nella proposta di Piano l'editoria giornalistica è inclusa nel progetto «Transizione 4.0», nell'ambito della seconda componente (Digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo) della Missione 1. Al progetto, al quale sono assegnati 18,8 miliardi di euro, potranno «accedere anche le imprese editoriali per le attività di digitalizzazione e per gli interventi a sostegno della trasformazione digitale dell'offerta e della fruizione di prodotti editoriali». Richiamando alcuni suggerimenti trasmessi dalle associazioni di categoria alla Commissione – compreso quello della FIEG – riferisce che la crisi del settore necessita di interventi volti a far ridurre i costi di produzione e distribuzione, a favorire l'innovazione e il ricambio generazionale, a incrementare la rete di distribuzione, a promuovere la transizione al digitale e a sostenere la domanda, per esempio con un bonus annuale in favore dei cittadini over 65 e under 25 per la sottoscrizione di abbonamenti a quotidiani e periodici. Propone di sostenere i processi di trasformazione digitale con contributi sulle spese per la digitalizzazione, per la multimedialità, per la gestione delle piattaforme, per la formazione digitale, per il miglioramento dell'efficienza aziendale; raccomanda alla maggioranza di lavorare per promuovere la consegna a domicilio delle pubblicazioni, anche attraverso un piano sinergico fra editori, distributori, operatori postali e edicolanti per la creazione di una rete logistica efficiente ed economicamente sostenibile; suggerisce l'informatizzazione Pag. 55 delle edicole per assicurare l'offerta di servizi aggiuntivi al mercato e l'implementazione dei servizi delle pubbliche amministrazioni.
  Tra le proposte pervenute alla Commissione che condivide, raccomanda una serie di investimenti finalizzati allo sviluppo di sistemi e software in ambito editoriale finalizzati all'ottimizzazione della pianificazione editoriale e a una fruizione più immediata, con un occhio alla sicurezza e al contrasto della pirateria informatica. Auspica in proposito una maggiore capacità di controllo da parte degli enti che erogano i servizi, oltre che da parte delle forze di polizia. Evidenzia incidentalmente il problema della cybersecurity e dei rischi della rete, ma anche la scarsa diffusione del sistema nazionale per l'identità digitale, che va incrementato e rafforzato per consentire ai cittadini l'accesso ai servizi digitali in modalità sicura. Sottolinea poi come la digitalizzazione della pubblica amministrazione debba tenere in debito conto l'esigenza dell'accessibilità a informazioni, dati e servizi da parte delle persone con disabilità, in coerenza con lo European Accessibility Act, sottolineando che devono essere avviati progetti di ricerca e sviluppo in tema di tecnologie per l'accessibilità di contenuti e servizi didattici digitali.
  Nel sottolineare, infine, con riguardo all'altro settore di competenza della Commissione, lo sport, che l'unica forma di intervento concreto previsto in favore del settore riguarda la realizzazione e la riqualificazione delle strutture sportive, evidenzia che il Piano stanzia 700 milioni di euro per il cosiddetto piano «Sport e Periferie», che comprende interventi di riqualificazione e rigenerazione delle aree periferiche, in un'ottica di contrasto al degrado, attraverso il recupero delle infrastrutture sportive e la realizzazione di parchi urbani attrezzati. Sottolinea che si tratta di uno strumento importante e utile, al quale andrebbero destinate più risorse. Ricordando che il settore dello sport costituisce, in Italia, l'1,7 per cento del PIL – ammontare che raddoppia ove si consideri tutto l'indotto – raccomanda di cogliere l'occasione offerta dalle risorse europee per dare luogo ad interventi più organici, strutturali e pervasivi nei confronti del comparto sportivo, sì da poterne assicurare il pieno rilancio, nella consapevolezza che l'attività sportiva costituisce strumento privilegiato di inclusione e di benessere sociale.
  Conclude auspicando che il parere che la Commissione esprimerà possa essere formulato con l'apporto costruttivo di tutte le parti politiche.

  Nicola FRATOIANNI (LEU), presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 11.45.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO
DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

  Martedì 2 marzo 2021.

  L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 11.45 alle 12.20.