CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 28 aprile 2020
356.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Attività produttive, commercio e turismo (X)
COMUNICATO
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SEDE CONSULTIVA

  Martedì 28 aprile 2020. — Presidenza della presidente Barbara SALTAMARTINI. — Interviene il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Gian Paolo Manzella.

  La seduta comincia alle 15.35.

Documento di economia e finanza 2020.
Doc. LVII, n. 3 e Annesso.

(Parere alla V Commissione).
(Esame e conclusione – Parere favorevole).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento.

  Mattia MOR (IV), relatore, espone in sintesi i contenuti del provvedimento in esame.
  Il Documento di economia e finanza, in considerazione della caduta della produzione e dei consumi determinata dall'emergenza coronavirus e delle difficili prospettive di breve termine, fornisce una previsione ufficiale tendenziale del PIL per il 2020 al –8 per cento (rispetto al +0,6 per cento esposto nella NADEF di settembre). Questa nuova previsione, afferma il Governo, sconta una caduta del PIL di oltre il 15 per cento nel primo semestre ed un successivo rimbalzo nella seconda metà dell'anno. Il recupero del PIL previsto per il 2021 è del 4,7 per cento, una valutazione prudenziale che sconta il rischio che la crisi pandemica non venga superata fino all'inizio del prossimo anno. Come richiesto dalle linee guida concordate a livello europeo, il DEF presenta anche uno scenario di rischio, in cui l'andamento e la durata dell'epidemia sarebbero più sfavorevoli, causando una maggiore contrazione del PIL nel 2020 (10,6 per cento) e una ripresa più debole nel 2021 (2,3 per cento), nonché un ulteriore aggravio sulla finanza pubblica.
  La previsione macroeconomica tendenziale è stata validata dal competente Ufficio Parlamentare di Bilancio con nota del 16 aprile 2020, al termine delle interlocuzioni previste dal Protocollo di intesa UPB-MEF del 15 settembre 2014.
  Il Governo evidenzia che elaborerà le previsioni macroeconomiche programmatiche quando sarà superata la fase emergenziale più acuta. In ogni caso, sottolinea che l'adozione del PIL tendenziale assicura Pag. 76una valutazione prudenziale circa l'andamento del deficit e del debito della PA in rapporto al PIL.
  Quanto al quadro macroeconomico tendenziale il DEF evidenzia che, se non si fosse materializzato il cigno nero della crisi epidemica, l'economia italiana nel 2020 avrebbe potuto registrare un ritmo di crescita in graduale miglioramento nell'anno in corso, rendendo raggiungibile la previsione di crescita annua dello 0,6 per cento formulata nella NADEF di settembre.
  L'incombere dell'emergenza epidemiologica ha completamente alterato il normale corso della vita sociale e produttiva del Paese: l'esigenza prioritaria di limitare i contagi ha portato il Governo ad adottare misure di contenimento sempre più stringenti.
  Ciò ha determinato dal lato dell'offerta un brusco arresto dell'attività in molti settori, solo parzialmente mitigato dal ricorso al lavoro agile da parte delle imprese la cui attività rendesse tale alternativa percorribile. L'arresto delle attività e le misure di distanziamento sociale hanno prodotto un impatto estremamente forte soprattutto sul settore dei servizi ed in particolare su quelli rientranti negli ambiti del trasporto passeggeri (in primis il trasporto aereo), del turismo (alloggio, ristorazione e servizi connessi) e delle attività ricreative, del commercio al dettaglio e di molti servizi alla persona.
  Sul fronte dell'industria, l'impatto – inizialmente più contenuto di quello subìto dai servizi – è comunque divenuto rilevante nel momento in cui è stato necessario adottare le ulteriori misure di cui al DPCM del 22 marzo e successive proroghe (da ultimo, D.P.C.M. 10 aprile 2020).
  L'ISTAT ha valutato (memoria sul decreto-legge cura Italia, A.S. 1766 del 26 marzo 2020), che le imprese attive nei settori le cui attività non sono state sospese siano poco meno di 2,3 milioni su 4,5 milioni (il 48,7 per cento del totale), e generino circa due terzi del valore aggiunto complessivo (circa 512 miliardi di euro) ed il 53,1 per cento delle esportazioni totali. Soprattutto sull'industria potrebbero inoltre gravare difficoltà di approvvigionamento dei beni di importazione, atteso che il ritorno ai normali ritmi produttivi potrebbe avvenire con tempistiche differenti tra i diversi Paesi che si sono trovati ad affrontare l'emergenza sanitaria in momenti successivi rispetto all'Italia.
  Dal lato della domanda, le stesse misure di distanziamento sociale stanno comportando un'inevitabile contrazione di alcune categorie di consumo, che potrebbe in parte continuare anche dopo il ripristino di condizioni di normalità a causa della diminuzione del reddito disponibile e di cambiamenti nei comportamenti dei consumatori. Inoltre, anche le esportazioni di beni e servizi risentiranno pesantemente dell'emergenza in corso, ormai diffusa su scala globale.
  In ogni caso, i volumi di spesa non effettuata in questa fase potrebbero non essere pienamente recuperabili in futuro (ad esempio, le attività turistiche perse durante la primavera 2020).
  In questo contesto, ancora molto incerto, in quanto non si dispone ancora di dati quantitativi che possano offrire un'accurata misura delle prime conseguenze dello shock epidemiologico, la previsione del quadro macroeconomico tendenziale è costruita su uno scenario mensile al fine di cogliere il più accuratamente possibile gli sviluppi in corso.
  A tal fine si fa riferimento anche a tutte le indicazioni provenienti dalle ultime indagini congiunturali disponibili che, come detto, tracciano un drastico calo dell'attività economica e un netto peggioramento del clima di fiducia di famiglie e operatori a partire dal mese di marzo.
  Per le famiglie, infatti, la flessione dell'indice (a 101,0 punti dai 110,9 di febbraio) è stata maggiormente condizionata dal peggioramento delle valutazioni sul clima economico e sulle aspettative future. Analogamente, per tutte le imprese (il cui indice composito flette a 81,7 punti dai 97,8 di febbraio) il fattore di maggiore vulnerabilità è rappresentato dalla caduta degli ordini. Trova conferma inoltre il fatto che siano le imprese dei servizi e del Pag. 77commercio al dettaglio quelle che stanno risentendo maggiormente della crisi, ma anche la manifattura registra un pesante arretramento, mentre il peggioramento del clima nelle costruzioni è più contenuto.
  Il Governo evidenzia come sia intervenuto, con il decreto-legge n. 18/2020, per mitigare l'impatto sul sistema economico e scongiurare soprattutto il rischio che questo shock temporaneo possa intaccare il potenziale di crescita di medio-lungo periodo del Paese. Utilizzando a pieno il margine autorizzato dal Parlamento, si è dunque dato un primo sostegno al sistema economico focalizzandosi su quattro principali ambiti di intervento: 1. il potenziamento del sistema sanitario; 2. la protezione del lavoro e dei redditi; 3. la liquidità delle imprese e delle famiglie; 4. la sospensione delle scadenze per il versamento delle imposte.
  Il DEF ascrive a tali misure un impatto positivo nella misura di circa 0,5 punti percentuali di PIL a riduzione dello shock provocato dalla crisi pandemica.
  Più recentemente, il Governo ha messo a punto un secondo importante provvedimento, il decreto-legge n. 23/2020 cd. decreto Liquidità, che rafforza le misure per il sostegno della liquidità di famiglie e imprese, al fine di garantire un'erogazione di credito all'economia per 400 miliardi, che si sommano ai 350 soggetti a moratoria o garantiti dal decreto Cura Italia.
  Il Decreto Liquidità prevede: 1) un ulteriore rinvio di adempimenti fiscali da parte di lavoratori e imprese; 2) il potenziamento delle garanzie concesse attraverso la società SACE Simest del gruppo Cassa Depositi e Prestiti sui prestiti delle imprese colpite dall'emergenza, a condizione che i finanziamenti siano destinati alle attività produttive localizzate in Italia; 3) una maggiore celerità dei pagamenti della PA verso i propri fornitori; 4) l'estensione del golden power, ovvero dello strumento che consente allo Stato di autorizzare preventivamente operazioni societarie in imprese operanti in settori strategici per il sistema Paese, quali quello creditizio, assicurativo, acqua, energia, al fine di bloccare scalate ostili.
  Nel complesso del 2020, si stima pertanto che l'economia registrerà una caduta del PIL reale di otto punti percentuali in termini grezzi.
  Sul fronte produttivo, questo scenario si traduce in un sensibile calo del valore aggiunto dei servizi di mercato nell'anno in corso, seguìto da un rimbalzo nell'anno successivo. Nell'ampio spettro di attività che rientrano in tale settore occorre considerare sia l'impatto della crisi su comparti quali il turismo, i trasporti e l'intrattenimento, i cui margini di recupero nella seconda metà del 2020 sono molto più limitati di quelli di altre attività, sia la spinta prodotta dalla crisi stessa in altri ambiti quali il chimico-farmaceutico, la sanità e l'assistenza privata, le telecomunicazioni e i servizi high-tech.
  Per l'industria in senso stretto, il parziale blocco dell'attività produttiva in marzo e aprile determina una marcata perdita di valore aggiunto nel primo semestre dell'anno, soprattutto nel secondo trimestre del 2020. La ripresa sarà probabilmente graduale, rallentata da fattori di incertezza che potranno condizionare le decisioni di investimento e produzione.
  Sul fronte della domanda interna, i consumi privati subiranno un forte calo nell'anno in corso, per effetto sia delle misure di contenimento sociale ma anche per una riduzione del reddito disponibile.
  Si attende un forte calo degli investimenti nel 2020 (-12,3 per cento), rispetto ai quali l'impatto negativo della sospensione delle attività produttive è amplificato dalle condizioni di elevata incertezza e dal crollo di aspettative e fiducia. Sul fronte estero, si prevede che, data la dimensione globale della crisi pandemica, i flussi commerciali registreranno andamenti analoghi a quelli riscontrati in occasione della precedente crisi globale del 2008-2009. Il contributo della domanda estera netta, dopo la flessione nell'anno in corso, tornerà positivo nel 2021.
  Quanto al quadro di finanza pubblica, includendo gli effetti del prossimo decreto-legge annunciato nel DEF, l'indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche quest'anno salirà al 10,4 per cento del PIL Pag. 78(rispetto al –7,1 per cento del quadro tendenziale), mentre il debito pubblico raggiungerà il livello più alto della storia repubblicana, il 155,7 per cento del PIL (rispetto al 151,8 tendenziale). Secondo la nuova previsione, nel 2021 il deficit scenderà al 5,7 per cento del PIL e il rapporto debito/PIL diminuirà al 152,7 per cento. Si tratta di livelli assai elevati, che richiederanno – afferma il DEF – uno sforzo pluriennale di risanamento all'interno di una strategia di sviluppo equo e sostenibile a livello sociale e ambientale.
  Il Decreto-legge annunciato riprenderà, afferma il DEF, tutti gli interventi del Cura Italia, rafforzandoli e prolungandoli nel tempo onde rispondere alle esigenze della prossima fase di graduale riapertura dell'economia. In particolare, oltre alle misure di sostegno al lavoro, all'inclusione e al reddito, e a quelle per la salute, la sicurezza e gli Enti territoriali, vi saranno ulteriori significativi interventi per la liquidità e la capitalizzazione delle imprese, per il supporto ai settori produttivi più colpiti dall'emergenza, per gli investimenti e l'innovazione.
  Nello specifico, il prossimo Decreto, con le misure urgenti di rilancio economico, sarà organizzato orientativamente nei seguenti ambiti principali: salute e sicurezza: maggiori risorse per il sistema sanitario, la protezione civile, le forze di polizia e le forze armate; credito, liquidità e capitalizzazione delle imprese; pagamenti della PA: misure per l'accelerazione dei tempi di pagamento; lavoro e inclusione: estensione della cassa integrazione in deroga, indennità ai lavoratori autonomi, alle colf e badanti, sostegno al reddito dei cittadini non coperti da altre forme di assistenza quali i lavoratori stagionali e intermittenti, nonché rafforzamento delle misure per la conciliazione dei tempi vita/lavoro; rafforzamento delle misure di vigilanza e di controllo della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro; Misure a sostegno delle famiglie; enti territoriali: sostegno alle politiche di inclusione e agli investimenti degli enti territoriali; fisco e ristori: rinvio di alcuni adempimenti fiscali e sostegno alle imprese e ai lavoratori autonomi; interventi mirati a favore dei settori più impattati dall'emergenza: misure di supporto a imprese e lavoratori dei settori sottoposti a chiusure e in cui le misure di distanziamento sociale potrebbero essere confermate nei prossimi mesi; interventi immediati a favore dei trasporti e della logistica; turismo e cultura: misure per lavoratori, operatori e imprese, per il sostegno della domanda e il rilancio dei settori; giustizia: interventi per l'efficiente ripresa dell'attività giudiziaria e impulso all'innovazione tecnologica del sistema giustizia; istruzione-scuola: investimenti e semplificazioni in materia di innovazione tecnologica, edilizia scolastica, formazione terziaria non universitaria, sostegno alla rete dei servizi educativi del segmento «0-6» anni; formazione superiore e ricerca: misure a sostegno della funzionalità delle università, dell'alta formazione artistica e degli enti pubblici di ricerca; innovazione tecnologica: digitalizzazione, semplificazione, innovazione tecnologica nella pubblica amministrazione e nel Paese. Sarà prevista, inoltre, la soppressione degli aumenti dell'IVA e delle accise previsti dalla legislazione vigente per il 2021 e gli anni seguenti.
  Il Governo evidenzia come la dimensione degli interventi di sostegno del prossimo decreto sia molto rilevante. L'intervento sul 2020 è equivalente al 3,3 per cento del PIL, che sommato gli effetti del Decreto-legge n. 18/2020 cd. Cura Italia (pari a 20 miliardi di euro, l'1,2 per cento del PIL) porta al 4,5 per cento del PIL il pacchetto complessivo di sostegno all'economia, a cui si aggiungono garanzie per circa il 40 per cento del PIL.
  Contestualmente alla presentazione del Documento di Economia e Finanza (DEF), il Governo presenta al Parlamento la Relazione ai sensi dell'articolo 6, comma 3, della legge n. 243/2012, con la quale chiede il conseguente aggiornamento degli obiettivi programmatici di finanza pubblica e dunque un ulteriore innalzamento della stima di indebitamento netto e di saldo netto da finanziare. Pag. 79
  La Relazione al Parlamento incrementa la deviazione temporanea di bilancio a ulteriori 55 miliardi in termini di indebitamento netto (pari a circa 3,3 punti percentuali di PIL) per il 2020 e 24,85 miliardi a valere sul 2021 (1,4 per cento del PIL).
  Il DEF sottolinea che una volta inclusi gli effetti del nuovo decreto, la pressione fiscale scenderà dal 41,9 per cento del 2019, al 41,8 per cento nel 2020 e al 41,4 per cento nel 2021 al netto del beneficio degli 80 euro mensili (che diventeranno 100 con il taglio del cuneo fiscale sul lavoro già legiferato).
  Viene poi preannunciato un ulteriore pacchetto di misure urgenti, di natura ordinamentale, che sarà dedicato a una drastica semplificazione delle procedure amministrative in alcuni settori cruciali per il rilancio degli investimenti pubblici e privati (soprattutto appalti, edilizia, green economy, fisco, procedure complesse per l'avvio delle attività di impresa e per le opere pubbliche, banda ultra-larga).
  Al tempo stesso, sarà accelerata l'attuazione del Piano Sud 2030, a partire dalle linee coerenti con le strategie nazionali per affrontare l'emergenza Covid-19.
  Si tratta di misure sia di natura temporanea ed eccezionale, per accelerare subito la ripartenza economica riducendo gli oneri amministrativi e assicurare l'ottemperanza alle misure di distanziamento, la massima semplificazione e velocizzazione delle misure a sostegno dei cittadini e delle imprese, attraverso semplicità e tempestività dei meccanismi attuativi, autocertificazione e controlli ex post, la piena attuazione del principio «once only» (la pubblica amministrazione chiede una sola volta), la certezza, per le imprese, degli obblighi e delle responsabilità in materia di tutela della salute e della sicurezza e corrispondente semplificazione e coordinamento dei controlli; sia volte a costruire una disciplina a regime ampiamente semplificata, ricondotta ai livelli minimi richiesti dalla normativa europea, orientata alla crescita, alla innovazione e alla sostenibilità ambientale, improntata a criteri di qualità della regolazione e di più agevole e sicura attuazione da parte degli amministratori pubblici, con tempi certi.
  Le misure saranno volte all'introduzione di strumenti atti a favorire la diffusione del digitale, l'accelerazione del processo di innovazione tecnologica e la digitalizzazione, l'utilizzo dei beni e dei servizi informatici e di connettività presso cittadini e imprese, la semplificazione degli strumenti di accesso ai servizi on line della pubblica amministrazione, in coerenza con le raccomandazioni 3 e 4 del Consiglio Europeo del luglio 2019, che ha posto come priorità degli investimenti anche l'aumento delle risorse per la ricerca, l'innovazione, la digitalizzazione e le infrastrutture.
  Formula quindi una proposta di parere favorevole (vedi allegato).

  Dario GALLI (Lega) fa presente che il Governo ha sottovalutato le conseguenze economiche e sociali della crisi in atto. Rileva che il Governo stesso dovrà affrontare ordini di grandezza ben maggiori dei 55 miliardi di cui parla il provvedimento in discussione. Il costo della cassa integrazione e quello dei contributi attribuiti ad alcune categorie uniti alle diminuzioni delle entrate testimoniano tale situazione. Aggiunge che quando tutto sarà finito le aziende non potranno ripartire a pieno regime. Ci sarà invece una ripartenza graduale e tante imprese addirittura non riapriranno. Pensa, ad esempio, alle imprese del turismo e a quelle dei trasporti. Aggiunge che i rappresentanti dell'Esecutivo hanno spesso parlato di 400 miliardi di liquidità messi a disposizione delle aziende. Si tratta, a suo avviso, anche sulla base della sua esperienza imprenditoriale, di affermazioni buone solo per le conferenze stampa. Segnala, infatti, che le banche stanno erogando prestiti comportandosi come in condizioni di normalità con la differenza che attualmente ci sono più richieste e i tempi si allungano. Ciò che è necessario sono soldi liquidi subito e non semplici garanzie. Giudica poi inadeguato il rinvio di tre mesi per il pagamento degli F24 a favore delle imprese. Fa presente Pag. 80che in Svizzera le imprese che chiedono soldi in banca ottengono il prestito in pochissime ore. È evidente quindi che tra un mese l'Italia, a emergenza finita, si troverà indietro rispetto a paesi vicini che hanno potuto mantenere intatto il loro tessuto economico. Complicando la vita alle aziende si avrà come conseguenza lo svuotamento delle casse dello Stato. Dichiara, infine, il voto contrario del suo gruppo sulla proposta di parere del relatore.

  Paolo BARELLI (FI) giudica il contenuto del provvedimento insufficiente e omissivo perché non disegna in alcun modo un progetto del futuro e non considera adeguatamente lo stato attuale delle cose. Non basta, a suo avviso, inserire numeri a caso in un documento a fronte della testimonianza drammatica di chi lavora sul campo. Fa presente, al riguardo, che l'accesso al credito ancora oggi è solo un sogno. Non intende fare un discorso partitico ma di realtà. Ritiene che in un paese come il nostro, vittima della burocrazia, il Governo, pur con tutta la buona volontà, non è stato finora all'altezza di fornire una prospettiva per il paese. Osserva che il minore dei mali per uscire dalla crisi è sicuramente l'incremento del debito pubblico ma ciò che conta è come poi questo sforamento viene concretamente applicato. Nel dichiarare il suo gruppo pronto a collaborare, segnala che occorre però mettersi veramente attorno a un tavolo per prendere assieme decisioni forti, anche assumendone i relativi rischi. Ad oggi, però, non gli sembra che ci siano le premesse per tale effettiva collaborazione. Dichiara, infine, il voto contrario del suo gruppo sulla proposta di parere del relatore.

  Massimiliano DE TOMA (MISTO) sottolinea che persone anche a lui vicine hanno dichiarato che non riapriranno la loro attività economica quando ciò sarà possibile e ricorda che a Roma si parla di chiusura di almeno mille attività imprenditoriali. I prossimi mesi saranno molto difficili e rileva, al riguardo, che nel documento in esame non c’è una parola sulle necessarie semplificazioni burocratiche o sulla sospensione del codice degli appalti. Giudica insufficiente quanto fatto fino ad ora dal Governo, pur riconoscendo allo stesso il tentativo di buona volontà di affrontare la crisi in atto. Preannuncia quindi il voto contrario del suo gruppo sulla proposta di parere del relatore.

  Angela MASI (M5S) fa presente che il paese si trova ad affrontare una situazione del tutto inaspettata. Nessuno, a suo avviso, poteva immaginarsi una tale crisi e sottolinea che nel corso delle audizioni che si stanno svolgendo nell'ambito dell'esame del decreto-legge cosiddetto liquidità, molti soggetti hanno giudicato con favore gli articoli 1 e 13 del provvedimento. Osserva che il Governo finora ha dato giustamente priorità alla tutela della salute e questo è il minimo che si deve a tutti coloro che sono deceduti e a chi ancora soffre per l'epidemia. Auspica che lo spirito di collaborazione di cui hanno parlato alcuni colleghi possa ritrovarsi nei prossimi mesi quando la Commissione sarà chiamata ad affrontare in tutti i suoi aspetti la crisi economica conseguente a quella epidemiologica. Dichiara infine il voto favorevole del suo gruppo sulla proposta di parere del relatore.

  Andrea DARA (LEGA) desidera portare la voce degli amministratori locali, sottolineando che i sindaci sono in difficoltà poiché i titolari degli esercizi commerciali e più in generale delle attività produttive chiedono di essere esonerati dalla tassa sui rifiuti e sull'occupazione del suolo pubblico. Auspica quindi che il Governo stanzi almeno 6 miliardi di euro, come richiesto dall'ANCI, a favore dei comuni e sottolinea che nel documento in esame non c’è traccia di risorse attribuite alle amministrazioni locali.

  Gian Paolo MANZELLA, sottosegretario, ringrazia tutti per i toni pacati con cui sono state espresse anche valutazioni negative sul DEF. Ritiene che il Governo, come avvenuto in tutti gli altri paesi, ha Pag. 81probabilmente sottovalutato inizialmente le potenziali conseguenze economiche della crisi che però è stata affrontata anche prima di molti altri stati dal punto di vista sanitario. Quanto alla questione della farraginosità della concessione del credito alle imprese, sottolinea che il Governo ha intenzione di affrontare tutte le criticità emerse in occasione dell'esame del decreto-legge attualmente in discussione alla Camera. Fa presente che è in atto una discussione sulla necessità di affiancare ai prestiti alle imprese anche l'attribuzione di contributi. Osserva che nel provvedimento sono delineate strategie da seguire come, ad esempio, il contrasto all'evasione e le semplificazioni burocratiche. Ritiene che le testimonianze di sofferenza che provengono da tanti imprenditori, commercianti e lavoratori devono fungere da stimolo per il Governo e per il Parlamento, per proporre tutte le soluzioni possibili per uscire dalla crisi. Nel ribadire che il Governo sta mettendo in campo strumenti, quali il contributo al fondo perduto, per aiutare chi è in difficoltà, evidenzia che ci si trova di fronte ad una situazione straordinaria e fa presente che sia personalmente che a nome del Governo vi è piena disponibilità a prendere in considerazione i contributi provenienti da qualunque forza politica utili ad affrontare problemi che sono di tutti.

  Nessun altro chiedendo di intervenire, la Commissione approva la proposta di parere del relatore.

  La seduta termina alle 16.20.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

  L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 16.20 alle 16.25.

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