CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 11 giugno 2019
202.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Ambiente, territorio e lavori pubblici (VIII)
COMUNICATO
Pag. 169

SEDE REFERENTE

  Martedì 11 giugno 2019. — Presidenza della vicepresidente Patrizia TERZONI. — Interviene il Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali, Gianluca Vacca.

  La seduta comincia alle 10.

Decreto-legge n. 32/2019: Disposizioni urgenti per il rilancio del settore dei contratti pubblici, per l'accelerazione degli interventi infrastrutturali, di rigenerazione urbana e di ricostruzione a seguito di eventi sismici.
C. 1898 Governo, approvato dal Senato.

(Seguito esame e rinvio).

  La Commissione prosegue l'esame del provvedimento in titolo rinviato nella seduta del 10 giugno scorso.

  Patrizia TERZONI, presidente, ricorda che nella seduta di ieri sono stati esaminati tutti gli emendamenti presentati, ad esclusione di quelli riferiti all'articolo 1. Avverte che la Commissione concluderà i propri lavori entro la seduta antimeridiana, previa acquisizione dei pareri delle Commissioni competenti in sede consultiva. Nel corso della seduta antimeridiana avrà luogo l'audizione del Presidente Cantone, impossibilitato a partecipare ai lavori della Commissione all'ora prefissata, cui farà seguito la ripresa della seduta per la trattazione dei restanti emendamenti.

  Elena LUCCHINI (Lega), relatrice, anche a nome del collega Traversi, esprime parere contrario su tutte le proposte emendative riferite all'articolo 1 (vedi fascicolo allegato al Bollettino delle Giunte e Pag. 170delle Commissioni parlamentari del 10 giugno 2019).

  Il sottosegretario Gianluca VACCA esprime parere conforme ai relatori.

  Chiara BRAGA (PD), intervenendo sul complesso degli emendamenti riferiti all'articolo 1, osserva che, ancora una volta, la discussione delle disposizioni che recano modifiche al codice degli appalti avvengono in assenza di un confronto serio della Commissione con un rappresentante del Ministero competente, cosa a sua memoria mai avvenuta, soprattutto per provvedimenti che, come quello in esame, presentano così forti criticità, evidenziate da ultimo nella giornata di ieri nel corso delle numerose audizioni svoltesi.
  Ritiene questa in primo luogo una mancanza di rispetto nei confronti del Parlamento, ma anche e soprattutto una mancanza di consapevolezza rispetto alla portata della riforma del codice.
  Ricorda brevemente l’iter che ha portato all'approvazione del testo oggi all'esame della Commissione. Il testo originario del decreto-legge, all'articolo 1, prevedeva modifiche consistente al codice degli appalti che, nel corso dell'esame referente al Senato, sono state fortemente rivisitate, licenziando per l'Aula del Senato un testo completamente diverso. In quella fase, a seguito di un emendamento presentato da una senatrice del gruppo della Lega, è stato riscritto in modo sostanziale l'articolo 1, prevedendo una generica sospensione per due anni di numerose disposizioni del codice degli appalti. Su questo emendamento si è interrotta la discussione al Senato, che ha visto esplicitarsi divisioni interne alla maggioranza, e il punto di caduta è rappresentato da un testo che contiene una disciplina disorganica e confusa nella materia.
  Pur consapevole che la disciplina del settore delle costruzioni è passibile di miglioramenti, ritiene che questi non possano essere conseguiti aggiungendo instabilità e incertezza al quadro normativo. Richiama, in particolare, il comma 1, che prevede la sospensione, fino al 31 dicembre 2020, di disposizioni assai rilevanti, quali l'obbligo di aggregazione delle stazioni appaltanti, il divieto di ricorso all'appalto integrato e l'obbligo di scegliere i commissari di gara nell'ambito dell'albo tenuto dall'ANAC. Le numerose sospensioni che si rinvengono nei successivi commi del provvedimento, relative ad altre disposizioni di grande rilievo quali, ad esempio, i subappalti o le soglie per l'affidamento dei lavori pubblici, tradiscono la grande confusione del Governo e della maggioranza, che non sono stati in grado di intervenire in modo strutturale e che hanno messo in campo una soluzione provvisoria le cui conseguenze si potranno verificare nel prossimo futuro.
  Sempre in un quadro di grande confusione, mentre è prevista una relazione alle Camere sugli effetti delle sospensioni previste dal comma 1, nulla è previsto in ordine alla verifica degli effetti delle altre sospensioni.
  Riguardo alla disciplina del subappalto, le motivazioni apportate dal Governo per l'intervento normativo recato dal testo originario del decreto-legge facevano riferimento all'esigenza di rispondere ad un rilievo mosso dalle autorità europee. Ricorda che, nella scorsa legislatura, con il supporto dei colleghi del Movimento 5 Stelle, che anzi incitavano a mettere in campo misure più incisive, essendo il subappalto riconosciuto come uno dei settori a maggior rischio di infiltrazione criminale, era stato fissato il limite del 30 per cento per l'affidamento in subappalto delle opere. Tale limite, che il testo originario del decreto-legge aveva innalzato al 50 per cento, viene oggi stabilito al 40 per cento, a seguito di una mediazione tra le due forze di maggioranza nel corso dell'esame al Senato, e peraltro con una validità transitoria, fino al 31 dicembre del 2020. A tale riguardo, richiama le preoccupazioni manifestate ieri dai rappresentanti dei lavoratori e da numerosi altri soggetti nel corso delle audizioni riguardo all'ampliamento degli spazi del subappalto e all'eliminazione della disposizione che prevede un obbligo di verifica dei requisiti dei subappaltatori. Manifesta una forte preoccupazione Pag. 171perché il Governo non ha ritenuto di fissare un limite inferiore per il subappalto neanche per quei settori notoriamente a maggior rischio di infiltrazione mafiosa. Richiama al riguardo gli interventi già svolti da esponenti del proprio gruppo nel corso della discussione generale del provvedimento e ricorda le numerose indagini svolte in tutto il territorio nazionale e, di recente, soprattutto nel Centro-Nord, dal procuratore generale antimafia al riguardo. Di fronte a una situazione di forte allarme prende atto che la scelta del Governo è quella di ridurre i livelli di tutela.
  Manca una visione strategica ed organica anche rispetto alla modifica delle soglie per gli affidamenti, rispetto alla quale si sarebbe aspettata un intervento strutturale. Manifesta preoccupazioni riguardo alla riduzione della concorrenza e all'aumento di criticità e opacità nell'affidamento dei lavori pubblici conseguente all'innalzamento delle soglie entro le quali i lavori possono essere affidati con trattativa privata.
  Rileva la criticità della regola del massimo ribasso, reintrodotta dal Governo per ogni opera fino alla soglia comunitaria. A suo giudizio l'aumento delle soglie per il subappalto e la reintroduzione della regola del massimo ribasso costituiscono i punti di maggiore criticità della nuova disciplina degli appalti pubblici, dovendo le imprese concorrere solo sull'elemento del prezzo, che si costruirà esclusivamente riducendo la qualità e la tutela del lavoro, come evidenziato anche dai sindacati nel corso della audizione svoltasi ieri.
  Giudica un grave passo indietro anche la reintroduzione dell'appalto integrato per opere fino a 5 milioni di euro, ossia alla soglia comunitaria. Viene così cancellata la scommessa che il previgente codice degli appalti intendeva fare, ossia mettere al centro la qualità del progetto. Il divieto del ricorso all'appalto integrato derivava, più che da una decisione ideologica, dalla stortura con cui questo strumento era stato utilizzato in passato. Il crollo di ponti e viadotti in Sicilia aveva messo in evidenza i limiti forti di questo strumento, che oggi il Governo e la maggioranza reintroducono, affidando alle imprese anche la progettazione e deresponsabilizzando le pubbliche amministrazioni, che si dovrebbero invece rinforzare, dotandole di professionalità e competenza. Come evidenziato dal presidente Cantone nel corso dell'illustrazione della relazione annuale al Parlamento, il numero di affidamenti è cresciuto nell'ultimo anno, anche grazie al divieto di ricorso all'appalto integrato, la cui reintroduzione porterà a gravi conseguenze da questo punto di vista.
  Giudica assai gravi anche le modifiche apportate alla disciplina del general contractor. Anche a tale riguardo ricorda le battaglie sostenute nella scorsa legislatura dai rappresentanti del Movimento 5 Stelle, che, diversamente dai colleghi della Lega, da sempre complici della gestione delle opere attraverso lo strumento commissariale, si sono sempre detti contrari a questo istituto. Ricorda che nel 2016 l'istituto del general contractor, pur previsto dalle direttive comunitarie, era stato regolamentato in modo serio e puntuale, per colmare alcune lacune tipiche del sistema italiano, attraverso l'obbligo di qualificazione dei soggetti attuatori. A tal fine era stata prevista l'istituzione di un albo per i direttori dei lavori e i collaudatori, cui potevano iscriversi soggetti in possesso di requisiti personali e professionali, ed erano state stabilite anche regole precise volte ad una riduzione dei loro compensi.
  L'articolo 1 interviene anche sul tema delle opere pubbliche oggetto di parere da parte di soggetti terzi. Al riguardo ritiene condivisibile la disposizione che riduce da 90 a 45 giorni il termine per il parere da parte del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici. Pur andando nella direzione auspicata di riduzione dei tempi, la disposizione da un lato innalza l'importo delle opere per le quali deve essere effettuato l'esame preventivo da parte del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici e dall'altro affida a questo organismo la valutazione sulla congruità del costo, difficilmente attuabile in un tempo così breve. Le opere al di sotto di 75.000 euro saranno valutate invece dai provveditorati regionali. Al riguardo Pag. 172fa presente che al tavolo sulla semplificazione delle procedure istituito presso il ministero delle infrastrutture il tempo di esame delle opere da parte dei provveditorati regionali è emerso come uno dei problemi maggiormente rappresentati dai soggetti convocati.
  Un'ulteriore dimostrazione della contraddittorietà che caratterizza le scelte adottate per facilitare la costruzione delle opere pubbliche è costituita, a suo avviso, dal comma 15 dell'articolo 1, che disciplina l'approvazione delle varianti ai progetti definitivi, relativi alle infrastrutture strategiche già inserite nelle leggi obiettivo. Sulla base della norma, infatti, tali varianti possono essere approvate direttamente dal soggetto aggiudicatore se non superano il 50 per cento del valore del progetto approvato, escludendo in tal caso la competenza del CIPE. È del tutto evidente, a suo avviso, che in tal modo si consente che opere particolarmente controverse e costose, avversate nella scorsa legislatura dai colleghi del Movimento 5 Stelle, possano vedere lievitare a dismisura i costi senza adeguati controlli.

  Patrizia TERZONI, presidente, sollecita la collega Braga ad avviarsi alla conclusione del suo intervento, per dare modo ad altri colleghi di intervenire, prima che inizi l'audizione del presidente Cantone.

  Chiara BRAGA (PD) ritiene di avere fornito un quadro d'insieme delle criticità recate dall'articolo 1 del decreto-legge e si riserva di intervenire sui successivi emendamenti con interventi dal contenuto più circoscritto.

  Alessio BUTTI (FdI), condividendo la ricostruzione fatta dalla collega Braga e osservando che l'articolo 1 reca alcuni aspetti positivi, che, tuttavia, risultano poco incisivi, e altri invece fortemente negativi, preannuncia l'astensione del gruppo di Fratelli d'Italia dal voto sull'emendamento Muroni 1.11, che sopprime una parte dell'articolato.
  I punti più critici, a suo avviso, sono rappresentati dalle modifiche alla disciplina degli appalti integrati, dal pericolo che si incida negativamente sull'efficienza delle stazioni appaltanti, dalla mancanza di disposizioni che assicurino la trasparenza delle procedure. Ma a suo giudizio non è opportuno tornare alla disciplina recata dal decreto legislativo n. 50 del 2016, i cui punti deboli, il più grave dei quali, a suo avviso, è il potere condizionante dell'ANAC – che assume un indebito ruolo politico – sulle amministrazioni locali, sono stati messi in luce nel corso delle audizioni.

  Piergiorgio CORTELAZZO (FI) ritiene che la disciplina recata dall'articolo 1 del decreto-legge denoti la mancanza di coraggio della maggioranza, che ha scelto di introdurre disposizioni la cui validità è limitata al 2020, laddove, al contrario, sarebbe necessaria la stabilità della cornice normativa entro la quale le imprese si devono muovere. Non condivide nemmeno l'impostazione che sottende l'impianto normativo, che appare partire dal presupposto che generalmente le imprese non si muovano nella legalità. In tal modo la loro azione, necessaria per la creazione di posti di lavoro, è soffocata da continui quanto inutili appesantimenti burocratici.
  Entrando nel merito, condivide la nuova disciplina dei subappalti e ritiene quella relativa alle procedure negoziate migliore di quella proposte in precedenza. A suo parere, tuttavia, sarebbe opportuno introdurre modifiche a tale disciplina volte, in primo luogo, a valorizzare il territorio, ad esempio, come propone ANCE, prevedendo di riservare una quota di inviti a partecipare ad aziende del territorio. In secondo luogo, i criteri previsti per la scelta delle aziende da invitare gli appaiono poco incisivi e, per questo, migliorabili.

  Patrizia TERZONI, presidente, nessun altro intendendo intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta per consentire lo svolgimento dell'audizione del dottor Raffaele Cantone, presidente dell'Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC).

  La seduta termina alle 10.50.

Pag. 173

AUDIZIONI

  Martedì 11 giugno 2019. — Presidenza della vicepresidente Patrizia TERZONI.

  La seduta comincia alle 10.50.

Audizione, nell'ambito dell'esame in sede referente, del decreto-legge n. 32/2019, C. 1898 Governo, approvato dal Senato, recante Disposizioni urgenti per il rilancio del settore dei contratti pubblici, per l'accelerazione degli interventi infrastrutturali, di rigenerazione urbana e di ricostruzione a seguito di eventi sismici, del Presidente dell'Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC), Raffaele Cantone.
(Svolgimento, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, e conclusione).

  Raffaele CANTONE, svolge una relazione sul tema oggetto dell'audizione.

  Intervengono, per porre quesiti e formulare osservazioni, i deputati Chiara BRAGA (PD), Rossella MURONI (LeU), Paolo TRANCASSINI (FdI), Piergiorgio CORTELAZZO (FI), Gianluca ROSPI (M5S) e Ugo PAROLO (Lega).

  Raffaele CANTONE, replica ai quesiti posti, fornendo ulteriori precisazioni.

  Patrizia TERZONI, presidente, ringrazia il presidente Raffaele Cantone per il suo intervento e dichiara conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 12.10.

  N.B.: Il resoconto stenografico della seduta è pubblicato in un fascicolo a parte.

SEDE REFERENTE

  Martedì 11 giugno 2019. — Presidenza della vicepresidente Patrizia TERZONI. — Interviene il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega all'editoria e alle aree sismiche, Vito Claudio Crimi.

  La seduta comincia alle 12.10.

Decreto-legge n. 32/2019: Disposizioni urgenti per il rilancio del settore dei contratti pubblici, per l'accelerazione degli interventi infrastrutturali, di rigenerazione urbana e di ricostruzione a seguito di eventi sismici.
C. 1898 Governo, approvato dal Senato.

(Seguito esame e conclusione).

  La Commissione prosegue l'esame del provvedimento in titolo rinviato nella seduta antimeridiana della giornata odierna.

  Patrizia TERZONI, presidente, avverte che si proseguirà con l'esame delle proposte emendative riferite all'articolo 1.

  La Commissione, con distinte votazioni, respinge gli emendamenti Muroni 1.11 e Braga 1.12.

  Alessio BUTTI (FdI) illustra l'emendamento Foti 1.13, con il quale si chiede di allungare il termine di sospensione previsto dal Governo al comma 1. Osserva che il termine del 31 dicembre 2020 rischia di essere troppo ristretto al fine di poter effettuare una sperimentazione efficace e ne propone l'allungamento, anche alla luce della relazione che lo stesso Governo è chiamato a presentare a novembre del 2020, che potrebbe indurre ad un nuovo cambiamento del quadro regolatorio.

  La Commissione, con distinte votazioni, respinge gli emendamenti Foti 1.13, Muroni 1.14, gli identici emendamenti Muroni 1.15 e Braga 1.16, gli identici emendamenti Muroni 1.17 e Braga 1.18, gli emendamenti Muroni 1.19, Braga 1.20, Muroni 1.21 e 1.22, Braga 1.23, Muroni 1.24, 1.25, 1.26, 1.27 e 1.28.

  Stefania PEZZOPANE (PD), in ordine all'emendamento Braga 1.29, evidenzia l'opportunità che l'esame così repentino degli emendamenti venga ripreso nei giusti termini, soprattutto con riferimento a proposte Pag. 174importanti come quella all'esame della Commissione, che illustra. Esprime sconcerto per l'indifferenza dei colleghi del Movimento 5 Stelle sulle questioni evidenziate dal presidente Cantone nell'audizione testé svolta e alle perplessità da questi manifestate su alcune modifiche apportate al codice degli appalti, che ignorano quanto avvenuto in questo settore negli ultimi anni.
  Il codice degli appalti, come modificato, rappresenta una strana coabitazione di due ideologie solo apparentemente contrapposte, come dimostra l'atteggiamento di una parte della maggioranza che non più di due anni fa inneggiava all'autorevolezza del presidente Cantone e gridava allo scandalo rispetto a scelte che oggi vengono sposate serenamente e addirittura con entusiasmo, tradendo la falsità dell'atteggiamento tenuto negli anni passati.
  Bocciando alcuni degli emendamenti presentati, dei quali nessuno riveste carattere ostruzionistico, il Movimento 5 Stelle non solo rinnega le posizioni finora assunte, ma la sua stessa identità. Stigmatizza pertanto il comportamento cinico e indifferente che la maggioranza sta avendo nei confronti delle opposizioni, alle quali viene lasciata solo la possibilità di intervenire nel dibattito, senza il diritto ad un confronto serio con un rappresentante del Ministero competente né ad una risposta di merito da parte dei relatori riguardo alle osservazioni sollevate durante l'esame del provvedimento.

  La Commissione respinge l'emendamento Braga 1.29.

  Rossella MURONI (LeU) illustra l'emendamento a propria prima firma 1.30, che, nell'ottica di ridurre i danni che a suo giudizio deriveranno dall'applicazione del decreto-legge all'esame, esclude la risoluzione, attraverso il collegio consultivo tecnico, delle controversie concernenti valutazioni di impatto ambientale, paesaggistico e di salvaguardia dei beni culturali.

  Chiara BRAGA (PD) rileva che l'emendamento Muroni 1.30 investe la questione dell'istituzione del collegio consultivo tecnico, oggetto di osservazioni da parte del presidente Cantone. Sottolinea il ruolo forte che l'impresa, incaricata del progetto, avrà nei confronti delle stazioni appaltanti e invita pertanto i colleghi della maggioranza a valutare con attenzione i contenuti della proposta emendativa.

  La Commissione respinge l'emendamento Muroni 1.30.

  Rossella MURONI (LeU) illustra l'emendamento a sua prima firma 1.31, che è volto a ridurre i danni introdotti dal provvedimento in esame, modificando la composizione del collegio consultivo tecnico. Evidenzia che obiettivo dell'intervento emendativo è quello di dare un ruolo al collegio che, allo stato, così come sottolineato dalla collega Braga, assume piuttosto una funzione di «paravento».

  La Commissione respinge l'emendamento Muroni 1.31.

  Rossella MURONI (LeU) illustra l'emendamento a sua prima firma 1.32 che, analogamente al precedente, si prefigge un intervento correttivo delle disposizioni in esame, tentando di attribuire un profilo utile al neo istituito collegio consultivo tecnico.

  La Commissione respinge l'emendamento Muroni 1.32.

  Chiara BRAGA (PD) illustra l'emendamento a sua prima firma 1.33, volto a sopprimere la disposizione che consente al soggetto aggiudicatore di approvare le varianti, qualora esse non superino il 50 per cento del valore totale del progetto, senza il coinvolgimento del CIPE.

  La Commissione, con distinte votazioni, respinge gli emendamenti Braga 1.33 e Sozzani 1.2.

  Rossella MURONI (LeU) illustra l'emendamento a sua prima firma 1.34, volto a meglio definire i ruoli reciproci delle parti in causa e a rafforzare il ruolo del CIPE.

Pag. 175

  La Commissione, con distinte votazioni, respinge gli emendamenti Muroni 1.34 e Sozzani 1.1.

  Rossella MURONI (LeU) illustra l'emendamento a sua prima firma 1.35, evidenziando come le disposizioni relative al subappalto siano uno degli aspetti più pericolosi del provvedimento in esame.

  La Commissione respinge l'emendamento Muroni 1.35.

  Rossella MURONI (LeU) illustra l'emendamento a sua prima firma 1.36, che è volto a meglio definire le sinergie tra gli strumenti già esistenti e quelli introdotti dal provvedimento in esame.

  La Commissione respinge l'emendamento Muroni 1.36.

  Rossella MURONI (LeU) illustra l'emendamento a sua prima firma 1.37 sui controlli concernenti gli appalti nei mercati elettronici.

  La Commissione, con distinte votazioni, respinge gli emendamenti Muroni 1.37, Braga 1.38 e 1.39.

  Chiara BRAGA (PD) illustra l'emendamento a sua prima firma 1.40, volto a sopprimere la disciplina transitoria in materia di subappalto introdotta dal comma 18 dell'articolo 1 che, oltre ad aumentare la soglia del subappalto dal 30 al 40 per cento dell'importo complessivo dei lavori, sopprime le verifiche dei requisiti dei soggetti subappaltatori. A tale proposito stigmatizza il fatto che, come evidenziato anche nel corso delle audizioni svolte, la soppressione delle verifiche avvenga in ogni caso, anche per quei settori in cui alto è il rischio di infiltrazioni mafiose. Nel riconoscere la necessità di un intervento in materia, considerato che l'Italia è oggetto di una procedura di infrazione da parte dell'Unione europea, evidenzia tuttavia che il comma 18 non fornisce alcuna soluzione al problema. Invita pertanto Governo e maggioranza a sopprimere la disposizione in oggetto, dedicando al delicato tema del subappalto in Italia una discussione più approfondita.

  La Commissione, con distinte votazioni, respinge gli emendamenti Braga 1.40 e 1.41.

  Rossella MURONI (LeU) illustra l'emendamento a sua prima firma 1.42, che è volto a ridurre dal 40 al 20 per cento la soglia del subappalto, in linea con le preoccupazioni espresse oltre che dalla collega Braga anche dal presidente Cantone.

  La Commissione, con distinte votazioni, respinge gli emendamenti Muroni 1.42, Braga 1.43 e 1.44 e Mazzetti 1.9.

  Chiara BRAGA (PD) illustra l'emendamento a sua prima firma 1.45, che interviene sul comma 19 dell'articolo 1 in tema di cessazione della qualifica di rifiuto. Nel ricordare le preoccupazioni espresse sulla disposizione in oggetto da Fise Assoambiente nel corso dell'audizione svoltasi ieri, tiene a sottolineare che i componenti del Partito democratico sono intervenuti sulla materia con diverse proposte emendative, ritenendo che la questione della cessazione della qualifica di rifiuto meriti un'adeguata regolamentazione. Nel riconoscere di aver auspicato un intervento normativo in materia, che è avvenuto in Senato in un provvedimento che affronta tutt'altro argomento, sottolinea tuttavia che il comma 19, oltre a risultare insufficiente, rischia di creare seri problemi al settore.
  Evidenzia infatti che, sulla base della disposizione in oggetto, alle autorizzazioni per il recupero dei rifiuti continuano ad applicarsi le procedure previste dal decreto ministeriale del 1998, con ciò fotografando una situazione anacronistica ed ignorando l'impegno degli ultimi vent'anni di tante imprese nazionali in tema di innovazione tecnologica nel recupero dei materiali. Ventila pertanto il rischio che tale soluzione, adottata quale difficile compromesso tra le diverse posizioni delle Pag. 176due forze di maggioranza, possa determinare il blocco delle attività delle imprese più innovative e avanzate del Paese.
  Nell'evidenziare la difficoltà di intervenire nuovamente sulla materia per correggere la disposizione introdotta dal Governo, essendo nota la contrapposizione all'interno della maggioranza, invita il Governo e la maggioranza a sopprimere il comma 19 e ad aprire la discussione su tale rilevante tema in una sede appropriata.

  Rossella MURONI (LeU) si rammarica per il fatto che la disposizione recata dal comma 19 rappresenti un'occasione perduta, considerato che le imprese del settore aspettano da anni un intervento volto a promuovere l'innovazione tecnologica e l'economia circolare. Evidenzia come le forze di maggioranza abbiano raggiunto sull'argomento un accordo al ribasso, rinunciando a rendere competitivo il nostro Paese e tradendo vent'anni di attività innovative da parte di imprenditori onesti che hanno fatto importanti investimenti e hanno necessità di certezze normative.

  La Commissione, con distinte votazioni, respinge gli emendamenti Braga 1.45, Buratti 1.46, Pellicani 1.47, Braga 1.48 e 1.49, Cortelazzo 1.51, Cunial 1.85, Braga 1.52, Sozzani 1.53, Buratti 1.54, Braga 1.55 e Cunial 1.56.

  Chiara BRAGA (PD) illustra l'emendamento a sua prima firma 1.57, volto ad evitare l'incertezza normativa derivante dall'eventuale mancata adozione, nei termini previsti, del nuovo regolamento unico per la progettazione dei lavori. A tale proposito ricorda che, come evidenziato dal presidente Cantone in audizione, allo scopo di favorire la realizzazione dei lavori, le amministrazioni pubbliche, soprattutto le più «impaurite», chiedono la certezza delle norme da applicare. Ritiene pertanto che in assenza di un quadro certo della regolamentazione sarà inevitabile ritornare in futuro sull'argomento per correggere una disposizione superficiale e pasticciata.

  La Commissione, con distinte votazioni, respinge gli emendamenti Braga 1.57 e Cunial 1.58.

  Chiara BRAGA (PD), nell'illustrare l'emendamento a sua prima firma 1.59, evidenzia che la lettera b) del comma 20 dell'articolo 1 è volta a modificare l'attuale disposizione del codice dei contratti pubblici, consentendo che gli affidatari di incarichi di progettazione per progetti posti a base di gara possano essere affidatari delle concessioni di lavori pubblici. Sottolinea a tale proposito che si tratta di una questione molto delicata, affrontata dalla maggioranza e dal Governo in modo assolutamente superficiale.

  La Commissione, con distinte votazioni, respinge gli emendamenti Braga 1.59, Buratti 1.60, Pellicani 1.61, Braga 1.62 e 1.63.

  Alessio BUTTI (FdI), intervenendo sul suo emendamento 1.65, rileva come esso sia volto a sopprimere la lettera c) del comma 20 dell'articolo 1, in materia di verifica preventiva da parte della stazione appaltante e ricorda come l'inopportunità della norma di cui si propone la soppressione sia stata evidenziata nel corso dell'attività conoscitiva, da ultimo dal presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione, Cantone. Osserva come la gestione interna da parte della stazione appaltante di tale attività di verifica, anche per appalti di ingente valore economico, presenti diverse criticità sia sotto il profilo dei rapporti tra i soggetti che prendono parte alla procedura, venendo meno di fatto il principio cardine della terzietà, sia sotto quello della qualità dell'opera, anche in considerazione del fatto che non tutte le stazioni appaltanti dispongono di strutture tecniche idonee allo svolgimento della predetta attività di verifica.

  La Commissione, con distinte votazioni, respinge gli identici emendamenti Braga 1.64 e Butti 1.65, nonché l'emendamento Fidanza 1.66.

  Umberto BURATTI (PD) illustra il suo emendamento 1.67, volto ad incidere sulla Pag. 177norma che prevede l'inserimento della stazione appaltante tra i soggetti abilitati a svolgere la verifica preventiva, circoscrivendone la portata alle stazioni appaltanti il cui sistema interno di controllo e qualità sia certificato ai sensi della normativa UNI. Questo consentirebbe controlli più rigorosi e maggiormente rispondenti agli standard propri delle verifiche di qualità, con conseguenti indiscutibili vantaggi in ordine alla sicurezza delle infrastrutture del Paese.

  La Commissione, con distinte votazioni, respinge gli identici emendamenti Buratti 1.67 e Butti 1.68, nonché gli emendamenti Cortelazzo 1.8 e Braga 1.69, 1.70 e 1.71.

  Chiara BRAGA (PD), intervenendo sul suo emendamento 1.72, ricorda come la Commissione abbia precedentemente respinto una proposta emendativa volta a precisare che, fino all'adozione del regolamento di attuazione, continuino ad applicarsi le linee guida dell'ANAC e rileva come l'emendamento 1.72 in esame contenga una proposta subordinata rispetto a quella respinta, prevedendo l'adozione di linee guida da parte dell'ANAC entro il 30 settembre 2019, al fine di evitare una situazione di incertezza normativa. Il termine assai stringente rappresenta inoltre una risposta ferma alle critiche mosse dagli operatori riguardo al ritardo nell'emanazione delle linee guida.

  La Commissione, con distinte votazioni, respinge gli emendamenti Braga 1.72, 1.73 e 1.74.

  Chiara BRAGA (PD), intervenendo sul suo emendamento 1.75, rileva come esso incida sul comma 20 dell'articolo 1, che reca modifiche sostanziali alle soglie al di sotto delle quali si può procedere mediante affidamento diretto o procedura negoziata e non con gara aperta. Osserva come gli interventi recati dal provvedimento in esame non siano affatto temporanei o limitati, ma siano volti ad incidere in modo stabile sulla disciplina degli appalti pubblici.
  Ricorda come l'innalzamento delle soglie fosse stato già previsto da una disposizione contenuta in una precedente legge di bilancio e come al riguardo si sia registrata a suo tempo una presa di posizione particolarmente dura da parte del presidente della Commissione antimafia, Morra, autorevole esponente del Movimento 5 Stelle, il quale aveva assunto l'impegno a promuoverne quanto prima l'abrogazione, e sottolinea come non soltanto tale disposizione non sia stata abrogata, ma sia stata addirittura resa stabile, rendendo possibile l'affidamento diretto, previa valutazione di soli tre preventivi, per importi fino a 150 mila euro e prevedendo il ricorso alla procedura aperta solo per importi superiori a un milione di euro, innalzando in modo considerevole la soglia prevista nel testo originario.
  Stigmatizza, inoltre, la previsione in virtù della quale la valutazione dei requisiti viene posticipata alla fase successiva alla presentazione delle offerte. Critica tale scelta del Governo e ribadisce come essa, insieme alla reintroduzione del criterio del minor prezzo in luogo di quello dell'offerta economicamente più vantaggiosa, permetterà di affidare la maggior parte dei lavori per opere pubbliche con il criterio del massimo ribasso e senza verifiche preventive. Ritiene questa una responsabilità enorme in capo ai colleghi della maggioranza, che saranno chiamati a spiegare le loro scelte a quei cittadini che hanno creduto ai loro proclami di trasparenza e legalità, oggi del tutto disattesi.

  La Commissione, con distinte votazioni, respinge gli emendamenti Braga 1.75 e 1.76.

  Piergiorgio CORTELAZZO (FI), intervenendo sull'emendamento Gelmini 1.77, di cui è cofirmatario, rileva come esso rechi una misura in favore delle imprese, prevedendo l'aumento, dal 20 al 30 per cento del valore dell'appalto, dell'importo dell'anticipazione corrisposta all'appaltatore.

  La Commissione, con distinte votazioni, respinge gli emendamenti Gelmini 1.77, Pag. 178Cortelazzo 1.78, Casino 1.79, Trancassini 1.80, Braga 1.81, Trancassini 1.82, Rampelli 1.83, Braga 1.84 e Buratti 1.86.

  Piergiorgio CORTELAZZO (FI), intervenendo sull'emendamento Mazzetti 1.87, di cui è cofirmatario, sottolinea come esso sia volto a favorire l'economia locale, prevedendo la possibilità per le stazioni appaltanti, nelle indagini di mercato e nell'utilizzazione degli elenchi, di riservare una quota di partecipazione non superiore al 50 per cento alle micro, piccole e medie imprese che abbiano sede nel territorio provinciale o regionale.

  La Commissione, con distinte votazioni, respinge gli emendamenti Mazzetti 1.87 e Pellicani 1.88 e gli identici emendamenti Trancassini 1.89 e Ruffino 1.90.

  Chiara BRAGA (PD), intervenendo sul suo emendamento 1.91, sottolinea come esso sia volto a sopprimere la norma che prevede l'ampliamento della possibilità di procedere all'aggiudicazione sulla base del criterio del minor prezzo e non comprende per quali motivi si sia ritenuto da parte della maggioranza di modificare la disciplina, recentemente introdotta, che prevedeva al riguardo criteri più restrittivi. Osserva come ciò rappresenti un netto cambiamento di posizione rispetto a quanto sostenuto finora dal Movimento 5 Stelle e ipotizza come tale cambiamento possa essere maturato nell'ambito di accordi intervenuti tra le forze politiche della maggioranza al solo fine di assicurare la sopravvivenza del Governo, e chiede chiarimenti al riguardo al sottosegretario Crimi.

  Il sottosegretario Vito Claudio CRIMI rileva come non sia previsto il ricorso al criterio del minor prezzo tout court, in quanto tale criterio è temperato dall'esclusione automatica delle offerte anomale, con meccanismi tali da escludere i ribassi eccessivi e la preventiva conoscibilità del prezzo di aggiudicazione.
  L'automatismo da un lato evita l'attuale fenomeno per cui una impresa riesce sempre a giustificare un ribasso eccessivo e dall'altro esclude i ricorsi giurisdizionali. Nello stesso tempo riduce i tempi eccessivi attualmente impiegati nella valutazione dell'offerta economicamente più vantaggiosa.

  Chiara BRAGA (PD) rileva come la disciplina attualmente vigente sia unanimemente riconosciuta come quella più idonea a impedire la predeterminazione del prezzo, mentre le modifiche introdotte dal provvedimento in esame non danno analoghe garanzie. Ricorda come sia stata sempre generalmente condivisa l'esigenza di evitare che l'affidamento avvenga soltanto sulla base del minor costo, in quanto in tal modo si rischia di compromettere la qualità e la compatibilità ambientale dell'opera. Osserva come il provvedimento in esame introduca indiscutibilmente il criterio dell'affidamento sulla base del minor prezzo, a dispetto delle spiegazioni offerte dal Sottosegretario Crimi, e rileva come ciò contraddica le posizioni politiche finora sostenute dal Movimento 5 Stelle.

  Il sottosegretario Vito Claudio CRIMI rileva che le considerazioni della deputata Braga si basano su una interpretazione non condivisibile della norma e dei chiarimenti da lui stesso testè forniti.

  Piergiorgio CORTELAZZO (FI) rileva come debba essere sottolineato con chiarezza che la norma in esame introduce il criterio del massimo ribasso, nonostante i meccanismi ai quali ha fatto il riferimento il Sottosegretario, che non sono tali da impedire che l'affidamento avvenga essenzialmente sulla base del minor costo. Per quanto concerne il criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa, rileva come la relativa valutazione sia rimessa sostanzialmente alla committenza e come i membri delle Commissioni siano prevalentemente funzionari pubblici, il che pone ulteriori profili di criticità.

  La Commissione, con distinte votazioni, respinge gli identici emendamenti Braga 1.91 e Cunial 1.92, gli emendamenti Pezzopane Pag. 1791.93, Sozzani 1.94, Cortelazzo 1.95, Trancassini 1.96, Cortelazzo 1.97, Trancassini 1.98 e Braga 1.99 nonché gli identici emendamenti Cunial 1.100 e Pellicani 1.101.

  Chiara BRAGA (PD) in qualità di cofirmataria illustra l'emendamento Buratti 1.102 volto ad evitare che si allarghino troppo le maglie su una materia che è stata oggetto anche di preoccupate segnalazioni da parte delle organizzazioni sindacali e del mondo del lavoro. Sottolinea, infatti, che così come concepita la norma consentirebbe ai consorzi stabili di eseguire le prestazioni, oltre che con la propria struttura, anche tramite consorziati, ma senza che ciò costituisca subappalto, cosa che ritiene un aggiramento della normativa generale. Osserva che siffatta norma è non solo un elemento distorsivo del sistema, ma anche idonea ad abbassare il livello dei controlli sulla qualità dei soggetti che eseguono lavori in subappalto con qualche possibile rischio conseguente in materia di sicurezza sul lavoro nonché di infiltrazioni mafiose, soprattutto nei settori che riguardano la movimentazione della terra e la lavorazione del calcestruzzo. Si chiede se il Governo e la maggioranza abbiano valutato a fondo tali aspetti e invita comunque a tenere in considerazione le predette perplessità del mondo del lavoro.

  La Commissione respinge, con distinte votazioni, gli emendamenti Buratti 1.102 e 1.103, Trancassini 1.104, Giacometto 1.105, Braga 1.106, Labriola 1.107, Cortelazzo 1.108, 1.109 e 1.110, Trancassini 1.111, Rampelli 1.112, Braga 1.113, Rampelli 1.114, Braga 1.115, Cortelazzo 1.116, Braga 1.117, 1.118 e 1.119, Cortelazzo 1.120 e Braga 1.121.

  Patrizia TERZONI, presidente, ricorda che la Commissione è tenuta a concludere l'esame in sede referente entro le 15.30, orario di inizio della discussione generale in Assemblea e pertanto l'esame degli emendamenti potrà aver luogo al massimo fino alle 15. In Ufficio di Presidenza era stato convenuto di concludere i lavori entro le 14, così da consentire ai colleghi di partecipare alla seduta della Assemblea dedicata alla informativa urgente del Governo in merito all'eventuale avvio di una procedura per disavanzi eccessivi nei confronti dell'Italia, da parte del Ministro dell'economia e delle finanze, Giovanni Tria.
  In ossequio a tale programmazione, ove non vi sia una accelerazione nelle votazioni, si troverà costretta a limitare i tempi di intervento. Invita in tale senso i colleghi ad attenersi ad una durata degli interventi contenuta, riservandosi di fissare altrimenti un limite pari a 30 secondi per ciascun intervento.

  Chiara BRAGA (PD) intervenendo sull'ordine dei lavori ritiene di non considerare normale una tale contrazione dei tempi che contempla anche la possibilità di togliere la parola ai deputati. Peraltro ritiene inopportuno che la Commissione prosegua i suoi lavori in concomitanza con l'intervento in Assemblea del Ministro dell'economia e delle finanze su fatti così rilevanti, e rimarca che il suo gruppo non è disponibile a ciò essendo altrimenti disponibile a interrompere i lavori per riprenderli solo al termine del predetto intervento del Ministro Giovanni Tria. Ricorda inoltre che nel corso dell'esame il suo gruppo è intervenuto nel merito delle proposte emendative senza adottare tattiche dilatorie. Sottolinea che il poco tempo a disposizione, che non è imputabile certamente all'opposizione, non può significare una restrizione del diritto di intervenire nel dibattito parlamentare.
  Interviene, quindi, sull'emendamento 1.122 a sua prima firma segnalando che esso riguarda l'esclusione dalle gare degli operatori economici per illecito professionale prevedendo che la stazione appaltante abbia ambiti di valutazione connessi alla durata della pena principale ai fini della definizione del periodo di esclusione per un periodo non superiore alla pena principale.

  La Commissione respinge, con distinte votazioni, gli emendamenti Braga 1.122, Pag. 180Cortelazzo 1.123, Gelmini 1.124, Braga 1.125, 1.126 e 1.127, Giacometto 1.128, Ruffino 1.129, Braga 1.130, Pellicani 1.131, gli identici emendamenti Buratti 1.132 e Cortelazzo 1.133 nonché l'emendamento Cortelazzo 1.134.

  Chiara BRAGA (PD) illustra l'emendamento 1.135 a sua prima firma concernente la certificazione SOA. Rammenta che nell'audizione di questa mattina è emersa la questione relativa alla sua validità come elemento critico della normativa all'esame e ricorda altresì che il codice degli appalti ne prevedeva la durata per cinque anni.

  La Commissione respinge, con distinte votazioni, gli emendamenti Braga 1.135, Buratti 1.136, Cortelazzo 1.137, Pellicani 1.138, Buratti 1.139, Braga 1.140, Pellicani 1.141, Cortelazzo 1.142, Braga 1.143 e 1.144.

  Chiara BRAGA (PD) illustrando l'emendamento 1.145 a sua prima firma, sottolinea che esso è volto a ridurre la discrezionalità eccessiva della stazione appaltante per l'aggiudicazione dei contratti con il criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa attraverso l'inserimento di una soglia di sbarramento, espressa come punteggio minimo che le offerte tecniche devono raggiungere per poter essere valutate anche sotto il profilo economico, il cui mancato superamento impedisce al concorrente di accedere alla fase di valutazione dell'offerta economica.

  La Commissione respinge, con distinte votazioni, gli emendamenti Braga 1.145, Cortelazzo 1.146, Mazzetti 1.147, Cortelazzo 1.148, Cunial 1.149, Braga 1.150, Buratti 1.151, gli identici emendamenti Braga 1.152 e Pellicani 1.153, gli emendamenti Cortelazzo 1.154, Pellicani 1.155, Buratti 1.156, Braga 1.157 e Buratti 1.158.

  Chiara BRAGA (PD), illustrando l'emendamento 1.159 a sua prima firma, segnala che esso è volto a consentire l'intervento dell'ANAC nella predisposizione del previsto decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti diretto a rideterminare le modalità di calcolo, al fine di rendere non predeterminabili dagli offerenti i parametri di riferimento per il calcolo della soglia di anomalia.

  La Commissione respinge, con distinte votazioni, gli emendamenti Braga 1.159, Buratti 1.160, Braga 1.161, 1.162 e 1.163, Trancassini 1.164, Fidanza 1.165, Cortelazzo 1.166 e 1.167, Braga 1.168 e 1.169, Cortelazzo 1.170, Ferro 1.171, Braga 1.172 e 1.173.

  Chiara BRAGA (PD) illustra l'emendamento 1.174 a sua prima firma e ricorda che la norma sulla quale insiste la proposta emendativa in esame, modificata dal Senato, differisce il termine a decorrere dal quale scatta l'obbligo, per i titolari di concessioni già in essere alla data di entrata in vigore del codice dei contratti pubblici, di affidare mediante procedure ad evidenza pubblica una quota pari all'80 per cento dei contratti di lavori, servizi e forniture, che nel caso dei concessionari autostradali è fissata al 60 per cento. Sottolinea quindi come tale disposizione, che favorirà anche la società Autostrade S.p.A., si pone in contrasto con quanto predicato ormai da molto tempo dal MoVimento 5 Stelle che ha fatto della materia, in passato, un suo cavallo di battaglia. Osserva che la norma è stata inserita nel testo con metodi discutibili e opachi e si chiede se il Ministro delle infrastrutture sia consapevole delle conseguenze che essa comporta.

  La Commissione respinge, con distinte votazioni, gli emendamenti Braga 1.174, 1.175 e 1.176, Cortelazzo 1.177.

  Chiara BRAGA (PD) interviene sul suo emendamento 1.178 volto ad evitare l'eliminazione dell'albo dei soggetti che possono ricoprire i ruoli di direttore dei lavori e di collaudatore negli appalti pubblici di lavori aggiudicati con la formula del contraente generale e la soppressione della Pag. 181previsione della fissazione di criteri, di specifici requisiti di moralità, di competenza e di professionalità, oltreché di modalità di iscrizione all'albo e nomina, nonché di compensi nei limiti normativi previsti.
  Osserva, infatti, che quanto recato nella disposizione oggetto della proposta emendativa rischia di far rivivere le opacità del passato con la commistione di interessi che comporta. Ricorda che sul punto il codice degli appalti tentava di fare chiarezza e cancellando i predetti obblighi si lascia il contraente generale con le mani totalmente libere giacché in mancanza di un albo cui ricorrere potrà scegliere a suo piacimento gli esecutori. Si chiede quindi se il Governo, ovvero più specificamente una sua componente, il MoVimento 5 Stelle, sia consapevole di tutto ciò o anche se non significhi che c’è una grande voglia da parte della maggioranza di tornare ai fasti della cosiddetta «epoca delle grandi opere».

  La Commissione respinge, con distinte votazioni, gli emendamenti Braga 1.178, 1.179, 1.180, 1.181 e 1.182, Pellicani 1.183, Braga 1.184 e 1.185, Cortelazzo 1.186, Gelmini 1.187, Labriola 1.188, Braga 1.189 e 1.190.

  Chiara BRAGA (PD) interviene sull'emendamento a sua prima firma 1.191 sottolineando in particolar modo che il comma 20, lettera gg), numero 3, dell'articolo 1 di fatto amplia la platea delle concessioni autostradali per le quali era previsto che il concedente potesse avviare le procedure di gara per l'affidamento della concessione autostradale sulla base del solo quadro esigenziale, limitatamente agli interventi di messa in sicurezza dell'infrastruttura esistente. Ricorda inoltre che con il successivo numero 4 del citato comma 20, lettera gg), si prevede l'emanazione di un regolamento unico di esecuzione, attuazione e integrazione del codice dei contratti pubblici con l'intento, da parte del Governo, di superare le linee guida e di dare maggiore certezza giuridica agli operatori.
  Segnala, tuttavia, che non è ben chiaro cosa accada nelle more dell'emanazione del predetto decreto per il quale, peraltro, ritiene illusorio il termine di 180 giorni ivi previsto per la sua emanazione, e critica che il Parlamento non venga coinvolto nella sua redazione e che ne venga messo a conoscenza solo a cose fatte.
  Ricorda inoltre che il presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione, Raffaele Cantone, ha avuto modo di segnalare che non è certo che nelle more dell'emanazione del decreto le linee guida possano continuare ad essere applicate. Osserva che sarebbe opportuno che il Governo assicurasse almeno che nel predetto decreto siano incorporate le attuali linee guida anche in considerazione del fatto che tale incertezza non favorisce certamente la ripresa degli investimenti.

  La Commissione respinge, con distinte votazioni, gli emendamenti Braga 1.191, Ruffino 1.192, Buratti 1.193, Pellicani 1.194, Buratti 1.195, Braga 1.196 e Pellicani 1.197.

  Chiara BRAGA (PD) interviene sull'emendamento a propria prima firma 1.198, che prevede che, nelle more dell'adozione del regolamento di attuazione ed esecuzione del codice degli appalti, restino in vigore i provvedimenti attuativi e le linee guida già approvati. Riguardo alle conseguenze negative che potrebbero derivare dalla mancata adozione del regolamento nei tempi previsti, ribadisce le considerazioni già svolte nel corso del dibattito.

  La Commissione, con distinte votazioni, respinge gli emendamenti Braga 1.198, 1.199, 1.200, 1.201, 1.202 e 1.203 e Cortelazzo 1.204.

  Chiara BRAGA (PD) illustra l'emendamento a sua prima firma 1.50, evidenziando la contrarietà del Partito democratico alla modifica del codice del processo amministrativo recata dai commi 22 e 23 dell'articolo 1. Sottolinea, in particolare, che vengono abrogati i Pag. 182commi 2-bis e 6-bis dell'articolo 120, che prevedevano l'immediata impugnazione dei provvedimenti relativi all'ammissione alle gare per motivi inerenti ai requisiti soggettivi, economico-finanziari e tecnico professionali, disciplinando uno specifico e accelerato procedimento in camera di consiglio. Ritiene tale scelta incomprensibile e in contraddizione con l'intento sbandierato dalla maggioranza, che con il provvedimento in esame si prefigge di sbloccare i cantieri, di facilitare i lavori ed eliminare le lungaggini burocratiche e procedurali.

  La Commissione, con distinte votazioni, respinge gli emendamenti Braga 1.50, Rampelli 1.10, Nevi 1.6, Cortelazzo 1.7, Gelmini 1.4 e 1.3, nonché l'articolo aggiuntivo Cortelazzo 1.02.

  Patrizia TERZONI, presidente, avverte che sono pervenuti i prescritti pareri delle Commissioni chiamate ad esprimersi in sede consultiva.

  Chiara BRAGA (PD) chiede alla presidenza se è pervenuto il parere del Comitato della legislazione.

  Patrizia TERZONI, presidente, fa presente che sono pervenuti tutti i prescritti pareri, tra i quali anche quello del Comitato per la legislazione.

  Chiara BRAGA (PD), intervenendo in sede di dichiarazione di voto sul conferimento del mandato ai relatori a riferire favorevolmente in assemblea, preannuncia il voto contrario del proprio gruppo. Stigmatizza ancora una volta l'assenza di un confronto di merito serio con la maggioranza e con un interlocutore del Governo competente sulla materia cui interviene il provvedimento.
  La condizione nella quale si trovano le opposizioni è oggettivamente disarmante, non essendo stata data alcuna risposta rispetto alle numerose criticità sollevate e confermate dai soggetti convocati in audizione. I silenzi resteranno agli atti e anche su questo la maggioranza e il Governo verranno giudicati quando si tornerà a parlare, in Parlamento o sui media, degli effetti nefasti di questo decreto-legge.
  Evidenzia come l'assenza, nel corso del dibattito, di rappresentanti del Ministero delle infrastrutture sia il segnale plastico della debolezza del Ministro che guida quella struttura che, insieme ai colleghi del suo gruppo, ha consegnato le chiavi del Governo al vero azionista, permettendogli di decidere che sugli appalti non servono più le regole. Ritiene ingiustificabile la posizione di sudditanza dei colleghi del Movimento 5 Stelle, che non potranno invocare nessuna imposizione nell'approvazione di misure che hanno addirittura sostenuto con interventi imbarazzanti e di cui si sono resi complici anche solo con il silenzio assordante con cui hanno voluto caratterizzare questo dibattito.

  Patrizia TERZONI, presidente, avverte i colleghi che sono iniziate le comunicazioni del Ministro Tria in Assemblea.

  Tommaso FOTI (FdI) osserva che il Parlamento ha avuto un ruolo marginale sulla materia degli appalti sia in questa che nella passata legislatura. Se si fosse intervenuti un anno fa con un disegno di legge che avesse affrontato in modo organico la materia degli appalti, si sarebbero evitate le eccessive aperture alla discrezionalità contenute nel testo oggi all'esame della Commissione.
  Ritiene che la velocità nell'esecuzione degli appalti non sia garantita dalla discrezionalità, bensì dallo snellimento di una burocrazia spesso inutile, che rallenta la realizzazione dei lavori. Non ricorrere ai bandi di gara avrà la conseguenza di generare un numero rilevante di controversie, appesantendo il lavoro dei tribunali amministrativi, che dovranno intervenire su situazioni estremamente difformi, che si verificheranno anche nell'ambito dello stesso territorio.
  Ritiene che per mettere in moto gli investimenti sia necessario un intervento strutturale e che l'azione messa in campo Pag. 183dal Governo non solo non abbia tali caratteristiche ma appaia come qualcosa che vuole cambiare tutto perché nulla cambi.

  La Commissione delibera di conferire il mandato ai relatori, Elena Lucchini e Roberto Traversi, a riferire in senso favorevole all'Assemblea sul provvedimento. Delibera altresì di chiedere l'autorizzazione a riferire oralmente.

  Patrizia TERZONI, presidente, comunica che la presidenza si riserva di designare i componenti del Comitato dei nove per l'esame in Assemblea, sulla base delle indicazioni dei gruppi.

  La seduta termina alle 14.10.