CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 13 ottobre 2020
452.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Politiche dell'Unione europea (XIV)
COMUNICATO
Pag. 174

SEDE CONSULTIVA

  Martedì 13 ottobre 2020. — Presidenza del presidente Sergio BATTELLI.

  La seduta comincia alle 10.

Nota di aggiornamento del documento di economia e finanza 2020.
Doc. LVII n. 3-bis, Annesso e Allegati.
(Parere alla V Commissione).
(Esame e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento in titolo.

  Piero DE LUCA (PD), relatore, avverte che la Commissione è chiamata ad esaminare, ai fini del parere da rendere alla V Commissione Bilancio, la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2020 (NADEF 2020), e l'annessa Relazione al Parlamento per l'autorizzazione al ricorso all'indebitamento, trasmessa ai sensi dell'articolo 6 della legge n. 243 del 2012.
  Evidenzia in premessa che la NADEF 2020 assume quest'anno rilevanza e caratteristiche peculiari, atteso che essa si colloca, da un lato, in uno scenario economico Pag. 175e sociale ancora di carattere emergenziale, per via della crisi Covid-19, e, dall'altro, in un contesto istituzionale improntato da un radicale cambiamento di strategia nei principali ambiti di intervento delle politiche europee.
  La crisi pandemica ha reso indispensabile e urgente l'adozione, a livello europeo, di politiche di sostegno e rilancio, la cui esigenza era già da tempo avvertita e sostenuta dai rappresentanti istituzionali di diversi Paesi membri, primo fra tutti l'Italia. La nuova strategia, prontamente adottata dalle istituzioni europee, prevede, com’è noto, un'azione ad ampio raggio: una politica monetaria fortemente espansiva messa in campo dalla Banca centrale europea, che ha sinora contribuito a prevenire tensioni sui mercati finanziari e a contenere i rendimenti dei nostri titoli di Stato; un nuovo approccio alle regole di bilancio, che ha consentito margini di spesa per fronteggiare le ricadute della crisi sino a ieri impensabili; la previsione di un quadro temporaneo in tema di aiuti di Stato, che ha facilitato l'adozione di un ampio spettro di interventi a sostegno del tessuto produttivo; un più intenso intervento della BEI a favore della liquidità e degli investimenti dei paesi membri; l'adozione di strumenti di bilancio comuni, come il Next Generation EU (NGEU) e lo SURE, finanziati con un inedito ricorso al mercato da parte della Commissione europea, oltre che la nuova linea di credito del MES per le spese sanitarie destinata al contrasto alla pandemia.
  Mai come in questo anno, quindi, le linee programmatiche di intervento del Governo delineate dalla NADEF s'intrecciano con le politiche comunitarie, che anziché vincoli e restrizioni hanno predisposto un contesto volto ad ampliare gli spazi di azione per consentire ai governi nazionali l'adozione di politiche economiche fortemente espansive e in buona parte supportate da risorse di derivazione europea.
  A tale ultimo riguardo, segnala che, nella sua Comunicazione sulla strategia annuale per la crescita sostenibile 2021 del 17 settembre scorso, la Commissione europea ha proposto (e in seguito ufficialmente confermato) il mantenimento in vigore anche nel 2021 della c.d. general escape clause (GEC) già prevista per l'anno in corso, clausola che, ricordo, consente agli Stati membri di deviare temporaneamente dal percorso di aggiustamento verso l'obiettivo di medio termine – che per l'Italia è il pareggio di bilancio strutturale –, pur non sospendendo l'applicazione del Patto di Stabilità e Crescita, né le procedure del Semestre europeo in materia di sorveglianza fiscale.
  Grazie a questa decisione sarà dunque consentito agli Stati membri di perseguire politiche di sostegno mirate e temporanee anche nell'anno prossimo, ferma restando l'esigenza, ribadita dalla Commissione, di adottare misure di più ampio respiro, finalizzate a sostenere la ripresa economica e di preservare al tempo stesso la sostenibilità di bilancio a medio termine.
  Sempre con riferimento al contesto europeo, evidenzia altresì che il Governo nella NADEF informa che il prossimo anno non verranno redatte le consuete Raccomandazioni specifiche ai Paesi, ma continueranno ad essere valide quelle adottate nel 2020, salvo le raccomandazioni di natura fiscale nella fase di uscita dalla predetta clausola, che potranno essere adottate nella prospettiva di un ritorno a una posizione fiscale prudente nel medio periodo in vista del ripristino dell'aspetto cogente della sorveglianza fiscale.
  Fa presente inoltre che la NADEF sottolinea che non è ancora dato sapere se si convergerà verso il «vecchio» sistema di regole legato al Patto di Stabilità e Crescita o se, nel frattempo, si concorderà una sua revisione, come auspicato più volte dalla XIV Commissione e ribadito nella Risoluzione approvata dalla Camera in data 7 ottobre 2020 sulla Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione Europea e sul programma di lavoro della Commissione europea per il 2020. Evidenzia comunque che il Governo italiano ha affermato di volere seguire un approccio prudente nel nuovo scenario programmatico di finanza pubblica e ha Pag. 176coerentemente fissato un profilo discendente del deficit e del rapporto debito/PIL, come di seguito illustrato.
  In via preliminare anticipa, infine, che, proprio al fine di massimizzare le politiche di rilancio dell'economia in un contesto di progressivo riequilibrio dei conti pubblici e di riduzione del rapporto tra debito pubblico e PIL, il quadro programmatico della NADEF assume l'integrale utilizzo dei fondi europei messi a disposizione dell'Italia con gli strumenti NGEU e SURE, mentre non menziona l'utilizzo delle risorse del MES, su cui il Governo non può ovviamente decidere in autonomia, essendosi impegnato, a seguito della predetta Risoluzione, ad assumere ogni decisione solo a seguito di un preventivo ed apposito dibattito parlamentare e comunque previa presentazione da parte del Governo di un'analisi dei fabbisogni e di un piano dettagliato dell'utilizzo degli eventuali finanziamenti.
  Ciò premesso, informa che, nel nuovo contesto europeo descritto, la NADEF dà conto, in primo luogo, dell'andamento tendenziale dell'economia e della finanza pubblica per il nostro Paese, andamento che considera gli effetti dei soli provvedimenti già inclusi nella legislazione vigente, tra cui in particolare gli interventi a sostegno dell'occupazione, dei redditi e della liquidità di famiglie e imprese adottati dal Governo nel 2020, il cui importo ha raggiunto i 100 miliardi, pari a 6,1 punti percentuali di PIL. Lo scenario tendenziale assume inoltre la medesima ipotesi di base già adottata nel DEF circa l'andamento della pandemia, ovvero l'ipotesi della disponibilità dei vaccini entro il primo trimestre del 2021 e di un conseguente allentamento di gran parte delle misure restrittive a partire dal secondo semestre 2021.
  Nello scenario macroeconomico tendenziale, il PIL, dopo una severa flessione prevista per il 2020, pari a -9 per cento rispetto al 2019, registrerebbe una marcata ripresa nel 2021 (+5,1 per cento), con un trascinamento significativo anche nel 2022 (3 per cento) e più contenuto nel 2023 (+1,8 per cento). Il tasso di disoccupazione salirebbe dal livello relativamente contenuto, pari al 9,5 per cento, atteso per l'anno in corso (anno in cui si registra una bassa partecipazione al lavoro e in cui operano i provvedimenti di sospensione della possibilità di licenziamento) al 10,7 per cento nel 2021, per poi registrare una lieve riduzione nei due anni successivi (10,3 per cento nel 2022 e 9,8 per cento nel 2023).
  Sul fronte dello scenario tendenziale di finanza pubblica, l'indebitamento netto, dopo il marcato aumento previsto per il 2020 (al 10,8 per cento del PIL, dopo l'1,6 per cento raggiunto nel 2019), migliorerebbe sensibilmente negli anni successivi, mantenendosi comunque al di sopra della soglia del 3 per cento del PIL anche al termine dell'arco di tempo di previsione (5,7 nel 2021, 4,1 nel 2022, e 3,3 nel 2023), mentre il rapporto debito/PIL, previsto al 158 per cento nel 2020, risulterebbe in discesa nel biennio successivo di quasi due punti percentuali all'anno in media, con una riduzione più lieve nel 2023, quando tale rapporto scenderebbe al 154,1 per cento.
  Segnala che la NADEF presenta anche un'ipotesi di scenario tendenziale avverso, che considera la possibilità che la ripresa dei contagi registrata a partire da agosto si aggravi sensibilmente nei mesi finali del 2020, portando ad un sensibile aumento dei ricoveri ospedalieri e rendendo necessaria l'adozione da parte del Governo di conseguenti misure precauzionali, peraltro meno drastiche rispetto alla scorsa primavera. In tale scenario avverso, la caduta del PIL arriverebbe al –10,5 per cento per il 2020, mentre la ripresa nel 2021 si fermerebbe all'1,8 per cento, (contro il 5,1 per cento del tendenziale), per poi proseguire più speditamente negli anni successivi. Dal punto di vista della finanza pubblica, il deficit della PA sarebbe pari a circa l'11,5 per cento del PIL nel 2020 e al 7,8 per cento del PIL nel 2021, con una marcata discesa nei due anni successivi, ma con un punto d'arrivo comunque più alto rispetto al tendenziale di circa mezzo punto percentuale nel 2023 e un rapporto Pag. 177debito/PIL in discesa, ma ad un livello superiore di oltre 4 punti percentuali in confronto al tendenziale.
  Sottolinea inoltre che la NADEF non presenta una valutazione probabilistica della possibilità che si determini lo scenario avverso, sebbene sia implicito che tale probabilità sia comunque minoritaria rispetto a quella dello scenario adottato come tendenziale. Le previsioni, sempre incerte per loro stessa natura, hanno dunque quest'anno un fattore di incertezza maggiore rispetto agli anni trascorsi, dovuto ai possibili diversi scenari di evoluzione della pandemia.
  Passando dallo scenario tendenziale a quello programmatico, evidenzia che l'azione di Governo si prefigge di raggiungere contestualmente una pluralità degli obiettivi, sulla base di una strategia organica per sostenere il rilancio della crescita e dell'occupazione in una dimensione di trasformazione del Paese in chiave di sostenibilità ambientale e sociale, e porre, allo stesso tempo, il nostro debito pubblico su un sentiero credibile e sostenibile di discesa strutturale.
  Al fine di accelerare la ripresa dell'economia la NADEF fissa anzitutto un obiettivo di indebitamento netto per il 2021 pari al 7 per cento del PIL, consentendo pertanto, rispetto al 5,7 per cento di disavanzo tendenziale, uno spazio di bilancio per una manovra pari a 1,3 punti percentuali di PIL, quindi oltre 22 miliardi di euro; nel complesso, la prossima Legge di bilancio e le sovvenzioni della Recovery and Resilience Facility avranno nel medesimo anno un valore pari a circa il 2 per cento del PIL e grazie a questo stimolo espansivo la crescita stimata del PIL nel 2021 è fissata al 6 per cento (rispetto ad una crescita tendenziale, ossia in assenza di manovra, pari al 5,1 per cento), mentre per il 2022 si prevede il recupero del livello del PIL registrato nell'anno precedente la pandemia.
  Più nel dettaglio, evidenzia che lo scenario programmatico prevede, in primo luogo, un obiettivo di maggiore crescita del PIL e dell'occupazione, da conseguire principalmente mediante un rilancio significativo degli investimenti pubblici e privati; in secondo luogo, una serie di obiettivi specifici connessi all'attuazione delle politiche di settore, tra cui segnala, in particolare, quello di una riforma fiscale che migliori l'equità, l'efficienza e la trasparenza del sistema tributario, riducendo anche il carico fiscale sui redditi medi e bassi; infine, ricorda che la NADEF si prefigge altresì l'obiettivo di un miglioramento del rapporto deficit/PIL e debito/PIL al termine del periodo di previsione.
  Il primo obiettivo, relativo alla crescita del PIL, prevede, come accennato, una crescita reale del 6 per cento nel 2021, del 3,8 per cento nel 2022 e del 2,5 per cento nel 2023 (con un differenziale di crescita rispetto al profilo tendenziale rispettivamente pari a +0,9, +0,8 e +0,7 punti). Tale incremento di crescita deriverebbe in parte, nel primo biennio, dalle politiche finanziate mediante un maggior deficit di bilancio e in parte (e in misura crescente) dall'utilizzo delle sovvenzioni del NGEU, neutrali sul bilancio pubblico, che verranno destinate interamente al finanziamento degli investimenti.
  Sottolinea in proposito che l'intero ammontare della maggiore crescita previsto per il 2023 è attribuibile alle sovvenzioni europee (la manovra di bilancio diviene infatti restrittiva in tale anno, dando un contributo negativo alla crescita). Il successo del PNRR risulterà pertanto essenziale ai fini di una ripresa robusta e duratura.
  Nel quadro programmatico il tasso di disoccupazione beneficerebbe della maggiore crescita e assumerebbe un profilo più contenuto rispetto all'andamento tendenziale per tutto il periodo di previsione (10,3 nel 2021, 9,5 nel 2022 e 8,7 nel 2023).
  Con riferimento al secondo obiettivo, riguardante l'attuazione delle politiche di settore, premette che la NADEF rinvia in primo luogo alle Linee guida presentate al Parlamento, che costituiranno la base per la predisposizione del PNRR, in coerenza con le Raccomandazioni formulate dalla Commissione europea per l'Italia nel 2019 e nel 2020, con il PNR, con il Piano Pag. 178energia e clima, il Just Transition Fund e gli altri programmi operativi della UE.
  Passa poi ad illustrare le aree di intervento del PNRR e i relativi cluster di progetti richiamati nella NADEF in materia di digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo e della PA; rivoluzione verde e transizione ecologica; infrastrutture per la mobilità; istruzione, formazione, ricerca e cultura; equità sociale, di genere e territoriale; salute.
  Con specifico riferimento alle politiche di spesa che verranno adottate con la manovra per il triennio 2021-23, segnala inoltre che la NADEF fornisce alcune, ancorché limitate, indicazioni, quali: l'erogazione di significative risorse per il sostegno all'occupazione e ai redditi dei lavoratori, segnatamente nei settori più impattati dall'emergenza Covid-19 e con particolare riferimento al primo anno di programmazione, il 2021; il completamento del finanziamento del taglio del cuneo fiscale sul lavoro dipendente (i c.d. 100 euro) e il finanziamento della riduzione contributiva al Sud già introdotta dal decreto-legge di agosto limitatamente alla seconda metà del 2020; l'introduzione di un'ampia riforma fiscale, che il Governo intende attuare sulla base di una Legge delega che sarà parte integrante del PNRR e dei relativi obiettivi intermedi. La riforma si raccorderà all'introduzione dell'assegno unico e universale per i figli; l'incremento degli investimenti pubblici in misura inedita e l'aumento delle risorse per la ricerca, la formazione, la digitalizzazione e la riconversione dell'economia in chiave di sostenibilità ambientale; il rifinanziamento, infine, delle cosiddette politiche invariate non coperte dalla legislazione vigente (missioni di pace, rifinanziamento di taluni fondi di investimento, fondo crisi di impresa, ecc.).
  Fa osservare che la NADEF, nell'indicare gli obiettivi programmatici di spesa testé richiamati, non ne prevede l'inquadramento nell'ambito degli obiettivi di sviluppo sostenibile dell'Agenda 2030 e dei relativi target operativi; nel documento viene menzionato unicamente l'obiettivo di sviluppo sostenibile con riferimento alle azioni intraprese nel settore agricolo per il Green New Deal europeo in coerenza con le Raccomandazioni 2019-20. Benché gli obiettivi dell'Agenda 2030 sottendano comunque le finalità delle aree di intervento delineate nella NADEF così come nelle citate Linee guida del PNRR, evidenzia l'importanza di mantenere, sia in fase di programmazione che in fase di attuazione delle politiche, un ancoraggio alla struttura dell'Agenda, i cui goals sono stati adottati come cardine delle linee di azione a livello europeo e il cui monitoraggio dovrà essere oggetto di attenta valutazione.
  Dopo avere indicato le politiche settoriali di spesa evidenziate nella NADEF, richiama l'attenzione sulle fonti di finanziamento che il documento individua a fronte della manovra di bilancio 2021-23. Tra queste segnala anzitutto l'utilizzo delle risorse messe a disposizione dal pacchetto NGEU, tra cui quelle dei fondi React-EU, per lo Sviluppo Rurale e ovviamente il Recovery Fund. In proposito osserva che la NADEF dà conto dell'ammontare dei fondi NGEU che il Governo stima di spettanza per il nostro paese, pari a un totale di 205 miliardi, di cui 127,6 di prestiti (interamente facenti capo al Recovery fund), e 77,4 di sovvenzioni (di cui 65,4 facenti capo al Recovery fund, 10 al React EU e 2 ad altri fondi minori). La NADEF assume l'utilizzo integrale di tali risorse lungo un arco temporale di sei anni, dal 2021 al 2026, ma attribuisce una diversa finalizzazione alle risorse a seconda che esse siano costituite da sovvenzioni o da prestiti: infatti, mentre le sovvenzioni saranno interamente destinate a finanziare maggiori spese, con effetti neutrali sul deficit, i prestiti del Recovery fund saranno destinati a finanziare nuovo deficit solo in parte, ovvero nella misura corrispondente all'incremento del deficit programmatico rispetto al tendenziale. La parte restante dei prestiti del Recovery fund finanzierà spese già previste negli andamenti tendenziali, o nuove spese previste nella manovra già provviste di misure di copertura nella manovra stessa (concorrendo in tal modo a finanziare i saldi). Pag. 179
  Tra le ulteriori fonti di finanziamento della manovra sono poi annoverati: la rimodulazione di alcuni fondi di investimento e l'avvio di un programma di revisione e riqualificazione della spesa della PA; la revisione di alcuni sussidi dannosi dal punto di vista ambientale; gli incrementi di gettito derivanti dal miglioramento della compliance, correlati anche all'incentivazione all'utilizzo degli strumenti elettronici di pagamento; il gettito addizionale derivante dalla più elevata crescita generata dal programma di investimenti sopra richiamato, che è incluso nelle stime solo a partire dal 2022 anche per tenere conto dei ritardi temporali con cui il gettito risponde agli incrementi dell'attività economica.
  Con riferimento alle risorse disponibili, segnala inoltre che la NADEF menziona anche le risorse europee dello SURE, confermando che, a valere su tale strumento, lo scorso 25 settembre sono stati assegnati all'Italia dal Consiglio europeo finanziamenti per 27,4 miliardi. Tali risorse non sono però destinate al finanziamento della manovra: la NADEF segnala infatti che esse potranno essere utilizzate a fronte delle misure di sostegno occupazionale eccezionali già varate dal Governo nel corso del 2020. In tal modo i finanziamenti SURE risulterebbero neutrali sia ai fini dei saldi di finanza pubblica, in quanto volti a finanziare spese già incluse nel deficit tendenziale, sia ai fini del debito, in quanto meramente sostitutivi di altri titoli di debito pubblico già inclusi nei tendenziali.
  Infine, con riferimento all'obiettivo di miglioramento degli andamenti di finanza pubblica di medio termine, segnala che il quadro programmatico di finanza pubblica della NADEF prevede un indebitamento netto che, pur elevandosi rispetto al tendenziale nel biennio 2021-22 (rispettivamente al 7,0 per cento e al 4,7 per cento), tornerebbe al livello soglia del 3,0 per cento nel 2023, ovvero a un livello inferiore di tre decimi di punto rispetto all'andamento tendenziale; l'indebitamento netto strutturale risulterebbe più elevato rispetto al percorso tendenziale durante tutto l'arco di previsione, ma con un profilo decrescente più accentuato nel biennio 2022-23. Il rapporto debito/PIL, grazie principalmente all'aumento del denominatore, risulterebbe costantemente inferiore rispetto all'andamento tendenziale, con un marcato profilo discendente (in particolare pari al 155,6 per cento del PIL nel 2021, al 153,4 nel 2022 e al 151,5 nel 2023), sebbene in misura comunque insufficiente, come rilevato dalla stessa NADEF, ai fini del rispetto delle regole europee sul debito. L'incremento del debito (ovvero del numeratore del rapporto debito/PIL) conseguente all'aumento del deficit nel biennio 21-22 non darebbe luogo a pressioni finanziarie sui mercati in quanto interamente finanziabile con i prestiti del Recovery Fund. La NADEF, comunque, cautelativamente, non considera il risparmio di spesa di interessi che deriverebbe dalla sostituzione dei titoli nazionali con i finanziamenti concessi dall'Europa (SURE, Recovery Fund). In ogni caso, segnala come l'obiettivo del Governo, tenuto conto anche del rilevante impatto positivo del PNRR e delle relative risorse, sia quello di riportare il debito al livello pre-Covid nell'arco di un decennio e come tale prospettiva sia resa credibile anche dall'assenza delle clausole di salvaguardia che, per la prima volta dopo molti anni, restituisce un quadro realistico dello stato delle finanze pubbliche.
  Evidenzia, infine che, a completamento della manovra di bilancio 2020-2022, il Governo dichiara quali collegati alla decisione di bilancio una serie nutrita di provvedimenti, tra cui richiama, tra gli altri, i disegni di legge in materia di: riforma fiscale; riordino della normativa ambientale, promozione della green economy e l'economia circolare (Green Generation); riforma degli ammortizzatori sociali; salario minimo e rappresentanza delle parti sociali nella contrattazione collettiva; lavoro agile nelle pubbliche amministrazioni; sostegno e valorizzazione dell'agricoltura e della pesca, nonché quello per l'attuazione dell'autonomia differenziata di cui all'articolo 116, 3 comma, della Costituzione. Pag. 180
  Conclusivamente, ritiene che il Paese, pur nel permanere delle criticità connesse alla pandemia, abbia ora dinanzi una opportunità che non è retorico definire storica; un'opportunità che va colta in una finestra temporale circoscritta, attraverso l'adozione di riforme strutturali per troppo tempo rinviate – nel fisco, nel welfare, nella PA e nella Giustizia – e la sinergica ed effettiva realizzazione di progetti di investimento che, oltre a rilanciare in modo strutturale la crescita e l'occupazione e traghettare il Paese verso un'economia verde e digitale, siano al contempo in grado ricomporne le fratture e i divari – territoriali, sociali, di genere – ponendo davvero le basi di quel nuovo modello di sviluppo sostenibile e inclusivo di cui oggi l'Europa è, nel mondo, l'emblema. Si riserva quindi di presentare una proposta di parere all'esito del dibattito.

  Guido Germano PETTARIN (FI) segnala la necessità di maggiori approfondimenti su alcuni aspetti. In primo luogo, rileva che la NADEF non presenta un quadro dettagliato che dimostri la disponibilità effettiva delle risorse, limitandosi a fare riferimento, per la realizzazione delle politiche, agli andamenti di finanza pubblica prospettati nel quadro programmatico.
  Inoltre, rileva un eccessivo ottimismo nelle previsioni macroeconomiche e, in particolare, in merito alle risorse rinvenienti dalla lotta all'evasione fiscale, che andrebbero suffragate da maggiori dettagli sui criteri di valutazione.
  Il terzo aspetto riguarda il carattere a suo avviso velleitario del quadro dei provvedimenti collegati alla decisione di bilancio: si tratta di ben 22 interventi legislativi, tra cui riforme di portata tanto ampia quanto di improbabile realizzazione.
  Rimarca poi l'assenza nella NADEF di un approfondimento sul tema dell'impatto dello smart-working sull'economia, con particolare riferimento agli effetti depressivi che produce sull'andamento delle attività commerciali in particolare nei centri cittadini.
  Rileva infine che andrebbe verificata la corrispondenza delle politiche delineate nella NADEF con i pilastri fondamentali sottesi al programma NGEU.

  Marco MAGGIONI (LEGA) interviene evidenziando i molteplici profili di incertezza che caratterizzano le previsioni della NADEF 2020, tra cui l'imprevedibile andamento dell'emergenza Covid-19, l'aleatorietà delle previsioni del quadro macro e microeconomico, i molti fattori che potrebbero incidere sulla stabilità internazionale. Tali aspetti accrescono oggettivamente, rispetto agli scorsi anni, l'incertezza del quadro previsivo, ma il Governo aggiunge ulteriori fattori suscettibili di minare l'attendibilità delle previsioni.
  Sottolinea poi come la stessa pluralità degli scenari prefigurati attesti l'elevato grado di incertezza delle stime. Già il quadro tendenziale appare estremamente ottimistico: si assume infatti, in primo luogo, un basso profilo dei rendimenti sui titoli di Stato, basato sull'ipotesi di prosecuzione delle attuali politiche espansive della BCE, senza evidenziare che su tale ipotesi pende la contestazione conseguente alla sentenza della Corte Costituzionale federale tedesca che pone in dubbio la legittimità del programma straordinario di acquisto di titoli di debito sovrano. Si assume, inoltre, che le entrate restino stazionarie, e ciò nonostante un evidente calo dei consumi, suscettibile di aggravarsi in ragione della pandemia e che causerà inevitabilmente un ulteriore caduta del gettito fiscale. Anche l'ipotesi di un tasso di disoccupazione sostanzialmente stabile, prefigurata dal Governo, non sembra tenere conto di alcune circostanze di fatto, a cominciare delle possibili ricadute che potranno derivare dal venir meno del blocco dei licenziamenti.
  Osserva quindi come lo scenario tendenziale avverso, indicato nella Nota, appaia assai più aderente alla realtà, anche alla luce dell'attuale recrudescenza del virus che sta portando al ritorno di chiusure parziali di alcune attività economiche.Pag. 181
  Con riferimento al quadro programmatico, avverte che l'ipotesi di utilizzo del Recovery fund già a partire dal 2021 non appare prudenziale, in quanto i negoziati sono tuttora in corso e si rischia seriamente uno stallo per l'opposizione di alcuni paesi. Sul piano della finanza pubblica sottolinea, inoltre, che l'assenza di un avanzo primario nel triennio di previsione non sembra prefigurare una condizione favorevole ad un'ipotesi credibile di rientro del deficit.
  Per quanto riguarda le previsioni macroeconomiche, rileva come appaia altresì ottimistico lo scenario che prevede già nel 2022 il ritorno al livello del PIL registrato nell'anno precedente la pandemia. Al fine di conseguire un tale risultato occorrerebbe in primo luogo liberare le risorse già disponibili, stanziate per la realizzazione di opere pubbliche non realizzate, che dovrebbero essere sbloccate con interventi radicali di semplificazione amministrativa. Evidenzia inoltre che la NADEF preannuncia una manovra fiscale di revisione delle aliquote senza chiarire come si intenda realizzare tale riforma. Richiama infine l'attenzione sulla necessità un'azione di riduzione della burocrazia e di efficientamento della spesa pubblica, evitando politiche volte ad assorbire nel pubblico impiego chi non trova occupazione nel settore privato, nonché l'esigenza di dare finalmente attuazione alle istanze delle regioni sul necessario e non più rinviabile processo di rafforzamento della loro autonomia.

  Emanuela ROSSINI (MISTO-MIN.LING.) esprime apprezzamento per il cambio di approccio e di strategia nelle politiche economiche, a partire da un diverso contesto istituzionale europeo che ha creato gli spazi per manovre espansive, e sottolinea che tale nuovo approccio dovrebbe divenire permanente al fine di conferire una maggiore incisività alle politiche nazionali. Valuta altresì positivamente il riferimento operato nella NADEF alla necessità di anticipare nella legge di bilancio l'attuazione delle riforme connesse alle priorità di utilizzo del Recovery fund, rilevando come la sinergia tra le politiche nazionali e comunitarie possa concorrere alla costruzione di un nuovo approccio nella definizione delle politiche pubbliche.

  Piero DE LUCA (PD), relatore, nel ringraziare i colleghi per gli interventi proposti, si riserva di operare approfondimenti sulle tematiche sollevate e di proporre una proposta di parere nella seduta successiva.

  Sergio BATTELLI, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame della NADEF ad altra seduta.

Ratifica ed esecuzione del Protocollo di modifica della Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica dell'Ecuador per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e sul patrimonio per prevenire le evasioni fiscali, con Protocollo, firmata a Quito il 23 maggio 1984, fatto a Quito il 13 dicembre 2016.
C. 2575 Governo, approvato dal Senato.
(Parere alla III Commissione).
(Esame e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento in titolo.

  Sergio BATTELLI, presidente, sostituendo la deputata Conny Giordano, relatrice, impossibilitata a partecipare alla seduta odierna, illustra il Protocollo di modifica della vigente Convenzione tra l'Italia e l'Ecuador in materia fiscale, con protocollo, firmata a Quito il 23 maggio 1984, ratificata ai sensi della legge 31 ottobre 1989, n. 377. Tale Protocollo di modifica si rende necessario per aggiornare le disposizioni in vigore dal 1o febbraio 1990 e adeguarle ai recenti standard internazionali in materia di scambi di informazione, anche al fine di contrastare più efficacemente l'evasione fiscale internazionale.
  In merito al contenuto del Protocollo, rileva che l'articolo 1, meramente ordinamentale, Pag. 182aggiorna la denominazione dei tributi oggetto della stessa, a seguito delle modifiche intervenute nei rispettivi ordinamenti tributari (ad esempio, per l'Italia, IRES in luogo di IRPEG e IRAP in luogo di ILOR). L'articolo 2 adegua la definizione del territorio dell'Italia e dell'Ecuador alle corrispondenti definizioni attualmente in uso nelle rispettive legislazioni nazionali e designa le rispettive autorità competenti (per l'Italia il Ministero dell'economia e delle finanze e per l'Ecuador il Direttore generale del Servizio dei redditi interni). L'articolo 3 sostituisce interamente l'articolo 27 relativo allo «scambio di informazioni», aggiornandolo agli attuali standard OCSE in materia di modello di Convenzione contro le doppie imposizioni, con superamento, tra l'altro, del cosiddetto «domestic tax interest» in quanto lo scambio di informazioni non viene limitato (articolo 27, paragrafo 4) dall'assenza di interesse ai propri fini fiscali da parte dello Stato richiesto, nonché del segreto bancario (articolo 27, paragrafo 5) in quanto lo Stato richiesto non può rifiutarsi di fornire le informazioni unicamente perché queste sono detenute da una banca o da un'istituzione finanziaria.
  Segnala che ulteriori disposizioni del nuovo articolo 27 (paragrafi 6-10) di interesse riguardano la cooperazione amministrativa, prevedendo – in particolare – che le procedure amministrative non debbano ostacolare lo scambio effettivo di informazioni tra i due Stati, che deve essere garantito nella misura più ampia possibile sia in relazione a singoli contribuenti che ad una pluralità di contribuenti non identificati individualmente (richieste di gruppo), pur non potendo condurre, in conformità ai princìpi OCSE, ad una ricerca generalizzata ed indiscriminata (cosiddetto fishing expedition). Le disposizioni in esame prevedono le condizioni e le modalità di effettuazione delle richieste. Come sottolineato dalla Relazione allegata al disegno di legge, il nuovo articolo 27 costituisce l'aspetto centrale del nuovo accordo bilaterale, in quanto fornisce la base giuridica per intensificare la cooperazione amministrativa tra i due Paesi in materia di scambio di informazioni, conformemente all'obiettivo prioritario della lotta all'evasione e all'elusione fiscali. L'articolo 4 definisce l'entrata in vigore del Protocollo.
  Segnala che la Relazione allegata al disegno di legge, mette in rilievo che trattandosi di intesa stipulata successivamente al 6 maggio 2016, si assicura il rispetto di standard di protezione adeguati nel caso di trasferimento di dati personali nel Paese terzo (ai sensi degli articoli 31 e successivi del decreto legislativo 18 maggio 2018, n. 51, recante attuazione della direttiva (UE) 2016/680 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 27 aprile 2016, relativa alla protezione delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali da parte delle autorità competenti a fini di prevenzione, indagine, accertamento e perseguimento di reati o esecuzione di sanzioni penali, nonché alla libera circolazione di tali dati).
  Quanto al contenuto del disegno di legge di ratifica, già approvato dal Senato l'8 luglio scorso, rileva che esso si compone di tre articoli: gli articoli 1 e 2 contengono rispettivamente l'autorizzazione alla ratifica e l'ordine di esecuzione del Protocollo. L'articolo 3 dispone l'entrata in vigore della legge il giorno successivo della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.
  In conclusione, segnala che, per quanto di competenza della Commissione, non sussistono profili ostativi all'ulteriore corso del provvedimento in esame.
  Nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame del provvedimento ad altra seduta.

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo sui servizi di trasporto aereo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica dell'Ecuador, con Allegati, fatto a Quito il 25 novembre 2015.
C. 2576 Governo, approvato dal Senato.
(Parere alla III Commissione).
(Esame e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento in titolo.

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  Sergio BATTELLI, presidente, sostituendo la deputata Leda Volpi, relatrice, impossibilitata a partecipare alla seduta odierna, illustra il provvedimento in esame rilevando che esso rientra in una tipologia di trattati internazionali che ha la finalità di disciplinare i rapporti bilaterali in materia di trasporto aereo. L'Accordo è finalizzato a regolamentare i servizi aerei bilaterali, anche al fine di concorrere a rafforzare i legami esistenti tra le due economie, nonché ad apportare vantaggi ai vettori aerei, agli aeroporti, ai passeggeri, agli spedizionieri e all'industria del turismo. Esso fa seguito, come previsto, ad un memorandum d'intesa tecnico-operativo sottoscritto dalle autorità aeronautiche dei due Stati nel gennaio 2013.
  Illustra quindi il testo dell'Accordo, costituito da 25 articoli e due annessi, che ne costituiscono parte integrante. Dopo una serie di definizioni dei termini in esso ricorrenti (articolo 1) e un esplicito richiamo alle norme della Convenzione sull'aviazione civile internazionale (articolo 2), l'Accordo stabilisce i diritti che le Parti contraenti concedono alle imprese da esse designate (articolo 3), i requisiti che i vettori aerei devono soddisfare per essere designati ad operare sulle rotte concordate da ciascuna Parte contraente (articolo 4), nonché i casi di ritiro, revoca e sospensione dell'autorizzazione per l'esercizio di un vettore aereo designato (articolo 5). In tema di concorrenza tra le imprese operanti nel settore, l'articolo 6 dispone il divieto di iniziative volte a distorcere o restringere la competizione, mentre i princìpi generali che le Autorità aeronautiche delle due Parti applicano in sede di accordo sulle frequenze da operare sono definiti dall'articolo 7. L'articolo 8 rinvia a leggi e regolamenti applicabili in materia di entrata, stazionamento e uscita dal proprio territorio degli aeromobili impiegati nella navigazione aerea internazionale; l'articolo 9 affronta il tema delle tariffe, che dovranno essere fissate dalle imprese designate dalle Parti sulla base di considerazioni commerciali di libera concorrenza e non discriminazione, mentre gli articoli 10 e 11 disciplinano, rispettivamente, il regime di esenzione da dazi doganali e altri diritti e il regime relativo alla tassazione del carburante per aviazione.
  Rileva che ulteriori disposizioni riguardano le condizioni in materia di sicurezza aerea e di sicurezza della navigazione aerea (articoli 12-13); l'assistenza a terra (articolo 14); la conversione e il trasferimento delle eccedenze degli introiti in valuta locale (articolo 15); le opportunità commerciali sul territorio dell'altra Parte (articolo 16) e gli oneri d'uso per servizi e strutture (articolo 17). I rimanenti articoli disciplinano la consultazione tra le Parti (articolo 18); la composizione delle controversie sull'interpretazione o sull'applicazione dell'Accordo (articolo 19); le procedure relative ad eventuali emendamenti all'Accordo e ai suoi annessi (articolo 20); il recesso delle Parti dall'Accordo (articolo 21); il riconoscimento reciproco dei certificati di aeronavigabilità e di idoneità, nonché delle licenze (articolo 22); l'obbligo di registrazione dell'Accordo presso l'Organizzazione internazionale dell'aviazione civile (ICAO) (articolo 23); la conformità alle convenzioni internazionali (articolo 24) e, infine, l'entrata in vigore dell'Accordo (articolo 25). Il testo dell'Accordo è completato da due annessi, relativi, rispettivamente, alla Tabella delle rotte e agli Accordi di cooperazione che le Parti potranno stabilire come accordi di code-sharing, leasing di aeromobili ed altre.
  Quanto al contenuto del disegno di legge di ratifica, già approvato dal Senato il 20 luglio scorso, evidenzia che esso si compone di quattro articoli, i primi due dei quali recano, rispettivamente, l'autorizzazione alla ratifica e l'ordine di esecuzione dell'Accordo; l'articolo 3 reca la consueta clausola di invarianza finanziaria e l'articolo 4 dispone l'entrata in vigore della legge di autorizzazione alla ratifica.
  Nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame del provvedimento ad altra seduta.

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Interventi per il settore ittico e in materia di politiche sociali nel settore della pesca professionale. Delega al Governo per il riordino e la semplificazione normativa nel medesimo settore.
Testo unificato C. 1008 L'Abbate e abb.
(Parere alla XIII Commissione).
(Esame e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento in titolo.

  Francesca GALIZIA (M5S), relatrice, avverte che la Commissione è oggi chiamata ad esaminare il nuovo testo unificato delle proposte di legge recanti «Interventi per il settore ittico e in materia di politiche sociali nel settore della pesca professionale. Delega al Governo per il riordino e la semplificazione normativa nel medesimo settore», come risultante dalle proposte emendative approvate presso la Commissione di merito, ricordando che si tratta di un tema già lungamente trattato dalla Camera nella scorsa legislatura, senza tuttavia trovare un esito nel passaggio al Senato.
  Evidenziando che il testo si propone di intervenire sul settore ittico attraverso disposizioni per il riordino e la semplificazione normativa, nonché in materia di politiche sociali nel settore della pesca professionale, ne riassume brevemente il contenuto.
  L'articolo 1 reca le finalità del provvedimento, tra le quali risultano di interesse la promozione di nuove imprese nell'acquacoltura, l'incremento e la gestione sostenibile delle risorse ittiche e il miglioramento del sistema di relazioni tra lo Stato e le regioni al fine di garantire la coesione delle politiche in materia di pesca e di acquacoltura, nel rispetto degli orientamenti e degli indirizzi di competenza dell'Unione europea.
  L'articolo 2 reca una delega al Governo per il riordino, l'aggiornamento e la semplificazione della normativa in materia di pesca ed acquacoltura, ai fini della redazione di un testo unico, prevedendo i criteri e principi direttivi cui devono essere informati i decreti legislativi, tra cui evidenzia, come di particolare interesse per la Commissione, i seguenti: coordinamento, adeguamento e integrazione della normativa nazionale con quella internazionale e dell'Unione europea in materia di pesca e acquacoltura, di tutela e protezione dell'ecosistema marino e delle forme di pesca e acquacoltura tradizionali; adeguamento dei tipi di pesca previsti dall'articolo 9 del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 2 ottobre 1968, n. 1639, in funzione dell'evoluzione tecnologica e in coerenza con la normativa sovranazionale, con particolare riferimento alla possibilità di modificare o estendere l'operatività delle navi da pesca, nel rispetto delle esigenze di salvaguardia della salute e della sicurezza della vita umana in mare; adeguamento del Regolamento per l'esecuzione del Codice della navigazione, al fine di favorire il ricambio generazionale nonché l'occupazione femminile a bordo delle imbarcazioni da pesca.
  L'articolo 3 istituisce un programma sperimentale di trattamento sostitutivo della retribuzione in favore dei lavoratori della pesca professionale. In particolare, si prevede, per un periodo sperimentale di tre anni e nel limite di spesa non superiore a 30 milioni di euro annui, l'estensione al settore della pesca professionale delle forme di integrazione salariale, comprensive delle relative coperture figurative, previste per i lavoratori agricoli, ciò al fine di sostenere il reddito dei lavoratori in tutti i casi di sospensione dell'attività di pesca derivante da misure di arresto temporaneo e garantire la stabilità occupazionale in diverse fattispecie casi di sospensione dell'attività di pesca. 2. Le risorse a copertura del beneficio sono reperite a valere su quota parte dei proventi delle aste delle quote di emissione di CO2, di cui all'articolo 19 del decreto legislativo 13 marzo 2013, n. 30, destinati al Ministero dello sviluppo economico, prevedendo che i decreti di cui al comma 3 del citato articolo 19 dispongano negli esercizi successivi gli opportuni conguagli, al fine di assicurare tra l'altro il vincolo di destinazione delle risorse a investimenti con finalità ambientali derivante dalla direttiva Pag. 1852009/29/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 23 aprile 2009 in materia di sistema comunitario per lo scambio di quote di emissione di gas a effetto serra.
  L'articolo 4 interviene sull'inquadramento previdenziale dei marittimi operanti su imbarcazioni da pesca inferiori alle 10 tonnellate.
  L'articolo 4-bis reca chiarimenti sull'ambito applicativo di alcune disposizioni relative all'esercizio della pesca.
  L'articolo 5 istituisce dall'anno 2021 il Fondo per lo sviluppo della filiera ittica, con una dotazione 3 milioni di euro, destinato a finanziare, nel rispetto della normativa europea, interventi volti a favorire l'economia circolare, l'uso sostenibile delle risorse ittiche autoctone, la salvaguardia dell’habitat marino, il ripristino della biodiversità e della raccolta dei rifiuti in mare durante l'attività di pesca. Il comma 2-bis prevede, inoltre, per l'affidamento di forniture e servizi da parte di enti pubblici a istituti di ricerca, l'applicazione delle procedure previste dal codice dei contratti pubblici (D.Lgs. 50 del 2016) per i contratti sotto soglia.
  L'articolo 6 apporta modifiche al decreto legislativo n. 154 del 2004, recante norme per la modernizzazione del settore della pesca e dell'acquacoltura, al fine di promuovere la cooperazione e l'associazionismo.
  L'articolo 7 aggiunge i settori della pesca e dell'acquacoltura al già previsto settore agricolo, relativamente all'esenzione dall'imposta di bollo.
  L'articolo 8 reca norme di semplificazione in materia di licenze di pesca.
  L'articolo 8-bis esclude le unità da pesca dal pagamento della tassa di concessione governativa dovuta per apparecchi televisivi detenuti a bordo.
  Gli articoli 9, 10 e 10-bis recano disposizioni finalizzate: a) alla disciplina della vendita diretta al consumatore finale dei prodotti derivanti dall'attività degli imprenditori ittici e degli acquacoltori; b) alla delegificazione in materia di modalità di indicazione al consumatore finale della data di cattura dei prodotti ittici; c) alla definizione delle informazioni da rendersi al consumatore sui prodotti della pesca e dell'acquacoltura somministrati nel circuito alberghiero e della ristorazione. In particolare, per quanto di competenza, ricorda che l'articolo 9 richiama il rispetto della disciplina di cui al Regolamento (CE) n. 1224/2009 del Consiglio, del 20 novembre 2009, che istituisce un regime di controllo comunitario per garantire il rispetto delle norme della politica comune della pesca, e del Regolamento (UE) n. 1379/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio dell'11 dicembre 2013, relativo all'organizzazione comune dei mercati nel settore dei prodotti della pesca e dell'acquacoltura; inoltre, il comma 3, ai fini della corretta e completa attuazione dei criteri e degli obiettivi previsti dal titolo V del citato Regolamento (CE) n. 1224/2009, novella la lettera g) dell'articolo 4, comma 2, del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 114, relativo alla riforma della disciplina relativa al settore del commercio, ampliando l'ambito di esenzione del settore della pesca da tale disciplina. L'articolo 10 prevede che il regolamento di delegificazione ivi previsto definisca i termini di applicazione, in caso di violazione dell'obbligo di indicazione al consumatore finale della data di cattura dei prodotti ittici, delle disposizioni contenute nel decreto legislativo 15 dicembre 2017, n. 231, recante disciplina sanzionatoria per la violazione delle disposizioni del regolamento (UE) n. 1169/2011, relativo alla fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori, ivi comprese le relative sanzioni. L'articolo 10-bis prevede che gli esercenti hotel, ristoranti, trattorie, pizzerie, bar e simili, nonché catering possano fornire al consumatore una informazione completa e trasparente sui prodotti della pesca e dell'acquacoltura distribuiti e somministrati, in base a quanto previsto dal citato Regolamento (UE) n. 1379/2013.
  L'articolo 11 interviene sulla composizione della rappresentanza delle Commissioni di riserva delle aree marine protette. L'articolo 12 reca disposizioni in materia di determinazione dei canoni per le concessioni demaniali per la pesca e l'acquacoltura. Pag. 186Gli articoli 13 e 13-bis intervengono sulla composizione della Commissione consultiva centrale e sulle commissioni consultive locali della pesca e dell'acquacoltura. L'articolo 13-ter attribuisce al Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali il compito di definire gli indirizzi di ricerca in materia di pesca e acquacoltura per sostenere gli obiettivi del Programma nazionale triennale della pesca e dell'acquacoltura, tra cui la tutela della biodiversità delle risorse ittiche e lo sviluppo sostenibile e la valorizzazione delle produzioni della pesca e dell'acquacoltura.
  L'articolo 14 dispone in merito ai criteri per il riparto dell'incremento annuo del contingente di cattura del tonno rosso assegnato all'Italia dall'Unione europea, prevedendo, tra tali criteri, anche il ridotto impatto ecosistemico, secondo le previsioni dell'articolo 8 del Regolamento UE 14 settembre 2016 n. 2016/1627, riguardante un piano pluriennale di ricostituzione del tonno rosso nell'Atlantico orientale e nel Mediterraneo. Il comma 3 prevede inoltre la promozione, da parte del Ministero delle Politiche agricole, di una filiera italiana di produzione del tonno rosso idonea a valorizzare la risorsa, a favorire l'occupazione, la cooperazione e l'economia d'impresa con tutti gli strumenti necessari, fra cui i contratti di filiera.
  L'articolo 15 prevede che il Governo modifichi il Regolamento per l'esecuzione del Codice della navigazione e dispone in materia di adeguamento dei limiti di stazza lorda delle navi di cui può assumere il comando il marinaio abilitato alla pesca.
  L'articolo 15-bis, al fine di favorire l'efficienza economica, la redditività e la sostenibilità del settore agricolo e della pesca, nonché per favorire l'accesso al credito delle imprese di pesca, autorizzata la spesa di 30 milioni di euro per l'anno 2020 in favore di ISMEA affinché le garanzie concesse ai sensi dell'articolo 17, comma 2 del decreto legislativo 29 marzo 2004, n. 102, siano a titolo gratuito per imprese agricole e della pesca nei limiti previsti dai regolamenti (UE) 717/2014 della Commissione, del 27 giugno 2014, 1407/2013 e 1408/2013 della Commissione, del 18 dicembre 2013, relativi all'applicazione degli articoli 107 e 108 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea agli aiuti de minimis.
  L'articolo 15-ter dispone in merito alle finalità di destinazione delle aliquote derivanti dalle attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi destinata ai comuni, prevedendo che tra le medesime vi sia lo sviluppo delle attività economiche e produttive legate al mare ed al litorale, incluse quelle turistiche, l'incremento dell'occupazione e la crescita nel settore della pesca professionale, nonché interventi di risanamento e miglioramento ambientale sul mare e sulla costa: si dispone, inoltre, che almeno il trenta per cento del valore dell'aliquota corrisposto sia riservato a forme di indennizzo da destinare alle marinerie del territorio nel cui ambito si svolgono le ricerche e le coltivazioni; si prevede, infine, che per ogni annualità, a decorrere dal 2014, i comuni debbano rendicontare alla regione le modalità di impiego delle somme ricevute, al fine di verificare l'effettiva destinazione delle risorse alle predette finalità; si specifica, inoltre, che «alle aliquote versate dai concessionari non si applica la disciplina degli aiuti di Stato». Su tale ultima disposizione si riserva un approfondimento in vista della formulazione del parere.
  L'articolo 15-quater estende la disciplina dell'intesa di filiera anche ai prodotti della pesca e dell'acquacoltura, prevedendo altresì che l'intesa possa definire anche azioni volte ad incentivare una gestione razionale e sostenibile delle risorse ittiche.
  L'articolo 15-quinquies prevede sanzioni specifiche per la cattura della specie Lithophaga lithophaga (dattero di mare).
  L'articolo 15-sexies esonera dall'obbligo di fatturazione elettronica i pescatori della piccola pesca marittima.
  L'articolo 16 stabilisce la copertura finanziaria del provvedimento. Pag. 187
  L'articolo 17 reca infine la clausola di salvaguardia per le regioni a statuto speciale e nelle province autonome di Trento e di Bolzano.
  In conclusione, si riserva di presentare una proposta di parere all'esito del dibattito.

  Guido Germano PETTARIN (FI), pur prendendo atto della necessità di un approfondimento, chiede, se possibile, di arrivare oggi stesso alla formulazione del parere.

  Emanuela ROSSINI (MISTO-MIN.LING.) sottolinea che nel provvedimento si pone molta attenzione alla necessità di sostenere i livelli occupazionali del settore ittico, ma rileva che analoga attenzione andrebbe riservata anche all'esigenza di assicurare standard elevati di qualità del prodotto alimentare, nonché al tema delle informazioni sugli alimenti in favore dei consumatori.

  Alessandro GIGLIO VIGNA (LEGA), considerando che si tratta di una proposta di legge condivisa, rileva che sarebbe opportuno poter visionare la proposta di parere prima della seduta nella quale essa sarà posta in votazione, per consentire le opportune valutazioni.

  Sergio BATTELLI, presidente, ricorda che l'esame del provvedimento è calendarizzato anche nella seduta di domani.

  Francesca GALIZIA (M5S), relatrice, sottolinea che il tema della corretta informazione sugli alimenti e della sicurezza del cibo è stato oggetto di ampio approfondimento nella Commissione di merito, che ha introdotto nel testo appositi articoli in cui sono indicate le disposizioni europee di cui è previsto il necessario rispetto. Anche per quanto riguarda l'acquacoltura sono stati specificati nel testo aspetti tecnici volti a garantire la qualità del prodotto. Per quanto riguarda i chiarimenti da acquisire in relazione all'articolo 15-ter, sottolinea che essi hanno carattere tecnico.

  Sergio BATTELLI, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame del provvedimento ad altra seduta.

Interventi a favore del pomodoro San Marzano.
Nuovo testo C. 229 Paolo Russo.
(Parere alla XIII Commissione).
(Esame e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento in titolo.

  Antonella PAPIRO (M5S), relatrice, illustra il provvedimento in esame evidenziando in premessa che il pomodoro San Marzano DOP rimanda a uno dei pochi casi nella storia d'Italia in cui l'imprenditoria del Nord ha scommesso sulla vocazione agroambientale dei terreni del Sud, data l'iniziale valorizzazione da parte una azienda (Cirio), che comprese l'elevata idoneità dei territori dell'agro sarnese-nocerino allo sviluppo delle colture e valorizzò l'eccezionale pregio del Pomodoro San Marzano, facendone un ambasciatore mondiale del made in Italy agroalimentare.
  Ricorda che, nel testo iniziale, composto di 2 articoli, la proposta in esame – che riproduceva il contenuto del testo dell'A.C. 4417 della XVII legislatura del medesimo firmatario – si limitava a indicare le due finalità del provvedimento concernenti il riconoscimento del carattere di patrimonio culturale nazionale al pomodoro San Marzano DOP e ai siti dell'agro sarnese-nocerino di relativa produzione (articolo 1) e l'esigenza di tutelare la leale concorrenza sul mercato del prodotto DOP nella fase di commercializzazione, a salvaguardia del diritto del consumatore a fruire di informazioni corrette, fermo restando quanto previsto dalla legislazione dell'Unione europea e nazionale in tema di etichettatura, di presentazione e di pubblicità degli alimenti (articolo 2).
  Nel corso dell’iter del provvedimento nella Commissione di merito, è stato adottato un nuovo testo nel quale tale ultima Pag. 188disposizione è stata espunta, presumibilmente in ragione dell'intervenuta approvazione, sia nella legislazione comunitaria (regolamento di esecuzione (UE) 2018/775 della Commissione) che in quella nazionale (in particolare, per il pomodoro, il decreto interministeriale del 16 novembre 2017 e successive proroghe), di disposizioni in materia di obbligo di indicazione del luogo di provenienza dell'ingrediente primario di un alimento.
  Nell'illustrare il testo attualmente in esame, rileva che, oltre ai richiami alle finalità generali del provvedimento (articoli 1 e 2), sono previste misure volte a sostenere la filiera di produzione e la domanda del pomodoro San Marzano. In particolare: all'articolo 3 si prevede che i Comuni dell'agro sarnese-nocerino, individuati dal Consorzio di tutela del pomodoro San Marzano, adottino piani per diffondere le coltivazioni, effettuando una ricognizione dello stato dei terreni, affidando in concessione, anche a titolo gratuito e per un periodo non inferiore a dieci anni, quelli di proprietà comunale, e promuovendo la stipula tra privati di contratti di affitto a canone d'uso indicizzato; all'articolo 4 è prevista la promozione di circuiti turistici delle strade e delle terre del Pomodoro San Marzano; all'articolo 5 si prevede che il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, compatibilmente con la normativa europea in materia di aiuti di Stato, destini annualmente risorse, nel limite massimo di 500 mila euro, al miglioramento delle condizioni di produzione e trasformazione nel settore del pomodoro San Marzano, a valere sui piani nazionali di settore o di filiera, con facoltà di destinare una quota ulteriore delle risorse iscritte annualmente nello stato di previsione del Dicastero al finanziamento di progetti di ricerca e sviluppo per la produzione e i processi di prima trasformazione del pomodoro San Marzano; all'articolo 6 si prevede che il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria definisca un'apposita linea di ricerca nell'ambito del Piano triennale 2018/2021, finalizzata a studi e ricerche sul miglioramento genetico e l'innovazione agronomica relativi alla coltivazione del pomodoro San Marzano; all'articolo 7, infine, si prevede che il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, nell'ambito delle risorse finanziarie disponibili, promuova specifiche campagne di informazione sulle qualità del pomodoro San Marzano, sulla storia del prodotto, sulle sue caratteristiche nutritive, anche in relazione alla dieta mediterranea, e sulle tecniche secolari di lavorazione e di trasformazione del prodotto.
  Conclusivamente, considerato il richiamo al necessario rispetto della normativa europea in materia di aiuti di Stato, non rileva aspetti problematici per i profili di competenza e propone pertanto, se non vi sono obiezioni, di esprimere già in questa seduta un parere favorevole.

  Alessandro GIGLIO VIGNA (LEGA), evidenzia l'opportunità, per il suo gruppo, di rinviare la votazione del parere in altra seduta, per consentire gli opportuni approfondimenti.

  Sergio BATTELLI, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame del provvedimento ad altra seduta.

  La seduta termina alle 10.40.

SEDE CONSULTIVA

  Martedì 13 ottobre 2020. — Presidenza del presidente Sergio BATTELLI.

  La seduta comincia alle 14.35.

Nota di aggiornamento del documento di economia e finanza 2020.
Doc. LVII n. 3-bis, Annesso e Allegati.
(Parere alla V Commissione).
(Seguito dell'esame e conclusione – Parere favorevole con osservazioni).

  La Commissione prosegue l'esame del provvedimento in titolo, rinviato nella seduta di questa mattina.

Pag. 189

  Piero DE LUCA (PD), relatore, intervenendo in replica rispetto alle sollecitazioni ricevute dai colleghi nella precedente seduta, sottolinea come queste esulino in buona parte dalle competenze della Commissione e appartengono piuttosto al dibattito politico, peraltro di grande interesse, sui dati economici prospettati nella NADEF.
  Con riferimento alle considerazioni svolte dal deputato Pettarin, rileva in primo luogo che l'orizzonte previsivo della NADEF va oltre il triennio di competenza e arriva al 2026 per coprire il periodo previsto per il completo utilizzo del Recovery fund. L'attendibilità della previsione con riferimento alle risorse disponibili è confermata anche dalla validazione dell'Ufficio Parlamentare di Bilancio per il 2021. Ricorda inoltre come per tale anno sia prevista l'assegnazione a titolo di anticipo del 10 per cento delle risorse complessive del Recovery Fund, sia con riferimento alla quota di sovvenzioni che alla quota di prestiti.
  Con riferimento alle questioni poste in ordine alle risorse derivanti dalla lotta all'evasione fiscale, ricorda che nella NADEF è contenuta una apposita nota di approfondimento (a pag. 98) che illustra la metodologia di stima di tali entrate e della relativa quota che può essere destinate a finanziare le riforme volte alla riduzione della pressione fiscale. Rammenta, altresì, che la NADEF preannuncia l'introduzione di un nuovo fondo da alimentare con i proventi delle maggiori entrate legate all'aumento della compliance fiscale e da restituire successivamente, in tutto o in parte, ai contribuenti sotto forma di riduzione del prelievo, sulla base di un patto con i cittadini che premi la fedeltà fiscale e contributiva delle imprese e dei lavoratori.
  Ribadisce poi la piena coerenza delle priorità di azione indicate nella NADEF rispetto alle missioni di spesa facenti capo ai 3 pilastri europei alla base del Next Generation EU (in particolare i tre obiettivi della riconversione digitale, della sostenibilità economica e ambientale e della coesione sociale e territoriale), come articolate nelle linee guida per il Recovery Fund, nonché con le raccomandazioni specifiche per l'Italia formulate dalla Commissione europea per il 2019-2020.
  Auspicando che le riflessioni proposte, formulate a seguito degli apprezzabili spunti ricevuti dai colleghi, possano utilmente arricchire il dibattito, illustra la proposta di parere formulata (vedi allegato).

  Marco MAGGIONI (LEGA), nel ringraziare il relatore per avere approfondito temi che non attengono in modo specifico alle competenze della Commissione, preannuncia il voto contrario del suo gruppo poiché non ritiene affatto solide le basi su cui sono costruite le previsioni della NADEF, rimanendo forti perplessità in particolare sulle previsioni di una stabilità del gettito fiscale, destinato invece a suo avviso a contrarsi. Esprime inoltre dubbi sulla capacità e sulla volontà politica della maggioranza di affrontare in particolare le questioni che più interessano i territori. Con riferimento al settore delle infrastrutture ravvisa una contraddizione tra le indicazioni programmatiche di crescita degli investimenti e le azioni concrete che operano la cancellazione di risorse già stanziate per la realizzazione delle opere.

  Guido Germano PETTARIN (FI), nel preannunciare il voto contrario del suo gruppo in ragione della complessiva impostazione della NADEF, esprime tuttavia un apprezzamento per le osservazioni formulate nel parere, di per sé condivisibili, sia con riferimento alla previsione di un necessario controllo parlamentare su ogni fase di realizzazione delle iniziative intraprese a valere sul Recovery Fund, sia con riguardo all'esigenza di mantenere canali separati ma coordinati tra i tradizionali fondi di coesione e i nuovi fondi comunitari di carattere straordinario, anche per non replicare su questi ultimi i limiti alla capacità di spesa tradizionalmente riscontrati sui fondi strutturali da parte di alcune regioni, in particolare Sicilia, Puglia, Calabria e Campania.
  Ribadisce inoltre le criticità già evidenziate, in particolare con riferimento all'inopportunità Pag. 190di prevedere un fondo per una futura riforma fiscale laddove le aziende italiane necessitano di un intervento immediato e non rinviabile di riduzione della pressione fiscale, potendosi configurare, in alcuni casi estremi, l'evasione fiscale come una strategia di legittima difesa verso una tassazione iniqua e oppressiva. Una seconda criticità riguarda il rischio di «roll over» ovvero il rischio di collocamento sul mercato finanziario dei titoli di Stato italiani nel periodo dal 2028 al 2058, ossia quando i nostri titoli dovranno sostituire i finanziamenti comunitari in ammortamento.

  Emanuela ROSSINI (MISTO-MIN.LING.), nel preannunciare il proprio voto favorevole, esprime apprezzamento per l'osservazione formulata nella proposta di parere riguardante il coinvolgimento del Parlamento che sarà importante, non solo in fase di controllo ex-post, ma nell'intero processo di formazione e attuazione del PNRR: la seconda fase sarà particolarmente rilevante perché dalla quantità e qualità dei progetti che il nostro Paese riuscirà a realizzare dipenderà la nostra capacità di restituire il debito contratto.

  La Commissione approva la proposta di parere formulata dal relatore.

  La seduta termina alle 14.45.

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