CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 4 marzo 2020
337.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Giunta per il regolamento
COMUNICATO
Pag. 3

  Mercoledì 4 marzo 2020. — Presidenza del Presidente Roberto FICO.

  La seduta comincia alle 15.05

  Roberto FICO, Presidente, rivolge anzitutto un saluto di benvenuto al collega Giachetti, chiamato a far parte della Giunta, al fine di integrarne la composizione, conformemente al parere unanime espresso nella riunione del 3 ottobre scorso.

Seguito della discussione delle comunicazioni del Presidente sugli effetti regolamentari della riforma costituzionale relativa alla riduzione del numero dei parlamentari.

  Roberto FICO, Presidente, riassumendo l'esito della riunione del 3 ottobre scorso, ricorda che si era convenuto di affrontare tempestivamente il tema dell'impatto sul Regolamento della riforma costituzionale sulla riduzione del numero dei parlamentari, una volta che ne fosse stato definito l'iter parlamentare. Come è noto, il predetto iter si è concluso con l'approvazione in seconda deliberazione da parte della Camera lo scorso 8 ottobre. Dopo la conclusione dell’iter parlamentare, è stata avanzata, dal prescritto quorum di senatori, la richiesta di svolgimento del referendum confermativo.
  In attesa di questo passaggio finale, ha ritenuto opportuno riprendere in seno alla Giunta il confronto avviato; nella precedente riunione si era infatti convenuto sull'esigenza – in caso di approvazione definitiva della riforma costituzionale – di dare luogo ad un lavoro impegnativo, da svolgere in modo partecipato e approfondito, volto a definire un quadro regolamentare coerente con il nuovo assetto costituzionale. Nella seduta odierna si potrà completare un primo giro di confronto, partendo dalle questioni sottoposte all'attenzione dei colleghi nella seduta del 3 ottobre e dalle riflessioni svolte in quella sede dai colleghi intervenuti nel dibattito.
  Occorre poi definire le modalità con le quali procedere al successivo lavoro istruttorio.
  A questo riguardo, prospetta la costituzione di un Comitato ristretto, presieduto dal Presidente della Camera, e con rappresentanza di tutti i Gruppi; si potrebbe Pag. 4poi individuare un termine entro il quale sottoporre alla Giunta gli esiti dell'istruttoria svolta dal Comitato.
  In sede di approfondimento istruttorio sarà opportuno assumere contatti con il Senato, affinché le due Camere possano procedere in modo quanto più possibile coordinato, almeno su alcune questioni: si riferisce, ad esempio, al tema del numero e delle competenze delle Commissioni permanenti.
  Per quanto riguarda il merito, riassume sinteticamente le tematiche già indicate nella riunione del 3 ottobre scorso, e cioè:
   • opportunità di modificare le norme regolamentari vigenti che prevedono quorum per l'attivazione di procedure o per la presentazione di strumenti, in particolare ove gli stessi siano formulati in termini assoluti e non percentuali;
   • verifica dell'impatto della riforma costituzionale sulla disciplina dei Gruppi parlamentari e delle componenti politiche del Gruppo misto, nella parte in cui se ne stabiliscono i requisiti numerici minimi;
   • verifica dell'impatto della riduzione del numero dei deputati rispetto al funzionamento complessivo della Camera e dei suoi organi. Ciò anzitutto con riguardo alla composizione degli organi, considerando non solo l'Ufficio di Presidenza, le Giunte e il Comitato per la legislazione, il numero dei cui componenti è stabilito in termini assoluti dal Regolamento, ma anche le Commissioni permanenti, nelle quali i deputati sono distribuiti in ragione proporzionale alla consistenza numerica dei Gruppi di appartenenza e per le quali non è previsto un numero fisso di componenti. In proposito dovrà essere valutato se la riduzione complessiva del numero dei deputati renda opportuna una riduzione del numero degli attuali organi (in particolare, delle Commissioni permanenti e delle Giunte) attraverso possibili accorpamenti, sia al fine di mantenere una composizione numerica simile a quella attuale, sia per procedere ad una razionalizzazione delle competenze, come da più parti, anche in passato, richiesto;
   • più in generale, ridefinire le complessive modalità e procedure di lavoro degli organi parlamentari, in modo da predisporre eventuali adeguamenti volti a rendere più efficace e razionale il lavoro dei deputati, assecondando così una richiesta più volte – e da parecchie legislature – avanzata dai deputati e dai Gruppi.

  Ricorda che alcune delle tematiche cui ha fatto riferimento sono oggetto di specifiche proposte di modifica del Regolamento presentate in questa legislatura. Ad oggi, in particolare, ne sono state presentate 13:
   • di queste, 6 riguardano modifiche regolamentari concernenti le Commissioni permanenti. Alcune (3) propongono la modifica di denominazione e competenze di Commissioni esistenti, altre (2) intervengono sui procedimenti e sulle funzioni della Commissione Politiche dell'Unione europea; una propone l'istituzione di una nuova Commissione permanente (Infrastrutture e Innovazioni digitali); a queste si aggiunge la proposta del Presidente Rosato volta a istituire il Comitato per il controllo parlamentare. È evidente che di queste proposte, che riguardano il tema del numero, della composizione e delle competenze degli organi parlamentari, occorre tenere conto nello svolgimento dell'istruttoria;
   • vi sono poi 2 proposte, entrambe presentate dal Presidente Schullian, che riguardano il Gruppo Misto e la costituzione di un nuovo Gruppo delle minoranze linguistiche. Anche di queste 2 proposte – riguardando il tema dei Gruppi – occorrerà tenere conto nel lavoro istruttorio;
   • vi sono poi altre 4 proposte che riguardano specifici aspetti che non appaiono direttamente riconducibili al tema in discussione: quella presentata dal Questore Fontana, riguarda la disciplina del rapporto tra cariche dell'Ufficio di Presidenza e incarichi governativi; quella del Presidente Fornaro il divieto di posizione della questione di fiducia sui progetti di Pag. 5legge elettorale; quella del deputato Magi è relativa al tema delle proposte di legge di iniziativa popolare. A queste 4 si aggiunge un'altra proposta presentata ieri dal deputato Invidia (e non ancora pubblicata) che prevede l'abolizione dello strumento degli ordini del giorno. Anche tali proposte potranno essere oggetto di valutazione, atteso che il lavoro al quale ci si appresta non potrà prescindere da una riflessione complessiva sulle modalità di lavoro degli organi parlamentari e sulle relative procedure, in modo da predisporre eventuali adeguamenti volti a rendere più efficace e razionale il lavoro dei deputati.

  Alle questioni poste dalle proposte presentate dai deputati aggiunge due specifiche questioni regolamentari che potrebbero anche essere affrontate «a stralcio».
  La prima riguarda gli organi interni di tutela giurisdizionale. In particolare, occorre colmare un vuoto di tutela giurisdizionale che si verifica in via di fatto fra la conclusione di una legislatura – con la quale cessano, sulla base dei principi generali ed in mancanza di una speciale disposizione regolamentare, gli organi di tutela giurisdizionale preesistenti – e l'avvio della successiva, fino al momento in cui gli organi di tutela giurisdizionale non vengono ricostituiti (il che accade, di fatto, dopo qualche mese dalla prima seduta della Camera).
  La seconda questione «a stralcio» riguarda un tema emerso già nella passata legislatura: si tratta dell'aggiornamento del sistema di voto segreto in Commissione e cioè del superamento della modalità che prevede il ricorso alle urne e alle palline bianche e nere.
  Si tratta infatti di una modalità di votazione che ha rivelato nel tempo una serie di inconvenienti e problematicità; in alternativa alle urne e palline – come accade al Senato, pur in presenza di un apparato normativo del tutto analogo a quello della Camera – può prevedersi la distribuzione a ciascun deputato di una scheda recante le possibili opzioni di voto (favorevole o contrario alla proposta in votazione).
  Infine, prospetta l'opportunità di valutare, in occasione dell'istruttoria che ci si accinge a svolgere, gli eventuali aggiornamenti da apportare al Regolamento rispetto a disposizioni o istituti desueti.

  Simone BALDELLI riallacciandosi al punto di approdo della discussione nella passata riunione, svoltasi subito prima della conclusione dell'iter parlamentare della riforma costituzionale di riduzione del numero dei parlamentari, e testé riassunto dal Presidente, si sofferma preliminarmente sull'ultimo passaggio di approvazione della riforma, non ancora compiuto e costituito dallo svolgimento del referendum, indetto – al momento – per il prossimo 29 marzo.
  A proposito della data di svolgimento del referendum, richiama una dichiarazione di ieri del Ministro D'Incà, che ha affermato che nella giornata di giovedì prossimo vi sarebbe stata una decisione da parte del Governo sul possibile rinvio ed accorpamento con la tornata elettorale regionale già prevista a maggio; ove tale rinvio fosse disposto, come personalmente auspica, a suo avviso, ciò dovrebbe avvenire per ragioni di carattere integralmente ed esclusivamente sanitario e non di convenienza elettorale e dunque la nuova data dovrebbe essere fissata ad un momento in cui vi sia la ragionevole certezza del superamento dell'emergenza sanitaria e non certo per ragioni di opportunità elettorale, quali potrebbero rinvenirsi in una decisione di accorpamento con le elezioni regionali.
  Conseguentemente, a suo avviso, sarebbe opportuno prospettare un percorso di riforma regolamentare prudente, adeguandolo a un mutato quadro cronologico di conclusione dell'iter complessivo di approvazione della riforma. Ciò gli appare tanto più necessario ove si rammenti che il via libera parlamentare all'approvazione della riforma in questione era stato dato da alcune delle forze politiche dell'attuale maggioranza in connessione con l'approvazione di riforme costituzionali ed elettorali idonee a costituire un adeguato contrappeso alla misura della riduzione Pag. 6sic et simpliciter del numero dei parlamentari. Per quanto riguarda specificamente la legge elettorale, ricorda come essa costituisca un elemento fondamentale per orientare le riforme regolamentari, evidenziando al riguardo come l'attuale impianto del Regolamento, risalente al 1997, sia stato definito sulla base di una legge elettorale prevalentemente maggioritaria. Ma fatica tuttavia ad individuare, nelle attuali circostanze, un contorno netto di tali riforme, evidenziando, peraltro, come l'incertezza riguardi anche altre riforme costituzionali, associate pure alla misura della riduzione dei parlamentari ed evocate già nella passata riunione della Giunta, quale quella relativa all'articolo 71 Cost., in materia di iniziativa legislativa: l'approvazione di tale riforma – congiuntamente ad un esito positivo del referendum sulla riduzione dei parlamentari, da lui certamente non auspicato – contribuirebbe poi a rafforzare i tratti di democrazia diretta, misti alla democrazia rappresentativa disegnata dalla Costituzione, dei quali sarebbe impossibile non tener conto anche in sede di riforma regolamentare.
  Alla luce di queste considerazioni ribadisce l'opportunità di avviare un percorso di riforma regolamentare solo quando si disponga di un quadro ordinamentale complessivo definito, a cominciare proprio dalla certezza dell'esito del referendum.
  Si sofferma quindi sul perimetro materiale di intervento del prospettato Comitato ristretto, dopo aver ribadito il suo avviso circa la non opportunità che questo avvii il proprio lavoro prima dello svolgimento del referendum, anche per evitare che la materia delle riforme regolamentari finisca per diventare essa stesso oggetto di campagna elettorale. Quanto all'individuazione dei possibili temi di esame da parte del Comitato, non ritiene innanzitutto che questo debba essere incaricato di istruire tutte le possibili riforme regolamentari di cui da lungo tempo si dibatte e che tuttavia nelle precedenti legislature non è mai stato possibile condurre in porto per l'assenza di una convergente valutazione delle forze politiche nei diversi momenti; il Comitato si dovrebbe limitare invece ad esaminare ed istruire solo quelle riforme regolamentari che appaiono indiscutibilmente connesse alla riduzione del numero dei parlamentari, evitando di assumere scelte su questioni più intrinsecamente politiche che dovrebbero invece, a suo avviso, essere consegnate alla Camera eletta nella prossima legislatura. Questo non significa non potersi occupare – anche in tempi rapidi – di temi quale ad esempio quello relativo alla disciplina in materia di organi di tutela giurisdizionale, ma ciò dovrebbe avvenire indipendentemente dalle questioni regolamentari connesse alla riduzione del numero dei parlamentari.

  Dopo che Roberto FICO, Presidente, ha confermato quanto già detto nel suo intervento iniziale in ordine alla possibilità di esaminare anche a stralcio tale tipo di intervento di riforma regolamentare, Simone BALDELLI ribadisce il suo invito a muoversi con estrema prudenza sul tema delle riforme regolamentari, auspicando un aggiornamento della discussione ad un momento in cui i dati ordinamentali da lui indicati saranno più certi.

  Emanuele FIANO condivide la proposta metodologica avanzata dal Presidente di costituire da subito un Comitato ristretto che possa operare anche nelle more dello svolgimento della consultazione referendaria e che proceda, in modo meditato, ad un'attenta analisi istruttoria delle questioni sul campo finalizzata agli adeguamenti regolamentari necessari; si adempie così a quella funzione fisiologica di adeguamento regolamentare che spetta alla Giunta e che non sempre in passato è stata da questa svolta con la tempestività che personalmente avrebbe auspicato.

  Anna MACINA condivide le considerazioni del collega Fiano, evidenziando la natura istruttoria e non certamente deliberativa dell'attività dell'istituendo Comitato, che dunque non viene in nessun modo influenzata dal referendum confermativo, Pag. 7che comunque non potrà che avere luogo.

  Simona BORDONALI conviene sulla proposta di procedere alla costituzione di un Comitato ristretto, segnalando tuttavia che allo stato attuale le questioni urgenti che la Giunta dovrà esaminare sono altre, ed in particolare quella richiamata da ultimo nella seduta odierna dalla deputata Bartolozzi.

  Federico FORNARO si associa al giudizio circa la necessità di avviare un lavoro istruttorio per la riforma del Regolamento in connessione con la prospettata riduzione del numero dei parlamentari, indipendentemente da ogni tempistica legata allo svolgimento del referendum confermativo.
  Si associa altresì alla valutazione di urgenza della questione segnalata dalla collega Bordonali, relativa alla condizione di un deputato che si trova, per effetto dei provvedimenti d'urgenza adottati in relazione all'emergenza del Coronavirus, attualmente impossibilitato ad accedere alla sede della Camera per l'esercizio del mandato, ritenendo questa tematica di particolare rilevanza costituzionale.

  Roberto GIACHETTI, intervenendo per la prima volta come membro della Giunta in questa legislatura – per la cui nomina ringrazia il Presidente –, tiene ad evidenziare il carattere istruttorio del lavoro che si appresta a svolgere il Comitato ristretto, alla luce del quale non ritiene quindi giustificate le preoccupazioni espresse dal collega Baldelli. Sarebbe stato certamente diverso se si fosse chiamata la Giunta ad operare da subito delle scelte in ordine alle questioni regolamentari in gioco. Fa appello quindi all'opportunità di valutare se la sede indicata dal Presidente non costituisca anche l'occasione per sciogliere antichi nodi procedurali, che inevitabilmente hanno finito per costituire un inciampo alla piena funzionalità della Camera e che non hanno trovato soluzione in passato per il diverso atteggiamento tenuto da tutte le forze politiche, in ragione della circostanza che ricoprissero ruoli di maggioranza o di opposizione: si riferisce, a titolo meramente esemplificativo, alla nota questione del decorso delle 24 ore per la votazione sulla questione di fiducia, che invece non è prevista dal Regolamento del Senato.
  Giudica quindi opportuno valutare un possibile allargamento dei temi di competenza del Comitato, oltre a quelli strettamente connessi alla riduzione dei parlamentari, così da poter dare finalmente, in una chiave pragmatica, soluzione a questioni procedurali che negli anni hanno finito per incidere negativamente sulla piena funzionalità dei lavori della Camera.

  Tommaso FOTI ritiene che, giunti ormai all'attuale fase prodromica allo svolgimento del referendum, i termini della questione non muterebbero se, per avviare il lavoro sulle riforme regolamentari, si attendesse lo svolgimento della consultazione referendaria; altra cosa sono le riforme regolamentari, del tipo di quelle prospettate dal collega Giachetti, che attengono da tempo a problemi di funzionamento della Camera e che quindi, pur essendo certamente possibile trattarle congiuntamente a quelle connesse alla riduzione dei parlamentari, meritano a suo avviso una valutazione prioritaria che ne consiglia anche la trattazione separata, stante la loro indipendenza dalle altre.

  Roberto FICO, Presidente, conferma alla luce del dibattito svoltosi la sua intenzione di procedere alla nomina di un Comitato ristretto, i cui membri si riserva quindi di designare e che sarà da lui stesso presieduto; tiene a ribadire come il Comitato dovrà svolgere un lungo e complesso lavoro istruttorio in un arco temporale che certamente potrà essere modulato in relazione anche ai tempi di svolgimento del referendum, ma che, a suo avviso, deve essere necessariamente avviato per poter pervenire, senza compressioni temporali e nel modo più disteso possibile, a consegnare alla prossima legislatura un pacchetto di riforme regolamentari che adegui il Regolamento al mutato quadro costituzionale. Pag. 8Sarebbe infatti un pesante fardello che graverebbe sulla nuova legislatura – e che intende quindi evitare – quello di dover procedere alle necessarie riforme regolamentari in costanza di applicazione della nuova composizione numerica della Camera. Resta ferma ovviamente la totale libertà e legittimazione della nuova Camera a modificare a sua volta le scelte precedentemente effettuate.
  Per quanto riguarda i temi da trattare, ha inteso indicare, oltre a quelli richiamati espressamente nella precedente riunione, anche i temi posti dai deputati con le loro iniziative di riforma regolamentare, alcuni dei quali (ad es. quelli relativi alle competenze delle Commissioni) appaiono strettamente connessi a quelli già prefigurati in connessione con la riduzione dei parlamentari; per il resto il Comitato, e quindi la Giunta, potranno operare le valutazioni che riterranno più opportune, ivi incluse quelle relative ai due temi che ha indicato come temi « a stralcio» e che potranno, ove lo si ritenga, anche costituire oggetto di trattazione autonoma.

  Simone BALDELLI tiene a precisare il suo pensiero. Con il suo intervento, infatti, non ha inteso in alcun modo rimettere alla prossima legislatura le riforme regolamentari connesse alla riduzione dei parlamentari, ma ha solo espresso il proprio convincimento circa l'opportunità di limitarsi nella corrente legislatura alle riforme – prevalentemente di ordine numerico – strettamente conseguenziali alla suddetta riduzione della composizione della Camera. Ribadisce, invece, di ritenere opportuno – ferma restando, ovviamente, in ogni caso la piena legittimità dell'operato di questa Giunta – il rinvio alla prossima legislatura di ogni altra scelta di natura regolamentare intrisa di maggiore politicità, anche ad evitare che il dibattito su queste ultime pregiudichi e comprometta il lavoro sulle prime.
   Le scelte sui temi sganciati dal problema dell'adeguamento numerico dovrebbero essere, a suo avviso, oggetto di un separato procedimento, che potrebbe anche in teoria partire da subito, senza particolari obiezioni, per alcune questioni, quale quella prospettata della riforma della tutela giurisdizionale.

  Roberto FICO, Presidente, ribadisce conclusivamente che il Comitato – e successivamente la Giunta – si occuperanno dei temi connessi alla riduzione del numero dei parlamentari e delle valutazioni sul complessivo funzionamento della Camera, ferma restando ovviamente la piena potestà della Camera nella prossima legislatura di apportare tutte le modifiche che ritenesse opportune.

Seguito della discussione delle comunicazioni del Presidente sulle misure di carattere regolamentare per favorire la piena digitalizzazione del procedimento legislativo e dell'attività parlamentare, nonché un ulteriore sviluppo della dematerializzazione degli atti parlamentari.

  Roberto FICO, Presidente, passando al secondo punto all'ordine del giorno, fa presente che esso riguarda un tema già sottoposto alla Giunta nella precedente seduta e che concerne l'attuazione di due ordini del giorno accolti in occasione dell'esame del bilancio interno nella seduta del 1o agosto 2019 (Liuzzi n. 22 e Daga n. 24), volti rispettivamente a favorire la piena digitalizzazione del procedimento legislativo e dell'attività parlamentare e la produzione dei documenti parlamentari o esaminati in sede parlamentare in formato nativamente digitale.
  Si tratta, in entrambi i casi, di ordini del giorno la cui piena attuazione richiede la definizione, da parte della Giunta per il Regolamento, di specifici indirizzi regolamentari, volti a fissare il principio della presentazione degli atti in formato digitale.
  Dopo aver ricordato che nella riunione del 3 ottobre aveva ricapitolato i termini regolamentari e istituzionali della questione, informa la Giunta che procederà, a stretto giro, alla nomina di due relatori per lo svolgimento dei necessari approfondimenti, in modo da poter compiutamente – e, rapidamente – affrontare la discussione in Giunta.

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Comunicazioni del Presidente sulla richiesta di interventi a favore delle deputate per agevolare l'esercizio delle prerogative parlamentari nella prima fase della maternità.
Comunicazioni del Presidente.

  Roberto FICO, Presidente, premette che tratterà congiuntamente gli ultimi due punti all'ordine del giorno, in quanto, anche se per ragioni molto diverse, entrambi riguardano questioni attinenti alle modalità di esercizio delle prerogative parlamentari in particolari condizioni.
  La condizione indicata al punto 3 è quella relativa alle deputate in maternità. Con il punto 4 la Presidenza intende riferire, invece, relativamente alle questioni poste nella seduta dell'Assemblea del 26 febbraio scorso – e già affrontate nella riunione dell'Ufficio di Presidenza del giorno seguente – relativamente agli effetti che le limitazioni della libertà di circolazione, disposte ai sensi del decreto- legge n. 6 del 2020 in tema di contenimento e gestione della emergenza COVID 19, possono determinare sulle prerogative spettanti ai deputati che siano destinatari di tali limitazioni e, più in generale, sull'esercizio delle funzioni parlamentari. In particolare, come è noto, è stato fatto riferimento alla situazione di un deputato del Gruppo della Lega che risiede in uno dei comuni interessati dalle limitazioni disposte con Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 23 febbraio scorso, in attuazione delle disposizioni recate dal decreto-legge n. 6, e poi con successivo Decreto del Presidente del Consiglio del 1o marzo.
  La questione è stata poi prospettata in termini più generali con riferimento agli effetti che si potrebbero determinare sul regolare funzionamento delle Camere – e del sistema istituzionale – qualora le richiamate limitazioni dovessero essere territorialmente estese, riguardando un numero consistente di membri del Parlamento.
  Come ha già avuto modo di precisare anche nella citata riunione dell'Ufficio di Presidenza, la situazione del deputato interessato gli è stata sottoposta nella riunione della Conferenza dei presidenti di Gruppo del 25 febbraio dal Presidente del Gruppo di appartenenza il quale, preannunciando che il suo Gruppo non avrebbe sollevato questioni circa la validità della imminente votazione, ha chiesto che la posizione di tale deputato venisse tutelata, evitando che lo stesso fosse considerato assente.
  In quella sede si è convenuto, su sua proposta – tenuto conto della particolare situazione di emergenza – di poter applicare al deputato impossibilitato a partecipare ai lavori parlamentari per effetto di misure restrittive della libertà di circolazione l'istituto della missione, adottando un criterio interpretativo estensivo del dettato regolamentare analogo a quello assunto dalla Giunta per il Regolamento, a partire dalla XVI legislatura, per le deputate in maternità, ferma restando la diversità delle fattispecie. Ricorda al riguardo che, con parere della Giunta per il Regolamento del 4 ottobre 2011, è stata prevista l'applicabilità del regime delle missioni a favore delle deputate nei periodi corrispondenti all'astensione obbligatoria per maternità: in particolare, la Giunta ha stabilito che «Le deputate che non partecipino ai lavori parlamentari nei periodi corrispondenti a quelli per i quali la legislazione vigente prevede l'astensione obbligatoria per maternità sono equiparate, ai fini del computo nel numero legale, ai deputati in missione ai sensi del comma 2 dell'articolo 46 del Regolamento. Per quanto riguarda ulteriori ipotesi di assenze collegate alla maternità, le relative deliberazioni restano affidate ai competenti organi della Camera (Ufficio di Presidenza e Collegio dei Questori) ai fini della giustificazione delle assenze e senza effetti sul numero legale». Ribadisce come sia evidente che si tratta di situazioni assolutamente diverse; tuttavia l'istituto della missione è apparso come l'unico strumento immediatamente applicabile al fine di corrispondere all'esigenza posta dal presidente del Gruppo della Lega di non considerare assente il collega – ancorché giustificato – bensì come presente, pur se ai soli fini del numero legale. Al riguardo Pag. 10ricorda che analoga decisione era già stata assunta dalla Conferenza dei presidenti di Gruppo del Senato.
  Osserva come sia chiaro che l'istituto della missione non appare idoneo a dare una risposta esaustiva alle diverse e complesse questioni che sono state poste.
  Al fine di valutare gli spazi per ulteriori e diversi interventi ritiene opportuno inquadrare la questione nel vigente assetto ordinamentale, tenendo conto del complesso degli strumenti giuridici disponibili. Il decreto-legge n. 6 del 2020 autorizza le autorità competenti ad adottare ogni misura di contenimento e gestione dell'emergenza, adeguata e proporzionata all'evolversi della situazione, tra cui il «divieto di allontanamento dal comune o dall'area interessata da parte di tutti gli individui comunque presenti nel comune o nell'area». Si tratta di una misura restrittiva della libertà di circolazione stabilita in via legislativa ai sensi dell'articolo 16 della Costituzione che prevede che ogni cittadino possa circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale, salvo le limitazioni che la legge stabilisce in via generale per motivi di sanità o di sicurezza. La misura adottata, avendo appunto carattere generale, riguarda – per come è stata configurata – tutti gli individui presenti nell'area interessata, quindi anche i deputati ivi residenti. Allo stato si tratta di un solo deputato che, conseguentemente, è impossibilitato, per ragioni ostative indipendenti dalla sua volontà, a esercitare le sue prerogative nelle sedi della Camera; resta ovviamente ferma la possibilità per il deputato in questione di esercitare tutte le altre facoltà che non richiedono la sua presenza fisica, a partire dal diritto di iniziativa legislativa. La limitazione in questione discende da un provvedimento legislativo disposto a tutela di un importante valore costituzionale, ossia il diritto alla salute, inteso, ai sensi dell'articolo 32, primo comma, della Costituzione, come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività.
  Rileva che l'eventuale bilanciamento tra la tutela di tale primario valore costituzionale e la salvaguardia della pienezza dell'esercizio del mandato parlamentare – come eventualmente anche di altri valori costituzionali – potrebbe essere effettuato dalle Camere, previa attenta analisi del rapporto fra i diversi principi costituzionali in campo, nell'esercizio della funzione legislativa.
  Il Regolamento della Camera non prevede invece istituti idonei ad effettuare tale bilanciamento, né – come ha già avuto modo di chiarire in tale sede – sussiste al riguardo una specifica competenza dell'Ufficio di Presidenza che, ai sensi dell'articolo 48-bis, ha il compito di prevedere le modalità di rilevazione delle presenze e le cause di giustificazione delle assenze ai fini dell'applicazione delle ritenute sulla diaria.
  Il Regolamento peraltro, oltre all'istituto della missione, conosce anche l'istituto della sostituzione dei deputati in Commissione (con altri deputati dello stesso Gruppo, ma di altra Commissione). L'istituto della sostituzione non è tuttavia applicabile in Assemblea della quale fanno parte tutti i deputati. Inoltre tale istituto risponde all'esigenza di garantire il rispetto della composizione proporzionale delle Commissioni rispetto alla consistenza numerica dei Gruppi, ma non è, evidentemente, idoneo a soddisfare l'esigenza del deputato di prendere personalmente parte alle sedute delle Commissioni.
  Ricorda che nel dibattito pubblico di questi giorni è stato fatto riferimento alla possibilità di prevedere forme di partecipazione ai lavori parlamentari a distanza. Sottolinea in proposito che si tratta di un tema che è stato oggetto di una specifica trattazione da parte dell'Ufficio di Presidenza nella XVI legislatura (riunione del 2 agosto 2011). In particolare, in quella sede (e in una lettera della stessa data) il Presidente della Camera aveva affermato che la partecipazione a distanza ai lavori parlamentari «contraddice le stesse caratteristiche essenziali del funzionamento delle Camere, cui i parlamentari concorrono, nel vigente quadro costituzionale e regolamentare, in forma necessariamente diretta e attraverso la loro presenza fisica Pag. 11nelle sedi nelle quali i lavori si svolgono». Si tratta di una conclusione che si basa, in particolare, sulle disposizioni recate dall'articolo 64, terzo comma, della Costituzione il quale prevede che «Le deliberazioni di ciascuna Camera e del Parlamento non sono valide se non è presente la maggioranza dei loro componenti, e se non sono adottate a maggioranza dei presenti, salvo che la Costituzione prescriva una maggioranza speciale». La citata norma costituzionale fa espresso riferimento alla presenza dei parlamentari ai lavori delle Camere: e, in effetti, è proprio attraverso la presenza fisica nell'Aula, la partecipazione attiva al dibattito e le conseguenti determinazioni in ordine al voto, frutto anche del confronto con gli altri deputati e il Governo, che si svolge il mandato parlamentare in Assemblea, per come configurato dalla Costituzione.
  Ciò considerato, va comunque ribadito anche in questa sede che non è in gioco l'integrità del plenum della Camera, al pari di quanto accade negli altri casi nei quali l'ordinamento prevede possibili limitazioni alla partecipazione di deputati ai lavori parlamentari, come nelle ipotesi previste dall'articolo 68 della Costituzione, con o senza autorizzazione della Camera, né è in discussione la validità delle sedute e delle deliberazioni. Non risulta nemmeno coinvolto l'articolo 67 della Costituzione, pure evocato negli interventi in Aula di questi giorni, che prevede che «Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione e esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato».
  Infine per una compiuta valutazione della situazione attuale va considerato che le misure limitative della libertà di circolazione disposte dal DPCM del 1o marzo 2020, allo stato, producono il loro effetto fino all'8 marzo 2020: si tratta dunque di misure che hanno una durata limitata non solo nello spazio ma anche nel tempo. Qualora l'applicazione di tali misure dovesse essere estesa temporalmente e coinvolgere un ambito più ampio di territori, si potrebbe valutare, come già da lui rappresentato in Ufficio di Presidenza, la percorribilità, anche sotto il profilo della compatibilità costituzionale, di una previsione legislativa, finalizzata a consentire – a determinate condizioni, verificate accuratamente, che non mettano a rischio l'efficacia dell'azione di contenimento della diffusione del virus – ai parlamentari, o più in generale ai titolari di funzioni costituzionali, per esigenze indifferibili, di lasciare i predetti territori.
  Per ogni altra eventuale ipotesi – che voglia prendere in considerazione più ampi casi di impedimento di deputati – appare necessaria una riflessione approfondita che, stanti le implicazioni istituzionali e costituzionali del tutto inedite, non potrebbe che coinvolgere anche altri organi costituzionali, a partire dal Senato. Si tratta, infatti, di problematiche che richiedono un'adeguata ponderazione sotto il profilo costituzionale, oltre che legislativo e regolamentare, che la Giunta per il Regolamento – se lo si ritiene – può avviare fin da subito, ferme restando le competenze degli altri organi parlamentari coinvolti.

  Emanuele FIANO, nel ringraziare il Presidente per la ricostruzione offerta e sottolineato come ci si trovi di fronte ad una circostanza che richiede la massima attenzione, conviene sul fatto che la questione qui all'esame sembra esulare dal terreno propriamente regolamentare per sconfinare in quello costituzionale.
  Desidera anch'egli sgomberare prioritariamente il campo da ogni dubbio, che pure una deputata del gruppo Forza Italia ha sollevato in Aula oggi, circa il fatto che, nelle circostanze date, relative all'assenza forzata di un deputato, e pur in mancanza di una soluzione specifica al problema, le sedute della Camera si stiano svolgendo regolarmente e validamente, sia sul piano costituzionale che regolamentare.
  Concorda anche sulla configurazione della problematica all'esame della Giunta in termini di impossibilità di partecipare non solo alle deliberazioni della Camera, ma anche più in generale ai lavori. Ritiene che, nonostante la pronuncia del Presidente della Camera della XVI legislatura richiamata dal Presidente Fico in ordine Pag. 12alla impossibilità di partecipazione a distanza ai lavori parlamentari, ci siano comunque le condizioni per rivalutarne le conclusioni, anche alla luce delle possibilità offerte dall'innovazione tecnologica, al fine di consentire, in circostanze del tutto straordinarie come quelle attuali, una modalità di partecipazione alle votazioni della Camera da parte di deputati assenti. Certo, non sarebbe possibile sostituire il parlamentare fisicamente assente ai lavori della Camera: ciò posto, a suo avviso, si potrebbe comunque partire dall'individuazione di una scala di priorità, nella quale collocare in cima, ove tecnicamente possibile, la partecipazione alle votazioni a distanza, al fine di garantire la necessaria continuità dell'operatività del Parlamento, senza interruzioni o sospensioni della relativa attività: nell'augurarsi che non si determinino ulteriori aggravamenti della situazione, ritiene infatti che l'interruzione dell'attività della Camera non potrebbe che costituire una evenienza molto grave.

  Tommaso FOTI ritiene che la situazione determinatasi a seguito dell'emergenza Coronavirus vada considerata in relazione alle diverse situazioni che si possono in concreto prefigurare. In particolare, sottopone alla riflessione della Giunta la differenza fra le diverse fattispecie che possono venire in rilievo relativamente ai deputati interessati dai provvedimenti limitativi assunti dal Governo: se, da un lato, sono ben comprensibili le limitazioni derivanti ad un soggetto all'esito positivo dei test, così come le autolimitazioni che un deputato sano, ma residente in uno dei territori compresi nella cosiddetta zona rossa, può imporsi a tutela della salute pubblica, appare a suo avviso degna di una specifica, attenta considerazione, ai fini del dibattito in corso in Giunta, la peculiare situazione, riportata dalla stampa, di un soggetto – un farmacista, nel caso di specie – che risulterebbe essere stato autorizzato ad accedere e ad uscire dalla zona rossa in quanto incaricato di un pubblico servizio. Ebbene, alla luce di tale precisa fattispecie concreta – e per risolvere la questione posta con riferimento ai parlamentari, in ragione dell'indiscutibile rilievo costituzionale del loro ruolo e delle loro prerogative ed al fine di evitarne un vulnus – ritiene che la via dell'intervento normativo prefigurata dal Presidente potrebbe essere declinata anche valutando una modifica del DPCM adottato in attuazione del decreto-legge n. 6 del 2020, a tal fine integrando opportunamente, con il caso dei parlamentari, le categorie di soggetti cui consentire una deroga alle limitazioni della circolazione ivi contemplate: ciò peraltro richiederebbe tempi senz'altro più rapidi di quelli del procedimento legislativo.

  Simone BALDELLI condivide totalmente il contenuto delle comunicazioni del Presidente e trova inquietante il fatto che da un rappresentante del Gruppo del Partito democratico – e non dai deputati del MoVimento 5 Stelle, che si augura si atterranno con buon senso alle considerazioni svolte dal Presidente della Camera – sia giunta nel dibattito un'apertura sulla questione del voto a distanza: mette in guardia in proposito dalle conseguenze, che ritiene aberranti e surreali, di una scelta che possa mettere in discussione il principio della necessità della presenza fisica dei deputati alla Camera, principio confermato oggi dal Presidente in modo definitivo.
  È poi contento che il Presidente abbia sottolineato la pluralità delle funzioni attraverso le quali il parlamentare esercita il suo mandato, che non si esauriscono certo nella presenza in Aula, ma che lo vedono impegnato in numerose attività, anche al di fuori del Parlamento, attività che egli può svolgere a distanza anche grazie alle possibilità offerte dalla presentazione in via digitale delle iniziative legislative e di sindacato ispettivo (ferma restando la sua personale preferenza per quelle tradizionali). Coglie l'occasione, a questo riguardo, per stigmatizzare nuovamente – l'ha già fatto in Aula – il comportamento di un deputato (non appartenente al Gruppo del MoVimento 5 Stelle, che pure all'inizio della scorsa legislatura aveva condotto analoghe polemiche, ma che poi ha mostrato Pag. 13di comprendere la complessità e le tante sfaccettature del lavoro dei parlamentari) il quale, nel corso delle discussioni generali in Assemblea, scatta sistematicamente fotografie, in violazione del divieto esistente nell'ordinamento della Camera, e poi le pubblica per mettere in evidenza i seggi vuoti nell'emiciclo, gettando così discredito sui deputati e sull'Istituzione e alimentando il peggiore antiparlamentarismo.
  Con riguardo alla questione specifica in discussione, partendo dalle osservazioni di buon senso del collega Foti, ritiene che, quanto alla via dell'intervento normativo prospettato dal Presidente, occorra verificare se vi siano le condizioni (e personalmente ritiene che vi siano) per consentire ai parlamentari interessati – sempre che non vi siano controindicazioni di natura sanitaria e che dunque anzitutto non vi sia un test positivo al virus – il pieno esercizio delle proprie funzioni, prevedendo per essi, anche senza intervenire con lo strumento legislativo, una deroga alle limitazioni della libertà di circolazione stabilite in via generale dai provvedimenti del Governo.
  Comprende poi che, nell'immediatezza dei fatti, alla luce delle circostanze e comunque in presenza di una dimensione numerica del fenomeno del tutto limitata, la Presidenza, su richiesta del Gruppo della Lega, abbia riconosciuto la missione al deputato assente perché impossibilitato a partecipare ai lavori parlamentari: richiama però l'attenzione sull'esigenza di contenere l'istituto della missione all'interno della sua finalità e della sua ratio, prospettando piuttosto l'utilizzo, al fine di non danneggiarne la posizione, dello strumento della giustificazione dell'assenza, proprio in quanto si tratta di un'assenza obbligata, di natura del tutto diversa da quella del deputato privato della libertà personale a seguito di provvedimenti coercitivi dell'autorità giudiziaria.
  Infine, con riferimento alle considerazioni svolte questa mattina in Assemblea da una deputata del Gruppo di Forza Italia, desidera precisare che esse sono state svolte a titolo personale.

  Federico FORNARO osserva come, a fronte di un terreno del tutto inesplorato, paiano legittime, nel dibattito, posizioni fra loro differenziate. Il richiamo del Presidente alla necessità, ricavabile dall'articolo 64, terzo comma, della Costituzione, della presenza fisica del deputato è senz'altro filologico: ciò nondimeno la questione posta dalla vicenda in atto non può a suo avviso essere risolta con il solo ricorso all'istituto della missione.
  Quanto al tema del voto a distanza, sul quale anch'egli ha ragionato in questi giorni, rassicura che non ha mai inteso ipotizzare le conseguenze surreali cui ha fatto riferimento il collega Baldelli, ma semplicemente stimolare una verifica se, attraverso le possibilità offerte dalla tecnologia, certamente sconosciute al Costituente, sia oggi prospettabile una soluzione, compatibile con una diversa lettura del dettato costituzionale, che possa consentire al deputato interessato da limitazioni della sua libertà di circolazione per effetto dei provvedimenti sull'emergenza COVID 19 di esercitare pienamente il mandato parlamentare. A questo riguardo prospetta il caso – ben noto nell'ordinamento parlamentare – dei deputati che, per ragioni legate alle loro condizioni fisiche, sono presenti in Aula ma hanno bisogno dell'assistenza, nell'esercizio delle loro funzioni, di una terza persona che vota secondo le indicazioni da loro date, non essendo gli stessi nella condizione di farlo autonomamente: si chiede dunque se non si possa procedere – per affrontare il caso oggi in discussione – in qualche modo per analogia e ricavarne una soluzione che, contemplando la possibilità di seguire i dibattiti a distanza e di maturare i propri convincimenti all'esito degli stessi, preveda l'espressione del voto a distanza attraverso un assistente, presente fisicamente in Aula, collegato al telefono, che ne esegua la volontà ed il cui operato sia pienamente controllabile dal deputato. Si rende però conto che questa soluzione avrebbe il difetto di non consentire l'intervento nelle discussioni del deputato assente.Pag. 14
  Quanto al percorso dell'intervento normativo prospettato dal Presidente, ferma restando la necessità di escludere ovviamente i deputati che risultino affetti dal COVID 19, ritiene che possa essere approfondita la percorribilità della prospettiva suggerita dal collega Foti, valutando in particolare le previsioni contenute attualmente nel DPCM del 1o marzo 2020 e le eventuali deroghe in esso formulate alle limitazioni ivi stabilite, ovviamente tenendo conto dell'esigenza fondamentale di tutela della salute pubblica.

  Roberto FICO, Presidente, dà conto della formulazione dell'articolo 1, comma 2, del DPCM 1o marzo 2020, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale dello stesso giorno, che prevede espressamente che alcune misure limitative stabilite nel comma precedente non si applicano al personale sanitario, al personale delle forze di polizia, del corpo nazionale dei vigili del fuoco, nonché delle forze armate, nell'esercizio delle proprie funzioni.

  Dopo che Emanuele FIANO si è chiesto se il dibattito non si stia trasferendo su questioni non oggetto della competenza della Giunta per il Regolamento, Roberto FICO, Presidente, ribadisce che la via dell'intervento normativo non può che essere rimessa al Parlamento, se utilizzata la fonte legislativa, ovvero al Governo, se ritenute percorribili le fonti secondarie cui si è fatto riferimento nel dibattito.

  Emanuele FIANO richiama l'attenzione sulla opportunità che, in un momento così delicato nel quale sono adottate gravi misure restrittive di carattere generale applicabili a tutti, si evitino deroghe specifiche valide solo per i parlamentari.

  Roberto GIACHETTI sottoscrive integralmente il contenuto delle comunicazioni del Presidente. Ritiene molto utile il dibattito svolto, dal quale sono emersi spunti interessanti e che ritiene possano dirsi condivisi: prospetta pertanto l'opportunità di affidare al Presidente una verifica circa la sussistenza delle condizioni per pervenire ad una integrazione del DPCM citato ovvero, in mancanza, circa la necessità di ricorrere allo strumento legislativo, del quale ipotizza peraltro la possibilità di un iter rapidissimo. Ritiene altresì corretto l'utilizzo dell'istituto della missione per affrontare la situazione di emergenza che si è verificata, numericamente limitata, ferma restando, ovviamente, l'esigenza di una riflessione approfondita, al momento prematura, ove le dimensioni quantitative del fenomeno e dei deputati coinvolti dovesse invece estendersi significativamente.

  Elena MACCANTI conferma anch'ella l'utilità della discussione odierna, dalla quale è emersa una proposta – quella cui ha fatto riferimento il collega Giachetti – che il gruppo della Lega condivide pienamente: al riguardo fa presente al deputato Fiano che non può certo considerarsi un privilegio una misura che consenta ai parlamentari di partecipare ai lavori delle Camere, ossia a svolgere la loro funzione, analogamente a quanto già previsto, nei provvedimenti del Governo, per altri soggetti. Desidera poi sottolineare come la questione relativa al deputato del suo gruppo interessato dai provvedimenti limitativi della libertà di circolazione a seguito dell'emergenza Coronavirus non riguardi in realtà il singolo deputato e il singolo gruppo, ma l'intera Camera: nel condividere pienamente il contenuto delle comunicazioni del Presidente e nel ribadire anch'ella la convinzione circa la piena regolarità dei lavori della Camera, ringrazia pertanto il Presidente per aver affrontato il tema posto dal suo gruppo.

  Anna MACINA ritiene che l'andamento del dibattito abbia fatto parzialmente distrarre dal tema originario, sottoposto all'attenzione della Giunta da parte del Presidente in termini che dichiara di condividere integralmente: ferma restando, infatti, la possibilità di esplorare, alla luce dell'evoluzione tecnologica, ogni possibile nuova modalità di esercizio delle prerogative parlamentari, alla stregua di quanto avviene in altri paesi particolarmente Pag. 15avanzati su questo terreno quale l'Estonia, ravvisa ostacoli quasi insormontabili nel riconoscimento del voto a distanza, per non dire del rischio di schiacciare la visione del mandato parlamentare sul solo diritto di voto in Assemblea.
  Ritiene invece che un appiglio sistematico per la soluzione della questione – anche eventualmente in via interpretativa del DPCM specificativo delle norme del decreto-legge n. 6 del 2020 – possa rinvenirsi nell'articolo 48-bis del Regolamento della Camera: questa norma infatti – analogamente al parallelo comma 2 dell'articolo 1 del Regolamento del Senato – nel configurare la partecipazione ai lavori parlamentari come un dovere dei deputati, costituisce, a suo avviso, quella circostanza di adempimento del dovere in forza della quale il deputato, ove non ostino condizioni sanitarie personali, potrebbe ritenersi legittimamente autorizzato a raggiungere la sede della Camera.

  Vanessa CATTOI tiene ad evidenziare che, alla luce dell'evoluzione dello scenario, i casi in questione di deputati impediti a partecipare ai lavori parlamentari potrebbero nelle prossime ore essere molteplici: da qui l'opportunità che il Presidente si adoperi per la soluzione di questa tematica, alla luce proprio di quest'approfondimento oggi svolto dalla Giunta.

  Roberto FICO, Presidente, rammenta come nella parte finale della propria comunicazione un apposito passaggio fosse proprio dedicato ad ogni altra eventuale ipotesi con più casi di impedimento di deputati, per la quale ha indicato la necessità di una riflessione approfondita che, stanti le implicazioni istituzionali e costituzionali del tutto inedite, non potrebbe che coinvolgere anche altri organi costituzionali, a partire dal Senato. Ribadisce come si tratti infatti di problematiche che richiedono un'adeguata ponderazione sotto il profilo costituzionale, oltre che legislativo e regolamentare, che la Giunta per il Regolamento ha ritenuto di avviare, ferme restando le competenze degli altri organi parlamentari coinvolti. Ciò ribadito, tiene a precisare che il dibattito in Giunta può offrire – come ha effettivamente offerto – utili spunti per la soluzione della questione che non può essere disposta unilateralmente dagli organi della Camera, ma deve vedere necessariamente il coinvolgimento degli altri organi costituzionali interessati.

  Dopo che Rosa Maria DI GIORGI ha chiesto un chiarimento al Presidente in ordine al ruolo della Giunta e all'eventuale riconoscimento dell'Ufficio di Presidenza di più specifiche competenze sulla questione in esame, Roberto FICO, Presidente, conferma che la competenza dell'Ufficio di Presidenza riguarda, ai sensi dell'articolo 48-bis del Regolamento, la previsione di cause di giustificazione ai fini della ritenuta sulla diaria per assenze dai lavori parlamentari: l'approfondimento degli aspetti ordinamentali complessivi del tema qui discusso rientra invece certamente nelle competenze della Giunta, che non può tuttavia assumere decisioni risolutive al riguardo. Come, infatti, ha fatto presente nelle proprie comunicazioni, la via maestra per la soluzione della questione sarebbe stata quella legislativa, con la quale si sarebbe effettuato il bilanciamento tra i diversi valori costituzionali coinvolti nel caso di specie. Sarebbe invece tutta da verificare la praticabilità dell'interpretazione offerta dalla collega Macina, che configurerebbe il raggiungimento della sede parlamentare come adempimento di un dovere.

  Dopo che Roberto GIACHETTI, al riguardo, ha paventato il rischio di rimettere ad una soluzione meramente interpretativa la risposta al tema qui in esame, che esporrebbe, peraltro, almeno in astratto, il deputato ad un rischio sanzionatorio, Roberto FICO, Presidente, ribadisce di essere convinto che la via maestra sia quella di stabilire con una disposizione normativa espressa ed univoca la soluzione al tema oggetto dell'odierno dibattito, assicurando contemporaneamente la tutela del diritto alla salute e il pieno esercizio del mandato parlamentare.

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  Federico FORNARO conviene con la strada individuata nel corso del dibattito, fermo restando che a suo avviso, stante l'autonomia delle due Camere, ciascun ramo del Parlamento potrebbe autonomamente avviare un'iniziativa finalizzata al chiarimento del tema in discussione.

  Roberto FICO, Presidente, considera rilevante il raccordo con il Senato soprattutto nelle questioni di rango costituzionale che, anche solo in via di principio, possano comunque coinvolgere entrambi i rami del Parlamento. In conclusione, secondo quanto emerso dal dibattito in Giunta, procederà a verificare con gli organi costituzionali interessati ogni possibilità che la questione oggetto di trattazione odierna della Giunta, e relativa alla condizione del deputato impossibilitato a raggiungere la sede della Camera per effetto delle misure contenute nel decreto- legge n. 6 del 2020 e relativi provvedimenti di attuazione, possa trovare la soluzione più appropriata nelle sedi normative più idonee.
  Viene poi alla questione indicata al punto 3) dell'ordine del giorno della seduta odierna della Giunta e che sorge da alcuni ordini del giorno approvati durante la ultima discussione del bilancio interno riguardanti le deputate nel primo periodo della maternità, in particolare in quello dell'allattamento. Al riguardo ricorda che l'intervento della Giunta è stato previsto, negli ordini del giorno in questione, in via eventuale, sostanzialmente solo ove non risultino sufficienti le misure – richiamate anche nel parere della Giunta del 2011 – la cui adozione è affidata all'Ufficio di Presidenza e al Collegio dei Questori (quali l'estensione degli spazi destinati a queste finalità e l'introduzione di un regime specifico nell'ambito delle cause di giustificazione ai fini della ritenuta sulla diaria per le assenze nel caso delle deputate in maternità). Ricorda in proposito che, in attuazione del contenuto degli ordini del giorno, è stato allestito un nuovo spazio per l'allattamento in prossimità dell'Aula.
  L'eventuale coinvolgimento della Giunta per il Regolamento potrebbe riguardare o un'estensione del regime della missione, ovvero la questione del voto a distanza: ma, sotto quest'ultimo aspetto, valgono le medesime considerazioni già esposte con riferimento alla questione connessa all'emergenza COVID 19.
  I profili così riassunti potrebbero essere oggetto di approfondimento da parte della Giunta

  Federica DIENI rappresenta la situazione di difficoltà che si crea nelle Commissioni in relazione all'attuale disciplina delle sostituzioni, che non sono ammesse, in particolare, per la deputata che abbia partecipato ad una votazione nella seduta della propria Commissione e che poi sia dovuta allontanare nella medesima seduta – come le è successo personalmente di recente – per allattamento: ciò infatti determina, oltre ad una penalizzazione numerica del Gruppo di appartenenza, un effetto negativo anche sulla stessa composizione proporzionale della Commissione, per via di una disciplina che non tiene nel debito conto la specificità della situazione in questione.

  Roberto FICO, Presidente, reputa che la deputata Dieni possa svolgere un opportuno approfondimento istruttorio sul tema in discussione, per riferirne gli esiti in una prossima riunione della Giunta.

  La seduta termina alle 16.40.