CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 28 aprile 2020
356.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari esteri e comunitari (III)
COMUNICATO
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SEDE CONSULTIVA

  Martedì 28 aprile 2020. — Presidenza della presidente Marta GRANDE. — Interviene la viceministra degli affari esteri e alla cooperazione internazionale, Emanuela Claudia Del Re.

  La seduta comincia alle 13.30.

Variazione nella composizione della Commissione e del Comitato permanente sulla politica estera e le relazioni esterne dell'Unione europea.

  Marta GRANDE, presidente, comunica che, a far data dal 22 aprile scorso, l'onorevole Mariastella Gelmini del gruppo «Forza Italia – Berlusconi Presidente» ha cessato di far parte di questa Commissione e del Comitato permanente sulla politica e le relazioni esterne dell'Unione europea.

  La Commissione prende atto.

Documento di economia e finanza 2020.
Doc. LVII, n. 3 e Annesso.
(Parere alla V Commissione).
(Esame e conclusione – Parere favorevole).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento in oggetto.

  Marta GRANDE, presidente, ricorda che la discussione in Assemblea del Documento in titolo, unitamente all'annessa Relazione sullo scostamento ai sensi dell'articolo 6 della legge n. 243 del 2012, è calendarizzata alle ore 15 di domani, mercoledì 29 aprile.

  Emilio CARELLI (M5S), relatore, segnala che la Commissione è chiamata ad esprimere il consueto parere alla V Commissione sulle parti di competenza contenute nel Documento di economia e finanza (DEF) 2020. Evidenzia come l'epidemia sanitaria in atto rende necessaria una marcata revisione dello scenario macroeconomico indicato lo scorso settembre nella Nota di aggiornamento del Documento Pag. 36di economia e finanza (NADEF), presentata alle Camere lo scorso settembre.
  Sottolinea che nel Documento, data l'eccezionalità del momento, le previsioni presentate nel Programma di Stabilità coprono unicamente il biennio 2020-2021, anziché spingersi fino al 2023, mentre la presentazione del Programma nazionale di riforma (PNR) e dei principali allegati al DEF è stata posticipata, privandolo quindi di una componente programmatica essenziale, anche ai fini di una valutazione delle politiche legislative che il Governo intende promuovere nel settore della politica estera e della proiezione internazionale del nostro Paese.
  Rileva che, per quanto attiene allo scenario economico internazionale, il Documento sottolinea opportunamente come le prospettive degli scambi internazionali siano state profondamente modificate dal diffondersi della pandemia all'inizio del 2020 ed i relativi effetti sulle politiche dei diversi Paesi appaiono ancora incerti. Osserva che la complessità del contesto globale si riflette anche nelle recenti previsioni dell'Organizzazione mondiale del commercio: il perdurare della pandemia potrebbe infatti determinare una forte contrazione del commercio di beni e dell'economia mondiale nel 2020, cui seguirebbe una ripresa nel 2021.
  Segnala che nei due gli scenari proposti, quello più ottimistico prevede una ripresa degli scambi nella seconda metà del 2020, mentre quello più pessimistico prefigura una forte riduzione, seguita da una lenta ripresa. Ricorda che l'OMC stima una contrazione del commercio mondiale tra il 13 e il 32 per cento nel 2020, con effetti maggiori per il Nord America e per l'Asia, mentre il PIL mondiale potrebbe diminuire tra il 2 e il 9 per cento nel 2020.
  Sottolinea che, nel complesso, la contrazione dell'attività è più ampia nell'Eurozona – diventata il secondo epicentro della pandemia dopo la Cina – seguita dal Regno Unito e dal Giappone.
  Evidenzia che la Cina, dopo la forte riduzione dell'attività produttiva in febbraio (l'indice PMI composito è sceso a quota 27,5, perdendo 24,4 punti), ha registrato una robusta ripresa nel mese successivo (l'indice composito è salito a 46,7 punti), grazie alla riapertura di buona parte delle imprese.
  Rileva che negli Stati Uniti la flessione è stata inizialmente più limitata grazie al ritardo del contagio rispetto alle altre aree geo-economiche; tuttavia, la brusca accelerazione dell'infezione sul territorio statunitense, che ha portato il Paese a essere il nuovo focolaio di contagio a livello internazionale dopo Cina ed Europa, fa prospettare un ulteriore sensibile peggioramento anche nel mese di aprile.
  Osserva che, per quanto attiene allo scenario previsionale, occorre precisare che le attese sono fortemente orientate al ribasso per l'anno in corso, assumendo un recupero per il 2021.
  Precisa che le stime di crescita più aggiornate, che incorporano gli effetti dell'epidemia Covid-19, sono tracciate dal Fondo monetario internazionale a metà aprile, secondo cui l'economia mondiale dovrebbe contrarsi del 3,0 per cento nel 2020, con una revisione al ribasso di oltre sei punti percentuali rispetto all'ultima valutazione.
  Sottolinea che per il 2021 si prospetta un rimbalzo che porterebbe ad una crescita del 5,8 per cento (con una correzione al rialzo di 2,4 punti percentuali rispetto alle stime di ottobre), e che tale scenario previsivo assume che l'epidemia si interrompa nella seconda metà dell'anno in corso, con una graduale rimozione delle misure di distanziamento sociale.
  Evidenzia che per la maggior parte dei Paesi, si assume che gli effetti delle misure di contenimento gravino prevalentemente sul secondo trimestre dell'anno, eccetto in Cina, dove l'impatto maggiore dovrebbe essersi registrato nel primo trimestre.
  Rileva che la successiva ripresa è attesa graduale e comunque non tale da consentire al PIL mondiale di recuperare entro il prossimo anno il livello raggiunto alla fine del 2019 e che anche gli investimenti diretti esteri (IDE) saranno influenzati dall'evoluzione dell'epidemia. Pag. 37
  Osserva che un ulteriore fattore che si aggiunge al complesso contesto globale è la crisi del settore petrolifero. Ricorda, infatti, che secondo l'ultimo rapporto dell'Agenzia internazionale dell'energia, nel primo trimestre del 2020 la domanda mondiale è già diminuita di 2 milioni e 500 mila barili al giorno su base annua (di cui 1 milioni e 800 mila barili al giorno attribuibili alla sola Cina), per la prima volta in oltre dieci anni. Segnala che, inoltre, il crollo dei prezzi è stato accentuato dalle difficoltà a raggiungere un accordo per il contingentamento dei quantitativi di produzione all'interno dell'OPEC plus, che ha visto per molti giorni prevalere il rifiuto della Russia al taglio, pari a 1 milione e 500 mila barili al giorno, proposto dai paesi dell'OPEC.
  Evidenzia che, in conseguenza di ciò, il prezzo del petrolio è sceso a 25,7 dollari al barile a fine marzo, dimezzandosi rispetto alle quotazioni di inizio mese (pari a circa 51 dollari al barile).
  Sottolinea che le minacce avanzate dagli Stati Uniti circa l'introduzione di tariffe sul petrolio importato, hanno facilitato una prima composizione delle contrapposizioni in occasione della riunione dell'OPEC plus di aprile, quando si è concordato per un taglio della produzione di 9,7 milioni di barili al giorno a partire dal 1o maggio fino al 30 giugno, seguita da una riduzione di 7,7 milioni di barili nella seconda metà dell'anno. Segnala che l'accordo tuttavia non è riuscito a sostenere il mercato, con il prezzo del petrolio che è sceso poco al di sotto dei 20 dollari al barile a metà aprile.
  Rileva che in prospettiva, secondo l'ultima valutazione dell'IEA, nel 2020 la domanda globale di petrolio si ridurrebbe di 90 mila barili al giorno per la prima volta dal 2009 per gli effetti derivanti dall'epidemia.
  Osserva che tale previsione assume che nel secondo trimestre, il miglioramento della domanda della Cina potrebbe bilanciare la flessione nelle economie avanzate e che nella seconda metà dell'anno si determini un incremento della domanda.
  Precisa che gli effetti di tale shock potrebbero permanere più a lungo rispetto a quelli della epidemia. In particolare, le economie emergenti vedrebbero ridursi le entrate derivanti dalle esportazioni di materie prime, oltre ad effetti sui movimenti di capitale e a pressioni sul tasso di cambio.
  Sottolinea che nel 2019, l'avanzo commerciale del nostro Paese è stato pari a 52,9 miliardi (in forte aumento dai 39 miliardi registrati nel 2018), rimanendo tra i più alti in Europa in rapporto al PIL dopo Germania, Paesi Bassi e Irlanda.
  Evidenzia che le prospettive per il 2020 apparivano più favorevoli in relazione all'impegno annunciato da Stati Uniti e Cina di sospensione dei dazi, prevista per la metà dello scorso dicembre, e alla firma dell'accordo Fase 1 avvenuta nel gennaio di quest'anno.
  Rileva che l'andamento del commercio estero italiano è rimasto favorevole nei primi due mesi dell'anno. Tuttavia, l'emergere della pandemia su scala globale avrà ripercussioni sugli scambi commerciali, come già evidenzia l'indice PMI degli ordini dall'estero per la manifattura che, scendendo in marzo a quota 36 da 48,5 punti, ha registrato la flessione più ampia dal marzo del 2009.
  Osserva che, quanto all'azione dell'Unione europea, il Documento ricorda che essa ha saputo dare una risposta comune e rilevante all'emergenza in corso, approvando una serie di misure tra le quali, l'istituendo fondo per finanziare gli ammortizzatori sociali, denominato SURE, con una dotazione fino a 100 miliardi; l'ampliamento delle risorse della Banca europea per gli investimenti (BEI) che ha messo a disposizione fino a 200 miliardi di nuovi prestiti a livello UE; la nuova linea di credito (Pandemic Crisis Support) del Meccanismo Europeo di Stabilità (MES), che potrà arrivare fino al 2 per cento del PIL dei Paesi che vorranno farne richiesta; ed infine, il costituendo Fondo per la ripresa, che nelle intenzioni del Governo italiano dovrà essere lo strumento più Pag. 38importante e decisivo per il rilancio dell'economia e il futuro sviluppo dell'Unione negli anni post-crisi.
  Precisa che dal 1o aprile è stata data attuazione all'Iniziativa d'investimento in risposta al Coronavirus (Coronavirus Response Investment Initiative, CRII) ed è stato esteso l'ambito di applicazione del Fondo di solidarietà dell'UE.
  Sottolinea che si tratta di misure finalizzate alla mobilitazione immediata di fondi strutturali per consentire una risposta rapida alla crisi. In particolare, per l'anno in corso, la Commissione europea non chiederà agli Stati membri la restituzione dei prefinanziamenti versati nel 2019 a titolo di fondi strutturali e non spesi, per un totale di circa 8 miliardi di euro che gli Stati membri potranno trattenere e utilizzare per rispondere all'emergenza; ricorda che a tali risorse, inoltre, si aggiungono 29 miliardi di euro di fondi delle politiche di coesione non ancora assegnati, che i Paesi UE potranno destinare ad interventi per fronteggiare la crisi. Segnala, inoltre, la possibilità di ricorso al Fondo di solidarietà è ampliata ai casi di «grave emergenza di sanità pubblica», con una disponibilità complessiva per il 2020 di 800 milioni di euro.
  Venendo al quadro macroeconomico interno, sottolinea che il DEF indica una caduta del PIL per l'anno in corso di 8,0 punti percentuali, con un indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche al 10,4 per cento del PIL.
  Evidenzia che tale previsione sconta una caduta del PIL di oltre il 15 per cento nel primo semestre ed un successivo rimbalzo nella seconda metà dell'anno, con un recupero del PIL previsto per il 2021 del 4,7 per cento. Segnala che il DEF analizza anche uno scenario di rischio più sfavorevole, che considera la possibilità di un riacutizzarsi dell'epidemia a seguito del rallentamento delle disposizioni di chiusura dopo il 4 maggio; in base a tale scenario, la contrazione del PIL nel 2020 potrebbe arrivare ai 10,6 punti percentuali, con una ripresa più debole nel 2021, quantificata nel 2,3 per cento, nonché un ulteriore aggravio sulla finanza pubblica.
  Rileva che il quadro di bilancio del DEF prevede che il debito pubblico raggiungerà il 155,7 per cento del PIL, mentre nel 2021 il deficit scenderà al 5,7 per cento del PIL e il rapporto debito/PIL diminuirà al 152,7 per cento.
  Osserva che, di fronte a questa difficile situazione, il DEF ricorda come il Governo abbia varato una serie di misure per limitare le conseguenze economiche e sociali della chiusura delle attività produttive e del crollo della domanda interna e mondiale.
  Sottolinea che con il decreto-legge n. 18 del 2020, «Cura Italia», è stato approvato un primo intervento, pari a 20 miliardi di euro – 1,2 per cento del PIL – in termini di impatto sull'indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche e circa 25 miliardi di nuovi stanziamenti di risorse. Precisa che, nel complesso, sommando la moratoria sul credito e le nuove garanzie, il Cura Italia protegge o garantisce un volume di credito stimato pari a 350 miliardi.
  Per quanto riguarda più specificamente gli ambiti di competenza della III Commissione, sottolinea che sono da valutare positivamente le norme contenute nel provvedimento concernenti un'ampia gamma di interventi strategici finalizzati al sostegno della internazionalizzazione del Sistema-Paese nell'interesse del rilancio dell'economia italiana, gravemente minacciata dall'impatto della pandemia da Covid-19 e le disposizioni per il potenziamento dell'assistenza ai connazionali all'estero in situazione di difficoltà, che vede impegnata tutta la rete diplomatico-consolare, il cui ruolo è cruciale in questa fase specifica.
  Quanto alle prospettive di rilancio dell'economia, evidenzia che il Governo ritiene prioritario incentivare gli investimenti volti a promuovere forme di economia circolare e a favorire la transizione ecologica, aumentando la competitività e la resilienza dei sistemi produttivi a shock ambientali e di salute e perseguendo con fermezza politiche di contrasto ai cambiamenti Pag. 39climatici, finalizzate a conseguire una maggiore sostenibilità ambientale e sociale.
  Segnala che nel DEF il Governo annuncia l'approvazione di un nuovo provvedimento che riprenderà tutti gli interventi del Cura Italia, rafforzandoli e prolungandoli nel tempo onde rispondere alle esigenze della prossima fase di graduale riapertura dell'economia.
  Sottolinea che la dimensione del prossimo decreto è molto rilevante, essendo stata cifrata in 55 miliardi in termini di maggiore indebitamento netto su quest'anno e 5 miliardi a valere sul 2021, al netto dei maggiori oneri sul debito pubblico.
  Evidenzia che l'intervento sul 2020 è equivalente al 3,3 per cento del PIL, che assommato al «Cura Italia», porta al 4,5 per cento del PIL il pacchetto complessivo di sostegno all'economia, a cui si aggiungono garanzie per circa il 40 per cento del PIL. Sul saldo netto da finanziare del bilancio dello Stato, in termini di competenza e in termini di cassa, gli effetti del decreto ammontano a 155 miliardi di euro nel 2020 e 25 miliardi nel 2021, a cui si sommano, per il 2020, i 25 miliardi del decreto Cura Italia.
  Rileva che è inoltre prevista l'adozione di un ulteriore pacchetto di misure urgenti, di natura ordinamentale, dedicato ad una drastica semplificazione delle procedure amministrative in alcuni settori cruciali per il rilancio degli investimenti pubblici e privati (soprattutto appalti, edilizia, green economy, fisco, procedure complesse per l'avvio delle attività di impresa e per le opere pubbliche, banda ultra larga).
  Osserva che, al tempo stesso, sarà accelerata l'attuazione del Piano Sud 2030, a partire dalle linee coerenti con le strategie nazionali per affrontare l'emergenza Covid-19, al fine di attivare i potenziali di crescita inespressi in alcune aree del Paese, per il rilancio durevole e robusto del processo di sviluppo.
  Ricorda che l'emergenza Covid-19 impone infatti di accelerare il processo di digitalizzazione e, in alcuni casi, di adottare misure di deroga, eccezionali o comunque temporanee, nel rispetto dei principi generali, essendo questa esperienza di insegnamento per introdurre semplificazioni di tipo permanente e non più solo eccezionale.
  Sottolinea che il DEF indica inoltre che la pressione fiscale scenderà dal 41,9 per cento del 2019, al 41,8 per cento nel 2020 e al 41,4 per cento nel 2021.
  Segnala che, sulla base di questi numeri, il Governo ha presentato al Parlamento, insieme al documento in esame, la Relazione al Parlamento con la quale, ai sensi della legge n. 243 del 2012, si richiede di elevare gli obiettivi di finanza pubblica.
  Sottolinea che tanto maggiore sarà la credibilità delle riforme strutturali messe in atto, tanto minore sarà il livello dei rendimenti sui titoli di Stato, e ciò agevolerà il processo di rientro.
  Evidenzia che il contrasto all'evasione fiscale e le imposte ambientali, unitamente ad una riforma della tassazione che ne migliori l'equità, dovranno, pertanto, essere i pilastri della strategia di miglioramento dei saldi di bilancio e di riduzione del rapporto debito/PIL nel prossimo decennio.
  Rileva che nel medio periodo sarà inoltre importante assicurare la massima efficacia degli interventi adottati da Governo e Parlamento affinché le perdite economiche da affrontare quest'anno rimangano temporanee e non vadano ad intaccare in misura strutturale il sistema produttivo e il potenziale di crescita dell'economia.
  Sottolinea che quanto esposto non ha la pretesa di svolgere un'analisi esaustiva di tutte le problematiche illustrate nel DEF, ma soltanto di offrire alcuni spunti di riflessione ai colleghi commissari dai quali attende, sia pure nella ristrettezza dei tempi di esame, ulteriori suggerimenti e indicazioni ai fini della formulazione del parere.
  Conclusivamente, ribadisce che l'eccezionalità della crisi pandemica e gli straordinari impegni di finanza pubblica – derivanti dalle misure di contenimento e cura e dalle misure per far fronte alla Pag. 40forte contrazione dell'economia – hanno fatto sì che il DEF in esame sia più essenziale rispetto ai precedenti: ritiene, pertanto, che la sua rapida approvazione potrà sicuramente concorrere a fornire elementi di certezza alle imprese e ai cittadini che si trovano a dover programmare l'attività ed i piani di investimento in un contesto reso incerto e mutevole dalla emergenza in atto.
  Alla luce di queste considerazioni, presenta una proposta di parere favorevole sul Documento in titolo, che è stata resa nota ai gruppi con anticipo rispetto a questa seduta (vedi allegato).

  La viceministra Emanuela Claudia DEL RE, associandosi alle considerazioni del relatore, ricorda che il Documento di economia e finanza viene quest'anno adottato in una congiuntura eccezionale, caratterizzata da una traumatica contrazione dell'economia a livello globale e nazionale e da impegni straordinari di finanza pubblica derivanti dall'azione di contenimento della crisi COVID-19 – un flagello sanitario ma anche economico e sociale – e dalle necessarie misure per favorire la ripresa.
  Evidenzia che l'incertezza legata a tale scenario ha fatto sì che il DEF 2020, nel prevedere misure di eccezionale dimensione, sia al tempo stesso più snello rispetto ai precedenti. Al riguardo, segnala che le previsioni presentate nel Programma di Stabilità coprono infatti solo il biennio 2020-2021, anziché spingersi fino al 2023. È stata inoltre posticipata la presentazione del Programma nazionale di riforma, coerentemente con l'orientamento espresso anche da altri Paesi UE e alla luce delle linee guida riviste della Commissione europea.
  Rileva che in tale congiuntura, l'obiettivo prioritario tracciato dal DEF è quello di dare sostegno alla ripresa economica, soprattutto attraverso il rilancio degli investimenti pubblici e privati incentrati su innovazione e sostenibilità. Osserva che la Farnesina – la cui rete estera si è confermata strategica nella gestione dell'emergenza: dall'assistenza ai connazionali e alle imprese al supporto fornito per coadiuvare il reperimento dei materiali sanitari – sta già facendo e continuerà a fare la propria parte per raggiungere questo obiettivo.
  Sottolinea che in un contesto di contrazione dell'economia e del commercio mondiale – una diminuzione tra il 2 e il 9 per cento del PIL globale 2020 e tra il 13 e il 32 per cento degli scambi –, il Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale assume, infatti, un ruolo ancora più strategico e incisivo, grazie anche alle nuove competenze in materia di commercio estero e internazionalizzazione delle imprese, nell'azione di promozione dell'immagine del Paese e del suo sistema economico.
  Evidenzia che, una volta terminata questa fase emergenziale, sarà infatti prioritario imprimere nuovo slancio al nostro export, valorizzando il made in Italy con una comunicazione efficace e incisiva, e supportando le nostre imprese nel mondo con attività di promozione e diretto sostegno, anche attraverso la rete diplomatico-consolare e gli Uffici ICE all'estero. Ricorda che l’export rappresenta circa un terzo del PIL nazionale e che nel 2019 ha raggiunto la cifra record di 475 miliardi di euro.
  Osserva che nei giorni scorsi, nei dodici Tavoli settoriali coordinati dalla Farnesina, i protagonisti del nostro sistema produttivo hanno trasmesso istanze e suggerimenti utili. Tutti hanno sottolineato l'indispensabile valore aggiunto della comunicazione e della nostra rete diplomatico-consolare, uno strumento destinato sempre più a rappresentare per il Governo una risorsa strategica.
  Ricorda che, oltre al Piano per la promozione straordinaria del made in Italy e l'attrazione degli investimenti, la «cassetta degli attrezzi» prevede: il «Fondo per la promozione integrata» con una dotazione iniziale di 150 milioni per il 2020; il potenziamento del Fondo Simest, portato a 400 milioni di euro, e la possibilità di concedere co-finanziamenti a fondo perduto ai sensi della legge n. 394 del 1981; un rafforzamento generale del ruolo di SACE e della sua governance in Pag. 41coordinamento con i ministeri di riferimento, tra cui il MAECI; garanzie SACE fino a 200 miliardi di euro per finanziamenti all'internazionalizzazione; un nuovo sistema di co-assicurazione per il sostegno all'esportazione con impegni, per i rischi non di mercato, assunti dallo Stato per il 90 per cento e da SACE per il restante 10 per cento. Segnala che, ovviamente, le risorse per ora risparmiate sui capitoli di bilancio del MAECI in conseguenza del lockdown potranno essere messe utilmente a frutto per un intervento efficace in fase di rilancio.
  Al riguardo, ricorda che la legge di bilancio per il 2020 ha assegnato alla Farnesina uno stanziamento complessivo pari a 2.978 milioni di euro, che si riduce a 1.862 milioni, al netto delle risorse trasferite all'Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (518 milioni) e al Fondo europeo di sviluppo – FES (600 milioni).
  Precisa che, in conseguenza del trasferimento al MAECI, a partire dal 1o gennaio 2020, di alcune delle competenze del Ministero dello Sviluppo economico, proprio in materia di promozione del commercio internazionale e internazionalizzazione del sistema produttivo, sono state trasferite anche le relative risorse finanziare, che ammontano complessivamente a 182 milioni di euro (comprese le risorse per spese di personale, funzionamento ed investimenti per la gestione della nuova sede in Viale Boston).
  Sottolinea che, al netto dei trasferimenti all'Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo e dei fondi FES, l'onere finanziario del MAECI rappresenta solo lo 0,2 per cento del bilancio complessivo dello Stato e lo 0,1 per cento del PIL nazionale: una quota molto contenuta se paragonata a quella dei nostri principali partner europei.
  Alla luce di queste considerazioni, ribadisce come eventuali ulteriori tagli al già contenuto bilancio della Farnesina finirebbero per colpire inevitabilmente la struttura e la rete all'estero, pregiudicandone la capacità di realizzare con efficacia la missione che le è conferita, una missione che va invece rafforzata e valorizzata e che si rivela sempre più strategica nel delicato e impegnativo rilancio del Sistema Italia, su cui auspica un impegno comune.

  Alberto RIBOLLA (Lega) riconosce al relatore il merito di aver illustrato efficacemente lo scenario – drammatico dal punto di vista sanitario, economico e sociale – delineato del DEF, che si configura, a tutti gli effetti, come un «DEF in tempi di guerra» considerati i dati previsionali sulla decrescita del PIL e sull'indebitamento. Ricorda che i ceti produttivi della sua città – Bergamo, capoluogo della zona forse più colpita dalla pandemia – esprimono un grande desiderio di rilanciare le attività economiche, che tuttavia si scontra con le insufficienti risorse messe a disposizione dal Governo, nonché con le misure tardive e carenti messe in campo dall'Unione europea: tale inadeguatezza appare ancor più evidente se confrontata con i fondi stanziati dalla Germania, che ammontano a circa mille miliardi di euro.
  Evidenzia che la critica che muove il suo gruppo al Governo non sta tanto nella quantità degli aiuti, comunque inadeguata, ma nella qualità degli interventi: anche avvalendosi dell'esperienza maturata in queste settimane nell'esercizio della professione di commercialista, ha potuto constatare di persona la lentezza e gli ostacoli burocratici che si frappongono alla concessione da parte delle banche dei prestiti da 25 mila euro destinati alle micro e piccole imprese. Considerando anche le difficoltà riscontrate nelle pratiche online, nonché i meccanismi farraginosi che regolano le garanzie per le imprese medio-grandi, a suo avviso c’è il serio rischio che non si riesca ad ottenere gli aiuti in tempo utile per scongiurare il fallimento delle aziende.
  A fronte di queste inefficienze e del quadro assai preoccupante che emerge dal Documento in esame, evidenzia casi come la Svizzera che riesce ad assicurare prestiti fino a 500 mila euro in soli due giorni. Riguardo alle misure di cassa integrazione, ricorda che, ad oggi, nessuna azienda ha ricevuto il dovuto ed interi settori sono Pag. 42stati esclusi da questo ammortizzatore sociale: dalle società sportive, alle palestre, alle imprese dell'intrattenimento, segmenti produttivi che impiegano centinaia di migliaia di persone. Stigmatizzando il fatto che il Presidente del Consiglio, che ieri ha visitato la sua città, non abbia voluto incontrare gli eletti di quei collegi e le rappresentanze economiche, sottolinea che la Lega ha proposto misure incisive e di impatto immediato, quali la sospensione delle imposte per tutto il 2020 (il cosiddetto «anno bianco fiscale»), la concessione di contributi a fondo perduto, la creazione di una Zona economica speciale – che beneficerebbe di agevolazioni fiscali e di semplificazioni amministrative – in tutte le aree più colpite dall'epidemia, che coincidono con la parte più produttiva del Paese. Occorre reperire liquidità e provvedere il più possibile a prestiti a fondo perduto.
  Rileva, altresì, la scarsa attenzione che il Governo ha riservato agli enti locali, la cui funzione è essenziale per fronteggiare gli effetti sociali della crisi in atto, mentre la Regione Lombardia ha rapidamente stanziato a loro favore 400 milioni di euro.

  Marta GRANDE, presidente, invita il collega Ribolla a mantenere il proprio intervento sui profili di competenza della Commissione.

  Alberto RIBOLLA (Lega) ritiene utile descrivere il contesto complessivo in cui si inquadrano gli aspetti di più stretta pertinenza della Commissione. Prosegue, pertanto, nella sua esposizione evidenziando, con riferimento ai temi di interesse della Commissione, la necessità di maggiori risorse da destinare alla rete diplomatico-consolare e all'Unità di crisi, che si è trovata a gestire, con pochi mezzi, l'enorme problema del rimpatrio dei nostri connazionali all'estero. Osserva, altresì, l'opportunità di assicurare congrui stanziamenti per il rilancio dell’export, tenuto conto che alcuni Paesi – come la Germania e la Spagna – già in questa fase stanno procedendo a sostituire, nella loro quota di importazioni, i nostri prodotti con quelli dell’Italian sounding. Si tratta di fette di mercato conquistate nel tempo dai nostri imprenditori con grande fatica e che difficilmente potranno essere recuperate. Su questo terreno valuta l'azione del Governo assai deludente.
  Alla luce di queste considerazioni, preannuncia il voto contrario del suo gruppo sulla proposta di parere favorevole del relatore.

  Giancarlo GIORGETTI (Lega) sottolinea l'improvvida scelta del Governo di contabilizzare le garanzie di SACE, sia nell'indebitamento netto sia nel debito pubblico, solo in caso di effettiva escussione: tale scelta – che consente di ridurre il deficit per l'anno in corso, ma rischia di produrre un significativo incremento degli oneri per le finanze pubbliche negli anni a venire – risulta poco comprensibile alla luce delle misure di flessibilità che sono state inserite nel Patto di Stabilità e crescita per il 2020 e della stessa interpretazione che Eurostat ha dato in sede di esame delle norme del decreto-legge n. 99 del 2017 – recante disposizioni urgenti per la liquidazione coatta amministrativa di Banca Popolare di Vicenza S.p.A. e di Veneto Banca S.p.A., convertito nella legge n. 121 del 2017.
  Propone, dunque, di sollevare la questione in sede di esame in Assemblea della risoluzione sul DEF.

  Marta GRANDE, presidente, dà conto delle sostituzioni.

  La Commissione approva la proposta di parere favorevole formulata dal relatore.

  La seduta termina alle 14.10.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

  Martedì 28 aprile 2020.

  L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 14.15 alle 14.45.

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