CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 18 giugno 2020
390.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Giustizia (II)
COMUNICATO
Pag. 12

SEDE REFERENTE

  Giovedì 18 giugno 2020. — Presidenza della presidente Francesca BUSINAROLO. – Interviene il sottosegretario di Stato per la giustizia, Vittorio Ferraresi.

  La seduta comincia alle 10.15.

DL 28/2020: Misure urgenti per la funzionalità dei sistemi di intercettazioni di conversazioni e comunicazioni, ulteriori misure urgenti in materia di ordinamento penitenziario, nonché disposizioni integrative e di coordinamento in materia di giustizia civile, amministrativa e contabile e misure urgenti per l'introduzione del sistema di allerta COVID-19.
C. 2547 Governo, approvato dal Senato.

(Seguito dell'esame e rinvio).

  La Commissione prosegue l'esame del provvedimento in oggetto, rinviato nella seduta di ieri, 17 giugno 2020.

  Francesca BUSINAROLO, presidente, rammenta che nella seduta di ieri la relatrice, onorevole Ascari, ha svolto la relazione illustrativa del provvedimento.

  Giusi BARTOLOZZI (FI), intervenendo sull'ordine dei lavori, chiede alla presidenza se è stato acquisito, come da sua richiesta formalizzata nella giornata di ieri, il provvedimento del Dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria con il quale è stata sospesa l'efficacia delle disposizioni contenute nella nota del 21 marzo scorso relative alle scarcerazioni per motivi di salute legate all'emergenza coronavirus. Ritiene infatti fondamentale conoscere le ragioni che hanno indotto tale Dipartimento a mutare il proprio indirizzo in un così breve lasso di tempo. Sottolineando come sul decreto-legge in esame, in ragione del breve tempo a disposizione della Commissione per esaminarlo, non sarà svolta attività conoscitiva, Pag. 13ritiene che tale documento sia essenziale per poter avviare la discussione generale. Chiede pertanto, in attesa della trasmissione dello stesso, che i lavori della Commissione siano sospesi.

  Francesca BUSINAROLO, presidente, in attesa di acquisire la documentazione richiesta, sospende brevemente la seduta.

  La seduta, sospesa alle 10.20, riprende alle 10.55.

  Giusi BARTOLOZZI (FI) ritiene che la nota del Dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria con la quale è stata sospesa l'efficacia delle disposizioni contenute nella nota del 21 marzo scorso, appena acquisita agli atti della Commissione, sia particolarmente significativa. Evidenzia, infatti, come l'oggetto della stessa definisca la nota del 21 marzo scorso: «segnalazione all'autorità giudiziaria». Ritiene che tale affermazione sia la conclamazione di ciò che il suo gruppo parlamentare sostiene ormai da oltre due mesi, e cioè che tale atto, che era stato condiviso dal Ministro della giustizia e dai vertici del suo dicastero, non costituiva una nota riservata destinata all'amministrazione interna, bensì un atto di sollecito rivolto alle autorità giudiziarie. Pertanto ne desume che tale provvedimento non era diretto ai provveditorati ma alla magistratura. Sottolinea che la VI Commissione del Consiglio Superiore della Magistratura, nell'esprimere il proprio parere sul decreto-legge n. 29 del 2020, confluito nel decreto-legge in esame, ha definito questo governo un «legislatore di emergenza semplicistico» ed ha lamentato una invasione di campo nei confronti della magistratura. Ritiene che sarebbe opportuno che il Ministro della giustizia chiarisca in Commissione le ragioni per le quali, pur essendo consapevole delle conseguenze derivanti da tale atto, non sia intervenuto per ridurne la portata. Nel ricordare inoltre che anche i tribunali di sorveglianza di Sassari e di Spoleto hanno sollevato questioni di legittimità costituzionale sul citato decreto-legge n. 29 del 2020, lamenta che alla Commissione non sia concesso il tempo sufficiente per esaminare un provvedimento di tale portata e ritiene che la presidente dovrebbe chiedere ai gruppi di rinunciare al termine per la presentazione degli emendamenti, essendo chiaramente il testo immodificabile. Denuncia quindi che, seppure in altre occasioni gli Esecutivi hanno abusato dello strumento della decretazione di urgenza, mai tale abuso è stato così plateale e riferito ad una materia così delicata. In proposito rammenta che il plenum del Consiglio Superiore della Magistratura, adottando il parere proposto dalla VI Commissione, ha formulato decine di rilievi sul provvedimento in esame che sono stati ignorati totalmente dalla maggioranza. Evidenzia, inoltre, che i medesimi rilievi sono stati sollevati dal suo gruppo parlamentare nella Commissione bicamerale Antimafia. Per quanto attiene al merito del provvedimento, evidenzia, in primo luogo che, in merito alla competenza, il provvedimento in esame provocherà uno sradicamento dell'attuale sistema delle competenze del giudice di sorveglianza e dei tribunali di sorveglianza. Sottolinea, inoltre, come sia troppo breve il termine di 24 ore previsto per la trasmissione del parere alla Direzione nazionale antimafia e alla Direzione Distrettuale Antimafia e come di fatto tale termine spogli di contenuto il parere stesso. Per quanto concerne la violazione del contraddittorio, sottolinea come il provvedimento non preveda la fissazione di una udienza camerale nel caso di impugnazione della misura. Riferisce che esponenti dell'Esecutivo le hanno detto, in maniera semplicistica, che in realtà l'operatività in automatico è già così. Nel criticare un approccio approssimativo a tali temi da parte del Governo, rammenta che il nostro sistema penale prevede certamente gli automatismi ma ricorda che la Cassazione è intervenuta più volte dicendo che essi sono consentiti quando non ci sono emergenze nuove o quando vi è fatto imputabile al condannato o all'indagato. Per quanto attiene alla deroga alla competenza territoriale, evidenzia come non sia chiaro se la regione da sentire sia Pag. 14quella nella quale è detenuto il condannato o quella dove invece deve andare a scontare la misura. Evidenzia ancora che nel provvedimento si prevede la possibilità di sottoporre agli arresti domiciliari soltanto i soggetti sottoposti a pena definitiva o in pendenza di appello, dimenticando tutti gli imputati che sono soggetti a misure cautelari. In proposito rileva che anche il Consiglio superiore della magistratura ha sottolineato tale mancanza. Ciò premesso, ritiene che la maggioranza dovrà assumersi la responsabilità dell'approvazione di un testo scritto male, che aveva come finalità quella di porre rimedio ad una emergenza causata dallo stesso Ministro ma che finisce con il massacrare il sistema. Precisa che il suo gruppo parlamentare non sarà corresponsabile di tale scempio che mortifica la giustizia italiana con un approccio semplicistico ed inadeguato a risolvere le esigenze che il Paese lamenta.

  Luca Rodolfo PAOLINI (LEGA) non condivide, preliminarmente, le modalità con le quali si chiede alla Commissione di esaminare in tempi estremamente ridotti il decreto-legge in discussione, che nel corso dell'esame da parte dell'altro ramo del Parlamento ha subito profonde modificazioni e integrazioni, e che interviene su ampi settori dell'ordinamento in maniera molto minuziosa. In proposito ritiene che la maggioranza, attraverso il provvedimento in esame, intenda intervenire in maniera violenta sull'ordinamento, privando chi ha il diritto costituzionale di esaminare il provvedimento stesso della possibilità di farlo. Ritiene che la maggioranza abbia di fatto, attraverso una massiccia attività emendativa, fatto decadere il decreto-legge in esame, per approvarne uno dai contenuti diversi. A suo avviso tale modo di procedere è vergognoso. Osserva, inoltre, che nel corso dell'esame da parte del Senato è stato introdotto un nuovo articolo 3-bis, che dispone delle tutele per i testimoni di giustizia. Precisando di condividere tali tutele, sottolinea, tuttavia, che la Commissione giustizia stava già esaminando da qualche mese una proposta di legge dell'onorevole Aiello su tale materia e che, ancora più in particolare, ha recentemente avviato l'esame di una proposta di legge della presidente Businarolo che tratta proprio il medesimo aspetto. Stigmatizza pertanto il metodo non corretto con il quale la maggioranza abbia superato un legittimo tentativo di legiferare, introducendo di fatto le medesime disposizioni nel decreto-legge. Per quanto attiene alle scarcerazioni, ritiene che il ministero della giustizia abbia fatto «un pasticcio epocale» che ha portato a sostituire la detenzione in carcere con la detenzione domiciliare per oltre 200 persone. In proposito, sottolinea come il fatto stesso che un boss mafioso possa tornare nel proprio territorio incute già di per sé timore, in quanto la sola presenta di tali individui sul territorio vivifica la forza intimidatrice dell'organizzazione criminale. Ritiene pertanto che aver permesso a certi individui di usufruire di tale tipo di detenzione sia gravissimo e sottolinea che il Governo, per evitare che tale situazione si possa ripetere in futuro, ha ritenuto di dover ricorrere all'adozione di un decreto- legge, forzando la mano a quella stessa magistratura che con la nota del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria del 21 marzo scorso il Ministero della giustizia aveva armato. In merito alla citata nota, sottolinea l'anomalia di aver destinato la stessa ai magistrati e non ai direttori di carcere al punto che lo stesso Esecutivo ha poi dovuto, con la nota del 16 giugno scorso, appena acquisita agli atti della Commissione, porre rimedio ad un danno già fatto. In proposito rammenta che degli scarcerati eccellenti ha ritenuto di poter ricorrere avverso il decreto-legge in esame. Nell'evidenziare come il decreto-legge in esame rappresenti l'ennesimo tentativo di evitare il dibattito parlamentare, esprime la convinzione che esso dovrebbe essere dichiarato illegittimo per l'eterogeneità delle misure contenute, che spaziano dalla proroga all'entrata in vigore della riforma sulle intercettazioni, agli interventi sull'ordinamento penitenziario, alla delicata materia della mediazione civile, all'utilizzo di aeromobili a pilotaggio remoto Pag. 15e alle disposizioni sui garanti dei detenuti, senza contare i sistemi di protezione dei minori dai rischi del cyberspazio introdotti dall'articolo 7-bis. Nel chiedersi quale sia l'urgenza di alcune delle citate disposizioni, tiene inoltre a sottolineare che il provvedimento in esame sostanzialmente annulla il lavoro svolto dalla collega Aiello con la grande passione che le deriva dall'esperienza personale, vanificando con l'introduzione dell'articolo 3-bis la proposta di legge C. 1740 di cui è firmataria, che interviene sulla disciplina concernente i testimoni di giustizia. Evidenzia come all'articolo 5, che reca misure in materia di giustizia contabile, sia stato aggiunto in maniera del tutto incongruente il comma 1-bis recante disposizioni in tema di controllo dei contratti secretati. Segnala a tale proposito la delicatezza della materia, che avrebbe meritato una più attenta ponderazione, considerato che la secretazione sottrae tali contratti al principio generale del controllo contabile. Quanto alle misure sulla corrispondenza telefonica, introdotte dopo l'esperienza delle rivolte carcerarie, che hanno causato negli istituti penitenziari più morti dell'epidemia da Covid-19, fa presente che tale situazione si è determinata in conseguenza dell'inadeguatezza del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria. Rileva a tale proposito che il Ministro della giustizia, nel periodo tra dicembre e febbraio, benché consapevole dell'eventualità di una pandemia, non ha ritenuto di assumere alcuna iniziativa, intervenendo successivamente con le note restrizioni ai colloqui senza prevedere, se non con grave ritardo, misure compensative quali colloqui via skype o autorizzazione ad un maggior numero di telefonate. Fa presente sull'argomento che chiunque abbia un minimo di conoscenza del mondo carcerario, è consapevole dell'esigenza di compensare una riduzione dei contatti del detenuto con l'esterno con l'accesso ad un beneficio alternativo, che sia il colloquio da remoto, l'installazione di vetri protettivi o l'esecuzione del tampone obbligatorio. Nel rilevare che il tribunale di sorveglianza di Sassari e l'ufficio di sorveglianza di Spoleto hanno sollevato questioni di legittimità costituzionale con riguardo alle misure del decreto-legge n. 19 del 2020, rileva che soltanto oggi viene messa a disposizione della Commissione la nota con cui il dottor Petralia e il dottor Tartaglia hanno tentato di «mettere una pezza» ai gravi errori nella gestione precedente del DAP. Sottolinea a tale proposito che il Ministro della giustizia dovrebbe essere invitato a lasciare il suo incarico e a fare altro considerato che si è reso responsabile, oltre che della morte di 14 persone e di numerosi feriti, anche dell'ingiustificata spesa di 37 milioni di euro di danni per il ripristino dei danni provocati durante le rivolte, che tanto avrebbe scandalizzato in altri tempi il Movimento 5 Stelle. Tiene a sottolineare come sia intervenuto un «silenzio tombale» sulla vicenda, rilevando che lo scoppio contemporaneo di 21 rivolte in altrettanti carceri italiani sia da addebitarsi o a una mente superiore che è stata in grado di coordinare le diverse iniziative o in alternativa alla cattiva gestione della situazione che ha in qualche modo portato alla reazione dei detenuti. Stigmatizzando dunque il fatto che nessuno risponda di quanto accaduto, evidenzia altresì come, nei due anni e mezzo di permanenza di Alfonso Bonafede a capo del Ministero della giustizia, nelle carceri italiane siano stati scoperti oltre mille telefoni cellulari in possesso di detenuti. Nel rammentare l'amarezza di molti magistrati, a partire da Sebastiano Ardita, a fronte della scarcerazioni dei boss, stigmatizza il fatto che la nota del DAP del 21 marzo sia stata firmata da una funzionaria di II fascia, mentre avrebbe dovuto avere la paternità del Ministro e del capo del dipartimento. Rivolgendosi in particolar al Partito democratico, che ha una lunga esperienza amministrativa, ritiene che ci si dovrebbe chiedere se Alfonso Bonafede sia la persona migliore per ricoprire l'incarico di Ministro della giustizia. Tornando al merito del provvedimento, nel sottolineare l'inutilità dell'intervento delle opposizioni, chiede al Governo per il tramite della presidente di far decadere il decreto-legge Pag. 16in esame, sollecitando una seria istruttoria dei provvedimenti nella sede della Commissione Giustizia anche attraverso la consultazione dei soggetti interessati. Preannunciando che gli effetti negativi delle misure contenute nel decreto-legge si manifesteranno presto e saranno sottoposte all'attenzione di tutti dalla Corte costituzionale, dalle corti di merito e anche dalla storia. Si augura in conclusione che si tengano al più presto nuove elezioni politiche per consentire al Paese di avere un diverso Governo.

  Walter VERINI (PD), nel riconoscere obiettivamente che quello all'esame della Commissione giustizia si configura come un decreto «omnibus», contenendo diverse norme anche tra loro diversificate, ritiene legittima l'opinione espressa dai colleghi dell'opposizione secondo cui la «Corte delle leggi» darà ragione a chi ha presentato eccezioni di costituzionalità. Evidenzia a tale proposito come, nonostante tale convinzione, il provvedimento abbia superato il vaglio del Quirinale, facendo presente che, se gli uffici del Quirinale avessero avuto dubbi circa la sua costituzionalità, non si sarebbe certamente arrivati alla firma da parte del Presidente della Repubblica. Con l'obiettivo di sdrammatizzare la portata dei rilievi di costituzionalità avanzati, tiene a sottolineare che si tratta di norme scritte in una situazione di drammatica emergenza, determinata, da un lato, dalla difficile condizione che da anni caratterizza i sistemi giudiziario e carcerario del nostro Paese e, dall'altro, dal diffondersi dell'epidemia da Covid-19 che ha sconvolto, oltre alla nostra, anche la vita degli apparati dello Stato. Senza avere la pretesa di affrontare tutti gli aspetti che i colleghi hanno appena evidenziato, anche a nome del suo gruppo, fa presente che il provvedimento in esame, pur nella molteplicità degli interventi recati, contiene diverse misure importanti. Con riguardo alla questione delle scarcerazioni, rinviando ad un momento successivo al suo intervento le considerazioni sulle «falle» verificatesi, sottolinea che la «famigerata» nota del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria (DAP) del 21 marzo è stata resa necessaria dagli eventi e che non risulta totalmente contraddetta dal successivo provvedimento intervenuto il 16 giugno. A quest'ultimo proposito, nel ringraziare la collega Bartolozzi per averne sollecitato l'acquisizione agli atti della Commissione, fa presente che gli attuali capo e vice capo del DAP hanno ritenuto di specificare che «il numero dei ristretti positivi al Covid-19, pari oggi a 66 persone su poco più di 53.000 detenuti, è in costante diminuzione» e che «negli istituti penitenziari risultano in atto protocolli di prevenzione del rischio di diffusione del contagio», disponendo conseguentemente «la sospensione dell'efficacia delle disposizioni impartite con la nota n. 95907 del 21 marzo 2020». Evidenzia inoltre come il nuovo provvedimento dei vertici del DAP sia del tutto coerente con il decreto-legge, il terzo ad intervenire in materia, che nel pieno rispetto dell'autonomia della magistratura, prevede una rivalutazione della situazione dei detenuti in relazione all'evoluzione della pandemia. Sottolinea inoltre che l'ultima nota del DAP, che non smentisce tali elementi né interviene ad abrogare il precedente provvedimento, tanto più nell'eventualità di una ripresa del contagio nella stagione autunnale, conclude che «resta parimenti impregiudicata la necessità del più accurato monitoraggio delle condizioni di salute dei ristretti e fra questi in particolare di coloro maggiormente a rischio di complicanze in caso di contagio». A tale proposito tiene a ricordare che nei giorni della diffusione del contagio il Partito democratico, che ha reputato timidi gli interventi del Governo in materia, ha fortemente insistito sulla necessità di ridurre il sovraffollamento carcerario, tanto più in considerazione della diminuzione della effettiva capienza delle strutture, anche in conseguenza dei danni provocati dalle rivolte negli istituti penitenziari. Rammenta inoltre come l'articolo 123 del decreto-legge cosiddetto Cura Italia abbia comunque escluso dall'accesso Pag. 17a modalità di esecuzione della pena alternative alla restrizione in carcere, tra gli altri, i detenuti sottoposti al regime dell'articolo 41-bis dell'ordinamento penitenziario, oltre a coloro che sono stati condannati per reati associativi di tipo mafioso per altri gravi reati. Con riguardo alle scarcerazioni conseguenti all'applicazione della nota del 21 marzo, come emerso anche nel corso delle numerose audizioni svolte dalla Commissione bicamerale antimafia, evidenzia come nella circostanza si sia verificata una sorta di black out del sistema, sottolineando da un lato la mancata comunicazione tra le procure ed il DAP e dall'altro la incapacità da parte del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria di individuare strutture alternative al fine di garantire la salute dei detenuti e la sicurezza generale. Rammenta a tale proposito che subito dopo le rivolte nelle carceri il Partito democratico, sia in confronti diretti con il Ministro Bonafede sia pubblicamente, ha posto il problema della inadeguatezza dei vertici del DAP. Ritiene tuttavia che non si debba rifuggire, in considerazione degli errori commessi nella vicenda delle scarcerazioni, dall'affrontare l'intollerabile situazione del sovraffollamento carcerario, che peraltro non appare in linea con i principi dettati dall'articolo 27 della Costituzione. Ribadisce a tale proposito che l'intendimento del Governo in materia è duplice, da un lato prevedendo la riduzione del sovraffollamento carcerario e la tutela dei diritti delle persone ristrette, e dall'altro evitando che detenuti per reati gravi, quali quello di stampo mafioso, possano tornare ad esercitare la propria influenza sui territori. A tale proposito, ribadisce come il Governo abbia sollecitato l'interazione tra i tribunali di sorveglianza e le procure con riguardo agli eventuali provvedimenti di scarcerazione, proprio al fine di colmare il citato deficit di comunicazione verificatosi, al netto di fatti gravi ammessi anche in sede di Commissione bicamerale antimafia quali la scarcerazione di Zagaria. In conclusione ritiene che, al di là delle critiche rivolte all'operato dal DAP, nel rammentare che gli attuali vertici sono ricoperti da due magistrati che si sono contraddistinti per la lotta alla mafia, tutte le forze politiche siano d'accordo sulla necessità di vigilare sul rispetto dei diritti di tutti i detenuti, tanto più considerato che molti di loro sono sottoposti a misure cautelari. Affrontando gli altri aspetti del provvedimento in esame, fa presente che esso contiene importanti misure volte a garantire, nel rispetto delle condizioni di sicurezza di tutti i soggetti coinvolti, la ripresa dei lavori degli uffici giudiziari e sulle quali si è svolto il confronto tra il Governo e le categorie interessate, prima fra tutte l'Avvocatura e l'Associazione nazionale magistrati. Nel considerare un segnale importante la ripresa dei lavori, senza urtare la sensibilità di alcuno, come Partito democratico si augura anche un'eventuale riduzione del periodo feriale allo scopo di dare anche questo ulteriore contributo allo smaltimento dell'arretrato.
  Con riguardo alle obiezioni avanzate in relazione alle misure sullo svolgimento del processo penale da remoto, che deve comunque fornire tutte le previste garanzie, a cominciare dal rispetto del diritto alla difesa, ritiene che l'eventuale introduzione in forma stabile di tale soluzione vada valutata senza pregiudizi e senza paura. Per quanto riguarda invece la proroga dell'entrata in vigore della riforma delle intercettazioni, rileva che in assenza degli impedimenti derivati dall'epidemia in corso, le procure si sarebbero attivate insieme al Ministero per dotarsi delle risorse necessarie a darvi attuazione. Si dichiara pertanto convinto che a partire dal prossimo 1o settembre sarà operativa la cosiddetta riforma Orlando che, da un lato, stabilisce il diritto dovere di utilizzare le intercettazioni nel corso delle indagini e, dall'altro, è volta a garantire il rispetto della privacy, evitando la pubblicazione dei contenuti che non appaiano rilevanti. Nel sottolineare inoltre l'importanza della diffusione dell'applicazione Immuni al fine di contenere i rischi di contagio, ritiene che non costituisca uno scandalo la decisione Pag. 18di introdurre tale disposizione nel primo strumento legislativo disponibile al fine di garantirne la sua tempestiva operatività, tanto più che le legittime preoccupazioni in tema di violazione della privacy sono state fugate.
  Si dichiara d'accordo con il collega Paolini con riguardo alla cattiva gestione delle restrizioni ai colloqui dei detenuti con i propri familiari, che sono state alla base delle rivolte carcerarie dello scorso marzo, dichiarando come diversi direttori illuminati abbiano prevenuto le tensioni attraverso interventi volti a motivare le ragioni delle misure introdotte, autorizzando in alternativa le video chiamate e consentendo la possibilità di telefonate quotidiane, anche come forma premiale al fine di incoraggiare comportamenti corretti. Rivolgendosi a chi sostiene che «bisogna buttare la chiave», sottolinea che questa non è una pratica da Paese civile, tanto più che riservare, in un quadro di certezza della pena, un trattamento umano alle persone detenute, puntando al recupero e alla riabilitazione, oltre che essere in linea con il dettato costituzionale, ha anche il fine di ridurre il rischio di recidive e di rafforzare la sicurezza dei cittadini. Con riferimento alle considerazioni svolte dal collega Paolini sulla disposizione recata dall'articolo 7-bis del provvedimento in esame, che introduce misure di tutela per i minori, considera sbagliato che vengano messe in contrapposizione due distinte emergenze – la prima sociale in conseguenza della diffusione dell'epidemia e l'altra relativa al rispetto dei diritti – che possono essere affrontate contestualmente. Nel rammentare a tale proposito anche con riguardo ai lavori della Commissione, l'importanza di approvare un provvedimento che tutela le persone discriminate per il proprio orientamento sessuale, ritiene che le diverse iniziative possano procedere di pari passo. Pertanto, per tutti i motivi sopra indicati, nel rilevare l'utilità e la costruttività delle critiche, ritiene che pur nella ristrettezza dei tempi vi siano la condizioni perché il Parlamento faccia un buon lavoro, rammentando che nel corso dell'esame in Senato sono state accolte anche molte proposte emendative dell'opposizione.

  Piera AIELLO (M5S), nel ringraziare il collega Paolini per aver difeso il lavoro da lei svolto in tema di testimoni di giustizia, desidera precisare che l'emendamento inserito nel decreto-legge ha un significato particolare. Rileva infatti che la sua proposta di legge, come anche quella della collega Businarolo, necessiteranno di tempo per poter essere approvate, mentre alcuni individui, in particolare dei figli di alcuni soggetti che collaborano con la giustizia, hanno bisogno di essere tutelati immediatamente. Questi ragazzi, nei confronti dei cui genitori è stato disposto un provvedimento di revoca delle generalità, infatti, non potranno iscriversi in sicurezza al prossimo anno scolastico se prima non verrà approvata la norma che dispone che tale revoca non produce effetti nei loro confronti. Precisa inoltre che la efficacia della norma è limitata solo al perdurare dello stato di emergenza relativa al Covid-19. Per tale ragione, la Commissione dovrà poi proseguire nell'esame delle citate proposte di legge.

  Stefania ASCARI (M5S), relatrice, ringrazia i colleghi Bartolozzi e Paolini per le loro legittime osservazioni delle quali ne comprende le ragioni, tuttavia desidera sottolineare che i molti aspetti contenuti nel decreto-legge in esame sono maturati in un contesto di necessità. Rileva, infatti, che la crisi pandemica ha messo in evidenza alcune criticità delle quali l'esecutivo ha preso atto ed evidenzia la capacità del Ministro della giustizia di risolverle tempestivamente. Conviene sulla tempistica ridotta nella quale la Commissione è costretta a lavorare ma sottolinea la necessità che il lavoro sia svolto in un clima sereno per concludere l'esame del provvedimento. Rileva l'esigenza di far ripartire gli uffici giudiziari messi in crisi dalla pandemia e sottolinea come il Ministro Bonafede si sia incontrato con chi opera quotidianamente nel settore giustizia e abbia dedicato alla questione la massima attenzione, al punto da disporre il riavvio Pag. 19dal 1o luglio prossimo degli uffici giudiziari. Ritiene che tale tipo di reazione sia utile a sostenere il sistema giustizia. Sottolinea inoltre come vi sia un nesso di continuità tra quanto disposto dall'articolo 123 del decreto-legge «Cura Italia», la nota del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria del 21 marzo scorso e quella del 16 giugno scorso che ne sospende l'efficacia alla luce del mutato quadro sanitario. Rileva, inoltre, l'importanza del potenziamento dell'uso telematico, aspetto inserito nel decreto-legge in esame, che semplifica il lavoro degli avvocati penalisti. Ritiene altresì estremamente valide le disposizioni in materia di intercettazioni e quelle che disciplinano la App «Immuni». Nell'invitare quindi tutti i colleghi a fare un «lavoro di squadra» per approvare le numerose norme contenute nel provvedimento, delle quali sottolinea il carattere emergenziale e di urgenza, rammenta come sia già avvenuto altre volte che fosse posto all'attenzione del Parlamento un provvedimento dal contenuto ampio.

  Giusi BARTOLOZZI (FI) nel replicare al collega Verini intende chiarire che il gruppo di Forza Italia non si vuole sottrarre ad una discussione per un confronto sul sovraffollamento carcerario o sulla individuazione delle misure atte ad evitare tale problema. Osserva inoltre che non si può affermare che il provvedimento in esame, in quanto controfirmato dal presidente della Repubblica, sia di per sé privo di vizi. Rileva infatti, preliminarmente che il Presidente Mattarella ha sottoscritto due differenti decreti-legge che poi sono confluiti in un unico provvedimento e rammenta inoltre che attraverso l'approvazione di un maxi emendamento presso l'altro ramo del Parlamento sostanzialmente il provvedimento è stato trasformato in un decreto «omnibus». Precisa inoltre di non aver censurato il contenuto della nota del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria del 16 giugno scorso sul quale ritiene di poter convergere ma di aver fatto cenno all'oggetto di tale nota. Nel prendere atto che il collega Verini ha affermato che il Partito Democratico ha rilevato l'inadeguatezza dei vertici del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, sottolinea come avrebbe invece dovuto constatare quella del Ministro che tali vertici ha nominato. Attribuisce, inoltre, la responsabilità dell'assenza di un dirigente a capo della Direzione generale dei detenuti dal mese di agosto 2019 a quello di febbraio 2020 al Ministro Bonafede. Sottolinea quindi, che pur concordando su quali siano le esigenze, gli strumenti proposti dalla maggioranza non sono adeguati a risolverle. Osserva in fine che in altre occasioni il Movimento Cinque Stelle ha chiesto ed ottenuto che, per molto meno, che i Ministri rimettessero il loro incarico, mentre ora non accetta di addossarsi la responsabilità politica di quanto accaduto.

  Francesca BUSINAROLO, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame al termine della riunione dell'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, già convocato per la giornata odierna.

  La seduta termina alle 12.20.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

  L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 13.40 alle 14.35.

SEDE REFERENTE

  Giovedì 18 giugno 2020. — Presidenza della presidente Francesca BUSINAROLO. – Interviene il sottosegretario di Stato per la giustizia, Vittorio Ferraresi.

  La seduta comincia alle 14.35.

DL 28/2020: Misure urgenti per la funzionalità dei sistemi di intercettazioni di conversazioni e comunicazioni, ulteriori misure urgenti in materia di ordinamento penitenziario, nonché disposizioni integrative Pag. 20e di coordinamento in materia di giustizia civile, amministrativa e contabile e misure urgenti per l'introduzione del sistema di allerta COVID-19.
C. 2547 Governo, approvato dal Senato.

(Seguito dell'esame e rinvio).

  Francesca BUSINAROLO, presidente, come convenuto, riprende lo svolgimento della discussione generale del provvedimento in oggetto. Nessun altro chiedendo di intervenire, dichiara concluso l'esame preliminare. Ricorda che, come stabilito nella riunione dell'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, testé conclusasi, il termine per la presentazione di proposte emendative è fissato alle ore 9 di lunedì 22 giugno prossimo.

  La seduta termina alle 14.40.