CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 23 febbraio 2021
534.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Politiche dell'Unione europea (XIV)
COMUNICATO
Pag. 60

SEDE CONSULTIVA

  Martedì 23 febbraio 2021. — Presidenza del presidente Sergio BATTELLI.

  La seduta comincia alle 13.30.

Ratifica ed esecuzione dello Statuto dell'East Mediterranean Gas Forum (EMGF), fatto al Cairo il 22 settembre 2020.
C. 2842 Governo.
(Parere alla III Commissione).
(Esame e conclusione – Parere favorevole).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento in titolo.

  Conny GIORDANO (M5S), relatrice, ricorda che la Commissione è chiamata oggi ad esaminare, ai fini del parere da rendere alla II Commissione Affari esteri, il disegno di legge recante Ratifica ed esecuzione dello Statuto dello East Mediterranean Gas Forum (EMGF), fatto al Cairo il 22 settembre 2020.
  Ricorda che il Forum del gas del Mediterraneo orientale, EMGF secondo l'acronimo inglese, annunciato per la prima volta nell'ottobre 2018 e costituito nel gennaio 2019 su iniziativa di Italia, Egitto, Giordania, Israele, Cipro, Grecia e Autorità Nazionale Palestinese, è volto a creare un dialogo strutturato e un coordinamento stabile fra alcuni Stati del Mediterraneo orientale produttori, di transito e consumatori di gas naturale. Il disegno di esame intende ratificarne lo Statuto, sottoscritto virtualmente nella riunione ministeriale il 22 settembre 2020, e successivamente sottoscritto in loco dall'Ambasciatore d'Italia al Cairo. Pag. 61
  Tale Statuto trasforma il Forum in un'organizzazione internazionale regionale che ha lo scopo di favorire la cooperazione per aumentare le esportazioni dalla regione mediterranea con una gestione più efficiente delle infrastrutture esistenti, di promuovere investimenti privati nel settore energetico e di favorire l'utilizzo delle risorse sulla base di un dialogo strategico tra paesi in una zona, il Mediterraneo orientale, che alla luce delle recenti e significative scoperte di gas, si conferma ricca di grandi opportunità.
  Il Forum, in quanto sede qualificata di discussione sui temi dell'energia e della rete di pipelines nel Mediterraneo, riveste in tal senso un'importanza strategica per l'Italia, non solo come elemento di stabilizzazione della regione, ma anche in relazione agli obiettivi di diversificazione delle fonti di approvvigionamento, di ottimizzazione delle infrastrutture e di sviluppo del mercato del GNL, in particolare per la decarbonizzazione dei trasporti pesanti e marittimi nella regione, nonché per la tutela degli interessi industriali italiani nell'area.
  Essendo una sede di cooperazione e dialogo strategico, il Forum non riveste peraltro alcun tipo di autorità vincolante sui suoi membri e non incide sugli ambiziosi obiettivi di decarbonizzazione dell'economia da raggiungere entro l'anno 2030 in vista della neutralità climatica del 2050, atteso che nel settore del gas il principale obiettivo è quello di assicurare un sistema più sicuro, flessibile e resiliente, in grado di far fronte alla volatilità del mercato e di sostenere lo sviluppo delle fonti rinnovabili, garantendo al tempo stesso la copertura della richiesta, soprattutto in relazione ai picchi della domanda coincidenti con bassi livelli di produzione da parte delle fonti rinnovabili.
  Per conseguire la sua missione, lo Statuto del Forum, costituito da un preambolo e 31 articoli, prevede tre organi principali: il Consiglio di amministrazione (Executive Board), quale organismo tecnico; il Segretariato, ospitato al Cairo; la Riunione ministeriale, che è l'organo di indirizzo strategico. La partecipazione è aperta ad altri Paesi della regione, ma per nuove ammissioni è necessario il consenso dei Paesi fondatori. È stata inoltre prevista l'istituzione del Gas Industry Advisory Committee (GIAC), che comprende i principali portatori di interessi pubblici e privati interessati allo sviluppo di rapporti strategici nel settore con i Paesi del Mediterraneo orientale. Il GIAC affianca il Forum del gas con raccomandazioni e studi volti alla creazione di un clima positivo per gli investimenti e alla costituzione di infrastrutture atte a favorire l'esportazione, massimizzando il valore economico del gas presente nella regione. Evidenzia che per l'Italia partecipano ai lavori le società ENI Spa, Saipem Spa e Snam Spa. Ricorda inoltre che ai lavori del Forum, sin dal suo esordio, partecipano con lo status di osservatori i rappresentanti dell'Unione europea e della Banca mondiale, che ne hanno sostenuto attivamente il processo di formazione anche assicurando un sostegno finanziario.
  Per quanto di competenza, ricorda che ai sensi della decisione (UE) 2017/684 del Parlamento europeo, del 5 aprile 2017, prima della firma gli Stati membri dell'Unione europea devono acquisire il parere positivo della Commissione. Cipro, anche per conto dell'Italia e della Grecia, ha provveduto, il 27 gennaio 2020, ad effettuare la notifica dello Statuto alla Commissione europea per la valutazione ex ante del testo. Successivamente, la Commissione europea ne ha confermato la compatibilità con la normativa europea. Gli Stati europei hanno quindi potuto firmare lo Statuto, la cui ratifica darebbe l'avvio formale alla nuova organizzazione internazionale regionale.
  In conclusione, tenuto conto che risulta imminente la ratifica dello Statuto da parte di Grecia e Cipro e che sarebbe auspicabile che l'Italia potesse essere il primo Paese europeo ad entrare negli organi di governance del Forum, propongo, non ravvisando profili di criticità con l'ordinamento europeo, di esprimere un parere favorevole.

  Sergio BATTELLI, presidente, avendo già la relatrice formulato la propria proposta di parere, chiede a tutti i rappresentanti dei gruppi parlamentari se sono favorevoli Pag. 62a procedere nella seduta odierna alla votazione del parere formulato, ricordando che nelle convocazioni odierne non erano previste votazioni.
  Constatato l'unanime assenso dei gruppi, pone in votazione la proposta di parere favorevole formulata dalla relatrice.

  La Commissione approva.

  La seduta termina alle 13.40.

ATTI DELL'UNIONE EUROPEA

  Martedì 23 febbraio 2021. — Presidenza del presidente Sergio BATTELLI.

  La seduta comincia alle 13.40.

Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni: Relazione sullo Stato di diritto 2020 – La situazione dello Stato di diritto nell'Unione europea.
COM(2020)580 final.
(Parere alle Commissioni I e II).
(Esame e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento in oggetto.

  Marina BERLINGHIERI (PD), relatrice, ricorda che la Commissione inizia oggi l'esame della Relazione sullo Stato di diritto 2020 – La situazione dello Stato di diritto nell'Unione europea, ai fini del parere alle Commissioni I e II. Si tratta di un documento attraverso il quale la Commissione europea ha per la prima volta avviato un ciclo annuale di valutazione delle condizioni di salute di quello che è ritenuto il principio cardine dell'architettura costituzionale degli ordinamenti moderni, oltreché uno dei valori fondanti l'UE, richiamato dall'articolo 2 del Trattato sull'Unione europea.
  Il concetto di Stato di diritto è il risultato di una lunga elaborazione condotta sul piano dottrinale, normativo e giurisprudenziale (a livello nazionale ed europeo), cui sono riconducibili molteplici profili: il principio di legalità, inteso come sottoposizione dei poteri pubblici alla legge e divieto di esercizio arbitrario del potere esecutivo; la certezza del diritto; il bilanciamento tra i poteri e la garanzia dell'indipendenza e dell'autonomia dell'ordine giudiziario, la tutela del pluralismo sociale, con particolare riferimento alla libertà e al pluralismo dei media.
  Nonostante lo Stato di diritto sia un principio la cui tutela è garantita dal convergere di più fonti dell'ordinamento multilivello, la Commissione europea si è attivata per rafforzare le funzioni di monitoraggio, anche alle luce delle criticità evidenziate dai vigenti strumenti di prevenzione e risposta previsti dal diritto primario dell'UE: la procedura ex articolo 7 del Trattato sull'Unione, attivata per la prima volta nei confronti di Polonia e Ungheria e allo stato ben lontana dal produrre risultati efficaci di deterrenza; le procedure di infrazione, finora timidamente utilizzate, anche perché l'impiego di tale strumento è condizionato alla circostanza che il comportamento in ipotesi non conforme al principio dello Stato di diritto dovrebbe altresì integrare la violazione di una disposizione specifica del diritto dell'UE.
  Dalla constatazione delle oggettive difficoltà la Commissione europea ha fatto discendere non già la proposta di modificare i Trattati, ma di utilizzare gli spazi giuridici a disposizione per rafforzare i controlli e la possibilità di intervenire più efficacemente per l'adozione di sanzioni ovvero l'esercizio di una sorta di moral suasion nei confronti degli Stati membri i cui comportamenti siano ritenuti in grado di minacciare lo Stato di diritto.
  L'approccio realistico tenuto dalla Commissione europea in questo ambito è del resto confermato da una serie di ulteriori passi, primo fra tutti il Piano d'azione per la democrazia europea, con il quale ha avanzato delle proposte volte a garantire lo svolgimento libero e regolare delle elezioni, a promuovere una forte partecipazione democratica, a sostenere mezzi d'informazione liberi e indipendenti, nonché a contrastare la disinformazione. Pag. 63
  La relazione che la Commissione si appresta ad esaminare avvia un dibattito ciclico che coinvolge in fasi distinte e ciascuno nell'ambito delle rispettive competenze il Consiglio, il Parlamento europeo, e i Parlamenti nazionali. Il ruolo delle Assemblee rappresentative degli Stati membri nel nuovo meccanismo si spiega su diversi piani di collaborazione: i Parlamenti nazionali possono prender parte alle attività consultive preliminari alla relazione; successivamente possono, come in questa sede, approfondire le risultanze del documento della Commissione europea, articolato in un capitolo generale sull'UE e in specifici capitoli concernenti singoli Stati membri; possono infine partecipare al dibattito interparlamentare promosso dal Parlamento europeo. Quest'ultima è una sede di cooperazione sperimentata per la prima volta il 10 novembre scorso a Bruxelles, mediante una riunione interparlamentare organizzata dalla Commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari internazionali (LIBE) che ha visto quale principale tema della discussione l'impatto della pandemia sulla democrazia, sullo Stato di diritto e sui diritti fondamentali.
  In tale prospettiva ricorda la proposta, avanzata dal Presidente Battelli in occasione della videoconferenza del 29 ottobre 2020 dei Presidenti della Cosac con i Commissari Jourová e Reynders, di organizzare una sessione parlamentare specificamente dedicata allo Stato di diritto, per l'esame contestuale della relazione da parte di tutti i Parlamenti nazionali, tale da strutturare ulteriormente il citato ciclo annuale e da renderlo più efficace. La proposta ha suscitato interesse tra i colleghi di alcuni Parlamenti nazionali ed è stata ripresa anche dai colleghi del Bundestag in occasione dei successivi incontri svolti nell'ambito della Cosac.
  Sottolinea quindi l'utilità di soffermarsi sul ruolo imprescindibile dei Parlamenti, in quanto giustificato da almeno tre ordini di motivi: 1) le questioni riconducibili allo Stato di diritto presentano profili di rilevanza costituzionale e legislativa; 2) i Parlamenti sono le istituzioni in cui si realizza al livello più alto il principio della rappresentanza politica; 3) nei Parlamenti il confronto coinvolge sia la maggioranza che le opposizioni, a differenza dei Governi che sono espressione della sola maggioranza.
  Venendo alla struttura della Relazione, evidenzia che essa consiste di una parte di carattere generale, volta a individuare tendenze comuni agli Stati membri e best practises emerse in uno o più Paesi, e di 27 capitoli che contengono le valutazioni specifiche della situazione nei singoli Stati membri, pur mancando vere e proprie raccomandazioni specifiche per Paese per sanare o prevenire l'esistenza di carenze nel rispetto della Rule of law.
  I documenti sono articolati al loro interno in approfondimenti sui seguenti settori dell'ordinamento, dai quali la Commissione europea ritiene sia desumibile il grado di tenuta del principio dello Stato di diritto: il sistema giudiziario; il quadro anticorruzione; il pluralismo e la libertà dei media; questioni istituzionali relative al bilanciamento dei poteri.
  La sezione della relazione dedicata ai sistemi giudiziari si apre con la considerazione generale secondo la quale dai dati comparativi sulla percezione a livello europeo presso imprese e cittadini dell'indipendenza della magistratura emergerebbe che gli Stati membri tendono a raggrupparsi ai livelli più alti e ai livelli più bassi. In tale contesto, sono particolarmente sentite le preoccupazioni della Commissione europea circa le funzioni esercitate in alcuni Stati membri dal procuratore generale nei confronti dei procuratori di grado inferiore e la specifica situazione in Polonia dove sarebbe lo stesso Ministro della giustizia a fungere da procuratore generale. Quest'ultimo Stato membro, insieme all'Ungheria, è d'altra parte sotto osservazione da tempo per aver prodotto una serie di riforme considerate particolarmente problematiche con riguardo alla indipendenza del potere giurisdizionale.
  Un'ulteriore criticità rilevata dalla Commissione europea riguarda le segnalazioni registrate in alcuni Stati membri circa gli attacchi politici e le campagne mediatiche contro giudici e pubblici ministeri; a tal proposito considera opportuno il richiamo Pag. 64a quanto statuito recentemente dalla Corte europea dei diritti dell'uomo sulla libertà di espressione dei pubblici ministeri e dei giudici e sul loro diritto a partecipare a dibattiti pubblici su riforme legislative che incidono sulla magistratura, o in generale su questioni che riguardano l'indipendenza della magistratura.
  Rispetto alla specifica situazione italiana, la Commissione europea rileva la solidità del quadro legislativo a salvaguardia dell'indipendenza della magistratura, ma nello stesso tempo sottolinea una serie di rilevazioni statistiche dalle quali emergerebbe una bassa percezione del livello di indipendenza della magistratura tra i cittadini e le imprese. In tale contesto, nella relazione si dà altresì conto dell'emersione di specifici problemi che si sono registrati nel Consiglio Superiore della Magistratura in seguito a gravi accuse relative alla nomina di procuratori di alto livello, scaturenti dall'indagine penale della Procura di Perugia.
  Vengono altresì richiamati una serie di dati relativi alla durata dei procedimenti, che nel settore civile e commerciale rimangono, nel confronto con gli altri Stati membri, tra i meno virtuosi dell'UE. Anche i settori della giustizia amministrativa e di quella penale, pur evidenziando miglioramenti nel 2019, si collocano come rendimento sotto la media europea.
  La Commissione ritiene che le riforme del processo civile e penale, congiuntamente ad un aumento delle risorse umane e al completamento del processo di digitalizzazione, possano consentire un recupero in termini di efficienza, soprattutto con riferimento ai tempi di trattamento. In particolare, vengono in considerazione: un aumento significativo dell'organico presso tutti gli organi giurisdizionali civili e penali e presso le Procure (Legge di bilancio 2019); l'introduzione di meccanismi di flessibilità nell'assegnazione dei procedimenti volti allo smaltimento dell'arretrato e il potenziamento del personale amministrativo (Legge di bilancio 2020).
  In conclusione la parte speciale della relazione per l'Italia nel capitolo sul sistema giudiziario mette il nostro Paese di fronte alla necessità di ulteriori progressi nella tempistica dei processi, obiettivo frequentemente individuato come oggetto di specifica raccomandazione per l'Italia nell'ambito del citato Semestre europeo.
  Nel capitolo sulle politiche anticorruzione, la Commissione europea pur ritenendo il quadro giuridico e istituzionale del nostro Paese come sostanzialmente funzionante, non manca di richiamare alcuni indici internazionali di percezione della corruzione che classificano l'Italia al 15° posto nell'UE e al 51° posto a livello mondiale. Tuttavia, secondo la Commissione, recenti innovazioni legislative come la cosiddetta legge «spazzacorrotti», e in particolare le misure di inasprimento delle sanzioni e delle pene accessorie, devono considerarsi nella direzione di un rafforzamento del quadro anticorruzione. A fronte del potenziamento del ruolo dell'ANAC in materia di prevenzione nella corruzione all'interno della pubblica amministrazione come elemento di avanzamento, la Commissione sottolinea, d'altra parte una serie di criticità, tra le quali il carattere frammentario delle norme sul conflitto di interesse, con particolare riguardo al regime di inconferibilità e di incompatibilità applicabile ai funzionari pubblici eletti, ritenuto disorganico e privo di un sistema completo di applicazione. Giova inoltre ricordare che la relazione cita la decisione n. 208/2017 sulle attività di lobbying presso la Camera dei deputati, con la quale viene istituto un registro pubblico dei rappresentanti di interessi, a cui ogni persona fisica o giuridica che rappresenti interessi collettivi è tenuta a iscriversi, precisando che l'obbligo si applica anche agli ex parlamentari ed ex membri del Governo che intendono svolgere attività di rappresentanza di interessi e che ai membri del Governo non si applica un obbligo analogo di riferire sulle riunioni svolte con terzi.
  Rimarrebbe altresì incompleta, secondo la relazione, la disciplina del fenomeno del «pantouflage» (o revolving doors: ex funzionari pubblici che assumono incarichi presso soggetti privati destinatari dell'attività della pubblica amministrazione), poiché Pag. 65 applicabile solo ai funzionari pubblici e non anche ai titolari di cariche pubbliche.
  La sezione concernente la libertà di espressione e di informazione in Italia si apre con la constatazione che il dato normativo costituzionale e legislativo stabilisce un solido quadro volto a garantire il pluralismo dei media nel nostro Paese. Tuttavia permangono, secondo la Commissione, preoccupazioni circa l'indipendenza politica dei media italiani, atteso che nonostante la segnalazione di circa 15 anni fa da parte della Commissione di Venezia (organismo consultivo del Consiglio d'Europa) non sarebbero state ancora adottate disposizioni efficaci sulla prevenzione del conflitto di interesse.
  La relazione ricorda inoltre che l'Osservatorio del pluralismo dei media (MPM) nel 2020 classifica l'Italia a medio rischio a tale riguardo, e conclude che nel settore audiovisivo l'influenza politica continua a essere notevolmente avvertita. Problemi simili in misura minore si registrerebbero, secondo la Commissione, anche nel settore dei giornali, a causa delle relazioni indirette tra gli interessi degli editori e il Governo, a livello sia nazionale che locale.
  La relazione accoglie tuttavia con favore la creazione (inedita a livello europeo) di un Centro di coordinamento sul fenomeno degli atti intimidatori nei confronti dei giornalisti, per iniziativa del Ministero dell'Interno, al fine di monitorare la situazione e mettere a punto le necessarie misure di tutela. Viene infine richiamata la sentenza della Corte di cassazione del 19 settembre 2019, n. 3872 in materia di diffamazione, che (in linea con la Corte europea dei diritti dell'uomo) ha stabilito che in caso di offese verbali la pena detentiva dovrebbe essere contemplata soltanto in circostanze eccezionali. Sul punto è intervenuta anche la Corte Costituzionale, la quale, con l'ordinanza n. 132/2020, ha rinviato l'udienza al 21 giugno 2021 per consentire al Parlamento di riflettere sul rispetto del principio costituzionale della libertà di espressione quale interpretato dalla Corte europea dei diritti dell'uomo.
  Segnala infine come meritevole di un approfondimento particolare quella parte del lavoro della Commissione dedicata alle possibili ricadute sulla salvaguardia dello Stato di diritto delle misure emergenziali per contrastare la proliferazione del COVID-19.
  Si tratta di un argomento estremamente delicato, e per questo, tra l'altro, dibattuto anche in sede europea, ove sono stati affrontati gli effetti in termini di possibile compressione dei diritti fondamentali causati dalle misure nazionali per limitare la diffusione del virus. In proposito è utile richiamare la posizione del Parlamento europeo, il quale ha sottolineato che le misure di emergenza possono costituire un rischio di abuso di potere, qualora vi siano conseguenze sullo Stato di diritto, sulla democrazia e sul rispetto dei diritti fondamentali, e devono pertanto rispettare tre condizioni generali: la necessità, la proporzionalità in senso stretto e la temporaneità di tali misure.
  La Commissione europea, con il documento in esame ha in qualche modo anticipato i temi sottolineati dal Parlamento europeo circa il rapporto tra Stato di diritto e situazione di emergenza dovuta alla pandemia. In particolare, la relazione sviluppa tre riflessioni chiave: 1) l'importanza di garantire che il processo decisionale urgente ed efficace, prevalentemente condotto dagli Esecutivi nazionali, rimanga inquadrato in una logica di bilanciamento dei poteri e, dunque, sia possibile il controllo parlamentare, sia in funzione di indirizzo sia in funzione di verifica ex post circa le misure giuridiche adottate, nonché il controllo sulle leggi da parte delle Corti costituzionali e delle Corti supreme; 2) l'insorgere di ostacoli all'esercizio del controllo democratico da parte dei media e degli organismi della società civile durante i periodi emergenza e il rischio che siano adottate misure restrittive della libertà di espressione e di accesso alle informazioni (anche a fini politici); 3) la resilienza del sistema giudiziario, peraltro messo a dura prova dalla sospensione parziale delle attività degli organi giurisdizionali in dipendenza del COVID-19, con il rischio di compromettere il diritto fondamentale di accesso a un giudice indipendente e a un ricorso giurisdizionale effettivo.
  In conclusione, per la rilevanza di tutti i temi brevemente richiamati, giudica profondamente auspicabile un attento esame Pag. 66del documento della Commissione europea, atteso che il seguito dato a livello nazionale al ciclo annuale di valutazione dello Stato di diritto è solo il primo passo in vista di un rafforzamento degli strumenti per il consolidamento di questo vitale principio.

  Sergio BATTELLI, presidente, nel sottolineare come dalla relazione svolta emerga la grande importanza del tema in esame, informa che in sede di Ufficio di presidenza potranno essere individuate le modalità ottimali per gli opportuni approfondimenti, incluse possibili audizioni da concordare con le Commissioni Affari costituzionali e Giustizia. Ricorda in proposito che già nella giornata di domani è prevista l'audizione, in congiunta con le citate Commissioni, del Commissario europeo per la giustizia Didier Reynders.

  Guido Germano PETTARIN (FI), nel rilevare che sussiste a suo avviso un collegamento fra l'argomento appena trattato dalla Commissione, riguardante la ratifica del Mediterranean Gas Forum fatto al Cairo e il tema dello Stato di diritto ora in esame, si domanda come mai la Commissione europea, che sa esprimere un documento interessantissimo come quello all'esame, non abbia intrapreso azioni a tutela del diritto alla giustizia per lo scomparso cittadino europeo Guido Regeni. Ricordando come il citato Forum sul gas naturale nel Mediterraneo orientale riguardi un giacimento importantissimo che venne scoperto poco prima della morte di Regeni, si chiede se sia frutto di una mera coincidenza che, a seguito di tale scoperta, l'Italia abbia stipulato con l'Egitto contratti di fornitura di armi. Chiede pertanto se, nell'ambito degli approfondimenti che la Commissione si accinge a effettuare sul tema della Relazione sullo Stato di diritto 2020, si possano includere audizioni anche sulla specifica questione testé posta.
  Ricorda inoltre che lo Stato di diritto va fatto rispettare senza esitazioni in tutti i paesi dell'Unione europea, con debite sanzioni per quelli che si rendano responsabili di violazioni.

  Marco MAGGIONI (LEGA) nel sottolineare a sua volta la vastità e l'importanza del tema in esame, che andrà approfondito ascoltando in sede di audizione i diversi attori istituzionali, sottolinea come sia complicato dal punto di vista giuridico valutare il rispetto dello Stato di diritto da parte di 27 paesi sovrani, ciascuno dei quali è regolato dalla propria Costituzione. Nessuno infatti è autorizzato a sindacare sul grado di democraticità delle diverse Costituzioni, ognuna frutto della democrazia interna di ciascuno Stato. Occorre pertanto compiere una delicata sintesi tra il piano giuridico europeo e il diritto interno dei singoli Stati membri. Osserva inoltre che in tale ambito deve essere assicurato un adeguato bilanciamento tra i tre poteri dello Stato, legislativo, esecutivo e giudiziario, evitando di mettere sul banco degli imputati il solo potere legislativo.
  Ricorda inoltre che il tema dello Stato di diritto deve essere valutato anche alla luce del dibattito sul tema dell'allargamento dell'Unione europea; va infatti rammentato che i medesimi standard che si richiedono ai Paesi già membri dell'Unione dovranno essere imposti anche ai Paesi candidati.

  Emanuela ROSSINI (MISTO-MIN.LING.) sottolinea come la Relazione in esame renda evidente l'utilità del ruolo svolto dalla Commissione europea nel valutare il grado di rispetto dello Stato di diritto per ciascuno Stato membro. Il monitoraggio operato dalla Commissione illustra infatti come ciascun Paese si collochi nel panorama europeo. All'Italia, ad esempio, viene fatta presente la necessità di intervenire sulla giustizia civile e penale al fine di rendere il contesto giuridico in cui operano cittadini e imprese comparabile con quello degli altri Paesi membri.
  Al di là della evidente utilità del monitoraggio esterno e comparato operato dalla Commissione europea, resta da approfondire la questione in ordine agli strumenti operativi di cui la stessa Commissione dispone per intervenire in caso di violazioni. Manca infatti un criterio per individuare in modo preciso su un piano giuridico le violazioni sanzionabili. È pertanto da appurare se siano in discussione presso la Commissione europea eventuali strategie per migliorare la capacità di intervento della medesima al fine di tutelare il rispetto dello Stato di diritto.

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  Guido Germano PETTARIN (FI) sottolinea come la Relazione in esame debba essere inquadrata anche alla luce degli effetti devastanti che hanno prodotto le vicende connesse alla gestione del Consiglio superiore della magistratura emerse a seguito dell'inchiesta che ha coinvolto il dott. Palamara. Tale questione, benché non ignota in sede europea già prima della Relazione in esame, è ora posta sotto uno specifico faro di attenzione da parte della Commissione, la cui valutazione non si limita alla gestione organizzativa del settore della giustizia a livello ministeriale, ma si estende anche alle modalità di autogoverno del potere togato. Quando infatti uno dei tre poteri dello Stato si macchia di responsabilità quali quelle poste, come ipotesi accusatorie, a carico del predetto soggetto, è l'intero sistema a risultare compromesso.

  Marina BERLINGHIERI (PD), relatrice, ringrazia i colleghi per i loro interventi su un tema molto vasto che interessa tutti i componenti della Commissione, sul quale nel prossimo Ufficio di presidenza potrà essere individuato un opportuno ciclo di audizioni da svolgere. Ricorda inoltre che l'Italia, in quanto Paese fondatore dell'Unione europea, potrà inserirsi da protagonista in questa discussione che è stata avviata per la prima volta presso la Commissione europea. Il pieno rispetto dello Stato di diritto è una medaglia che nessun Paese membro può vantare, in quanto è un obiettivo che va sempre ricercato e perseguito e che non può mai essere dato per scontato. Attualmente l'articolo 7 del Trattato dell'UE – che configura quella che alcuni hanno definito come una «opzione nucleare» – è l'unico strumento giuridico per intervenire a fronte di violazioni macroscopiche dello Stato di diritto, ma è un'opzione estrema, in quanto determina la sospensione dei diritti di adesione all'Unione europea, quali ad esempio il diritto di voto in sede di Consiglio, per il Paese responsabile di violazioni gravi e persistenti. La Commissione europea, con la Relazione in esame, ha intrapreso la strada volta ad aumentare lo spazio di intervento per migliorare il rispetto dello Stato di diritto.
  Valuta pertanto che, al di là di tale opzione estrema, sia auspicabile lo sviluppo di una sorta di meccanismo preventivo, analogo al cosiddetto «braccio preventivo» del Patto di stabilità e crescita adottato per valutare nell'ambito della procedura del Semestre europeo la sostenibilità delle finanze pubbliche dei diversi Paesi; un meccanismo, dunque, che mediante un'interlocuzione costante con la Commissione europea e un percorso di accompagnamento, mantenga i Paesi membri all'interno dei binari del rispetto dei valori fondanti dell'Unione europea. Vanno inoltre evitati, a suo avviso, i giudizi di parte espressi da alcuni Stati, che si considerano rispettosi dello Stato di diritto, verso altri Paesi membri, giudicati responsabili di violazioni: ciascun Paese può mostrare infatti aspetti più o meno virtuosi nei diversi profili in cui si articola il complesso tema del rispetto dello Stato di diritto.

  Sergio BATTELLI, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 14.10.

COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE

  Martedì 23 febbraio 2021. — Presidenza del presidente Sergio BATTELLI.

  La seduta comincia alle 14.10.

Sulla riunione dei presidenti della COSAC con il Vicepresidente esecutivo dell'Unione europea, Margrethe Vestager, svoltasi il 23 novembre 2020.

  Sergio BATTELLI, presidente, ricorda che lo scorso 23 novembre ha partecipato alla riunione, in videoconferenza, dei Presidenti della COSAC con il Vicepresidente esecutivo della Commissione europea per i valori e la trasparenza, Margrethe Vestager, in merito alla quale rinvia alla relazione predisposta (vedi allegato).

  La Commissione prende atto.

  La seduta termina alle 14.15.

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ERRATA CORRIGE

  Nel Bollettino delle Giunte e delle Commissioni parlamentari n. 530 del 18 febbraio 2021, a pagina 39, nel sommario, ottava riga, le parole: «Seguito dell'esame e rinvio» sono sostituite dalle seguenti: «Esame e rinvio».

  A pagina 39, nella seconda colonna, settima riga, le parole: «Seguito dell'esame e rinvio» sono sostituite dalle seguenti: «Esame e rinvio».