CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 16 aprile 2019
176.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari esteri e comunitari (III)
COMUNICATO
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INDAGINE CONOSCITIVA

  Martedì 16 aprile 2019. — Presidenza della presidente Marta GRANDE.

  La seduta comincia alle 11.20.

Sull'azione internazionale dell'Italia per l'attuazione dell'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile: l'efficacia del quadro normativo nazionale e del sistema italiano di cooperazione.
Audizione del Direttore Generale per la Cooperazione allo Sviluppo del MAECI, Giorgio Marrapodi.
(Svolgimento e conclusione).

  Marta GRANDE, presidente, avverte che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati. Introduce, quindi, l'audizione.

  Giorgio MARRAPODI, Direttore Generale per la Cooperazione allo Sviluppo del MAECI, svolge una relazione sui temi oggetto dell'indagine conoscitiva.

  Intervengono, quindi, per porre quesiti e formulare osservazioni Marta GRANDE, presidente, Piero FASSINO (PD), a più riprese, Yana Chiara EHM (M5S) e Laura BOLDRINI (LeU).

  Giorgio MARRAPODI, Direttore Generale per la Cooperazione allo Sviluppo del MAECI, replica ai quesiti posti e fornisce ulteriori precisazioni.

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  Marta GRANDE, presidente, dichiara conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 12.30.

  N.B.: Il resoconto stenografico della seduta è pubblicato in un fascicolo a parte.

SEDE CONSULTIVA

  Martedì 16 aprile 2019. — Presidenza della presidente Marta GRANDE. — Interviene il sottosegretario di Stato agli affari esteri e alla cooperazione internazionale, Guglielmo Picchi.

  La seduta comincia alle 12.30.

Documento di economia e finanza 2019.
Doc. LVII, n. 2 e Allegati.
(Parere alla V Commissione).
(Esame e conclusione – Parere favorevole).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento in oggetto.

  Pino CABRAS (M5S), relatore, segnala che la Commissione è chiamata ad esprimere il consueto parere alla V Commissione sulle parti di competenza contenute nel Documento di economia e finanza (DEF) 2019, trasmesso alle Camere il 10 aprile scorso, in linea con il dettato della legge di contabilità pubblica rispetto alla tempistica di presentazione di questo provvedimento al Parlamento.
  Ricorda che in tale data, ai sensi della citata legge n. 196 del 2009, ha inizio il processo di programmazione economica che, in questa fase, è finalizzato a consentire al Parlamento di esprimersi sugli obiettivi programmatici in tempo utile per l'invio, entro il 30 aprile, al Consiglio dell'Unione europea e alla Commissione europea, del Programma di stabilità e del Programma nazionale di riforma (PNR). Sulla base dei contenuti del DEF, la Commissione elabora poi le raccomandazioni di politica economica e di bilancio rivolte ai singoli Stati.
  Segnala che il Documento – che si articola nel Programma di stabilità, nell'Analisi e tendenze della finanza pubblica e nel Programma nazionale di riforma (PNR) – si colloca al centro del processo di coordinamento ex ante delle politiche economiche degli Stati membri dell'UE (il cd. Semestre europeo).
  In considerazione dell'ampiezza delle tematiche affrontate dal DEF, si accinge ad una trattazione degli aspetti generali del Documento, nonché dei principali profili di specifica rilevanza per la Commissione.
  Ricorda che per il 2018, il 13 luglio scorso, il Consiglio ECOFIN aveva approvato 4 raccomandazioni indirizzate all'Italia, concernenti rispettivamente: il perseguimento di un consistente sforzo di bilancio nel 2019, le riforme fiscali e il potenziamento dei sistemi elettronici di fatturazione e pagamento, nonché il contenimento della spesa pensionistica; la riduzione della durata del processo civile, la lotta contro la corruzione, l'applicazione della nuova disciplina sulle aziende di proprietà pubblica e il miglioramento dei servizi pubblici locali, nonché la rimozione delle restrizioni alla concorrenza; la riduzione dello stock dei crediti deteriorati e gli incentivi alla ristrutturazione e al risanamento dei bilanci delle banche, l'attuazione della riforma sull'insolvenza e il miglioramento dell'accesso delle imprese ai mercati finanziari; il rafforzamento delle politiche attive del lavoro, con l'incremento dell'efficienza dei servizi per l'impiego e l'incentivazione della partecipazione delle donne al mercato del lavoro attraverso il rafforzamento dei servizi alla famiglia; il miglioramento della spesa per investimenti per incoraggiare la ricerca, l'innovazione, le competenze digitali e le infrastrutture.
  Sottolinea la rilevanza, ai fini delle competenze della Commissione affari esteri, di menzionare l'analisi tracciata nel DEF sul quadro macroeconomico e sull'andamento Pag. 63dell'economia internazionale, in cui si colloca la performance del nostro Paese.
  Al riguardo, rileva che l'andamento dell'economia mondiale nel 2018 è stato caratterizzato da un rallentamento della crescita a causa di un minor dinamismo del commercio internazionale innescato principalmente dalle tensioni commerciali tra gli Stati Uniti e la Cina. Osserva che tali tensioni, unitamente all'emergere di tensioni geopolitiche in altri rilevanti Paesi e all'accresciuta instabilità socio-economica all'interno di alcuni Paesi emergenti, hanno fortemente condizionato il clima di fiducia degli operatori economici e nei mercati finanziari portando all'adozione di strategie attendiste rispetto ai programmi di investimento in un contesto di crescente incertezza. Rileva che nella seconda metà dello scorso anno tali sviluppi hanno cominciato a dispiegare i loro effetti sulla domanda interna dei principali Paesi attraverso un sensibile calo degli investimenti e una moderazione dei consumi. Segnala che, conseguentemente, l'attività manifatturiera, soprattutto quella rivolta alla produzione di beni di investimento, ha subito una battuta d'arresto, facendo risultare particolarmente esposte quelle economie che, come nel caso della Germania ma anche dell'Italia, sono tuttora altamente specializzate nel settore industriale.
  Ricorda che, secondo le ultime stime ufficiali del Fondo Monetario Internazionale, la crescita mondiale nel 2018 si sarebbe fermata al 3,6 per cento, dal 3,8 per cento registrato nell'anno precedente. Di conseguenza, le proiezioni aggiornate per il 2019, prefigurano un'espansione più contenuta, al 3,3 per cento, legata principalmente all'indebolimento del ciclo nei Paesi avanzati (all'1,8 per cento, dal 2,2 per cento nel 2018).
  Sottolinea che questo quadro riflette in modo specifico l'andamento dell'economia degli Stati Uniti, per i quali il 2019 si prefigura come anno di raffreddamento economico. Evidenzia che anche in Europa stanno emergendo, in misura anche più marcata, segnali di rallentamento del ciclo economico, con la crescita del PIL che si è fermata all'1,8 per cento nel 2018 rispetto al 2,3 per cento del 2017. Osserva che in Europa il clima di fiducia degli operatori economici europei e le relative scelte di investimento sono stati fortemente condizionati dall'incertezza che ha accompagnato gli sviluppi dell'uscita del Regno Unito dall'UE, tuttora in corso di definizione.
  Segnala che si protraggono anche nel 2019 le pressioni sulla crescita globale esercitate dal rallentamento delle principali economie asiatiche. In particolare, rileva che la Cina cattura l'attenzione degli osservatori, le cui aspettative già da tempo sono orientate verso un graduale raffreddamento del secondo motore economico mondiale. Osserva che nel corso del 2018, la dinamica del PIL cinese ha manifestato una graduale moderazione, più accentuata nella seconda parte dell'anno, che ha condotto ad una crescita media annua del 6,6 per cento dal 6,8 per cento del 2017. Evidenzia che si tratta del tasso di crescita medio annuo più basso dal 1990. Precisa che su tale risultato ha indubbiamente inciso l'inasprirsi delle relazioni commerciali con gli Stati Uniti, che si è tradotto l'anno scorso in un progressivo inasprimento dei dazi sui beni di importazione.
  Sottolinea che ciò nonostante, la politica fiscale garantirà sostegno all'attività economica cinese: il taglio delle tasse e il sostegno all'occupazione saranno due dei pilastri portanti delle strategie di politica economica per il prossimo futuro nell'intento di ridurre l'imposizione fiscale a carico delle imprese insieme al taglio dell'imposta sul valore aggiunto. Osserva che un ulteriore contributo arriverà dalle amministrazioni locali che potranno emettere nuovo debito per finanziare le infrastrutture. Rileva che, nel complesso, le proiezioni dei principali previsori internazionali rimangono positive, prefigurando una graduale moderazione della crescita verso livelli sostenibili di medio-lungo periodo cui la Cina dovrebbe convergere anche grazie al graduale allineamento dei salari.
  Segnala che anche il Giappone, la cui economia aveva ripreso slancio nel 2017 ha registrato un rallentamento della crescita Pag. 64del PIL che si stima si sia fermata allo 0,8 per cento nel 2018, accusando l'impatto dei pesanti disastri naturali che hanno colpito il Paese compromettendo l'attività economica nella seconda parte dell'anno. Osserva che l'economia nipponica è peraltro tra quelle che maggiormente stanno risentendo delle tensioni commerciali internazionali di cui è sintomo la flessione della domanda estera da parte della Cina che sta danneggiando sensibilmente la dinamica dell’export nipponico con ripercussioni significative sull'attività industriale.
  Sottolinea che in questo contesto, con riferimento al 2018, il DEF evidenzia come l'economia italiana abbia perso slancio durante l'anno, registrando una crescita del PIL reale nel complesso dello 0,9 per cento nel 2018, in discesa rispetto all'1,6 per cento registrato del 2017. Alla modesta crescita congiunturale registrata nei primi due trimestri del 2018 (+0,2 per cento nel I trimestre e +0,1 nel II) sono seguite, infatti, contrazioni congiunturali del PIL nel terzo e quarto trimestre (-0,1 per cento in entrambi i trimestri).
  Evidenzia che tale risultato risulta inferiore sia a quanto previsto a settembre scorso nella Nota di aggiornamento del DEF 2018 – che aveva rivisto al ribasso le stime di crescita del 2018 dall'1,5 all'1,2 per cento, alla luce del peggioramento del contesto economico internazionale, sia a quanto stimato a dicembre 2018, nel Documento di aggiornamento del quadro macroeconomico e di finanza pubblica, presentato successivamente all'approvazione della manovra di bilancio come rimodulata in conseguenza del recepimento degli accordi intervenuti tra il Governo e la Commissione europea, che aveva ulteriormente rivisto al ribasso la crescita del PIL all'1 per cento.
  Rileva che l'indebolimento della dinamica è derivato, secondo quanto esposto nel Comunicato ISTAT del 9 aprile 2019, da un netto ridimensionamento del contributo positivo della domanda interna, e in particolare della componente dei consumi privati. L'andamento delle esportazioni ha segnato una decelerazione e l'apporto della domanda estera netta al PIL è divenuto lievemente negativo.
  Segnala che il rallentamento degli scorsi trimestri è stato principalmente dovuto a fattori esterni, quali la forte flessione della crescita del commercio mondiale e la caduta della produzione industriale in Europa, in particolare in Germania. Osserva che la caduta dell’export si è verificata a inizio 2018 e ha portato, in corso d'anno, ad una revisione al ribasso dei programmi di investimento delle imprese e ad una diminuzione della produzione industriale, che tuttavia è stata lievemente più contenuta di quella registrata in Germania.
  Quanto al mercato del lavoro, ricorda che i dati per il 2018 confermano la prosecuzione della tendenza favorevole, nonostante l'inversione di tendenza registrata nel secondo semestre dell'anno: la crescita degli occupati, secondo il dato di contabilità nazionale, è stata dello 0,9 per cento (sospinta dall'occupazione dipendente mentre gli indipendenti hanno continuato a ridursi per l'ottavo anno consecutivo) e il tasso di disoccupazione si è ridotto di 0,6 punti percentuali rispetto al 2017, scendendo al 10,6 per cento.
  Per quel che concerne le previsioni macroeconomiche, sottolinea che il DEF 2019 presenta due scenari di previsioni, uno tendenziale e l'altro programmatico.
  Nel DEF 2019 le stime tendenziali incorporano le misure previste dalla legge di bilancio per il 2019, come il reddito di cittadinanza (che secondo il DEF dovrebbe fornire uno stimolo ai consumi delle famiglie meno abbienti, caratterizzati da una propensione al consumo più elevata della media) e le misure pensionistiche del decreto-legge n. n. 4 del 2019 (»quota 100»). Inoltre, rileva che la lettura della previsione tendenziale deve tenere conto del fatto che la legislazione vigente, come modificata dalla legge di bilancio per il 2019, prevede un aumento delle aliquote IVA a gennaio 2020 e a gennaio 2021, nonché un lieve rialzo delle accise sui carburanti a gennaio 2020.Pag. 65
  Evidenzia che lo scenario a legislazione vigente esposto nel DEF 2019 riflette l'effetto di trascinamento negativo derivante dal rallentamento della crescita dell'economia italiana registrato nel secondo semestre del 2018, in un contesto economico internazionale ed europeo più difficile di quanto previsto in autunno.
  Osserva che nel complesso, gli indicatori economici più recenti confermano la prosecuzione di una fase ciclica debole per l'economia italiana ma suggeriscono anche che la contrazione dell'attività economica si sia arrestata nel primo trimestre del 2019. Il quadro si mantiene tuttavia fosco per il settore manifatturiero.
  Ricorda che in gennaio i dati effettivi di occupazione, produzione industriale, esportazioni di merci e vendite al dettaglio hanno mostrato un certo rimbalzo. Tuttavia, gli indici di fiducia d'imprese e delle famiglie hanno continuato a flettere, sia in gennaio che a febbraio, riprendendo solo lievemente a marzo nei servizi e nelle costruzioni.
  A fronte di questi andamenti congiunturali, evidenzia che nel quadro tendenziale, la previsione di crescita del PIL in termini reali per il 2019 è rivista al ribasso di 0,9 punti percentuali, allo 0,1 per cento rispetto allo 1,0 per cento prospettato nello scenario dell'ultimo documento di aggiornamento del quadro macroeconomico e di finanza pubblica presentato a dicembre scorso.
  Segnala che negli anni successivi, il DEF prevede che il tasso di crescita reale progredisca gradualmente allo 0,6 per cento nel 2020 e allo 0,7 per cento nel 2021, fino allo 0,9 per cento nel 2022, mantenendosi per tutto il periodo previsivo al di sotto del profilo tracciato a dicembre scorso.
  Sottolinea che la nuova previsione tendenziale per il 2019 si basa sull'aspettativa di una graduale ripresa della crescita trimestrale del PIL, che da poco sopra lo zero nei primi due trimestri dell'anno si porterebbe ad un ritmo annualizzato dell'1,2 per cento nel secondo semestre.
  Evidenzia che durante l'intero arco previsivo il principale motore della crescita sarebbe rappresentato dalla domanda interna, mentre la domanda estera fornirebbe un contributo marginalmente positivo solo a fine periodo.
  In particolare, osserva che il DEF fa riferimento all'impatto sulla crescita congiunturale dei consumi delle famiglie che dovrebbe derivare dal Reddito di cittadinanza a partire dal secondo trimestre di quest'anno – che dovrebbe fornire uno stimolo ai consumi delle famiglie meno abbienti che hanno una propensione al consumo più elevata della media – che sarebbe in grado di determinare un effetto positivo sulla crescita del PIL reale di 0,2 punti percentuali sia nel 2019 che nel 2020.
  Rileva che, analogamente, le misure relative al sistema previdenziale (c.d. quota 100), che avrebbero un effetto neutrale quest'anno sul livello del prodotto, avrebbero un effetto positivo sulla crescita di 0,1 punti percentuali nel 2020.
  Osserva che, tuttavia, nel 2020-2021 l'effetto positivo dei due provvedimenti viene in parte ridimensionato, nello scenario tendenziale, dagli effetti dell'attivazione degli aumenti dell'IVA derivanti dalle clausole di salvaguardia. Nonostante non venga ipotizzata una traslazione completa sui prezzi, l'aumento dei prezzi al consumo inciderebbe sul reddito disponibile reale con ricadute sulla propensione al consumo.
  Segnala che anche le maggiori risorse per gli investimenti pubblici stanziate dalla legge di bilancio 2019, che dovrebbero fornire da stimolo agli investimenti pubblici – nel nuovo quadro tendenziale dei conti della PA, gli investimenti aumenterebbero del 5,2 per cento nel 2019 – fornirebbero a partire dal secondo trimestre dell'anno, un contributo alla crescita del PIL reale superiore a 0,1 punti percentuali.
  In merito alle stime di crescita tendenziale del PIL, sottolinea che il DEF evidenzia alcuni rischi al ribasso rispetto allo scenario internazionale adottato ai fini della previsione del PIL per l'Italia, legati in particolare all'incertezza riguardante il commercio internazionale, alla minaccia Pag. 66del protezionismo, a fattori geopolitici e a cambiamenti di paradigma in industrie-chiave quali l'auto e la componentistica.
  Rileva che le previsioni sull'andamento del commercio mondiale rilasciate dalle principali organizzazioni internazionali hanno infatti subito, anche recentemente, una continua revisione al ribasso. Osserva che le aspettative di crescita per i principali partner commerciali dell'Italia sono positive, ma denotano un ritmo inferiore al 2018 e un minor traino del settore manifatturiero, anche a causa dell'incertezza sulle politiche commerciali degli USA e della Cina.
  Per quanto concerne il quadro macroeconomico programmatico, ricorda che il Governo ha approvato due decreti legge contenenti misure di stimolo agli investimenti privati e delle amministrazioni territoriali (decreto-legge «Crescita») e misure volte a snellire le procedure di approvazione delle opere pubbliche e di progetti di costruzione privati (decreto-legge «Sblocca Cantieri»), che vengono considerate per la predisposizione delle stime del quadro programmatico.
  Evidenzia che l'impatto complessivo dei due provvedimenti sull'economia viene prudenzialmente stimato in 0,1 punti percentuali di crescita aggiuntiva del PIL reale nel 2019, che porta la crescita del PIL nello scenario programmatico allo 0,2 per cento in termini reali, rispetto allo 0,1 per cento dello scenario tendenziale. In confronto alla previsione tendenziale, è soprattutto la componente degli investimenti fissi lordi a spiegare la maggiore crescita del PIL.
  Per quanto riguarda gli anni successivi, rileva che, secondo il DEF, lo snellimento delle procedure per appalti pubblici e costruzioni private e il più elevato livello degli investimenti pubblici del quadro programmatico, pur in presenza di misure di copertura finanziaria, assicurano un differenziale positivo di crescita del PIL in confronto allo scenario tendenziale pari a 0,2 punti percentuali nel 2020 (da 0,6 punti percentuali del tendenziale, a 0,8 del programmatico) e 0,1 punti nel 2021 (da 0,7 punti percentuali del tendenziale, a 0,8 del programmatico). Osserva che solo nell'ultimo anno della previsione, il 2022, la crescita del PIL risulterebbe inferiore a quella tendenziale per 0,1 punti percentuali (da 0,9 punti percentuali del tendenziale, a 0,8 del programmatico), in ragione – secondo il DEF – di un obiettivo di deficit più sfidante.
  Con riferimento agli ambiti di diretto interesse della Commissione Affari esteri, segnala che il Programma nazionale di riforma si ricollega agli orientamenti espressi dal Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale nella seduta del 10 luglio scorso delle Commissioni congiunte Affari esteri dei due rami del Parlamento sulle linee programmatiche del suo dicastero.
  Osserva che il PNR ribadisce che l'azione del Governo sarà finalizzata, nel solco della tradizionale collocazione politico-internazionale italiana, alla tutela degli interessi nazionali, «prestando la massima attenzione nella destinazione delle relative risorse, a fronte dei costi associati».
  Segnala che, a tal fine, nella sezione Difesa, è da segnalare il riferimento al fatto che, per fronteggiare adeguatamente la complessità del quadro geopolitico internazionale, il Governo intende ottimizzare e sostenere le capacità delle Forze Armate per assicurare al Paese le migliori condizioni nel confronto con le moderne minacce e i rischi alla sicurezza. Rileva che il testo prospetta la definizione di una Strategia Generale Nazionale di Sicurezza quale caposaldo istituzionale su cui la Difesa potrà basare i propri obiettivi e fare in modo che anche l'Italia si doti della sua prima «Grand Strategy». Osserva che il DEF prosegue poi nel menzionare che a livello internazionale, si continuerà ad operare nell'alveo delle organizzazioni e delle alleanze di tradizionale ancoraggio per la proiezione estera, contribuendo agli interventi necessari per la tutela degli interessi nazionali, prestando la massima attenzione nella destinazione delle relative risorse, a fronte dei costi associati. Evidenzia che in tale quadro rimarranno cruciali le cooperazioni, sia nell'ambito della struttura di difesa comune integrata Pag. 67della NATO, sia nel contesto della Politica di Sicurezza e Difesa Comune (PSDC) dell'UE.
  A tal proposito, auspica che la Strategia Generale Nazionale di Sicurezza sia predisposta nell'alveo delle linee direttrici di politica estera del nostro Paese, che rappresentano il perimetro di riferimento di ogni politica di difesa, soprattutto per i profili di proiezione internazionale negli specifici teatri di crisi.
  A tal riguardo cita anche che nel contesto del Programma di stabilità, rispetto alla manovra di finanza pubblica per il 2019, il Governo fa presente che per il 2020 il Fondo per il finanziamento delle missioni internazionali sarà rifinanziato per 1,5 miliardi (1,1 miliardi al netto degli effetti fiscali e contributivi). Ricorda che il Fondo, previsto dall'articolo 4 della legge. 145 del 2016, ha una dotazione stabilita annualmente dalla legge di bilancio, ovvero da appositi provvedimenti legislativi. La legge di bilancio per l'anno 2019 ha dotato tale fondo di circa 997,2 milioni di euro.
  Ritiene parimenti importante rilevare che il Programma di stabilità, in un riquadro dedicato alle risorse stanziate per l'Aiuto pubblico allo sviluppo (APS) italiano nel 2018, precisa che, sulla base di stime preliminari, nel 2018 l'APS italiano dovrebbe attestarsi su 4,24 miliardi di euro, pari allo 0,24 per cento del reddito nazionale lordo (RNL), con un decremento di 1 miliardo rispetto al 2017, attribuibile in larga misura alla riduzione delle spese destinate all'accoglienza temporanea in Italia dei rifugiati e dei richiedenti asilo.
  Osserva che il Governo conferma in ogni caso l'esigenza di un riallineamento dell'Italia agli standard internazionali in materia di APS, proseguendo il percorso di avvicinamento all'obiettivo dello 0,7 per cento del RNL fissato nel 2015 dall'Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile e in linea con quanto previsto dall'articolo 30 della legge n. 125 del 2014.
  Rileva che il testo sottolinea altresì la necessità di un maggiore coordinamento delle politiche pubbliche nel settore della cooperazione internazionale, con l'obiettivo di migliorare la qualità e la coerenza dell'azione dell'Italia in tema di APS valorizzando, in particolare, gli strumenti previsti dalla normativa di settore.
  Ricorda, nell'ambito della sezione su Ambiente e energia, il riferimento ad azioni di politica estera coerenti con le sfide ambientali con le quali il nostro Paese è chiamato a confrontarsi (inquinamento, cambiamenti climatici, desertificazione, sfruttamento eccessivo delle risorse naturali e perdita di biodiversità).
  Evidenzia che in tale prospettiva si prevede la prosecuzione della partecipazione del nostro Paese alla definizione del Quadro generale per la biodiversità post-2020 nell'ambito della Convenzione di Rio de Janeiro sulla diversità biologica ed il rafforzamento della partecipazione italiana ai processi internazionali di governance, con particolare riferimento ai processi per la formulazione di un «Patto Globale per l'Ambiente» (GPE) e dell'Accordo attuativo per la Protezione della Biodiversità al di fuori delle giurisdizioni nazionali (BBNJ) e a specifiche misure per limitare i rifiuti marini (marine litter) e per il recupero degli stessi.
  Segnala che l'esame del DEF include l'approfondimento sugli Allegati, con particolare riferimento, quanto alle nostre competenze, alla Relazione sul monitoraggio degli obiettivi di spesa dei Ministeri per il ciclo 2018-2020.
  Al riguardo, osserva che le riduzioni apportate al Ministeri degli affari esteri e della cooperazione internazionale con l'ultima legge di bilancio hanno riguardato spese di funzionamento, spese di personale e risorse destinate ad interventi specifici rispetto all'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo, all'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica (AIEA), alla promozione della lingua e cultura italiane nel mondo, nonché ad iniziative progettuali a favore delle minoranze italiane in Paesi della Ex Jugoslavia.
  Rinviando al testo per un'analisi approfondita della tematica, segnala che non emergono particolare criticità rispetto al raggiungimento degli obiettivi di risparmio assegnati all'Amministrazione della Farnesina. Pag. 68Rileva che tale Amministrazione non ha ancora interamente conseguito tali obiettivi per quanto riguarda i contributi all'AIEA; le spese di interpretariato nei gruppi consiliari presso l'UE; il funzionamento e le attività degli uffici all'estero e il personale esperto, assunto ai sensi della legge n. 49 del 1987.
  Evidenzia, in generale, che le necessarie integrazioni di risorse effettuate nel corso dell'anno, peraltro senza impatto sugli obiettivi di risparmio in quanto derivanti da fondi istituti ad hoc, derivano per lo più dall'approvazione delle disposizioni sulla partecipazione dell'Italia alle missioni italiane all'estero. A titolo di esempio, cita le integrazioni allo stanziamento di competenza a favore dell'Unità di crisi per interventi per la tutela degli interessi italiani e la sicurezza dei connazionali in situazioni di emergenza. Osserva che la Relazione attesta, tra l'altro, che per mantenere gli interventi di cooperazione allo sviluppo all'altezza della politica estera e di sicurezza del nostro Paese occorre che tali risorse aggiuntive possano giungere con maggior prevedibilità al fine di consentire un'adeguata programmazione degli interventi.
  Rileva altresì, dal momento che sono strettamente correlati agli ambiti di competenza della III Commissione ed all'articolato lavoro di analisi e di approfondimento messo in campo attraverso le indagini conoscitive, che il PNR evidenzia la necessità di ridurre in maniera sostanziale le barriere agli investimenti, sia pubblici che privati, in linea con le osservazioni formulate dalla Commissione europea.
  A questo riguardo, ricorda che il Governo ritiene opportuno agire su diversi fronti, con politiche di accesso al credito per le imprese, di alleggerimento del carico amministrativo e di sostegno al tessuto imprenditoriale nella sua posizione sull'estero.
  In tale prospettiva, segnala che il Governo intende dare priorità alla tutela del Made in Italy ed alla promozione dell'internazionalizzazione delle imprese italiane;
  In tale ottica, sottolinea che il Governo richiama l'approvazione, in Consiglio dei Ministri, di un decreto-legge tutt'ora in corso di definizione, che introduce misure urgenti per la crescita economica, in particolare, sgravi e incentivi fiscali, disposizioni per il rilancio degli investimenti privati e norme per la tutela del Made in Italy.
  Da punto di vista politico evidenzia che il Governo e la maggioranza parlamentare che lo sostiene, dopo aver realizzato il programma iniziale di riforma economica e sociale descritto nella Nota di aggiornamento del DEF 2018 e sia pure in un contesto economico congiunturale profondamente cambiato e più complesso, caratterizzato da un marcato rallentamento della crescita europea e dal permanere di condizioni di bassa inflazione, confermano con il DEF gli obiettivi fondamentali della loro azione: ridurre progressivamente il gap di crescita con la media europea e, al contempo, il rapporto debito/PIL.
  Segnala che, a tal fine, la strategia dell'Esecutivo ribadisce il ruolo degli investimenti pubblici come fattore fondamentale di crescita, innovazione, infrastrutturazione sociale e aumento di competitività del sistema produttivo; l'azione di riforma fiscale come componente importante di un modello di crescita più bilanciato; il sostegno alle imprese impegnate nell'innovazione tecnologica e il rafforzamento contestuale della rete di protezione e inclusione sociale.
  Rileva che il Programma nazionale di riforma s'inserisce pienamente nel solco dei provvedimenti già approvati e della strategia di politica economica di un Esecutivo e di una maggioranza parlamentare che hanno dato la priorità all'inclusione sociale, al contrasto alla povertà, all'avvio al lavoro della popolazione inattiva e al miglioramento dell'istruzione e della formazione.
  Alla luce di queste considerazioni, presenta una proposta di parere favorevole sul Documento in titolo (vedi allegato).

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  Piero FASSINO (PD), intervenendo a nome del suo gruppo sulla proposta di parere favorevole formulata dal relatore, sottolinea che il DEF si limita a descrivere le dinamiche economiche nel 2017 e nel 2018, ma non illustra le prospettive per il 2019, che appaiono alquanto fosche: il deficit dovrebbe arrivare al 2,4 per cento del PIL – rispetto ad una previsione della legge di bilancio al 2,04 per cento – con conseguente aumento del rapporto debito/PIL, mentre gli investimenti e le esportazioni evidenziano una drastica diminuzione. Rileva, inoltre, che se si vuole evitare l'attivazione delle clausole di salvaguardia – ed il conseguente aumento dell'IVA che il relatore non esclude – e finanziare l'erogazione del reddito di cittadinanza e di «quota 100», nella legge di bilancio per il 2020 occorrerà trovare risorse aggiuntive pari a circa 40-45 miliardi di euro. Segnala che la riduzione degli assegni pensionistici correlata a «quota 100» produrrà una contrazione della capacità di spesa dei percettori di pensione e, dunque, un effetto depressivo sulla domanda interna. Con riferimento ai temi di più specifico interesse della Commissione, richiama i contenuti dell'audizione appena svolta con il Direttore Generale per la Cooperazione allo Sviluppo del MAECI, Giorgio Marrapodi, nella quale è stato rilevato che le risorse da destinare ai Paesi terzi nell'ambito della cooperazione allo sviluppo ammontano a poco più di 500 milioni di euro e che nel 2018 solo il 40 per cento di questa cifra potrà effettivamente essere speso. Al riguardo, segnala che tale misura contrasta con la linea dello «aiutiamoli a casa loro» portata avanti dall'attuale Governo, dal momento che il ridimensionamento del fenomeno migratorio non può che passare da un incremento degli stanziamenti destinati alla cooperazione allo sviluppo.
  Conclusivamente, preannuncia il voto contrario del suo gruppo sulla proposta di parere favorevole del relatore.

  Laura BOLDRINI (LeU) sottolinea che nella premessa al DEF il Ministro dell'economia, Giovanni Tria, dichiara che l'Esecutivo ha pienamente rispettato il programma previsto dalla Nota di aggiornamento presentata a settembre 2018. Rileva che, a fronte di queste dichiarazioni trionfalistiche, gli obiettivi di crescita del Paese sono stati drasticamente ridimensionati, passando dall'1,9 allo 0,2 per cento. Auspicando che il reddito di cittadinanza e «quota 100» possano effettivamente produrre gli effetti sperati dalla maggioranza, evidenzia che gli investimenti pubblici sono stati pesantemente ridotti ed è cresciuto il divario tra Nord e Sud del Paese. Associandosi alle osservazioni del collega Fassino sui rischi connessi all'attivazione delle clausole di salvaguardia sull'IVA, definisce un «ossimoro» la prospettiva, evocata dal Ministro Tria, di introdurre una flat tax con criteri di progressività. Riguardo al tema dell'Aiuto pubblico allo sviluppo, segnala che, a fronte della riduzione dallo 0,30 per cento del 2017 allo 0,24 per cento del 2018, il DEF si limita ad indicare l'obiettivo di raggiungere lo 0,7 per cento del PIL, senza chiarire tempi e modalità.
  Ribadendo che la scelta dei «porti chiusi» viola le norme del diritto internazionale umanitario, preannuncia il voto contrario alla proposta di parere del relatore.

  Maurizio LUPI (Misto-NcI-USEI), riservandosi di intervenire più diffusamente durante l'esame in Aula, osserva che il relatore ha inserito nella proposta di parere premesse che vanno bel oltre le materie di stretta competenza della Commissione e che questo crea il presupposto per un intervento da parte sua più ampio del previsto. Auspica innanzitutto che la maggioranza di governo affronti la materia con buon senso e realismo: è essenziale che il Governo eserciti il proprio ruolo in modo responsabile evitando di insistere in obiettivi programmatici, quali il reddito di cittadinanza e quota 100, pur legittimi ma divenuti del tutto insostenibili alla luce dell'attuale condizione economica del Paese. Osserva che, paradossalmente, l'opposizione Pag. 70dovrebbe esprimere parere favorevole sul DEF, dal momento che esso certifica il fallimento della politica economica del Governo: evidenzia, infatti, che con il Documento in esame il Ministro Tria descrive un aumento significativo del disavanzo e, conseguentemente, la necessità di una manovra correttiva di 6-7 miliardi di euro per il 2019, l'obbligo di trovare ingenti risorse per la legge di bilancio del 2020 e l'aumento dell'1,3 per cento del tasso di disoccupazione.
  Conclusivamente, suggerisce al relatore di integrare il parere con una osservazione che miri a tutelare gli impegni finanziari a sostegno dell'aiuto allo sviluppo e dell'azione di politica estera che impegna l'Amministrazione degli Affari esteri.

  La Commissione approva la proposta di parere favorevole formulata dal relatore.

  La seduta termina alle 13.05.

INCONTRI CON DELEGAZIONI DI PARLAMENTI ESTERI

  Martedì 16 aprile 2019.

Incontro con il Presidente del Parlamento della Repubblica di Albania, Gramoz Ruçi.

  L'incontro informale si è svolto dalle 13.10 alle 14.

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