CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 24 febbraio 2021
535.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Cultura, scienza e istruzione (VII)
COMUNICATO
Pag. 23

SEDE CONSULTIVA

  Mercoledì 24 febbraio 2021. — Presidenza della presidente Vittoria CASA.

  La seduta comincia alle 14.05.

Proposta di Piano nazionale di ripresa e resilienza.
Doc. XXVII, n. 18.
(Parere alla V Commissione).
(Seguito dell'esame e rinvio).

  La Commissione prosegue l'esame del provvedimento in oggetto, rinviato nella seduta del 23 febbraio 2021.

  Vittoria CASA, presidente, ricorda che ieri il deputato Vacca ha svolto la relazione introduttiva e che è iniziato il dibattito.

  Paolo LATTANZIO (PD), premettendo di voler approfondire il rilievo dato dalla Proposta di PNRR ad alcuni dei temi di interesse della Commissione, si sofferma in particolare sull'editoria che, a dispetto della grande rilevanza che riveste, gli appare trattata in tono minore. Dopo aver richiamato alcuni degli indirizzi rivolti al Governo dalla risoluzione unitaria sulle misure di sostegno dell'editoria a contrasto degli effetti dell'epidemia COVID-19, approvata dalla Commissione a maggio del 2020 (risoluzione n. 8-00073), sottolinea come nella proposta di PNRR le note lacune in termini di mancanza di misure strutturali si riflettano particolarmente sul settore dell'editoria. Sottolinea, tra gli interventi contenuti nella proposta di Piano nazionale, quelli relativi alla transizione 4.0, alla digitalizzazione delle imprese, al cloud europeo, al progetto Gaia-X, alla cybersecurity, al potenziamento degli studi cinematografici di Cinecittà e al rilancio delle attività della Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia. Riferisce, quindi, come dai contributi scritti pervenuti alla Commissione dai principali stakeholders del settore dell'editoria emergano alcune mancanze del Piano proposto. Segnala, in proposito, l'assenza di misure specifiche a tutela della stampa sia nazionale che locale, la mancanza di interventi strategici in favore della promozione del libro e della lettura e di misure di sostegno per librerie e biblioteche e per l'acquisto dei testi scolastici. Non vengono inoltre prese in considerazione le situazioni lavorative, profondamente mutate a seguito della pandemia, dei giornalisti e delle giornaliste e viene del tutto tralasciata la radiofonia.
  È dell'avviso che i suggerimenti pervenuti alla Commissione possano essere raggruppati in tre macroaree: mondo del lavoro, imprese e innovazione. Sul versante del lavoro, si sofferma in particolare sull'aspetto Pag. 24 dell'occupazione giovanile, rimarcando che nel settore editoriale è emerso un forte bisogno di nuove competenze: occorrono infatti giornalisti transmediali che sappiano raccontare realtà molto complesse e variegate. Segnala, pertanto, la necessità di sostegno alla qualificazione e riqualificazione professionale e per l'utilizzo delle nuove tecnologie. Per le imprese, ritiene che occorrano incentivi fiscali a supporto del rinnovamento dei processi produttivi, oltre a misure che favoriscano un approccio consortile tra le imprese.
  Quanto all'innovazione, evidenzia che le proposte pervenute dalla società civile si concentrano soprattutto sulla necessità di formazione in materia di big data e di intelligenza artificiale: campi il cui sviluppo favorirebbe la nascita di nuove opportunità di lavoro e di crescita del Paese e che il Parlamento ha, a suo avviso, il dovere di aiutare se non addirittura di provare a indirizzarle. Ritiene fondamentale concentrarsi sulla creazione di nuove piattaforme video e on demand, pensate sia per i produttori di contenuti sia per i fruitori dei medesimi, che abbiano un accesso facile e veloce, poiché è presumibile che le distanze fisiche e relazionali, che oggi ci vengono imposte per effetto della pandemia, debbano essere mantenute ancora per diverso tempo. Un altro obiettivo che rende evidente la necessità di investire sulla rete DAB+, è quello di poter fruire dei contenuti della radio digitale, consentendone la fruizione anche nelle gallerie autostradali con beneficio degli automobilisti.
  Rileva che altri contributi pervenuti alla Commissione, in particolare quelli della Federazione nazionale della stampa italiana e di Confindustria, evidenziano, per il comparto dell'editoria, due punti chiave: in primo luogo la necessità dell'inquadramento nella categoria di lavoro subordinato di tutti i rapporti di lavoro caratterizzati da continuità e professionalità, per contrastare il precariato tra i giornalisti. In secondo luogo, si invocano, a tutela della stampa, agevolazioni fiscali per le edicole, che svolgono un ruolo importante in quanto per alcune comunità rappresentano il solo presidio culturale o di informazione. Raccomanda poi che nel settore editoriale la transizione digitale non diventi un obbligo, ma piuttosto rappresenti il potenziamento di un asset produttivo in una logica di differenziazione dell'offerta, nel senso che occorre sostenere e incoraggiare la transizione dell'editoria, in senso lato, verso il digitale, senza tuttavia imporla, dato che l'introduzione di obblighi rischierebbe, in questo momento, di provocare per tante imprese più la crisi e la chiusura che l'ammodernamento.
  Per quanto concerne il settore librario e cartolibrario, le proposte pervenute alla Commissione suggeriscono soprattutto interventi volti a favorire l'apertura di librerie in territori in cui sono assenti, anche per stimolare l'imprenditoria giovanile; a sostenere la formazione dei librai; a rafforzare le disposizioni della legge per la promozione del libro e della lettura; a potenziare strumenti di sostegno economico quali il tax credit e il bonus cultura; a investire per l'ammodernamento e la digitalizzazione delle librerie con un focus di attenzione sulla stampa on demand dei libri; a prevedere contributi per la creazione di una piattaforma digitale di vendita e promozione che consenta la geolocalizzazione delle librerie e a prevedere contributi per l'acquisto di software per la vendita e la gestione delle scorte, anche per facilitare il superamento della crisi economica nel settore. Altre proposte puntano alla stabilizzazione dei provvedimenti che premiano le librerie di qualità, alla creazione di un albo delle promozioni e dei punti vendita attraverso un'apposita piattaforma on line, nonché ad interventi sulla distribuzione dei testi scolastici e sulla digitalizzazione degli stessi, per i quali servono soglie di gratuità sempre più estese.
  Evidenzia, infine, come molti degli spunti pervenuti siano stati anticipati dalla Commissione con la già citata risoluzione approvata il 27 maggio scorso, dai cui contenuti propone di prendere le mosse per l'elaborazione, almeno per la parte relativa alla cultura, del parere che la Commissione dovrà esprimere sul Piano in titolo, che dovrà farsi carico delle esigenze del settore e aiutarlo a uscire dalla crisi economica, Pag. 25con particolare riguardo al comparto delle emittenti televisive locali, che – come è stato più volte rimarcato nelle discussioni in questa Commissione – hanno avuto un ruolo fondamentale per l'informazione durante la pandemia.

  Rosa Maria DI GIORGI (PD), premesso di ritenere importante, quando si discute di interventi così complessi, che ciascun commissario contribuisca con l'apporto di esperienze e di conoscenze proprie del campo che gli è più familiare, avvisa che il suo intervento si concentrerà sul tema della ricerca scientifica.
  Rilevato che, nella proposta di Piano nazionale di ripresa e resilienza in esame, il settore «ricerca» figura espressamente nella quarta missione («Istruzione e ricerca»), e in particolare nella seconda componente della missione («Dalla ricerca all'impresa»), con una dotazione di 11,7 miliardi di euro, osserva che la ricerca è tuttavia trasversale a tutte le missioni in quanto presupposto di ogni futura innovazione e di ogni sviluppo: dalla prima all'ultima delle missioni enucleate dal Piano in esame, tutti i progetti di innovazione e di miglioramento sociale e civile del Paese passano per la ricerca scientifica, e questo vale anche per l'obiettivo dell'inclusione e coesione (di cui alla quinta missione), al cui raggiungimento serve l'aiuto delle scienze sociali e quindi della ricerca in questo campo.
  Constatato poi che la ricerca deve essere quindi considerata pilastro fondamentale di ogni ripresa e di ogni sviluppo, rileva che tuttavia in Italia – al di là dei proclami retorici – essa è stata spesso trascurata, lasciata ai margini dell'attenzione dello Stato: uno dei segni di questa disattenzione, a parte la cronica insufficienza di fondi pubblici, è stata la frammentazione dei campi di ricerca – e quindi dei progetti e dei filoni – sparpagliati in capo a troppi Ministeri. Si tratta di una tendenza che di recente è stata invertita, nel segno di una maggiore visione d'insieme, con gli interventi adottati dall'ultima legge di bilancio e soprattutto con il nuovo Programma nazionale per la ricerca, riferito al settennio 2021-2027. È indispensabile – a suo avviso – che il Piano italiano di ripresa e resilienza, nel momento in cui definirà con più chiarezza i progetti, i programmi e le linee di ricerca scientifica da finanziare, si raccordi con quanto già è stato fatto e quindi soprattutto tenga conto della legge di bilancio 2021 e del vigente Programma nazionale per la ricerca, onde evitare la ricaduta nella frammentazione della ricerca tra più rivoli non coordinati a livello nazionale, con conseguente spreco di risorse.
  Reputa pertanto utile ricordare brevemente gli interventi per la ricerca disposti dalla legge di bilancio 2021 e le linee della programmazione nazionale di settore per il 2021-27.
  Per quanto concerne la legge di bilancio, questa ha istituito quattro nuovi fondi per la ricerca: il Fondo per la ricerca in campo economico e sociale, con una dotazione di 8,5 milioni di euro annui dal 2021; il Fondo per la promozione e lo sviluppo delle politiche del Programma nazionale per la ricerca, con una dotazione di 200 milioni per gli anni 2021-2022 e di 50 milioni per il 2023; il Fondo per la valutazione e la valorizzazione dei progetti di ricerca, con una dotazione di 10 milioni a decorrere dal 2021; e il Fondo per l'edilizia e le infrastrutture di ricerca, con una dotazione di 100 milioni per ciascuno degli anni 2021 e 2022, di 250 milioni per il 2023, di 200 milioni per il 2024 e 2025 e di 150 milioni per gli anni dal 2026 al 2035. Si tratta, come si vede, di interventi che delineano forti linee di finanziamento, di lungo respiro, perché la ricerca per sua natura necessita di visione progettuale e di continuità nel tempo. Menziona poi l'aumento del finanziamento ordinario degli enti e delle istituzioni di ricerca e l'assegnazione di risorse specifiche, tra l'altro, per creare ecosistemi dell'innovazione nelle regioni del Mezzogiorno e per la trasformazione digitale. Ritiene, in sostanza, che la legge di bilancio abbia posto le basi per un disegno più armonizzato del sistema ricerca e per invertire la direzione della riduzione dei finanziamenti pubblici.
  Quanto al Programma nazionale per la ricerca 2021-2027, ritiene che, a differenza degli ultimi, sia ben fatto e costituisca un Pag. 26importante riferimento per la definizione delle politiche pubbliche nel settore. Sottolinea che si tratta di una programmazione settennale, dunque di respiro adeguatamente lungo, che riguarda tutti gli ambiti della vita del Paese e tutti i soggetti della ricerca, come appare chiaro anche solo scorrendo gli ambiti in cui il Programma è suddiviso, che peraltro rispecchiano i cluster di Horizon Europe. Ricorda, ancora, che il Programma nazionale include un piano nazionale per le infrastrutture e la ricerca, che ha lo scopo di definire una rete delle infrastrutture di ricerca, con l'obiettivo di razionalizzare gli sforzi e le spese, per esempio quelle per i macchinari costosi; nonché un piano nazionale per la scienza aperta, che punta a favorire l'accesso aperto agli strumenti di produzione della ricerca, ai dati e alle pubblicazioni scientifiche.
  In definitiva, considera essenziale che, nel definire il contenuto finale del Piano nazionale di ripresa e resilienza da presentare all'Europa, che al momento è ancora uno schema generale che va riempito di contenuti specifici, il Governo tenga conto di quanto in materia di ricerca è stato disposto dalla legge di bilancio 2021 e dal Programma nazionale per la ricerca 2021-2027, che già delineano politiche di ricerca e quindi di sviluppo proiettate sul futuro, che pongono le basi per una visione d'insieme della ricerca in Italia e che danno indicazioni per le linee di sviluppo che il Paese deve perseguire nella gran parte dei campi. È indispensabile, in altre parole, che il Piano nazionale di ripresa e resilienza eviti di stabilire finanziamenti e direzioni di ricerca non coordinate o avulse dal contesto nazionale.
  Per rafforzare la governance unitaria della ricerca sarebbe anche importante, a suo parere, individuare una «cabina di regia» per le politiche del settore: una commissione per la ricerca è stata costituita nell'ambito del CIPE, costituendo un'importante sede di coordinamento interministeriale; giudica importante continuare a lavorare in questa direzione, per rafforzare il coordinamento e la visione d'insieme delle politiche pubbliche per la ricerca.
  Infine, ritiene fondamentale affrontare il tema del «capitale umano» nel settore della ricerca scientifica. È necessario mettere mano a una revisione delle carriere, oltre che delle retribuzioni, che le renda appetibili e attrattive per gli italiani, così da evitare la fuga dei cervelli a la perdita del capitale umano formato in Italia. A questo scopo, occorre tra l'altro riconoscere la specificità del personale del settore della ricerca, che non può restare nello stesso comparto di contrattazione collettiva del personale docente delle scuole, perché diverse sono le funzioni e le caratteristiche delle figure del ricercatore e dell'insegnante.

  Paola FRASSINETTI (FDI), premesso che il suo intervento di oggi si concentrerà sul comparto cultura, rileva anzitutto che la proposta di Piano nazionale di ripresa e resilienza all'esame della Commissione non è conforme alle Linee guida per la redazione dei piani nazionali stabilite a gennaio 2021 dagli organi competenti dell'Unione europea. Lo ha rilevato anche Confindustria Digitale, evidenziando, anche in audizioni parlamentari, che mancano le schede progettuali e che il livello di analisi del Piano è ancora alto, contenendo molte dichiarazioni di intenti ma difettando di quella lista puntuale di progetti che è invece richiesta dalle linee guida europee. Cita al riguardo anche il professor Monacelli, economista dell'Università Bocconi, secondo il quale il Piano sarebbe un documento politico senza base nell'analisi economica, con obiettivi contraddittori e non rispondente a quanto chiesto dalla Commissione Europea.
  Rileva che, del resto, accenti critici sono trapelati anche dalle dichiarazioni programmatiche rese alle Camere dal Presidente del Consiglio dei ministri il 17 febbraio scorso. Il presidente Draghi ha infatti detto, testualmente: «Dovremo rafforzare il Programma prima di tutto per quanto riguarda gli obiettivi strategici e le riforme che li accompagnano» e «Non basterà elencare progetti che si vogliono completare nei prossimi anni. Dovremo dire dove vogliamo Pag. 27arrivare nel 2026 e a cosa puntiamo per il 2030 e il 2050». Sono, questi, in sostanza, segni della necessità di rivedere l'impostazione generale del Piano, nel quale regna ancora la confusione sugli scopi, su come si vogliono utilizzare le risorse.
  Per quanto riguarda in particolare il comparto della cultura, ricorda che i rilievi trasmessi a settembre 2020 dalla VII Commissione alla V Commissione sullo Schema di relazione all'Assemblea sull'individuazione delle priorità nell'utilizzo del Recovery Fund contenevano anche proposte del suo gruppo intese a richiedere l'utilizzo prioritario dei fondi europei per la valorizzazione dei beni culturali pubblici e privati, la loro innovazione e il loro efficientamento energetico; per la valorizzazione dei lavoratori dello spettacolo dal vivo; per l'internazionalizzazione dell'audiovisivo; per la digitalizzazione del patrimonio. Prende atto con rammarico che le indicazioni date al Governo dal Parlamento non sono state recepite nella proposta di Piano del Governo Conte II, che contiene un insieme disorganico di programmi eterogenei e in alcuni casi contraddittori, senza cronoprogrammi, né valutazione del ritorno atteso a fronte dell'investimento, né monitoraggio.
  A parte questo, giudica ancora insufficiente lo stanziamento di circa 8 miliardi di euro per «Cultura e Turismo», oltre che generico nelle finalità. Non sono programmati interventi per lo spettacolo dal vivo e la cultura, a dispetto degli indirizzi dati dalle Camere con le risoluzioni del 2020 e dalla stessa Commissione europea. Ricorda che, come evidenziato anche dai dati apparsi sul quotidiano il Sole 24 Ore, i consumi culturali si sono dimezzati. È essenziale quindi adottare misure di contrasto di questo declino, che non possono limitarsi al sostegno del lato dell'offerta, ma devono comprendere anche un piano di rilancio della domanda: il flusso di finanziamento del Recovery Fund può essere utilizzato per questo. Il primo intervento deve essere l'abbassamento al 4 per cento dell'IVA sui prodotti culturali, come chiesto anche dalle principali associazioni di categoria, insieme alla detraibilità ai fini fiscali delle spese per i consumi in cultura. È, questa, una posizione storica di Fratelli d'Italia, sin dalla fondazione. Il suo gruppo ha presentato a questo scopo nel tempo emendamenti ai più diversi provvedimenti, nonché ordini del giorno e una specifica proposta di legge. Evidenzia che un provvedimento di riduzione fiscale non solo incentiverebbe i consumi di coloro che già normalmente spendono per la cultura, ma impatterebbe anche sui tiepidi: la diminuzione dei costi potrebbe cioè produrre nuovi e abituali consumatori di beni culturali, con vantaggi reciproci, dal lato della domanda e dell'offerta di cultura.
  Ricorda anche la risoluzione unitaria approvata all'unanimità della VII Commissione il 5 maggio 2020 (8-00073), risultante dalla discussione di più proposte di risoluzione, tra cui la risoluzione 7-00441, presentata da lei e dal collega Mollicone, che, nell'evocare il rischio che i cambiamenti provocati dall'epidemia nei comportamenti di consumo culturale degli italiani diventino strutturali al termine dell'emergenza, chiedeva al Governo, tra l'altro, di «valutare l'adozione di misure specifiche a sostegno della domanda di prodotti culturali, come la detrazione a fini fiscali dei consumi di cultura (libri, dvd, biglietti, giornali e altro) e la riduzione al 4 per cento dell'imposta sul valore aggiunto su tutti i prodotti culturali, previa verifica di compatibilità comunitaria»: una richiesta cui, per ora, non è stato dato seguito e che il suo gruppo ancora una volta rinnova.
  Conclude auspicando che il parere che la Commissione dovrà esprimere sulla proposta di Piano in esame conterrà un riferimento alle proposte del suo gruppo e che queste finalmente siano accolte anche dal Governo.

  Manuel TUZI (M5S) premette che nella versione aggiornata delle linee guida elaborate dalla Commissione europea per la redazione dei Piani nazionali di ripresa e resilienza c'è un dettaglio di cui fin da subito dovrà tenere conto anche il Governo italiano. Le politiche pubbliche a favore dei giovani non sono più soltanto un obiettivo orizzontale del Piano, cioè un aspetto da considerare nel raggiungimento di altri obiettivi portanti. Le politiche per nuove generazioni, Pag. 28 giovanissimi e giovani, incluse le politiche di istruzione ed educazione assumono ora la dignità di «pilastro» del programma europeo. In estrema sintesi, è come se le istituzioni di Bruxelles avessero deciso di sottolineare con maggiore forza l'obiettivo – fondamentale fin dall'inizio – dei finanziamenti del NextGenerationEU, di migliorare le condizioni di vita delle nuove generazioni, facendo leva soprattutto su istruzione e cura della prima infanzia, istruzione e competenze, comprese le competenze digitali, riqualificazione, occupazione ed equità intergenerazionale.
  A suo avviso, la proposta di piano in esame si conforma solo in parte alla richiesta della Commissione europea di sostenere l'occupazione giovanile. Evidenziando come il numero dei giovani che né studiano né si formano né lavorano – i cosiddetti NEET (Not Engaged in Education, Employment or Training) – abbia raggiunto la preoccupante cifra di 3 milioni, ritiene che il primo passo debba essere quello di eliminare le barriere tra scuola, università e lavoro, per creare filoni che immettano i giovani nel lavoro. Ritiene che la VII Commissione possa e debba indirizzare il Governo in questo senso, segnando i primi passi di una politica che lavori in tal senso, evitando duplicazioni di finanziamenti di programmi e pensando ad un reddito di formazione da garantire a tutti per lo sviluppo di corsi brevi di competenze digitali, verdi, imprenditoriali e di gestione della carriera.
  Insiste, quindi, sulla necessità che l'Italia rispetti le linee guida europee nell'elaborazione del suo Piano nazionale. Sottolinea quindi l'urgenza di investire in politiche attive di orientamento, istruzione e formazione e inserimento nel mondo del lavoro, anche attraverso strumenti europei quali il Programma garanzia giovani o il Piano Europeo per la lotta alla disoccupazione giovanile. Allo stesso fine andrebbero sviluppati i servizi pubblici per l'impiego, affinché possano raggiungere un maggior numero di giovani e offrire un sostegno più personalizzato, in termini di consulenza, orientamento e tutoraggio; andrebbe inoltre rafforzata l'offerta di servizi integrati. Sottolinea poi la necessità, per evitare situazioni di sfruttamento, di garantire per il futuro borse di studio ai non medici e tirocini universitari ed extrauniversitari pagati.
  Raccomanda poi l'adozione di misure che favoriscano la diffusione dello sport di base per tutti, soprattutto per i giovani. In proposito, sottolinea la necessità dell'attività fisica quale necessario supporto terapeutico alle migliaia di persone guarite dal COVID-19 e l'importanza di accompagnare queste persone alla pratica sportiva, che, in generale, assicura nella lunga distanza la riduzione della spesa per assistenza sanitaria della popolazione.
  Esprime l'avviso che anche l'accesso alla cultura debba essere facilitato per i giovani che, privati di tante opportunità a causa delle restrizioni legate alla pandemia, rischiano di non riuscire a formare completamente il proprio bagaglio culturale, con la conseguenza che si avrebbe una grave lacuna generazionale. Da questo punto di vista, ritiene che la Commissione debba dare un segnale importante proponendo misure adeguate e rafforzando strumenti quali il programma giovani 2030 dai 14 ai 35 anni o la carta giovani nazionale dai 18 ai 35 anni.

  Daniele BELOTTI (LEGA), intervenendo sull'ordine dei lavori, esprime perplessità sull'utilità del dibattito in corso sulla proposta di Piano nazionale presentata dal Governo Conte. Si chiede quale utilità possa avere l'esame di un atto che sarà modificato dal nuovo Governo.

  Vittoria CASA, presidente, fa presente che non risulta che il Governo Draghi intenda presentare al Parlamento una nuova proposta di Piano, considerato il poco tempo ancora disponibile per presentare il documento all'Unione europea. Come ha chiarito il Presidente del Consiglio dei ministri nelle sue dichiarazioni programmatiche alle Camere, il nuovo Governo modificherà la proposta di Piano del precedente Governo e lo farà anche alla luce degli indirizzi che le Camere esprimeranno all'esito dell'esame della proposta del Governo Conte II. Pag. 29Alla Camera dei deputati, le Commissioni permanenti parteciperanno alla preparazione di questi indirizzi attraverso i pareri che sono chiamate a rendere, per i settori di rispettiva competenza, alla V Commissione, che a sua volta riferirà all'Assemblea, come già accaduto tra settembre e ottobre 2020 per la proposta del Governo di Linee guida per la predisposizione del Piano italiano. Nel caso della VII Commissione, il lavoro attingerà, in un'ottica costruttiva e organica, ai contributi trasmessi dai vari stakeholders.

  Valentina APREA (FI) sottolinea come, anche a causa del poco tempo rimasto prima del termine per presentare il Piano, il Governo abbia chiesto alle Camere in sostanza di formulare proposte di modifica da sintetizzare in un unico documento. Ritiene pertanto utile focalizzare l'attenzione della Commissione su pochi temi principali e largamente condivisi, affinché questi possano essere inclusi tra le proposte che saranno recepite dal Governo.

  Flavia PICCOLI NARDELLI (PD), dopo aver ringraziato i colleghi che hanno preso la parola per gli interventi interessanti e ricchi di spunti, sottolinea l'importanza di approfondire alcuni filoni di riflessione, che dovranno essere ricondotti ad indicazioni precise e puntuali. Invita a fare tesoro dei contributi scritti pervenuti alla Commissione dalla società civile e dai referenti istituzionali, poiché essi, fotografando la situazione della cultura nel Paese, sono di grande interesse e possono essere considerati un completamento dell'approfondito lavoro effettuato dalla Commissione fin dal maggio 2020.

  Vittoria CASA, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 15.10.