CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 17 giugno 2020
389.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Commissioni Riunite (III e IV)
COMUNICATO
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ESAME DI DELIBERAZIONI DEL GOVERNO AI SENSI DEGLI ARTICOLI 2 E 3 DELLA LEGGE 21 LUGLIO 2016, N. 145

  Mercoledì 17 giugno 2020. — Presidenza della presidente della III Commissione, Marta GRANDE. — Intervengono la Viceministra per gli affari esteri e la cooperazione internazionale, Marina Sereni e il sottosegretario per la difesa, Guido Calvisi.

  La seduta comincia alle 12.05.

Sui lavori delle Commissioni riunite.

  Salvatore DEIDDA (FDI), nel domandarsi per quale motivo le Commissioni riunite siano state riconvocate nel corso della mattinata in un'aula diversa da quella inizialmente prevista e, peraltro, più piccola, ritiene offensive le dichiarazioni rese dal sottosegretario Manlio Di Stefano nei confronti dei deputati dei gruppi di Fratelli d'Italia e della Lega, dopo l'informativa di questa mattina del Presidente del Consiglio. Evidenzia come le opposizioni abbiano sempre seguito con assiduità i lavori parlamentari, presenziando con massimi impegno e dedizione, e auspica che tali affermazioni siano prontamente ritrattate.

  Marta GRANDE, presidente, ritiene che non appartenga – certo – alla Presidenza delle Commissioni riunite esprimere censure nei confronti di un rappresentante del Governo, il cui intervento – che le risulta essere stato fatto sui social media – può comunque essere considerato come svolto a titolo personale. Quanto al cambio dell'aula esso è stato disposto, d'intesa con il Presidente Rizzo, per ragioni di maggiore facilità logistica.

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  Eugenio ZOFFILI (LEGA) si associa alla richiesta del collega Deidda affinché la Presidenza della Camera esprima una censura formale per le gravi e ingiuriose parole usate dal sottosegretario Di Stefano nei confronti di due gruppi di opposizione. Fa altresì presente che la Lega ha poc'anzi abbandonato i lavori dell'Assemblea in reazione alle dichiarazioni rese da colui che egli ritiene il fastidioso ma più importante inquilino di Palazzo Chigi che, a differenza dei parlamentari eletti, non può vantare alcuna forma di investitura da parte dei cittadini. Chiede, altresì, di spostare la seduta in un'aula più capiente, al fine di consentire a tutti i parlamentari di partecipare ai lavori.

  Marta GRANDE, presidente, chiede con fermezza al collega Zoffili di astenersi da un linguaggio irriguardoso nei confronti del Presidente del Consiglio dei ministri e di voler collaborare all'ordinato svolgimento dei lavori delle Commissioni riunite. D'intesa con il Presidente Rizzo, sospende la seduta, la quale riprenderà nella Nuova Aula dei gruppi parlamentari.

  La seduta, sospesa alle 12.15, è ripresa alle 12.25.

Sulla pubblicità dei lavori.

  Marta GRANDE, presidente, avverte che è pervenuta la richiesta che della seduta sia data pubblicità anche mediante gli impianti audiovisivi a circuito chiuso. Non essendovi obiezioni, ne dispone l'attivazione.

Deliberazione del Consiglio dei ministri in merito alla partecipazione dell'Italia a ulteriori missioni internazionali per l'anno 2020, adottata il 21 maggio 2020.
(Doc XXV, n. 3).

Relazione analitica sulle missioni internazionali in corso e sullo stato degli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, riferita al periodo 1o gennaio-31 dicembre 2019, anche al fine della relativa proroga per il periodo 1o gennaio-31 dicembre 2020, deliberata dal Consiglio dei ministri il 21 maggio 2020.
(Doc XXVI, n. 3).

(Esame congiunto e rinvio).

  Le Commissioni iniziano l'esame congiunto dei provvedimenti

  Marta GRANDE, presidente e relatrice per la III Commissione, ricorda che l'esame della deliberazione governativa sulla partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali e la connessa relazione analitica costituiscono un importante momento di riflessione e d'indirizzo del Parlamento su uno dei principali strumenti della politica estera e di difesa del nostro Paese.
  Segnala che l'impegno delle missioni multilaterali, che costituisce da lunghi anni una peculiare caratteristica della nostra proiezione internazionale, chiama direttamente in causa una puntuale valutazione da parte parlamentare dell'efficacia del perseguimento dei nostri interessi nazionali nei principali teatri operativi, come nel caso di Libia, Niger e Balcani, così come in relazione alle nostre alleanze, al nostro posizionamento nelle organizzazioni internazionali e rispetto ai partner di riferimento, come nei casi della Siria, dell'Afghanistan e del Libano.
  Sottolinea che, d'intesa con il collega Iovino, che si soffermerà sui profili militari e strategici richiamati dai documenti governativi in esame, svolgerà preliminarmente alcune considerazioni sul contesto internazionale all'interno del quale si colloca la decisione di proseguire, da parte del nostro Paese, la partecipazione a numerose operazioni multilaterali, con un considerevole sforzo in termini di personale e di risorse finanziarie.
  Evidenzia che si tratta di un quadro connotato da una pluralità di fattori critici, a cominciare dall'area del Mediterraneo, che in questi ultimi decenni ha vissuto e sta vivendo una progressiva estensione della sua profondità geopolitica, andando a ricomprendere tutto il Medio Oriente, il Golfo Persico, i Balcani e l'Africa occidentale. Pag. 30
  In tale contesto, rileva che gli obiettivi prioritari della nostra partecipazione alle missioni multilaterali e dei nostri interventi di cooperazione allo sviluppo sono e restano la stabilizzazione delle crisi in atto, la gestione ordinata dei processi di transizione e il sostegno ad agende riformiste inclusive.
  Ribadisce che tali missioni e tali interventi concorrono a rafforzare, soprattutto in questo tempo di crisi e d'incertezze, il profilo della nostra identità mediterranea che deve continuare a caratterizzare il nostro modo di stare all'interno delle Nazioni Unite, nell'Alleanza atlantica e nella stessa Unione europea, per fare sì che tali organizzazioni continuino a perseguire un impegno comune nella lotta contro il terrorismo e per una condivisione più equa e responsabile delle conseguenze del fenomeno migratorio, come pure di tutte quelle altre sfide – ad esempio tragedie umanitarie e odio settario – che contribuiscono a rendere il Mediterraneo allargato un epicentro del disordine globale.
  Osserva che di fronte all'enormità di queste sfide – che spesso ha colto in ritardo le grandi organizzazioni multilaterali e sovranazionali – il nostro Paese ha risposto sia sul piano diplomatico che su quello militare, dimostrando una notevole capacità d'intervento in termini di prevenzione di attacchi terroristici, salvataggio di vite umane nelle acque del Mediterraneo, identificazione ed espulsione dal nostro territorio degli estremisti violenti, azioni diplomatiche e iniziative multilaterali.
  Sottolinea che sul versante libico, in particolare, il nostro Paese è attivamente impegnato nell'attuazione dei meccanismi di seguito dell'iniziativa di Barlino recepita nella risoluzione 2510/2020 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite del 12 febbraio scorso, sostenendo l'avvio dei tre esercizi di dialogo intra-libico previsti dalle Conclusioni di Berlino, riguardanti segnatamente il track militare, quello economico e quello politico: al riguardo, ribadisce che l'Italia non crede ad una soluzione militare della crisi libica e per questo intende assicurare un approccio ancora più assertivo, da parte italiana, nell'azione delle Nazioni Unite a favore del dialogo intra-libico.
  Evidenzia che l'azione del nostro Paese è stata altresì diretta a garantire un ruolo più attivo da parte dell'UE nell'area ed ha portato alla decisione del Consiglio Affari Esteri dello scorso 17 febbraio di concludere l'Operazione Sophia e vararne una nuova – Irini – nel Mediterraneo a sostegno del processo di Berlino e con l'obiettivo di attuare, tramite assetti aerei, satellitari e marittimi, l'embargo delle Nazioni Unite in Libia, che costituisce una delle nuove operazioni internazionali previste nel 2020 dalla deliberazione governativa.
  Rileva che la nuova operazione dell'UE si collega coerentemente ad un'altra direttrice della nostra azione internazionale: sostenere la politica di sicurezza e difesa europea, per consentire alla Unione europea d'incrementare la propria capacità di agire sulla scena internazionale, nel quadro di un approccio integrato alla gestione delle crisi.
  Osserva che occorre sempre più maturare la consapevolezza che la nostra partecipazione alle missioni civili e militari promosse dall'UE serve a rafforzare l'azione per la sicurezza del nostro Paese, avvalendosi dell'effetto moltiplicatore dato dall'agire in un contesto più ampio di quello puramente bilaterale.
  Segnala che dall'adozione della Strategia globale nel 2016 l'UE ha indiscutibilmente fatto degli enormi progressi per ritagliarsi un ruolo da protagonista anche nel campo della sicurezza e della difesa, attraverso proposte solide che convergono nella cosiddetta «autonomia strategica» per un'Unione più forte e responsabile.
  Sottolinea che autonomia strategica, infatti, significa un'Unione che vuole e che deve essere in grado di agire in modo indipendente, se necessario, e con mezzi propri, aprendo uno spazio nuovo e autonomo di azione, in grado di esprimere una capacità strategica globale in tutti i settori chiave (politico, economico, diplomatico e militare). Evidenzia che l'Ue Pag. 31sarebbe così in condizione di svolgere un ruolo credibile quale security provider in ambito internazionale.
  Rileva che l'Unione – lungi dal voler essere un elemento solista nel campo della sicurezza e difesa – continua a prestare molta attenzione alla cooperazione in generale e a quella con la NATO in particolare.
  Osserva che, in questa prospettiva, è interesse del nostro Paese continuare a sostenere una cooperazione sempre più stretta tra la NATO e l'Unione europea in ambiti come il contrasto alle minacce ibride, la difesa civile e le esercitazioni congiunte al fine di migliorare le best practices e l'interoperabilità.
  Evidenzia che l'Alleanza atlantica, i cui compiti principali sono la difesa collettiva, la gestione delle crisi e la sicurezza cooperativa, ha dato avvio a un processo di adattamento volto a rafforzare la postura di deterrenza e di difesa per meglio far fronte a minacce convenzionali e non, provenienti da attori statali e non statuali e da tutte le direzioni strategiche.
  Ricorda che l'adattamento e il rafforzamento della resilienza e della difesa civile, specie dopo la crisi determinata dalla pandemia da Covid-19, si è confermato un ambito cruciale per salvaguardare la continuità del governo, la protezione delle infrastrutture critiche e l'erogazione di servizi essenziali in caso di emergenze civili, ed è dunque nostro interesse rafforzare le relative capacità dell'Alleanza, laddove esiste un valore aggiunto ed in stretto raccordo con l'Unione europea.
  Segnala che su impulso italiano, e grazie anche all'intenso lavoro svolto dalla delegazione presso l'Assemblea parlamentare della NATO, l'Alleanza si concentra oggi maggiormente sui pericoli e le criticità del suo versante meridionale, sia in termini di pianificazione militare – utile per assicurare l'adeguata reattività in caso di minacce che promanano da quell'area – che di rafforzamento della cooperazione pratica e del dialogo politico con i Paesi partner della regione MENA.
  Sottolinea, inoltre, che il contributo del nostro Paese alle missioni NATO in Afghanistan, in Kosovo e in Iraq è considerato nell'ambito dell'Alleanza uno degli aspetti più qualificanti del nostro contributo al cosiddetto burden sharing alleato e risulta particolarmente apprezzato anche dai Governi dei Paesi in cui operiamo.
  Evidenzia che la deliberazione in esame conferma lo sforzo posto in atto dal nostro Paese nel contrasto a Daesh, attraverso un considerevole contributo alla coalizione internazionale anti-Daesh, sia sotto il profilo militare, sia sul versante dei contributi per la stabilizzazione delle aree liberate.
  Ricorda, infatti, che sebbene sconfitto militarmente, Daesh continua a rappresentare una grave minaccia: in Siria e Iraq, ha dato vita a un network di cellule con l'intento di creare massima instabilità ed eventualmente tornare al controllo territoriale, sfruttando anche la diffusione del Covid-19. Inoltre, l'organizzazione terroristica sta rafforzando la rete di branche e gruppi affiliati sorti in varie aree del globo, rendendoli centrali anche nella propria propaganda. Rileva che, in un simile scenario, occorre senz'altro proseguire nella repressione della rete di Daesh sul terreno.
  Osserva che in Iraq l'Italia sostiene le attività di training di forze militari e di polizia irachene e curde – oltre 110 mila unità formate a oggi –, operazioni di intelligence, ricognizione e soccorso (ISR) ed attività di rifornimento in volo, operando al contempo in favore della stabilizzazione delle aree liberate e sostenendo il fondo dell'UNDP per la ripresa post-bellica di quelle aree, cui si associa il nostro peculiare impegno per la salvaguardia del patrimonio storico e archeologico iracheno.
  Precisa che in tale prospettiva si colloca la nostra partecipazione alla nuova operazione dell'UE denominata European Union Advisory Mission in support of Security Sector Reform in Iraq (EUAM Iraq), intesa a fornire consulenza e competenze alle autorità irachene a livello strategico per individuare e definire i requisiti necessari all'attuazione coerente degli aspetti Pag. 32inerenti alla dimensione civile della riforma del settore della sicurezza nell'ambito del programma di sicurezza nazionale iracheno e dei piani collegati;
  Sottolinea che, nonostante l'importante risultato conseguito con l'eliminazione di al-Baghdadi, la guerra civile in Siria, ulteriormente aggravata dalla diffusione del Covid-19, e la perdurante operatività di cellule di Daesh e di gruppi affiliati ad al-Qaeda continuano a rappresentare le minacce più rilevanti alla pace e alla stabilità dell'intera regione, con riflessi importanti, sul piano migratorio e della sicurezza, sugli stessi Paesi europei.
  Evidenzia che a ciò si aggiunge l'esigenza di contribuire a una de-escalation delle crisi a livello regionale che hanno il proprio fulcro nel teatro siriano, fra cui le tensioni tra Iran e Israele e le ripercussioni delle operazioni turche nel Nord-est e nel Nord-Ovest del paese.
  Rileva che in Africa le problematiche di sviluppo s'intrecciano con l'instabilità politica e istituzionale che caratterizza alcuni Paesi che presentano sfide legate alla rapida crescita demografica, ai traffici illeciti e alle minacce alla sicurezza connesse alla minaccia terroristica, agli effetti degli eventi climatici estremi quali siccità e alluvioni, rese ancora più urgenti dalla questione migratoria che mantiene un'importanza prioritaria e trasversale.
  Osserva che tali fattori determinano nei Paesi in questione una situazione di perdurante emergenza caratterizzata da una mobilità forzata della popolazione, dal mancato accesso di parte di essa ai servizi di base, da crisi alimentari ricorrenti e da elevata vulnerabilità nutrizionale, aggravata dall'inadeguatezza dello sviluppo rurale e della carenza di servizi sociali.
  Segnala che sono due le aree di crisi principali, i cui fronti, malgrado l'impegno finora profuso, si stanno ampliando e rischiano di fondersi in un'unica area: quella saheliana, che man mano si estende sempre più verso l'area del Golfo di Guinea; e quella del Corno d'Africa, dove una molteplicità di attori anche esterni determina una situazione di instabilità che dura da diversi decenni, le cui propaggini di fondamentalismo violento si stanno sempre più estendendo verso sud, arrivando a coinvolgere Tanzania e Mozambico.
  Sottolinea che nella prima delle due aree strategiche si segnala il nuovo quadro politico, strategico e operativo ribattezzato «Coalizione per il Sahel», che riunisce sotto comando congiunto la forza dell’Opération Barkhane (a guida francese) e la Force conjointe du G5 Sahel (FC-G5S), composta da unità dei Paesi del G5 Sahel (Mauritania, Mali, Niger, Ciad e Burkina Faso), al fine di coordinare meglio la loro azione concentrando gli sforzi militari nelle tre zone di confine (Mali, Burkina Faso e Niger).
  Evidenzia che in tale contesto si colloca la nuova partecipazione di un contingente italiano alla forza multinazionale di contrasto alla minaccia terroristica nel Sahel denominata Task Force TAKUBA che condurrà operazioni antiterrorismo militari transnazionali congiunte.
  Rileva che nell'area del Corno d'Africa l'avvio di una dinamica distensiva tra Etiopia ed Eritrea, gli sviluppi politici interni in Sudan e la recente formazione di un esecutivo di transizione in Sud Sudan stanno aprendo nuovi potenziali scenari di pace. Anche in Somalia, negli ultimi due anni, si stanno evidenziando alcuni progressi nel percorso di stabilizzazione, in particolare nei rapporti con le istituzioni finanziarie istituzionali, nella prospettiva di una ricostruzione economica e produttiva del paese.
  Osserva che queste prospettive di sviluppo, se opportunamente consolidate e sostenute, potrebbero finalmente condurre ad una svolta positiva per l'intera regione del Corno d'Africa: a tal fine, ritiene indispensabile mantenere il nostro impegno sul piano della sicurezza, confermando il sostegno sul piano della formazione sia bilaterale sia multilaterale nel quadro delle missioni PESD così come la nostra presenza logistica a Gibuti.
  Per quanto attiene alla nostra azione nell'ambito delle Nazione Unite, ricorda che il contributo italiano al mantenimento della pace e della sicurezza internazionale si fonda sulla convinzione del legame indissolubile Pag. 33tra pace e sicurezza, crescita, sviluppo e diritti umani e del carattere multidimensionale delle crisi e dei conflitti, e si traduce in un approccio onnicomprensivo, che considera tutto il ciclo della pace.
  Sottolinea che al centro del rafforzamento della coerenza tra sforzo umanitario, sviluppo e pace, che costituisce peraltro la ratio della nostra normativa nazionale sulle missioni internazionali, vi è l'obiettivo di ridurre efficacemente le esigenze, i rischi e le vulnerabilità degli individui, sostenendo gli sforzi di prevenzione e quindi il passaggio dalla semplice erogazione di assistenza umanitaria all'eliminazione delle cause profonde che ne sono all'origine. In tal modo si vuole rispettare l'impegno preso collettivamente con l'adozione dell'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile di «non lasciare nessuno indietro».
  Evidenzia che gli stanziamenti richiesti per le iniziative di cooperazione allo sviluppo sono stati suddivisi, come gli anni scorsi, per aree geografiche e includono gli interventi sia di sviluppo sia umanitari sia di emergenza, per un totale di 121 milioni di euro, in linea con gli importi previsti lo scorso anno (115 milioni).
  Ricorda, in particolare, l'azione italiana a favore dell'incremento delle iniziative e delle capacità dell'ONU in aree geografiche di primario interesse per il nostro Paese – come Mediterraneo, Libia, Siria, Yemen, Sahel e Corno d'Africa –, mediante contribuiti al Fondo fiduciario del Dipartimento per gli affari Politici ed il consolidamento della pace (DPPA), al Peacebuilding Fund e all'Ufficio delle Nazioni Unite per la prevenzione del genocidio e delle altre atrocità di massa.
  Osserva che in tale ottica risulta importante assicurare un maggiore coinvolgimento delle donne e dei giovani nei processi di pace e di riconciliazione e sostenere le iniziative volte ad adeguare il peacekeeping onusiano alle odierne sfide multidimensionali.
  Rileva che lo stesso approccio multidimensionale ha ispirato anche l'attività dell'Italia in seno all'OSCE, giovandosi della credibilità e generale sostegno goduto nel triennio di nostre Presidenze (Presidenza del Gruppo OSCE di Contatto Mediterraneo nel 2017, dell'Organizzazione nel 2018, del Gruppo OSCE di Contatto Asiatico nel 2019).
  Precisa che, in questo quadro, è proseguita la costante azione condotta dall'Italia volta a favorire la stabilizzazione dell'area dei Balcani occidentali e del Partenariato orientale, alla quale la Commissione Affari esteri sta dedicando un'attenzione costante.
  Sottolinea che tale azione si è concretizzata anche attraverso specifici interventi a sostegno della cooperazione a livello regionale, in particolare a favore della Fondazione permanente Segretariato dell'Iniziativa adriatico-ionica (IAI) e del Fondo dell'Iniziativa centro-europea (InCE) presso la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (BERS), con la prospettiva di favorire il progressivo percorso di integrazione europea dei Paesi non UE che sono membri delle due iniziative.
  Per quanto riguarda le iniziative del nostro Paese in America latina, evidenzia che la logica che li ispira è quella di contribuire al consolidamento della legalità e della sicurezza, anche attraverso i meccanismi regionali esistenti – OSA in primis – allo scopo di rafforzare la stabilità e lo sviluppo equo e sostenibile dei singoli Paesi e, più in generale, dell'intera regione, tanto più necessari nella fase di ripresa e recupero economico che farà seguito all'emergenza pandemica in corso.
  Rileva che la regione si confronta con molteplici sfide, prime fra tutta quella delle forti diseguaglianze sociali, del connesso problema della sicurezza, della legalità e della corruzione, che portano ad un'elevata e diffusa sfiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni, sfociata anche in forti contestazioni – dall'Ecuador, al Cile alla Colombia –, avvenute nell'autunno 2019.
  Da ultimo, osserva che l'emergenza sanitaria del Covid-19, che ha portato la maggior parte delle Autorità latino-americane a chiudere le rispettive frontiere e Pag. 34ristringere severamente i movimenti interni – quarantena nazionale – ha altresì obbligato a rimandare le scadenze elettorali previste, come in Bolivia, Cile, Repubblica dominicana.
  Conclusivamente, auspica che il dibattito possa offrire ulteriori spunti – al di là delle appartenenze partitiche – per definire meglio il nostro impegno ed il nostro ruolo nelle operazioni internazionali in uno scenario geopolitico caratterizzato da instabilità e da imprevedibilità, nel quale nuovi tipi di minacce asimmetriche, ibride – trasversali per definizione –, si aggiungono a quelle tradizionali, che richiedono nuove risposte da parte degli apparati preposti alla politica estera e di difesa del nostro Paese.

  Luigi IOVINO (M5S), relatore per la IV Commissione, riferisce che la deliberazione che il Governo ha presentato alle Camere in ordine alla partecipazione dell'Italia alle missioni svolte nel 2019 e a quelle che intende avviare e proseguire nel 2020, nel delineare la complessità dello scenario internazionale, con particolare riferimento all'area del Mediterraneo allargato, conferma il tradizionale impegno del nostro Paese nel garantire la stabilità e la sicurezza di quelle aree di crisi del mondo la cui fragilità politica e sociale rappresenta una minaccia per la stabilità globale e la salvaguardia degli interessi vitali nazionali. Precisa, quindi, che il quadro generale della partecipazione italiana alle missioni internazionali nell'anno 2020 prevede un dispiegamento massimo di oltre 8.000 militari, tra uomini e donne, complessivamente impegnati in 46 operazioni, dall'Africa ai Balcani, dal Medio oriente all'Asia, nel segno di un impegno militare, politico e finanziario di assoluto rilievo che rafforza la credibilità internazionale del nostro Paese ed il suo ruolo di primo piano nel prender parte alle decisioni strategiche riguardanti le principali aree di crisi. Il coinvolgimento nazionale in missioni della NATO, dell'Unione europea o delle Nazioni Unite permette, infatti, all'Italia di rafforzare il proprio ruolo internazionale nel quadro della tradizionale politica multilaterale del nostro Paese, contribuendo ad assicurare una maggiore solidità alla cornice della sicurezza globale. In questa ottica vanno certamente inquadrate le cinque nuove missioni che il Governo sottopone all'approvazione del Parlamento ai fini del loro avvio nel corrente anno e riguardanti il Mediterraneo, il Medio oriente, l'area strategica del Sahel e l'Iraq, zone caratterizzate da un quadro geopolitico e di sicurezza incerto ed instabile e che, pertanto, destano preoccupazione anche per i numerosi focolai di tensione e le gravi crisi aperte in diverse regioni. Le basi giuridiche di queste nuove missioni sono diverse: la missione EUNAVFOR MED – IRINI nel Mediterraneo e la missione Eubam Iraq si svolgono sotto il mandato dell'Unione europea, mentre la Task Force Takuba è frutto di un accordo fra la Francia e altri 13 Paesi europei, fra cui l'Italia; infine, ci sono il dispositivo aeronavale nel Golfo di Guinea e l'operazione NATO per garantire la sicurezza del cosiddetto Fianco sud dell'Alleanza Atlantica particolarmente esposto ai rischi conseguenti all'instabilità politica del Nord Africa e del Medio oriente. La consistenza massima annuale complessiva dei contingenti delle Forze armate impiegati in questi nuovi teatri operativi è pari a 1.125 unità. La consistenza media è pari a 494 unità. A sua volta il fabbisogno finanziario di queste nuove missioni è pari, nel 2020, a 47.417.373 euro di cui 12 milioni per obbligazioni esigibili nell'anno 2021. Si tratta di oneri sono coperti con le risorse del Fondo missioni internazionali di cui all'articolo 4 della «Legge quadro per le missioni internazionali», che reca per l'anno 2020 risorse pari a circa 1.308.747.000 euro. In relazione a queste nuove missioni, le più significative da un punto di vista degli assetti di personale e di mezzi nazionali impiegati, sono la missione dell'Unione europea IRINI, la missione Takuba nel SAHEL, dove persiste una grave minaccia terroristica di matrice islamica legata anche all'instabilità dello scacchiere libico e il dispositivo aeronavale nazionale per attività di presenza, sorveglianza e sicurezza nel Golfo di Guinea. Pag. 35L'operazione EUNAVFOR MED IRINI – che subentrata all'operazione Sophia, conclusa lo scorso 31 marzo – si pone come compito prioritario quello di contribuire all'attuazione dell'embargo sulle armi imposto dall'ONU nei confronti della Libia con mezzi aerei, satellitari e marittimi. A tal fine, l'operazione potrà svolgere ispezioni sulle imbarcazioni al largo delle coste libiche, sospettate di trasportare armi o materiale connesso da e verso la Libia ed effettuare gli interventi per sequestrare e smaltire tali prodotti, anche al fine di deviare tali imbarcazioni e i loro equipaggi verso un porto adatto a facilitare tale smaltimento, con il consenso dello Stato di approdo, a norma della risoluzione 2292 (2016) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. La missione non avrà lo stesso raggio di azione dell'operazione Sophia, che controllava l'intera costa libica, ma si concentrerà sulla parte orientale della costa libica, in particolare nella zona di alto mare antistante la Cirenaica, sulla quale maggiormente si concentrano i traffici di armi e non potrà operare all'interno delle acque territoriali libiche (ossia entro 12 miglia dalla costa della Libia). Segnala che come già per l'operazione EUNAVFOR MED Sophia, il comando operativo dell'operazione EUNAVFOR MED IRINI ha sede a Roma, con il Quartier generale all'interno del Comando operativo interforze (COI) di Centocelle e l'operazione è guidata dal contrammiraglio Fabio Agostini. A sua volta il comando in mare (Force Commander) dell'operazione sarà assegnato ogni sei mesi, alternativamente, all'Italia (dal 6 maggio al 18 ottobre 2020) e alla Grecia (dal 19 ottobre 2020 al 31 marzo 2021). La rotazione del Comandante della forza in mare avverrà assieme alla rotazione della nave ammiraglia. L'attuale Comandante è l'ammiraglio Socci. Il contributo italiano a questa nuova missione è di circa 517 militari, un'unità navale e tre mezzi aerei. Come precisato dal Ministro degli esteri lo scorso 14 maggio alle Commissioni esteri della Camera e del Senato, le richiamate 517 unità di personale militare si alterneranno nella missione navale, aerea e nel comando che, come ricordato in precedenza, è italiano. Il fabbisogno finanziario per la durata programmata della missione IRINI, è stimato in 21 milioni di euro, di cui 5 milioni per obbligazioni esigibili nel 2021. Per l'Italia lo sforzo nell'ambito dell'operazione IRINI, si aggiunge a quello previsto in altre due missioni bilaterali di assistenza alla Libia, potenziate nel 2019 ed una missione civile dell'Unione europea. La prima, è la missione bilaterale di assistenza e supporto in Libia, contemplata dalla scheda 21 del 2020, allegata alla deliberazione del consiglio dei ministri del 2020, dove l'Italia è presente nell'anno corrente con 400 unità di personale, 142 mezzi terrestri (12 in più rispetto al 2019) e 2 mezzi aerei. Rientra in questa missione anche l'attività di supporto sanitario svolta dai militari italiani presso l'ospedale da campo dislocato a Misurata. La seconda è la missione bilaterale di assistenza alla Guardia costiera libica (scheda n. 22 del 2020), attuata da parte di 39 unità di personale della Guardia di Finanza e 8 unità dell'Arma dei Carabinieri, con l'obiettivo di fronteggiare il fenomeno dell'immigrazione clandestina e della tratta di esseri umani. La terza è la missione civile dell'Unione europea EUBAM LIBIA, alla quale l'Italia partecipa con tre unità della Polizia di Stato. Una significativa presenza italiana nello scenario libico, cui si aggiunge anche il dispiegamento di 754 militari, 6 mezzi navali e 8 mezzi aerei (tre in più rispetto al 2019) che costituiscono il dispositivo aeronavale nazionale «Mare sicuro», apprestato per la sicurezza dei confini nazionali nell'area del Mediterraneo. Il dispositivo è comprensivo del supporto alla Guardia costiera libica richiesto dal Consiglio presidenziale – Governo di accordo nazionale libico. A questo proposito ricorda che l'esigenza di un maggiore impegno in Libia era stata sottolineata dal Ministro della difesa nel corso dell'illustrazione alle Commissioni difesa di Camera e Senato delle linee programmatiche del suo dicastero. In tale sede era emersa anche l'intenzione di potenziare la presenza nel Sahel e in Iraq, poi ulteriormente ribadita nel corso della seduta delle Pag. 36Commissioni Difesa di Camera e Senato dello scorso 15 gennaio quando il Ministro, successivamente all'uccisione del generale iraniano Soleimani, ha riferito sulla situazione dei contingenti militari italiani impegnati in missioni internazionali in Medio Oriente, con particolare riferimento all'Iraq. Particolarmente significativa è, pertanto, anche la prevista partecipazione dell'Italia nella missione TAKUBA nel Sahel, operazione multinazionale interforze con il mandato di addestrare e assistere le forze saheliane al fine di contrastare la minaccia terroristica in quell'area strategica (scheda 29-bis/2020). La forza multinazionale Takuba si inserisce nel nuovo quadro politico, strategico e operativo ribattezzato «Coalizione per il Sahel» che riunisce sotto comando congiunto la forza dell'Operazione Barkhane (a guida francese) e la Forza congiunta G5 Sahel, al fine di coordinare al meglio la loro azione concentrando gli sforzi militari nelle tre aree di confine (Mali, Burkina Faso e Niger). La partecipazione italiana alla Task Force TAKUBA, oltre a fornire un contributo al rafforzamento delle capacità di sicurezza nella regione del Sahel, risponde, altresì, all'esigenza di tutela degli interessi nazionali in un'area strategica considerata prioritaria. Le attuali condizioni di sicurezza del Sahel destano, infatti, preoccupazione per l'Italia poiché da questa regione originano traffici e flussi migratori illegali, violenza diffusa e terrorismo, con un diretto impatto sulla sicurezza del nostro continente. Il contributo nazionale in questa operazione è di 200 unità di personale militare, 20 mezzi terrestri e 8 mezzi aerei. Il fabbisogno complessivo per il 2020 è pari a euro 15.627.178, di cui 5 milioni per obbligazioni esigibili nell'anno 2021. La scheda della missione fa presente che «gli assetti nazionali, integrati all'occorrenza da unità delle forze speciali», potranno essere eventualmente impiegati a supporto delle attività delle altre missioni nell'area del Sahel nelle quali l'Italia già partecipa (bilaterali, ONU, UE). Ricorda a questo proposito che l'Italia conferma nel 2020 l'impegno nel Sahel partecipando alla missione bilaterale in Niger (295 unità, 160 mezzi terrestri e 5 mezzi aerei) alla missione dell'ONU MINUSMA (7 unità), nonché alle missioni dell'Unione europea EUTM Mali (12 unità), EUCAP Sahel Mali (16 unità) e EUCAP Sahel Niger (14 unità). Un altro nuovo intervento significativo è rappresentato dal dispositivo aeronavale nazionale nel Golfo di Guinea, per fronteggiare le esigenze di prevenzione e contrasto della pirateria e delle rapine a mano armata in mare. La partecipazione italiana a questa missione ha l'obiettivo di assicurare la tutela degli interessi strategici nazionali nell'area, con particolare riferimento alle acque prospicienti la Nigeria. A tal proposito la documentazione in esame evidenzia che il Golfo di Guinea – le cui acque si estendono per migliaia di chilometri dall'Angola al Senegal – è considerato il più pericoloso per numero di attacchi e atti di pirateria alle imbarcazioni e agli equipaggi in transito. Secondo i dati resi noti dal «Rapporto annuale sulla pirateria», pubblicato dall'Ufficio marittimo internazionale i membri degli equipaggi presi in ostaggio durante l'attraversamento del Golfo sono saliti da 78, nel 2018, a 121 nel 2019, una cifra che rappresenta più del 90 per cento dei sequestri registrati in mare in tutto il mondo. Ciò ha seriamente compromesso il traffico commerciale internazionale e inflitto pesanti costi economici alla regione. Il dispositivo nazionale nel Golfo di Guinea prevede l'impiego di 400 unità di personale militare, 2 mezzi navali e 2 mezzi aerei. Il fabbisogno finanziario della missione per il 2020 è pari 9.810.838 euro, di cui 2 milioni di euro per obbligazioni esigibili nell'anno 2021. Nuova anche la missione dell'Unione europea in Iraq a sostegno della riforma del settore della sicurezza civile – alla quale l'Italia mette a disposizione 2 unità di personale militare (scheda 17-bis/2020), e la partecipazione, con 6 unità di personale militare, all'iniziativa della NATO di consulenza, formazione e tutoraggio nel settore della sicurezza in favore dei Paesi partner situati lungo il Fianco sud dell'Alleanza che ne facciano richiesta. Allo stato attuale, Pag. 37hanno richiesto il supporto della NATO per attività di consulenza nel settore della Difesa l'Algeria, la Tunisia, il Marocco, la Mauritania, gli Emirati Arabi Uniti e il Qatar. Quest'ultima iniziativa della Nato si colloca nel solco di una serie di attività intraprese in seno all'Alleanza per meglio comprendere, prevenire e contrastare le diverse minacce provenienti dal fianco sud. A tal proposito, ricorda, in particolare, la decisione assunta nel corso del Summit NATO di Varsavia del luglio 2016, di costituire un «Polo (HUB)» per la direzione strategica dell'Alleanza atlantica su Medio Oriente, Nord-Africa, Sahel e Africa subsahariana. L’Hub, realizzato all'interno del Comando Nato a Napoli (Largo Patia) si pone l'obiettivo di rafforzare la comprensione dell'Alleanza sull'Africa e sul Medio Oriente, fornendo prospettive e analisi e promuovendo lo scambio di informazioni con Paesi e organizzazioni partner, al fine di evidenziare le dinamiche regionali rilevanti per la sicurezza euro-atlantica. Per quanto riguarda, poi, le missioni di cui si propone la proroga nell'anno 2020 dai dati forniti dal Governo emerge che la consistenza massima annuale complessiva dei contingenti delle Forze armate impiegati nei teatri operativi è pari a 7.488 unità. La consistenza media è pari a 6.000 unità. Il fabbisogno finanziario per la durata programmata è pari complessivamente a 1.113.940.450 euro di cui nel 2020, 903.140.450 euro e nel 2021, 210.800.000 euro. Anche in questo caso gli oneri risultano coperti dalle risorse presenti nel Fondo missioni.
  La proroga riguarda 9 missioni in Europa, 10 missioni in Asia e 18 in Africa. Sono prorogati poi 4 interventi di potenziamento dei dispositivi NATO, il mantenimento del dispositivo nazionale «Mare sicuro», il mantenimento del dispositivo info operativo dell'Agenzia informazione e sicurezza esterna (AISE) a protezione del personale delle Forze armate impiegato all'estero e un finanziamento per interventi riguardanti più teatri operativi. La proroga, riguarda, inoltre, la prosecuzione degli interventi di cooperazione allo sviluppo che sono previsti a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, in precedenza illustrati dalla relatrice per la terza Commissione (schede 45, 46, 47, 48 e 49 della Relazioni analitica e tecnica per la proroga). Il maggior numero di missioni è presente nel continente africano, ma con riferimento alla consistenza numerica delle unità impiegate nei diversi teatri operativi, il maggior numero di militari autorizzato è in Asia. Il contingente italiano all'estero più numeroso è quello impegnato nella coalizione internazionale di contrasto alla minaccia terroristica del Daesh (1.100 unità, 270 mezzi terrestri e 12 mezzi aerei). In Iraq, l'Italia è, altresì, presente con 46 unità di personale militare, 34 in più rispetto al 2019, nell'operazione NATO Mission in Iraq il cui obiettivo è quello di offrire un ulteriore sostegno al Governo iracheno nei suoi sforzi per stabilizzare il Paese e combattere il terrorismo in tutte le sue forme e manifestazioni. La seconda missione con la maggior presenza di soldati italiani è in Libano, dove l'Italia partecipa alla missione UNIFIL con 1.076 unità di personale militare, 278 mezzi terrestri e 6 unità aeree. Nel Paese è anche presente la Missione Militare Bilaterale Italiana in Libano, nota come MIBIL con 140 unità, 7 mezzi terrestri e sei mezzi aerei. Il totale del personale italiano in territorio libanese ammonta, quindi, a 1.216 unità. L'Afghanistan è il terzo Paese per presenza di militari italiani, con 800 unità, 145 mezzi terrestri e 8 mezzi aerei, impiegati nella missione Resolute Support, finalizzata all'addestramento, la consulenza e l'assistenza delle forze armate e delle istituzioni afgane. La missione ha come centro nevralgico la capitale Kabul, ma è presente anche in altre 4 città tra le quali Herat, e Kandahar. In relazione a questa missione il Governo fa presente nel corso del 2020 il contributo nazionale potrebbe essere rimodulato in senso riduttivo, in funzione dell'esito del processo elettorale e del miglioramento delle condizioni di sicurezza. «Si continuerà», inoltre, precisa il Governo, «con l'attività di ricerca della disponibilità di partner internazionali ad Pag. 38operare nel settore di responsabilità italiano, in coordinazione con il MAECI, al fine di coprire le posizioni lasciate libere dall'Italia». Le ulteriori due missioni di rilievo per numero di soldati italiani impiegati sono le richiamate Operazioni Mare Sicuro e Irini che prevedono, rispettivamente, un impiego di 754 e 517 uomini. Un contingente particolarmente numeroso è anche quello stanziato nei Balcani, area questa ritenuta dal Governo di «rinnovata attualità strategica», sia per monitorarne le criticità correlate ai flussi migratori che l'attraversano, sia per supportare i successivi passi dell'integrazione euro-atlantica. A tal proposito l'Italia incrementa in maniera significativa la presenza nell'operazione Joint enterprise dove partecipa con 628 unità, 204 mezzi terrestri e una unità aerea. Nel 2019 l'Italia ha partecipato a questa missione con 538 unità di personale militare, 204 mezzi terrestri ed una unità aerea. Come precisato dal Governo nella scheda relativa a questa missione l'incremento di personale rispetto al precedente anno è finalizzato alla realizzazione di un team per la protezione cibernetica delle reti non classificate nel contingente e personale tecnico a favore della componente ISR e C-UAS, al fine di colmare le carenze capacitive evidenziate dal Comando KFOR. Segnala, inoltre, l'incremento significativo della partecipazione italiana nell'operazione della NATO «Sea Guardian» nel Mar Mediterraneo. Il nostro Paese partecipa a questa operazione con 280 unità di personale militare, con un incremento di 226 uomini. Come precisato dal Governo l'incremento è da porre in relazione alla presenza di un ulteriore assetto navale per l'attività di raccolta dati e l'attività di presenza e sorveglianza navale nell'area del Mediterraneo Orientale. È, previsto, inoltre, il supporto di un ulteriore mezzo aereo in aggiunta a quello già presente nel 2019. Con riferimento, infine, al continente Africano, la presenza italiana più consistente è nella missione UE antipirateria denominata Atalanta, (con 407 unità di personale militare, 2 mezzi aerei e due mezzi navali) e nella richiamata missione bilaterale di assistenza e supporto in Libia (400 unità, 142 mezzi terrestri, 2 mezzi navali tratti nell'ambito della missione «Mare sicuro» e 2 mezzi aerei). Sono, sempre 400, come già ricordato, le unità impiegate nel nuovo dispositivo aeronavale nazionale per attività di presenza, sorveglianza e sicurezza nel Golfo di Guinea, dove sono, altresì, presenti, due mezzi navali e due mezzi aerei.
  In conclusione voglio sottolineare che anche quest'anno l'impegno delle nostre forze armate all'estero si caratterizza per una forte operatività nei diversi scenari, in sintonia e in sinergia, anche con le attività di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e stabilizzazione, svolgendo un ruolo che è da sempre finalizzato alla pace internazionale, al progresso della democrazia e dei popoli e alla tutela dei più deboli. È questa una tradizione, di cui l'Italia va giustamente orgogliosa e che la rende credibile ad autorevole in ogni area, anche la più delicata, in cui si trova ad operare.
  Conclude auspicando che nel corso delle prossime sedute possa svolgersi un ampio e proficuo dibattito con tutte le forze politiche, di maggioranza e di opposizione, così come avvenuto in occasione della precedente deliberazione di proroga delle missioni per l'anno 2019.

  La Viceministra degli affari esteri e della cooperazione internazionale Marina SERENI si riserva, anche a nome del sottosegretario Calvisi, di intervenire nel prosieguo dell'esame, tanto più che sui provvedimenti in titolo sono già programmate le comunicazioni del Governo, che saranno rese dai Ministri degli affari esteri e della cooperazione internazionale e della difesa in una delle prossime sedute delle Commissioni riunite.

  Maria TRIPODI (FI) ribadisce il sostegno che il gruppo di Forza Italia ha da sempre assicurato alle missioni all'estero, sottolineando i profondi legami nei confronti dell'Alleanza Atlantica. Manifesta, tuttavia, l'esigenza di svolgere un approfondito dibattito su alcuni teatri come, ad esempio, quello libico dal momento che, se Pag. 39è vero (come ha affermato nella sua relazione la presidente Grande) che un intervento militare in Libia non è la strada maestra, è altrettanto vero che, negli ultimi tempi, l'Italia ha svolto un ruolo sempre più marginale in quel contesto, a tutto vantaggio di altri Paesi che, viceversa, hanno accresciuto il loro peso politico.

  Giovanni RUSSO (M5S) rileva come dalle relazioni ascoltate emerga l'importanza del ruolo che l'Italia svolge nel Mediterraneo allargato, attraverso la partecipazione a numerose missioni, che coprono la vasta area che va dal Golfo di Aden, con la missione Atalanta, fino al Golfo di Guinea, con la nuova missione appena deliberata, passando per il Mediterraneo centrale, con la missione EUNAFORMED-Irini. Osserva, quindi, che è in atto uno spostamento dell'attenzione prestata dall'Italia alle aree geopolitiche di nostro interesse, che si sta focalizzando maggiormente sull'Africa, piuttosto che sul Medio oriente e sull'Afghanistan. Si riserva, quindi, di intervenire con ulteriori riflessioni nelle successive occasioni di dibattito, esprimendo, sin da ora, una valutazione favorevole sul dispositivo messo in campo dal Governo.

  Salvatore DEIDDA (FDI) pone l'accento sull'importanza che riveste l'audizione dei Ministri degli affari esteri e della difesa, la quale costituirà l'occasione più appropriata per verificare quali siano gli indirizzi che orientano la politica estera e di difesa del nostro Paese. Evidenzia come il gruppo di Fratelli d'Italia abbia sempre guardato con favore alla partecipazione dell'Italia alle missioni all'estero, ma non può esimersi dal rilevare che l'attuale Governo e la maggioranza che lo sostiene abbiano mostrato di procedere senza una precisa linea guida in numerosi teatri quali, ad esempio, quello siriano, dove non è chiara quale sia la posizione del nostro Paese nei confronti della Turchia, oppure quello libico, dove occorre un atteggiamento che punti maggiormente alla difesa degli interessi geopolitici ed economici dell'Italia.

  Renzo TONDO (M-NI-USEI-C !-AC) esprime apprezzamento per le relazioni svolte, le quali hanno fornito un quadro che fotografa con coerenza la situazione attuale. Rileva, quindi, che sin dall'inizio della legislatura ha sempre sollecitato il Governo e la maggioranza a sviluppare un approfondito dibattito volto a definire gli indirizzi da perseguire nelle relazioni internazionali. Lamenta, dunque, la mancanza di una chiara linea di politica estera, in grado di arginare quella perdita del ruolo che fino a poco tempo fa l'Italia ha rivestito nel Mediterraneo, come dimostra anche la vicenda del caso Regeni e dei rapporti che il nostro Paese sviluppa con l'Egitto e la Turchia. Invita dunque a riflettere sulla necessità di avviare un serio confronto affinché la partecipazione alle missioni all'estero non avvenga in modo casuale e sporadico, ma sulla base di scelte ponderate e di prioritari interessi del Paese.

  Paolo FORMENTINI (Lega), evidenziando che il Gruppo Lega ha sempre assicurato il proprio sostegno alle missioni internazionali in cui è impegnata l'Italia, auspica che il collega Iovino, con il quale ha proficuamente collaborato in qualità di relatore per la III Commissione in occasione della Deliberazione per l'anno 2019, sia garante della coerenza e della continuità degli indirizzi a suo tempo assunti dal Parlamento, anche in considerazione dell'atteggiamento ondivago del Governo sul posizionamento geostrategico del nostro Paese, che dovrebbe essere saldamente ancorato all'asse atlantico. Sottolinea infine l'esigenza di cogliere ogni occasione per non fare mancare l'appoggio del Parlamento ai nostri militari impegnati all'estero nella tutela della pace e della sicurezza, nella profonda consapevolezza che le missioni internazionali rappresentano una delle leve più importanti per la nostra politica estera.

  Yana Chiara EHM (M5S) sottolinea l'opportunità di valutare con attenzione anche il tema della cooperazione internazionale, con particolare riferimento alle Pag. 40attività svolte in Medio Oriente e del Nord Africa.

  Marta GRANDE, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 13.25.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

  Mercoledì 17 giugno 2020.

  Gli uffici di presidenza si sono riuniti dalle 13.25 alle 13.35.