CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 16 aprile 2019
176.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Lavoro pubblico e privato (XI)
COMUNICATO
Pag. 163

COMITATO RISTRETTO

  Martedì 16 aprile 2019.

Modifiche al decreto legislativo 30 giugno 1994, n. 479, concernenti l'ordinamento e la struttura organizzativa dell'Istituto nazionale della previdenza sociale e dell'Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro.
C. 479 Carla Cantone e C. 1158 Murelli.

  Il Comitato ristretto si è riunito dalle 14.05 alle 14.20.

SEDE CONSULTIVA

  Martedì 16 aprile 2019. — Presidenza del presidente Andrea GIACCONE.

  La seduta comincia alle 14.20.

Documento di economia e finanza 2019.
Doc. LVII, n. 2, e Allegati.

(Parere alla V Commissione).
(Esame e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento in oggetto.

  Andrea GIACCONE, presidente, avverte che, secondo quanto convenuto nella riunione dell'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, del 10 aprile scorso, la Commissione avvia l'esame in sede consultiva, ai sensi dell'articolo 118-bis del Regolamento, del Documento di economia e finanza 2019, ai fini dell'espressione del parere di competenza alla V Commissione, che avrà luogo nella seduta convocata per domani, mercoledì 17 aprile.
  Invita, quindi, il relatore, onorevole Tucci, a svolgere la relazione introduttiva.

  Riccardo TUCCI (M5S), relatore, rileva, preliminarmente, che il Documento di economia e finanza 2019, in coerenza con le previsioni dell'articolo 10 della legge di contabilità e finanza pubblica, individua gli obiettivi di politica economica e il Pag. 164quadro delle previsioni economiche e di finanza pubblica per il periodo 2019-2022, ripercorrendo i risultati conseguiti nei primi dieci mesi di attività del Governo e tracciando le linee guida della politica di bilancio e di riforma che si intende attuare nel prossimo triennio.
  Sotto il profilo macroeconomico, il documento dà conto del significativo peggioramento del contesto economico congiunturale rispetto a quello rappresentato dalla Nota di aggiornamento al DEF 2018, esaminato nello scorso ottobre, che ha indotto a una generale revisione delle stime presentate in tale sede. Pertanto, nel quadro macroeconomico tendenziale, il PIL reale, il cui tasso di crescita nel 2018 è stato rivisto allo 0,9 per cento, aumenta dello 0,1 per cento nel 2019, dello 0,6 per cento nel 2020, dello 0,7 per cento nel 2021 e dello 0,9 per cento nel 2022. Quanto al PIL nominale, la variazione percentuale, pari all'1,7 per cento nel 2018, è stimata pari all'1,2 per cento nel 2019, 2,6 per cento nel 2020, 2,5 per cento nel 2021 e 2,4 per cento nel 2022. Il tasso di variazione dell'occupazione, espresso in unità lavorative annue (ULA), pari allo 0,8 per cento nel 2018, è stimato ridursi dello 0,2 per cento nel 2019 e aumentare dello 0,2 per cento nel 2020, dello 0,5 per cento nel 2021 e dello 0,6 per cento nel 2022. Il tasso di variazione dell'occupazione, espresso in termini di forze lavoro (FL), pari allo 0,8 per cento nel 2018, è stimato in riduzione dello 0,3 per cento nel 2019 e dello 0,1 per cento nel 2020 e, successivamente, in crescita dello 0,5 per cento nel 2021 e dello 0,6 per cento nel 2022. Il tasso di disoccupazione, pari al 10,6 per cento nel 2018, è stimato aumentare nel 2019 e nel 2020, rispettivamente, all'11 per cento e all'11,2 per cento, per ridursi al 10,9 per cento nel 2021 e al 10,6 per cento nel 2022. Il DEF fornisce anche la stima della variazione del tasso di disoccupazione al netto dell'effetto dell'attivazione di nuove forze lavoro incentivate dal reddito di cittadinanza: esso risulta essere pari al 10,5 per cento nel 2019, al 9,7 per cento nel 2020, al 9,3 per cento nel 2021 e al 9 per cento nel 2022.
  Rileva che la ripresa del PIL nominale è ascrivibile, ad avviso del Governo, anche alle misure introdotte con la legge di bilancio 2019, che cominceranno a dispiegare i propri effetti dal secondo trimestre dell'anno. In particolare, il reddito di cittadinanza dovrebbe innalzare la crescita del PIL reale di 0,2 punti percentuali sia nel 2019 sia nel 2020, mentre le modifiche al sistema previdenziale avrebbero un effetto neutrale quest'anno e aumenterebbero invece la crescita di 0,1 punti percentuali nel 2020.
  Per quanto riguarda le grandezze relative alla finanza pubblica nella previsione tendenziale, l'indebitamento netto, pari al 2,1 per cento in rapporto al PIL nel 2018, è stimato in aumento al 2,4 per cento nel 2019, per poi nuovamente ridursi al 2 per cento nel 2020, all'1,8 nel 2021 e all'1,9 per cento nel 2022. La variazione del saldo strutturale, fissata allo 0,0 per cento nel 2018, è stimata pari a –0,1 per cento nel 2019, 0,4 per cento nel 2020, 0,2 per cento nel 2021 e –0,2 per cento nel 2022. Il rapporto debito/PIL, pari al 132,2 per cento nel 2018, è stimato crescere al 132,8 per cento nel 2019, per poi ridursi al 131,7 per cento nel 2020, al 130,6 per cento nel 2021 e al 129,6 per cento nel 2022.
  Venendo ai temi di specifico interesse della XI Commissione, per quanto riguarda il 2018, segnala che, nella prima metà dell'anno, è proseguita la tendenza favorevole del mercato del lavoro, che si è invece parzialmente invertita nel secondo semestre. Nel complesso, la crescita degli occupati, quale rilevata dalla contabilità nazionale, è stata comunque pari allo 0,9 per cento, sospinta dall'occupazione dipendente, mentre gli indipendenti hanno continuato a ridursi per l'ottavo anno consecutivo. Le ore lavorate sono aumentate dell'1,1 per cento, quindi si è registrato un aumento delle ore lavorate pro-capite di 0,2 per cento, dopo il calo dello scorso anno. In base ai risultati dell'indagine delle forze lavoro, l'occupazione cresce dello 0,8 per cento. Il tasso di occupazione sale al 58,5 per cento, grazie ai lavoratori dipendenti (1,2 per cento), a Pag. 165loro volta trainati esclusivamente dagli occupati a tempo determinato, mentre, per la prima volta dopo quattro anni, si riducono gli occupati dipendenti a tempo indeterminato (-0,7 per cento). Con riferimento alla tipologia di orario, il lavoro a tempo pieno cresce, a fronte di una lieve riduzione del part-time. Il part-time involontario continua invece ad aumentare (5,0 per cento) e rappresenta il 64,1 per cento del totale del tempo parziale. Il miglioramento del mercato del lavoro si è riflesso nella riduzione del tasso di disoccupazione (al 10,6 dall'11,2 per cento). Altro fattore positivo è rappresentato dal calo degli inattivi (-0,9 per cento) e degli scoraggiati (-11,5 per cento).
  Per quanto riguarda i redditi pro-capite, dopo la moderazione degli anni scorsi, essi sono tornati a crescere (2,0 per cento dallo 0,3 per cento del 2017) per effetto del rinnovo dei contratti in molti comparti, tra cui il pubblico impiego, e del progressivo esaurirsi degli sgravi contributivi introdotti a partire dal 2015. Il costo del lavoro per unità di prodotto ha mostrato un sensibile recupero (1,9 per cento dal –0,5 per cento del 2017) in seguito alla sostanziale stabilità della produttività del lavoro.
  Con riferimento ai principali aggregati delle amministrazioni pubbliche, nei settori di interesse della XI Commissione, segnala l'aumento delle prestazioni sociali in denaro del 2,2 per cento e dei redditi da lavoro dipendente del 3,1 per cento, sostenuti dalla dinamica dell'occupazione e delle retribuzioni lorde pro-capite nel 2018. Più in particolare, si rileva che le entrate derivanti dai contributi sociali sono state pari a 234,9 miliardi di euro (13,4 per cento in rapporto al PIL), la spesa per redditi da lavoro dipendente è stata pari a 171,8 miliardi di euro (pari al 9,8 per cento in rapporto al PIL), la spesa per sussidi di disoccupazione è stata di 13,3 miliardi di euro (pari allo 0,7 per cento del PIL), le prestazioni sociali in denaro, aggregato nel quale rientra, tra l'altro, la spesa per pensioni, è stata pari a 348,8 miliardi di euro (pari al 19,9 per cento del PIL), di cui 268,8 miliardi di euro (15,3 per cento del PIL) sono ascrivibili proprio alla spesa per pensioni.
  Per quanto riguarda le previsioni nel periodo 2019-2022, nello scenario a legislazione vigente, segnala che il DEF stima che la spesa per consumi delle famiglie sarà sostenuta, a partire dalla fine del secondo trimestre 2019, dall'entrata in vigore del Reddito di Cittadinanza e del canale di pensionamento anticipato (cosiddetta «Quota 100»), grazie al ricambio generazionale degli occupati. L'effetto positivo dei due provvedimenti, a cui il DEF dedica due specifici focus, viene in parte ridimensionato nel biennio 2020-2022 dagli effetti dell'attivazione degli aumenti dell'IVA, così come previsti nella legge di bilancio 2019. Segnala altresì che, alle due misure, il DEF dedica un ulteriore focus (III.3), che ne valuta l'impatto sul PIL potenziale e sull’output gap, anche nel medio e lungo periodo.
  Il RdC e Quota 100 influenzano anche la dinamica del mercato del lavoro, che soffre tuttavia degli effetti della debole fase ciclica. Infatti, il numero degli occupati in termini di forze lavoro si riduce dello 0,3 per cento e torna in territorio positivo, successivamente, con una crescita dello 0,6 per cento a fine periodo. Nel 2019, prosegue l'aumento delle ore lavorate per occupato poiché si ipotizza solo una parziale sostituzione degli aderenti a Quota 100 in fase di prima attuazione. Sia il Reddito di Cittadinanza sia Quota 100 hanno un impatto sull'offerta di lavoro: il primo provvedimento porterà a un aumento delle forze di lavoro, mentre il secondo agirà in senso opposto. Tenuto conto delle ipotesi adottate per le simulazioni e della fase ciclica debole, il DEF prevede il tasso di disoccupazione in lieve aumento nel 2019 (11,0 per cento) e nel 2020 (11,2 per cento) e in progressiva riduzione, fino a tornare sui livelli del 2018, a fine periodo. La dinamica dei salari pro-capite rallenterà nel 2019 rispetto al 2018 e resterà modesta nel triennio successivo. Il tasso di crescita del costo del lavoro per unità di prodotto, risentendo Pag. 166del moderato aumento della produttività, aumenterà in media dell'1 per cento nell'orizzonte di previsione (2019-2022).
  Con riferimento, quindi, agli aggregati delle pubbliche amministrazioni, il DEF stima l'aumento dei contributi sociali del 2,4 per cento nel 2019, mentre nel 2020 e 2021 tale crescita rallenterà, con tassi pari all'1,5 per cento e all'1,7 per cento. Nel 2022 sono previsti crescere a un ritmo più sostenuto, pari al 2,1 per cento. Essi, pertanto, sono previsti, in termini assoluti, pari a 240,5 miliardi di euro nel 2019 (13,5 per cento del PIL), 244,1 miliardi di euro nel 2020 (13,4 per cento del PIL), 248,3 miliardi di euro nel 2021 (13,3 per cento del PIL) e 253,6 miliardi nel 2022 (13,2 per cento del PIL). Tale andamento è l'effetto congiunto dell'andamento dei redditi da lavoro dipendente, del venire meno degli effetti economici delle misure di esonero contributivo previste dalle leggi di stabilità 2015 e 2016 per le nuove assunzioni a tempo indeterminato, degli interventi di agevolazione per le assunzioni di giovani introdotti con la legge di bilancio 2018, dei provvedimenti previsti dalla legge di bilancio 2019 in materia di occupazione nonché delle entrate connesse al rinnovo dei contratti del pubblico impiego. Per i redditi da lavoro dipendente, il DEF prevede una crescita pari allo 0,4 per cento nel 2019 e dello 0,8 per cento nel 2020, mentre nei due anni successivi sono attesi, rispettivamente, un calo dello 0,2 per cento e una nuova crescita dello 0,6 per cento a fine periodo. Più in particolare, la spesa è prevista pari a 172,5 miliardi di euro nel 2019 (9,7 per cento del PIL), 174 miliardi nel 2020 (9,5 per cento del PIL), 173,7 miliardi di euro nel 2021 (9,3 per cento del PIL) e 174,8 miliardi di euro nel 2022 (9,1 per cento del PIL). Tale dinamica considera gli effetti incrementativi dei rinnovi contrattuali e delle risorse stanziate dall'ultima legge di bilancio (in particolare, l'ipotesi di completamento nel 2019 della stagione contrattuale 2016-2018, l'erogazione nel 2019 dell'anticipazione contrattuale relativa ai contratti 2019-2021, la corresponsione a valere sulle risorse stanziate dalla legge di bilancio per il 2019 dell'elemento perequativo e dell'accessorio del comparto sicurezza-difesa e soccorso pubblico, lo slittamento sul 2020 dei contratti collettivi nazionali di lavoro per il triennio 2019-2021 e, per l'anno 2022, anche la maggiore spesa per l'anticipazione contrattuale connessa al triennio 2022-2024), delle assunzioni in deroga disposte dalle leggi di bilancio per il 2018 e per il 2019. Effetti opposti sull'occupazione pubblica hanno nella stima del DEF il maggior numero di pensionamenti attesi già dal 2019 per effetto della cosiddetta «Quota 100», il venir meno dal 2021 del finanziamento, a legislazione vigente, delle missioni internazionali di pace e, dall'anno scolastico 2020-2021, del finanziamento del cosiddetto «organico di fatto» della scuola.
  Le prestazioni sociali in denaro, comprendenti la spesa per pensioni, sono previste in aumento rispetto al PIL, passando dal 19,9 per cento nel 2018 (268,8 miliardi di euro) al 20,5 per cento nel 2019 (277,4 miliardi di euro), al 20,7 per cento nel 2020 (287,3 miliardi di euro), al 20,8 per cento nel 2021 (297 miliardi di euro) e, con un lieve decremento, al 20,7 per cento nel 2022 (305,1 miliardi di euro). La previsione della spesa non pensionistica tiene anche conto delle misure introdotte con la legge di bilancio 2019 e con i relativi provvedimenti attuativi, con particolare riferimento al decreto-legge n. 4 del 2019 (convertito, con modificazioni, dalla legge n. 26 del 2019) e, in particolare, dei maggiori oneri conseguenti, anche considerando la relativa attuazione sul piano amministrativo, al potenziamento delle misure relative al contrasto della povertà e a ulteriori benefici riconosciuti (tra il quali, si segnalano le proroghe al 2019 dell'APE sociale e dell'assegno di natalità), nonché di incrementi di spesa comunque programmati (tra i quali, in particolare, la spesa per liquidazioni di fine rapporto e per altre prestazioni).
  In termini assoluti, la spesa pensionistica è stimata in 86,6 miliardi di euro nel 2019 (15,6 per cento del PIL), 89,6 miliardi di euro nel 2020 (15,8 per cento del PIL), 90,8 miliardi di euro nel 2021 (15,9 per Pag. 167cento del PIL) e 91,9 miliardi di euro nel 2022 (15,9 per cento del PIL). La previsione tiene conto del numero di pensioni di nuova liquidazione, dei tassi di cessazione stimati sulla base degli elementi più aggiornati, della rivalutazione delle pensioni in essere ai prezzi (pari, per l'anno 2019, a +1,1 per cento), delle ricostituzioni degli importi delle pensioni in essere. Le previsioni per l'anno 2019 e per gli anni successivi tengono anche conto degli interventi normativi contenuti nella legge di bilancio 2019 e dei relativi provvedimenti attuativi, con particolare riferimento alla più volte citata «Quota 100». La previsione tiene altresì conto degli elementi emersi nell'ambito dell'attività di monitoraggio ai fini della stima dei risultati per l'anno 2018 e dei primi elementi disponibili per l'anno 2019.
  Rileva che il DEF dedica un apposito capitolo (III.3) alla valutazione dell'impatto finanziario dei provvedimenti, compresi nel programma nazionale di riforma, approvati tra marzo 2018 e aprile 2019. A tale riguardo, segnala che per il triennio 2019-2021, tra gli aggiornamenti più significativi, dal punto di vista finanziario, vi sono le maggiori spese complessive, per circa 133 miliardi, afferenti prevalentemente all'area «Lavoro e Pensioni». In particolare, si segnalano gli oneri per l'introduzione del Reddito di cittadinanza e di Quota 100, i due principali interventi a sostegno dell'occupazione, lotta alla povertà ed esclusione sociale. Tali disposizioni rispondono anche alla Raccomandazione UE n. 4/2018 relativa al lavoro e alla povertà.
  Per quanto riguarda le previsioni di medio e lungo periodo, sottolinea che il DEF (Sezione I, IV.3) approfondisce gli effetti dell'invecchiamento della popolazione sulla sostenibilità fiscale dell'Italia, sulla base della metodologia elaborata in ambito EPC-WGA (Economic Policy Committee – Working Group on Ageing) per aggiornare le proiezioni relative alle spese connesse all'evoluzione demografica della popolazione. Gli aggregati interessati sono, chiaramente, la spesa pubblica per pensioni, sanità, Long Term Care (LTC), ammortizzatori sociali e istruzione. Per quanto riguarda, in particolare, la spesa pensionistica (i cui andamenti nel medio-lungo periodo sono analizzati anche in un apposito riquadro della Sezione II), la previsione ingloba gli effetti delle disposizioni recate dalla legge di bilancio 2019 e dal decreto-legge n. 4 del 2019, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 26 del 2019, che ha disciplinato la Quota 100. Come risulta dalla tavola IV.3, il rapporto fra spesa pensionistica e PIL, dopo l'aumento rilevato negli anni precedenti, dal 2015 decresce per circa un triennio fino a raggiungere il 15,3 per cento nel 2018, grazie a un andamento di crescita più favorevole e alla graduale prosecuzione del processo di innalzamento dei requisiti minimi di accesso al pensionamento. Successivamente, il rapporto riprende a crescere raggiungendo il 18,4 per cento nel 2042. Nella fase finale del periodo di previsione, il rapporto spesa/PIL si riduce rapidamente attestandosi al 14,7 per cento nel 2060 e al 13,8 per cento nel 2070. Si segnala che il DEF reca un apposito focus sull'andamento della spesa pensionistica nel medio-lungo periodo nonché un paragrafo dedicato alla valutazione degli effetti finanziari attribuibili alle riforme previdenziali dell'ultimo ventennio. Tali riforme, di cui sono descritte le implicazioni sul rapporto debito/PIL, hanno significativamente contribuito a ridurre i costi attesi legati all'invecchiamento della popolazione.
  La proiezione di medio-lungo periodo della spesa per ammortizzatori sociali in rapporto al PIL passa dallo 0,7 per cento del 2010 allo 0,9 per cento del 2015, per poi scendere gradualmente e attestarsi su un valore di circa 0,6 per cento a partire dalla seconda metà del periodo di previsione.
  Venendo, quindi, alle politiche che il Governo intende porre in essere, la Sezione III del DEF reca, in particolare, il Programma nazionale di riforma. Richiamandosi ai contenuti del contratto di Governo, nel DEF si preannuncia che il tema del lavoro continuerà ad avere un posto centrale nell'azione di politica economica, Pag. 168con l'obiettivo di garantire condizioni di impiego più dignitose e adeguate retribuzioni. In tale contesto, rientrano l'impegno a valutare l'opportunità di introdurre un salario minimo orario per i settori non coperti da contrattazione collettiva, cui è dedicato un apposito focus nella Sezione, e la previsione di trattamenti congrui per l'apprendistato nelle libere professioni. Il Governo preannuncia, altresì, l'intenzione di continuare a lavorare per la riduzione del cuneo fiscale sul lavoro e degli adempimenti burocratici, anche attraverso la digitalizzazione. Più in particolare, nella tavola che riporta le azioni strategiche del cronoprogramma (I.1), nella sezione riguardante il lavoro, il welfare e la produttività, il Governo elenca le azioni che intende porre in essere a partire dal 2019. Tra esse, si segnalano il sostegno all'occupazione femminile e giovanile e le politiche per il secondo percettore di reddito e i cosiddetti «white jobs» per il mercato del lavoro dei professionisti sanitari. Tale Sezione del DEF dà conto anche delle risposte del Governo alle Raccomandazioni rivolte nel 2018 all'Italia da parte del Consiglio europeo, tra le quali si segnalano il miglioramento delle politiche attive del lavoro, sia come sostegno alla ricerca di lavoro, sia come formazione; il sostegno all'occupazione femminile e alla famiglia; l'aumento delle risorse per ricerca, innovazione, digitalizzazione e infrastrutture. Su tali punti, il DEF ricorda l'adozione del cosiddetto «decreto Dignità» e il decreto-legge che ha introdotto il Reddito di cittadinanza e Quota 100.
  Alla luce delle politiche che intende intraprendere, il Governo espone il quadro economico programmatico, che incorpora, cioè, gli effetti dei provvedimenti che si prevede di adottare, nonché quelli già deliberati dal Consiglio dei ministri ma non ancora in vigore (in particolare, il cosiddetto «decreto crescita» e il cosiddetto «decreto sblocca-cantieri», il cui impatto complessivo è prudenzialmente stimato in 0,1 punti percentuali di crescita aggiuntiva del PIL reale nel 2019). In tale quadro, il PIL reale aumenta dello 0,2 per cento nel 2019 e dello 0,8 per cento annuo nel triennio 2020-2022. Il PIL nominale aumenta dell'1,2 per cento nel 2019, del 2,8 per cento nel 2020, del 2,6 per cento nel 2021 e del 2,3 per cento nel 2022. L'indebitamento netto è stimato pari al 2,4 per cento nel 2019, 2,1 per cento nel 2020, 1,8 per cento nel 2021 e 1,5 per cento nel 2022. La variazione del saldo strutturale è stimata al –0,1 per cento nel 2019, 0,2 nel 2020, 0,3 per cento sia nel 2021 sia nel 2022. Infine, anche il rapporto debito/PIL è stimato in riduzione, passando dal 132,6 per cento del 2019 al 131,3 per cento del 2020, 130,2 per cento del 2021 e 128,9 per cento del 2022. L'occupazione ULA, dopo una riduzione dello 0,1 per cento nel 2019, riprende a crescere dello 0,3 per cento nel 2020, dello 0,6 per cento nel 2021 e dello 0,5 per cento nel 2022. L'occupazione espressa in forza lavoro (FL), dopo una riduzione dello 0,2 per cento nel 2019, aumenta dello 0,1 per cento nel 2020 e dello 0,6 per cento per ciascuno degli anni 2021 e 2022. Il tasso di disoccupazione aumenta all'11 per cento nel 2019 e all'11,1 per cento nel 2020, per poi ridursi al 10,7 per cento e al 10,4 per cento, rispettivamente, nel 2021 e nel 2022. Il tasso di disoccupazione, che incorpora gli effetti delle misure di attivazione incentivate dal Reddito di Cittadinanza, è stimato ridursi al 10,5 per cento nel 2019, al 9,6 per cento nel 2020, al 9 per cento nel 2021 e all'8,8 per cento nel 2022. Tali stime del quadro macroeconomico inglobano anche gli effetti degli interventi in materia di RdC e pensioni, documentati in maniera approfondita in un apposito paragrafo della Sezione III (II.2). Nel medesimo paragrafo è riportata anche una valutazione degli effetti macroeconomici delle misure orientate al rafforzamento dei centri per l'impiego e degli altri enti coinvolti nella gestione del RdC e delle politiche di integrazione sul mercato del lavoro.
  Con un maggiore dettaglio, tra le principali linee di intervento del programma di Governo, approfondite dal capitolo III, il DEF sottolinea l'intenzione di portare alla definitiva approvazione il disegno di legge cosiddetto «Concretezza» e conta sull'approvazione anche del disegno di legge, Pag. 169attualmente all'esame del Senato (S. 1122), recante: «Deleghe al Governo per il miglioramento della Pubblica Amministrazione». Gli ambiti di intervento sono: accesso al pubblico impiego; merito e premialità; dirigenza pubblica; razionalizzazione delle procedure di mobilità del personale pubblico e della disciplina degli incarichi ad essi conferibili; contrattazione collettiva del pubblico impiego.
  Nel settore del lavoro privato, il Governo ha in programma di proseguire l'azione di contrasto al precariato attraverso l'estensione dell'equo compenso e della normativa in vigore sul lavoro accessorio, al fine di regolamentare questo tipo di rapporto di lavoro (come baby-sitter e lavoro agricolo stagionale non inquadrabile in nessun contratto di lavoro) e di tutelare la dignità del lavoratore.
  Altra linea di intervento riguarderà, in continuità con quanto previsto dalla legge di bilancio 2019, il miglioramento della sicurezza sui luoghi di lavoro, con la modifica del Testo unico sulla sicurezza, prevedendo adempimenti semplificati per le piccole e medie imprese e aumentando le risorse da destinare al personale addetto ai controlli e alla verifica della corretta applicazione delle normative in materia.
  Quanto alle riforme strutturali, il Governo conta di accedere al Programma di supporto della Commissione europea (Structural Reform Support Programme – SRSP) per il prossimo periodo di programmazione 2021-2027, presentando progetti di alta qualità e ambizione. Per il 2019, sono stati concessi contributi finanziari, nell'ambito di tale programma, anche per i progetti relativi al miglioramento della performance e la riforma dei centri per l'impiego, al rafforzamento del sistema delle politiche attive del lavoro, al sostegno per il rafforzamento della governance inter-istituzionale della lotta al caporalato.

  Carlo FATUZZO (FI), dopo avere preliminarmente apprezzato lo spazio che il DEF dedica al settore della spesa pensionistica, lamenta la mancanza di approfondimenti sulle possibilità di risparmio per la finanza pubblica derivanti da una politica pubblica più attenta alla salute dei cittadini, specialmente di quelli anziani. Inoltre, dopo avere stigmatizzato la mancanza di un'esposizione dettagliata dei risparmi che lo Stato ha realizzato, a spese dei lavoratori e dei pensionati, a seguito dell'entrata in vigore della riforma Fornero, nonché la mancanza di indicazioni sul loro utilizzo, dichiara di ritenere opportuno il superamento dell'attuale sistema a ripartizione, in favore di un ritorno al sistema a capitalizzazione, che meglio risponde, a suo parere, alla necessità di tutela dei diritti degli assicurati.

  Andrea GIACCONE, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame alla seduta prevista per domani.

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo rafforzato di partenariato e di cooperazione tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Repubblica del Kazakhstan, dall'altra, con allegati, fatto ad Astana il 21 dicembre 2015.
C. 1648 Governo.

(Parere alla III Commissione).
(Esame e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento in oggetto.

  Andrea GIACCONE, presidente, avverte che l'ordine del giorno reca l'esame in sede consultiva, ai fini dell'espressione del parere alla III Commissione (Esteri), del disegno di legge n. 1648 Governo, recante: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo rafforzato di partenariato e di cooperazione tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Repubblica del Kazakhstan, dall'altra, con allegati, fatto ad Astana il 21 dicembre 2015.
  Invita il relatore, onorevole Caffaratto, a svolgere la relazione introduttiva.

  Gualtiero CAFFARATTO (Lega), relatore, rileva preliminarmente che l'Accordo si inquadra nell'ambito della strategia dell'Unione Pag. 170europea per l'Asia centrale, adottata per rispondere alla crescente importanza della regione ai fini della stabilità, della sicurezza e della diversificazione energetica. La strategia, che trova applicazione in una pluralità di ambiti, prevede approcci diversificati che tengano presente la specificità dei singoli paesi dell'area. Per quanto riguarda, in particolare, il Kazakhstan, l'Accordo risulta essere il coronamento di un percorso di progressivo avvicinamento all'Unione europea iniziato nel 2008 e si definisce rafforzato, in quanto, secondo una formula innovativa, intende dare conto dell'approfondimento delle relazioni applicabili dalla UE a Paesi partner che, pur non rientrando nella Politica europea di vicinato (PEV), ricoprono comunque ruoli chiave. L'Accordo, il primo del genere con un Paese dell'Asia centrale, è volto a innovare il quadro giuridico dei rapporti tra l'UE e il Kazakhstan e amplia, rispetto al precedente assetto, i settori di collaborazione, con particolare riferimento alla cooperazione economica. Per completezza, ricorda che il Parlamento europeo, che ha espresso parere favorevole alla conclusione dell'Accordo, ha approvato lo scorso 14 marzo una risoluzione in cui esorta il Kazakhstan al rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, adempiendo agli obblighi internazionali assunti.
  Venendo al merito dell'Accordo, segnala che esso consta di 287 articoli, suddivisi in nove Titoli, sette Allegati e un Protocollo sull'assistenza amministrativa reciproca nel settore doganale. Rilevo, quindi, che il Titolo I, con gli articoli da 1 a 3, stabilisce i princìpi generali e gli obiettivi dell'Accordo, mentre il Titolo II, con gli articoli da 4 a 13, reca disposizioni in materia di dialogo politico e cooperazione nei settori della politica estera e della sicurezza. Al Titolo III, riguardante il commercio e le imprese, il Capo I introduce disposizioni per la disciplina degli scambi di merci (articoli da 14 a 24), il Capo II, con gli articoli dal 25 a 27, riguarda la collaborazione doganale, il Capo III introduce norme per rimuovere gli ostacoli tecnici agli scambi (articoli da 28 a 30), mentre il Capo IV interviene in materia sanitaria e fitosanitaria (articoli da 31 a 38).
  Rileva, altresì, che il Capo V, articolato in sette Sezioni, reca disposizioni per la disciplina dello scambio di servizi e di stabilimento (articoli da 39 a 56). Segnala, in particolare, che la Sezione 3, con gli articoli da 47 a 51, introduce disposizioni per la disciplina dell'ingresso e del soggiorno temporaneo nei rispettivi territori di visitatori per motivi professionali a fini di stabilimento, di personale trasferito all'interno di una società e di prestatori di servizi contrattuali.
  Osserva, quindi, che il Capo VI, con gli articoli da 57 a 60, disciplina i movimenti di capitali e i pagamenti e che il Capo VII, articolato in quattro Sezioni, introduce disposizioni riguardanti la proprietà intellettuale (articoli da 61 a 118). I successivi Capo VIII (articoli da 119 a 137), IX (articoli da 138 a 150) e X (articoli da 151 a 155) intervengono, rispettivamente, in materia di appalti pubblici, materie prime ed energia, nonché commercio e sviluppo sostenibile. Segnala in tale ultimo Capo, in particolare, l'articolo 152, che reca, tra l'altro, la dichiarazione del riconoscimento dell'occupazione piena e produttiva e del lavoro dignitoso per tutti quale elemento chiave dello sviluppo sostenibile per tutti i Paesi e obiettivo prioritario della cooperazione internazionale. Le parti, in tale contesto, ribadiscono il loro impegno a dare effettiva attuazione, sia a livello legislativo sia nella prassi, alle convenzioni dell'OIL ratificate rispettivamente dagli Stati membri dell'Unione europea e dal Kazakhstan. In coerenza con tali convenzioni, l'articolo 153 prevede il riconoscimento reciproco del diritto di fissare i livelli di protezione del lavoro e di adottare o modificare le rispettive legislazioni, l'impegno delle parti a scoraggiare scambi e investimenti indebolendo o riducendo tali livelli di protezione e, infine, il divieto di rendere inefficaci o derogare a tali disposizioni al fine di incoraggiare gli scambi e gli investimenti. Segnala che le medesime enunciazioni sono riferite ai livelli di protezione dell'ambiente. Segnala ancora che, al successivo Pag. 171articolo 154, le parti si impegnano a promuovere, tra l'altro, anche le prassi di responsabilità sociale delle imprese nell'ambito del miglioramento del contributo del commercio all'obiettivo dello sviluppo sostenibile nelle sue dimensioni economica, sociale e ambientale.
  Segnala che il Capo XI (articoli da 156 a 162) dispone in materia di concorrenza e che il Capo XII, agli articoli da 163 a 170, riguarda le imprese dello Stato o controllate, anche indirettamente, dallo Stato. Infine, rileva che i Capi XIII (articolo 171) e XIV (articoli da 172 a 198) recano disposizioni in materia, rispettivamente, di trasparenza e di risoluzione delle controversie.
  Passa, quindi, al Titolo IV, che riguarda la cooperazione nei diversi settori dell'economia e dello sviluppo sostenibile. Infatti, dopo avere segnalato che il Capo I (articoli 199 e 200) riguarda il dialogo economico e il Capo II (articolo 201) concerne il governo delle finanze pubbliche, osserva che i Capi da III a XV riguardano diversi settori economici, dalla fiscalità all'energia, ai trasporti, all'ambiente e ai cambiamenti climatici, dall'industria alle piccole e medie imprese, al diritto societario, ai servizi bancari e assicurativi, alle società dell'informazione, al turismo e all'agricoltura (articoli da 202 a 229).
  Si sofferma, in particolare, sul Capo XVI, che riguarda la cooperazione in materia di occupazione, rapporti di lavoro, politica sociale e pari opportunità. Infatti, all'articolo 230, le parti dichiarano il loro impegno a promuovere l'agenda dell'OIL per il lavoro dignitoso, la politica dell'occupazione, le condizioni di vita e di lavoro e la salute e la sicurezza sul luogo di lavoro, il dialogo sociale, la protezione sociale, l'inclusione sociale e la lotta alla discriminazione, come pure un equo trattamento dei lavoratori che risiedono e lavorano regolarmente nell'altra parte. Il successivo articolo 231 declina gli obiettivi da perseguire: miglioramento della qualità della vita e del contesto sociale; miglioramento dell'inclusione sociale e del livello di protezione sociale dei lavoratori, nonché ammodernamento dei sistemi di protezione sociale in termini di qualità, accessibilità e sostenibilità finanziaria; riduzione della povertà e miglioramento della coesione sociale; lotta alla discriminazione nell'occupazione e negli affari sociali; promozione delle misure attive per il mercato del lavoro e miglioramento dell'efficienza dei servizi per l'impiego; creazione di nuovi e migliori posti di lavoro con condizioni di lavoro dignitose; miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro, nonché del livello di protezione della salute e della sicurezza sul luogo di lavoro; rafforzamento della parità di genere, promuovendo la partecipazione delle donne alla vita economica e sociale e garantendo la pari opportunità nell'occupazione, nell'istruzione, nella formazione, nell'economia, nella società e nei processi decisionali; miglioramento della qualità della legislazione sul lavoro e garanzia di una migliore protezione dei lavoratori; rafforzamento e promozione del dialogo sociale, anche aumentando la capacità delle parti sociali. L'articolo 232, infine, conferma l'impegno delle parti all'attuazione efficace delle convenzioni dell'OIL. In particolare, esse, tenendo conto della Dichiarazione ministeriale del Consiglio economico e sociale dell'ONU sulla piena occupazione e sul lavoro dignitoso, del 2006, riconoscono che l'occupazione piena e produttiva e il lavoro dignitoso per tutti sono un elemento essenziale dello sviluppo sostenibile. Inoltre, le parti promuovono, in linea con la dichiarazione dell'OIL sui principi e i diritti fondamentali nel lavoro, del 1998, il coinvolgimento di tutti i soggetti interessati, in particolare delle parti sociali, nell'elaborazione delle rispettive politiche sociali e nella cooperazione tra l'Unione europea e il Kazakhstan. Infine, le parti si impegnano a rafforzare la cooperazione in materia di lavoro dignitoso, occupazione e politica sociale in tutte le sedi e organizzazioni competenti.
  Il successivo Capo XVII (articoli 233 e 234), riguardante il settore della salute, conclude il Titolo IV dell'Accordo.
  Rileva, inoltre, che il Titolo V, agli articoli da 235 a 243, riguarda la cooperazione nei settori della libertà, della sicurezza e Pag. 172della giustizia, mentre il Titolo VI, articolato in undici Capi, introduce disposizioni per la cooperazione in ulteriori settori (articoli da 244 a 260): istruzione e formazione; cultura; ricerca e innovazione; audiovisivi e media; società civile; sport e attività fisica; protezione civile; attività spaziali; tutela dei consumatori; cooperazione regionale; funzione pubblica.
  I Titoli VII (articoli da 261 a 267), VIII (articoli da 268 a 270) e IX (articoli da 271 a 287) riguardano, rispettivamente, la cooperazione finanziaria e tecnica, il quadro istituzionale e le disposizioni generali e finali.
  Segnala, infine, che il disegno di legge di ratifica consta di quattro articoli: gli articoli 1 e 2 recano, rispettivamente, l'autorizzazione alla ratifica e l'ordine di esecuzione, mentre i successivi articoli 3 e 4 recano la clausola di copertura finanziaria e l'entrata in vigore.

  Andrea GIACCONE, presidente, nessuno chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame alla seduta prevista per domani.

  La seduta termina alle 15.