CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 28 aprile 2020
356.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Lavoro pubblico e privato (XI)
COMUNICATO
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SEDE CONSULTIVA

  Martedì 28 aprile 2020. – Presidenza del vicepresidente Davide TRIPIEDI.

  La seduta comincia alle 19.05.

Documento di economia e finanza 2020.
Doc. LVII, n. 3, e Annesso.

(Parere alla V Commissione).
(Esame e conclusione – Parere favorevole).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento.

  Davide TRIPIEDI, presidente, comunica che nella seduta odierna la Commissione esaminerà in sede consultiva, ai sensi dell'articolo 118-bis del Regolamento, il Documento di economia e finanza 2020 ed esprimerà il parere di competenza alla V Commissione, essendo l'esame del Documento da parte dell'Assemblea previsto nella giornata di domani, mercoledì 29 aprile.
  Chiede, quindi, al relatore, onorevole D'Alessandro, di illustrare il contenuto del Documento.

  Camillo D'ALESSANDRO (IV), relatore, rileva preliminarmente che il Documento di economia e finanza 2020, in coerenza con le previsioni dell'articolo 10 della legge di contabilità e finanza pubblica, è lo strumento con il quale sono individuati gli obiettivi di politica economica e il quadro delle previsioni economiche e di finanza pubblica. Di norma, le previsioni riguardano il triennio, ma, data l'eccezionalità della fase di emergenza, nel presente Documento il Programma di Stabilità non si spinge oltre il 2021. Come si legge in premessa, il Documento è scarno e più essenziale del consueto, in quanto, coerentemente con l'orientamento espresso anche da altri Paesi europei e alla luce delle linee guida riviste della Commissione Europea, si è deciso di posporre la presentazione del Programma Nazionale di Riforma e dei principali allegati. Inoltre, data la rapidità con la quale la situazione sanitaria e, in conseguenza dei provvedimenti di contenimento del contagio, la situazione economica si sono evolute, il quadro previsionale del DEF è stato costruito sulla base di un sentiero mensile del PIL e nel presupposto che la graduale discesa del numero di nuovi contagi rilevati a fine aprile sia tale da poter consentire all'inizio di maggio la ripresa di alcune attività produttive attualmente non Pag. 84autorizzate. Infine, come si legge nel Documento, il Governo elaborerà nuove previsioni macroeconomiche programmatiche quando sarà superata la fase emergenziale più acuta, alla luce dei provvedimenti di rilancio che saranno adottati, dell'evoluzione globale della pandemia, della strategia adottata per la riapertura dei settori produttivi e dei dati economici che si renderanno disponibili nel frattempo. Infatti, il Governo si impegna formalmente a presentare il Programma Nazionale di Riforma e i relativi allegati non appena saranno completate le misure economiche più urgenti e perfezionata la strategia di riapertura delle attività produttive. Ciò allo scopo di assicurare la massima coerenza fra le diverse iniziative di rilancio dell'economia e di riforma, sia a livello nazionale sia a livello europeo.
  Venendo agli aspetti di competenza della XI Commissione, segnala, con riferimento al 2019, che, nonostante il rallentamento dell'attività economica, il mercato del lavoro ha conservato un andamento favorevole e il numero degli occupati è aumentato in misura maggiore rispetto al PIL, facendo registrare una dinamica della produttività sostanzialmente invariata. In particolare, gli occupati sono cresciuti, rispetto al 2018, dello 0,6 per cento (23,352 milioni in media d'anno), grazie soprattutto alla componente dei lavoratori dipendenti, in particolari quelli con rapporto a tempo indeterminato, la cui dinamica di crescita è stata favorita, tra l'altro, dall'aumento del numero di trasformazioni contrattuali, che ha risentito delle innovazioni normative in tema di contrattazione lavorativa. Al contrario, i lavoratori indipendenti, secondo una tendenza di circa otto anni, hanno continuato a ridursi. Da un punto di vista statistico, la Sezione II del DEF fissa allo 0,3 per cento il tasso di crescita rispetto al 2018 dell'occupazione espressa in unità standard di lavoro (ULA) e allo 0,6 quello dell'occupazione espresso in numero di lavoratori occupati (forza lavoro FL). Il tasso di disoccupazione è invece del 10 per cento.
  Con riferimento alla tipologia di orario, nel 2019 il lavoro a tempo pieno è cresciuto ad un ritmo inferiore rispetto a quello part-time, secondo percentuali pari, rispettivamente, allo 0,1 per cento e al 3,0 per cento. Il part-time involontario continua ad aumentare (3,3 per cento per un totale di 2,850 milioni di lavoratori) e rappresenta il 64,2 per cento del totale del tempo parziale. Tali dati confermano la tendenza strutturale dell'economia italiana a privilegiare forme di lavoro a tempo parziale, evidenziando la bassa intensità lavorativa che caratterizza l'occupazione. Il miglioramento del mercato del lavoro si è riflesso nella riduzione del tasso di disoccupazione (10,0 per cento rispetto al 10,6 per cento del 2018), a cui si accompagna il calo degli inattivi (-0,6 per cento) e degli scoraggiati (-5,4 per cento). Sono altresì aumentate dello 0,4 per cento (dall'1,0 per cento del 2018) le ore lavorate, con una riduzione delle ore lavorate pro capite dello 0,3 per cento, dopo il lieve aumento registrato lo scorso anno.
  Il DEF dedica, quindi, un apposito focus alla ridotta produttività delle ore lavorate. L'approfondimento analizza le caratteristiche della manodopera sottoutilizzata, in cui rientrano i sottooccupati, gli occupati in part time involontario e coloro che, pur non cercando lavoro, si sono dichiarati disponibili. Dal focus risulta che i fenomeni della sottoccupazione e del part-time interessano segmenti di occupati a bassa istruzione e appaiono più concentrati nelle regioni del Mezzogiorno d'Italia e nel settore della ristorazione, degli alberghi e dei servizi alla persona. Con riferimento ai dati per età e per genere, si registra una presenza marcata nella fascia 35-54 anni e fra le donne, che rappresentano il 69 per cento degli occupati in part-time involontario. In totale, il numero dei lavoratori che potrebbero essere assorbiti dal sistema produttivo è stato pari nel 2019 a 5,410 milioni di individui, in diminuzione rispetto al 2018 (5,662 milioni), per effetto di una riduzione sia del numero di individui in cerca di lavoro (173 mila), sia degli inattivi disponibili a lavorare (-79 mila). Le cause del fenomeno sono di natura sia strutturale sia contingente. Si tratta, in particolare, della ricomposizione Pag. 85settoriale dell'economia italiana dall'industria ai servizi, in atto dagli anni Ottanta del secolo scorso, dell'introduzione, nel panorama legislativo italiano, di provvedimenti normativi orientati a rendere più flessibile il mercato del lavoro, dell'accresciuta partecipazione femminile nel settore dei servizi alle famiglie, settori in cui è diffusa la contrattazione a tempo parziale. A tali fattori si associa la debolezza dell'attività economica a partire dalla seconda metà del 2018, la quale comporta un minor utilizzo di lavoro. Il significativo sottoutilizzo della manodopera risulta essere una delle cause della ridotta crescita delle retribuzioni orarie contrattuali, che, nel 2019, è stata pari in media all'1 per cento, nonostante la crescita dell'occupazione e la riduzione del tasso di disoccupazione.
  Passando agli aggregati della spesa pubblica, tra le uscite segnala l'aumento delle prestazioni sociali in denaro (+3,7 per cento), che includono anche le spese per l'introduzione del Reddito di Cittadinanza e della cosiddetta «Quota 100» e sono state, nel 2019, di 361,211 miliardi di euro (pari al 20,2 per cento del PIL). La Sezione II presenta un approfondimento delle motivazioni del contenimento della dinamica dell'aggregato nel periodo 2010-2018. Tale andamento ha contribuito in modo significativo al contenimento della dinamica della complessiva spesa corrente delle pubbliche amministrazioni, di cui l'aggregato rappresenta circa il 50 per cento, al netto degli interessi, e al processo di progressiva stabilizzazione della finanza pubblica mediante il conseguimento di una progressiva riduzione dell'indebitamento netto. Gli interventi adottati nel corso del 2019 hanno impresso un'inversione di tendenza già in tale anno e comporteranno significativi elementi di incremento di dinamica e di livello della spesa anche per gli anni successivi, allorché manifesteranno appieno i relativi effetti su base annua, con conseguente maggiore rigidità della spesa, la quale, stante la dimensione dell'aggregato in esame, si ripercuote anche sul complesso della spesa corrente delle amministrazioni pubbliche. Più in dettaglio, con riferimento ai singoli aggregati che compongono la spesa per prestazioni sociali in denaro, la spesa pensionistica è stata di 275,054 miliardi di euro (+2,4 per cento rispetto al 2018), pari al 15,4 per cento del PIL. I fattori che ne hanno influenzato l'andamento sono, oltre agli effetti dei provvedimenti citati, l'indicizzazione ai prezzi applicata al 1o gennaio 2019, pari a +1,1 per cento, il saldo tra le nuove pensioni liquidate e le pensioni eliminate, sia in termini numerici sia di importo, nonché le ricostituzioni di importo delle pensioni in essere e gli arretrati liquidati. Le altre prestazioni sociali in denaro non pensionistiche sono state di 86,157 miliardi di euro (+7,8 per cento rispetto al 2018), pari al 4,8 per cento del PIL. L'andamento della spesa è stato condizionato, tra l'altro, da un significativo aumento della spesa per liquidazioni di fine rapporto e da un rilevante aumento della spesa per assegni e sussidi, a fronte di incrementi più contenuti per altre componenti di spesa. Tra i trasferimenti sociali, pari a 407,024 miliardi di euro (22,8 per cento del PIL), i sussidi di disoccupazione sono stati pari a 13,465 miliardi di euro (0,8 in rapporto al PIL).
  I redditi da lavoro dipendente sono cresciuti a un tasso dello 0,4 per cento, sostenuti dalla dinamica dell'occupazione per nuove assunzioni nel pubblico impiego e dagli incrementi previsti dai rinnovi contrattuali nel 2019. Essi, in particolare, sono stati pari a 173,253 miliardi (9,7 per cento in rapporto al PIL), in leggero rialzo rispetto all'anno precedente (+0,4 per cento). Come si legge nella Sezione II del DEF, a tale aumento hanno concorso la conclusione dei contratti del personale dirigente dell'Area Sanità e dell'Area Istruzione e ricerca e la spesa per l'anticipazione contrattuale decorrente dal mese di aprile (corrispondente all'indennità di vacanza contrattuale prevista dal precedente ordinamento) e per l'elemento perequativo decorrente dal mese di gennaio 2019. Di segno opposto, invece, sono gli effetti derivanti dal maggior numero di pensionamenti per effetto della cosiddetta «Quota 100».Pag. 86
  Dal lato delle entrate, il DEF dà conto dell'aumento del 3,2 per cento rispetto all'anno precedente dei contributi sociali (242,087 miliardi di euro, pari al 13,5 per cento del PIL), nonché dell'IRPEF, che ha segnato una crescita superiore a quella dell'economia, determinata dall'andamento delle ritenute sui lavoratori dipendenti (sia per i dipendenti pubblici sia per i privati), che compensa la riduzione delle ritenute sui lavoratori autonomi. Tali risultati derivano dall'andamento del mercato del lavoro, positivo nonostante il rallentamento dell'economia nel suo complesso. L'aumento sia del numero di occupati sia delle retribuzioni lorde pro capite ha contribuito a un aumento della base imponibile dell'imposta.
  Per quanto riguarda il 2020 e il 2021, sulla base delle previsioni macroeconomiche tendenziali validate dall'Ufficio parlamentare di bilancio, che, come si legge nella Sezione II, scontano il significativo deterioramento del contesto macroeconomico dovuto alla diffusione della pandemia Covid-19 e ai conseguenti provvedimenti di blocco delle attività produttive, il DEF rileva anche gli effetti positivi dei provvedimenti adottati per fronteggiare l'emergenza sanitaria sulla tenuta dell'occupazione e dei redditi dei lavoratori. In particolare, la contrazione dell'occupazione, espressa in termini di forza lavoro (FL), è stimata pari al 2 per cento circa, grazie all'ingente ricorso agli ammortizzatori della Cassa Integrazione Straordinaria e soprattutto di quella in deroga, per risalire di circa l'1 per cento nel 2021. Maggiore invece è la contrazione attesa per l'occupazione espressa in unità di lavoro equivalente (ULA) e per le ore lavorate, che non tengono conto degli ammortizzatori, per le quali si prevede una riduzione, rispettivamente, del 6,5 per cento (+3,4 per cento nel 2021) e del 6,3 per cento. Come si legge nel DEF, il Governo si aspetta che, nonostante le misure adottate, la crisi interesserà soprattutto alcune tipologie di lavoro, in particolare quelle stagionali e quelle dipendenti con contratti a termine, mentre dovrebbe risultare più contenuto l'impatto sull'occupazione indipendente. Inoltre, in molti settori dei servizi, così come in diversi settori industriali, soprattutto dove rilevano le aziende di grandi dimensioni, il ricorso a forme di lavoro agile aiuterà la tenuta dei livelli occupazionali. Nel 2021 si prevede il graduale miglioramento del mercato del lavoro in linea con la ripresa dell'attività economica. Conseguentemente, il tasso di disoccupazione è stimato peggiorare nel 2020 all'11,6 per cento e recuperare parzialmente all'11,0 per cento nel 2021. La produttività subirà una flessione piuttosto ampia nell'anno in corso (-1,7 per cento), seguita da un rimbalzo nel 2021.
  Con riferimento agli aggregati della spesa pubblica, dal lato delle entrate, i contributi sociali sono previsti crescere in rapporto al PIL al 13,8 per cento nel 2020 (+0,3 per cento) e al 13,4 per cento nel 2021 (-0,4 per cento), riflettendo soprattutto le evoluzioni nel mercato del lavoro.
  Per quanto riguarda le spese, il Governo prevede che i redditi da lavoro dipendente raggiungano il 10,6 per cento e il 10,3 per cento del PIL, rispettivamente, nel 2020 e nel 2021, essendo pari, in termini assoluti, a 175,571 miliardi di euro nel 2020 e a 180,869 miliardi di euro nel 2021, con una crescita pari all'1,3 per cento nel 2020 e al 3 per cento nel 2021. La dinamica è correlata soprattutto all'ipotesi sui rinnovi contrattuali e, in parte, all'aumento degli occupati della pubblica amministrazione conseguente alle assunzioni in deroga. In particolare, come si legge nella Sezione II, tra i fattori di incremento della spesa si segnalano il rinnovo contrattuale per il triennio 2019-2021, la conclusione nel 2020 della stagione contrattuale 2016-2018 non ancora conclusa, l'anticipazione contrattuale a regime dal luglio 2020 (corrispondente sostanzialmente alla indennità di vacanza contrattuale prevista dal precedente ordinamento) e la corresponsione dell'elemento perequativo (decorrente dal mese di gennaio 2019). La previsione, inoltre, ha tenuto conto degli effetti della decretazione d'urgenza fino all'emanazione del decreto-legge n. 18 del 2020 per il contrasto Pag. 87dell'emergenza sanitaria, nonché delle graduali assunzioni in deroga alle ordinarie facoltà assunzionali, con una spesa a regime dal 2024, previste dalle leggi di bilancio 2018, 2019 e 2020. Effetti di contenimento hanno il maggior numero di pensionamenti anticipati attraverso il canale cosiddetto «Quota 100».
  I trasferimenti sociali in rapporto al PIL sono stimati pari al 26,1 per cento nel 2020 e al 24,6 per cento nel 2021. All'interno di tale aggregato, le prestazioni sociali in denaro si confermano la componente più dinamica della spesa corrente primaria, con una crescita del 6,9 per cento nel 2020. Più in particolare, l'aggregato sarà pari a 386,120 miliardi di euro nel 2020 (23,2 per cento del PIL) e a 387,210 miliardi di euro nel 2021 (22,0 per cento del PIL). Nell'ambito di tale macro area, la spesa per pensioni è stimata pari a 282,550 miliardi di euro nel 2020 (17,0 per cento del PIL) e a 288,930 miliardi di euro nel 2021 (16,4 per cento del PIL). Più in particolare, le previsioni scontano il sensibile aumento del numero di soggetti che accedono al pensionamento anticipato in virtù dei cambiamenti legislativi introdotti negli anni passati, tra cui la cosiddetta «Quota 100», gli effetti della rivalutazione delle pensioni in essere ai prezzi (pari, per l'anno 2020, allo 0,4 per cento) e delle ricostituzioni degli importi delle pensioni in essere. Le previsioni tengono anche conto degli interventi contenuti nella legge di bilancio 2020 e degli elementi emersi nell'ambito dell'attività di monitoraggio ai fini della stima dei risultati per l'anno 2019 e dei primi elementi disponibili per l'anno 2020. La spesa per altre prestazioni sociali in denaro non pensionistiche è stimata pari a 103,570 miliardi di euro nel 2020 (+20,2 per cento rispetto al 2019) e a 98,280 miliardi di euro nel 2021 (-5,1 per cento rispetto all'anno precedente), pari, rispettivamente, al 6,2 per cento e al 5,6 per cento del PIL. Più in particolare, le previsioni tengono conto degli effetti del decreto-legge n. 18 del 2020, di contrasto degli effetti del blocco delle attività economica a causa dell'emergenza sanitaria (il rifinanziamento degli ammortizzatori sociali per contrastare gli effetti economico-sociali della crisi si riflette in una crescita dei sussidi di disoccupazione del 45,5 per cento), nonché delle misure introdotte con la legge di bilancio 2020 e con i relativi provvedimenti attuativi. In ogni caso, al netto delle misure una tantum adottate per contenere gli effetti dell'emergenza, si segnala un tasso di incremento della spesa per il periodo 2019-2021 significativamente superiore a quello registrato nel periodo 2010-2018, sostanzialmente da ascrivere agli interventi connessi all'introduzione del Reddito di Cittadinanza.
  Segnala, infine, che l'Annesso al DEF è la Relazione con la quale, in base all'articolo 6 della legge n. 243 del 2012, il Governo illustra l'aggiornamento del piano di rientro verso l'Obiettivo di Medio Periodo (OMT) rispetto a quanto indicato nella Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza 2019, tenuto conto delle misure per il contrasto agli effetti dell'epidemia da Covid-19 che il Governo ha adottato e di quelle che si appresta ad approvare. Con tale documento, in particolare, il Governo chiede al Parlamento di autorizzare tale aggiornamento del piano di rientro. Tra gli interventi, che non si potranno esaurire nel corso del 2020, si segnalano, in particolare, quelli volti ad assicurare ai cittadini, alle imprese e ai lavoratori la liquidità, gli strumenti di protezione sociale e il sostegno necessari ad affrontare e superare questo momento di crisi, anche attraverso l'introduzione di misure fiscali agevolative generali ovvero mirate in favore dei settori più colpiti dalla crisi. Il Governo fa riferimento, tra l'altro, a misure volte a tutelare la sicurezza sui luoghi di lavoro, anche attraverso la revisione dei protocolli di organizzazione del lavoro finalizzati all'adeguamento dei luoghi di lavoro, all'interno delle imprese, degli uffici pubblici, delle strutture sanitarie e di degenza, delle università e delle scuole. Il perno dell'azione del Governo saranno il rilancio degli investimenti pubblici e privati, il contrasto all'evasione fiscale e le imposte ambientali, unitamente a una riforma del sistema Pag. 88fiscale improntata alla semplificazione e all'equità e a una revisione e riqualificazione della spesa pubblica.

  Virginio CAPARVI (LEGA) esprime la contrarietà del gruppo Lega al Documento di economia e finanza 2020, caratterizzato da mancanza di coraggio e di visione prospettica. Sottolinea l'estrema gravità della crisi, che ha messo in ginocchio soprattutto coloro che facevano affidamento sulla liquidità di cassa, i commercianti, i quali, se non sono in regola, per qualsiasi ragione, con i pagamenti pregressi, neppure possono accedere ai prestiti garantiti dallo Stato. Per tali soggetti, il DEF non prefigura alcun intervento né alcuna soluzione.

  Chiara GRIBAUDO (PD), pur avendo chiara l'estrema incertezza della situazione, che ha condizionato fortemente il Governo nella redazione del DEF, inducendolo a rinviare la presentazione del Piano Nazionale di Riforma e a ridurre l'orizzonte delle previsioni al 2021, non può nascondersi, come rappresentante di un partito della maggioranza, che serve comunque andare oltre i numeri e guardare ai bisogni futuri. In particolare, se la disoccupazione sarà così estesa, come anticipano le stime, sarà necessario garantire non solo i sussidi, ma anche gli strumenti per la sua riduzione. Sollecita, quindi, un impegno particolare per rendere effettivo l'incontro tra domanda e offerta di lavoro, dal momento che l'azione dell'ANPAL appare priva di una linea programmatica. Occorre anche una particolare attenzione alla formazione, strumento per accompagnare il lavoratore nella transizione, preparandolo al rientro nel mercato del lavoro, e, infine, una politica specifica per aumentare la produttività del lavoro, troppo bassa anche prima dell'emergenza attuale. A suo giudizio, il primo passo da compiere è il ripensamento dell'intero processo produttivo, in tutti i settori, per superare un paradigma che ha mostrato tutti i suoi limiti.

  Gualtiero CAFFARATTO (LEGA), condividendo quanto affermato dal collega Caparvi, rivolge un appello alla maggioranza, perché si faccia portavoce presso il Governo delle istanze, in particolare, dei titolari di partita IVA, i quali invocano chiarimenti sulle modalità con le quali potranno riprendere l'attività. Non ha senso, infatti, indebitarsi, sia pure con la garanzia dello Stato, senza poter fare previsioni sul futuro incasso, con il quale i prestiti dovranno essere restituiti.

  Claudio DURIGON (LEGA), riferendosi all'insoddisfazione espressa dalla collega Gribaudo sulla mancanza di una chiara linea di azione dell'ANPAL, che mette a rischio l'efficacia delle politiche attive del lavoro, fondamentali per il contrasto della disoccupazione, ritiene necessario che il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, che ha rivendicato la competenza a dettare le linee di indirizzo dell'azione dell'ANPAL, venga in Commissione a chiarire i suoi intendimenti nei confronti della presidenza dell'Agenzia. Venendo, quindi, al merito del DEF, ritiene che il Documento, privo di visione prospettica, fornisca stime eccessivamente ottimistiche sul numero dei disoccupati nel 2020 e nel 2021.

  Davide TRIPIEDI, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, invita il relatore a illustrare la sua proposta di parere.

  Camillo D'ALESSANDRO (IV), relatore, illustra la sua proposta di parere favorevole (vedi allegato).

  Nessuno chiedendo di intervenire, la Commissione approva la proposta di parere favorevole del relatore (vedi allegato).

  La seduta termina alle 19.30.

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