CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 28 maggio 2020
377.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e Interni (I)
COMUNICATO
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INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

  Giovedì 28 maggio 2020. — Presidenza del presidente Giuseppe BRESCIA. — Interviene il sottosegretario di Stato per l'interno Achille Variati.

  La seduta comincia alle 12.

  Giuseppe BRESCIA, presidente, avverte che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.
  Avverte inoltre che le interrogazioni 5-04057, 5-04058 e 5-04059 saranno svolte congiuntamente, vertendo sulla medesima materia.

  Emanuele PRISCO (FDI), intervenendo sull'ordine dei lavori, segnala che nella trasmissione sulla web-tv della Camera delle sedute di svolgimento di interrogazioni a risposta immediata in Commissione, i deputati che intervengono non vengono inquadrati né in fase di illustrazione delle interrogazioni né in sede di replica, essendo visualizzato un unico piano sequenza sul banco della presidenza per tutta la relativa seduta.

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  Giuseppe BRESCIA, presidente, ritiene che si possa porre rimedio a tale inconveniente tecnico invitando i deputati che intendano illustrare le interrogazioni o intervenire in sede di replica a prendere posto vicino al Presidente, in modo da essere inquadrati dalla telecamera.

5-04055 Gebhard e Magi: Sulla violazione da parte dell'Italia del Patto sui diritti civili e politici con riferimento alla raccolta di firme per la presentazione di referendum.

  Riccardo MAGI (MISTO-CD-RI-+E) illustra l'interrogazione in titolo, di cui è cofirmatario, facendo notare come il 29 novembre 2019 il Comitato dei Diritti Umani delle Nazioni Unite abbia dichiarato la violazione da parte dell'Italia dell'articolo 25, congiuntamente all'articolo 2, del Patto sui Diritti Civili e Politici; più precisamente, il Comitato ha concluso che l'Italia ha violato il diritto dei ricorrenti Staderini e De Lucia (e con loro di tutti i cittadini italiani) di partecipare alla vita politica e al governo del Paese senza ostacoli irragionevoli attraverso i referendum e le leggi di iniziativa popolare.
  Le conclusioni all'unanimità del Comitato affermano che le violazioni sono state determinate dalla presenza nella legge n. 352 del 1970 di «restrizioni irragionevoli» al diritto dei cittadini di promuovere referendum, in quanto la raccolta firme è impedita dall'obbligo per i promotori di far autenticare le firme da un pubblico ufficiale presente al momento della sottoscrizione, senza però che la legge ne garantisca la disponibilità, dal mancato intervento delle istituzioni a cui Staderini e De Lucia si erano rivolti per denunciare l'assenza di autenticatori, dalle inadempienze di molti Comuni (che non consentivano di firmare o non informavano) e dall'assenza di pubblica informazione sulla campagna referendaria.
  Il Comitato ha dato all'Italia 180 giorni per porre rimedio alle violazioni, incluso un atto di scusa formale alle vittime della violazione, la traduzione e pubblicazione della decisione del Comitato «diffondendola il più ampiamente possibile», e l'adozione di misure per evitare il ripetersi di violazioni simili, inclusa la modifica della legge che regola i referendum.
  La nuova legge, in particolare, dovrà assicurare ai promotori dei referendum strumenti per autenticare le firme, garantire che la raccolta firme si possa tenere negli spazi più frequentati dai cittadini (ad esempio piazze e centri commerciali privati) e assicurare che la popolazione sia informata delle raccolte referendarie e della possibilità di prenderne parte.
  I 180 giorni dati all'Italia scadono alla fine del mese di maggio 2020, e nulla di quanto richiesto dal Comitato è stato fatto dal Governo.
  In tale contesto l'interrogazione chiede come il Ministro interrogato intenda procedere al fine di ottemperare alla decisione di cui in premessa.

  Il sottosegretario Achille VARIATI risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 1).

  Riccardo MAGI (MISTO-CD-RI-+E), pur ringraziando il rappresentante del Governo per la sua risposta, fa notare come in essa non vi sia alcuna traccia della volontà dell'Esecutivo di intervenire seriamente sul tema, ad esempio aggiornando la legge n. 352 del 1970, che appare ormai risalente. Fa notare che il Governo non sembra dunque consapevole degli enormi ostacoli incontrati dai cittadini che intendano promuovere referendum o intraprendere iniziative legislative, costretti addirittura ad agire a proprie spese per far autenticare le firme, senza alcun supporto da parte delle pubbliche amministrazioni.
  Non comprende pertanto la ragione per la quale non si possa immaginare di introdurre anche in materia elettorale, in particolare per la raccolta delle firme, il ricorso a strumenti digitali – così come è già avvenuto in ambito fiscale e giudiziario Pag. 5– dando seguito ad un processo di smaterializzazione dei documenti che andrebbe a vantaggio della collettività. Auspica dunque una seria riflessione del Governo su tale tematica.

  Giuseppe BRESCIA, presidente, condivide l'auspicio conclusivo espresso dal deputato Magi, augurandosi che su tale argomento possa registrarsi la massima sensibilità da parte del Ministero dell'interno. Fa notare, peraltro, che appare connessa a tale interessante tema anche la prossima interrogazione, vertente sul tema del voto elettronico.

5-04056 Baldino ed altri: Sull'emanazione del decreto interministeriale per la sperimentazione del voto elettronico.

  Elisa SIRAGUSA (M5S) illustra l'interrogazione in titolo, di cui è cofirmataria, la quale rileva come i commi 627 e 628 della legge di Bilancio 2020 abbiano stanziato 1 milione di euro per la sperimentazione del voto elettronico nel nostro Paese e abbiano affidato la relativa attuazione ad un decreto del Ministro dell'interno di concerto con il Ministro per l'Innovazione Tecnologica.
  Tale sperimentazione riguarda anche le consultazioni referendarie di cui all'articolo 138 della Costituzione, con uno specifico focus su modelli di voto che garantiscano il concreto esercizio del diritto di voto degli italiani all'estero e degli elettori per diversi motivi lontani dal luogo di residenza.
  Rileva che il termine per l'adozione del decreto interministeriale è scaduto a fine gennaio e il decreto non è stato ancora adottato.
  Già il decreto-legge n. 67 del 2012 introduceva forme di sperimentazione del voto elettronico, sebbene limitate soltanto al rinnovo dei membri facenti parte dei COMITES, organismi di rappresentanza degli italiani all'estero. Ciò nonostante, le consultazioni del 2015 si sono svolte ancora per corrispondenza e, ad oggi, non risultano ancora avviate iniziative volte a introdurre la modalità digitale per le prossime elezioni, attese entro fine 2021.
  L'emergenza sanitaria attuale ha messo in evidenza la necessità di dotarsi di modalità inedite e innovative di esercizio del diritto al voto, già urgenti dopo le risapute problematiche del voto postale – con cui si eleggono anche i rappresentanti della circoscrizione estera in Parlamento.
  La sperimentazione del voto in via digitale, come tale non sostitutiva del voto cartaceo, può prendere in considerazione due modelli; nel caso in cui venisse preferito il modello dell'e-voting, con urna digitale come già avvenuto in Lombardia, la sperimentazione potrebbe riguardare gli elettori, su base volontaria, in un numero limitato di comuni (possibilmente grandi città come Roma, Milano, Torino, Bologna, Napoli e Bari); se, invece, alla luce della necessità di evitare assembramenti ai seggi, sarà preferito il modello dell’i-voting, anche via app, sarà opportuno individuare soluzioni che rispondano ai principi di personalità, uguaglianza, libertà e segretezza del voto, previsti dall'articolo 48 della Costituzione.
  In entrambi i casi oggetto della simulazione potrebbe essere non solo il voto referendario, ma anche quello per le elezioni politiche e per le elezioni europee.
  Nell'auspicio di una collaborazione con il Ministero degli Affari Esteri per la sperimentazione rivolta agli italiani all'estero, l'interrogazione chiede se il Governo non intenda emanare il suddetto decreto attuativo, al fine di avviare la sperimentazione del voto elettronico in occasione dell’election day previsto per il mese di settembre.

  Il sottosegretario Achille VARIATI risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 2).
  Fa quindi notare, da ultimo, come il Governo, pur nella consapevolezza della complessità della questione, intenda agire con celerità per individuare adeguate soluzioni. Nel ritenere che tale strumento possa risultare molto utile, soprattutto Pag. 6nell'attuale situazione di emergenza pandemica, ribadisce comunque la necessità di prevederne un'attuazione corretta, nel rispetto di tutte le garanzie procedimentali, in una materia tanto delicata quale il diritto di voto.

  Elisa SIRAGUSA (M5S), replicando, fa notare come le garanzie di cui parla il rappresentante del Governo, inerenti al carattere personale e segreto del voto, risultino già eluse attualmente, ad esempio nel voto per corrispondenza per la rappresentanza degli italiani all'estero. Riterrebbe dunque ragionevole avviare una sperimentazione del voto elettronico ad esempio per il rinnovo dei membri facenti parte dei COMITES, considerata la natura circoscritta e specifica di tale forma di consultazione, che consentirebbe di testare l'affidabilità di tale strumento, in vista poi di una sua estensione alle altre elezioni.

5-04057 Calabria e Sisto: Sull'utilizzo degli assistenti civici per il controllo del rispetto delle norme di prevenzione del contagio da COVID-19.
5-04058 Prisco ed altri: Sull'utilizzo degli assistenti civici per il controllo del rispetto delle norme di prevenzione del contagio da COVID-19.
5-04059 Tonelli ed altri: Sull'utilizzo degli assistenti civici per il controllo del rispetto delle norme di prevenzione del contagio da COVID-19.

  Annagrazia CALABRIA (FI) illustra la sua interrogazione, facendo notare come i giorni successivi alla fine del cosiddetto lockdown si siano caratterizzati, e continuino a caratterizzarsi, per una presenza piuttosto rilevante di persone nei luoghi pubblici, quali strade, parchi e spiagge, senza rispettare le misure di distanziamento per il contenimento del contagio da COVID-19.
  La strategia del Governo per affrontare la cosiddetta Fase 2 sarebbe quella di individuare 60.000 volontari, coordinati dalla Protezione civile, tra i disoccupati, percettori di reddito di cittadinanza o di ammortizzatori sociali, a cui assegnare il compito di far rispettare le regole come il distanziamento nei luoghi pubblici.
  La Ministra dell'interno ha dichiarato di non essere informata riguardo al progetto appena citato e che «le decisioni assunte, senza preventiva consultazione del Ministero dell'interno, per l'istituzione della figura degli assistenti civici in relazione alle misure di contrasto e di contenimento della pandemia Covid-19, non dovranno comportare compiti aggiuntivi per le prefetture e per le forze di polizia già quotidianamente impegnate nei controlli sul territorio».
  Ritiene quindi che l'ipotesi di istituire la figura dei cosiddetti «assistenti civici», oltre a rappresentare una palese limitazione della libertà personale, mostri l'incapacità del Governo di gestire una fase così complessa, arruolando personale che non avrebbe alcuna competenza né autorità nel monitorare gli spazi pubblici.
  Per tutelare la salute dei cittadini considera invece necessario prevedere uno screening di massa, attraverso tamponi e test sierologici, senza ricorrere a stratagemmi o strumenti improvvisati come l'istituzione degli «assistenti civici» che genera soltanto confusione tra le prefetture e le forze di polizia già impegnate nei controlli sul territorio.
  Sottolinea, a tal proposito, come le Forze dell'ordine e la polizia locale abbiano dimostrato di saper fornire il loro supporto sul territorio soprattutto in termini di sicurezza con circa 14 milioni di controlli effettuati durante il periodo di lockdown.
  In tale contesto l'interrogazione chiede se il Ministro interrogato non intenda fornire gli opportuni chiarimenti in merito all'ipotesi di istituire la figura dei cosiddetti assistenti civici.

  Emanuele PRISCO (FDI) illustra la sua interrogazione, rilevando come intorno progetto annunciato dal Governo sugli «assistenti civici» gravino ancora molti Pag. 7dubbi, sia in merito ai compiti loro assegnati, sia in merito alla effettiva efficacia e realizzazione.
  Dalle dichiarazioni emerse e dagli organi di stampa risulterebbe essere un corpo di volontari assunto per svolgere compiti di utilità pubblica e sorveglianza durante la «Fase 2».
  Sembrerebbe un progetto ancora allo stato embrionale, dal momento che continuano scontri ed incomprensioni all'interno del Governo in merito alle funzioni loro attribuite e ancora da definire puntualmente.
  Tuttavia, dalla riunione tra il Ministro degli Affari Regionali, il Presidente del Consiglio e i ministri dell'Interno e del Lavoro i loro compiti sembrerebbero circoscritti e definiti.
  Il Ministro Francesco Boccia nel corso della trasmissione televisiva «di Martedì», su La7 ha affermato che: «L'assistente civico va davanti alle chiese, verifica il numero di persone che possono entrare e aiuta il flusso. Non può fare altro che ricordare le regole.». Da tali dichiarazioni emerge un progetto ancora non chiaro, e molteplici sono le preoccupazioni, che riguardano principalmente le modalità con cui i volontari saranno selezionati e quelle con cui saranno controllati per evitare abusi.
  La Ministra Lamorgese aveva anticipato che il Ministero dell'Interno non si sarebbe occupato né della formazione né della gestione del corpo di volontari: appare dunque evidente come non siano ben definite né le professionalità, né gli eventuali rapporti con i compiti delle forze dell'ordine.
  Diverse associazioni hanno mostrato il loro dissenso verso questa proposta; nello specifico, rileva come esistano già figure opportunamente preparate, selezionate e formate per svolgere queste peculiari e delicatissime funzioni. In particolare i lavoratori del comparto sicurezza privata (guardie giurate, addetti alla vigilanza disarmata, addetti ai servizi di controllo, steward) risultano appositamente preparati per gestire e assicurare il corretto flusso di persone negli esercizi pubblici, negli ospedali, sono e dunque in grado di affrontare situazioni critiche e di tensione.
  In tale contesto l'interrogazione chiede se il Ministro interrogato non ritenga urgente stabilire quali siano le garanzie professionali richieste per gli assistenti civici e quali siano i rapporti con i compiti già svolti dalle forze dell'ordine e quale sia il loro inquadramento.

  Gianni TONELLI (LEGA) osserva come recentemente il Ministro per gli affari regionali e autonomie abbia annunciato alla stampa l'iniziativa di voler reclutare sessantamila assistenti civici per far rispettare nella cosiddetta fase due della gestione dell'emergenza COVID-19 le misure di distanziamento sociale e vigilare sulla loro osservanza da parte dei cittadini in vari luoghi dei comuni di tutta Italia: dai locali, alle spiagge fino alle vie del centro.
  Dopo l'annuncio alla stampa di tale iniziativa e dell'imminente bando della Protezione civile per il reclutamento dei volontari, immediatamente anche diversi esponenti dei partiti che sostengono l'attuale Governo hanno espresso al riguardo molte critiche, definendola una scelta «che rischia di essere inopportuna, confusa e sbagliata» e, soprattutto, una decisione mai condivisa prima né nelle riunioni di maggioranza, né con gli altri Ministri, in particolare, considerati i compiti affidati agli assistenti civici, con il Ministro dell'interno.
  Infatti, il Ministero dell'interno, subito dopo aver appreso dalla stampa dell'iniziativa, aveva prontamente comunicato con una nota di non essere mai stato informato prima di tale decisione, puntualizzando che la decisione non dovrà comunque «comportare compiti aggiuntivi per le prefetture e per le forze di polizia».
  Fa altresì notare come lunedì 25 maggio scorso, il Presidente del Consiglio sia stato costretto convocare immediatamente una riunione a Palazzo Chigi per cercare di chiarire la questione con i Ministri coinvolti.
  Nel susseguirsi delle informative tra i rappresentanti del Governo e della maggioranza a mezzo stampa degli ultimi Pag. 8giorni, non sono però ancora chiari quali siano concretamente i compiti affidati agli assistenti civici, dato che il Ministro per gli affari regionali e le autonomie ha precisato, dopo la riunione di lunedì, che questi «non avranno compiti di polizia» e «non saranno sentinelle anti-spritz».
  In tale contesto l'interrogazione chiede per quale motivo il Ministro interrogato, nella sua qualità di autorità nazionale di pubblica sicurezza e anche in considerazione delle conseguenze che il controllo esercitato dagli assistenti civici avrà sulle libertà fondamentali dei cittadini, non sia stato preventivamente informato dal Ministro per gli affari regionali e le autonomie, quali siano i criteri e i requisiti per il reclutamento e quando avrà inizio, quali siano la durata di questo tipo di sorveglianza, i compiti e le attività nello specifico demandati agli assistenti, anche rispetto a quelli già svolti dalle forze di polizia, e con quali poteri e qualifiche opereranno nel far rispettare le misure di distanziamento sociale.

  Il sottosegretario Achille VARIATI risponde alle interrogazioni in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 3), per quanto attiene agli ambiti di competenza del Ministero dell'interno.

  Annagrazia CALABRIA (FI) dichiara di non ritenersi soddisfatta della risposta del rappresentante del Governo, facendo notare come l'Esecutivo continui a generare confusione nei cittadini attraverso normative «cavillose» e poco chiare. A dispetto delle dichiarazioni del rappresentante del Governo, che ha escluso l'attribuzione agli assistenti civici di compiti di natura pubblicistica, fa notare come tali operatori dovrebbero agire comunque con compiti di vigilanza e per far rispettare le norme contro gli assembramenti, mansioni alle quali ritiene invece necessario adibire personale delle forze dell'ordine, che viene addestrato in tal senso.
  Si chiede pertanto chi dovrebbe occuparsi della formazione di questi operatori, ritenendo rischioso attribuire simili poteri speciali a 60 mila volontari, senza un adeguato addestramento. Rinviene inoltre una deriva autoritaria nell'attività del Governo in carica, ritenendo che i cittadini, più che dei comandi, hanno bisogno di regole certe e chiare, attraverso una loro effettiva messa in sicurezza, da attuare mediante gli screening di massa, tamponi e test sierologici.
  Dichiara quindi la sua diffidenza rispetto a tali spericolate forme di sperimentazione, ritenendo che i cittadini abbiano piuttosto bisogno di sentire che lo Stato sia vicino, con tutte le sue componenti istituzionali, comprese le forze dell'ordine, alle quali dichiara di esser grata per aver agito, nell'attuale situazione di emergenza, con responsabilità e professionalità.

  Emanuele PRISCO (FDI) ritiene che l'iniziativa di istituire gli assistenti civici sia una «buffonata», che testimonia come il Governo sia interessato esclusivamente ad esercitare forme di controllo nei confronti dei cittadini, che invece, a suo avviso, hanno agito con senso di responsabilità. Di contro, evidenzia come l'Esecutivo abbia lasciato agire indisturbati i criminali, mostrando disinteresse per altre rilevanti questioni di ordine pubblico, quale quella connessa all'immigrazione.
  Fa notare che i compiti di tali operatori sembrano poco chiari, rilevando, in ogni caso, come, anche in presenza di funzioni non pubblicistiche, esista altro personale preparato per gestire e assicurare il corretto flusso di persone negli esercizi pubblici e negli ospedali. Ritiene dunque che tale scelta rischi di ripercuotersi negativamente sulle forze dell'ordine, già gravate da compiti ogni onerosi e ignorate dal Governo in carica, che, per esempio, non ha previsto per il personale di quel settore alcun intervento di ricambio generazionale.

  Gianni TONELLI (LEGA) evidenzia, anzitutto, come non risponda a verità quanto affermato dal rappresentante del Governo riguardo ad una presunta richiesta dell'ANCI – che invece sarebbe stata smentita dagli stessi sindaci – di considerare l'ipotesi di avvalersi degli assistenti civici. Pag. 9
  Evidenzia, inoltre, come la natura pubblicistica delle mansioni di tali operatori, che è stata esclusa dal rappresentante del Governo, sia stata invece confermata dallo stesso Ministro Boccia, il quale ha indicato una serie di complesse attività, tra cui alcune di evidente natura pubblicistica, che tali assistenti civici dovrebbero svolgere.
  Ritiene che tale vicenda sia deplorevole e emblematica di come il Governo, nell'attuale situazione di emergenza, abbia le idee poco chiare e intenda agire con la forza piuttosto che organizzare un adeguato sistema di accompagnamento dei cittadini nel percorso di avvicinamento alla normalità. Ritiene, peraltro, che sussista il rischio di aggravare i compiti delle forze dell'ordine, dal momento che si chiama ad operare personale non preparato ed addestrato, che si troverà esposto alle reazioni di chiunque.
  Fa notare, in conclusione, che sarebbe stato preferibile impiegare questi volontari nel settore dell'agricoltura, nella prospettiva di contrastare realmente lo sfruttamento della manodopera nei campi, piuttosto che ricorrere, come ha fatto il Governo in carica, ad una sanatoria generalizzata degli immigrati.

5-04060 Ceccanti ed altri: Sulle iniziative volte a semplificare e accelerare l'accesso al fondo di solidarietà per le vittime dell'usura.

  Carmelo MICELI (PD) rinuncia ad illustrare l'interrogazione in titolo, di cui è cofirmatario.

  Il sottosegretario Achille VARIATI risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 4).

  Carmelo MICELI (PD), replicando, ringrazia il Sottosegretario per la puntuale risposta e saluta con soddisfazione il fatto che la tempistica di lavorazione delle pratiche per l'erogazione dei mutui da parte del fondo si sia oggi ridotta a 180 giorni.
  Nel prendere altresì atto delle criticità ancora esistenti, immagina di tracciare, d'accordo con il Governo, un percorso che possa portare, ove possibile, a rendere ancora più celere la lavorazione delle pratiche stesse e a sostituire i mutui con l'erogazione di somme a fondo perduto.

5-04061 Marco Di Maio: Sulle iniziative di competenza volte a consentire lo spostamento tra regioni finalizzato al ricongiungimento familiare.

  Marco DI MAIO (IV) rinuncia ad illustrare la sua interrogazione.

  Il sottosegretario Achille VARIATI risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 5).

  Marco DI MAIO (IV), replicando, ringrazia il sottosegretario Variati per la cortese della risposta. Fa quindi presente come vi siano centinaia di migliaia di famiglie che da mesi sono separate, relazioni affettive che si sono spezzate, persone che pur appartenendo alla stessa famiglia non si possono incontrare, se non tentando di aggirare la legge, magari nonostante vivano a pochissimi chilometri di distanza.
  Segnala come l'interrogazione intenda principalmente portare nuovamente all'attenzione del Governo un argomento che gli sta a cuore, ovvero la possibilità, per centinaia di migliaia di famiglie italiane, di ritrovarsi. Sarebbe a suo avviso opportuno permettere gli spostamenti fuori regione almeno per i familiari, almeno per i parenti, almeno per quelle persone che, pur avendo relazioni stabili, non possono vedersi, almeno per i legami familiari e affettivi, ovvero per coloro che vivono in regioni vicine, a volte divise da pochissimi chilometri di confine, ma impossibilitati a spostarsi, salvo rischiare la violazione delle norme e le relative conseguenze. Ritiene che dal 3 giugno si debba dare questa possibilità, permettendo ai congiunti fuori regione di ritrovarsi, giudicando altresì opportuno ripristinare al più presto gli spostamenti tra le regioni, in considerazione dell'andamento della curva epidemiologica, anche per sostenere concretamente svariati settori dell'economia – a Pag. 10partire dal turismo, ma non certo l'unico – che stanno patendo fortemente queste limitazioni della mobilità.
  Si dichiara certo che, pur dovendo assicurare il più totale rispetto delle norme di sicurezza e protezione sanitaria, si possano permettere questi spostamenti senza compromettere nulla e, anzi, dando sollievo a milioni di italiani, ovvero a coloro che non si incontrano da oltre tre mesi e a coloro che gestiscono attività economiche fortemente penalizzate dai limiti imposti alla mobilità interregionale.

  Giuseppe BRESCIA, presidente, dichiara concluso lo svolgimento delle interrogazioni all'ordine del giorno.

  La seduta termina alle 12.40.

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