CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 15 ottobre 2019
254.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza
COMUNICATO
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  Martedì 15 ottobre 2019. — Presidenza della vicepresidente Caterina BINI. — Intervengono, ai sensi dell'articolo 48 del Regolamento, il dottor Gianluca Guida, direttore dell'Istituto penale per minorenni di Nisida e don Gennaro Pagano, direttore della Fondazione centro educativo diocesano Regina pacis.

  La seduta comincia alle 12.10.

Sui lavori della Commissione.

  La PRESIDENTE avverte che della seduta odierna verrà redatto il resoconto sommario e che, ai sensi dell'articolo 33, comma 4, del Regolamento del Senato, è stata richiesta l'attivazione dell'impianto audiovisivo, con contestuale registrazione audio, e che la Presidenza del Senato ha fatto preventivamente conoscere il proprio assenso.
  I lavori della Commissione, che saranno oggetto di registrazione, potranno essere quindi seguiti – dall'esterno – sia sulla web TV Camera che su quella del Senato.
  Non essendovi osservazioni, tale forma di pubblicità è dunque adottata per il prosieguo dei lavori.

PROCEDURE INFORMATIVE

  Martedì 15 ottobre 2019.

Seguito dell'indagine conoscitiva sulle forme di violenza fra i minori e ai danni di bambini e adolescenti.
Audizione del Direttore dell'Istituto penale per minorenni di Nisida e del Direttore della Fondazione centro educativo diocesano Regina pacis.

  Prosegue la procedura informativa, sospesa nella seduta del 30 luglio.

  La PRESIDENTE ringrazia gli auditi per la disponibilità a partecipare ai lavori della Commissione e a fornire il loro autorevole contributo sulle questioni afferenti alla violenza tra i minori e ai danni di bambini e adolescenti, con particolare riguarda al problema delle cosiddette baby Pag. 138gang. Dà quindi la parola al Direttore dell'Istituto penale per minorenni di Nisida.

  Il dottor Gianluca GUIDA fa presente alla Commissione che gli oltre venti anni di attività come direttore dell'Istituto penale per minorenni di Nisida gli hanno consentito di entrare in contatto con un vero e proprio spaccato del mondo della criminalità minorile, campana soprattutto. Dopo aver fornito una rilettura della favola di cappuccetto rosso e aver sollecitato una riflessione sulle differenze fra la volpe del Piccolo principe e il lupo della favola, entrambi animali selvaggi, ma uno dei quali addomesticato, osserva come si debba nell'analizzare il problema della cosiddetta paranza dei bambini rifuggire da ogni lettura stereotipata del fenomeno. La paranza è sicuramente una forma di baby gang, ma con caratteristiche peculiari: essa infatti si connota per la presenza di una vera e propria cultura criminale e per la qualità dell'agito violento. La stessa logica che ispira l'agire di molti adolescenti e che li porta a perseguire i migliori risultati in ogni campo sembra ispirare anche molti degli adolescenti che vivono in questi contesti criminali. Il mancato raggiungimento di questo obiettivo di frustrazione è come per gli altri fonte di frustrazione. La differenza è che, in questi contesti, mancando modelli educativi e culturali, la reazione alla frustrazione si sostanzia in atteggiamenti di rabbia. Dalla rabbia il passaggio alla violenza è rapido.
  In questi giovani si rinviene una scarsa capacità di relazionarsi con la realtà, alla quale contribuisce anche la diffusione di modelli educativi veicolati dalla televisione, modelli che esaltano il bisogno di affermazione individuale e che però frustrano ogni forma di empatizzazione.
  Nei progetti di recupero minorile si punta molto, per le ragioni su esposte, nella rielaborazione dell'agito violento, al recupero di un rapporto di empatia con la vittima del reato. È necessario, a parere dell'audito, intervenire sulla ecologia delle relazioni promuovendo la diffusione di nuovi e sani modelli educativi.

  Interviene quindi don Gennaro PAGANO, il quale, dopo aver ringraziato la Commissione per l'opportunità di condividere alcune considerazioni sul fenomeno della violenza minorile, fa presente che da diversi anni dirige una Fondazione ecclesiale costituita dalla Diocesi di Pozzuoli e attiva nell'area flegrea del comune di Napoli e della Città metropolitana.
  Tale Fondazione gestisce tre centri diurni per minori a rischio, rispettivamente a Napoli (rione Traiano) Pozzuoli e Quarto, porta avanti dei percorsi di accompagnamento psicologico per minori disagiati e famiglie multiproblematiche, gestisce una Comunità alloggio per l'accoglienza dei ragazzi di area penale, Comunità che da tempo collabora con l'Istituto di Nisida.
  Precisa quindi di aver potuto osservare, nel seguire da un punto di vista psicologico alcuni giovani e adolescenti autori di reati violenti contro la persona all'interno e fuori l'Istituto di Nisida, alcune caratteristiche psicologiche ed esistenziali che gli hanno consentito, seppur attraverso un approccio idiografico, di sviluppare un'opinione personale e scientifica circa alcune delle possibili cause sottostanti il fenomeno delle baby gang e più in generale della violenza minorile. Una prima causa sembra dover essere rintracciata nella strutturazione del tempo. Ogni essere umano ha la necessità di strutturare il proprio tempo, di dargli una direzione, di occuparlo con attività, di gestirlo all'interno di un orizzonte di significato. In molti dei ragazzi autori di reati violenti si registra invece, approfondendo le loro storie, una quasi totale assenza di strutturazione del tempo. La non frequentazione della scuola, la mancanza dell'apporto di altre agenzie educative formali o informali, lo scarso controllo esercitato dalla famiglia – non di rado multiproblematica – rendono l'adolescente unico gestore del proprio tempo, privo pertanto di quel naturale contenimento temporale e di quell'indispensabile orientamento normativo derivante dal mondo adulto.
  Una seconda causa deve essere ravvisata nella difficoltà ambientale: questi giovani Pag. 139difficili sono spesso figli di famiglie difficili provenienti da zone difficili in cui lo Stato e la Società civile più in generale manifestano altrettanta difficoltà ad intervenire in modo efficace.
  Infine un'ultima causa alla base del fenomeno delle baby gang è rappresentata da una difficoltà nella gestione delle pulsioni. La deprivazione educativa vissuta da molti di questi ragazzi li rende assolutamente incompetenti nella funzione autoregolativa degli impulsi, esponendoli al rischio, soprattutto in situazioni gruppali, di cadere nei meccanismi di disimpegno morale, con conseguenti agiti violenti a carattere criminale.
  Alla luce di queste tre problematiche, che si aggiungono a tante altre variabili ambientali il profilo del giovane appartenente ad una baby gang o del minore autore del reato violento, non appare più come quello del criminale incallito o dell'adolescente oppositivo, o perlomeno non sempre coincide con esso. Non di rado ci si ritrova dinanzi a ragazzi timidi, sovente educati seppur non colti, persone delle quali, in una situazione normale, qualsiasi altro minore si fiderebbe.
  Secondo l'audito occorre chiedersi quale sia il ruolo dell'educazione e delle pratiche di comunità che risentono sovente di due miti sociali i quali investono, a livello più o meno consapevole, sia gli operatori del settore sia l'opinione pubblica. Entrambi riguardano il ruolo dell'educazione e potrebbero essere sintetizzati nella diatriba scuola vs esercito: per alcuni la delinquenza si può affrontare e annientare quasi esclusivamente attraverso un dispiegamento imponente di forze dell'ordine e militari; secondo altri invece la risposta adeguata alla criminalità e alla devianza giovanile deve porsi in un'ottica preventiva a partire dal mondo della scuola e delle agenzie educative più in generale.
  Una seria politica di contrasto del fenomeno malavitoso, in ambito educativo, non può fare a meno di modelli e metodi e di costanza e perseveranza: elementi attualmente non adeguatamente garantiti dalle politiche sociali del territorio. La divulgazione mediatica di qualche iniziativa e l'attenzione dell'opinione pubblica che ne scaturisce, tuttavia, non bastano a garantire la funzionalità e l'utilità delle iniziative educative e delle politiche sociali. Conclude sottolineando come prevenire il fenomeno della violenza minorile, arginare l'instaurarsi di nuove baby gang, recuperare coloro che ne hanno fatto parte siano un lavoro non solo possibile ma anche doveroso che richiede tuttavia il desiderio di superare i particolarismi del proprio ambito professionale

  La PRESIDENTE dichiara aperto il dibattito.

  La senatrice Paola BINETTI (FI-BP), dopo aver svolto alcune considerazioni sul fenomeno della cosiddetta paranza dei bambini, si sofferma sulla questione delle politiche sociali e sulla scarsità di risorse e la mancanza di una trattazione sistematica che le connotano. Chiede quindi agli auditi di fornire indicazioni più precise sugli interventi da adottare per garantire il recupero di questi minori ma soprattutto per impedire l'ingresso di questi in un circuito criminoso.

  L'onorevole SIANI (PD), riprendendo la metafora utilizzata dal dottor Guida, dichiara di condividere il giudizio assolutorio «del lupo» espresso dal direttore dell'Istituto di Nisida, in quanto le istituzioni negli anni hanno fatto ben poco per «addomesticarlo», ovvero per prevenire questo disagio che è alla base della condotta criminosa. Nella propria esperienza di pediatra fa presente di aver avuto modo di confrontarsi con varie realtà familiari e sociali: l'analisi del contesto ambientale nel quale vive il minore consente di prevederne anche il possibile futuro. Ritiene che se si vuole effettivamente perseguire l'obiettivo del recupero di questi ragazzi sia necessario portare avanti progetti di lungo periodo e sottoponibili a valutazioni periodiche. Chiede agli auditi poi un loro giudizio sulla opportunità di introdurre la figura socio educativa del Tutor, chiamato a prendere in carico le famiglie difficili.

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  Il dottor GUIDA svolge alcune considerazioni sulla giustizia minorile osservando come a fronte di un grave allarme sociale i dati statistici mostrino di fatto una incidenza limitata del fenomeno. È necessario a suo parere interpretare il mero dato numerico, in quanto dietro la devianza minorile si cela un fallimento della intera società. Si sofferma poi sulla situazione familiare di molti dei ragazzi ristretti a Nisida, i quali sono giovani genitori, figli e nipoti a loro volta di giovani genitori e nonni. L'assenza di un ruolo genitoriale e l'incapacità di trasmettere modelli educativi innescano un circuito vizioso dal quale è difficile uscire. Rispondendo alla senatrice Binetti, precisa che è necessario che le politiche sociali si facciano quanto meno carico dei più piccoli, impedendo che essi entrino nella realtà criminale. Replicando all'onorevole Siani sottolinea come la narrazione della favola di cappuccetto rosso non fosse affatto volta ad assolvere «il lupo» cattivo. Questi ha le sue colpe da scontare. Il punto è piuttosto riflettere sulle ragioni per le quali, a differenza della volpe del Piccolo principe, la società non si sia impegnata nel suo addomesticamento. La società odierna, evidenzia l'audito, non investe sulle relazioni, mancano soprattutto tra i giovani sentimenti di socialità e solidarietà.

  Don Gennaro PAGANO osserva come il fenomeno della paranza non sia facilmente separabile dagli altri fenomeni delinquenziali minorili. Esprime quindi piena condivisione sulla necessità di portare avanti progetti di politiche educative di lungo respiro. Altrettanto condivisibile è la proposta di istituire e promuovere la figura del tutor familiare.

  La PRESIDENTE dopo aver preso atto che non vi sono ulteriori richieste di intervento, ringrazia gli auditi e dichiara chiusa l'audizione.

  Il seguito dell'indagine conoscitiva è quindi rinviato.

Sui lavori della Commissione.

  La PRESIDENTE comunica che gli Uffici hanno preso contatti con i rappresentanti delle Comunità ebraiche ed islamiche, con riguardo all'affare assegnato n. 216 sulla circoncisione rituale minorile, e che questi hanno dato la loro disponibilità ad intervenire in Commissione mercoledì 23 ottobre, alle ore 8.30.
  Ricorda che nell'ultima riunione dell'Ufficio di Presidenza si è concordato di svolgere la missione a Londra dal 17 al 19 novembre. Invita i componenti della Commissione a far pervenire quanto prima agli Uffici di segreteria i nominativi di coloro che intendono partecipare alla suddetta missione.
  Dopo aver avvertito che entro la fine della settimana sarà fatta circolare una prima bozza del documento conclusivo della indagine conoscitiva sul bullismo e cyberbullismo, informa che sono stati presi contatti con il Ministro per le pari opportunità e la famiglia e che si è in attesa di avere una indicazione su una possibile data per la sua audizione.
  Infine chiede ai componenti dell'Ufficio di Presidenza allargato ai rappresentanti dei Gruppi di far conoscere quanto prima la propria posizione in ordine alla possibile audizione del gruppo di esperti, autori del sito web «CRS: Conosci, Riconosci e Segnala» sul tema della violenza sui minori.

  La seduta termina alle 13.15.

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