CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 23 luglio 2019
226.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Politiche dell'Unione europea (XIV)
COMUNICATO
Pag. 153

SEDE CONSULTIVA

  Martedì 23 luglio 2019. — Presidenza del presidente Sergio BATTELLI.

  La seduta comincia alle 14.30.

DL 61/2019: Misure urgenti in materia di miglioramento dei saldi di finanza pubblica.
C. 2000 Governo, approvato dal Senato.

(Parere alla V Commissione).
(Esame e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento in oggetto.

  Francesco BERTI (M5S), relatore, riferendo sul disegno di legge di conversione del decreto-legge 2 luglio 2019, n. 61, recante misure urgenti in materia di miglioramento dei saldi di finanza pubblica, già approvato dal Senato senza modifiche rispetto al testo presentato dal Governo, ai fini del parere da rendere alla V Commissione, ricorda che il decreto-legge si compone di 2 articoli.
  Illustrando il contenuto dell'articolo 1, rappresenta che il comma 1 dispone che i risparmi di spesa e le maggiori entrate risultanti dal minor utilizzo delle risorse finanziarie destinate all'attuazione del decreto-legge 28 gennaio 2019, n. 4, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 marzo 2019, n. 26, che ha introdotto il reddito di cittadinanza e le misure pensionistiche cosiddette «quota 100», siano destinati al miglioramento dei saldi di finanza pubblica. In particolare, evidenzia che il predetto comma 1 dispone che per l'anno 2019, i risparmi di spesa e le maggiori entrate conseguenti al minor utilizzo delle risorse finanziarie iscritte in bilancio per l'attuazione delle disposizioni di cui al Capo I e agli articoli 14 e 15, del decreto-legge 28 gennaio 2019, n. 4, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 marzo 2019, n. 26, recante disposizioni urgenti in materia di reddito di cittadinanza e di pensioni, costituiscano economie di bilancio o siano versati all'entrata del bilancio dello Stato al fine di essere destinati al miglioramento dei saldi di finanza pubblica. Sottolinea che, al fine di salvaguardare l'obiettivo, perseguito dal Pag. 154comma 1, di miglioramento dei saldi di finanza pubblica rispetto alle previsioni tendenziali di finanza pubblica almeno nella misura di 1.500 milioni di euro, il comma 2 dispone l'accantonamento di un corrispondente importo delle dotazioni di bilancio, in termini di competenza e cassa, indicate nell'Allegato 1 al provvedimento. In tal senso, segnala che le dotazioni sono rese indisponibili per la gestione e che la quasi totalità dei citati accantonamenti sono disposti a carico della missione «Fondi da ripartire», pari a circa 1.380 milioni di euro, pari al 92 per cento del totale, e in particolare dei fondi di riserva e speciali. Rileva, inoltre, che gli accantonamenti interessano le missioni «Servizi istituzionali e generali delle amministrazioni pubbliche», per circa 110 milioni, pari al 7,3 per cento del totale, «Relazioni finanziarie con le autonomie territoriali», per 10 milioni, pari allo 0,67 per cento e «L'Italia in Europa e nel mondo» per 0,44 milioni, pari allo 0,03 per cento.
  Evidenzia che per consentire la necessaria flessibilità gestionale, il medesimo comma 2 consente di rimodulare gli accantonamenti di spesa nell'ambito degli stati di previsione, ferma restando la neutralità degli effetti sui saldi di finanza pubblica e che le rimodulazioni dovranno essere disposte, su richiesta dei Ministri interessati, con decreti del Ministro dell'economia e delle finanze, da comunicare alle Camere.
  Segnala che il medesimo articolo 1, al comma 3 subordina la conferma o meno degli accantonamenti disposti dal comma 2 alla effettiva realizzazione dei risparmi di spesa di cui al comma 1. In particolare, sottolinea che gli accantonamenti di cui al comma 2 sono confermati, in tutto o in parte, per l'esercizio in corso o sono resi disponibili con delibera del Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dell'economia e delle finanze. Rileva che la conferma o meno degli accantonamenti è disposta sulla base della rendicontazione degli oneri sostenuti per le misure di cui al Capo I e agli articoli 14 e 15 del citato decreto-legge n. 4 del 2019, comunicata entro il 15 settembre 2019, risultante dai monitoraggi di cui agli articoli 12, comma 10, e 28, comma 3, del medesimo decreto-legge n. 4 del 2019 e tenuto conto della valutazione degli oneri ancora da sostenere entro la fine del corrente anno.
  Ricorda che l'articolo 1, comma 4, dispone l'abrogazione di alcune norme che consentivano – sia per il 2019 sia a regime – il riutilizzo delle eventuali economie di spesa verificatesi in sede di attuazione delle norme relative al reddito di cittadinanza e di quelle in materia pensionistica, definite a valere sul «Fondo per la revisione del sistema pensionistico attraverso l'introduzione di ulteriori forme di pensionamento anticipato e misure per incentivare l'assunzione di lavoratori giovani».
  Rammenta che un'ulteriore norma ora abrogata, di cui al quarto periodo del citato articolo 1, comma 257, della legge 30 dicembre 2018, n. 145 (legge di bilancio per il 2019) prevedeva, come disposizione di chiusura, la destinazione al fondo interessato delle economie non impiegate per le summenzionate variazioni compensative, fermo restando, per ciascun anno, il rispetto del limite di spesa complessivo derivante, per il medesimo anno, dalla somma delle dotazioni dei due fondi.
  Ricorda, inoltre, che il comma 5 dell'articolo 1 reca l'autorizzazione al Ministro dell'economia e delle finanze ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.
  Segnala, infine, che l'articolo 2 dispone l'entrata in vigore del decreto-legge, fissandola al giorno stesso della sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.
  Evidenzia che, come ha precisato il Ministro dell'economia e delle finanze, Giovanni Tria, nel corso della sua audizione del 16 luglio 2019, davanti alle Commissioni bilancio congiunte di Camera e Senato, le misure adottate con il disegno di legge di assestamento di bilancio 2019 e con il decreto-legge in esame hanno consentito di rafforzare la credibilità nazionale e la fiducia nel Paese senza operare riduzioni alla spesa programmata. Osserva che tali misure, come ricordato dallo stesso Ministro, hanno evitato al nostro Paese una procedura per deficit Pag. 155eccessivo e, con essa, la richiesta di misure restrittive di politica di bilancio che sarebbero state controproducenti per l'economia.
  Ricorda in proposito, che il 5 giugno 2019 la Commissione europea aveva pubblicato una relazione, predisposta ai sensi dell'articolo 126, paragrafo 3, del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, nella quale concludeva che, sulla base dei risultati di consuntivo per il 2018, fosse giustificato l'avvio di una procedura per disavanzi eccessivi per la violazione della regola del debito, contestando in particolare l'incremento del debito pubblico, che dal 131,4 per cento nel 2017 era passato al 132,2 per cento nel 2018, nonché un deterioramento del saldo strutturale dello 0,1 per cento del PIL nel 2018 e una previsione di ulteriore peggioramento dello 0,2 per cento del PIL nel 2019. Inoltre, ricorda che la Commissione europea aveva formulato una previsione di disavanzo nominale superiore al 3 per cento del PIL nel 2020, che non teneva conto dell'aumento delle aliquote dell'IVA ridotta e ordinaria previsto a legislazione vigente. Rammenta che questa conclusione è stata successivamente sostenuta dal Comitato economico e finanziario del Consiglio dell'Unione europea nel parere adottato l'11 giugno 2019 e che, a seguito di queste valutazioni, il Governo ha intrapreso un dialogo con le istituzioni europee finalizzato a dissipare i dubbi sollevati circa l'affidabilità delle previsioni formulate nei documenti di programmazione. Sottolinea che, come precisato dal Ministro dell'economia e delle finanze nella citata audizione, la prudenza che ha contraddistinto la gestione della finanza pubblica del Governo è testimoniata dalle determinazioni assunte con il disegno di legge di assestamento di bilancio e il decreto-legge in esame, che hanno complessivamente determinato una revisione al ribasso della stima di indebitamento netto per l'anno in corso pari a 7,6 miliardi, pari allo 0,42 per cento del prodotto interno lordo. Osserva che tali misure hanno assicurato la conformità del quadro nazionale di finanza pubblica con il braccio preventivo del Patto di stabilità e crescita. Evidenzia, pertanto, che tenuto conto degli elementi rappresentati con la lettera e gli allegati inviati dal Governo alle istituzioni europee il 2 luglio 2019, il collegio dei Commissari ha deciso che l'avvio di una procedura nei confronti dell'Italia per la violazione della regola del debito non fosse più giustificato.
  Conclude riservandosi di formulare una proposta di parere all'esito del dibattito.

  Piero DE LUCA (PD) osserva che lo sforzo di evitare una procedura di infrazione da parte dell'Unione europea a carico dell'Italia è condivisibile, ma sottolinea che il fatto stesso che sia stato necessario adottare il provvedimento in esame per raggiungere tale risultato è la prova che la manovra era inevitabile già nel momento stesso in cui il Governo ha, dapprima, approvato la legge di bilancio per il 2019 e poi adottato altri provvedimenti in materia economica la scorsa primavera, come, ricorda, era stato avvertito da parte del Partito Democratico. Rammenta infatti che le forze di maggioranza negavano tale evidenza accusando, anzi, il Partito Democratico di essere catastrofista mentre ora, sottolinea, il Governo ritiene necessaria una manovra di assestamento di 7,6 miliardi di euro oltre ai 2 miliardi di tagli già previsti a legislazione vigente. Ritiene che sia opportuno evidenziare, politicamente, il fatto che l'Esecutivo è dovuto tornare sui suoi passi al fine di rispettare le norme europee in materia di bilancio, peraltro anche con misure di carattere eccezionale, come ad esempio le previste entrate relative a maggiori dividendi dalla Banca d'Italia e dalla Cassa depositi e prestiti per 2,7 miliardi di euro. Si chiede peraltro che fine abbiano fatto le entrate connesse alle previste privatizzazioni di beni pubblici che avrebbero dovuto consentire maggiori entrate per circa 18 miliardi di euro, sottolineando infatti che la mancata attuazione di tale piano possa essere considerata come una delle concause che hanno portato all'adozione delle misure di correzione in esame.
  Osserva come il rispetto della disciplina di bilancio e la necessità di tenere in Pag. 156ordine i conti non deriva dall'esigenza di rispettare previsioni europee, ma dalla necessità di garantire la sostenibilità della nostra finanza pubblica, con ripercussioni sui tassi di interesse sul nostro debito pubblico e sui mutui degli italiani, nonché di assicurare un ambiente economico favorevole per le imprese. Sul punto rileva, peraltro, che l'insistenza del Governo a non voler adottare gli opportuni provvedimenti già dalla scorsa primavera, senza quindi attendere la relazione del 5 giugno 2019 della Commissione europea nella quale concludeva che fosse giustificato l'avvio di una procedura per disavanzi eccessivi per la violazione della regola del debito, ha di fatto provocato una maggiore e inutile spesa in termini di interessi sul debito pubblico dovuti all'impennarsi dello spread.
  Osserva che la manovra all'esame certifica il fallimento, in concreto, delle due misure più importanti per la maggioranza e cioè il reddito di cittadinanza e la cosiddetta «quota 100», richieste da un numero molto inferiore di cittadini rispetto a quello previsto dal Governo, sottolineando come tuttavia l'applicazione della cosiddetta «quota 100» abbia comunque comportato gravi disagi nel settore della scuola e della sanità. Conclude rimarcando che l'aggiustamento dei conti recato dal provvedimento all'esame costerà, in definitiva, assai caro alle famiglie e alle imprese.

  Guido Germano PETTARIN (FI) nel sottolineare come il suo gruppo ritenga condivisibile l'esigenza di evitare la procedura di infrazione a carico dell'Italia, rileva come sia del tutto evidente che la manovra si sarebbe potuta evitare se il Governo avesse avuto un atteggiamento diverso nei mesi precedenti. Rileva, peraltro, che l'Osservatorio sui conti pubblici italiani di Carlo Cottarelli indica che i risparmi sulle spese preventivate dal Governo per il reddito di cittadinanza e la cosiddetta «quota 100» sarebbero ben superiori a quanto riportato nel provvedimento in titolo. Chiede quindi al relatore se non ritiene opportuno approfondire la problematica relativa a tali possibili maggiori risparmi e suggerisce che tali risorse aggiuntive siano destinate a misure di sostegno alla genitorialità, alla famiglia e in favore delle aree terremotate.

  Giuseppina OCCHIONERO (LeU) si associa alle considerazioni del deputato De Luca, sottolineando peraltro che le misure sostenute dalla maggioranza in materia di reddito di cittadinanza e cosiddetta «quota 100» rappresentino una deriva demagogica. Stigmatizza quindi che le risorse risparmiate non vengano destinate alla crescita, all'occupazione – soprattutto dei giovani – e alla giustizia. Conclude preannunciando un voto di astensione.

  Francesco BERTI (M5S), relatore, replicando agli interventi che lo hanno preceduto osserva che con il provvedimento all'esame il Governo non fa nessun passo indietro rispetto alla sua linea politica, giacché al contrario conferma il proprio impegno, pur nel quadro di un atteggiamento prudente, per una politica economica di carattere espansivo, senza ricercare lo scontro con l'Unione europea. Per quanto riguarda le assunzioni nel settore pubblico ricorda che il provvedimento in titolo non è la sede deputata ad occuparsene, e sottolinea che sull'occupazione il Governo è intervenuto con strumenti normativi specifici, come il cosiddetto «decreto dignità». Conclude rammentando che i temuti disastri relativi ad una presunta esplosione dello spread non si sono verificati, a conferma, a suo avviso, della buona azione dell'Esecutivo.

  Piero DE LUCA (PD) prende atto del cambio di passo che, attraverso le parole del relatore, fa registrare il MoVimento 5 Stelle, che non ricerca più lo scontro con le istituzioni dell'Unione europea, che comportare un cambiamento di indirizzo politico da parte del Governo, o almeno di una parte di esso, che pare ora preferire una politica dialogante nei confronti della Commissione europea. Ritiene che ciò rappresenti un cambiamento di non poco momento su cui poter effettuare serene Pag. 157valutazioni politiche. Tuttavia si chiede se l'altra parte del Governo, quella rappresentata dalla Lega, sia d'accordo con questa nuovo atteggiamento politico e condivida la necessità di evitare uno scontro con le istituzioni europee.
  Osserva, inoltre, che recentemente, in occasione della votazione per la nomina della nuova Presidente della Commissione europea al Parlamento europeo, le due forze di Governo italiane hanno proceduto separatamente, marcando quindi una separazione su un aspetto così importante nella vita dell'Unione europea. Sottolinea quindi tale frattura politica all'interno delle forze di maggioranza che rappresenta, a suo avviso, un momento politico rilevante.

  Guido Germano PETTARIN (FI) considerando piuttosto definita la situazione connessa al provvedimento in esame chiede se il relatore sia già nelle condizioni per esporre una sua proposta di parere sul testo all'esame per sottoporla, eventualmente, al voto già nella seduta odierna.

  Sergio BATTELLI, presidente, rileva che qualora la Commissione lo consenta, e il relatore ritenesse maturi i tempi per la formulazione del suo parere, la Commissione stessa potrebbe concludere l'esame del provvedimento già nell'odierna seduta.

  Piero DE LUCA (PD) invitando a non interrompere in modo brusco il dibattito, ritiene necessario ulteriori approfondimenti e chiede quindi di rinviare alla seduta già prevista per domani.

  Giuseppina OCCHIONERO (LeU) fa presente di non avere obiezioni a concludere l'esame del provvedimento nella giornata odierna.

  Alessandro GIGLIO VIGNA (Lega) osserva che qualora la maggior parte dei gruppi di opposizione esprimesse la volontà di concludere l'esame già nella seduta odierna, come rappresentante di un gruppo di maggioranza sarebbe favorevole a rispettarne le intenzioni.

  Emanuela ROSSINI (Misto-Min.Ling.) ritiene che non vi opportuna la conclusione dell'esame del provvedimento nella giornata odierna e ricorda che sul medesimo tema è già convocata una seduta per la giornata di domani, ciò che consentirebbe, peraltro, di affrontare la questione con un maggior grado di preparazione anche considerando il sovrapporsi di diverse attività presso differenti organi parlamentari. Per tale motivo, in assenza di una vera necessità, preferirebbe concludere l'esame del decreto-legge in altra seduta.

  Alessandro GIGLIO VIGNA (Lega) in considerazione di quanto espresso da esponenti di taluni gruppi di minoranza, anche a nome del collega Scerra, ritiene quindi preferibile rinviare il seguito dell'esame del provvedimento alla seduta di domani.

  Sergio BATTELLI, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 15.

COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE

  Martedì 23 luglio 2019. — Presidenza del presidente Sergio BATTELLI.

  La seduta comincia alle 15.

Sulla riunione della LXI COSAC, svoltasi a Bucarest dal 23 al 25 giugno 2019.

  Sergio BATTELLI, presidente, svolge brevi considerazioni sulla riunione in titolo, nei termini di cui in allegato (vedi allegato 1). Ricorda che in rappresentanza della Commissione ha partecipato ai lavori della LXI Assemblea plenaria della COSAC, svoltasi a Bucarest dal 24 al 25 Pag. 158giugno 2019, accompagnato dalla vice presidente, Marina Berlinghieri e dal deputato Alessandro Giglio Vigna, capogruppo della Lega. Segnala che l'omologa Commissione del Senato è stata rappresentata dal presidente, senatore Ettore Antonio Licheri e dalla senatrice Elena Testor, rappresentante del gruppo di Forza Italia.
  Nel rinviare alla relazione scritta pubblicata in allegato al resoconto della seduta odierna (vedi allegato), ricorda che l'Assemblea è stata articolata in quattro sessioni di lavoro. In particolare, la prima sessione è stata dedicata ai risultati della presidenza romena del Consiglio dell'Unione europea, la seconda sessione ha avuto ad oggetto le prospettive per il commercio, per le relazioni commerciali internazionali dell'Unione europea e il futuro delle relazioni tra l'Unione europea e Regno Unito nel contesto della Brexit. Nel corso della terza sessione, è stato approfondito il tema della costruzione di un'area europea per l'istruzione come fattore trainante per riformare e rafforzare il mercato unico. Rammenta, infine, che la quarta sessione è stata dedicata ad un dibattito relativo allo sviluppo di un'economia basata sull'innovazione e sul pregresso tecnologico, all'impatto sociale dell'Unione europea, nonché al ruolo dei Parlamenti i nazionali nel sostenere la nuova economia dell'Unione europea.
  Informa che all'esito dell'Assemblea, è stato approvato un contributo e delle conclusioni, anche con l'apporto della delegazione parlamentare italiana, che ha chiesto di sottolineare come proficue future relazioni privilegiate con il Regno Unito saranno possibili solo nel quadro di un recesso ordinato dall'Unione europea nel quadro dell'Accordo negoziato con la Commissione europea.
  Conclude ringraziando i deputati Berlinghieri e Giglio Vigna che hanno fatto parte della delegazione e che con i loro interventi hanno contribuito ad arricchire il dibattito.

  La Commissione prende atto.

  Sergio BATTELLI, presidente, nessun chiedendo di intervenire dichiara concluse le comunicazioni in titolo.

  La seduta termine alle 15.05.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

  L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 15.05 alle 15.20.

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