CAMERA DEI DEPUTATI
Lunedì 15 giugno 2020
387.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Attività produttive, commercio e turismo (X)
COMUNICATO
Pag. 14

ATTI DELL'UNIONE EUROPEA

  Lunedì 15 giugno 2020. — Presidenza della presidente Barbara SALTAMARTINI.

  La seduta comincia alle 15.15.

Variazione nella composizione della Commissione.

  Barbara SALTAMARTINI, presidente, avverte che il deputato Sergio TORROMINO, appartenente al gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente, entra a far parte della Commissione.

Programma di lavoro della Commissione per il 2020 – Un'Unione più ambiziosa.
(COM(2020)37 final).
Programma di lavoro adattato 2020 della Commissione.
(COM(2020)440 final).
Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea nell'anno 2020.
(Doc. LXXXVI, n. 3).
(Parere alla XIV Commissione).
(Esame congiunto e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento in oggetto.

Pag. 15

  Angela MASI (M5S), relatrice, espone in sintesi i contenuti dei provvedimenti in esame.
  La Commissione è chiamata ad esaminare congiuntamente il Programma di lavoro della Commissione europea per il 2020 (e relativi allegati), il Programma di lavoro adattato 2020 della Commissione (e relativi allegati) e la Relazione Programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea nell'anno 2020.
  L'esame dei suddetti documenti si concluderà con l'espressione di un parere alla XIV Commissione Politiche dell'Unione europea.
  Si rileva innanzitutto come si tratti di atti che consentono al Parlamento di partecipare alla «fase ascendente» di definizione delle politiche e degli atti dell'Unione europea, dedicata alla valutazione e al confronto tra le priorità delle Istituzioni europee e quelle del Governo per l'anno in corso.
  Per quanto concerne il Programma di lavoro della Commissione Europea per il 2020, in esso sono indicate le priorità che la Commissione stessa intende perseguire in ciascun anno.
  Il Programma di lavoro della Commissione europea per il 2020, presentato il 29 gennaio 2020, è contenuto nel documento COM(2018)800, intitolato: «Un'Unione più ambiziosa». Esso si concentra sulle sei tematiche già definite negli orientamenti politici della Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen: Un green Deal europeo; Un'Europa pronta per l'era digitale; Un'economia al servizio delle persone; Un'Europa più forte nel mondo; Promuovere lo stile di vita europeo; Un nuovo slancio per la democrazia europea.
  Il Programma di lavoro è corredato di cinque allegati che riportano, rispettivamente: le nuove iniziative (Allegato I); iniziative REFIT (Allegato II); proposte prioritarie in sospeso (Allegato III); proposte che si intende ritirare (Allegato IV); elenco delle abrogazioni previste (Allegato V).
  Si fa presente, al riguardo, che il 27 maggio 2020 la Commissione europea – contestualmente all'adozione del piano della ripresa europea (Il momento dell'Europa: riparare i danni e preparare il futuro per la prossima generazione, COM(2020)456), che comprende un nuovo strumento per la ripresa nell'ambito del Quadro finanziario pluriennale 2021-2027 – ha presentato il programma di lavoro adattato per il 2020 (COM(2020)440), che apporta alcune modifiche al programma già adottato il 29 gennaio 2020, in primo luogo intervenendo sulla scansione temporale di alcune delle iniziative preannunciate, alla luce della mutato contesto prodottosi nell'UE in conseguenza della crisi per la pandemia del COVID-19. Si ricorda che è la prima volta che il programma di lavoro annuale della Commissione europea viene modificato.
  In particolare, il programma di lavoro adattato modifica le tempistiche indicate negli allegati, in particolare quelle relative alle nuove iniziative (allegato I) ed alle iniziative Refit di revisione, valutazioni e controllo dell'adeguatezza della legislazione vigente (allegato II).
  La Commissione ricorda che dall'inizio della crisi causata dalla esplosione della pandemia ad oggi ha adottato 291 tra decisioni e altri atti, la maggioranza dei quali non era ovviamente prevista né figurava nel programma di lavoro originariamente presentato dalla Commissione per l'anno in corso.
  Il programma di lavoro adattato adegua programma di lavoro per il 2020 sulla base di due princìpi:
   sostanziale conferma degli impegni previsti del programma di lavoro 2020 presentato il 29 gennaio 2020;
   revisione della tempistica di alcune delle azioni proposte, indicate nell'allegato I del programma di lavoro 2020.

  Nella comunicazione relativa al programma di lavoro adattato, la Commissione preannuncia, inoltre, che la programmazione legislativa dell'UE sarà ulteriormente integrata nelle nuove proposte che la Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen presenterà in occasione del discorso sullo stato dell'Unione, Pag. 16che verrà pronunciato a settembre 2020 davanti al Parlamento europeo. Tali proposte diventeranno poi parte integrante del programma di lavoro della Commissione per il 2021, che sarà adottato nell'ottobre 2020.
  Le modifiche che comportano uno slittamento temporale della data prevista per la presentazione delle relative proposte vengono argomentate dalla Commissione alla luce della necessità di trarre insegnamenti dalla crisi e di tenerne conto, di lasciare più tempo per un'adeguata consultazione o di garantire il rispetto dei principi del legiferare meglio. Consentiranno anche il tempo necessario affinché le proposte siano discusse in modo approfondito con i portatori di interessi pertinenti, adottate rapidamente dai colegislatori e attuate correttamente dalle autorità nazionali, in un momento in cui stiamo ancora gestendo una crisi di sanità pubblica.
  Tra le iniziative individuate come attualmente essenziali per sostenere la ripresa immediata e che saranno adottate come inizialmente previsto dal programma di lavoro della Commissione si indicano in particolare le seguenti: la Strategia per l'integrazione settoriale intelligente (prevista per giugno 2020); la strategia relativa all'Ondata di ristrutturazioni (prevista per luglio – settembre 2020); la Strategia per una mobilità sostenibile e intelligente (prevista per ottobre – dicembre 2020); la Legge sui servizi digitali (prevista per ottobre – dicembre 2020); il rafforzamento della garanzia per i giovani (prevista per giugno 2020); il Libro bianco su uno strumento relativo alle sovvenzioni estere (prevista per giugno 2020).
  Passando ad esaminare il contenuto del Programma di lavoro – anche alla luce di tale adattamento – illustrando in particolare le materie che investono direttamente le competenze della Commissione, si segnala, nell'ambito della tematica «Un green Deal europeo», che la Commissione intende dare attuazione al piano di investimenti per un'Europa sostenibile presentato il 14 gennaio 2020 (COM/2020/21) e presentare una nuova strategia in materia di finanza sostenibile (3o trimestre 2020). Il piano costituisce il pilastro finanziario del green deal e si prefigge di mobilitare, attraverso il bilancio dell'UE e gli strumenti associati, come il programma InvestEU, investimenti pubblici e privati per almeno 1.000 miliardi di euro nei prossimi dieci anni.
  Inoltre, la Commissione intende introdurre un meccanismo e un fondo per una transizione giusta, volti a sostenere le regioni e i settori produttivi maggiormente colpiti dalla transizione per la loro dipendenza da combustibili fossili o da processi industriali altamente inquinanti. Il meccanismo per la transizione giusta si prefigge di mobilitare investimenti per almeno 100 miliardi di euro nel periodo 2021-2027 (circa 143 miliardi di euro nell'arco di un decennio). Si intende poi presentare proposte per decarbonizzare la produzione e l'uso di energia.
  Nell'ambito della tematica «Una nuova strategia industriale», si rileva che la Commissione europea prefigura entro il primo semestre dell'anno una nuova strategia industriale, per favorire la crescita sostenibile a supporto della transizione ecologica e digitale e per la promozione della concorrenza leale. La Commissione intende inoltre: entro il primo semestre dell'anno, presentare un piano d'azione per l'applicazione delle norme del mercato unico e una relazione sugli ostacoli al suo funzionamento; facilitare le piccole e medie imprese attraverso la strategia per le PMI (1o semestre 2020), con particolare riguardo ai media e ai settori audiovisivi; pubblicare il Libro bianco su uno strumento relativo alle sovvenzioni estere (2o semestre 2020) per fronteggiare gli effetti distorsivi di tali pratiche sul mercato unico, in previsione di una proposta legislativa nel 2021.
  Per quanto riguarda lo spazio europeo della ricerca, la Commissione intende pubblicare due comunicazioni: Comunicazione futuro della ricerca e dell'innovazione e Spazio europeo della ricerca (2o trimestre 2020); Comunicazione sulle missioni di ricerca e innovazione nell'ambito di Orizzonte Europa (4o trimestre 2020). Si ricorda, Pag. 17al riguardo, che nella seduta del 12 febbraio 2020, le Commissioni riunite VII (Cultura, scienza e istruzione) e X (Attività produttive) hanno approvato il documento finale riguardante la proposta di decisione relativa all'agenda strategica per l'innovazione dell'Istituto europeo di innovazione e tecnologia (EIT) 2021-2027: promuovere il talento e la capacità d'innovazione in Europa (COM(2019)330) e la proposta di regolamento relativo all'Istituto europeo di innovazione e tecnologia (rifusione) (COM(2019)331).
  Si fa presente, altresì, che il 7 giugno 2018, la Commissione europea ha presentato le proposte relative al programma «Orizzonte Europa», il quadro strategico in materia di Ricerca e Innovazione (R&I) per il periodo 2021-2027 (proposte di Regolamento (COM(2018)435) e (COM(2018)437) e proposta di decisione (COM(2018)436). Le proposte sono ancora oggetto di negoziato presso le istituzioni europee. Orizzonte Europa sostituirà l'attuale programma Orizzonte 2020, i cui effetti termineranno il 31 dicembre 2020.
  Si ricorda che il programma di ricerca e innovazione dell'Unione europea Orizzonte 2020 è stato istituito nel dicembre del 2013 (regolamento (UE) n. 1291/2013) ha una durata di sette anni (2014-2020) e un bilancio di circa 80 miliardi di euro (circa l'8 per cento del bilancio dell'Unione).
  Lo stanziamento previsto per il programma Orizzonte Europa, nell'ambito del nuovo QFP 2021-2027, è pari a 100 miliardi di euro. Complessivamente il programma dovrebbe incrementare il prodotto interno lordo (PIL) dell'UE in media dello 0,08-0,19 per cento nell'arco di 25 anni e creare fino a 100.000 posti di lavoro nelle attività di Ricerca e Innovazione (R&I) per il periodo 2021-2027.
  Nel periodo dal 2014 al 2018, i partecipanti degli Stati membri dell'UE hanno ricevuto il 91,5 per cento dei finanziamenti, mentre il rimanente importo è stato destinato a paesi associati (7,2 per cento) e paesi terzi (1,3 per cento).
  Per quanto riguarda l'Italia, sono 11.291 i partecipanti coinvolti nei progetti di Orizzonte 2020, vale a dire il 10,65 per cento del totale, con contributi netti ricevuti di 3,8 miliardi di euro (il 9,07 per cento del totale). Il numero delle piccole e medie imprese coinvolte in progetti di Orizzonte 2020 è 2.716 (il 24,05 per cento del totale), per un ammontare di contributi di 693 milioni di euro (18,05 per cento del totale).
  L'Italia risulta essere il quinto paese su 28 per numero di partecipanti e per fondi ricevuti. La Commissione europea ha proposto di incrementare gli investimenti in ricerca e innovazione stanziando 114,8 miliardi di euro nell'ambito del futuro bilancio dell'UE a lungo termine. La spesa interna lorda per la ricerca e lo sviluppo comprende le spese per la ricerca e lo sviluppo dei quattro principali settori istituzionali: imprese, governo, università e privato non profit. Per quanto riguarda i dati relativi al 2018, la spesa per la ricerca e lo sviluppo nell'UE (27 membri) si è attestata al 2,19 per cento del PIL. L'obiettivo dell'UE nel suo complesso si riflette negli obiettivi dei singoli Stati membri (ad esempio, Italia 1,53 per cento; Germania 3 per cento; Francia 3 per cento; Spagna 2 per cento; Svezia 4 per cento; Danimarca 3 per cento; Belgio 3 per cento; Paesi Bassi 2,5 per cento). Per quanto riguarda l'Italia, il target raggiunto nel 2018 è all'1,29 per cento.
  Tra le materie di interesse della Commissione, si rileva quindi, nell'ambito della tematica «Un'economia al servizio delle persone», che la Commissione ha preannunciato la presentazione della comunicazione sulla tassazione delle imprese per il XXI secolo (2o trimestre 2020), accompagnata da un piano d'azione per combattere l'evasione fiscale e semplificare il sistema fiscale (2o trimestre 2020).
  Da più parti viene segnalata, infatti, una concorrenza fiscale all'interno dell'UE che rischia di diventare dannosa per quanto concerne la tassazione dei redditi di capitali e di imprese. La presenza di Paesi che, anche per le più limitate dimensioni, possono adottare regimi cosiddetti flat tax, con livelli di imposizione molto bassi, può infatti provocare effetti Pag. 18distorsivi nell'allocazione degli investimenti, determinando vistose sperequazioni. L'UE ha cercato di porvi rimedio partendo dal presupposto che le differenze esistenti tra i regimi nazionali di imposta sulle società nell'UE creano le condizioni favorevoli per comportamenti opportunistici da parte delle imprese transnazionali attraverso una pianificazione fiscale che tende a trasferire i propri utili verso giurisdizioni a bassa imposizione.
  Per quanto riguarda la Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea nell'anno 2020, si ricorda che essa è stata predisposta ai sensi dell'articolo 13 della legge n. 234 del 2012, in base al quale il Governo presenta entro la fine di ogni anno una relazione che indica obiettivi, priorità e orientamenti che intende perseguire a livello europeo nell'anno successivo, salvo poi rendicontare – entro il 28 giugno dell'anno seguente – circa l'attività effettivamente svolta.
  La Relazione è strutturata in cinque parti, precedute da schede di sintesi delle iniziative e dei programmi che il Governo intende perseguire per un'attiva partecipazione dell'Italia all'Unione Europea nel 2020.
  La prima parte traccia le linee d'azione che il Governo intende assumere per un rilancio dell'integrazione politica europea e dei rapporti con le istituzioni dell'Unione.
  La seconda parte è dedicata alle priorità da adottare nel quadro delle politiche orizzontali, come quelle per il mercato unico dell'Unione e quelle settoriali: strategie in materia di migrazione, politiche per l'impresa, per il rafforzamento di uno spazio di libertà, di sicurezza e giustizia.
  La terza parte illustra gli orientamenti del Governo in materia di politica estera e di sicurezza comune e per la gestione dei processi di allargamento, vicinato e di collaborazione con Paesi terzi.
  La quarta parte approfondisce le strategie di comunicazione e di formazione del Governo in merito all'attività dell'Unione europea e alla partecipazione italiana all'UE.
  La quinta parte offre una panoramica sul ruolo di coordinamento delle politiche europee svolto dal Comitato Interministeriale per gli Affari europei e sul tema dell'adeguamento del diritto interno al diritto dell'Unione europea, con la consueta finestra sulle attività di prevenzione e soluzione delle procedure di infrazione.
  Completano il testo tre Appendici con specifici riferimenti al Programma del Trio di Presidenza del Consiglio dell'Unione europea (valido fino al 30 giugno 2020), al Quadro delle risorse del bilancio dell'Unione europea per il 2020 e all'Elenco degli acronimi.
  Per quanto riguarda, in particolare le materie che investono direttamente le competenze della Commissione, nell'ambito della parte prima, capitolo 2, relativo alle politiche macroeconomiche, il Governo fa presente che l'Obiettivo principale è aumentare il tasso di crescita dell'economia e il suo potenziale di espansione, anche accrescendo la competitività del nostro sistema produttivo e la dinamica della produttività, contrastando la povertà e favorendo l'inserimento nel mercato del lavoro, riformando e semplificando il sistema fiscale nell'ottica di un alleggerimento organico del carico fiscale complessivo. Ricorda, inoltre, che il Fondo europeo per gli investimenti strategici (FEIS) del Piano Juncker è stato avviato a luglio 2015 per promuovere gli investimenti e stimolare la crescita economica e l'occupazione nell'UE. Ricorda altresì che, per il Quadro Finanziario Pluriennale 2021-2027, la Commissione europea ha presentato una nuova proposta di regolamento «Programma InvestEU», in sostituzione del Piano Juncker, che prevede la gestione diretta della garanzia e l'apertura dell'accesso a diversi attori, accorpando in un unico programma i diversi strumenti finanziari (14 diversi fondi e strumenti oltre al FEIS). Il regolamento, attualmente in fase di discussione, sarà operativo dal 1 gennaio 2021. Il programma InvestEU, come il precedente Piano, è composto di tre pilastri: il Fondo di garanzia InvestEU, il polo di consulenza InvestEU (Hub) e il portale InvestEU. Il Fondo InvestEU consentirà Pag. 19di mobilitare investimenti pubblici e privati tramite l'uso di una garanzia del bilancio dell'UE di 38 miliardi di euro, a sostegno dei progetti di investimento di «partner» finanziari come il Gruppo BEI, le istituzioni finanziarie europee e le banche di investimento nazionali, in modo da aumentarne la capacità di rischio e di conseguenza di investimento. La garanzia sarà ripartita tra quattro aree di intervento, che rappresentano importanti priorità politiche per l'Unione: i) infrastrutture sostenibili (11,5 miliardi di euro); ii) ricerca, innovazione e digitalizzazione (11,25 miliardi di euro); iii) piccole e medie imprese (PMI) e piccole imprese a media capitalizzazione (11,25 miliardi di euro); iv) investimenti sociali e competenze (4 miliardi di euro).
  Nell'ambito della parte seconda, al Capitolo 2, relativo alle politiche per il mercato interno dell'Unione, il Governo fa presente che seguirà con attenzione le iniziative della Commissione europea in materia di protezione dei consumatori e di sicurezza dei prodotti, con particolare riferimento al commercio on-line. Ritiene altresì auspicabile l'introduzione di regole fiscali omogenee in tutti gli Stati membri per evitare indebiti vantaggi fiscali e fenomeni elusivi.
  Il Governo ritiene necessario associare al mercato unico politiche a sostegno della crescita, dell'occupazione e degli investimenti, in un'ottica di sostenibilità. È necessario investire nelle tecnologie strategiche su cui si gioca la competizione globale, attraverso gli investimenti, pubblici e privati, la ricerca pura e applicata, la maggiore sinergia tra imprese e università, lo sviluppo delle competenze e del capitale umano.
  Il Governo ha quindi a cuore i temi della cooperazione amministrativa tra gli Stati membri, per l'efficace contributo che questa fornisce a creare un ambiente normativo e amministrativo sempre più integrato a livello europeo, con l'obiettivo di facilitare la circolazione dei beni e dei servizi.
  Passando alle materie di più stretta competenza della X Commissione, si osserva che, nell'ambito del capitolo 4, su imprese, concorrenza e consumatori, il Governo fa presente che lavorerà affinché le iniziative di policy e i programmi settoriali previsti dal Quadro Finanziario Pluriennale 2021-2027 rispondano agli obiettivi di supportare le PMI, facilitare la trasformazione digitale, favorire la transizione verso la neutralità climatica e l'economia circolare.
  Il Governo, con riferimento ai negoziati sul QFP per il periodo 2021-2027, dichiara che il suo impegno in materia di politiche industriali sarà volto ad assicurare che i programmi e gli strumenti finanziari dell'Unione per l'attuazione dell'obiettivo «Mercato unico, innovazione e agenda digitale» siano definiti in modo adeguato sotto il profilo del volume di risorse disponibili e delle modalità esecutive al fine di affrontare le sfide della crescita sostenibile nel lungo periodo. In tal senso, il Governo lavorerà affinché i programmi «Mercato Unico», «Orizzonte Europa», «InvestEU» e «Europa Digitale» tengano in considerazione i fabbisogni soprattutto delle piccole e medie imprese, al fine di realizzare un'ampia trasformazione digitale e favorire la transizione verso l'impatto zero sul clima, anche grazie all'utilizzo di modelli di produzione sempre più circolari. Il Governo si dedicherà a rendere la dimensione PMI orizzontale e integrata in tutta la politica industriale europea.
  Per quanto riguarda la promozione il sostegno delle start up e delle PMI innovative, il Governo intende sostenere il nuovo regime di aiuto al capitale di rischio, attraverso il ricorso ai Fondi europei 2021-2027, rispetto ai quali è stata presentata nel 2019 una proposta di interventi mirati a favorire i processi di innovazione delle PMI. Un'ulteriore linea di azione nel 2020 sarà a favore della trasformazione industriale mediante investimenti in progetti di rilevanza europea tecnologicamente innovativi (Importanti Progetti di Comune Interesse Europeo – IPCEI).
  Il Governo seguirà il dibattito in corso riguardo ad un adeguamento della strategia Pag. 20dell'UE in materia di concorrenza, al fine di adeguarla al mutato contesto internazionale e renderla un efficace strumento di risposta alle nuove sfide poste dalla competizione globale.
  Per quanto concerne le condizioni di concorrenza nel mercato interno, prosegue l'attenzione del Governo alla revisione delle norme europee in materia di fusioni, a migliorare il funzionamento dei mercati, a promuovere l'innovazione nella data economy.
  Il Governo quindi si adopererà perché si arrivi ad una migliore applicazione e una modernizzazione delle norme UE relative alla protezione dei consumatori.
  In materia di proprietà industriale, si fa presente che, una volta che sarà noto il momento dell'avvio del sistema del brevetto unitario – che si trova ancora in uno stato di stallo a causa del ritardo nella promulgazione della legge di ratifica dell'Accordo per l'istituzione del Tribunale Unificato dei Brevetti da parte della Germania per via della pendenza di un giudizio di costituzionalità – il Governo agirà affinché i vantaggi del nuovo sistema siano oggetto di specifici momenti informativi e di comunicazione, diretti soprattutto al mondo delle piccole e medie imprese, delle start up e delle università, promuovendo il coinvolgimento delle associazioni di categoria e degli ordini professionali interessati.
  Il Governo poi fa presente che promuoverà gli investimenti innovativi nelle reti ad alta capacità e nei servizi digitali integrati, portando avanti le diverse iniziative avviate in coerenza con gli obiettivi e i diversi piani d'azione stabiliti in sede europea (Banda Ultralarga, 5G, WiFi, IOT e Intelligenza Artificiale). L'Esecutivo si adopererà, quindi, per il rilascio delle frequenze della banda 700 MHz da parte di tutti gli operatori di rete DVB-T e proseguirà l'esame della proposta di Regolamento (CE) n. 715/2007 del Parlamento europeo e del Consiglio, relativo all'omologazione dei veicoli a motore riguardo alle emissioni dai veicoli passeggeri e commerciali leggeri (euro 5 ed euro 6).
  Nell'ambito del capitolo 5, relativo a ricerca, sviluppo tecnologico e spazio, il Governo fa presente che promuoverà una governance multilivello volta a sostenere una programmazione sinergica dei finanziamenti in materia di ricerca e innovazione e si impegnerà in progetti volti alla valorizzazione del capitale umano, al potenziamento delle infrastrutture di ricerca e al rafforzamento dei meccanismi di collaborazione pubblico – privato. L'Esecutivo fa poi notare che sosterrà la partecipazione del sistema nazionale dell'innovazione ai bandi pilota di EIC, il costituendo European Innovation Council (EIC), proseguirà nell'azione di assistenza ai partecipanti italiani al Programma quadro Horizon 2020, continuerà a lavorare per l'attuazione della Strategia nazionale di specializzazione intelligente ed in materia di politiche per la ricerca, l'innovazione e lo sviluppo del settore spaziale in particolare all'attuazione del Piano strategico Space Economy.
  Nell'ambito del capitolo 7, relativo all'energia, il Governo fa sapere che continuerà il proprio impegno nel perseguimento degli ambiziosi e sfidanti obiettivi nazionali al 2030 in materia di rinnovabili e di efficienza energetica, in un processo che vedrà la continua iterazione con Commissione europea e Stati membri. Rileva dunque che esso contribuirà agli sforzi dell'Unione europea volti a garantire l'efficiente funzionamento del mercato elettrico come fattore centrale per proseguire rapidamente lungo il percorso già intrapreso di decarbonizzazione. Il Governo fa notare che si dedicherà, con riferimento alle reti trans-europee dell'energia, al monitoraggio e alle conseguenti informative circa lo stato di avanzamento degli iter di realizzazione dei progetti di comune interesse (PCI) di interesse italiano.
  Nell'ambito del capitolo 16, in materia di turismo, il Governo fa presente che: adotterà un approccio volto a riportare il settore del turismo al centro delle dinamiche europee e mondiali; promuoverà la centralità del settore turistico portando avanti la visione e le progettualità tracciate nel Piano Strategico di Sviluppo del Turismo Pag. 21(PST) 2017-2022 e nel relativo Piano di attuazione; opererà per migliorare l'offerta turistica e ampliare la disponibilità di dati attraverso una gestione partecipata finalizzata alla sostenibilità e all'innovazione; adotterà procedure semplificate per la gestione in forma digitale dei riconoscimenti delle qualifiche professionali e misure per definire e uniformare la disciplina sulle professioni turistiche.
  Nell'ambito del capitolo 19, sulle statistiche europee a supporto delle politiche, si segnala quindi il programma relativo al mercato unico, alla competitività delle imprese, comprese le piccole e medie imprese, ed alle statistiche europee. La proposta di un nuovo programma per il mercato unico, presentata nel 2018 dalla Commissione europea, ha come fine generale quello di migliorare il funzionamento del mercato interno e, in particolare, proteggere e rafforzare il ruolo dei consumatori e delle imprese, soprattutto le microimprese e le piccole e medie imprese (PMI); di fissare il quadro finanziario e programmatico per lo sviluppo, la produzione e la diffusione di statistiche europee. Quest'ultimo sostituirà, a partire dal 2021, il programma statistico europeo 2013-2020, istituito dal regolamento (UE) n. 99/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio e modificato dal regolamento (UE) 2017/1951.
  Nell'ambito della Parte terza, al capitolo 5, relativo ai rapporti con i Paesi terzi e il commercio internazionale, il Governo evidenzia che continuerà ad offrire contributi di riflessione sulle modalità per rispondere alle preoccupazioni dell'opinione pubblica, mantenendo efficacia e credibilità dell'azione europea in materia di politica commerciale. L'Esecutivo fa presente che proseguirà la partecipazione ai negoziati relativi agli accordi di libero scambio con Paesi terzi, con l'obiettivo di tutelare gli interessi del sistema produttivo e commerciale italiano, tra cui le indicazioni geografiche. Il Governo proseguirà l'impegno a favore di una efficace riforma dell'Organizzazione mondiale del commercio e della conclusione dei relativi negoziati plurilaterali (regolamentazione dei servizi e sussidi industriali).
  Nell'ambito della Parte quinta, al capitolo 2, sul coordinamento in materia di aiuti di Stato, il Governo fa presente che: proseguirà l'azione di coordinamento al fine di partecipare alla revisione mirata del regolamento generale di esenzione per categoria n. 651/2014 «Target GBER»; potenzierà il coordinamento in fase ascendente, al fine di partecipare al processo di revisione dei regolamenti e degli atti di soft law in materia di aiuti di stato in scadenza nel 2020;darà supporto alle amministrazioni al fine di rafforzare le conoscenze per una corretta attuazione delle politiche in materia di aiuti di Stato.
  Si ricorda che la politica degli aiuti di Stato è collegata al perseguimento di obiettivi di politica pubblica. Per aiuto di Stato si intende qualsiasi intervento finanziario dello Stato o di un organo intermedio, privato o pubblico, designato dallo Stato medesimo, per riequilibrare i fallimenti di mercato. In considerazione del generale divieto contenuto nella normativa europea e nel Trattato sul funzionamento dell'Unione Europea, gli aiuti di stato sono considerati compatibili se non provocano una distorsione della concorrenza tra imprese e tra Stati membri. Le condizioni di compatibilità sono regolate da appositi orientamenti attualmente in corso di revisione. In questa fase la Commissione europea, in considerazione delle esigenze legate alla politica di concorrenza, ha avviato un'ampia e articolata revisione del processo al quale stanno partecipando tutti gli Stati membri, al fine di verificare le misure adottate in materia di aiuti di Stato con le conseguenti ricadute sul mercato.
  Nell'ambito del capitolo 6, in materia di cooperazione amministrativa nell'attuazione del mercato interno, il Governo fa presente che assicurerà il coordinamento nazionale del sistema IMI – Internal Market Information, strumento informatico multilingue che facilita la cooperazione amministrativa nel quadro dell'attuazione della legislazione del mercato interno – Pag. 22che nel corso del 2020 continuerà ad ampliare il proprio ambito operativo; continuerà a contribuire alla rete della Commissione europea SOLVIT, gestendo un numero sempre crescente di problemi transfrontalieri sottoposti da cittadini e imprese causati dalla non corretta applicazione della normativa europea da parte delle Pubbliche Amministrazioni; continuerà ad assicurare l'aggiornamento e l'implementazione della pagina italiana della banca dati delle professioni regolamentate gestita dalla Commissione europea anche in vista della prossima migrazione della banca dati nella piattaforma IMI.
  Si osserva, infine, che nell'Appendice I, «Programma del trio delle presidenze del Consiglio dell'Unione europea», si sottolinea l'impegno a favore della promozione della fiducia di cittadini e imprese nel progetto europeo, nonché della promozione della competitività, della crescita economica e del sostegno agli investimenti. Si sottolinea, quindi, che la promozione di un clima favorevole all'imprenditorialità e alla creazione di posti di lavoro rimane essenziale per aiutare le imprese in Europa a prosperare, incluse le PMI, che generano occupazione e crescita. Di conseguenza, il trio ritiene che in fase di proposta e adozione di nuova legislazione sia importante rispettare il principio «pensare anzitutto in piccolo», con l'obiettivo di promuovere gli interessi delle PMI. Le tre presidenze, inoltre, intendono portare a termine i negoziati sul pacchetto «Energia pulita» e quelli relativi alle proposte nell'ambito dei pacchetti sulla mobilità, comprese in particolare le iniziative legate al clima. Ciò avverrà sulla base del quadro per l'Unione dell'energia, con particolare attenzione all'integrazione dell'Unione dell'energia nelle politiche nazionali degli Stati membri e all'attuazione di piani integrati per l'energia e il clima.

  Barbara SALTAMARTINI, presidente, nessuno chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni – Individuare e affrontare le barriere al mercato unico.
COM(2020) 93 final.
Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni – Piano d'azione a lungo termine per una migliore attuazione e applicazione delle norme del mercato unico.
COM(2020) 94 final.
Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni – Una nuova strategia industriale per l'Europa.
COM(2020) 102 final.
Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni – Una strategia per le PMI per un'Europa sostenibile e digitale.
COM(2020) 103 final.
(Esame, ai sensi dell'articolo 127, comma 1, del regolamento, e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimenti in oggetto.

  Gianluca BENAMATI (PD), relatore, espone in sintesi i contenuti dei provvedimenti in esame.
  Con la seduta odierna la X Commissione (Attività produttive, commercio e turismo) avvia l'esame di un pacchetto molto corposo di documenti che prefigurano una strategia a largo spettro, cui la stessa Commissione attribuisce carattere prioritario nell'ambito del suo programma di lavoro.
  Si tratta di un complesso di documenti con i quali la Commissione intende definire la direzione da seguire nei prossimi anni per dar corpo ad un obiettivo già da tempo delineato ma che fino ad oggi non si era tradotto, se non parzialmente ed episodicamente, in Pag. 23misure concrete: quello di valorizzare la vocazione manifatturiera, e in particolare industriale, di molti dei sistemi economici del nostro Continente (a partire da quelli tedesco, italiano e francese) in uno scenario profondamente cambiato.
  L'importanza dell'industria nelle economie europee è, in effetti, confermata proprio dall'impatto economico e sociale provocato dalla contrazione delle attività manifatturiere registratosi in Europa a seguito, per un verso, della crisi esplosa nel 2008 e, per altro verso, dalla esasperazione della concorrenza di alcuni Paesi, e in particolare della Cina. Impatto tradottosi nella perdita di centinaia di migliaia di posti di lavoro, nella definitiva chiusura di molte attività e nella perdita di quote di mercato.
  Allo stesso tempo tuttavia, la crisi ha innescato reazioni positive da parte dell'apparato industriale che negli scorsi anni, anche nel nostro Paese, si è impegnato in un impegnativo processo di aggiornamento dei processi e delle tecniche produttive e di riconversione.
  Questo sforzo deve tuttavia essere accompagnato e supportato da una strategia di ampia portata perché la forza e la capacità concorrenziale acquisita, proprio con riferimento al settore industriale, da alcune delle economie emergenti, a partire dalla Cina, richiedono di operare sulla base di un disegno complessivo la cui definizione non può essere affidata soltanto ai singoli Paesi.
  Per questo motivo la Commissione europea, per tradurre concretamente l'obiettivo da tempo posto di una vera e propria rinascita industriale che riporti la quota di PIL assicurata dal settore secondario almeno al 20 per cento, ha recentemente adottato un complesso di atti che affrontano il tema in una logica complessiva, senza trascurare nessuno dei diversi profili, ivi compresa la individuazione delle politiche più idonee a fronteggiare la concorrenza sleale, aspetto cui la Commissione attività produttive già sta lavorando proprio sulla base di un documento della Commissione europea in corso di esame.
  L'industria europea è tuttora leader mondiale in molti settori, in particolare in quello manifatturiero, e rappresenta oltre il 20 per cento dell'economia dell'UE; inoltre, dà occupazione a 35 milioni di persone nell'UE, e molti milioni di altri posti di lavoro sono ad essa collegati sia in Europa sia all'estero.
  L'industria assicura l'80 per cento delle esportazioni di merci dell'UE. Nel 2019 il settore industriale (UE-27), escluso il settore delle costruzioni, ha generato circa 2.449 miliardi di euro di valore aggiunto. Il valore aggiunto dell'industria tedesca è stato di circa 749 miliardi di euro, quello dell'industria italiana di circa 313 miliardi di euro e quello dell'industria francese di circa 287 miliardi di euro.
  Come in altre occasioni è già apparso evidente, sono indiscutibili i vantaggi di un approccio organico e trasversale, quale è quello proposto dalla Commissione, che consente di evitare i danni provocati dalla frammentazione e dalla incoerenza che spesso pregiudica l'efficacia di interventi adottati dai singoli Stati membri per supportare il settore industriale nel suo complesso e singoli comparti.
  È questo un difetto che riguarda tipicamente il nostro Paese: ormai da troppi anni si lamenta l'assenza di una chiara politica industriale mentre aumentano sistematicamente le situazioni di crisi con inevitabili gravi risvolti sul piano occupazionale e sociale.
  Per questo motivo le iniziative della Commissione europea offrono l'opportunità di una discussione che non ignori i diversi elementi da considerare e consentono di porre le basi per una politica compiuta e coerente.
  La Commissione europea giustamente colloca il tema all'interno di un quadro in cui prioritario diventa l'integrazione e il funzionamento del mercato unico, per l'incidenza che tuttora rivestono gli scambi intracomunitari e per il rilievo che l'abolizione di dazi e barriere ha svolto nell'assicurare grandi opportunità di crescita ai sistemi produttivi dei Paesi europei, usciti devastati dal secondo conflitto mondiale.
  Il dato di partenza, come già rilevato, è costituito dall'importanza svolta, sulle prospettive di crescita dell'industria europea, Pag. 24dal corretto funzionamento del mercato unico. In base alle stime della Commissione europea, l'impatto della libera circolazione di beni e servizi sul PIL è positivo ed è compreso tra l'8 per cento e il 9 per cento nell'UE.
  Il miglioramento dell'integrazione e del funzionamento del mercato unico potrebbe generare un'ulteriore crescita in molti settori, con un aumento annuo di fatturato stimato tra i 183 e 269 miliardi di euro, e dei servizi, con un aumento quantificato in 338 miliardi all'anno. Tali aumenti potrebbero, da soli, portare ad un incremento del PIL complessivo UE a 2 stimato in una misura compresa tra l'8 il 12 per cento.
  Secondo la Commissione europea, per il rafforzamento e il potenziamento del mercato unico è necessario rimuovere alcuni ostacoli ancora esistenti.
  Le barriere al mercato unico, che sono di carattere non solo normativo o amministrativo, ma anche pratico, possono essere affrontate mediante una combinazione di misure a livello di UE e nazionale tra cui la digitalizzazione della pubblica amministrazione, una migliore comunicazione e informazione per facilitare le attività transfrontaliere, una nuova e migliore legislazione dell'UE, ove necessaria, e una migliore e più puntuale attuazione e applicazione della normativa europea.
  La prima comunicazione della Commissione individua le barriere al mercato unico e le relative cause; la Commissione europea dedica particolare attenzione al tema del miglioramento dell'attuazione e dell'applicazione delle norme dell'UE, agli strumenti per semplificare la legislazione, prefigurando, laddove ritenuto necessario, anche una serie di interventi normativi a livello UE per migliorare il regime del mercato interno. Appare centrale inoltre la discussione circa la misura dell'intervento del legislatore nazionale in quei casi in cui le norme europee stabiliscono una soglia minima di armonizzazione lasciando spazio ai regimi degli Stati membri, con il rischio che tale facoltà sia interpretata per introdurre restrizioni al mercato unico che ne contraddicono la ratio. Tra le misure ritenute idonee a migliorare il rispetto della legislazione UE del mercato interno: strumenti per una maggiore digitalizzazione della pubblica amministrazione; maggiori sforzi per rendere più efficace il monitoraggio da parte delle autorità nazionali che vigilano sui mercati, o istituite a tutela dei consumatori, sul rispetto delle norme del mercato interno.
  L'applicazione della legislazione sul mercato interno costituisce, altresì, uno dei settori chiave di intervento della comunicazione relativa a un piano d'azione a lungo termine, che definisce le priorità della Commissione per un rinnovato partenariato con gli Stati membri.
  La Commissione europea mette in evidenza le conseguenze negative dovute all'attuazione insufficiente o non corretta, e alla mancata applicazione della normativa, sia a livello europeo che a livello nazionale. In particolare, i cittadini e le imprese non possono beneficiare appieno dei loro diritti di libera circolazione, le imprese non possono realizzare le economie di scala che il mercato unico può offrire, i consumatori sono esposti ai rischi derivanti da prodotti non conformi o beneficiano di una minore scelta, la sicurezza dell'approvvigionamento energetico è compromessa e diventa più difficile raggiungere gli obiettivi ambientali e climatici dell'UE. Sono criticità che la Commissione europea vuole, tra l'altro, affrontare con l'istituzione di una task force per l'applicazione delle norme sul mercato unico (Single Market Enforcement Task-Force, SMET) che la Commissione intende creare per rafforzare la cooperazione tra Commissione e Stati membri, il potenziamento di meccanismi di valutazione ex ante della normativa nazionale di recepimento, e misure che migliorino sia i sistemi di monitoraggio successivo all'entrata in vigore di tali discipline, sia la reazione (compreso l'aspetto sanzionatorio) da parte della Commissione.
  La tendenza all'aggregazione industriale è già in atto da tempo, sia negli Stati Uniti sia nell'UE. Tale fenomeno è stato incoraggiato anche dalla agguerrita competizione dei giganti cinesi che, grazie a ingenti sussidi statali e specifiche politiche industriali, hanno scalzato le imprese occidentali, provocando un ampio dibattito Pag. 25sui «campioni europei» e sulla riforma delle regole della concorrenza in Europa.
  In tale direzione si erano mossi i tentativi di fusione tra la tedesca Siemens e la francese Alstom, che avrebbe portato alla creazione di un campione europeo in grado di competere efficacemente con i giganti cinesi. Tuttavia, tale operazione è stata bloccata dalla Commissione europea che ha accresciuto i malumori dei governi francese e tedesco sfociati nel Manifesto comune per una politica industriale del XXI secolo, spingendo la stessa Commissione a approvare il pacchetto su una rinnovata strategia industriale.
  La Commissione riconosce la necessità di aggiornare il proprio approccio per garantire la sovranità europea di fronte a strategie industriali dei principali concorrenti caratterizzate da un forte intervento dello Stato attraverso una ridefinizione del quadro normativo sulla concorrenza, in particolare con riferimento alle regole riguardanti le fusioni e gli aiuti di Stato.
  A tal fine, la Commissione si prefigge la valutazione, il riesame e, se necessario, l'adeguamento delle norme dell'UE in materia di concorrenza a partire dal 2021, compresa la valutazione in corso del controllo delle concentrazioni e del controllo dell'adeguatezza degli orientamenti sugli aiuti di Stato.
  Su questo specifico aspetto è necessario che l'Italia faccia valere le sue ragioni, in considerazione del fatto che il nostro apparato industriale, a differenza di quello francese, ad esempio, è meno dominato da campioni nazionali che da un allentamento delle regole sugli aiuti di Stato possono trarre indubbi vantaggi tuttavia a scapito di imprese di più ridotta dimensione. Occorre, quindi, superata la fase del COVID-19, che all'aggiornamento delle regole si pervenga con equilibrio, senza precostituire situazioni che potrebbero risultare distorsive delle dinamiche di mercato.
  L'aggiornamento del quadro di regole che presiedono al mercato unico, esaltandone le potenzialità sotto il profilo delle opportunità di crescita, si accompagna, nel disegno della Commissione europea, alla consapevolezza che un vero rilancio dell'industria europea non può prescindere dalla necessità di spostare verso l'alto la frontiera tecnologica: l'industria europea non può illudersi di competere con quelle delle economie emergenti giocando sui costi ma invece, sulla esigenza di accelerare il processo di trasformazione «verde» e digitale. In questo quadro diventa essenziale sostenere in particolare le piccole e medie imprese nella transizione verso un'economia sostenibile e digitalizzata, riducendo l'onere normativo cui sono sottoposte ed agevolandone l'accesso alle diverse forme di finanziamento.
  Ciò appare tanto più evidente nell'attuale drammatico contesto dominato dagli effetti prodotti sul piano economico e sociale della pandemia COVID-19, che rischia di pregiudicare la ripresa di una parte consistente dell'apparato produttivo europeo e nazionale.
  La crisi da COVID-19 sta segnando uno discriminante nelle politiche industriali degli Stati. Il virus sta velocizzando fenomeni che già erano in atto prima della pandemia, ma in una situazione di crescente competizione economica tra Stati che coinvolgerà inevitabilmente anche il sistema economico italiano.
  L'attuale crisi da pandemia sta favorendo una ristrutturazione delle catene globali del valore. La pandemia ha rilevato alcune fragilità dell'attuale modello di produzione internazionale fondato su un'elevata frammentazione produttiva su scala globale. Molti settori sono stati messi in crisi a causa della mancanza di componenti fondamentali per il processo produttivo determinato dai ritardi logistici e soprattutto da un'eccessiva dipendenza da pochi esportatori. La Cina in poco tempo si è affermata come il principale fornitore al mondo di semilavorati con una quota di mercato mondiale di circa il 20 per cento (rispetto al 4 per cento del 2002). La crescita asimmetrica delle economie che determinerà l'attuale crisi potrebbe spingere le produzioni a diversificare le catene degli approvvigionamenti, accorciandone le distanze e rendendo la filiera produttiva maggiormente concentrata su scala regionale. Sarebbe paradossale che dalla crisi Pag. 26COVID la Cina uscisse ulteriormente rafforzata ai danni delle economie europee.
  Per garantire la competitività e l'autonomia strategica, l'UE, nella sua strategia industriale ha individuato alcune forniture critiche la cui produzione dovrà essere centrale per ridurre la dipendenza da attori stranieri: tecnologie, alimentari, infrastrutture, robotica, reti di comunicazione 5G, microelettronica, nanotecnologie, biomedicina, tecnologie dei quanti, farmaceutica, biomedicina e biotecnologie.
  Per quanto concerne specificamente il sistema delle PMI, occorre considerare che esse costituiscono la parte nettamente preponderante del tessuto produttivo europeo: l'Europa può contare su 25 milioni di piccole e medie imprese (PMI) che rappresentano oltre il 95 per cento di tutte le imprese europee (la stragrande maggioranza di esse sono microimprese, a conduzione familiare). Le PMI europee danno lavoro a circa 100 milioni di persone, generano più della metà del PIL dell'Europa e svolgono un ruolo chiave garantendo un valore aggiunto in tutti i settori dell'economia. Nel 2018, hanno generato 4.357 miliardi di euro di valore aggiunto.
  Le PMI possono avvalersi di alcuni vantaggi per fronteggiare le sfide derivanti dai cambiamenti climatici, quali il minor consumo energetico e il più ridotto impatto sui territori, oltre che una maggiore flessibilità e capacità di adattamento. Allo tempo, scontano tuttavia la difficoltà di autofinanziarsi per rafforzare adeguatamente la dotazione di capitale e la carenza di competenze interne adeguate sul piano della ricerca e dell'innovazione.
  Nella comunicazione sulle PMI, la Commissione prefigura l'adozione di un complesso di misure volte a ridurre le loro difficoltà specifiche (oneri burocratici) e ad aiutare le PMI ad operare in tutto il mercato unico e oltre, ad accedere ai finanziamenti e a guidarle nella loro transizione verde e digitale.
  Tali misure si collocano in una direzione già da tempo intrapresa a livello europeo con il cosiddetto Small Business Act che ha puntualmente indicato ai Paesi membri le iniziative da adottare per semplificare e agevolare l'avvio e l'attività delle PMI. È evidente che il rafforzamento di queste iniziative, anche a livello europeo, attraverso l'inserimento, all'interno dei programmi più importanti e significativi, come InvestEU e Orizzonte Europa, nell'ambito del prossimo Quadro finanziario pluriennale, anche sotto il profilo della dotazione di risorse, di specifici interventi per le PMI costituisce un interesse prioritario per l'Italia al quale il Governo dovrà lavorare.
  In conclusione, il pacchetto al nostro esame contiene talmente tanti elementi da approfondire da richiedere un esame molto attento e accurato che presuppone, in primo luogo, il pieno coinvolgimento del Governo ma anche di una serie di altri interlocutori, a cominciare dalle organizzazioni rappresentative del sistema industriale. Si tratta infatti di un documento molto rilevante che tratteggia le condizioni affinché l'Europa mantenga il suo ruolo di grande paese manifatturiero. A riguardo, fa presente che dopo la crisi sanitaria è necessario ripensare alla politica industriale europea ricordando che le politiche industriali dei singoli stati nazionali non possono prescindere dalla loro collocazione in ambito comunitario. Sarebbe quindi estremamente importante approvare un documento che segnali a Bruxelles le nostre esigenze su queste tematiche così rilevanti.

  Barbara SALTAMARTINI, presidente, nessuno chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 15.25.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

  Lunedì 15 giugno 2020.

  L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 15.25 alle 15.40.