CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 27 gennaio 2021
514.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Ambiente, territorio e lavori pubblici (VIII)
COMUNICATO
Pag. 31

SEDE CONSULTIVA

  Mercoledì 27 gennaio 2021. — Presidenza della presidente Alessia ROTTA. — Interviene, da remoto, il sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti Roberto Traversi.

  La seduta comincia alle 12.15.

Proposta di Piano nazionale di ripresa e resilienza.
Doc. XXVII, 18.
Parere alla V Commissione
(Esame e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento in titolo.

  Alessia ROTTA, presidente, ricorda che nella riunione della Conferenza dei presidenti di Gruppo del 13 gennaio 2021, è stato convenuto che il documento fosse assegnato alla V Commissione Bilancio per la presentazione di una relazione all'Assemblea, previa acquisizione delle osservazioni e dei rilievi da parte di tutte le altre Commissioni permanenti.

  Chiara BRAGA (PD), relatrice, fa presente che il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) si articola in 6 Missioni, che a loro volta raggruppano 16 componenti, funzionali a realizzare gli obiettivi economico-sociali definiti nella strategia del Governo. Le Componenti, a loro volta, si articolano in 48 linee di intervento per progetti omogenei e coerenti.
  Per ogni Missione sono indicate le riforme necessarie a una più efficace realizzazione, collegate all'attuazione di una o più componenti, nonché i profili più rilevanti ai fini del perseguimento delle tre priorità trasversali del Piano, costituite da «Parità di genere», «Giovani» e «Sud e riequilibrio territoriale».
  Quanto al riparto del complesso delle risorse (pari a 223,91 miliardi) tra le Missioni, si rinvia alla documentazione degli uffici.
  Per i profili di competenza vengono in rilevo le missioni 2, 3 e 5.
  La Missione 2 – Rivoluzione verde e transizione ecologica – concerne i grandi temi dell'agricoltura sostenibile, dell'economia circolare, della transizione energetica, della mobilità sostenibile, dell'efficienza energetica degli edifici, delle risorse idriche e dell'inquinamento e «comprende tre dei programmi flagship del NGEU identificati dalla Commissione Europea nella Strategia Annuale di Crescita Sostenibile 2021 e ribadite nelle Linee Guida per i Piani di Ripresa e Resilienza: Power up (rinnovabili Pag. 32e produzione e trasporto di idrogeno verde), Renovate (efficienza energetica degli edifici), Recharge and Refuel (sviluppo della mobilità sostenibile tramite reti di distribuzione di elettricità e idrogeno)».
  Le risorse complessivamente destinate alla missione 2 sono pari a 69,8 miliardi di euro e sono ripartite in 4 componenti: 2.1 Impresa verde ed economia circolare (7 miliardi, pari al 10 per cento); 2.2 Energia rinnovabile, idrogeno e mobilità sostenibile (18,22 miliardi, pari al 26 per cento); 2.3 Efficienza energetica e riqualificazione degli edifici (29,55 miliardi, pari al 42 per cento); 2.4 Tutela del territorio e della risorsa idrica (15,03 miliardi pari al 22 per cento).
  Appare utile premettere che tali voci di spesa sono oggetto delle raccomandazioni del Consiglio UE del 2020, nelle quali viene richiesto all'Italia di adottare provvedimenti nel 2020 e nel 2021 al fine, tra l'altro, di concentrare gli investimenti sulla transizione verde e digitale, in particolare su una produzione e un uso puliti ed efficienti dell'energia, su ricerca e innovazione, sul trasporto pubblico sostenibile, sulla gestione dei rifiuti e delle risorse idriche, evidenziandosi, a tale ultimo riguardo, che «i deficit infrastrutturali nell'ambito della gestione delle risorse idriche e dei rifiuti, in particolare nelle regioni meridionali, generano un impatto ambientale e sanitario che comporta costi considerevoli e perdita di entrate per l'economia».
  Anche nella Relazione per Paese relativa all'Italia per il 2020, viene sottolineato che l'Italia registra buoni risultati per quanto riguarda una serie di parametri chiave di sostenibilità ambientale, in particolare nella lotta ai cambiamenti climatici: il livello di emissioni è significativamente inferiore alla media dell'UE. Tuttavia, si legge nel rapporto, «mentre le imprese sembrano aver adottato maggiori misure per affrontare le problematiche ambientali, sarà fondamentale migliorare l'efficienza energetica delle famiglie».
  Per realizzare la transizione verde, secondo la relazione, è fondamentale migliorare l'efficienza energetica nel settore edilizio, promuovere i trasporti sostenibili, favorire l'economia circolare nelle regioni caratterizzate da un ritardo nello sviluppo e prevenire i rischi climatici.
  Quanto al versante interno, nella relazione all'Assemblea della V Commissione (Bilancio) della Camera (relativa alla proposta di linee guida per la definizione del PNRR), con riferimento alla delineata missione n. 2 in esame si ritiene necessario investire nella transizione verde del sistema produttivo, con l'obiettivo, tra l'altro, di pervenire ad una produzione priva di effetti alteratori del clima, di favorire la transizione da sistemi di produzione e consumo lineari a sistemi più sostenibili e circolari e di investire le risorse del Recovery Fund per la ricerca nel settore di produzioni e prodotti bio-circolari nonché nella chimica verde.
  Altro punto qualificante degli indirizzi contenuti nella citata relazione – derivante da uno specifico rilievo formulato dalla VIII Commissione ambiente – è quello relativo alla definizione di una ambiziosa strategia nazionale per le aree urbane, incentrata sui princìpi di riqualificazione del patrimonio edilizio esistente, rigenerazione urbana senza consumo di nuovo suolo, progetti di trasformazione ad alta sostenibilità ambientale ed energetica e superamento dei divari tra centro e periferie.
  Nel documento in esame viene sottolineato che le 4 componenti in cui si articola la missione 2 verranno più puntualmente definite, con le relative concrete iniziative di investimento, in coerenza con la strategia nazionale complessiva in corso di definizione per alcuni aspetti e alla capacità di raggiungere con efficacia ed efficienza gli obiettivi PNIEC.
  Viene altresì evidenziato che le azioni di investimento della missione saranno accompagnate da specifiche riforme volte a favorire la transizione energetica e la svolta ecologica, fra le quali spiccano la revisione del sistema della fiscalità ambientale, in modo che essa contribuisca al raggiungimento degli obiettivi dell'Agenda 2030, e la definizione di una strategia nazionale in materia di economia circolare. Pag. 33
  Di seguito si illustrano i contenuti delle 4 componenti in cui si articola la missione in esame.
  La prima componente – 2.1 Agricoltura sostenibile ed economia circolare – ha come obiettivi prioritari la promozione della sostenibilità ambientale nella filiera dell'agricoltura, il sostegno a progetti innovativi di decarbonizzazione tramite processi di economia circolare, nonché la definizione di un piano nazionale per l'economia circolare.
  La prima linea di azione, «Agricoltura sostenibile», prevede iniziative per la competitività, la riqualificazione energetica e la capacità logistica del comparto agroalimentare italiano ed ha un costo complessivo di 2,5 miliardi di euro (dei 7 miliardi complessivi destinati all'intera componente in esame).
  Alla seconda linea di azione, «Economia circolare e valorizzazione del ciclo integrato dei rifiuti» sono destinati 4,5 miliardi di euro (pari a quasi i due terzi della componente in esame). Tale linea di azione è a sua volta articolata in tre linee che prevedono: 1) la realizzazione di nuovi impianti e ammodernamento degli impianti esistenti per il riciclo e la chiusura del ciclo dei rifiuti con la produzione di materie prime secondarie. Gli investimenti destinati a tale linea, pari a 1,5 miliardi di euro, saranno destinati anche al potenziamento della raccolta differenziata con investimenti su mezzi di nuova generazione e implementando la logistica per particolari frazioni di rifiuti; 2) il cosiddetto progetto economia circolare, recante un pacchetto d'interventi finanziato attraverso un Fondo (con una dotazione pari a 2,2 miliardi di euro) appositamente destinato a realizzare gli obiettivi dell'economia circolare con la finalità di ridurre l'utilizzo di materie prime, sostituendole progressivamente con materiali prodotti da scarti, residui, rifiuti, in linea con quanto previsto dal Piano europeo per l'economia circolare e con l'obiettivo di ridurre la produzione netta di rifiuti e il conferimento in discarica di tutti gli scarti di processo; 3) la transizione ecologica nel Mezzogiorno e nelle isole minori. Tale linea, a cui sono destinati 0,8 miliardi di euro, prevede interventi per investimenti essenziali per la transizione ecologica delle aree marginali del Sud ed in particolare per le isole minori, anche al fine di trasformare queste ultime in territori «100% green» quali esempi pratici di modelli di sviluppo ecologici e veri e propri attrattori di investimenti verdi, nonché per supportare lo sviluppo delle zone economiche ambientali collocate nel Sud d'Italia.
  La seconda componente – 2.2 Energia rinnovabile, idrogeno e mobilità locale sostenibile – prevede risorse per 18,22 miliardi di euro (di cui 690 milioni a valere su REACT/EU). Di tale importo 14,58 miliardi di euro sono destinati a progetti nuovi e 2,95 miliardi sono funzionali a realizzare progetti in essere.
  Tra gli obiettivi della componente figura la «Produzione e distribuzione di rinnovabili e sostegno alla filiera», cui sono destinati complessivi 8,66 miliardi (7,98 miliardi destinati a progetti nuovi e 690 milioni ad integrazione di risorse che proviene da REACT-EU). L'obiettivo contempla specifiche azioni di investimento, in particolare, sulla produzione e distribuzione di fonti rinnovabili, cui sono ascritti 4 miliardi di euro, il sostegno della filiera industriale nei settori tecnologici legati alle rinnovabili, cui sono ascritte risorse complessivamente pari a 0,36 miliardi di euro, tutti destinati a progetti nuovi e il potenziamento e la digitalizzazione delle infrastrutture di rete elettrica e smart grids, cui sono ascritte risorse pari a 2,9 miliardi di euro.
  All'obiettivo «Investimenti nella filiera dell'idrogeno e transizione con DRI (ferro ridotto diretto) verso acciaio verde» sono destinati complessivi 2 miliardi. Al riguardo è previsto un investimento per lo sviluppo del DRI connesso al progetto di decarbonizzazione dell'ex ILVA a Taranto e alla transizione per la produzione di acciaio verde in Italia.
  Nell'ambito della missione 2 è, poi, evidenziata una parte delle risorse per la mobilità sostenibile, che si aggiungono a quelle presenti nella Missione 3 (cui si rinvia); si tratta in particolare dei progetti dei comuni in linea con il PNIEC: 0,9 miliardi di euro, i trasporti locali sostenibili, Pag. 34 ciclovie e rinnovo del parco rotabile: 4,6 miliardi di euro di nuove risorse, che si aggiungono ai 2,95 miliardi già in essere, per un totale di 7,55 miliardi di euro.
  La terza componente – 2.3 Efficienza energetica e riqualificazione degli edifici – che intercetta una dimensione assai rilevante per l'abbattimento delle emissioni di CO2 – si articola in due linee di azione.
  La prima linea di azione riguarda la realizzazione di un programma di efficientamento e messa in sicurezza del patrimonio edilizio pubblico, (cui sono destinati 11,04 miliardi di euro) con particolare riferimento a scuole, edilizia residenziale pubblica, comuni e cittadelle giudiziarie.
  La seconda linea di azione prevede, per il settore dell'edilizia privata, l'estensione del superbonus al 110 per cento per efficientamento energetico e messa in sicurezza degli edifici (cui sono destinate risorse pari a 18,51 miliardi di euro); il documento in esame – ricordato che la misura si applica alle spese sostenute fino al 30 giugno 2022 (31 dicembre 2022 per gli IACP) e che può essere applicata per ulteriori sei mesi nei casi di lavori effettuati da condomìni e IACP quando siano stati effettuati almeno il 60 per cento dei lavori prima del vigente termine di scadenza della misura – prevede, al fine di dare maggiore tempo per gli interventi più complessi, di prolungare l'applicazione della misura per gli IACP al 30 giugno 2023 (estesa di ulteriori sei mesi quando siano stati effettuati almeno il 60 per cento dei lavori), e per i condomìni fino al 31 dicembre 2022, a prescindere dalla realizzazione di almeno il 60 per cento dei lavori.
  La quarta componente – 2.4 Tutela del territorio e della risorsa idrica – reca risorse per un totale di 15,03 miliardi di euro di cui 10,85 in essere e 3,97 indicati quali nuovi, ai quali si aggiungono 0,20 miliardi afferenti al programma REACT-EU (per l'assistenza alla ripresa per la coesione e i territori d'Europa).
  Il loro riparto è così definito: 1) Interventi sul dissesto idrogeologico (3,61 miliardi); 2) Forestazione urbana (0,53 miliardi); 3) Rimboschimento e tutela dei boschi; 4) Invasi e gestione sostenibile delle risorse idriche (4,38 miliardi); 5) Infrastrutture idriche primarie per la sicurezza dell'approvvigionamento (2,36 miliardi); 6) Resilienza dell'agrosistema irriguo, compresa digitalizzazione e monitoraggio delle reti (0,52 miliardi); 7) Reti di distribuzione idrica e digitalizzazione reti di monitoraggio (0,90 miliardi); 8) Fognature e depurazione (0,60 miliardi); 9) Interventi per resilienza, valorizzazione del territorio ed efficientamento energetico comuni (6 miliardi); 10) Sistemi di gestione rifiuti raccolti a mare nelle aree portuali (0,5 miliardi).
  Secondo il documento in esame, la dotazione del PNRR sulla componente forestazione sarà rafforzata dal FEASR, una volta completato il processo programmatorio in corso e in accordo con le Regioni. A titolo indicativo nel periodo 2014-2020 sono stati destinati 1,6 miliardi di euro a misure forestali di gestione sostenibile e di prevenzione del dissesto idrogeologico.
  Gli obiettivi indicati sono i seguenti: garantire la sicurezza dell'approvvigionamento idrico a scopo idropotabile, irriguo e industriale e una riduzione della dispersione delle acque attraverso una gestione efficace, efficiente e sostenibile della risorsa idrica; perseguire la salvaguardia, la tutela e il miglioramento della qualità ambientale attraverso una gestione integrata dei bacini idrografici; prevenire e contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici sui fenomeni di dissesto idrogeologico e sulla gestione sostenibile dell'agro-ecosistema irriguo e forestale; digitalizzare e innovare i processi connessi alla gestione della risorsa idrica e al rischio alluvioni e alla salvaguardia del territorio; attuare un programma di forestazione urbana per contribuire alla cattura della CO2.
  La Missione 3 – Infrastrutture per una mobilità sostenibile – cui sono destinate risorse per 31,98 miliardi punta a completare entro il 2026, un sistema infrastrutturale moderno, digitalizzato e sostenibile, perseguendo alcuni obiettivi generali: realizzare un sistema infrastrutturale di mobilità moderno, digitalizzato e sostenibile dal punto di vista ambientale; introdurre sistemi digitali di monitoraggio da remoto per la sicurezza delle arterie stradali e Pag. 35conseguenti urgenti opere per la messa in sicurezza di arterie stradali, ponti e viadotti ammalorati; investire per un sistema portuale competitivo e sostenibile dal punto di vista ambientale per sviluppare i traffici collegati alle grandi linee di comunicazione europee e valorizzare il ruolo dei Porti del Sud Italia nei trasporti infra-mediterranei e per il turismo.
  Le risorse sono suddivise tra due componenti: alla componente Alta velocità ferroviaria e manutenzione stradale sono destinati 28,30 miliardi, alla componente Intermodalità e logistica integrata 3,68 miliardi.
  Anche per tale missione, l'Italia ha ricevuto indicazioni dalle Istituzioni europee. Con la Raccomandazione n. 3 del Consiglio all'Italia del 20/5/2020 si invita, tra l'altro, a «concentrare gli investimenti sulla transizione verde e digitale (...) e sul trasporto pubblico sostenibile». Inoltre, sia la Raccomandazione del Consiglio n. 3 del 2019, che la Raccomandazione n. 3 del 2020 proposta dalla Commissione europea, tra l'altro, sollecitano «l'innovazione della qualità delle infrastrutture, tenendo conto delle disparità regionali». Ancora, tra i sette obiettivi faro sui quali la Commissione europea invita i Paesi a concentrare i progetti (c.d. «European flagships»), rientrano, tra l'altro, i progetti vertenti su: 1) tecnologie pulite, sviluppo ed uso delle rinnovabili e loro integrazione attraverso reti modernizzate e interconnettività rafforzata; 2) miglioramento dell'efficienza energetica degli edifici pubblici e privati; 3) accelerazione dell'uso di trasporto sostenibile, intelligente ed accessibile.
  Sul versante interno, in materia di Infrastrutture per la mobilità, la relazione approvata dalla V Commissione Camera sulle linee guida per la definizione del PNRR chiede di adottare tutte le iniziative di carattere regolamentare, amministrativo e gestionale per sbloccare gli interventi infrastrutturali finanziati, ma non avviati e accelerare l'esecuzione di tutti quelli avviati. In particolare si richiede di collegare per quanto possibile il Recovery plan al decreto-legge «Semplificazioni», riconoscendo priorità alle opere già individuate dal Governo come prioritarie e affidate ai commissari, la cui designazione è adesso oggetto di esame presso le Commissioni parlamentari
  Di seguito si illustrano i contenuti delle due componenti in cui si articola la missione 3. Si ricorda che una parte delle risorse per la mobilità sostenibile, oltre a quelle presenti nella Missione 3 in commento, sono evidenziate nell'ambito della Missione 2, in particolare nella parte 2.2 «Energia rinnovabile, idrogeno e mobilità locale sostenibile» (a cui si rinvia).
  La prima componente – Alta velocità ferroviaria e manutenzione stradale – riguarda sia il settore delle opere ferroviarie per la mobilità e la connessione veloce del Paese sia il settore – di più diretta competenza della nostra Commissione – degli Interventi per la manutenzione stradale 4.0.
  Al riguardo, sono previste, per la messa in sicurezza e il monitoraggio digitale di strade, viadotti e ponti, nuove risorse pari a 1,6 miliardi di euro, di cui 1,15 miliardi per le autostrade A24-A25 e 0,45 miliardi per il sistema di monitoraggio dinamico delle reti per controlli da remoto sulle opere d'arte (ponti, viadotti, cavalcavia e gallerie) e per l'attuazione di interventi e digitalizzazione delle infrastrutture stradali.
  La seconda componente – 3.2 Intermodalità e logistica integrata – riguarda il collegamento alle grandi linee di comunicazione europea, con specifico riferimento a porti, valichi alpini e dei collegamenti TEN T con i porti dell'Alto Tirreno e Alto Adriatico (Genova e Trieste), nonché interventi infrastrutturali e di logistica per una valorizzazione del ruolo dei Porti del Sud Italia nei trasporti infra-mediterranei e per il turismo. Tra gli obiettivi figura, evidentemente, la riduzione delle emissioni connesse all'attività di movimentazione merci.
  La Missione 5 – Inclusione e coesione – cui sono destinate risorse per 27,6 miliardi di euro – muove dal presupposto che, accanto alla transizione verde e digitale, la crescita inclusiva e la coesione sociale e territoriale costituiscono i due pilastri fondamentali della programmazione e del contenuto Pag. 36 dei PNRR nazionali, tenuto conto che nella logica del programma Next Generation EU lo sviluppo sostenibile è indissolubilmente legato alla riduzione strutturale delle asimmetrie e delle disuguaglianze, fra le aree geografiche e fra le persone.
  Nell'ambito di tale missione, rilevano, ai nostri fini, la seconda e la terza componente.
  La seconda componente – 5.2 Infrastrutture sociali, Famiglie, Comunità e Terzo Settore – contempla la specifica linea di intervento Rigenerazione urbana e Housing sociale, cui è assegnata una dotazione di 6,30 miliardi di euro.
  Tra gli obiettivi generali della missione 5 figura, infatti, il recupero e la rigenerazione di edifici e territori urbani, con particolare attenzione a periferie e aree interne del paese. Per la componente in esame tale obiettivo si declina nella integrazione di politiche e investimenti nazionali che riguardino sia la disponibilità di case pubbliche e private più accessibili, sia la rigenerazione urbana e territoriale. Si tratta di una linea di intervento collocata in un'ottica trasversale – tipica dell'intero documento in esame – nel contesto delle politiche di inclusione sociale e di superamento dei divari territoriali esistenti, ma che dispiega effetti con ogni evidenza anche ai fini del conseguimento degli obiettivi della missione 2.
  Al riguardo, un'attenzione particolare è riconosciuta agli interventi di rigenerazione urbana, anche come strumento di supporto all'inclusione soprattutto giovanile, e al recupero del degrado sociale e ambientale. Per il conseguimento degli obiettivi della componente si prevedono linee di azione in materia di rifunzionalizzazione del patrimonio edilizio esistente con interventi promossi dalle Città Metropolitane e dai Comuni, progetti di recupero territoriale e d'incremento della disponibilità di alloggi pubblici e investimenti per ampliare l'offerta di edilizia residenziale pubblica e di alloggi a canone calmierato (housing sociale), anche per studenti, e rigenerazione delle aree periferiche, integrando il recupero urbano con la realizzazione di impianti sportivi.
  La terza componente – 5.3 Interventi speciali di coesione territoriale – cui sono assegnati complessivamente circa 4,2 miliardi di euro, prevede il rafforzamento della Strategia nazionale per le aree interne, nonché investimenti (con risorse pari a 1,78 miliardi di euro) per la sostenibilità e la ricostruzione delle aree colpite dai terremoti ed interventi nelle regioni del Sud per realizzare in contesti urbani marginalizzati da rigenerare infrastrutture ed ecosistemi dell'innovazione in grado di rispondere alle sfide poste dalle transizioni digitale e verde.
  Segnalo infine che, pur se di non diretta competenza, la Missione 1 – Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura reca alcune voci di nostro interesse.
  Ad esempio, vale la pena evidenziare la componente Siti Minori, Aree Rurali e Periferie, le cui risorse sono finalizzate a realizzare interventi di valorizzazione del patrimonio storico, artistico e culturale presente nei piccoli centri italiani. Non sfugge come si tratta di frequente di contesti fragili sotto il profilo demografico, sociale, caratterizzati da elevati rischi ambientali. E questa azione certamente favorirà la rivitalizzazione del tessuto socio-economico dei luoghi, contrastando lo spopolamento dei territori e favorendo la conservazione del paesaggio, delle tradizioni e la stessa riqualificazione edilizia rurale e storica.
  Ancora, merita una citazione la componente Turismo e Cultura 4.0 che si prefigge l'obiettivo di promuovere l'interazione tra scuola, università, impresa e luoghi della cultura per le sue connessioni con gli obiettivi «green» che guidano il Piano. Infatti, tutti i progetti in tale ambito avranno una importante valenza ambientale, rinverdendo e riqualificando il contesto urbano e periferico attraverso la ripiantumazione arborea e l'assorbimento della CO2.
  Infine, occorre soffermarsi sulla voce Transizione 4.0, su cui il PNRR stanzia risorse per 18,80 miliardi. Il Piano precisa che, a tali importi, si aggiungono risorse complementari per 6,76 miliardi degli stanziamenti Pag. 37 della legge di bilancio. In tale ambito si prevedono incentivi per agevolare la transizione digitale e verde, sostenendo i processi virtuosi generati da trasformazioni tecnologiche. Il progetto si compone di una serie di misure volte a stimolare investimenti privati per favorire sia la trasformazione digitale delle imprese che il necessario ammodernamento di macchinari e impianti in un'ottica di efficientamento produttivo ed energetico.
  Conclusivamente, il documento in esame rappresenta un passaggio importante nel contesto nazionale ed europeo, che si muove in piena sintonia con gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell'Agenda ONU 2030. Infatti, l'attuazione del piano determinerà un impatto positivo per il miglioramento della qualità dell'aria, in particolare sul versante della riduzione delle emissioni inquinanti.

  Il sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti Roberto TRAVERSI, collegato da remoto, si riserva di intervenire nel prosieguo dell'esame.

  Tommaso FOTI (FDI), intervenendo da remoto, ringrazia la relatrice per la dettagliata ricostruzione del Piano, ma tiene ad evidenziare alcuni aspetti che meritano a suo giudizio una riflessione politica preliminare ad un qualsivoglia giudizio di merito.
  Trattandosi di un intervento economico di portata assai rilevante, pari a circa 220 miliardi di euro, di cui il 45 per cento di competenza della Commissione, giudica indispensabile riflettere previamente sull'impatto che il Piano potrà avere sul futuro del Paese per il raggiungimento degli obiettivi prefissati.
  Ciò che impone una riflessione è, ad esempio, il livello di indebitamento e il rapporto tra indebitamento e PIL per i prossimi anni evidenziato nel documento. Merita una riflessione anche l'affermazione del documento secondo cui il gettito fiscale ha superato le previsioni anche nel 2020. Ritiene infatti che il combinato disposto della ingente quantità di risorse a disposizione del Governo, di cui non bisogna dimenticare che una parte considerevole dovrà essere restituita, e la maggiore pressione fiscale anche nel periodo della pandemia, non possa essere declinata solo con un piano di buone intenzioni – che ricalca peraltro banalmente, quanto alle infrastrutture, quelle già contenute nel documento «Italia veloce» – ma con uno strumento operativo che superi le difficoltà che il Paese registra da molti anni. Ricorda infatti che, malgrado le 547 novelle al codice degli appalti operate negli ultimi anni con centinaia di interventi legislativi, il quadro normativo non si è ancora perfezionato con il regolamento unico, non si è operata la riqualificazione delle stazioni appaltanti e sono stati approvati solo la metà dei provvedimenti attuativi ivi previsti. Al di là della mera elencazione delle opere che il Governo intende promuovere, ritiene che non ci sia, stante il quadro normativo vigente, la reale possibilità di rispettare i tempi dettati dall'Europa, senza il rischio di perdere le risorse stanziate.
  Stigmatizza inoltre l'assenza di priorità chiare e definite negli interventi elencati dal documento in esame. A suo giudizio più che sulla mobilità sostenibile – che va valutata nel mutato quadro socio economico determinato dalla pandemia, che ha visto un massiccio ricorso allo smart walking che ha cambiato le abitudini anche trasportistiche dei cittadini – il documento si dovrebbe concentrare sulla politica dei corridoi europei, sull'alta velocità e, più in generale, sulle opere che intercettano la domanda del futuro. Osserva infatti che sarebbe bene evitare la programmazione di opere per le quali non c'è una adeguata domanda, come è stato ad esempio per la metropolitana leggera di Padova i cui finanziamenti, già stanziati, sono stati dirottati verso altri interventi una volta che ci si è accorti del potenziale inutilizzo dell'opera. A tale riguardo si chiede se siano necessari 1.000 chilometri di piste ciclabili e 1.626 chilometri di piste turistiche, in assenza di uno studio certo che ne dimostri la domanda attuale e potenziale.
  Le opere da realizzare devono quindi essere strettamente necessarie e rispondenti alla domanda, e pertanto è necessario Pag. 38individuarle accuratamente, con concretezza e realismo, tenendo anche conto dei tempi di realizzazione.
  Con riguardo all'intervento previsto sullo stabilimento ex Ilva di Taranto, pur condividendo le scelte di fondo, si chiede come mai, ricalcando quello già individuato due anni fa quando l'azienda è stata affidata ad un imprenditore privato, esso non sia già stato avviato. Il testo fa riferimento inoltre alla produzione di acciaio verde, rispetto alla quale si chiede se non vi siano fattori di crisi anche legati a questa tipologia di produzione.
  Valutando favorevolmente anche il previsto cambio delle flotte di trasporto pubbliche, rientrando i mezzi di trasporto in categorie ad alto tasso di inquinamento, ritiene che esso si configuri come un intervento ordinario, da prevedere in via generale, anche per non accrescere il divario con i mezzi privati ammessi alla circolazione solo qualora rientranti in categorie con emissioni ambientali minime.
  Quanto all'efficienza energetica degli edifici, ritiene che lo sforzo più grande da fare sia quello sul patrimonio pubblico e invita il Governo a scegliere con attenzione su quali edifici intervenire, privilegiando quelli che poi avranno un reale utilizzo per un periodo medio lungo evitando di intervenire su alcuni edifici, ad esempio quelli scolastici, che sarebbe meglio ricostruire. A tale riguardo invita ad una riflessione anche con riguardo agli interventi di protezione degli edifici rispetto a fattori esterni, come ad esempio i terremoti.
  Le energie rinnovabili costituiscono certamente una strada maestra da seguire, solo tuttavia se si prevede, in particolare per quanto concerne i nuovi impianti, il rispetto del principio di legalità, trattandosi di un settore sensibile alle infiltrazioni criminali e rispetto ai quali i controlli devono essere operati ex ante e non ex post. È spesso agli onori della cronaca infatti, e da ultimo proprio oggi, il tentativo di evadere la normativa in materia di energia rinnovabile per dar vita ad una gestione criminosa degli aiuti statali.
  Conclusivamente ribadisce che massima attenzione andrà posta sulle scelte che dovranno favorire una modernizzazione del Paese non seguendo la moda ma la necessità e non percorrendo i criteri del passato ma con un occhio al futuro. Attribuisce a tal fine grande rilievo al passaggio parlamentare che a suo giudizio dovrà riempire di contenuti il Piano in esame, di scarso spessore dal punto di vista politico, che rappresenta una mera cornice e che non individua le modalità di utilizzo delle risorse.

  Alessia ROTTA, presidente, sottolinea con favore che le iniziative previste nel testo in esame ricalchino le direttrici di intervento già delineate dal documento «Italia veloce», il che conferma la coerenza delle scelte del Governo circa la necessità di privilegiare le infrastrutture il cui grado di avanzamento ne consentirà la realizzazione entro i tempi fissati dall'Unione europea. Quanto al contributo che potranno dare i soggetti convocati in audizione sul documento, ritiene che esso costituirà un importante momento di confronto e di arricchimento del dibattito e pertanto ne auspica un ampio svolgimento.

  Stefania PEZZOPANE (PD) tiene a sottolineare la grande opportunità per la Commissione rappresentata dall'esame del Piano nazionale di ripresa e resilienza che, insieme allo strumento del Next generation EU ha come capisaldi le tematiche ambientali, nell'ottica di una trasversalità ecologica ormai ineluttabile. Ringrazia la relatrice per aver compiutamente esposto le parti del documento di competenza della Commissione, evidenziando contestualmente anche le iniziative che, seppur non di stretta competenza, devono necessariamente essere tenute in considerazione dalla Commissione proprio nell'ottica di quella trasversalità prima richiamata, che impone in numerosi ambiti, come ad esempio nel settore occupazionale, la necessità di uno sviluppo sostenibile.
  Auspica pertanto che l'importante percorso che la Commissione si accinge a compiere da protagonista, corredato dei fondamentali contributi che verranno apportati attraverso le audizioni, rappresenti Pag. 39una occasione di crescita, da declinare in maniera condivisa con le opposizioni.
  Il quadro di proposte individuate dal Piano, coerentemente collegato ad altri precedenti strumenti elaborati dal Governo e in primis ad «Italia veloce», è volto a comporre una visione strategica che permetterà, con i fondi conquistati attraverso il prezioso lavoro compiuto in Europa dal Presidente del Consiglio e dai ministri Gualtieri e Amendola, di uscire dall'emergenza sociale ed economica determinatasi a causa della pandemia e di dare una risposta rapida ed efficace, avendo cura di non ripetere quanto di negativo accaduto negli ultimi anni.
  Le infrastrutture e i lavori pubblici, così come il tema dell'ambiente, costituiscono punti centrali del Piano all'esame della Commissione e devono pertanto essere declinati in modo da interpretare i bisogni dei territori, in una visione che guardi al futuro del Paese attraverso iniziative che ne permettano la ripresa economica nei tempi richiesti dall'Europa.
  Si riserva conclusivamente di entrare nel merito dei singoli interventi nel prosieguo dell'esame del provvedimento e segnatamente dopo lo svolgimento delle audizioni.

  Vincenza LABRIOLA (FI), premettendo che il Piano nazionale di ripresa e resilienza deve certamente essere ambizioso ma contestualmente efficace e operativo, stanti anche le difficoltà sulla spesa che si registrano nel nostro Paese, rileva l'assenza di una serie di temi a suo giudizio di assoluta rilevanza.
  In primo luogo osserva che il Piano non dà alcuna garanzia in ordine ad altri progetti avviati in materia ambientale. Richiama, a tale proposito, il progetto relativo allo stabilimento ex Ilva di Taranto, rispetto al quale auspica che le risorse previste siano spese in modo oculato e tale da rilanciare effettivamente il territorio. A tal fine invita il Governo e la maggioranza a valutare la riconversione dell'indotto, tema allo studio di un tavolo di concertazione avviato presso la prefettura di Taranto, i cui lavori ad oggi le risultano sospesi. Sottolineando con favore qualsiasi tentativo volto a far sì che a Taranto si inquini meno, si chiede come le iniziative contenute nel documento si intersechino con la procedura di infrazione aperta dall'Unione europea al riguardo.
  Rileva inoltre che nel Piano è del tutto assente il tema della biodiversità e del restauro degli habitat promosso in sede europea. La biodiversità viene in rilievo anche con riguardo alle politiche agricole, come dimostra il fenomeno della xylella che in Puglia ha determinato, oltre ad un danno paesaggistico, naturalistico ed economico, anche una diminuzione della biodiversità.
  Del tutto assente nel Piano anche il riferimento alla risorsa marina, particolarmente importante per il nostro Paese che conta 8.500 chilometri di coste e che è bagnato da un mare, il Mediterraneo, soggetto più di altri a fenomeni di inquinamento per la sua conformazione geografica.
  Per quanto riguarda la misura del bonus del 110 per cento per l'efficientamento energetico degli edifici, auspica che questa misura abbia un impatto significativo anche nel Mezzogiorno del Paese. A suo giudizio sarebbe opportuno privilegiare l'utilizzo di tale strumento nelle periferie, dove chi risiede spesso non ha la capacità economica di ristrutturare la propria abitazione. Ritiene inoltre che in periodi di emergenza, come quello attuale legato alla pandemia, dovrebbero essere ampliati i criteri di accesso a tale misura. Osserva, in ultimo, che gli interventi pubblici individuati nel Piano per essere efficaci devono necessariamente essere affiancati da interventi privati, affinché si pervenga realmente allo sviluppo auspicato del Paese.
  Premettendo che l'obiettivo del Piano dovrebbe essere quello di spendere bene le risorse a disposizione, avendo sempre presente che una parte di esse andrà restituita dalle generazioni future, auspica che il percorso della Commissione, che si articolerà anche con specifiche audizioni, possa essere realmente condiviso tra le varie forze politiche, riuscendosi ad individuare gli ambiti realmente strategici nei quali intervenire e superando gli elementi di blocco che Pag. 40finora hanno caratterizzato la realizzazione delle infrastrutture.

  Giuseppe D'IPPOLITO (M5S), ringraziando la collega Braga per la relazione completa ed esaustiva sul Piano di ripresa e resilienza, osserva che quest'ultimo contiene le linee guida individuate dal Governo, potendosi pervenire alle schede progettuali dei singoli interventi solo a conclusione del percorso parlamentare, che sarà anche arricchito dai contributi che verranno apportati nel corso delle audizioni. Il Piano si muove all'interno della direzione richiesta dall'Unione europea, che impone la valutazione delle opere alla luce della transizione ecologica, ormai indifferibile, motivo per cui viene dato più spazio agli investimenti su rotaia.
  I tre assi strategici del Piano sono rappresentati dalla digitalizzazione, dall'inclusione sociale e dalla transizione ecologica, quest'ultima di precipua competenza della Commissione, proprio al fine di creare un nuovo modello di sviluppo economico e sociale che, in linea con l'agenda Onu 2030 e con le azioni necessarie per il contrasto ai cambiamenti climatici, possa rimettere il Paese in linea con gli obiettivi concordati nell'accordo di Parigi di dimezzare le emissioni al 2030 e annullarle al 2050.
  Richiama, quindi, le tre priorità trasversali del Piano, ovvero la parità di genere, i giovani e il Sud e il riequilibrio territoriale, che permetteranno un collegamento tra i vari interventi nelle diverse missioni. Non sfugge a nessuno, infatti, che la rivoluzione nel mondo dell'agricoltura, ad esempio, si collega necessariamente ad interventi sul ciclo dei rifiuti e all'economia circolare, ovvero che lo sviluppo dell'idrogeno verde si intersechi con gli obiettivi individuati nel PNIEC.
  Auspica che i temi contenuti nel documento in esame possano essere adeguatamente sviluppati dal Parlamento, anche attraverso le audizioni, con la collaborazione di tutte le forze parlamentari, chiamate a lavorare anche se in una situazione di incertezza politica, essendo in presenza di un intervento finanziario che non ha precedenti nel recente passato. Conclusivamente si riserva di intervenire sul merito delle singole iniziative in esito alle audizioni che verranno svolte.

  Tullio PATASSINI (LEGA) ringrazia la relatrice per l'articolata disamina di un documento che ritiene fondamentale per lo sviluppo dell'Italia nei prossimi decenni, avendosi a disposizione più di 200 miliardi che dovranno essere impiegati nel modo più efficiente possibile. Al riguardo evidenzia che, al di là delle dichiarazioni di principio e delle buone intenzioni contenute nel documento, esso è privo di indicazioni concrete e il Governo non ha ancora assunto alcuna decisione operativa, elemento che sta già creando qualche malumore in Europa.
  Trattandosi di un'occasione unica e nella consapevolezza che le generazioni future dovranno restituire una parte delle risorse oggi a disposizione, ritiene necessario valorizzare l'effetto leva che gli interventi possono avere sulla ricchezza del Paese, come moltiplicatore economico del PIL nazionale.
  Nel Piano è assente la valorizzazione dell'industria e delle filiere nazionali, nonché le iniziative per riportare in Italia in modo efficiente le attività imprenditoriali oggetto di delocalizzazione. È necessario invece destinare risorse per la ripresa industriale, configurandosi altrimenti il documento come un mero piano assistenziale.
  Non condivide la scelta del Governo di concentrarsi su interventi infrastrutturali che non si inseriscano nei corridoi europei, neanche menzionati dal documento. Più che intervenire sulla strada statale ionica sarebbe a suo avviso opportuno realizzare i grandi corridoi orizzontali e verticali, quali, a esempio, il corridoio orizzontale Civitavecchia-Ancona, che si collega alla Grecia nell'ambito di un corridoio TEN-T e che potrebbe costituire un reale volano di sviluppo per il Paese. Al pari, considera fondamentale la realizzazione della TAV, sempre nell'ottica di inserire gli interventi infrastrutturali nazionali in un quadro europeo, consentendo così al Paese di accedere ad un mercato di 300 milioni di persone.
  Richiama le iniziative previste a favore dell'economia circolare, che condivide solo Pag. 41qualora accompagnate da un'adeguata dotazione impiantistica di cui non c'è traccia nel documento. È evidente che l'economia circolare, rispetto alla quale l'approccio non deve essere ideologico, non si sostanzia solo nel riuso e che occorrono misure in grado di valorizzare concretamente la circolarità e frenare l'esportazione dei rifiuti all'estero.
  Avrebbe auspicato che nel documento ci fosse un riferimento al recupero delle discariche sature, che comporta la bonifica ambientale dei siti e l'estrazione di materie prime altrimenti inutilizzate.
  Stigmatizza il mancato coinvolgimento delle regioni, la cui concertazione non è richiesta per la gestione dei fondi del REACT-EU destinati solo ad iniziative nazionali.
  Quanto all'efficientamento energetico degli edifici, condividendo gli interventi previsti sulle scuole, ritiene opportuno che essi vengano ampliati anche agli impianti sportivi.
  Una particolare menzione merita la modalità con la quale una parte della maggioranza declina il tema delle energie rinnovabili, che sembra riconducibile ad una visione appartenente ad un lontano passato. Si fa infatti riferimento solo al fotovoltaico e all'eolico, dimenticando le nuove e più moderne tipologie di energie rinnovabili. Ritiene improbabile peraltro la realizzazione di impianti fotovoltaici offshore, essendo preferibile privilegiare altre fonti naturali di energia come le maree. Richiama inoltre l'idroelettrico, modalità energetica completamente pulita che, con opportuni accorgimenti tecnologici, potrebbe costituire una fonte di energia continua senza le intermittenze caratteristiche dei sistemi fotovoltaici.
  Nessuna menzione fa il documento a biomasse, biogas e biometano, né ci sono riferimenti alla geotermia che, in un Paese come l'Italia, può diventare un fattore di efficienza in molti territori, sulla scorta dell'esperienza positiva di alcune zone del Nord Italia. Anche l'idrogeno, che a suo avviso costituisce la risorsa del futuro, non trova adeguato spazio nel documento, permeato ancora una volta da un approccio ideologico di una parte della maggioranza.
  In presenza di obiettivi sempre più sfidanti, come la riduzione delle emissioni richiesta dall'Europa rispetto alla quale il nostro Paese è in forte ritardo, giudica necessario approntare misure stringenti di carattere finanziario, come ad esempio una tax credit sugli investimenti a favore di energie rinnovabili.
  Invita il Governo a cogliere l'occasione del Piano per rendere finalmente strutturale la misura del superbonus al 110 per cento per la ristrutturazione degli edifici.
  Auspica infine che il passaggio parlamentare riempia di contenuti un documento che al momento rappresenta una mera enunciazione di principi, trasformandolo in uno strumento operativo che restituisca all'Italia il ruolo di potenza economica e industriale che merita.

  Alessia ROTTA, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 13.40.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO
DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

  Mercoledì 27 gennaio 2021.

  L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 13.40 alle 14.