CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 19 novembre 2020
475.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e Interni (I)
COMUNICATO
Pag. 5

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO
DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

  Giovedì 19 novembre 2020.

L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 10.05 alle 11.30 e dalle 13.35 alle 13.50.

SEDE REFERENTE

  Giovedì 19 novembre 2020. — Presidenza del presidente Giuseppe BRESCIA, indi del vicepresidente Fausto RACITI. – Interviene il viceministro dell'interno Matteo Mauri.

  La seduta comincia alle 11.30.

Sulla pubblicità dei lavori.

  Giuseppe BRESCIA, presidente, propone che la pubblicità della seduta odierna sia assicurata anche attraverso il circuito chiuso in modalità liberamente accessibile tramite la rete intranet della Camera e, tramite apposite credenziali nominative, anche dalla rete internet, ai sensi di quanto stabilito dalla Giunta per il Regolamento nella riunione del 31 marzo 2020.
  Non essendovi obiezioni, ne dispone l'attivazione.

DL 130/2020: Disposizioni urgenti in materia di immigrazione, protezione internazionale e complementare, modifiche agli articoli 131-bis, 391-bis, 391-ter e 588 del codice penale, nonché misure in materia di divieto di accesso agli esercizi pubblici ed ai locali di pubblico trattenimento, di contrasto all'utilizzo distorto del web e di disciplina del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale.
C. 2727 Governo.
(Seguito esame e rinvio).

  La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato, da ultimo, nella seduta del 18 novembre 2020.

  Giuseppe BRESCIA, presidente, ricorda che la Commissione prosegue nella seduta odierna, l'esame, in sede referente, del disegno di legge C. 2727, di conversione del decreto-legge 21 ottobre 2020, n. 130, recante disposizioni urgenti in materia di immigrazione, protezione internazionale e complementare, modifiche agli articoli 131-bis, 391-bis, 391-ter e 588 del codice penale, nonché misure in materia di divieto di accesso agli esercizi pubblici ed ai locali di pubblico trattenimento, di contrasto all'utilizzo distorto del web e di disciplina del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale.
  Segnala che l'esame riprenderà dall'esame dell'emendamento Lucaselli 1.124.
  Fa presente che possono intervenire per dichiarazione di voto solo i deputati titolari del diritto di voto in questa Commissione.
  Avverte inoltre che la deputata Sarli ha sottoscritto l'emendamento Boldrini 1.171.
  Rende quindi noto che il Presidente della Camera nella giornata di ieri gli ha trasmesso copia di una lettera indirizzata ai deputati Iezzi, Sisto e Prisco, in risposta a una missiva da questi indirizzata allo stesso Presidente sulle questioni relative ai ricorsi avverso i giudizi di inammissibilità pronunciati avverso numerose proposte emendative.
  In tale missiva il Presidente della Camera ha, tra l'altro, riscontrato l'inammissibilità per estraneità di materia dell'articolo aggiuntivo Dieni 5.03, il quale prevede l'istituzione di un fondo per l'erogazione di contributi ai comuni di frontiera maggiormente coinvolti dai flussi migratori, in quanto la predetta proposta emendativa presenti oggettivamente diversi profili di analogia con le proposte emendative, su cui è stato espresso un giudizio di inammissibilità (confermato anche in sede di ricorso e dal Presidente della Camera), Iezzi 5.05, Fogliani 5.06, Molteni 5.07, Iezzi 5.08, Bordonali 5.09, Iezzi 5.010, Vinci 5.011, Stefani 5.012, Invernizzi 5.013, Fogliani 5.014, Stefani 5.015, Iezzi 5.016 e Invernizzi 5.017, che, in considerazione dell'afflusso di migranti stranieri, estendono ciascuno ad un diverso comune le misure di sospensione dei versamenti tributari e contributivi, nonché interventi finanziari a favore delle imprese del settore turistico, agricolo e della Pag. 6pesca, già previste per Lampedusa e Linosa dal decreto-legge n. 104 del 2020.
  Pertanto, anche la proposta emendativa 5.03 risulta inammissibile.
  Al riguardo, in considerazione dell'attenzione che i gruppi hanno espresso su tale tematica, la quale appare oggettivamente rilevante, fa presente che la Presidenza della Commissione è disposta a consentire la trattazione di tale tematica, in presenza dell'accordo unanime in merito di tutti i gruppi, limitatamente alle proposte emendative precedentemente indicate (Dieni 5.03, Iezzi 5.05, Fogliani 5.06, Molteni 5.07, Iezzi 5.08, Bordonali 5.09, Iezzi 5.010, Vinci 5.011, Stefani 5.012, Invernizzi 5.013, Fogliani 5.014, Stefani 5.015, Iezzi 5.016 e Invernizzi 5.017).

  Igor Giancarlo IEZZI (LEGA) evidenzia come il tema da ultimo richiamato dal Presidente fosse stato già affrontato nella giornata di ieri, ribadendo la disponibilità del suo gruppo, ove vi fosse il consenso di tutti i gruppi, a lavorare sull'argomento.

  Ylenja LUCASELLI (FDI), nell'illustrare l'emendamento a sua prima firma 1.124, ricorda che decreto-legge prevede la conversione del permesso di soggiorno per motivi di lavoro del permesso di soggiorno per calamità. Fa presente che la sua proposta emendativa è volta a distinguere lo stato di emergenza dallo stato di calamità, ritenendo il concetto di calamità troppo ampio e vago. A suo avviso è infatti necessario fornire una interpretazione chiara del termine «calamità», perché non tutte portano alla dichiarazione di stato di emergenza che è invece un concetto introdotto dalla legge n. 225 del 1992, nella quale si precisa che lo stato di emergenza può essere dichiarato per un periodo stabilito ed in presenza di specifici requisiti.
  In particolare, l'emendamento a sua firma 1.124 precisa che la calamità naturale deve essere tale da deliberare da parte dello Stato proveniente la dichiarazione dello stato di emergenza nazionale. Nel precisare quindi che l'introduzione del concetto di stato di emergenza nel provvedimento definirebbe meglio i contorni delle calamità giuridicamente rilevanti, ribadisce la necessità di restringere l'ambito di una terminologia a suo avviso eccessivamente vaga.

  Simona BORDONALI (LEGA) preannuncia il voto favorevole del suo gruppo sull'emendamento Lucaselli 1.124, sottolineando come la proposta emendativa in discussione, con la quale si specifica che, ai fini della conversione del permesso di soggiorno in permesso di soggiorno per motivi di lavoro, ci si debba riferire alle calamità naturali per le quali lo Stato di provenienza ha dichiarato lo stato di emergenza nazionale, ponga dei limiti condivisibili. Sottolinea, infatti, come altrimenti anche la siccità potrebbe essere considerata, ai fini del provvedimento, una calamità naturale. Ritenendo, quindi, la proposta emendativa di assoluto buon senso, chiede al rappresentante del Governo ed ai relatori le ragioni del loro parere contrario.

  Felice Maurizio D'ETTORE (FI) sottolinea quella che ritiene una ingiustificabile disparità di trattamento a danno dei cittadini italiani nei confronti degli immigrati. Fa presente, infatti, che per godere di un indennizzo per danni provocati da calamità naturali, i cittadini italiani devono necessariamente dimostrare la sussistenza di una serie di requisiti indispensabili. Il provvedimento in discussione, invece, prevede che per ottenere il beneficio della conversione del permesso di soggiorno in permesso di soggiorno per motivi di lavoro il cittadino straniero semplicemente autocertificare una calamità naturale. Ritiene necessario che sia prevista almeno una asseverazione da parte dell'ambasciata dello Stato di provenienza del cittadino straniero della dichiarazione di calamità naturale rilasciata dallo straniero.
  Invita, pertanto, i colleghi a svolgere una riflessione sulla materia, sottolineando come in molti territori italiani, quali ad esempio la Toscana, numerosi cittadini che hanno subito danni a seguito di eventi alluvionali non riescono ad ottenere il dovuto indennizzo perché non viene loro rilasciata la relativa asseverazione.

Pag. 7

  Carmelo MICELI (PD), relatore, invita i colleghi dell'opposizione a leggere più attentamente il provvedimento, evidenziando la necessità di avere la dovuta contezza delle modifiche che con esso sono introdotte nell'ordinamento. Rileva infatti come la norma preveda le ipotesi straordinarie di calamità, rimettendo all'autorità italiana la facoltà di valutarle, in quanto il decreto-legge fa specificamente riferimento ai permessi di soggiorno per calamità «di cui all'articolo 20-bis».
  Evidenzia, inoltre, che non tutti i Paesi di provenienza prevedono una declaratoria formale di stato di emergenza e sottolinea anche che alcuni particolari regimi dittatoriali non sono disposti a riconoscere in modo democratico lo stato di calamità.

  La Commissione respinge l'emendamento Lucaselli 1.124.

  Ylenja LUCASELLI (FDI), prima di illustrare l'emendamento a sua prima firma 1.125, nel replicare al relatore, precisa che i gruppi di opposizione hanno ben chiaro il contenuto del provvedimento in esame. Ritiene, invece, che chi ha provveduto alla stesura del testo decreto-legge non abbia utilizzato il corretto linguaggio, sottolineando come da un punto di vista giuridico il termine «calamità» abbia una valenza diversa da quella che gli viene attribuita dal linguaggio comune. Fa notare che in Italia il concetto di stato di calamità si applica all'agricoltura ed ai danni da essa causati nel settore, al punto che è il Ministero dell'agricoltura ad occuparsi di erogare i relativi indennizzi. Ciò premesso, invita i colleghi della maggioranza a valutare attentamente la proposta emendativa in discussione, volta a fornire una definizione certa ad un termine che invece non appare chiaro.

  Nicola MOLTENI (LEGA) ringrazia il relatore Miceli per aver mostrato disponibilità a interloquire con i gruppi di opposizione rispondendo ad alcune sollecitazioni riferite a emendamenti presentati dalle forze di minoranza che sono di assoluto buon senso.
  Ricorda che il permesso di soggiorno per calamità è stato introdotto nell'ordinamento dall'allora Ministro dell'interno Salvini con il decreto-legge n. 113 del 2018 nell'ambito delle nuove forme di protezione speciale. In relazione alle novelle che il provvedimento in oggetto apporta alla disciplina di tale permesso di soggiorno evidenzia la necessità di specificare cosa si intenda per calamità naturale. Non ritiene condivisibile la previsione della prorogabilità di tale tipologia di permesso, in quanto legato alla calamità naturale che di per sé ha una durata temporanea. Ritiene inoltre non comprensibile e priva di fondamento giuridico la previsione della sua convertibilità in permesso di soggiorno per motivi di lavoro.

  Giusi BARTOLOZZI (FI), dopo aver richiamato quanto previsto dall'articolo 20-bis del Testo unico sull'immigrazione si sofferma sul carattere eccezionale e temporaneo del presupposto che legittima il rilascio del permesso di soggiorno per calamità. Ritiene quindi che il meccanismo di conversione automatica in permesso di soggiorno per motivi di lavoro introdotto con il decreto-legge in esame, che consegue alla mancata previsione di una puntuale verifica del permanere del presupposto della calamità naturale, sia un'aberrazione giuridica.
  Reputa inoltre che l'introduzione di tale automatismo determini un'ingiustificata disparità di trattamento a danno dei cittadini italiani ed europei, considerato che la normativa europea in materia di aiuti di Stato impone di sottoporre a ripetute verifiche il permanere dei presupposti che ne legittimano l'erogazione. Ritiene infine che la norma introdotta con il decreto-legge in oggetto introduca una surrettizia sanatoria della posizione di immigrati irregolari.

  Il Viceministro Matteo MAURI, rispondendo alle osservazioni svolte dai deputati intervenuti, osserva che, in generale, come sottolineato dalle stesse forze di opposizione, occorrerebbe introdurre in Italia meccanismi di ingresso regolare degli immigrati, mettendo mano a una revisione della legge Bossi-Fini. Pag. 8
  In merito alla convertibilità del permesso di soggiorno per calamità in permesso di soggiorno per motivi di lavoro chiarisce che non è previsto alcun automatismo e che la conversione avviene esclusivamente nel caso in cui il soggetto abbia un regolare contratto di lavoro. Ne deriva che, qualora il soggetto beneficiario di tale permesso di soggiorno perdesse il lavoro, dopo un certo periodo di tempo ricadrebbe in una condizione di irregolarità.
  Osserva infine che il problema di fondo resta legato all'emersione delle forme di lavoro irregolare, che finora non è mai stato risolto, nonostante le regolarizzazioni disposte da vari Governi.

  Carmelo MICELI (PD), relatore, dopo aver ringraziato il deputato Molteni per aver ricordato che il permesso di soggiorno per calamità è stato introdotto da uno dei decreti Salvini, sottolinea che tale tipologia di protezione è rimasta immutata e che fino ad oggi non è mai stata contestata. Concorda con quanto evidenziato dal Viceministro Mauri in merito alla mancanza di automatismo nella conversione in permesso di soggiorno per motivi di lavoro. Dopo aver richiamato quanto già previsto dall'articolo 20-bis del Testo unico sull'immigrazione, sottolinea come la novella recata dal decreto-legge in esame, ove ne ricorrano i requisiti, valorizzi l'effettiva integrazione dell'immigrato regolare che attraverso un regolare contratto di lavoro contribuisce allo sviluppo del sistema Paese.

  La Commissione respinge l'emendamento Lucaselli 1.125.

  Nicola MOLTENI (LEGA), nell'intervenire sull'emendamento Iezzi 1.126, svolge alcune considerazioni in merito a quanto osservato dal Viceministro Mauri, che ringrazia.
  Evidenzia la necessità di mantenere fermo il principio per cui, venuti meno i presupposti che hanno dato luogo al riconoscimento di una forma di protezione speciale, l'immigrato deve essere rimpatriato. Ricorda che le due sanatorie attuate dai Governi di centro-destra sono state disposte in concomitanza con l'approvazione della Legge Bossi-Fini nel 2001 e con l'introduzione del reato di immigrazione clandestina nel 2006. Prende atto di quanto dichiarato dal Viceministro in ordine alla mancanza di un automatismo nella conversione del permesso di soggiorno per calamità in permesso di soggiorno per motivi di lavoro. Sottolinea, tuttavia, che l'applicazione del meccanismo di convertibilità in una fase, come quella attuale, di forte crisi occupazionale e di perdita di posti di lavoro, rischia di provocare un danno al Paese e di consegnare gli immigrati nelle mani delle associazioni criminali e dei caporali.

  Felice Maurizio D'ETTORE (FI) si associa alle considerazioni svolte dai colleghi di opposizione finora intervenuti. Sul piano tecnico-giuridico evidenzia le notevoli criticità sollevate dalla disciplina in esame che, non prevedendo la temporaneità di tale forma di protezione, crea una disparità di trattamento in danno dei cittadini italiani, nei confronti dei quali vengono erogati benefici a carattere temporaneo, come previsto dai decreti-legge approvati per far fronte all'emergenza da Covid-19, e subordinatamente all'accertamento rigoroso dei presupposti fissati dalla legge. A suo avviso poi la disciplina in esame introduce una conversione automatica mascherata, che si pone in contrasto con la natura speciale del permesso di soggiorno per calamità, in quanto legato a un evento straordinario.

  Carmelo MICELI (PD), relatore, motiva le ragioni per le quali ha espresso un parere contrario sull'emendamento Iezzi 1.126. Osserva, a tal riguardo, che i requisiti cui la proposta emendativa fa riferimento sono del tutto estranei alla tipologia di permesso prevista nell'articolo in esame, essendo riferiti al ricongiungimento familiare.

  La Commissione respinge l'emendamento Iezzi 1.126.

  Ylenja LUCASELLI (FDI), osserva preliminarmente come le proposte emendative Pag. 9presentate dal suo gruppo abbiano prodotto l'effetto di stimolare un dibattito con la maggioranza e il Governo, che finora era mancato. Pur ringraziando il Viceministro per i chiarimenti resi, continua a ritenere necessario chiarire la portata normativa del termine «calamità», per gli effetti giuridici che da esso conseguono.
  Intervenendo sull'emendamento a sua prima firma 1.130, evidenzia la necessità di espungere il riferimento al permesso di soggiorno per residenza elettiva, rilasciato a favore dello straniero titolare di una pensione percepita in Italia, dal novero dei permessi che possono essere convertiti in permessi di soggiorno per motivi di lavoro. Si tratterebbe, a suo avviso, di una sorta di reddito di cittadinanza per immigrati, frutto della sovrapposizione di situazioni giuridiche tra loro incompatibili, inaccettabile anche in considerazione del fatto che le politiche migratorie già gravano pesantemente sul bilancio dello Stato.

  Ketty FOGLIANI (LEGA) rileva come le proposte emendative in esame siano volte ad intervenire, in modo particolare, sulla possibilità di conversione dei permessi di soggiorno per coloro che siano titolari di pensione percepita in Italia, ovvero dichiarino di essere autosufficienti pur non svolgendo attività lavorativa. Ritiene tale previsione normativa insensata e rileva come essa si inquadri nell'ambito della politica, perseguita dalla maggioranza, di ampliamento indiscriminato della possibilità di ottenere il permesso di soggiorno. Sottolinea come tale politica sia ancor più grave nel momento in cui i cittadini italiani versano in una situazione di notevole difficoltà economica e sociale e ritiene che quanto meno debbano essere introdotti dei vincoli per la concessione del permesso, come, ad esempio, un'adeguata conoscenza della lingua italiana.

  La Commissione respinge gli identici emendamenti Stefani 1.128, Giannone 1.129 e Lucaselli 1.130.

  Ketty FOGLIANI (LEGA), illustrando il suo emendamento 1.131, rinvia alle considerazioni svolte in occasione dell'esame del precedente emendamento e rileva come la proposta emendativa in esame sia volta a prevedere, quali requisiti per la conversione del permesso di soggiorno, la disponibilità di un alloggio idoneo, di un reddito minimo e di un'assicurazione sanitaria per coprire i rischi nel territorio italiano.

  Emanuele PRISCO (FDI) dichiara il voto favorevole del suo gruppo sulla proposta emendativa 1.131, che ritiene di assoluto buon senso, in quanto volta a porre rimedio a norme sulle quali ribadisce la propria netta contrarietà, rinviando alle considerazioni svolte in occasione dell'esame delle precedenti proposte emendative in materia.

  Carmelo MICELI (PD), relatore, ritiene ultronea la proposta emendativa, in quanto essa fa riferimento a requisiti già previsti dalla legge.

  Simona BORDONALI (LEGA) sottolinea come sia del tutto contraddittoria la previsione di un permesso di soggiorno per motivi di lavoro in favore di chi dispone già di mezzi di sostentamento e rileva come essa produca l'effetto paradossale di concedere il permesso di soggiorno per motivi di lavoro previa dimostrazione del fatto che il richiedente non ha bisogno di un lavoro. Chiede quindi l'accantonamento della proposta emendativa in esame, ai fini di un'ulteriore riflessione, in quanto ritiene che la norma del decreto – legge, nella sua attuale formulazione, non abbia senso.

  Vittoria BALDINO (M5S), relatrice, rileva come non abbia senso richiedere la dimostrazione di essere in possesso di un reddito da parte di chi ha già fornito tale dimostrazione in quanto il possesso di un reddito costituiva titolo per la concessione del permesso di soggiorno originario. Evidenzia come l'obiettivo di contrastare l'immigrazione irregolare sia indiscutibilmente condiviso da tutte le forze politiche, ma come, per conseguire tale obiettivo, sia necessario consentire la regolarizzazione di coloro che già si trovano nel nostro Paese e che svolgono attività lavorative in nero, Pag. 10anche al fine di sottrarli a una situazione di marginalità che può essere sfruttata dalle organizzazioni criminali.
  Ricorda come la conversione dei permessi di soggiorno sia stata già proposta dal Movimento 5 Stelle in occasione dell'esame dei «decreti sicurezza» adottati dal precedente Governo e come tali proposte non siano state prese in considerazione a causa dell'impossibilità di apportare modifiche ai predetti decreti in sede parlamentare. Rileva come la proposta di conversione dei permessi di soggiorno muova dalla presa d'atto del fallimento, nel contrasto dell'immigrazione irregolare, della legge Bossi-Fini e dei «decreti sicurezza» adottati dal precedente Governo.

  Giusi BARTOLOZZI (FI) ritiene sorprendenti le affermazioni della deputata Baldino, rilevando come l'impossibilità di modificare i precedenti «decreti sicurezza» in sede parlamentare sia derivata dalla decisione del Governo, allora sostenuto anche dalla medesima deputata Baldino, di porre la questione di fiducia.
  Rileva come le affermazioni del relatore Miceli e del Viceministro Mauri, secondo le quali non vi sarebbe alcun automatismo nella conversione del permesso di soggiorno, siano smentite da quanto dichiarato dalla relatrice Baldino, la quale ha affermato che non vi è necessità di dimostrare nuovamente di essere in possesso di un reddito, essendo ciò già stato dimostrato in occasione della concessione del permesso originario.
  Dichiara di non comprendere la posizione della maggioranza, in quanto i due relatori esprimono posizioni contraddittorie e dichiara il voto favorevole sulla proposta emendativa in esame.

  La Commissione respinge l'emendamento Fogliani 1.131.

  Igor Giancarlo IEZZI (LEGA), intervenendo sull'emendamento Tonelli 1.132, di cui è cofirmatario, rileva come esso sia volto ad eliminare lo stato di apolidia dai requisiti per la conversione del permesso di soggiorno. Dichiara di non sorprendersi del fatto che il Movimento 5 Stelle si sia espresso nel passato in favore della convertibilità dei permessi di soggiorno, data la notevole varietà di posizioni, anche opposte, sostenute da tale forza politica.
  Contesta l'affermazione secondo la quale non è stato possibile intervenire sui «decreti sicurezza» del precedente Governo, in quanto, se ciò può essere parzialmente vero per quanto concerne la sede parlamentare, data la ristrettezza dei tempi a disposizione, non lo è certamente per quanto riguarda la sede politica, nella quale vi sono state numerose occasioni di confronto.
  Rileva, inoltre, come sia poco dignitoso da parte del Movimento 5 Stelle affermare sostanzialmente di non aver avuto la possibilità di intervenire sui «decreti sicurezza» perché ciò sarebbe stato impedito dalla Lega.
  Tornando al merito, ribadisce la netta contrarietà della propria parte politica all'indiscriminato ampliamento dei permessi di soggiorno perseguito dalla maggioranza, che porterà peraltro ad una concorrenza con i cittadini italiani nel mercato del lavoro.

  Emanuele PRISCO (FDI) rileva come il tema degli apolidi si sia posto anche in occasione dell'esame dei precedenti «decreti sicurezza» e come esso si colleghi alle norme che non prevedono il requisito del reddito minimo per la permanenza dei cittadini di Stati membri dell'Unione europea, che determinano di fatto la presenza nel nostro territorio di stranieri senza alcun titolo e senza alcun controllo. Chiede quindi l'accantonamento della proposta emendativa in esame, sulla quale dichiara comunque il voto favorevole del proprio gruppo.

  Felice Maurizio D'ETTORE (FI) ritiene opportuna un'ulteriore riflessione anche sul requisito dell'apolidia, oggetto della proposta emendativa in esame, al fine di porre rimedio a un ulteriore ampliamento delle fattispecie che giustificano la conversione dei permessi di soggiorno.
  Osserva in linea generale come quello relativo al permesso di soggiorno sia un Pag. 11provvedimento concessorio adottato dallo Stato e come, dunque, non possa ritenersi sussistente un diritto pieno e assoluto al rilascio di tale permesso, che non può essere considerato oggetto di un diritto soggettivo perfetto. Osserva come in tal modo si costruisca un istituto giuridico del tutto peculiare, caratterizzato da un favor nei confronti del richiedente che non esiste in alcun altro procedimento amministrativo.

  La Commissione respinge l'emendamento Tonelli 1.132.

  Fausto RACITI, presidente, avverte che l'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, della Commissione è convocato alle ore 13,30.
  Rinvia quindi il seguito dell'esame alla seduta che avrà inizio al termine della predetta riunione dell'ufficio di presidenza.

  La seduta termina alle 13.

SEDE CONSULTIVA

  Giovedì 19 novembre 2020. — Presidenza del vicepresidente Fausto RACITI. – Interviene il viceministro dell'interno Matteo Mauri.

  La seduta comincia alle 14.

Delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l'attuazione di altri atti dell'Unione europea – Legge di delegazione europea 2019-2020.
C. 2757 Governo.
Relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea, riferita all'anno 2019.
Doc. LXXXVII, n. 3.
(Parere alla XIV Commissione).
(Esame congiunto e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento e del documento in oggetto.

  Fausto RACITI, presidente, rileva come la Commissione avvii oggi l'esame congiunto, ai sensi dell'articolo 126-ter del Regolamento, del disegno di legge C. 2757, approvato dal Senato, recante Delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l'attuazione di altri atti dell'Unione europea – Legge di delegazione europea 2019-2020 e della Relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea, riferita all'anno 2019 (Doc. LXXXVII, n. 3).
  Per quanto riguarda l'esame del disegno di legge C. 2757, la Commissione esaminerà le parti di sua competenza del predetto disegno di legge, assegnato in sede referente alla Commissione Politiche dell'Unione europea, e concluderà tale esame con l'approvazione di una relazione e con la nomina di un relatore, che potrà partecipare alle sedute della XIV Commissione.
  Ricorda altresì che, ai sensi dell'articolo 126-ter, comma 5, del regolamento, le Commissioni di settore possono esaminare e approvare emendamenti al disegno di legge, per le parti di rispettiva competenza.
  Possono ritenersi ricevibili solo gli emendamenti il cui contenuto è riconducibile alle materie di competenza specifica di ciascuna Commissione di settore; nel caso in cui membri della Commissione intendano proporre emendamenti che interessano gli ambiti di competenza di altre Commissioni, tali emendamenti dovranno essere presentati presso la Commissione specificamente competente.
  Gli emendamenti eventualmente approvati dalla Commissione saranno trasmessi, unitamente alla relazione, alla XIV Commissione, mentre gli emendamenti respinti dalle Commissioni di settore non potranno essere presentati presso la XIV Commissione, che li considererà irricevibili. Gli emendamenti respinti dalle Commissioni potranno, peraltro, essere ripresentati in Assemblea.
  Segnalo peraltro che gli emendamenti possono comunque essere presentati direttamente presso la XIV Commissione, la quale li trasmetterà, prima di esaminarli, alle Commissioni di settore rispettivamente competenti, ai fini dell'acquisizione dei relativi pareri. Tali pareri delle Commissioni di settore avranno effetti sostanzialmente vincolanti, in quanto la XIV Commissione è Pag. 12tenuta ad adeguarsi ad essi, salvo che per motivi di compatibilità con la normativa comunitaria o per esigenze di coordinamento.
  Ricorda quindi che il termine per la presentazione di emendamenti al disegno di legge europea in esame, per gli ambiti di competenza della I Commissione, è fissato per le ore 13 di martedì 24 novembre prossimo.

  Stefano CECCANTI (PD), relatore, ricorda preliminarmente che la legge di delegazione e la legge europea sono i due strumenti, introdotti dalla legge n. 234 del 2012, che regolano la partecipazione dell'Italia alla formazione e all'attuazione della normativa e delle politiche dell'Unione europea, in sostituzione della legge comunitaria già prevista dalla legge n. 11 del 2005. In base alla riforma introdotta dalla predetta legge n. 234 del 2012, la legge di delegazione europea contiene le disposizioni di delega necessarie per il recepimento delle direttive e degli altri atti dell'Unione europea, mentre la legge europea reca norme di diretta attuazione volte a garantire l'adeguamento dell'ordinamento nazionale all'ordinamento europeo, con particolare riguardo ai casi di non corretto recepimento della normativa europea.
  La fase discendente di esame ed approvazione dei disegni di legge europea e di delegazione europea – con il contestuale esame della Relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione – rappresentano, dunque, il momento per compiere, in sede parlamentare, una verifica complessiva dell'adempimento di tutti gli obblighi derivanti dall'appartenenza all'UE da parte dell'Italia. Sui due atti si svolge un procedimento di esame congiunto in Commissione ed in Assemblea, pur avendo l'uno natura legislativa e l'altro quella di indirizzo e controllo.
  Per quanto riguarda lo strumento della legge di delegazione europea 2019-20, si ricorda che il comma 4 dell'articolo 29 della legge n. 243 del 2012 prevede che il Presidente del Consiglio dei Ministri o il Ministro per gli affari europei, di concerto con il Ministro degli affari esteri e con gli altri Ministri interessati, presenta alle Camere, previo parere della Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, un disegno di legge di delegazione europea, con l'indicazione dell'anno di riferimento. Il termine per la presentazione è posto entro il 28 febbraio di ogni anno.
  Il contenuto del disegno di legge di delegazione europea è stabilito in linea generale all'articolo 30, comma 2, della legge n. 234 del 2012; nell'esercizio delle deleghe legislative conferite, il Governo è tenuto al rispetto dei principi e criteri generali di delega, nonché degli specifici principi e criteri direttivi aggiuntivi eventualmente stabiliti dalla legge di delegazione europea, come previsto all'articolo 32 della legge n. 234 del 2012. Ai sensi dell'articolo 29, comma 7, il Governo deve inoltre dare conto dell'eventuale omesso inserimento delle direttive il cui termine di recepimento è scaduto o scade nel periodo di riferimento, considerati i tempi previsti per l'esercizio della delega, e fornire dati sullo stato delle procedure di infrazione, l'elenco delle direttive recepite o da recepire in via amministrativa, l'elenco delle direttive recepite con regolamento e l'elenco dei provvedimenti con i quali le singole regioni e province autonome hanno provveduto a recepire direttive nelle materie di loro competenza. Tutte queste informazioni sono contenute nella articolata ed estesa relazione illustrativa che precede il testo del disegno di legge.
  Per quanto riguarda il contenuto del disegno di legge C. 2757 – nel testo approvato dal Senato – recante delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l'attuazione di altri atti dell'Unione europea – Legge di delegazione europea 2019-20, esso consta di 29 articoli, che recano disposizioni di delega riguardanti il recepimento di 38 direttive europee inserite nell'allegato A, nonché l'adeguamento della normativa nazionale a 17 regolamenti europei. L'articolato contiene, inoltre, principi e criteri direttivi specifici per l'esercizio della delega relativa a 18 direttive. Pag. 13
  In particolare, l'articolo 1, al comma 1, reca la delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l'attuazione degli altri atti dell'Unione elencati nell'allegato A ed oggetto degli articoli da 3 a 29 del provvedimento in esame. L'allegato A elenca 38 direttive da recepire con decreto legislativo. Per quanto riguarda i termini, le procedure, i princìpi e i criteri direttivi della delega, il citato comma 1 rinvia alle disposizioni previste dagli articoli 31 e 32 della legge n. 234 del 2012. In virtù di una modifica approvata nel corso dell'esame al Senato, si specifica che nell'adozione dei decreti legislativi il Governo dovrà tenere altresì conto «delle eccezionali conseguenze economiche e sociali derivanti dalla pandemia da Covid-19».
  Il comma 2 dell'articolo 1 prevede che gli schemi di decreto legislativo recanti attuazione delle direttive incluse nell'allegato A siano sottoposti al parere delle competenti Commissioni parlamentari.
  Il comma 3 dispone che eventuali spese non contemplate dalla legislazione vigente che non riguardano l'attività ordinaria delle amministrazioni statali o regionali possono essere previste nei decreti legislativi attuativi esclusivamente nei limiti necessari per l'adempimento degli obblighi di attuazione dei medesimi provvedimenti. Alla copertura degli oneri recati dalle spese eventualmente previste nei decreti legislativi attuativi, nonché alla copertura delle minori entrate eventualmente derivanti dall'attuazione delle direttive, qualora non sia possibile farvi fronte con i fondi già assegnati alle competenti amministrazioni, si provvede a carico del Fondo per il recepimento della normativa europea, di cui all'articolo 41-bis della legge n. 23 del 2012.
  Lo stesso comma 3 prevede inoltre che, in caso di incapienza del Fondo per il recepimento della normativa europea, i decreti legislativi attuativi delle direttive dai quali derivano nuovi o maggiori oneri sono emanati solo successivamente all'entrata in vigore dei provvedimenti legislativi che stanziano le occorrenti risorse finanziarie.
  È altresì previsto il parere delle Commissioni parlamentari competenti anche per i profili finanziari sugli schemi dei decreti legislativi in questione.
  L'articolo 2 conferisce al Governo, ai sensi dell'articolo 33 della legge n. 234 del 2012, una delega biennale per l'emanazione di disposizioni recanti sanzioni penali o amministrative per le violazioni di obblighi discendenti da precetti europei non trasfusi in leggi nazionali.
  Sugli schemi di decreto legislativo adottati in virtù di tale delega è prevista l'acquisizione del parere delle competenti Commissioni parlamentari, secondo le modalità previste dal comma 3 del citato articolo 33.
  L'articolo 3 contiene principi e criteri direttivi specifici per l'attuazione della direttiva (UE) 2018/1808, recante modifica della direttiva 2010/13/UE, relativa al coordinamento di determinate disposizioni legislative, regolamentari e amministrative degli Stati membri concernenti la fornitura di servizi di media audiovisivi (direttiva sui servizi di media audiovisivi) in considerazione dell'evoluzione delle realtà del mercato.
  L'articolo 4 detta i criteri di delega specifici per l'attuazione del nuovo Codice europeo delle comunicazioni elettroniche (direttiva 2018/1972/UE), approvato l'11 dicembre 2018 ed il cui termine per il recepimento è fissato al 31 dicembre 2020.
  L'articolo 5 detta i principi e criteri di delega specifici per l'attuazione della direttiva (UE) 2018/2001 (cosiddetta direttiva RED II) sulla promozione dell'uso dell'energia da fonti rinnovabili (testo modificativo e di rifusione della pregressa Direttiva 2009/28/UE, cd. RED I). L'articolo è composto di un unico comma, contenente venticinque criteri di delega.
  L'articolo 6 reca i principi e criteri direttivi specifici per l'attuazione della direttiva (UE) 2019/1, che conferisce alle autorità garanti della concorrenza degli Stati membri poteri di applicazione più efficace e che assicura il corretto funzionamento del mercato interno.
  L'articolo 7 reca la delega al Governo per l'attuazione nell'ordinamento interno della direttiva (UE) 2019/633 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 aprile 2019, che ha disciplinato i casi di pratiche Pag. 14commerciali sleali nei rapporti tra imprese nella filiera agricola e alimentare.
  L'articolo 8 reca i principi e criteri direttivi specifici per l'attuazione della direttiva (UE) 2019/789, la quale stabilisce norme relative all'esercizio del diritto d'autore e dei diritti connessi applicabili a talune trasmissioni online degli organismi di diffusione radiotelevisiva e ritrasmissioni di programmi televisivi e radiofonici e che modifica la direttiva 93/83/CEE del Consiglio.
  L'articolo 9 reca i princìpi e criteri direttivi specifici per l'attuazione della direttiva (UE) 2019/790, sul diritto d'autore e sui diritti connessi nel mercato unico digitale e che modifica le direttive 96/9/CE e 2001/29/CE.
  L'articolo 10 detta i princìpi e criteri direttivi specifici che il Governo è tenuto a osservare, nell'esercizio della delega per l'attuazione della direttiva (UE) 2019/878 e per l'adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni del regolamento (UE) 2019/876.
  Il primo atto integra e modifica la direttiva 2013/36/UE (Capital Requirements Directive – CRD), il secondo il regolamento (UE) n. 575/2013 (Capital Requirements Regulation – CRR), che definiscono un sistema armonizzato di requisiti minimi riferiti al capitale e ad altri strumenti che una banca deve detenere affinché si possa ritenere che sia in grado di operare in condizioni di sicurezza e di far fronte autonomamente alle perdite operative.
  L'articolo 11 detta i princìpi e criteri direttivi specifici per l'esercizio della delega per l'attuazione della direttiva (UE) 2019/879 e per l'adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni del regolamento (UE) 2014/806.
  Il primo atto integra e modifica la direttiva 2014/59/UE (Bank Recovery and Resolution Directive – BRRD) che, insieme al regolamento (UE) n. 806/2014 (Single Resolution Mechanism Regulation – SRMR), che definisce un sistema armonizzato di regole sul risanamento e la risoluzione delle crisi bancarie.
  L'articolo 12, modificato al Senato, detta i principi e criteri di delega specifici per l'attuazione della direttiva (UE) 2019/944, relativa a norme comuni per il mercato interno dell'energia elettrica (testo abrogativo e di rifusione della precedente Direttiva 2009/72/CE sul mercato elettrico e modificativo della Direttiva 2012/27/UE in materia di efficienza energetica).
  L'articolo 13 reca princìpi e criteri direttivi specifici per l'attuazione della direttiva (UE) 2019/1160, che modifica le direttive 2009/65/CE e 2011/61/UE per quanto riguarda la distribuzione transfrontaliera degli organismi di investimento collettivo e per l'adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni del regolamento (UE) 2019/1156, per facilitare la distribuzione transfrontaliera degli organismi di investimento collettivo e che modifica i regolamenti (UE) n. 345/2013, (UE) n. 346/2013 e (UE) n. 1286/2014).
  L'articolo 14 reca princìpi e criteri direttivi per l'adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni del regolamento (UE) 2016/429, relativo alle malattie animali trasmissibili e che modifica e abroga taluni atti in materia di sanità animale, e per la definizione di altre norme in materia di animali.
  L'articolo 15 reca una disciplina di delega per l'adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni di due regolamenti europei, relativi, rispettivamente, ai dispositivi medici in generale ed ai dispositivi medici diagnostici in vitro – regolamento (UE) 2017/745 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 5 aprile 2017, come modificato dal regolamento (UE) 2020/561 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 23 aprile 2020, e regolamento (UE) 2017/746 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 5 aprile 2017. La delega deve essere esercitata entro dodici mesi dall'entrata in vigore della legge.
  L'articolo 16 contiene princìpi e criteri direttivi per l'adeguamento della normativa nazionale al regolamento (UE) 2017/1991, che modifica il regolamento (UE) n. 345/2013 relativo ai fondi europei per il venture capital e il regolamento (UE) n. 346/2013, relativo ai fondi europei per l'imprenditoria sociale.
  L'articolo 17 delega il Governo all'adozione, entro dodici mesi dalla data di entrata Pag. 15 in vigore del provvedimento, uno o più decreti legislativi per l'adeguamento della normativa nazionale al regolamento (UE) 2019/518, relativo alle commissioni applicate ai pagamenti transfrontalieri nell'Unione e alle commissioni di conversione valutaria.
  L'articolo 18 reca principi e criteri direttivi specifici per l'adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni del Titolo III («Quadro di certificazione della cibersicurezza») del regolamento (UE) 2019/881.
  Il comma 1 delega il Governo ad adottare, entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore della legge, uno o più decreti legislativi per l'adeguamento della normativa nazionale al Titolo III del regolamento (UE) 2019/881.
  Il comma 2 specifica i seguenti princìpi e criteri direttivi specifici a cui il Governo si dovrà attenere:

   designare il Ministero dello sviluppo economico quale «autorità nazionale di certificazione della cibersicurezza» ai sensi del paragrafo 1 dell'articolo 58 del regolamento (UE) 2019/881;

   individuare l'organizzazione e le modalità per lo svolgimento dei compiti e l'esercizio dei poteri della medesima autorità competente; definire il sistema delle sanzioni applicabili;

   prevedere che il Ministero dello sviluppo economico, quale «autorità nazionale di certificazione della cibersicurezza», possa revocare i certificati rilasciati sul territorio nazionale da organismi di valutazione della conformità o organismi pubblici accreditati come organismi di valutazione della conformità.

  Si ricorda che in materia di certificazione della sicurezza informatica, a livello nazionale vige il D.P.C.M. 30 ottobre 2003, che definisce lo schema nazionale per la valutazione e la certificazione della sicurezza di sistemi e prodotti nel settore della tecnologia dell'informazione.
  L'articolo 19 reca i princìpi e criteri direttivi specifici per l'adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni del regolamento (UE) 2019/943, sul mercato interno dell'energia elettrica (rifusione), e del regolamento (UE) 2019/941, sulla preparazione ai rischi nel settore dell'energia elettrica e che abroga la direttiva 2005/89/C.
  L'articolo 20 reca i princìpi e criteri direttivi specifici per l'adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni del regolamento (UE) 2019/1238, sul prodotto pensionistico individuale paneuropeo (PEPP).
  L'articolo 21 reca i principi e criteri direttivi specifici per l'attuazione della direttiva (UE) 2019/1153, che reca disposizioni per agevolare l'uso di informazioni finanziarie e di altro tipo a fini di prevenzione, accertamento, indagine o perseguimento di determinati reati, e che abroga la decisione 2000/642/GAI del Consiglio.
  L'articolo 22 reca principi e criteri direttivi specifici per l'attuazione della direttiva (UE) 2019/904, sulla riduzione dell'incidenza di determinati prodotti di plastica sull'ambiente.
  L'articolo 23 reca princìpi e criteri direttivi specifici per l'attuazione della direttiva (UE)2019/1937, riguardante la protezione delle persone che segnalano violazioni del diritto dell'Unione.
  L'articolo 24, introdotto nel corso dell'esame in sede referente al Senato, reca principi e criteri direttivi specifici per l'adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni del regolamento (UE) 2019/2088, relativo all'informativa sulla sostenibilità nel settore dei servizi finanziari.
  L'articolo 25, introdotto nel corso dell'esame in sede referente al Senato, reca princìpi e criteri direttivi specifici per l'adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni del regolamento (UE) 2017/2402, che stabilisce un quadro generale per la cartolarizzazione, instaura un quadro specifico per cartolarizzazioni semplici, trasparenti e standardizzate e modifica le direttive 2009/65/CE, 2009/138/CE e 2011/61/UE e il regolamento (CE) n. 1060/2009 e il regolamento (UE) n. 648/2012.
  L'articolo 26, introdotto nel corso dell'esame presso il Senato, reca principi e Pag. 16criteri direttivi specifici per l'attuazione della direttiva (UE) 2019/2162, relativa all'emissione di obbligazioni garantite e alla vigilanza pubblica delle obbligazioni garantite.
  L'articolo 27, introdotto nel corso dell'esame presso il Senato, princìpi e criteri direttivi specifici per l'attuazione della direttiva (UE) 2019/2034, relativa alla vigilanza prudenziale sulle imprese di investimento e recante modifica delle direttive 2002/87/CE, 2009/65/CE, 2011/61/UE, 2013/36/UE, 2014/59/UE e 2014/65/UE, e per l'adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni del regolamento (UE) 2019/2033, relativo ai requisiti prudenziali delle imprese di investimento e che modifica i regolamenti (UE) n. 1093/2010, (UE) n. 575/2013, (UE) n. 600/2014 e (UE) n. 806/2014.
  L'articolo 28, introdotto al Senato, reca principi e criteri direttivi specifici per l'attuazione della direttiva (UE) 2019/1159, che, intervenendo in materia di requisiti minimi di formazione per la gente di mare, adegua il diritto dell'Unione alle proposte di revisione della Convenzione internazionale sugli standard di addestramento, abilitazione e tenuta della guardia per i marittimi (SCTW) e abroga la direttiva 2005/45/CE.
  L'articolo 29, introdotto nel corso dell'esame in sede referente al Senato, reca principi e criteri direttivi specifici per l'attuazione della direttiva (UE) 2019/1151, relativa all'uso di strumenti e processi digitali nel diritto societario. Per quanto concerne il contenuto della Relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea relativa all'anno 2019, trasmessa alle Camere il 18 maggio 2020, si rileva preliminarmente come essa venga presentata dal Governo alle Camere ai sensi dell'articolo 13, comma 2, della legge n. 234 del 2012, ai sensi del quale essa è trasmessa alle Camere, entro il 28 febbraio di ogni anno, «al fine di fornire al Parlamento tutti gli elementi conoscitivi necessari per valutare la partecipazione dell'Italia all'Unione europea» nell'anno precedente.
  La Relazione costituisce dunque, secondo l'impianto della citata legge n. 234 del 2012, il principale strumento per l'esercizio della funzione di controllo ex post del Parlamento sulla condotta del Governo nelle sedi decisionali dell'Unione europea. In particolare, la Relazione dovrebbe consentire al Parlamento di verificare se e in quale misura il Governo si è attenuto all'obbligo, previsto dall'articolo 7 della medesima legge, di rappresentare a livello europeo una posizione coerente con gli indirizzi espressi dalle Camere in merito a specifici atti o progetti di atti; la medesima disposizione impone al Presidente del Consiglio dei Ministri ovvero il Ministro per le politiche europee di riferire regolarmente alle Camere del seguito dato agli indirizzi parlamentari e, nel caso in cui il Governo non abbia potuto conformarsi agli indirizzi in questione, di riferire tempestivamente alle Camere, fornendo le appropriate motivazioni della posizione assunta.
  A differenza della Relazione programmatica – che indica le grandi priorità e linee di azione che il Governo intende perseguire a livello europeo nell'anno di riferimento – la Relazione consuntiva dovrebbe recare un rendiconto dettagliato delle attività svolte e delle posizioni assunte dall'Italia nell'anno precedente, al fine di consentire alle Camere di verificare l'adeguatezza e l'efficacia dell'azione negoziale italiana e la sua rispondenza rispetto agli indirizzi parlamentari.
  Nello specifico, la Relazione, che ricostruisce l'azione del Governo nell'Unione europea settore per settore, si articola in quattro parti.
  La prima parte descrive le attività del Governo nel quadro generale del processo di integrazione dell'Unione europea, con riferimento ai principali temi istituzionali e al coordinamento delle politiche economiche.
  La seconda parte è dedicata alle politiche settoriali, con riferimento alle misure per il rafforzamento del mercato unico nelle diverse aree di intervento dell'Unione, alle politiche in materia di libertà, sicurezza e giustizia in Europa ed oltre i suoi confini, alla dimensione esterna dell'Unione.
  La terza parte è rivolta al tema delle politiche di coesione economica, sociale e Pag. 17territoriale. Sono evidenziati i risultati conseguiti nell'attuale ciclo di programmazione e fornite prime indicazioni sulle prossime prospettive finanziarie.
  La quarta parte, infine, è dedicata alle attività di coordinamento nazionale delle politiche europee. In tale ambito sono illustrate le attività del Comitato interministeriale per gli affari europei (CIAE), nonché quelle in materia di informazione qualificata al Parlamento. Sono, altresì, evidenziate le attività riguardanti il contenzioso davanti alla Corte di Giustizia, la prevenzione e soluzione delle infrazioni, la tutela degli interessi finanziari e la lotta contro la frode, l'attuazione della normativa UE.
  Completano il testo cinque Appendici con specifici riferimenti ai Consigli dell'UE e ai Consigli europei, ai flussi finanziari dall'UE all'Italia nel 2019, allo stato di recepimento delle direttive, ai seguiti dati dal Governo agli atti di indirizzo del Parlamento. Il quinto Allegato, infine, si riferisce all'elenco degli acronimi. Il documento raccoglie e sistematizza i contributi che ogni Amministrazione ha offerto, per il proprio ambito di competenza e, naturalmente, tiene conto delle indicazioni pervenute dal Parlamento in occasione dell'esame delle precedenti relazioni.
  In relazione agli aspetti della Relazione di competenza della I Commissione, nel capitolo 1 della prima parte, nell'ambito del paragrafo della semplificazione e analisi d'impatto della legislazione UE, la Relazione afferma che il Governo nel settore della «migliore regolamentazione» ha proseguito attivamente la partecipazione e la condivisione istituzionale con l'azione delle istituzioni UE per garantire una legislazione europea più efficace, meno onerosa per i cittadini e le imprese e ancora «adatta allo scopo».
  Per quanto riguarda le politiche settoriali, oggetto della parte seconda della Relazione, si fa presente, anzitutto, che il capitolo 1 affronta il tema delle politiche sulla migrazione.
  Al riguardo, la Relazione segnala che il dibattito a livello europeo sui temi migratori, anche nel corso del 2019, è stato caratterizzato da forti contrapposizioni tra gli Stati membri, principalmente in ragione del diverso grado di esposizione ai flussi migratori. In questo scenario, l'Italia ha mantenuto alta la pressione nei confronti dell'Unione europea in occasione degli eventi di soccorso in mare di migranti, con l'obiettivo di ottenere una redistribuzione degli stessi tra tutti gli Stati membri. Accanto a quest'azione di sollecitazione puntuale, il Governo ha comunque contribuito ad un dialogo più strutturato per raggiungere un accordo organico sui cosiddetti meccanismi temporanei di sbarco, cioè su procedure da applicare uniformemente a tutti gli eventi di sbarco (seppure per un periodo di tempo limitato) al fine di garantire un'equa ripartizione dei migranti. Questo impegno, fortemente intensificato nella seconda parte del 2019, ha prodotto un positivo risultato durante il Vertice di Malta del 23 settembre 2019, in occasione del quale è stata condivisa una Dichiarazione comune da parte di Italia, Malta, Francia e Germania, assistiti dalla Presidenza di turno finlandese e dalla Commissione europea. In tale sede, infatti, è stato concordato un meccanismo temporaneo rinnovabile, della durata di sei mesi, in grado di sostituire il precedente approccio «caso per caso».
  In particolare, il meccanismo, facendo propria la posizione italiana, ha previsto la redistribuzione di tutte le persone soccorse in acque internazionali, da parte di navi pubbliche o private, che facciano domanda di asilo al loro arrivo in Europa. Punto qualificante della Dichiarazione è, tra gli altri, che la responsabilità sul richiedente asilo, compreso l'eventuale rimpatrio in caso di diniego della protezione, ricade interamente sullo Stato membro di ricollocazione, mentre i Paesi di primo ingresso debbono occuparsi dei primi controlli medici e di sicurezza sui migranti. L'attuazione della Dichiarazione è stata, nei mesi successivi, perfezionata attraverso un proficuo negoziato a livello tecnico al quale hanno partecipato anche ulteriori Stati membri rispetto a quelli presenti al Vertice di Malta. Più nello specifico, questo negoziato ha condotto all'adozione di cosiddette procedure operative standard (Sop – Standard operating procedure) necessarie per Pag. 18semplificare e velocizzare il trasferimento dei migranti, previsto dalla Dichiarazione di Malta. In parallelo a quest'attività, l'Italia ha agito, a livello politico e tecnico, per ampliare il novero dei partecipanti al meccanismo temporaneo di sbarco. L'Italia, ferma restando la priorità del salvataggio delle vite umane in mare, ha altresì rilanciato l'esigenza di affrontare a livello europeo la questione delle attività svolte nel Mediterraneo da imbarcazioni private. In particolare nel corso della seconda parte del 2019, l'Italia ha prospettato anche la possibilità di individuare regole comuni a livello europeo, ad esempio attraverso l'impiego di strumenti di soft law, sul modello del codice di condotta nazionale per l'attività delle ONG, adottato nel 2017.
  Per quanto riguarda i dossier più strettamente normativi, nella prima parte del 2019, l'Italia, assieme alla Spagna, ha espresso voto contrario sulla proposta di riforma del regolamento istitutivo dell'Agenzia per la guardia costiera e di frontiera europea (Frontex). Il Governo italiano, infatti, pur essendo favorevole a un rafforzamento del ruolo dell'Unione europea e delle sue Agenzie nel controllo delle frontiere esterne, ha ritenuto che il progetto di riforma, che prevede un ingente ampliamento dello organico di Frontex, risulti principalmente funzionale al controllo delle frontiere esterne terrestri, considerato che, in mancanza di una ridefinizione del mandato operativo, per quelle marittime continuano a valere le note regole di sbarco dei migranti, penalizzanti per il nostro Paese.
  Sul tema dei rimpatri, l'Italia ha sostenuto la necessità di un cambio di marcia da parte dell'Unione con l'obiettivo di sviluppare una concreta ed organica strategia europea.
  Altro principale dossier, anche per il 2019, è stato quello della riforma del Sistema comune europeo d'asilo, il cui negoziato, tuttavia, ha scontato, non solo le note e consolidate contrapposizioni tra i diversi Stati membri, ma anche le difficoltà di completare un negoziato tanto complesso e sensibile, in tempi compatibili con il rinnovamento delle Istituzioni europee connesso alle elezioni del maggio 2019. Nell'ambito del pacchetto di proposte normative, il progetto di riforma del regolamento Dublino ha continuato a produrre le maggiori divergenze di posizioni tra gli Stati membri che, di fatto, hanno impedito significativi progressi negoziali. L'Italia ha confermato la propria richiesta di una revisione radicale del regolamento Dublino in grado di superare il principio della responsabilità dello Stato membro di primo ingresso, che continua a penalizzare fortemente gli Stati di frontiera marittima esterna. In questa prospettiva, l'Italia ha altresì rafforzato, nell'ultima parte del 2019, il dialogo ad alto livello tecnico con alcuni partner europei, quali Germania, Francia e Spagna, proprio allo scopo di trovare una possibile linea comune per una riforma sostanziale del regolamento Dublino. Il Governo ha, inoltre, continuato a difendere la cosiddetta logica di «pacchetto» della riforma del Sistema comune europeo d'asilo, in forza della quale i diversi progetti legislativi sono da considerare tra loro interconnessi sia sul piano tecnico che politico e, pertanto, debbono essere approvati all'esito di un accordo complessivo che deve includere anche un'equa riforma del regolamento Dublino.
  Per quanto concerne la dimensione esterna della politica sulla migrazione, il Governo afferma che l'Italia ha sostenuto, tanto nelle sedi negoziali tecniche dell'Unione europea quanto in occasione delle riunioni del Consiglio Affari Interni, la necessità ed urgenza di impostare su nuove basi il dialogo UE-Paesi terzi, al fine di accrescere l'efficacia delle strategie di prevenzione delle partenze, di lotta ai trafficanti di esseri umani e di effettivo rimpatrio di coloro che non hanno diritto a permanere sul territorio europeo.
  Al riguardo l'Italia ha più volte evidenziato come l'Unione europea debba investire maggiormente sulla cosiddetta «dimensione esterna» della politica migratoria, perché soltanto agendo sulle «cause profonde della migrazione» e migliorando le condizioni di vita della popolazione (in particolare giovanile) nei Paesi terzi, sarà possibile scongiurare la partenza e la morte in mare di molti migranti economici e, al Pag. 19contempo, stroncare il business delle organizzazioni criminali. In questo quadro, il Governo ha sostenuto con determinazione la necessità che, a fronte della cooperazione europea, vi sia, da parte dei Paesi di origine dei flussi migratori, un'effettiva collaborazione nella prevenzione dei fenomeni criminali connessi alla migrazione e nell'attuazione dei rimpatri. Proprio per garantire l'effettiva cooperazione dei Paesi terzi sul piano dei rimpatri, l'Italia ha sostenuto e chiesto con insistenza di uniformare trasversalmente tutte le politiche europee al principio di «premialità» dei Paesi terzi che siano concretamente collaborativi in materia di rimpatri di propri connazionali irregolarmente entrati in Europa e senza titolo per permanervi.
  L'obiettivo continua ad essere quello di approntare soluzioni strutturali alla sfida migratoria, in coerenza con quanto indicato dalle Camere (Risoluzione n. 6-00071 del Senato della Repubblica del 30 luglio 2019). Il consolidamento del dialogo con i Paesi terzi ha potuto giovarsi, nel 2019, dell'approntamento di nuovi strumenti comuni, in grado di incentivarne la collaborazione in ambito migratorio, incluso il settore dei rimpatri. È il caso, ad esempio, della riforma del Codice europeo dei visti, che, da febbraio 2020, consentirà al Consiglio di adottare decisioni di restrizione/facilitazione dei visti in corrispondenza del grado di collaborazione assicurata da un Paese terzo in materia di rimpatri. Il Governo ha, quindi, evidenziato come l'Unione europea debba far uso, quali leve negoziali, della politica commerciale e dei visti nell'ambito del dialogo con i partner dei Paesi terzi.
  L'Italia ha, altresì, sottolineato la necessità che la complessiva strategia europea in campo migratorio includa anche un maggiore impegno sul piano del reinsediamento dei rifugiati, nonché la possibilità di sviluppare corridoi umanitari verso l'Europa per le persone più vulnerabili (come l'Italia ha continuato a fare nel 2019) o avviare progetti sperimentali per la presentazione di domande di asilo al di fuori dell'Unione europea.
  Quanto al paragrafo riguardante il settore della cybersicurezza, nell'ambito del capitolo 2 della parte seconda, la Relazione segnala, in particolare, che nell'ambito delle azioni intraprese per la realizzazione del mercato unico digitale, la Commissione UE ha rivolto l'attenzione alla certificazione dei prodotti ICT (tecnologie dell'informazione e della comunicazione) ai fini della cibersicurezza. Nel giugno 2019 è entrato in vigore il regolamento (UE) 2019/881, noto anche come Cybersecurity Act – CSA, il quale produrrà nei prossimi anni sistemi europei di certificazione della cibersicurezza dedicati a specifici ambiti di mercato/tecnologici e che saranno introdotti con atti di esecuzione della Commissione europea, coadiuvata da un gruppo di esperti, il cosiddetto ECCG (European Cybersecurity Certification Group) ed un Comitato degli Stati membri.
  Il programma della Commissione europea «Horizon 2020» prevede un'area di ricerca ed innovazione nel campo della «Cyber Security». Il 2019 ha visto la conclusione positiva di due progetti con il superamento della fase di validazione degli strumenti sviluppati per lo scambio delle informazioni anche con il contributo del CERT Nazionale, volti ad automatizzare e quindi migliorare l'efficacia dello scambio di informazioni per la prevenzione e mitigazione degli incidenti informatici.
  Si segnala quindi, nel capitolo 10 della parte seconda, il paragrafo relativo alla politica di sicurezza comune, laddove si afferma che nel 2019 il Governo ha continuato ad assicurare il proprio sostegno alla Politica estera e di sicurezza comune, portandovi la prospettiva italiana e cercando di orientarla in modo sempre più conforme ai principi di solidarietà e di cooperazione.
  Da un punto di vista metodologico, si è agito per indirizzare tanto la Politica estera e di sicurezza comune (PESC) quando la Politica di sicurezza e difesa comune (PSDC) verso la piena attuazione del cosiddetto «approccio integrato», combinando l'azione nel settore della sicurezza con le attività di prevenzione dei conflitti (inclusa l'identificazione precoce delle possibili cause di conflittualità in regioni di interesse, la Pag. 20mediazione, la prevenzione delle atrocità di massa) e con la promozione dell'effettiva partecipazione delle donne ai processi di pace e di stabilità, in attuazione dell'Agenda donne, pace e sicurezza.
  L'azione italiana di tutela e promozione dei diritti umani e delle libertà fondamentali nel mondo è stata rilevante anche nel 2019, con riferimento sia all'attuazione del Piano d'azione UE per i diritti umani e la democrazia 2015-2019, sia alla definizione del nuovo Piano per il periodo 2020-2024. Rilevando una crescente polarizzazione del dibattito sui diritti umani nei principali forum multilaterali, l'Italia ha sollecitato l'UE ad agire ed esprimersi sempre più con una voce unica.
  Attenzione è stata rivolta, anche in ambito UE, all'obiettivo di riduzione dell'impatto ambientale delle operazioni di pace. È inoltre proseguito l'impegno a consolidare, anche tramite l'azione europea, l'attuazione del principio della «responsabilità di proteggere» e a tenere nella necessaria considerazione la condizione di maggiore vulnerabilità di donne e bambine in contesti di crisi.
  Quanto al paragrafo riguardante le politiche per le pari opportunità e l'emancipazione delle donne, nell'ambito del capitolo 12 della parte seconda, la Relazione segnala che nel corso del 2019 l'azione di promozione delle politiche di parità e pari opportunità è proseguita attraverso l'adozione di un ventaglio di misure convergenti verso l'obiettivo di ridurre le disparità di genere nei vari settori della vita sociale ed economica e promuovere percorsi di partecipazione inclusiva e paritaria delle donne. Tali misure, in particolare, intendono promuovere l'occupazione femminile e la crescita professionale delle donne – fino a raggiungere i ruoli apicali – in tutti i settori di impiego, accrescere le opportunità di inserimento lavorativo delle donne e delle ragazze nei settori dove sono attualmente sottorappresentate, ridurre le disparità salariali, promuovere forme di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro attraverso l'introduzione di modalità di lavoro più agili e flessibili (cosiddetto smartworking), orientate al lavoro per obiettivi anziché alla logica della presenza in ufficio.
  In tale ottica, il 26 giugno 2019 il Governo ha emanato la direttiva recante «Misure per promuovere le pari opportunità e rafforzare il ruolo dei Comitati Unici di Garanzia nelle amministrazioni pubbliche». La direttiva individua le linee di azione alle quali le amministrazioni pubbliche devono attenersi e fornisce indirizzi operativi per l'applicazione degli strumenti di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. Le attività connesse al progetto «Metodi e strumenti valutativi per il mainstreaming di genere» hanno avuto corso anche nel 2019. Tale progetto è stato finanziato nel 2017 nell'ambito del PON Governance e Capacità istituzionale 2014-2020 Asse 3, e intende rafforzare il presidio nazionale sui temi del gender mainstreaming nelle politiche di sviluppo, non solo in ragione dei fondamentali principi di equità ed uguaglianza che ne sottendono l'applicazione, ma soprattutto in virtù del ruolo fondamentale che possono giocare nello sviluppo socio economico dei territori.
  Anche le misure di prevenzione e contrasto alla violenza maschile sulle donne costituiscono uno degli assi portanti della più ampia strategia per la parità di genere. In tale prospettiva, giova qui segnalare che nel corso del 2019 il Governo ha dato ulteriore impulso al Piano Strategico Nazionale sulla violenza 2017-2020, attraverso il quale l'Italia ha definito l'insieme delle misure necessarie per dare attuazione alla Convenzione del Consiglio d'Europa sulla violenza maschile contro le donne (cosiddetta Convenzione di Istanbul).
  Quanto al paragrafo relativo alle politiche di integrazione dei migranti, sempre nell'ambito del capitolo 12 della parte seconda, la Relazione segnala che il Governo ha proseguito nel 2019 l'impegno a favore dell'integrazione socio-lavorativa, di breve e di lungo periodo, dei cittadini migranti, con particolare attenzione alle fasce vulnerabili (minori stranieri non accompagnati e titolari di protezione) attraverso i progetti: «Percorsi per la formazione, il lavoro e l'integrazione dei giovani migranti» e «PUOI Pag. 21–Protezione Unita a Obiettivo Integrazione».
  Nell'anno 2019 è proseguita la partecipazione attiva, con atteggiamento costruttivo, ai lavori relativi alla revisione della direttiva cosiddetta «Carta blu» (direttiva 2009/50/CE), relativa agli ingressi per lavoro di cittadini di Paesi terzi altamente qualificati.
  Con riferimento alle misure di supporto alla migrazione legale, a fronte del costante aumento dei flussi migratori per ricongiungimento familiare, a gennaio 2019 è stato avviato un intervento di formazione professionale e civico linguistica pre-partenza grazie ad un avviso pubblico (2/2019) a valere su fondi FAMI. L'intervento estende il supporto pre-partenza, già attivato in favore dei migranti in procinto di entrare in Italia per ricongiungimento familiare grazie al progetto Form@, ai cittadini di Paesi terzi che entrano legalmente nel nostro Paese per altre motivazioni, in primis lavoro subordinato e tirocinio. L'intervento intende promuovere un adeguamento delle competenze professionali in possesso dei cittadini stranieri, con la finalità di rafforzarne ulteriormente la qualificazione in rapporto alle specifiche caratteristiche ed esigenze del mercato del lavoro italiano, favorendone la capacità di integrazione socio-occupazionale.
  Sempre nell'ambito del Capitolo 12, si segnala il paragrafo sulle politiche per la parità di trattamento e la rimozione delle discriminazioni; in particolare, per quanto riguarda la discriminazione per orientamento sessuale e identità di genere, in raccordo e coordinamento con le indicazioni europee, la Relazione segnala che si sono svolti gli incontri del Tavolo di consultazione permanente per la tutela dei diritti delle persone LGBT, organismo di confronto con la società civile, per la messa a punto di un piano di azioni concrete.
  Mediante l'utilizzo dei fondi europei del PON inclusione sono state avviate azioni specificamente dedicate all'inclusione delle persone LGBT e al contrasto della discriminazione, quali: l'indagine ISTAT sulla discriminazione in ambito lavorativo e il diversity management; la realizzazione di un portale informativo sulla salute per le persone transgender in collaborazione con l'Istituto Superiore di Sanità, l'avvio del progetto di digitalizzazione degli archivi storici LGBT.
  In relazione al capitolo 17 della parte seconda, in materia di giustizia e affari interni, la Relazione segnala che l'Italia ha sostenuto, anche per gli aspetti connessi alla sicurezza interna, l'impostazione della nuova Agenda strategica 2019-2024 adottata dal Consiglio europeo del 20 giugno 2019, rispetto alla quale si è svolto un dibattito molto ampio durante il semestre e, in particolare da ultimo, in occasione del Consiglio Giustizia Affari Interni del dicembre 2019.
  Più nello specifico, nel corso del 2019, l'Italia ha sottolineato come il compito dell'Unione europea sia quello di sostenere le autorità degli Stati membri, mettendo a disposizione strumenti normativi e tecnici che consentano alle polizie nazionali di affrontare la dimensione transnazionale dei fenomeni criminali. In questa prospettiva, l'Italia ha sostenuto l'impostazione del Consiglio volta a sviluppare un approccio integrato e multidisciplinare, in grado di garantire sinergie fra tutte le agenzie che si occupano di sicurezza, considerato, peraltro, che questo modello è già fatto proprio dalle Forze di polizia italiane le quali operano in stretto raccordo in seno ad organismi interforze, sia a livello centrale che periferico.
  In merito all'innovazione ed alla ricerca tecnologica applicate alla sicurezza, il Governo ha condiviso pienamente le strategie portate avanti a livello europeo, per migliorare gli strumenti a disposizione delle Forze di Polizia, fermo restando che, nelle diverse sedi di dibattito, l'Italia ha sottolineato come occorra seguire questa via, senza andare a discapito delle tradizionali attività di indagine. È, infatti, essenziale evitare l'errore di puntare ad una polizia guidata dalla tecnologia, quando il vero obiettivo dovrebbe essere, invece, quello di una polizia supportata dalla tecnologia.
  Passando al capitolo 19 della parte seconda, riguardante la riforma delle pubbliche amministrazioni, la semplificazione e Pag. 22l'innovazione tecnologica, oltre al paragrafo sulla cooperazione europea nel campo della modernizzazione del settore pubblico, si segnala il paragrafo nel quale, in merito all'innovazione e allo sviluppo tecnologico nella Pubblica Amministrazione, si afferma che è proseguito il percorso di ricerca e sviluppo tecnologico intrapreso negli ultimi anni grazie all'adesione al Programma Quadro Europeo Horizon 2020 attraverso la partecipazione e il coordinamento del progetto internazionale PoSeID-on (Protection and control of Secured Information by means of a privacy enhanced Dashboard), finalizzato a sviluppare una piattaforma innovativa per la gestione e protezione dei dati personali in coerenza con i dettami introdotti dalla regulation europea in termini di Data Privacy.
  Al riguardo si rileva come la raccomandazione del Consiglio sul programma nazionale di riforma 2019 dell'Italia che formula un parere sul programma di stabilità 2019 dell'Italia, COM(2019) 512 sottolinei che «la pianificazione incoerente e l'insufficiente coordinamento stiano ritardando l'attuazione dei servizi pubblici digitali in settori fondamentali».
  In tale contesto il Governo è pertanto impegnato a individuare ed elaborare modalità e dispositivi operativi che favoriscano una più efficiente cooperazione a livello centrale e a livello locale, per assicurare piena coerenza delle politiche governative sul digitale. In merito l'Italia ha sviluppato una visione e degli obiettivi condivisi, prevedendo una forte collaborazione a livello nazionale e locale, e richiedendo che le amministrazioni locali disegnino piani strategici coerenti con la visione nazionale ed europea: a tal fine il Piano triennale per l'informatica nella Pubblica Amministrazione (pubblicato la prima volta nel 2017 e aggiornato annualmente) sviluppa la strategia digitale del settore pubblico, in linea con i principi generali dettati dall'eGovernment Action Plan 2016-2020, e individua specifiche aree di applicazione progettuale come la CIE (Carta d'identità elettronica), pagoPA, l'adozione di standard, architetture e norme comuni, l'interoperabilità, le linee guida di design, l'open source, SPID (il sistema pubblico di identità digitale per accedere ai servizi pubblici) e ANPR (Anagrafe nazionale della popolazione residente).

  Fausto RACITI, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 14.10.

SEDE REFERENTE

  Giovedì 19 novembre 2020. — Presidenza del vicepresidente Fausto RACITI, indi del presidente Giuseppe BRESCIA. – Interviene il viceministro dell'interno Matteo Mauri.

  La seduta comincia alle 14.10.

Sulla pubblicità dei lavori.

  Fausto RACITI, presidente, propone che la pubblicità della seduta odierna sia assicurata anche attraverso il circuito chiuso in modalità liberamente accessibile tramite la rete intranet della Camera e, tramite apposite credenziali nominative, anche dalla rete internet, ai sensi di quanto stabilito dalla Giunta per il Regolamento nella riunione del 31 marzo 2020.
  Non essendovi obiezioni, ne dispone l'attivazione.

DL 130/2020: Disposizioni urgenti in materia di immigrazione, protezione internazionale e complementare, modifiche agli articoli 131-bis, 391-bis, 391-ter e 588 del codice penale, nonché misure in materia di divieto di accesso agli esercizi pubblici ed ai locali di pubblico trattenimento, di contrasto all'utilizzo distorto del web e di disciplina del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale.
C. 2727 Governo.
(Seguito esame e rinvio).

  La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato, da ultimo, nell'odierna seduta antimeridiana.

Pag. 23

  Fausto RACITI, presidente, ricorda che la Commissione prosegue nella seduta odierna, l'esame, in sede referente, del disegno di legge C. 2727, di conversione del decreto-legge 21 ottobre 2020, n. 130, recante disposizioni urgenti in materia di immigrazione, protezione internazionale e complementare, modifiche agli articoli 131-bis, 391-bis, 391-ter e 588 del codice penale, nonché misure in materia di divieto di accesso agli esercizi pubblici ed ai locali di pubblico trattenimento, di contrasto all'utilizzo distorto del web e di disciplina del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale.
  Avverte che, come già anticipato nell'odierna riunione dell'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, secondo le interlocuzioni intervenute tra i Presidenti di gruppo, risulta alla Presidenza della Commissione che sarebbe stato raggiunto un accordo unanime tra i gruppi nel senso di rinviare il decreto-legge alla giornata di venerdì 27 prossimo.
  Pertanto, l'esame del provvedimento in sede referente proseguirà nella giornata di domani, per riprendere a partire dalla seduta di lunedì, dalle ore 14, per concludersi entro la giornata di mercoledì 25 novembre.
  Facendo seguito a quanto già chiarito in occasione dell'odierna riunione dell'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, considerato l'elevato numero di emendamenti ancora da esaminare, in uno spirito di collaborazione tra i gruppi, occorre che la discussione delle proposte emendative prosegua rispettando limiti alla durata degli interventi in dichiarazione di voto, che potranno svolgersi nel limite di circa 3 minuti per ciascun gruppo per ogni emendamento, eventualmente suddivisi su più interventi.
  È naturalmente anche auspicabile che i gruppi selezionino le proposte emendative su cui effettuare gli interventi in dichiarazioni di voto.
  Segnala peraltro che possono intervenire per dichiarazione di voto solo i deputati titolari del diritto di voto in questa Commissione.
  Ricorda che l'esame riprenderà dall'esame dell'emendamento Invernizzi 1.133.
  Avverte inoltre che il deputato Silvestroni ha sottoscritto le proposte emendative Cirielli 7.5 e 7.05 e Meloni 7.06.
  Avverte, quindi, che la Commissione riprende dall'esame dell'emendamento Invernizzi 1.133.

  Igor Giancarlo IEZZI (LEGA) illustra l'emendamento Invernizzi 1.133, di cui è cofirmatario, evidenziando le incongruenze del provvedimento, che allarga eccessivamente la possibilità di convertire i permessi di soggiorno in permessi di lavoro. Sottolinea come la proposta emendativa introduca alcuni requisiti, quale la disponibilità di un alloggio, che il suo gruppo considera fondamentali al fine di evitare di alimentare una pericolosa concorrenza sul mercato del lavoro, minando i diritti e la dignità degli stessi lavoratori. Affinché la condizione lavorativa possa essere esercitata.

  Emanuele PRISCO (FDI) preannuncia il volto favorevole del gruppo di Fratelli d'Italia sull'emendamento 1.133.

  Giusi BARTOLOZZI (FI) preannuncia, a sua volta, il voto favorevole del proprio gruppo, ritenendo che l'emendamento Invernizzi 1.133 sia una proposta di buon senso.

  La Commissione respinge l'emendamento Invernizzi 1.133.

  Simona BORDONALI (Lega), intervenendo sugli identici emendamenti Vinci 1.134 e Giannone 1.135, ribadisce che il proprio gruppo ha sempre avversato l'immigrazione irregolare e difeso, invece, i diritti di chi si trasferisce in altri Paesi per lavorare rispettando le leggi. Non comprende, quindi, le motivazioni del parere contrario dei relatori sull'emendamento, di cui è cofirmataria, e sottolinea come non sia stata data alcuna risposta alle domande che chiedevano di spiegare le motivazioni che hanno spinto il Governo ad allargare la Pag. 24possibilità di trasformare i permessi di soggiorno in permessi di lavoro.

  Giusi BARTOLOZZI (FI) preannuncia il voto favorevole del gruppo di Forza Italia sugli identici emendamenti Vinci 1.134 e Giannone 1.135 e osserva che la possibilità di ottenere dei permessi di lavoro per motivi legati all'attività sportiva professionistica è già prevista dalla legislazione vigente.

  Emanuele PRISCO (FDI) preannuncia il voto favorevole del gruppo di Fratelli d'Italia sugli emendamenti Vinci 1.134 e Giannone 1.135.

  La Commissione respinge gli identici emendamenti Vinci 1.134 e Giannone 1.135.

  Alberto STEFANI (LEGA) illustra l'emendamento Tonelli 1.25, che guarda con particolare attenzione all'emergenza abitativa. Ritiene che non si possa lasciare agli enti locali il compito di trovare soluzioni all'aggravamento delle problematiche abitative in seguito all'aumento dei flussi migratori irregolari. Si dichiara a favore di un'immigrazione regolare e controllata e sostiene che l'attuale politica del Governo non si preoccupa degli immigrati che vengono nel nostro Paese per costruirsi un futuro.

  Gianni TONELLI (LEGA) sottolinea come le proposte emendative illustrate mettano in luce la manifesta illogicità dell'impianto normativo, che amplia la possibilità di trasformare i permessi di soggiorno in permessi di lavoro. Si tratta di una politica che, contrariamente a quanto pensano alcuni colleghi della maggioranza, non condurrà ad alcun aumento dei consensi elettorali.

  La Commissione respinge l'emendamento Tonelli 1.25.

  Igor Giancarlo IEZZI (LEGA), intervenendo sull'emendamento Stefani 1.255, ricorda che esso, come altri presentati dal suo gruppo, è finalizzato ad introdurre precisi requisiti legati a condizioni reddituali, abitative e sanitarie per la trasformazione di permessi di soggiorno di lavoro in ragione delle attività sportive, soprattutto perché altrimenti è molto concreto il rischio di ampliare a dismisura il rilascio dei permessi di soggiorno per lavoro.

  Giusi BARTOLOZZI (FI) annuncia il suo voto favorevole all'emendamento Stefani 1.255, che è ragionevolmente volto a circoscrivere il rilascio dei predetti permessi legandoli a requisiti precisi e di buon senso.

  Ylenja LUCASELLI (FDI) dichiara di condividere il senso dell'emendamento Stefani 1.255, in quanto i permessi di soggiorno per lavoro che verrebbero riconosciuti dalla normativa all'esame ritiene sarebbero inconcepibili sia dal punto di vista sostanziale sia dal punto di vista formale, giacché limiti e criteri per il loro rilascio devono assolutamente esserci anche al fine di circoscrivere il perimetro entro cui riconoscere l'esistenza del diritto al lavoro di cittadini stranieri nel nostro Paese. Infatti ritiene che al diritto al lavoro corrisponde la presenza anche di alcuni doveri, compresi quelli di essere in possesso di taluni requisiti. Peraltro è dell'avviso che una cosa è affermare che la nostra Costituzione riconosce il diritto al lavoro, mentre altra cosa, assai diversa, è consentire a chiunque di entrare nel nostro Paese per i più diversi motivi. Quindi, giacché l'emendamento introduce parametri di certezza, al momento inesistenti nella normativa in esame, cosa che risponde allo spirito di molti emendamenti proposti dal gruppo Fratelli d'Italia, preannuncia su di esso il voto favorevole del suo gruppo. Osserva, infine, che è giusto garantire il diritto al lavoro ma che ciò è possibile attraverso il rispetto procedurale di regole precise e nell'ambito della legalità. In tal senso ribadisce come sia incomprensibile pensare di fare entrare nel nostro Paese chiunque e per qualunque motivo e poi trasformare in permesso di lavoro la sua sola presenza. Peraltro ritiene che ciò risponda anche all'esigenza di evitare una disparità di trattamento tra chi rispetta i parametri legali per venire a lavorare in Italia e chi non lo fa.

Pag. 25

  Nicola MOLTENI (LEGA), raccomandando l'approvazione dell'emendamento Stefani 1.255 di cui è cofirmatario, auspica che sulla materia della convertibilità dei permessi di soggiorno vi possa essere un supplemento di valutazione da parte di una delle componenti dell'attuale maggioranza, riferendosi in particolare al Movimento 5 Stelle, giacché, osserva, il Partito Democratico ha seguito un suo peculiare percorso negli ultimi anni, anche se, ricorda, la sua originaria posizione deriva dalla cosiddetta legge Turco-Napolitano. Evidenzia, invece, che sulla predetta convertibilità, il Movimento 5 Stelle ha condiviso con la Lega, come alleati di Governo, l'impianto normativo attuale che il testo all'esame stravolge, e cioè che i diversi permessi di soggiorno siano convertibili a determinate e tassative condizioni. Per tale ragione si aspetta che su questo preciso emendamento, ma anche su altri di simile portata, alcuni appartenenti al Movimento 5 Stelle abbiano un sussulto di orgoglio e vogliano confermare l'assetto normativo deciso insieme alla Lega solo poco più di un anno fa e quindi cambiare opinione. In tal senso chiede alla relatrice Baldino di accantonare l'emendamento Stefani 1.255.

  La Commissione respinge l'emendamento Stefani 1.255.

  Igor Giancarlo IEZZI (LEGA), intervenendo sugli identici emendamenti Giannone 1.136 e Ziello 1.137, ne raccomanda l'approvazione, ricordando che anche essi sono volti a restringere il campo dell'applicazione della norma sulla convertibilità dei permessi, in particolare la convertibilità del permesso per lavoro artistico in permesso di soggiorno per lavoro.
  Richiamandosi all'appello del deputato Molteni, ribadisce l'invito agli appartenenti al gruppo Movimento 5 Stelle affinché facciano valere le loro idee, confermando l'assetto normativo da loro votato solo un paio di anni fa. Osserva, peraltro, che dal testo all'esame traspare con nettezza l'idea del Partito Democratico in materia, mentre resta del tutto oscurata la filosofia del Movimento 5 Stelle, la cui retromarcia considera imbarazzante. È peraltro dell'avviso che ciò sarà ancor più manifesto nel momento in cui sarà esaminato il testo nella parte riguardante il sequestro delle imbarcazioni utilizzate per effettuare gli sbarchi clandestini, testo che stravolge quanto allora fu fortemente affermato dal medesimo Movimento 5 Stelle.

  La Commissione respinge gli identici emendamenti Giannone 1.136 e Ziello 1.137.

  Igor Giancarlo IEZZI (LEGA), intervenendo sull'emendamento Tonelli 1.138, ne raccomanda l'approvazione, ricordando che il suo contenuto è simile a quello degli identici emendamenti poc'anzi respinti. In questo caso, si tratta di restringere la possibilità di convertire il permesso di soggiorno per lavoro artistico in permesso di soggiorno per lavoro, ancorando tale trasformazione a precisi requisiti di reddito, abitazione e sanitari, similmente al ricongiungimento familiare, ciò che è, a suo avviso, ragionevole per assicurare dignità a chi viene accolto. Si duole che tale filosofia, che sta alla base di tanti emendamenti presentati dal suo gruppo, non possa essere affermata nel suo insieme ma solo attraverso uno stillicidio di interventi emendativi. Manifesta quindi il suo stupore per il fatto che la maggioranza non abbia voluto affrontare il discorso nel suo insieme, e ritiene che svolgendo in tal modo la discussione la maggioranza abbia rifiutato un dialogo proficuo.

  La Commissione respinge l'emendamento Tonelli 1.138.

  Edoardo ZIELLO (LEGA), intervenendo sull'emendamento Bordonali 1.139, di cui è cofirmatario, sottolinea come anch'esso si ponga nell'ottica di delimitare l'ambito di esplicazione dell'effetto della predetta normativa. Ritiene che quest'ultima sia condizionata da una visione di sinistra radicale, che contrasta con il sentimento della maggioranza della pubblica opinione, perfino minando il sentimento di unità nazionale.
  Ritiene che il contenuto dell'emendamento all'esame sia di buon senso e si Pag. 26chiede perché il Movimento 5 Stelle continui ad osservare il più rigoroso silenzio, considerato che si sta invece stravolgendo un provvedimento convintamente scritto e approvato solo poco tempo fa anche da tale forza politica. Conclude esprimendo la convinzione che il Movimento 5 Stelle sia di fatto imbavagliato dal Partito Democratico.

  Giusi BARTOLOZZI (FI) dichiara di sostenere fortemente l'emendamento Bordonali 1.139 e non riesce a capacitarsi come possano esprimere su di esso parere contrario sia i relatori sia il Governo. Ciò in quanto, ricorda, in materia è intervenuto un parere del Consiglio di Stato, il n. 1048 del 15 luglio 2015, sul quale si sofferma diffusamente. Segnala che esso evidenzia come la normativa in vigore sulla conversione dei permessi non sia suscettibile di interpretazione estensiva, sottolineando come l'unica ragione per la quale un cittadino straniero possa ottenere il permesso di soggiorno per motivi religiosi sia quella di svolgere nel territorio nazionale l'attività strettamente collegata al proprio ministero religioso e che se tali presupposti vengono meno, perché il titolare di tale permessi intenda dedicarsi ad attività lavorativa, venga a mancare l'unico presupposto di entrata e permanenza nel territorio nazionale.

  Carmelo MICELI (PD), relatore, replicando alla deputata Bartolozzi in merito al citato parere del Consiglio di Stato, ricorda che esso era strettamente collegato al fatto che il quesito posto al Consiglio insisteva su una possibile fattispecie sulla quale era assente una specifica normativa statale che al momento la consentisse. Evidenzia quindi che nel parere si escludeva la possibilità di trasformazione dei permessi in questione a motivo della loro specificità, ma, essendo richiamato lo stato della normativa al momento in vigore, non pregiudicava un eventuale, diverso intervento da parte del legislatore. Sottolinea che ora il legislatore ha inteso intervenire in materia, introducendo, nel testo all'esame, un principio normativo che, quindi, consente la trasformazione dei predetti permessi.

  La Commissione respinge l'emendamento Bordonali 1.139.

  Alberto STEFANI (LEGA), intervenendo sull'emendamento Iezzi 1.140, ribadisce l'importanza che la conversione del permesso di soggiorno in permesso di lavoro possa avvenire solo qualora ricorrano alcuni requisiti indispensabili, come il possesso di una abitazione. Solo in questo caso si potrà avere una immigrazione sana, che consenta l'integrazione degli stranieri, senza determinare problemi la cui risoluzione è lasciata ai sindaci e agli amministratori locali, i quali pagano il prezzo di un finto umanitarismo di Stato.

  Giusi BARTOLOZZI (FI), nel condividere l'intervento del deputato Stefani, ribadisce che l'immigrazione deve essere regolare e controllata e soprattutto non deve pesare sulle casse dei comuni. Il decreto-legge non prevede alcuna copertura finanziaria, considerandosi ordinamentali le disposizioni in esso contenute, ma è chiaro che si determineranno costi che saranno posti a carico dei comuni, con particolare riguardo di quelli delle aree più svantaggiate del Paese e in particolar modo della Sicilia, in cui sono presenti i porti di prima accoglienza. La documentazione degli uffici ha segnalato la necessità di una copertura finanziaria e di una integrazione della relazione tecnica, che chiede al rappresentante del Governo se sia stata elaborata e trasmessa al Parlamento. Ribadisce, pertanto, la necessità che il Governo stanzi adeguate risorse per evitare che ricada sui comuni il peso della assistenza degli immigrati o, ancor peggio, che questi ultimi diventino mano d'opera per la criminalità organizzata.

  Ylenja LUCASELLI (FDI), in qualità di componente della Commissione Bilancio, rileva l'inadeguatezza della relazione tecnica al provvedimento. La realtà economica ci dice che l'Italia è al terzo scostamento di bilancio, a causa della crisi economica eccezionale dovuta alla pandemia, e la stessa Ragioneria generale dello Stato ha evidenziato la carenza di copertura di alcune disposizioni contenute nel decreto-legge in esame.
  In tale contesto il Governo, non accogliendo le proposte emendative delle opposizioni, Pag. 27 lascia gli amministratori locali a loro stessi e nega di fatto dignità agli immigrati, come dimostra la situazione critica dei centri di accoglienza, dove non si riscontra traccia di quell'umanità che ideologicamente pervade il decreto-legge.

  Laura BOLDRINI (PD), pur essendosi data la regola di intervenire il meno possibile in questo dibattito, non può astenersi dal fare una riflessione insieme ai colleghi con riguardo alla difficoltà che incontra un cittadino straniero, entrato nel territorio nazionale con qualsiasi titolo, di poter regolarmente lavorare in Italia. Osserva, infatti, che il cosiddetto «decreto flussi» non esiste più da anni, tranne che per i lavoratori stagionali e che, quindi, non essendoci una via legale per arrivare in Italia, si arriva con un titolo diverso, per esempio, ottenendo la protezione speciale. Nel caso in cui, una volta in Italia, il cittadino straniero trovi un datore di lavoro che voglia assumerlo, questo non sarà possibile a causa delle regole introdotte attraverso i «decreti sicurezza» approvati quando nella compagine di governo c'era la Lega. Convertendo il permesso di soggiorno in permesso di lavoro si rendono gli immigrati autonomi, visibili e in grado di pagare le tasse. Invita pertanto l'opposizione a fare una riflessione seria e a promuovere modifiche che arricchiscano e migliorino il provvedimento in esame.

  Igor Giancarlo IEZZI (LEGA), intervenendo sull'ordine dei lavori, stigmatizza il fatto che i pochi interventi della maggioranza siano di accusa nei confronti delle opposizioni e ritiene legittimo discutere delle proposte emendative, ritenendolo un diritto ma anche un dovere conseguente al mandato parlamentare.

  Carmelo MICELI (PD), relatore, in riferimento alle considerazioni del deputato Iezzi, rileva che l'intervento della deputata Boldrini consegue all'invito dei relatori a far sì che la Commissione sia un luogo di sintesi delle istanze dei vari gruppi e ritiene che l'obiettivo di raggiungere una sintesi non sia in alcun modo stigmatizzabile.

  Ylenja LUCASELLI (FDI), pur comprendendo lo spirito dell'intervento della deputata Boldrini, ritiene che la sintesi si trovi solo in quanto la maggioranza sia disponibile a discutere le proposte avanzate dalle opposizioni, in un confronto onesto e trasparente, che non ha luogo in questa sede, come dimostra il silenzio dei colleghi di maggioranza, che non danno alcuna risposta gli interventi di merito delle opposizioni.

  La Commissione respinge l'emendamento Iezzi 1.140.

  Nicola MOLTENI (LEGA), intervenendo sugli identici emendamenti Molteni 1.141, Bignami 1.142 e Lucaselli 1.143, e volendo proseguire nella direttrice di ragionamento indicata dalla deputata Boldrini, ritiene che in Italia un lavoro regolare si debba acquisire attraverso il decreto flussi, con cui il Governo fissa anno per anno, secondo le esigenze, le quote di lavoratori stranieri cui è consentito l'accesso nel territorio nazionale, suddivise per categoria. La vera sfida di ogni Paese è quella di riuscire a calibrare l'immigrazione sui propri bisogni, come ha dimostrato di saper fare la Germania, che ha scelto di far entrare nel proprio Paese stranieri qualificati che rispondessero ad un reale bisogno lavorativo. È già possibile, ai sensi della legislazione vigente, convertire permessi di soggiorno in permessi di lavoro, ma solo in alcune condizioni specifiche e non in modo indifferenziato, come previsto nel provvedimento in esame. Ritiene quindi che il punto di caduta di ogni ragionamento politico debba essere il buon senso, perché la visione ideologica e di propaganda non aiuta il Paese ad avere un'immigrazione sana.

  Felice Maurizio D'ETTORE (FI) raccoglie l'invito ad una riflessione comune avanzato dalla deputata Boldrini, ma anche, a più riprese, dai deputati delle opposizioni, che nei loro interventi svolgono sempre considerazioni di merito, cui non viene dato seguito né dalla maggioranza né dal Governo. Rileva come il proprio gruppo sia pronto a collaborare in un confronto parlamentare Pag. 28 corretto e trasparente, cui la maggioranza non deve però sottrarsi.

  Ylenja LUCASELLI (FDI), volendo riportare il dibattito in una logica politica, ribadisce che l'ottusa ideologia che pervade il provvedimento avrà conseguenze negative sulle amministrazioni locali e sulle comunità. Compito del Governo è principalmente quello di capire se è o meno le condizioni di dare delle risposte concrete, che questo provvedimento non fornisce. Viene riprodotto infatti un vecchio schema ideologico, che vede l'apertura delle frontiere in una logica di umanitarismo, negando la situazione di fatto del Paese e segnatamente di alcuni territori – si riferisce in particolare alla Sicilia – che non sono in grado di accogliere né economicamente né concretamente il flusso di stranieri in arrivo. Richiama ancora una volta il rischio del potenziamento della criminalità organizzata, che, come noto, recluta gli immigrati già a partire dai centri di accoglienza.

  Edoardo ZIELLO (LEGA) chiede che sia chiarita la motivazione politica alla base della posizione dei deputati del Movimento 5 Stelle contraria sulle proposte emendative in esame.

  La Commissione respinge gli identici emendamenti Molteni 1.141, Bignami 1.142 e Lucaselli 1.143.

  Igor Giancarlo IEZZI (LEGA), intervenendo sull'emendamento Vinci 1.144, di cui è cofirmatario, rileva come esso sia volto a incidere sulla convertibilità in permessi di soggiorno per motivi di lavoro dei permessi per assistenza ai minori. In tale contesto ribadisce il carattere generico dei requisiti previsti per la conversione del permesso di soggiorno. Si sofferma, in particolare, sui motivi religiosi, la sussistenza dei quali è rimessa alle stesse autorità religiose, al di fuori di qualsiasi controllo da parte dello Stato italiano.
  Tornando al contenuto delle proposte emendative in esame, rileva come la conversione di un permesso di soggiorno per assistenza ai minori in permesso di soggiorno per motivi di lavoro determinerà la necessità di un nuovo permesso di soggiorno per assistenza ai minori, dal momento che il titolare originario è impegnato nello svolgimento di un'attività lavorativa e non può dunque assistere il minore, determinando in tal modo un numero potenzialmente indeterminato di nuovi arrivi.
  Rileva come ciò confermi che il reale obiettivo della maggioranza è quello di aprire le porte a un'immigrazione indiscriminata.

  Giusi BARTOLOZZI (FI) osserva come la maggioranza persegua l'obiettivo di eliminare i «decreti Salvini», attraverso la reintroduzione di una serie di tipologie di permessi di soggiorno che i predetti decreti avevano superato. Ritiene incomprensibile che la possibilità di convertire il permesso di soggiorno in permesso per motivi di lavoro debba applicarsi anche a chi ha ottenuto un permesso per l'assistenza ai minori, e non comprende altresì per quale motivo in tali casi non debbano sussistere gli stessi requisiti previsti per il ricongiungimento familiare, vale a dire la disponibilità di un alloggio idoneo, di un reddito minino e di un'assicurazione sanitaria. Stigmatizza l'indisponibilità della maggioranza ad ancorare la conversione del permesso di soggiorno a requisiti certi e di immediata verificabilità. Ritiene che i «decreti Salvini» contenessero numerose disposizioni positive e che l'atteggiamento della maggioranza volto a eliminarli tout court sia ispirato esclusivamente da un pregiudizio ideologico.

  Laura BOLDRINI (PD), contestando le affermazioni della deputata Bartolozzi, nega di essere ispirata da un pregiudizio ideologico, e a conferma di ciò rileva di aver apprezzato alcuni aspetti positivi della legge Bossi-Fini in materia di riconoscimento del diritto di asilo, con particolare riferimento all'istituzione delle commissioni territoriali. Ritiene quindi inaccettabile che le proprie posizioni siano svilite affermando che esse sono motivate esclusivamente da ragioni ideologiche.
  Per quanto concerne la questione della conversione dei permessi di soggiorno per Pag. 29motivi di lavoro, rileva come tale misura si renda necessaria anche a seguito del fallimento della strategia dei flussi, in virtù della quale l'accesso è consentito soltanto a chi sia già titolare di un rapporto di lavoro, in quanto è del tutto evidente che difficilmente un datore di lavoro è disposto ad assumere persone che neppure conosce.

  La Commissione respinge l'emendamento Vinci 1.144.

  Alberto STEFANI (LEGA), intervenendo sugli identici emendamenti Sarli 1.145, Marco Di Maio 1.146, Magi 1.2 e Rizzo Nervo 1.9, chiede ai presentatori che ne illustrino compiutamente il contenuto, dal momento che su tali proposte emendative vi è il parere favorevole dei relatori e del Governo.

  Vittoria BALDINO (M5S), relatrice, rileva come le proposte emendative in esame siano volte ad estendere la convertibilità in permessi di soggiorno per motivi di lavoro anche ai permessi di soggiorno per cure mediche, i quali costituivano una delle tipologie di permessi per protezione speciale previsti dal primo «decreto sicurezza».

  Giusi BARTOLOZZI (FI) contesta le affermazioni della relatrice Baldino in quanto, a suo avviso, la formulazione dell'emendamento non è chiara ed è suscettibile di riferirsi a un novero indeterminato di soggetti. Chiede, pertanto, chiarimenti al riguardo.

  Emanuele PRISCO (FDI) si associa alle osservazioni della deputata Bartolozzi e chiede anch'egli chiarimenti al riguardo, al fine di capire l'effettiva portata dell'emendamento in esame.

  Nicola MOLTENI (LEGA) ritiene che le proposte emendative in esame siano pienamente in linea con lo spirito del provvedimento e rileva nuovamente come il Movimento 5 Stelle all'epoca del precedente Governo abbia sostenuto misure esattamente opposte rispetto a quelle sostenute ora.
  Si associa alla richiesta di chiarimenti circa l'esatta portata delle proposte emendative in esame che, a suo avviso, presentano problemi di formulazione, chiedendo a tal fine, ove necessario, l'accantonamento delle proposte emendative medesime.

  Riccardo MAGI (MISTO-CD-RI-+E) contesta le affermazioni dei deputati che lo hanno preceduto, in quanto, a suo avviso, la formulazione delle proposte emendative in esame è chiara. Rileva, infatti, come esse, facendo riferimento all'articolo 19, comma 2, lettera d-bis), del testo unico sull'immigrazione, siano volte a consentire la conversione in permesso di soggiorno per motivi di lavoro del permesso di soggiorno rilasciato agli stranieri i quali versino in gravi condizioni psico-fisiche o derivanti da gravi patologie, senza possibilità che vi possano essere dubbi interpretativi al riguardo.

  La Commissione approva gli identici emendamenti Magi 1.2, Rizzo Nervo 1.9, Sarli 1.145 e Marco Di Maio 1.146 (vedi allegato).

  Emanuele PRISCO (FDI), intervenendo sull'emendamento Cirielli 1.127, rileva come esso sia volto a trasformare da contravvenzione in delitto la condotta dello straniero che fa ingresso, ovvero si trattiene illegalmente, nel territorio dello Stato, inasprendo le relative sanzioni. Rileva come tale emendamento vada nella direzione del contrasto all'immigrazione clandestina, obiettivo asseritamente perseguito anche dalla maggioranza. Ritiene che il parere contrario confermi che in realtà l'obiettivo della maggioranza è quello non di contrastare, bensì di favorire l'immigrazione irregolare.

  Carmelo MICELI (PD), relatore, osserva come l'emendamento Cirielli 1.127 vada a modificare alcune norme del cosiddetto decreto-legge sicurezza, di cui il gruppo della Lega si è sempre vantato di avere introdotto, evidenziando dunque in merito una diversità di posizione all'interno del centrodestra. Contesta, quindi, le affermazioni fatte nei precedenti interventi, evidenziando Pag. 30 che le sanzioni previste dall'emendamento non riguardano affatto i trafficanti di esseri umani, per i quali, invece, continuano ad applicarsi le specifiche disposizioni contenute nel codice penale.

  Igor Giancarlo IEZZI (LEGA) rinvia al mittente il tentativo di mettere in contrasto l'opposizione, che è unita e ha le idee chiare sulla politica in materia di immigrazione, così come ce l'ha, ma in termini opposti, il Partito democratico. Condivide, dunque, l'emendamento presentato dal gruppo di Fratelli d'Italia, che non è in contrasto con le disposizioni del precedente decreto sicurezza, varato quando al Governo, insieme al Movimento 5 Stelle, c'era la Lega. Ritiene che lo Stato abbia il diritto di difendere i propri confini, mentre il Partito democratico vuole rinunciarvi, mettendo in Paese in una situazione di grave difficoltà.

  La Commissione respinge l'emendamento Cirielli 1.127.

  Alberto STEFANI (LEGA), intervenendo sull'emendamento Iezzi 1.86, fa presente che la proposta emendativa è volta a porre regole certe per chi vuole entrare in Italia. Osserva che è compito dello Stato scegliere a cosa dare attenzione e a chi dare i diritti, poiché non è pensabile che si possa accogliere tutti coloro che vogliono entrare nel nostro Paese. Non c'è umanità nel comportamento di quelle Organizzazioni non governative che favoriscono il transito illegale di migranti, anche perché, una volta giunti nei porti italiani, questi migranti vanno ad alimentare situazioni di illegalità e, spesso, cadono nelle maglie della criminalità.

  La Commissione respinge l'emendamento Iezzi 1.86.

  Igor Giancarlo IEZZI (LEGA) rileva come il suo emendamento 1.147 affronti il tema della competenza a limitare l'ingresso di navi nel mare territoriale e va ad incidere sulle norme del decreto che hanno abrogato le disposizioni introdotte dai decreti sicurezza del Governo Conte I. Ritiene che occorra mettere un minimo d'ordine e invita i colleghi del M5S che avevano sostenuto l'approvazione dei precedenti decreti sicurezza a riflettere sull'opportunità di modificare le norme del nuovo decreto-legge. Si tratta di temi che erano stati già ampiamente dibattuti e sui quali c'era stata convergenza e, per questo, ritiene che non debbano rimanere cancellate alcune misure che erano state condivise.

  Gennaro MIGLIORE (IV) ritiene che i decreti sicurezza voluti dalla Lega debbano essere valutati alla luce dei risultati che hanno prodotto e che sono stati messi bene in evidenza nell'audizione della Ministra Lamorgese. Vi è un evidente peggioramento della situazione relativa ai flussi di immigrazione e il gruppo della Lega dovrebbe fare un'autocritica, riconoscendo gli errori compiuti. In effetti, la chiusura dei porti non si è mai realizzata, e questo emendamento continua a ripetere gli stessi errori compiuti in passato.

  Ylenja LUCASELLI (FdI) contesta le affermazioni del deputato Migliore, che evidentemente non ha interpretato i dati sull'immigrazione correttamente. È chiaro che la sua visione della politica dell'immigrazione è completamente diversa da quella del centrodestra e sottolinea come le ONG non dovrebbero avere alcun timore delle sanzioni se rispettano le leggi. Ritiene assurdo attribuire alla semplice comunicazione la legittimità per entrare nelle acque territoriali e preannuncia un voto favorevole sull'emendamento Iezzi 1.147.

  Carmelo MICELI (PD), relatore, chiarisce che la sanzione amministrativa non risolve il problema dell'immigrazione clandestina, anzi potrebbe addirittura portare alla cancellazione delle norme penali che il gruppo del Partito democratico intende, invece, mantenere.

  Felice Maurizio D'ETTORE (FI) evidenzia come sia necessario intervenire con immediatezza per fermare i flussi di immigrazione clandestina e, per questa ragione, Pag. 31 occorre anche fare ricorso alle sanzioni amministrative.

  La Commissione respinge l'emendamento Iezzi 1.147.

  Carmelo MICELI (PD), relatore, intervenendo sugli identici emendamenti Molteni 1.149 e Lucaselli 1.150, ribadisce come l'immediatezza della sanzione amministrativa non possa comunque consentire di fermare i traffici illegali di esseri umani. Osserva, poi, che il sequestro delle navi in caso di reati d'immigrazione è già previsto dall'articolo 321 del codice penale.

  Nicola MOLTENI (LEGA), intervenendo sull'emendamento a sua prima firma 1.149 e sull'identico emendamento Lucaselli 1.150, ricorda che in materia di imbarcazioni sequestrate alle ONG in forza dei decreti Salvini gli risulterebbe che queste non siano ancora state confiscate come previsto dalla legge e crede che tale questione sia degna di accertamento. Osserva che gli emendamenti all'esame sono importanti in quanto volti a ripristinare certamente il contenuto del cosiddetto «decreto Salvini», cosa che risponde al suo orientamento politico, ma ritiene che ancora più importante sia fare una valutazione a monte sul perché la legislazione italiana sia arrivata a concepire una certa normativa. Riandando con la memoria indietro nel tempo rammenta a tutti che ad un certo punto, mentre era in viaggio verso gli Stati Uniti, l'ex Ministro dell'interno Marco Minniti – che personalmente ritiene sia stato un discreto Ministro dell'interno – si accorse che una folla di 23 mila immigrati premevano per sbarcare sulle coste italiane, avviando conseguentemente una certa politica, nella quale è ricompresa anche una «guerra» alle ONG che venne attuata innanzitutto varando il codice di autocondotta, peraltro frutto anche di documenti parlamentari, adottato infine con il memorandum del luglio 2017. Ritiene quindi opportuno partire almeno da quel momento storico per comprendere le ragioni che hanno spinto i successivi governi italiani a porsi la problematica riguardante le ONG. Rammenta altresì che l'attuale Ministro degli esteri e della cooperazione internazionale, Luigi Di Maio, solo un anno e mezzo fa definiva le ONG come «taxi del mare», condividendo quindi le politiche del Governo volte a limitare le illegalità di quelle organizzazioni.

  Emanuele PRISCO (FDI), pur condividendo le osservazioni espresse dai deputati Molteni e D'Ettore, ritiene che la questione sia in realtà più pratica, in quanto l'emendamento all'esame semplifica il quadro di riferimento: o si sta dalla parte che intende mettere un punto fermo sulla tratta degli esseri umani o si sta dall'altra. Crede quindi che si debba scegliere se stare da una parte optando per uno strumento forte che combatta la tratta contro chiunque vi partecipi, dagli scafisti alle ONG, ovvero procedere ad una specie di «tana libera tutti». Conclude chiedendosi come, in definitiva, voteranno gli esponenti del Movimento 5 Stelle che solo poco più di un anno fa era d'accordo con il testo originale del cosiddetto «decreto Salvini», dando invece per scontato che il centrodestra voterà sì, mentre il Partito democratico voterà contro l'emendamento all'esame.

  Giuseppe BRESCIA, presidente, invita i commissari ad evitare ogni spiacevole riferimento a persone, peraltro presenti in Commissione.

  Laura BOLDRINI (PD) pretende che si porti rispetto a chi rischia in mare la propria vita per salvare quella altrui. Sottolinea che solo pochi anni fa le ONG non facevano operazioni in mare perché erano gli organi statali che se ne occupavano: da quando tali operazioni non sono più svolte dagli Stati le ONG hanno riempito un vuoto perché la cosa più importante è salvare vite in pericolo.
  Evidenzia altresì che non c'è nessun atto ufficiale o prova concreta che dimostrino che le ONG agiscano in combutta con gli scafisti o altri trafficanti di esseri umani.
  Conclude esprimendo la convinzione che tutti i presenti possano considerare come omissione di soccorso non intervenire per salvare una vita in pericolo.

Pag. 32

  Ylenja LUCASELLI (FDI) si chiede se la deputata Boldrini sarebbe disposta a portare a casa sua tali immigrati.

  Laura BOLDRINI (PD), esprimendo un certo stupore per l'affermazione della deputata Lucaselli, conferma che se fosse necessario li porterebbe certamente nella sua casa, ma, sottolinea, la questione è un'altra e cioè che uno Stato di diritto non nega il salvataggio di vite umane.

  La Commissione respinge gli identici emendamenti Molteni 1.149 e Lucaselli 1.150.

  Simona BORDONALI (LEGA), illustrando l'emendamento a sua prima firma 1.151, volto a contrastare più efficacemente il traffico degli esseri umani con strumenti forti quali l'introduzione di nuove fattispecie e pene inasprite anche fino all'ergastolo, osserva che con il provvedimento legislativo all'esame si pongono in essere, di fatto, norme che agevolano tale traffico. Stigmatizza la diffusa convinzione della sinistra che si considera umanitaria riformando il cosiddetto «decreto Salvini» sottolineando come sia vero il contrario, in quanto dopo lo smantellamento del predetto decreto sono aumentati i morti in mare. Quanto alla questione delle ONG osserva come vi siano inchieste che confermano che le predette organizzazioni partecipano ad operazioni poco chiare, in quanto hanno l'interesse a farlo, e che non è vero che non vi siano ritorni economici. Ribadisce come il suo emendamento reintroduca multe e sanzioni per tutti i partecipanti alla filiera di questo tipo di immigrazione clandestina.
  Si dice amareggiata che non si introduca nella normativa almeno questa parte nel suo emendamento quella cioè recante modifiche all'articolo 12 del testo, inserendo, come accennato, nuove fattispecie che tutelano la dignità e l'umanità delle vittime e puniscono gravemente gli autori di quei reati.

  Ylenja LUCASELLI (FDI), riferendosi al dibattito precedentemente svoltosi tra il relatore Miceli e alcuni membri della Commissione, intende precisare che, dal punto di vista tecnico, la sanzione amministrativa comminata dal Prefetto è assai differente da quella del giudice penale e che le due non possono essere sovrapposte giuridicamente.
  Invita dunque ad uscire dalla falsa logica che induce a credere che con tali norme si «salvano i bambini». Non crede infatti che sia questo il punto e anzi ritiene che chi ha visto i bambini rifugiati negli hotspot e le condizioni in cui versano certamente si vergognerebbe. Ritiene che il punto centrale sia dare dignità ai deboli e non invece togliere sanzioni ai delinquenti. Sottolinea peraltro che la realtà attuale comprende anche l'intervento di mafie straniere, compresa quella nigeriana, e dal traffico di organi.
  Conclude invitando ad un atto di onestà intellettuale, riconoscendo che chi prevede sanzioni non è cattivo, ma semplicemente intende punire chi vìola le regole.

  Gennaro MIGLIORE (IV) auspica che nel dibattito si voglia evitare quell'atteggiamento maleducato secondo cui si ritiene che chi afferma di avere esperienza in realtà non conosce i numeri e i fatti. Personalmente non ritiene che chi la pensa diversamente da lui sia malvagio; semplicemente, ritiene che per posizione politica intenda perseguire fini di propaganda, peraltro agendo in modo male informato. Ritiene che costoro non siano veramente interessati a ciò che dicono di proporre quanto ad operare un'inversione della realtà.
  Conclude rilevando come chiunque abbia il dovere di riconoscere che la responsabilità penale è personale e non di categoria, così come succede con riferimento alle accuse lanciate alle ONG.

  Federico FORNARO (LEU) crede che sulla questione delle ONG sia opportuno riportare un dato di realtà desumibile anche dai lavori parlamentari. Ricorda infatti che nella scorsa legislatura in qualità di senatore membro della 4ª Commissione del Senato ha partecipato allo svolgimento di un'indagine conoscitiva sui salvataggi in Pag. 33mare e sul ruolo delle ONG. Rammenta che nelle conclusioni della Commissione era ben chiaro come fino a quel momento, l'anno 2017, non fossero emerse procedure di indagine da parte della magistratura contro le ONG, salvo quella della Procura di Trapani. Ritiene quindi errato criminalizzare le ONG, che peraltro sono assai diverse le une dalle altre, e molte di esse hanno dichiarato che sarebbero state ben felici di non svolgere attività di salvataggi in mare se solo gli organismi statali se ne fossero occupate. Inoltre rammenta che le ONG erano tornate ad operare in mare dopo che si era consumata una enorme tragedia con la perdita di molte vite umane. Evidenzia, peraltro, che la conclusione dell'indagine conoscitiva della 4ª Commissione poneva in luce come non si potesse lasciar morire quelle persone che, intraprendendo un difficile percorso, intendevano raggiungere l'Europa quando, invece, è essenziale contrastare i mercanti di morte. Ribadisce di essere convinto che siano appunto questi ultimi i nemici da combattere, come anche denunciato più volte anche in sede ONU, e si dice convinto che parificare le ONG ad essi sia un errore e, soprattutto, non aiuti a combattere il traffico di esseri umani.

  Giusi BARTOLOZZI (FI) condivide il senso dell'intervento del deputato Fornaro, mentre intende prendere le distanze da quello del deputato Migliore. Ritiene che non si stia facendo nessuna generalizzazione nel dibattito e che qualche indagine della magistratura ha comunque fatto emergere qualcosa di poco chiaro nel comportamento delle ONG. Ribadisce, inoltre, che dal punto di vista tecnico/giuridico c'è una netta differenza tra il sequestro amministrativo, che ha un effetto immediato, e quello penale, che si realizza all'esito di un processo, di norma assai lungo, il quale, peraltro, postula l'incolpazione per un reato. In tal senso auspica un po' di chiarezza, in Commissione, almeno sugli aspetti tecnico/giuridici.

  Simona BORDONALI (LEGA), intervenendo sull'ordine dei lavori, anche in considerazione di quanto emerso nel corso del dibattito dagli interventi dei deputati Migliore e Fornaro, chiede che l'emendamento a sua prima firma 1.151 venga votato per parti separate, ponendo in votazione prima la parte soppressiva della lettera c) del comma 1 e quindi la parte consequenziale, che sostituisce la lettera d) del comma 1.

  Carmelo MICELI (PD), relatore, replicando all'intervento della deputata Bartolozzi, precisa e ribadisce di non aver detto che le due tipologie di sequestro siano la stessa cosa, ma semplicemente che hanno i medesimi effetti. Peraltro ritiene utile ricordare che l'irragionevolezza di assegnare ad un atto amministrativo effetti penali era stata efficacemente posta in rilievo nella lettera che il Presidente della Repubblica aveva scritto accompagnandola all'atto di emanazione del cosiddetto «decreto Salvini».

  Giuseppe BRESCIA, presidente, avverte che, a seguito della richiesta della deputata Bordonali, l'emendamento Bordonali 1.151 sarà posto in votazione per parti separate: pertanto, sarà posta in votazione prima la parte soppressiva della lettera c) del comma 1 e quindi la parte consequenziale, che sostituisce la lettera d) del comma 1.

  La Commissione, con distinte votazioni, respinge prima la parte dell'emendamento Bordonali 1.151 soppressiva della lettera c) del comma 1 e quindi la parte consequenziale del medesimo emendamento.

  Giuseppe BRESCIA, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame alla seduta già convocata alle ore 18.

  La seduta termina alle 17.

SEDE REFERENTE

  Giovedì 19 novembre 2020. — Presidenza del presidente Giuseppe BRESCIA, indi del Pag. 34vicepresidente Fausto RACITI. – Interviene il viceministro dell'interno Matteo Mauri.

  La seduta comincia alle 18.

Sulla pubblicità dei lavori.

  Giuseppe BRESCIA, presidente, propone che la pubblicità della seduta odierna sia assicurata anche attraverso il circuito chiuso in modalità liberamente accessibile tramite la rete intranet della Camera e, tramite apposite credenziali nominative, anche dalla rete internet, ai sensi di quanto stabilito dalla Giunta per il Regolamento nella riunione del 31 marzo 2020.
  Non essendovi obiezioni, ne dispone l'attivazione.

DL 130/2020: Disposizioni urgenti in materia di immigrazione, protezione internazionale e complementare, modifiche agli articoli 131-bis, 391-bis, 391-ter e 588 del codice penale, nonché misure in materia di divieto di accesso agli esercizi pubblici ed ai locali di pubblico trattenimento, di contrasto all'utilizzo distorto del web e di disciplina del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale.
C. 2727 Governo.
(Seguito esame e rinvio).

  La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato, da ultimo, nell'odierna seduta pomeridiana.

  Giuseppe BRESCIA, presidente, ricorda che la Commissione prosegue, nella seduta odierna, l'esame, in sede referente, del disegno di legge C. 2727, di conversione del decreto-legge 21 ottobre 2020, n. 130, recante disposizioni urgenti in materia di immigrazione, protezione internazionale e complementare, modifiche agli articoli 131-bis, 391-bis, 391-ter e 588 del codice penale, nonché misure in materia di divieto di accesso agli esercizi pubblici ed ai locali di pubblico trattenimento, di contrasto all'utilizzo distorto del web e di disciplina del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale.
  Avverte che l'esame riprenderà dall'esame degli identici emendamenti Lucaselli 1.252 e Ravetto 1.253.

  Giusi BARTOLOZZI (FI), nell'apprezzare il fatto che il relatore Miceli abbia ricordato la lettera inviata dal Presidente della Repubblica ai Presidenti delle Camere e al Presidente del Consiglio avente ad oggetto il decreto n. 53 del 2019, eccepisce che tale lettera non è stata letta integralmente. Infatti, rileggendola testualmente, evidenzia come in essa siano giudicate sproporzionate e, quindi, irragionevoli la sanzione pecuniaria comminata per la violazione del divieto di ingresso nel mare territoriale e la disciplina della confisca non più subordinata alla reiterazione dell'illecito.

  Gianni TONELLI (LEGA), nel replicare alla deputata Boldrini sulla questione delle ONG, racconta che circa un anno fa, prima di fronte a codesta Commissione e poi di fronte alla Commissione Antimafia, il procuratore di Agrigento, Patronaggio, aveva affermato che non c'erano elementi di prova su intese intercorrenti tra scafisti e ONG e di aver replicato a tale magistrato esponendo i dati per contraddire tale affermazione, dati che si basano sull'attività delle forze di polizia impegnate nei luoghi di sbarco. Afferma che da tali dati emerge che gli sbarchi si concentrano nel fine settimana, oltre che dipendere dalle condizioni meteorologiche, a dimostrazione di una sincronizzazione tra l'attività degli scafisti e quelle delle ONG, anche in ragione delle rilevanti esigenze organizzative legate allo sbarco in Sicilia di migliaia di migranti. Riferisce di non avere avuto risposta dal procuratore e chiede un'indagine conoscitiva per riscontrare quei dati.

  Ylenja LUCASELLI (FDI), riguardo agli sbarchi dei migranti, si interroga sulla concreta realtà dei fatti, domandando quanti bambini portati da adulti siano effettivamente figli di quelle persone e quanti, invece, siano stati sottratti ai genitori per procurarsi una ragione per sbarcare in Italia. Si interroga inoltre su quanto altri Pag. 35comportamenti, come gettarsi in mare dalle navi delle ONG o procurarsi lesioni, siano intenzionalmente compiuti dai migranti per essere soccorsi. Sollecita dunque una riflessione realistica sul tema, al di là delle posizioni di parte, anche sulle navi-quarantena.

  La Commissione respinge gli identici emendamenti Lucaselli 1.252 e Ravetto 1.253.

  Emanuele PRISCO (FDI), illustrando l'emendamento 1.254, evidenzia come la proposta emendativa proponga di modificare la disposizione che ha escluso l'intervento diretto del Ministro dell'interno per vietare l'ingresso, il transito o la sosta nel mare territoriale di navi delle ONG o navi non italiane che trasportano migranti. Rileva come tale potere fosse riconosciuto al Ministro dell'interno in qualità di autorità nazionale di pubblica sicurezza, che dispone delle informazioni necessarie, allo scopo di disincentivare la partenza delle navi dirette verso le coste italiane.

  Igor Giancarlo IEZZI (LEGA), intervenendo sull'emendamento Lucaselli 1.254, sottolinea che esso è volto a ripristinare le disposizioni concernenti le sanzioni per la violazione del divieto di ingresso nel mare territoriale e la confisca e destinazione della nave sequestrata. In particolare ricorda che le norme sulle sanzioni erano state voluta dal gruppo della Lega e quella sulla confisca dei natanti dal MoVimento 5 Stelle, il quale aveva anche proposto di destinare le imbarcazioni confiscate alle associazioni del terzo settore. Pertanto chiede per quale motivo oggi il MoVimento 5 Stelle non rivendichi tali proposte.

  Vittoria BALDINO (M5S), relatrice, invita il deputato Iezzi a sottoscrivere l'articolo aggiuntivo Ficara 1.04, che propone di assegnare le barche sequestrate alle associazioni o fondazioni che ne facciano richiesta.

  La Commissione respinge l'emendamento Lucaselli 1.254.

  Emanuele PRISCO (FDI), intervenendo sugli identici emendamenti Ravetto 1.153 e Meloni 1.156, ricorda che, durante la discussione sul decreto-legge cosiddetto sicurezza-bis, sul tema delle navi sequestrate fosse stato trovato un equilibrio tra le differenti posizioni con la proposta emendativa presentata dalla deputata Macina, sottoscritta e approvata anche dai gruppi che allora costituivano l'opposizione, con il consenso dunque di circa due terzi del Parlamento. Perciò chiede se il MoVimento 5 Stelle e la deputata Macina abbiano cambiato idea sul punto, giungendo a difendere l'abrogazione di tali disposizioni.

  Felice Maurizio D'ETTORE (FI) afferma che l'emendamento Ravetto 1.153 mira a mantenere le sanzioni in caso di violazione del divieto di ingresso, come previste dal decreto-legge n. 53 del 2019. Giudica inconsistente l'obiezione di chi afferma che tali sanzioni non hanno avuto effetto e ritiene che la loro previsione abbia un effetto deterrente sulla commissione di tali comportamenti illeciti che, altrimenti, resterebbero impuniti. Ritiene che l'abrogazione di tali sanzioni abbia una ragione esclusivamente ideologica e aggiunge che sanzioni analoghe sono previste anche nel Codice della navigazione.

  Anna MACINA (M5S), ringraziando il relatore Miceli per il suo ineccepibile intervento, chiarisce che la lettera d) del comma 1, dell'articolo 1, sopprime disposizioni relative a sanzioni giudicate sproporzionate dal Presidente della Repubblica e alla confisca delle imbarcazioni, per la quale è stata richiesta da più parti una migliore disciplina. Ricorda che l'introduzione delle norme ora abrogate fu oggetto di numerose riformulazioni, che hanno negativamente influito sulla chiarezza e l'applicabilità delle norme medesime. Segnala inoltre come diversi costituzionalisti abbiano rilevato che quella disciplina potrebbe confliggere con la normativa penale. Sulla base di tali considerazioni, il proprio gruppo si è convinto della necessità di sopprimere disposizioni che in passato aveva contribuito ad approvare. Pag. 36
  Sottoscrive quindi l'articolo aggiuntivo Ficara 1.04, che prevede la possibilità di attribuire le imbarcazioni sequestrate a organizzazioni del Terzo settore.

  Igor Giancarlo IEZZI (LEGA) contesta i precedenti interventi in cui si è parlato di diatriba ideologica e osserva che in questa circostanza non si tratti di ideologia, ma si manifesti la profonda distanza tra la visione del proprio gruppo e quella della sinistra.
  Ribadisce che fu proprio grazie agli interventi dei quali ora si propone l'abrogazione che gli sbarchi in Italia erano crollati, mentre oggi si registra un aumento degli stessi, nonostante il timore per la pandemia. Ritiene quindi che la sinistra non sia interessata a ridurre gli sbarchi e anzi ne auspichi l'aumento, in modo tale da incrementare il sistema della accoglienza.

  La Commissione respinge gli identici emendamenti Ravetto 1.153 e Meloni 1.156.

  Giusi BARTOLOZZI (FI), intervenendo sugli identici emendamenti 1.152 e 1.157, esprime serie perplessità sulla possibilità di sopprimere, come fa il decreto-legge, i commi 6-bis e seguenti dell'articolo 12 del Testo unico sull'immigrazione senza causare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica. Ricorda infatti che le spese di custodia delle imbarcazioni oggetto di confisca sono attualmente addebitate all'armatore e al proprietario della nave e chiede chi sarà ora obbligato a sostenere questi oneri.

  Igor Giancarlo IEZZI (LEGA) concorda con quanto rilevato dalla deputata Bartolozzi, osservando come quello da lei sollevato sia un problema tecnico di carattere finanziario, al quale è necessario trovare una soluzione, e non una questione ideologica. Invita quindi ad approfondire la problematica, evitando di approvare una norma che potrebbe presentare aspetti problematici.

  Il Viceministro Matteo MAURI assicura che, per quanto riguarda le navi delle Organizzazioni non governative e non i gommoni utilizzati dagli scafisti, non esistono al momento imbarcazioni confiscate e pertanto i timori espressi dalla deputata Bartolozzi non hanno ragione di esistere.
  Osserva comunque che, qualora nel frattempo vengano effettuati dei sequestri, si farà fronte ai conseguenti oneri con le risorse disponibili nel bilancio dello Stato, rilevando altresì come il comma 3 dell'articolo 14 prevede che si possa procedere, se necessario, a compensazioni tra stanziamenti di capitoli di bilancio. Evidenzia inoltre che, con la previsione di estinzione delle sanzioni che si prevede di introdurre, verranno a cessare anche gli effetti negativi temuti dalla deputata Bartolozzi.

  Giusi BARTOLOZZI (FI) evidenzia che i costi per la custodia dei beni sequestrati aumentano di giorno in giorno e che, se si sopprime la previsione secondo cui gli stessi sono a carico degli armatori, occorre individuare un altro soggetto tenuto al loro pagamento.
  Chiede quindi di avere risposte dettagliate in relazione al numero di imbarcazioni sequestrate, al costo giornaliero della loro custodia e alle risorse finanziarie con le quali si intende provvedere alla copertura di questi costi.

  Nicola MOLTENI (LEGA) si associa alla richiesta della deputata Bartolozzi, che ha evidenziato l'esistenza di un rilevante problema contabile, e aggiunge la necessità di acquisire informazioni, eventualmente anche nel corso di una prossima seduta, in ordine all'esito dei sequestri amministrativi disposti ai sensi dei decreti sicurezza, specificando se questi sono stati seguiti da confische o meno.

  Giusi BARTOLOZZI (FI), in considerazione della necessità di acquisire gli elementi informativi richiesti, chiede che gli identici emendamenti Molteni 1.152 e Ravetto 1.157 siano accantonati.

  Carmelo MICELI (PD), relatore, ricorda che, sia nel caso di sequestro amministrativo sia nel caso di sequestro penale, le Pag. 37spese di custodia, sono temporaneamente poste a carico del custode, e sono sempre anticipate dallo Stato, che poi si rivale sull'autore dell'illecito.

  Giuseppe BRESCIA, presidente, segnala come il Viceministro Mauri abbia confermato che interverrà in una prossima seduta in relazione alle richieste di chiarimento degli onorevoli Bartolozzi e Molteni.

  La Commissione respinge gli identici emendamenti Molteni 1.152 e Ravetto 1.157.

  Igor Giancarlo IEZZI (LEGA) osserva come l'emendamento Molteni 1.154, analogamente al precedente emendamento Bordonali 1.151, sia volto a inasprire le pene per il reato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e riprenda il contenuto di una proposta di legge del proprio gruppo.
  Sottolinea quindi la profonda differenza tra la visione della maggioranza, che mira a eliminare sanzioni e confisca delle imbarcazioni, e quella della Lega, che propone sanzioni più dure. Rileva in proposito come la Lega abbia a cuore la difesa dei cittadini italiani, mentre l'Esecutivo sia interessato esclusivamente ad accrescere il sistema dell'accoglienza.

  Giusi BARTOLOZZI (FI), insistendo sulla questione relativa alla copertura dei costi per la custodia delle imbarcazioni sequestrate, evidenzia di non aver mai prospettato che vi potesse essere una differenza tra il caso sequestro penale e quello amministrativo. Ribadisce in ogni caso la necessità di prevedere una copertura per far fronte a detti costi.

  Carmelo MICELI (PD), relatore, rispondendo alla deputata Bartolozzi, segnala che il capitolo dello stato di previsione del Ministero della giustizia da utilizzare per la copertura delle spese in questione è lo stesso che sarebbe utilizzato anche nel caso in cui preveda la successiva ripetizione delle spese di custodia a carico del condannato.

  La Commissione respinge l'emendamento Molteni 1.154.

  Giusi BARTOLOZZI (FI) ritiene che la risposta fornita dal relatore Miceli al suo quesito relativo alla copertura delle spese di custodia delle imbarcazioni sequestrate non sia idonea a fugare i dubbi da lei espressi e chiede pertanto nuovamente di avere chiarimenti sul punto.

  Ylenja LUCASELLI (FDI) ricorda che, in conseguenza dell'introduzione dei commi 6-bis e seguenti nell'articolo 12 del Testo unico sull'immigrazione, si rese necessario integrare il relativo capitolo dello stato di previsione del Ministero della giustizia: pertanto dovrebbe essere disposto un ulteriore incremento dello stanziamento in considerazione della soppressione della possibilità di rivalersi delle spese di custodia a carico dell'armatore e del proprietario della nave.
  Indi, con riferimento all'emendamento Molteni 1.154, testé respinto dalla Commissione, sottolinea l'importanza di individuare in modo chiaro e certo le pene per il reato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, considerando che le pene rappresentano da sempre un deterrente, volto a prevenire la commissione di reati.

  La Commissione respinge l'emendamento Iezzi 1.87.

  Giuseppe BRESCIA, presidente, chiede ai relatori di esprimere il parere sull'emendamento Maniero 1.155, che in precedenza era stato erroneamente indicato come ritirato.

  Vittoria BALDINO (M5S), relatrice, anche a nome del relatore Miceli, esprime parere contrario sull'emendamento Maniero 1.155.

  Il Viceministro Matteo MAURI esprime parere conforme a quello dei relatori.

  La Commissione respinge l'emendamento Maniero 1.155.

Pag. 38

  Emanuele PRISCO (FDI) illustra l'emendamento Meloni 1.158, che prevede l'affondamento entro 15 giorni della nave oggetto di confisca. Sottolinea la funzione deterrente di tale disposizione, che manda un messaggio chiaro ai trafficanti di esseri umani i quali entrano illegittimamente nelle acque territoriali nazionali.

  Filippo Giuseppe PERCONTI (M5S) evidenzia come l'affondamento delle navi, che a suo giudizio rappresenta una misura di sapore «medievale», abbia impatti ambientali fortemente negativi, creando altresì un danno ai pescatori.

  Laura BOLDRINI (PD) condivide le considerazioni del deputato Perconti, rilevando come immaginare di poter affondare le imbarcazioni significa non avere scrupoli né sulle devastanti conseguenze che si avrebbero sull'ambiente né sui rischi di incidenti per la marineria nazionale. Osserva come questo emendamento, al pari del precedente emendamenti sul blocco navale – che costituirebbe a tutti gli effetti un atto di guerra – comporti conseguenze di una tale gravità da non poter contribuire in alcun modo al dibattito in maniera costruttiva.

  La Commissione respinge l'emendamento Meloni 1.158.

  Igor Giancarlo IEZZI (LEGA), intervenendo sull'ordine dei lavori, chiede alla Presidenza precisazioni riguardo all'emendamento Maniero 1.155, che è stato testé respinto dalla Commissione ma che gli risultava essere stato ritirato.

  Giuseppe BRESCIA, presidente, fa presente al deputato Iezzi che l'emendamento 1.155 fosse stato ritirato erroneamente; ha dunque dato conto di tale errore, ponendolo conseguentemente all'esame della Commissione.

  Igor Giancarlo IEZZI (LEGA) chiede alla Presidenza quando l'emendamento sia stato formalmente riammesso.

  Giuseppe BRESCIA, presidente, fa presente che l'emendamento, che era stato ritirato erroneamente, come precedentemente comunicato, è stato posto in votazione successivamente all'espressione dei pareri da parte dei relatori e del rappresentante del Governo, e non ravvisa al riguardo alcuna procedura contraria al regolamento.

  Ylenja LUCASELLI (FDI) osserva che non è stata formalmente comunicata dalla Presidenza la riammissione dell'emendamento.

  Giuseppe BRESCIA, presidente, chiarisce che non si è trattato di una riammissione dell'emendamento, facendo presente di aver informato la Commissione che in precedenza era stato erroneamente comunicato il ritiro dell'emendamento Maniero 1.155 e che pertanto ha chiesto ai relatori e al Governo di esprimersi su di esso, ponendolo quindi in votazione.

  Igor Giancarlo IEZZI (LEGA) ritiene che su un emendamento ritirato la Presidenza non possa chiedere i pareri ai relatori e al Governo, né porlo in votazione, in quanto quell'emendamento, pur presente nel fascicolo, non esiste più.

  Giuseppe BRESCIA, presidente, ribadisce nuovamente la correttezza della procedura seguita per l'emendamento Maniero 1.155, rispetto al quale ha chiarito che esso era stato erroneamente indicato come ritirato, per poi chiedere su di esso il parere ai relatori e al rappresentante del Governo.

  Vittoria BALDINO (M5S), relatrice, fa presente che è stata inviata agli uffici una nota con la quale si evidenziava un errore circa il ritiro di alcuni emendamenti, tra cui l'emendamento Maniero 1.155.

  Igor Giancarlo IEZZI (LEGA) chiede alla Presidenza precisazioni sul procedimento di riammissione di emendamenti, ritenendo che debbano essere i proponenti a chiederne nuovamente l'esame. Stante il rilevante contenuto dell'emendamento in Pag. 39discussione, chiede alla Presidenza che venga fatta chiarezza sul punto.

  Giuseppe BRESCIA, presidente, avendo più volte chiarito quanto chiesto dal deputato Iezzi, ritiene concluso il dibattito su questo argomento.

  Emanuele PRISCO (FDI) chiede alla Presidenza il motivo per cui non è stata data comunicazione dell'errore relativo al ritiro dell'emendamento Maniero 1.155 all'inizio della seduta.

  Ketty FOGLIANI (LEGA) sottolinea che il Presidente Brescia ha espressamente dichiarato che l'emendamento Maniero 1.155 era stato accantonato.

  Giuseppe BRESCIA, presidente, precisando di non aver mai detto che tale emendamento era stato accantonato, ribadisce che ritiene concluso il dibattito sul punto e che la Commissione passerà ora all'esame dell'emendamento Meloni 1.159.

  Ylenja LUCASELLI (FDI), intervenendo sull'emendamento Meloni 1.159, respinge l'accusa che questo, come il precedente emendamento Meloni 1.158, di contenuto analogo, contenga un messaggio medievale, evidenziando invece come il provvedimento in esame non prevede alcuna sanzione reale per chi arriva illegalmente nelle acque territoriali. Pur comprendendo la delicatezza dei profili ambientali connessi all'affondamento, ritiene prioritario che venga stabilito un principio di legalità.

  Igor Giancarlo IEZZI (LEGA) insiste nel chiedere precisazioni sulla procedura di riammissione dell'emendamento Maniero 1.155.

  Giuseppe BRESCIA, presidente, comunica che non concederà più la parola su tale punto.

  (Proteste dei deputati del gruppo della Lega).

  Igor Giancarlo IEZZI (LEGA) esprime preoccupazione per la procedura seguita con riguardo all'emendamento Maniero 1.155, il cui contenuto è assai importante, e per questo insiste che la Presidenza faccia chiarezza.

  Giuseppe BRESCIA, presidente, rassicura il deputato Iezzi che non sussistono motivi di preoccupazione e che gli stessi proponenti hanno comunicato che l'emendamento era stato ritirato per errore.

  Nicola MOLTENI (LEGA) osserva polemicamente che i proponenti non sono presenti in aula e che pertanto la riammissione non può essere stata chiesta da loro.

  Giuseppe BRESCIA, presidente, ritiene opportuno sospendere la seduta.

  La seduta, sospesa alle 19.20, è ripresa alle 19.30.

  Emanuele PRISCO (FDI) rileva come le opposizioni abbiano contestato il metodo seguito dalla Presidenza in merito alla trattazione dell'emendamento 1.155 e ritiene che sarebbe stato opportuno dare conto all'inizio della seduta del fatto che l'emendamento non doveva considerarsi ritirato. Osserva come, data la rilevanza politica del tema oggetto dell'emendamento medesimo, le modalità seguite potrebbero far sorgere il sospetto che si sia volutamente evitato di dare risalto alla vicenda.

  Giuseppe BRESCIA, presidente, contesta le affermazioni del deputato Prisco, ricordando come nella seduta del giorno precedente si sia proceduto in modo identico in ordine all'emendamento Frusone 1.106, dando atto del fatto che esso era stato erroneamente indicato come ritirato e quindi accantonandolo, senza che ciò suscitasse contestazione alcuna.

  Igor Giancarlo IEZZI (LEGA) stigmatizza nuovamente l'accaduto e dà conto del contenuto delle lettere, fornitegli dalla Presidenza, nelle quali i primi firmatari degli emendamenti Maniero 1.155 e 1.182 e Frusone Pag. 40 1.106 e 1.240 hanno dichiarato la loro volontà di mantenere i loro emendamenti nonostante la comunicazione di ritiro anche di tali emendamenti pervenuta dalla rappresentante di gruppo Baldino. Dando atto alla Presidenza di aver dato correttamente seguito alle dichiarazioni dei primi firmatari dei predetti emendamenti, ponendo quindi in votazione l'emendamento Maniero 1.155, ritiene tuttavia che sarebbe stato più opportuno procedere al riguardo con maggiore chiarezza e trasparenza.

  Giuseppe BRESCIA, presidente, ritiene che la questione sia esaurita, avvertendo che si passa ora all'esame dell'emendamento 1.159.

  Felice Maurizio D'ETTORE (FI), intervenendo sull'emendamento Meloni 1.159, rileva come esso sia collegato all'emendamento Maniero 1.155 e chiede alla Presidenza di chiarire quale sia l'esito di tale ultimo emendamento.
  Quanto al merito dell'emendamento Meloni 1.159, sottolinea come esso preveda che le navi oggetto di confisca siano immediatamente affondate, ma rileva come l'impiego dei beni confiscati, che vengono acquisiti al patrimonio, indisponibile o disponibile, dello Stato, possa essere rimesso alla discrezionalità amministrativa, ben potendo tali beni, ad esempio, essere venduti o utilizzati direttamente dallo Stato. Ritiene che una diversa formulazione dell'emendamento potrebbe riscuotere un consenso più ampio.
  Ribadisce, conclusivamente, la richiesta alla Presidenza di chiarire cosa sia accaduto in ordine all'emendamento Maniero 1.155.

  Fausto RACITI, presidente, ricorda come la Presidenza abbia già chiarito che l'emendamento Maniero 1.155, erroneamente indicato come ritirato, doveva in realtà considerarsi in esame; conseguentemente l'emendamento è stato posto in votazione e respinto.

  La Commissione respinge l'emendamento Meloni 1.159.

  Fausto RACITI, presidente, avverte che anche l'emendamento Maniero 1.182, del quale era stato erroneamente annunciato il ritiro, deve considerarsi ancora in esame.

  Emanuele PRISCO (FDI) illustra il contenuto dell'emendamento Delmastro Delle Vedove 1.160, volto a prevedere l'interdizione per dieci anni all'ingresso, al transito o alla sosta a carico del comandante della nave responsabile di approdi illegittimi. Ritiene, infatti, necessario dare un segnale chiaro, soprattutto nei confronti di chi va in cerca di notorietà, e cita al riguardo il caso di Carola Rackete, sanzionata in altro Paese europeo per fatti molto meno gravi di quelli dalla stessa commessi in Italia.

  La Commissione respinge l'emendamento Delmastro Delle Vedove 1.160.

  Ylenja LUCASELLI (FDI), intervenendo sull'emendamento Montaruli 1.161, rileva come esso sia volto a stimolare una riflessione sulla necessità di evitare commistioni tra attività meritorie di soccorso in mare e attività illecite, operando una netta distinzione tra i due ambiti. Dopo aver rilevato che non è chiaro a quanto ammontino le risorse europee destinate alle ONG, sottolinea come l'emendamento in esame sia volto a prevedere a carico delle organizzazioni che con proprie navi intendono fare ingresso nelle acque territoriali italiane l'obbligo di comunicare al Ministero dell'interno la provenienza dei finanziamenti. Si stupisce quindi della posizione contraria del Movimento 5 Stelle, che ha sempre fatto della trasparenza un elemento qualificante del proprio operato politico.

  Fausto RACITI, presidente, sospende brevemente la seduta, a causa di un difetto nel funzionamento dell'impianto di amplificazione.

  La seduta, sospesa alle 20, è ripresa alle 20.05.

  Fausto RACITI, presidente, avverte che l'esame del provvedimento riprenderà dall'emendamento Montaruli 1.161.

Pag. 41

  Gianni TONELLI (LEGA), intervenendo sull'emendamento Montaruli 1.161, afferma che, per ragioni di trasparenza, esso propone di introdurre l'obbligo per le ONG di comunicare al Ministero dell'interno le proprie fonti di finanziamento. Ricorda che vi sono ogni anno 800.000 persone vittime della tratta e quindi che è necessario vigilare affinché nessuno lucri su tali disgrazie umane.

  Giusi BARTOLOZZI (FI), dichiarando il voto favorevole del gruppo di Forza Italia sull'emendamento Montaruli 1.161, fa presente che è entrato in vigore il Codice di condotta delle ONG, nel quale viene recepita la buona prassi di dichiarare le fonti di finanziamento che, in base alla proposta emendativa in esame, diverrebbe un obbligo.

  La Commissione respinge l'emendamento Montaruli 1.161.

  Emanuele PRISCO (FDI), intervenendo sull'emendamento Mantovani 1.162, invita a valutarne con attenzione la finalità, che consiste nel destinare il ricavato della vendita delle imbarcazioni confiscate alle spese di assistenza ai rifugiati e di rimpatrio degli irregolari.

  Felice Maurizio D'ETTORE (FI) sostiene che l'emendamento Mantovani 1.162 introduce una norma ragionevole che impone un vincolo di destinazione sulle somme ricavate dalla vendita dei beni confiscati. Come in altri settori amministrativi, tali somme potrebbero essere utilmente impiegate per le spese dovute alla gestione dell'immigrazione clandestina ma precisa che potrebbe essere individuate anche altre destinazioni come l'attività di formazione di chi lavora nel settore o la gestione dei migranti regolari.
  Rammentando lo spirito di collaborazione già sperimentato nell'approvazione dei decreti sicurezza, chiede al relatore di accantonare l'emendamento, perché eventualmente sia riformulato, migliorando il testo in esame.

  Simona BORDONALI (LEGA), concordando con la richiesta di accantonamento del deputato D'Ettore, evidenzia che l'emendamento Mantovani 1.162 non riguarda una questione di carattere politico ma è una proposta di buon senso che potrebbe essere accettata.

  Carmelo MICELI (PD), relatore, fa presente che l'approvazione dell'emendamento Mantovani 1.162 comporterebbe la necessità di modificare l'articolo 14, che contiene la clausola di invarianza finanziaria, perché inciderebbe sulla voce di entrata avente ad oggetto le spese di custodia. In ogni caso accede alla richiesta di accantonamento dell'emendamento Mantovani 1.162.

  Fausto RACITI (PD), presidente, dispone l'accantonamento dell'emendamento Mantovani 1.162.

  Giusi BARTOLOZZI (FI), chiede di accantonare l'emendamento Mantovani 1.163 che, nella seconda parte, in cui si propone di destinare le navi sequestrate per l'impiego in attività istituzionali o per integrare la flotta di motopescherecci battente bandiera italiana, affronta lo stesso tema dell'articolo aggiuntivo Ficara 1.04. Rileva come la materia rivesta particolare importanza per taluni settori della marineria italiana, tra i quali richiama in particolare quello di Mazara del Vallo.

  Carmelo MICELI (PD), relatore, accede alla richiesta di accantonamento dell'emendamento Mantovani 1.163.

  Fausto RACITI, presidente, dispone l'accantonamento dell'emendamento Mantovani 1.163.

  Igor Giancarlo IEZZI (LEGA), intervenendo sull'emendamento 1.78, di cui è primo firmatario, sottolinea come sia necessario ripristinare disposizioni che consentano di controllare le frontiere, in particolare con la previsione di sanzioni adeguate alla gravità delle condotte di violazione degli obblighi Pag. 42 internazionali da parte delle navi che trasportano migranti.

  La Commissione respinge l'emendamento Iezzi 1.78.

  Igor Giancarlo IEZZI (LEGA), intervenendo sull'emendamento 1.88, di cui è primo firmatario, spiega come esso intenda impedire il fenomeno delle navi fantasma che fanno scendere i migranti su navi più piccole per farli entrare irregolarmente sul territorio italiano. Ricorda che la stessa Ministra Lamorgese, nell'audizione tenuta martedì scorso, ha denunciato tale condotta.

  Nicola MOLTENI (LEGA) precisa che il tema del trasbordo di persone su altri natanti è oggetto del Codice di condotta delle ONG, adottato dal Ministro Minniti, che lo vieta, insieme ad altre azioni, per contrastare l'attività illegale delle navi. Dichiara che avrebbe preferito sanzioni più severe di quelle previste nel testo dell'emendamento.

  Emanuele PRISCO (FDI) dichiara il voto favorevole del gruppo di Fratelli d'Italia sull'emendamento Iezzi 1.88.

  La Commissione respinge l'emendamento Iezzi 1.88.

  Ylenja LUCASELLI (FDI) illustra l'emendamento Bignami 1.166, volto a ridurre la discrezionalità del giudice, il quale, per effetto dell'approvazione dell'emendamento sarebbe tenuto a ordinare l'espulsione dello straniero in tutti i casi in cui questo sia condannato per i delitti per i quali gli articoli 380 e 381 del codice di procedura penale prevedono l'arresto obbligatorio o facoltativo in flagranza.

  La Commissione respinge l'emendamento Bignami 1.166.

  Nicola MOLTENI (LEGA) evidenzia come l'emendamento Iezzi 1.167, del quale è cofirmatario, sopprimendo la lettera e) del comma 1, eviterebbe l'estensione del divieto di espulsione dello straniero e la concessione del permesso di soggiorno per protezione speciale. Ricorda, tra l'altro, che la protezione degli stranieri in caso di rischio di trattamenti inumani e degradanti è già prevista dal diritto internazionale.

  Giusi BARTOLOZZI (FI) sottolinea che quanto stabilito dalla lettera e), della quale gli identici emendamenti Iezzi 1.167 e Ravetto 1.168 propongono la soppressione, è ridondante, perché la tutela, in queste fattispecie, è già riconosciuta dalla Convenzione europea dei diritti dell'uomo.
  Aggiunge poi che anche per la previsione di cui alla lettera e) si riscontra un problema di copertura, poiché la riduzione del numero degli stranieri soggetti ad espulsione comporta un aumento delle spese per la loro permanenza in Italia, tra l'altro di difficile quantificazione.

  Ylenja LUCASELLI (FDI) preannuncia il voto favorevole del proprio gruppo sugli identici emendamenti Iezzi 1.167 e Ravetto 1.168. Concorda infatti sull'esistenza di una simile previsione nel diritto internazionale e ritiene inoltre che la norma del decreto-legge sia generica e non individui con chiarezza le fattispecie alle quali dovrebbe applicarsi.

  Fausto RACITI, presidente, pone in votazione gli identici emendamenti Iezzi 1.167 e Ravetto 1.168.

  Emanuele PRISCO (FDI) invita a verificare con attenzione l'esito della votazione.

  Fausto RACITI, presidente, a seguito delle verifiche effettuate, proclama l'esito della votazione, dichiarando respinti gli identici emendamenti Iezzi 1.167 e Ravetto 1.168.

  Igor Giancarlo IEZZI (LEGA), intervenendo sull'ordine dei lavori, chiede chiarimenti in relazione al ritiro degli emendamenti di Colletti 1.169 e 1.170. Indipendentemente dal contenuto degli emendamenti, parzialmente condivisibile, evidenzia infatti come sia opportuno evitare il ripetersi di quanto accaduto per l'emendamento Maniero Pag. 43 1.155, ritirato dalla rappresentante di gruppo Baldino, senza il consenso dei presentatori.

  Emanuele PRISCO (FDI), intervenendo sull'ordine dei lavori, chiede se la volontà di ritirare gli emendamenti Colletti 1.169 e 1.170 sia condivisa dai presentatori di questi, Colletti e Berti.

  Fausto RACITI, presidente, segnala come, secondo la prassi costantemente seguita in merito, gli emendamenti Colletti 1.169 e 1.170 siano stati ritirati attraverso una comunicazione scritta a firma della rappresentante del Movimento 5 Stelle presso la Commissione Affari Costituzionali, sottolineando inoltre come i presentatori non abbiano manifestato alcuna contrarietà rispetto al ritiro, che dunque deve considerarsi a tutti gli effetti valido.

  Igor Giancarlo IEZZI (LEGA) ritiene che quanto avvenuto nel corso della presente seduta con riferimento all'emendamento Maniero 1.155 induce a ritenere che non tutti i deputati del gruppo Movimento 5 Stelle concordino con le decisioni assunte dalla rappresentante di gruppo Baldino, che è anche relatrice sul provvedimento.

  Fausto RACITI, presidente, rileva come quanto affermato dal deputato Iezzi non sia corretto, ribadendo la correttezza della procedura e la piena aderenza alla prassi costantemente seguita in materia di ritiro di emendamenti.

  Igor Giancarlo IEZZI (LEGA), sottolineando nuovamente l'episodio citato nel suo precedente intervento, osserva come la deputata Baldino non appaia rappresentare tutti i deputati del suo gruppo e come pertanto si renda necessario tutelare i dissidenti. Propone quindi di votare gli emendamenti Colletti 1.169 e 1.170, a meno che i due firmatari non dichiarino espressamente di volerli ritirare.

  Fausto RACITI, presidente, confermando la prassi costantemente applicata, sottolinea la differenza del presente caso con quello dell'emendamento Maniero 1.155, nel quale era stata inviata una lettera con la quale il presentatore dichiarava la sua volontà di mantenere l'emendamento, esplicitando la sua contrarietà al ritiro precedentemente comunicato dalla rappresentante del gruppo M5S.

  Francesco BERTI (M5S), in qualità di cofirmatario degli emendamenti Colletti 1.169 e 1.170, conferma che in questo caso non è stata presentata da parte dei firmatari alcuna richiesta di mantenere gli emendamenti ritirati.

  Felice Maurizio D'ETTORE (FI), prendendo atto di quanto comunicato dal deputato Berti, ritiene necessario che anche il primo firmatario Colletti confermi di non avere obiezioni al ritiro degli emendamenti 1.169 e 1.170.

  Emanuele FIANO (PD) rileva nelle affermazioni testé rese dai deputati di opposizione un'evidente contraddizione con quanto da loro stessi sostenuto pochi minuti fa relativamente all'emendamento Maniero 1.155. Infatti, mentre con riferimento all'emendamento Maniero 1.155 esiste un atto con il quale il proponente si dichiarava contrario al ritiro, di cui la Presidenza ha dato correttamente conto, informando quindi che tale emendamento non poteva più considerarsi ritirato, nel caso degli emendamenti 1.169 e 1.170 è agli atti una comunicazione di ritiro di questi, come di altri emendamenti, da parte della rappresentante del gruppo di appartenenza dei firmatari degli stessi emendamenti, non sussistendo invece alcun altro atto formale che indichi una diversa volontà dei firmatari stessi.
  Rileva peraltro che poco fa uno dei firmatari il confermato esplicitamente il consenso al ritiro di tali emendamenti.

  Gianni TONELLI (LEGA) evidenzia come la logica rappresentata dal deputato Fiano non sia applicabile al Movimento 5 Stelle, come dimostrato in occasione del fatto che alcuni emendamenti erano ritirati dalla rappresentante di gruppo senza che su tale Pag. 44ritiro ci fosse in realtà il consenso del primo firmatario.

  Fausto RACITI, presidente, ribadisce che, in assenza di qualsiasi dichiarazione con la quale il primo firmatario dichiari di smentire l'atto di ritiro pervenuto dalla rappresentante di gruppo, gli emendamenti Colletti di 1.169 e 1.170 sono a tutti gli effetti ritirati.
  Ritiene quindi che il dibattito in corso sia privo di ogni fondamento.

  (Proteste del deputato Iezzi).

  Fausto RACITI, presidente, rileva come l'atteggiamento tenuto nell'ultimo quarto d'ora di seduta dalle opposizioni contraddica palesemente lo spirito di collaborazione che ha caratterizzato i lavori la Commissione per tutta la giornata, a partire dalle riunioni dell'ufficio di presidenza, evidenziando tra l'altro come siano state accolte tutte le richieste avanzate dalle stesse opposizioni.
  Rinvia, quindi, il seguito dell'esame alla seduta già prevista per la giornata di domani, che sarà anticipata alle ore 9.

  La seduta termina alle 21.