CAMERA DEI DEPUTATI
Lunedì 12 ottobre 2020
451.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Lavoro pubblico e privato (XI)
COMUNICATO
Pag. 150

SEDE CONSULTIVA

  Lunedì 12 ottobre 2020. — Presidenza della presidente Debora SERRACCHIANI.

  La seduta comincia alle 20.15.

Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2020.
Doc. LVII, n. 3-bis, Annesso e Allegati.

(Parere alla V Commissione).
(Esame e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento.

  Debora SERRACCHIANI, presidente, avverte che la Commissione avvia l'esame, in sede consultiva, della Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza (NADEF) 2020, ai fini dell'espressione del parere alla V Commissione, che avrà luogo nella giornata di domani, martedì 13 ottobre.
  Quindi, in sostituzione del relatore, onorevole Viscomi, impossibilitato a partecipare alla seduta, illustra il contenuto del documento.
  Ricorda preliminarmente che la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza (NADEF) 2020, della quale la Commissione avvia oggi l'esame in sede consultiva, reca un aggiornamento del quadro tendenziale e di quello programmatico, con riferimento tanto alle grandezze macroeconomiche quanto agli obiettivi di finanza pubblica, alla luce dell'evoluzione del quadro macroeconomico rispetto allo scenario in cui si era inquadrato il Documento presentato in primavera, su cui ha gravemente inciso la pandemia di COVID-19, il cui perdurare condiziona in modo significativo sia l'evoluzione del nostro sistema economico, sia la decisione sulle politiche da adottare.
  Come si legge in premessa, infatti, l'emergenza sanitaria è alla base della peggiore caduta del prodotto interno lordo della storia repubblicana, per affrontare la quale il Governo ha adottato interventi economici imponenti, che nel complesso ammontano a 100 miliardi di euro in termini di impatto sull'indebitamento netto della PA nel 2020 (oltre il 6 per cento del PIL), a cui va aggiunto l'ammontare senza precedenti delle garanzie pubbliche sulla liquidità.Pag. 151
  Venendo all'analisi dell'andamento nel 2020 delle principali grandezze macroeconomiche di interesse della Commissione, si registra la significativa flessione delle ore lavorate nell'industria e servizi di mercato (-26,5 per cento nel secondo trimestre in confronto al quarto del 2019), addirittura superiore a quella del valore aggiunto (-20,4 per cento). Tuttavia, grazie anche alle misure adottate dal Governo, quali l'introduzione della Cassa integrazione in deroga, il numero di occupati è sceso in misura assai inferiore alla caduta dell’input di lavoro (-2,4 per cento nel secondo trimestre in confronto al quarto del 2019) e ha recuperato parte del terreno perso già nel terzo trimestre, come risulta dai dati dell'indagine mensile ISTAT sulle forze di lavoro, che certificano l'aumento dell'occupazione sia in luglio sia in agosto. Più in particolare, a fronte di una lieve riduzione congiunturale del numero di occupati nel primo trimestre dell'anno, nel secondo trimestre sono stati evidenti gli effetti dell'emergenza sanitaria, che ha causato una maggiore flessione del numero degli occupati per effetto di una rilevante contrazione dell'occupazione dipendente a tempo determinato e di una diminuzione degli indipendenti. In entrambi i trimestri, la dinamica tendenziale dell'occupazione è stata condizionata soprattutto dalla notevole riduzione delle posizioni a termine (-677 mila unità). Ciò in quanto la crisi in corso, impattando in misura più acuta sui settori che fanno maggiore ricorso a forme di lavoro a tempo determinato, ha generato conseguenze asimmetriche sui lavoratori, esponendo quelli a termine a un grado di vulnerabilità più elevato. L’input di lavoro misurato dalle ore lavorate di contabilità nazionale ha subito un marcato arretramento nel primo trimestre (-7,5 per cento) e una caduta ancor più profonda nel secondo (-15,2 per cento). In tale quadro, essendo la riduzione delle ore lavorate superiore a quella dell'occupazione, nel semestre si è registrata anche una significativa riduzione delle ore lavorate per occupato. Tuttavia, la fase di graduale ripresa delle attività ha comportato da maggio un aumento congiunturale delle ore medie lavorate per dipendente. Parallelamente, le misure di distanziamento sociale hanno reso più complicate le attività di ricerca di lavoro, concorrendo a determinare l'espansione dell'inattività (nel primo trimestre 1,8 per cento, nel secondo 5,5 per cento), cui si è associata una temporanea riduzione del numero di disoccupati (nel primo trimestre –7,1 per cento, nel secondo –12,4 per cento). Tuttavia, già da maggio si è rilevata un'emersione dei disoccupati che ha determinato un aumento del tasso di disoccupazione (8,7 per cento dal 7,4 per cento di aprile) e la flessione del tasso di inattività (36,7 per cento dal 37,6 per cento di aprile). Tale dinamica si è consolidata anche nei mesi successivi, portando il tasso di disoccupazione a raggiungere il 9,7 per cento ad agosto (in marginale flessione rispetto a luglio), a fronte di un tasso di inattività del 35,5 per cento. Le retribuzioni per dipendente, dopo una crescita sostanzialmente stabile nel primo trimestre, hanno registrato un sensibile aumento nel secondo trimestre (2,5 per cento) presumibilmente per gli effetti di composizione della struttura dell'occupazione legati all'ingente utilizzo della CIG da parte delle imprese. Tale fenomeno, unitamente alla caduta della produttività, ha determinato nello stesso periodo un aumento del costo del lavoro per unità di prodotto.
  Le previsioni dell'andamento tendenziale dell'economia nel quarto trimestre 2020 sono improntate alla prudenza, sia per il forte rimbalzo del PIL stimato per il trimestre estivo, sia per la recente ripresa dei contagi da COVID-19. Tuttavia, confermando l'ipotesi, alla base delle previsioni del DEF, della disponibilità di un vaccino e di nuove terapie entro il primo trimestre del 2021, tale da consentire al Governo di allentare le misure restrittive che hanno pesato e pesano sull'economia, il sistema dovrebbe riprendere a crescere già in tale anno, dando luogo a un significativo effetto di trascinamento nel 2022. Si ricorda, inoltre, che dal terzo trimestre dell'anno in corso cominciano a sentirsi gli effetti dei provvedimenti adottati dal Governo Pag. 152per il sostegno del sistema (i decreti-legge cosiddetti «Cura Italia», «Liquidità», «Rilancio» e «Agosto»).
  Pertanto, il PIL è stimato in riduzione nel 2020 (-9 per cento), ma in ripresa negli anni successivi (5,1 per cento nel 2021, 3 per cento nel 2022 e 1,8 per cento nel 2023). Il PIL nominale è previsto ridursi dell'8 per cento nel 2020, per poi riprendere a crescere del 5,8 per cento nel 2021, 4,2 per cento nel 2022 e 2,8 per cento nel 2023. Il costo del lavoro è stimato in aumento, pari all'1,4 per cento nel 2020, 1,1 per cento nel 2021, 0,9 per cento nel 2022 e nel 2023. La crescita della produttività misurata in rapporto al PIL è pari allo 0,6 per cento nel 2020, 0,1 per cento nel 2021, 0,4 per cento nel 2022 e 0,1 per cento nel 2023. Il costo del lavoro per unità di prodotto (CLUP) misurato in rapporto al PIL è stimato in aumento, pari allo 0,8 per cento nel 2020, 1 per cento nel 2021, 0,4 per cento nel 2022 e 0,8 per cento nel 2023. L'andamento dell'occupazione espressa in termini di unità standard di lavoro (ULA) è stimato ridursi del 9,5 per cento nel 2020 e riprendere negli anni successivi, con tassi pari al 5 per cento nel 2021, 2,6 per cento nel 2022 e 1,7 per cento nel 2023. Secondo il Governo, tale andamento, solo lievemente inferiore alla dinamica del PIL, darà luogo a un moderato aumento della produttività e la ripresa delle ore lavorate avverrà principalmente tramite il riassorbimento dei lavoratori per i quali nel 2020 le aziende hanno usufruito della Cassa integrazione. L'andamento dell'occupazione espressa in numero di occupati o forza lavoro (FL), in riduzione nel 2020 (-1,9 per cento), comincia a invertire la tendenza negativa nel 2021 (-0,2), per poi tornare positivo nei due anni successivi (+0,9 per cento sia nel 2022, sia nel 2023). Il tasso di occupazione nella fascia di età tra i 15 e i 64 anni è pari al 58,1 per cento nel 2020, 58,2 per cento nel 2021, 58,8 per cento nel 2022 e 59,9 per cento nel 2023. Infine, il tasso di disoccupazione, pari al 9,5 per cento nel 2020, è stimato crescere nel 2021 (10,7 per cento) e rallentare negli anni successivi (10,3 per cento nel 2022 e 9,8 per cento nel 2023).
  Più in particolare, sulla dinamica del mercato del lavoro nel 2020 incidono le misure a tutela dell'occupazione adottate dal Governo, principalmente l'estensione senza precedenti della possibilità di ricorso alla Cassa integrazione e il divieto di licenziamento, che nello scenario tendenziale si ipotizzano in vigore secondo le disposizioni introdotte con il decreto-legge «Agosto». Grazie a tali misure, la tenuta dell'occupazione dipendente a tempo indeterminato bilancia, seppur parzialmente, la riduzione degli occupati a tempo determinato e degli occupati indipendenti già emersa nella prima metà dell'anno in corso e che si stima porterà a una riduzione media dell'occupazione complessiva dell'1,9 per cento su base annua. Nel corso del 2021, l'andamento stimato dell'occupazione espressa in termini di ULA si fonda sull'ipotesi che, alla fase iniziale della ripresa, durante la quale i livelli di attività recupereranno solo in parte quanto perso a causa della crisi e persisteranno per alcuni mesi le limitazioni indotte dalle misure di sicurezza per il contenimento dei contagi, si associ una maggiore incidenza delle forme di occupazione a tempo parziale. Inoltre, il venir meno delle misure di potenziamento degli ammortizzatori sociali a partire dall'inizio del 2021, ipotizzato nello scenario a legislazione vigente, determina una lieve flessione del numero complessivo di occupati su base annua. Contestualmente, anche per effetto di un recupero della partecipazione al mercato del lavoro, il tasso di disoccupazione aumenta, per poi tornare a livelli prossimi a quelli del 2019 alla fine del periodo di previsione. Sul piano della produttività, tale dinamica determina variazioni positive in ciascun anno dell'orizzonte di stima.
  Sempre a legislazione vigente, la NADEF, con riferimento all'andamento dei principali aggregati di spesa in rapporto al PIL, stima i redditi da lavoro dipendente pari al 10,8 per cento nel 2020 (+2,4 per cento), 10,4 per cento nel 2021 (+2,6 per Pag. 153cento), 9,9 per cento nel 2022 (-0,8 per cento) e 9,6 per cento nel 2023 (-0,3 per cento). Come si legge nella NADEF, tale dinamica è correlata soprattutto all'aumento degli occupati della pubblica amministrazione. Le prestazioni sociali in denaro sono la componente più dinamica all'interno della spesa corrente primaria, con una crescita del 13,6 per cento nel 2020. Esse subiranno un calo del 5 per cento nel 2021, per poi seguire un ritmo di crescita medio annuo dell'1,5 per cento nel periodo 2022-2023. In rapporto al PIL, la spesa per prestazioni sociali in denaro aumenterà al 24,9 per cento, ma successivamente ritornerà su un sentiero decrescente, collocandosi al 21,5 per cento nel 2023. All'interno delle prestazioni sociali, le previsioni della spesa pensionistica continuano a scontare il sensibile aumento del numero di soggetti che accedono al pensionamento anticipato in virtù dei recenti provvedimenti adottati. La spesa pensionistica in rapporto al PIL, pertanto, è stimata pari al 17,1 per cento nel 2020 (+2,6 per cento), 16,6 per cento nel 2021 (+2,3 per cento), 16,3 per cento nel 2022 (+2,3 per cento) e 16,2 per cento nel 2023 (+2,4 per cento). Le altre prestazioni non pensionistiche che rientrano tra le prestazioni sociali in denaro sono stimate pari al 7,8 per cento nel 2020 (+48,7 per cento), 5,8 per cento nel 2021 (-21,1 per cento), 5,5 per cento nel 2022 (-1,9 per cento) e 5,3 per cento nel 2023 (+0,1 per cento). Tale andamento è influenzato dal rifinanziamento degli ammortizzatori sociali per attenuare gli effetti economico-sociali della crisi, dalle politiche di contrasto alla povertà e dalle ulteriori prestazioni assistenziali riconosciute. Tali prestazioni scontano al loro interno, inoltre, l'ampliamento del trattamento integrativo di retribuzione mediante credito di imposta innalzato da 80 a 100 euro dal decreto-legge n. 3 del 2020, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 21 del 2020. Infine, come di consueto, la NADEF reca uno specifico focus dedicato alle tendenze di medio-lungo periodo del sistema pensionistico italiano e delle spese pubbliche connesse all'invecchiamento. Le previsioni sono elaborate sia con riferimento allo scenario nazionale, sia con riferimento allo scenario recentemente definito e concordato dall’Economic Policy Committee, Working Group on Ageing (EPC-WGA) del Consiglio Europeo per il prossimo round di previsione 2021.
  Dal lato delle entrate, per i contributi sociali si prevede un calo del 7 per cento nel 2020 e una crescita media sostenuta, pari al 4 per cento all'anno, nel triennio successivo. L'andamento riflette il deterioramento delle condizioni sul mercato del lavoro nell'anno in corso e l'atteso ritorno alla crescita dal 2021. In rapporto al PIL, i contributi sociali raggiungeranno il 13,7 per cento nel 2020, mantenendo un livello medio pari al 13,6 per cento nel triennio successivo. Per quanto riguarda le entrate tributarie, gli aumenti delle ritenute IRPEF sui lavoratori dipendenti a tempo indeterminato (soprattutto dei dipendenti pubblici) continuano a compensare la riduzione delle ritenute dei lavoratori autonomi e a tempo determinato, maggiormente colpiti dal calo di occupazione sul mercato del lavoro.
  Segnala che la NADEF reca anche previsioni tendenziali elaborate sulla base dello scenario avverso di una forte ripresa dei contagi di COVID-19, che indurrebbe il Governo a reintrodurre misure precauzionali, peraltro meno drastiche che nella scorsa primavera.
  Lo scenario programmatico è stato costruito alla luce dell'importante novità costituita dal Recovery Plan europeo, denominato Next Generation EU (NGEU), sulla base del quale il Governo conta di adottare i progetti che faranno parte del Programma di Ripresa e Resilienza (PNRR), previsto dalla decisione del Consiglio Europeo del 21 luglio scorso, finanziati dal Recovery and Resilience Facility (RRF), ovvero la componente più rilevante del NGEU. Più in particolare, il quadro programmatico per il 2021-2023 ipotizza il completo utilizzo delle sovvenzioni previste dalla prima fase del Recovery Plan europeo, pari al 70 per cento dell'importo complessivamente stimato a favore dell'Italia, e di una prima parte del restante 30 Pag. 154per cento (limitatamente al 2023). Inoltre, si è assunto un parziale ricorso ai prestiti della RRF in deficit.
  Nei programmi del Governo, inoltre, vi è l'adozione una politica fiscale espansiva rispetto al tendenziale nel breve periodo, dati gli sviluppi attuali dell'emergenza epidemica e l'ipotesi di graduale ritorno alla normalità nel corso del 2021, coerentemente con le linee guida delle istituzioni europee. Pertanto, la NADEF dà conto dell'intenzione dell'Esecutivo di adottare, con la prossima legge di bilancio 2021-2023, interventi di natura fiscale, nuove politiche per il sostegno e lo sviluppo delle imprese e misure per la salvaguardia dell'occupazione e il rilancio degli investimenti pubblici e privati, i quali costituiscono parte integrante Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che sarà sottoposto al vaglio del Parlamento italiano e delle istituzioni europee. A tali misure si aggiungerà il rifinanziamento delle politiche invariate non coperte dalla legislazione vigente per circa due decimi di punto di PIL, tra cui il rinnovo di alcune politiche in scadenza. Infine, nell'elaborazione delle politiche di bilancio, il Governo dovrà tenere conto anche delle Raccomandazioni specifiche indirizzate all'Italia dal Consiglio europeo lo scorso maggio, tra le quali si segnala il sostegno dei redditi e del sistema di protezione sociale, attenuando l'impatto della crisi sanitaria sull'occupazione attraverso politiche attive e il miglioramento delle competenze, comprese quelle digitali. Il Governo, tuttavia, dovrà seguire anche le Raccomandazioni indirizzate nel 2019, che la Commissione europea considera ancora rilevanti, improntate alla necessità di correggere gli squilibri macroeconomici e promuovere la transizione verde e la trasformazione digitale.
  Tra gli obiettivi della politica di bilancio del triennio 2021-2023, segnala in particolare: nel breve termine, il sostegno dei lavoratori e dei settori produttivi più colpiti dalla pandemia fintantoché perdurerà la crisi da COVID-19; l'attuazione di una riforma fiscale, che riduca la pressione sui redditi medio-bassi, coordinandola con l'introduzione di un assegno unico e universale per i figli.
  Partendo, quindi, dal quadro di finanza pubblica a legislazione vigente, la manovra 2021-2023 della prossima legge di bilancio punterà a sostenere la ripresa dell'economia, con un'ulteriore spinta fiscale nel 2021, che si andrà riducendo nel 2022 per poi puntare a un significativo miglioramento del saldo di bilancio nel 2023. Per quanto riguarda gli ambiti di interesse della Commissione, segnala che si prevede, in particolare, lo stanziamento di significative risorse per il sostegno all'occupazione e ai redditi dei lavoratori, segnatamente nei settori più colpiti dall'emergenza COVID-19 e con particolare riferimento al primo anno di programmazione, il 2021, e per portare a compimento il taglio del cuneo fiscale sul lavoro dipendente nonché il taglio contributivo al Sud già introdotto dal decreto-legge di agosto limitatamente alla seconda metà del 2020.
  Alla luce di tali premesse, nel quadro programmatico elaborato dal Governo, pertanto, segnala, per quanto riguarda gli ambiti di interesse della Commissione, che il PIL è stimato crescere del 6 per cento nel 2021, del 3,8 per cento nel 2022 e del 2,5 per cento nel 2023. Il PIL nominale si prevede in crescita del 6,8 per cento nel 2021, del 5,1 per cento nel 2022 e del 3,7 per cento nel 2023. Il costo del lavoro è stimato in aumento, pari all'1,4 per cento nel 2020 e nel 2021 e all'1,2 per cento nel 2022 e nel 2023. La crescita della produttività misurata in rapporto al PIL è pari allo 0,6 per cento nel 2020, 0,5 per cento nel 2021, 0,4 per cento nel 2022 e 0,2 per cento nel 2023. Il costo del lavoro per unità di prodotto (CLUP) misurato in rapporto al PIL è stimato in aumento, pari allo 0,8 per cento nel 2020, nel 2021 e nel 2022 e allo 0,9 per cento nel 2023. L'occupazione espressa in ULA è stimata in crescita (5,4 per cento nel 2021, 3,4 per cento nel 2022 e 2,2 per cento nel 2023), come anche quella espressa in forza lavoro (FL), pari allo 0,3 per cento nel 2021, all'1,7 per cento nel 2022 e all'1,5 per cento nel 2023. Il tasso di occupazione Pag. 155nella fascia di età tra i 15 e i 64 anni è pari al 58,1 per cento nel 2020, 58,4 per cento nel 2021, 59,6 per cento nel 2022 e 61,1 per cento nel 2023. Il tasso di disoccupazione, stimato pari al 10,3 per cento nel 2021, è previsto progressivamente ridursi nel 2022 (9,5 per cento) e nel 2023 (8,7 per cento). Più in particolare, l'aumento dell’input di lavoro, innescato dalla maggiore crescita del PIL, presenta ulteriori margini di miglioramento. A sua volta, l'aumento delle unità di lavoro si traduce in un maggior numero di occupati e in un calo più accentuato del tasso di disoccupazione nel corso del triennio. Il tasso di disoccupazione scenderebbe a un livello inferiore a quello del 2019 già nel 2022. Questa previsione è peraltro soggetta a un notevole margine di incertezza, data la forte caduta della partecipazione al lavoro registrata durante la crisi, fenomeno che si prevede rientrare gradualmente, ma potrebbe invece invertire rotta più rapidamente, anche grazie alle politiche attive del lavoro adottate dal Governo.
  Segnala, inoltre, che tra i ventidue disegni di legge collegati alla decisione di bilancio, quelli di particolare interesse della Commissione riguardano: la riforma degli ammortizzatori sociali; l'aggiornamento e il riordino della disciplina in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro; il salario minimo e la rappresentanza delle parti sociali nella contrattazione collettiva; il lavoro agile nelle pubbliche amministrazioni.
  La NADEF, infine, reca quattro Allegati: la Nota illustrativa sulle leggi pluriennali di spesa in conto capitale a carattere non permanente (Allegato I); il Rapporto programmatico recante gli interventi in materia di spese (Allegato II); il Rapporto sui risultati conseguiti in materia di misure di contrasto all'evasione fiscale e contributiva (Allegato III) e la Relazione sull'economia non osservata e sull'evasione fiscale e contributiva (Allegato IV). Di particolare interesse per la Commissione sono i dati, riportati nell'Allegato III, sui risultati dell'attività di contrasto dell'evasione contributiva nel 2019. In particolare, risulta che l'Ispettorato nazionale del lavoro (INL) ha ispezionato 142.385 aziende, recuperato 1,237 miliardi di euro di contributi e premi evasi (a fronte di un recupero di 1,4 miliardi registrato nel precedente anno) e scoperto 41.544 lavoratori in nero e 356.145 lavoratori irregolari. Nel medesimo anno, l'INPS, mediante le consuete verifiche amministrative, ha accertato 182,516 milioni di euro di contributi evasi e ha risparmiato 113,267 milioni di euro in termini di mancati pagamenti per prestazioni. L'INAIL, dal canto suo, ha accertato 25,879 milioni di premi.
  Infine, l'Annesso riporta la Relazione al Parlamento che, ai sensi dell'articolo 6 della legge n. 243 del 2012, illustra l'aggiornamento del piano di rientro verso l'Obiettivo di Medio Periodo (OMT), già autorizzato sulla base della Relazione al Parlamento allegata alla NADEF 2019, e con le successive Relazioni presentate nel corso del 2020 in relazione alle misure di contrasto degli effetti della pandemia di COVID-19.

  Debora SERRACCHIANI, presidente e relatrice, nessuno chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame del documento alla seduta già convocata per la giornata di domani, martedì 13 ottobre, nel corso della quale si procederà all'espressione del parere.

Interventi per il settore ittico e in materia di politiche sociali nel settore della pesca professionale. Delega al Governo per il riordino e la semplificazione normativa nel medesimo settore.
Testo unificato C. 1008 L'Abbate e abb.

(Parere alla XIII Commissione).
(Esame e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento.

  Debora SERRACCHIANI, presidente, avverte che l'ordine del giorno reca l'esame in sede consultiva, ai fini dell'espressione del parere di competenza alla XIII Commissione (Agricoltura), del testo unificato Pag. 156delle proposte di legge C. 1008 L'Abbate e abbinate, recante «Interventi per il settore ittico e in materia di politiche sociali nel settore della pesca professionale. Delega al Governo per il riordino e la semplificazione normativa nel medesimo settore», come risultante al termine dell'esame degli emendamenti in sede referente.
  Invita, quindi, il relatore, onorevole D'Alessandro, a svolgere la relazione introduttiva.

  Camillo D'ALESSANDRO (IV), relatore, osserva che il provvedimento consta di ventisette articoli e, dopo avere rilevato che l'articolo 1 illustra le finalità del provvedimento, segnala che l'articolo 2 reca la delega al Governo per la redazione di un testo unico che riunisca le norme vigenti in materia di pesca e acquacoltura, con le finalità della semplificazione, del riordino e dell'aggiornamento. Tra i principi e i criteri direttivi per l'esercizio della delega, segnala, in particolare, l'adeguamento delle disposizioni del codice della navigazione, di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 328 del 1952, con riferimento agli articoli relativi ai titoli professionali per i servizi di coperta, al fine di favorire il ricambio generazionale e l'occupazione femminile a bordo delle imbarcazioni da pesca e l'arruolamento di pescatori a bordo delle navi della pesca costiera mediterranea e oceanica (comma 2, lettera f)).
  Si sofferma, quindi, sull'articolo 3, che prevede, in via sperimentale per tre anni, l'estensione al settore della pesca professionale delle forme di integrazione salariale, comprensive delle relative coperture figurative, previste per i lavoratori agricoli dalla legge n. 457 del 1972. La sperimentazione riguarda, in particolare, i lavoratori imbarcati su navi adibite alla pesca marittima nonché in acque interne e lagunari, ivi compresi i soci lavoratori di cooperative della piccola pesca, di cui alla legge 13 marzo 1958, n. 250, nonché gli armatori e i proprietari armatori, imbarcati sulla nave da loro gestita. Le finalità della sperimentazione sono: il sostegno del reddito dei lavoratori in tutti i casi di sospensione dell'attività di pesca derivante da misure di arresto temporaneo per le cause specificamente elencate dalla norma; la garanzia della stabilità occupazionale nei casi di sospensione straordinaria dell'attività di pesca, anch'essi specificamente individuati. Per il finanziamento di tale misura sperimentale è istituita, nell'ambito della Cassa per l'integrazione dei salari degli operai dipendenti da imprese agricole (CISOA), la sezione per i lavoratori della pesca, per la cui copertura è istituito il «Fondo Pesca CISOA», con una dotazione iniziale di 30 milioni di euro per ciascuno degli anni 2020, 2021 e 2022.
  Di interesse della XI Commissione è anche l'articolo 4, che prevede, per gli operatori della piccola pesca, attualmente inquadrati nel regime previsto dalla legge n. 250 del 1958 – in base al quale il lavoratore ha diritto alla pensione di vecchiaia, invalidità e anzianità, nonché all'indennità contro gli infortuni, ma non all'indennità di disoccupazione, malattia, maternità e assegno per il nucleo familiare –, la possibilità di optare per l'applicazione del regime previdenziale dei lavoratori marittimi di navi di stazza superiore, di cui alla legge n. 413 del 1984, che prevede l'iscrizione al Fondo pensioni lavoratori dipendenti dell'INPS, con il conseguente diritto di accesso a tutte le prestazioni dell'Assicurazione Generale Obbligatoria (AGO).
  La norma sembrerebbe volta a sanare un contenzioso che contrappone l'INPS a pescatori della piccola pesca, operanti cioè su imbarcazioni di stazza inferiore a 10 tonnellate lorde, che esercitano la propria attività in forma esclusiva o prevalente e operano in forma societaria (s.n.c, s.a.s. e ditte individuali). L'INPS, considerando preponderante le caratteristiche dei natanti, ha inquadrato tali soggetti nel regime previdenziale dettato dalla legge n. 250 del 1958, che prevede versamenti contributivi ridotti e basse tutele previdenziali, e non in quello previsto dalla legge n. 413 del 1984, che riguarda i marittimi imbarcati in navi di stazza superiore, Pag. 157dipendenti da cooperative armatrici (produzione-lavoro) o pescatori autonomi, che prevede versamenti più alti e tutele più estese. Più in particolare, l'INPS, in cui sono confluite le gestioni previdenziali dei marittimi, ha assunto una posizione opposta a quella dell'INAIL, che ha gestito la previdenza marittima in precedenza e che aveva permesso l'opzione del regime previdenziale proprio a tali tipologie di soggetti. La norma in esame, pertanto, appare volta, da un lato, a introdurre a regime la possibilità di opzione e, dall'altro, a consentire la liquidazione delle prestazioni a coloro che in passato avevano optato per l'iscrizione al regime previdenziale dei marittimi (legge n. 413 del 1984), ma che, con il subentrare dell'INPS nella gestione, erano stati forzatamente trasferiti alla gestione della piccola pesca, perdendo i contributi già versati. La norma di copertura, pertanto, sembrerebbe finalizzata proprio alla liquidazione delle prestazioni pensionistiche maturate nel regime più costoso, non prevista nei bilanci dell'Istituto previdenziale.
  Sempre con riferimento agli operatori della piccola pesca, l'articolo 4-bis, ai commi da 1 a 3, dispone in via interpretativa l'applicazione ai pescatori soci di cooperative, ancorché l'attività di pesca non sia organizzata e coordinata dalle medesime cooperative, delle disposizioni in materia di assegni al nucleo familiare e di inquadramento previdenziale e assicurativo presso l'INPS e l'INAIL, previste dall'articolo 1, comma 1, della legge n. 250 del 1958 con riferimento ai pescatori della piccola pesca marittima e delle acque interne associati in cooperative. Gli obblighi contributivi sono posti a carico delle cooperative di appartenenza e sono fatti salvi i versamenti contributivi già assolti direttamente dai soci delle cooperative di pesca. Il comma 4 estende ai pescatori delle acque interne le misure di sostegno del reddito in caso di fermo temporaneo, obbligatorio e non obbligatorio, previsto dalla legge di bilancio 2020 per i lavoratori dipendenti da imprese adibite alla pesca marittima.
  Rileva, quindi, che l'articolo 5 dispone l'istituzione del Fondo per lo sviluppo della filiera ittica, per il finanziamento di iniziative a carattere sperimentale, tra le quali ricordo, al comma 2, lettera e), l'attivazione di programmi di formazione professionale e di misure finalizzate alla tutela della salute e della sicurezza del personale imbarcato e, alla lettera f-sexies), la promozione della parità di genere nell'intera filiera ittica. Segnala anche che il comma 3 include le organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative a livello nazionale stipulanti i contratti collettivi nazionali di lavoro di riferimento per il settore tra le associazioni nazionali di categoria con cui il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali può stipulare convenzioni per lo svolgimento delle attività previste dall'articolo 5 del decreto legislativo n. 226 del 2001.
  L'articolo 6 reca misure per la promozione della cooperazione e dell'associazionismo; l'articolo 7 prevede l'esenzione dall'imposta di bollo per le domande, gli atti e la documentazione finalizzati alla concessione di aiuti europei e nazionali e a prestiti agrari di esercizio, mentre l'articolo 8 introduce disposizioni di semplificazione in materia di licenze di pesca. L'articolo 8-bis dispone l'esenzione degli apparecchi televisivi detenuti a bordo di unità da pesca dall'applicazione della tassa di concessione governativa.
  L'articolo 9 reca la disciplina della vendita diretta dei prodotti ittici da parte degli imprenditori; l'articolo 10 riguarda la disciplina delle modalità di indicazione al consumatore della data di cattura dei prodotti ittici; l'articolo 10-bis riguarda l'etichettatura dei prodotti ittici somministrati da hotel, ristoranti, trattorie, pizzerie, bar e simili; l'articolo 11 modifica la disciplina della rappresentanza delle associazioni della pesca nelle commissioni di riserva delle aree marine protette; l'articolo 12 riguarda le modalità di determinazione dei canoni delle concessioni demaniali per la pesca e l'acquacoltura; gli articoli 13 e 13-bis modificano la disciplina riguardante, rispettivamente, la Commissione consultiva centrale della pesca Pag. 158e dell'acquacoltura e le Commissioni consultive locali per la pesca marittima e l'acquacoltura; l'articolo 13-ter interviene sulle modalità per il conseguimento degli obiettivi previsti dal Programma nazionale triennale della pesca e dell'acquacoltura e prevede l'istituzione del Comitato per la ricerca applicata alla pesca e all'acquacoltura; l'articolo 14 riguarda la regolamentazione della pesca del tonno rosso.
  Osserva che, sulla base dell'articolo 15, al fine di adeguare i limiti di abilitazione del personale imbarcato per tenere conto delle nuove tecnologie istallate a bordo, il marinaio autorizzato alla pesca può assumere il comando di navi di stazza lorda non superiore a 200 tonnellate addette alla pesca mediterranea in qualsiasi zona. Come si legge nella documentazione fornita dal Servizio Studi della Camera, la norma è finalizzata a eliminare il riferimento alla zona di pesca in quanto i limiti geografici risultano superabili in ragione delle nuove tecnologie radio e satellitari presenti a bordo delle unità di pesca, tenuto anche conto delle opportunità offerte dalle indicazioni dell'Unione europea in materia di libero scambio fra i Paesi membri.
  L'articolo 15-bis estende al settore ittico la disciplina in materia di garanzia a titolo gratuito dell'ISMEA prevista a favore delle imprese agricole in caso di iniziative per lo sviluppo di tecnologie innovative, mentre l'articolo 15-ter vincola le quote di spettanza regionale e comunale dei proventi delle concessioni di coltivazione di idrocarburi situate in mare al perseguimento dello lo sviluppo delle attività economiche e produttive legate al mare e al litorale, incluse quelle turistiche, all'incremento dell'occupazione e della crescita nel settore della pesca professionale e a interventi di risanamento e miglioramento ambientale sul mare e sulla costa, e ne dispone la corresponsione, in parte, a forme di indennizzo da destinare alle marinerie del territorio nel cui ambito si svolgono le ricerche e le coltivazioni. L'articolo 15-quater estende al settore della pesca e dell'acquacoltura le disposizioni in materia di intese di filiera recate per il settore agricolo dall'articolo 9 del decreto legislativo n. 102 del 2005. L'articolo 15-quinquies interviene sulla disciplina sanzionatoria recata dal decreto legislativo n. 4 del 2012; l'articolo 15-sexies interviene in tema di fatturazione elettronica per la piccola pesca.
  Infine, gli articoli 16 e 17 recano, rispettivamente, la copertura finanziaria e la clausola di salvaguardia per le Regioni a statuto speciale.

  Debora SERRACCHIANI, presidente, nessuno chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame del provvedimento alla seduta già convocata per la giornata di domani, martedì 13 ottobre, nel corso della quale la Commissione procederà all'espressione del parere.

  La seduta termina alle 20.25.