CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 4 aprile 2019
170.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza
COMUNICATO
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  Giovedì 4 aprile 2019. — Presidenza del vicepresidente Simone PILLON. — Interviene, ai sensi dell'articolo 48 del Regolamento, la dottoressa Maria Carla Gatto, presidente del Tribunale per i minorenni di Milano.

  La seduta comincia alle 8.40.

Sulla pubblicità dei lavori.

  Il PRESIDENTE avverte che della seduta odierna verrà redatto il resoconto sommario e che, ai sensi dell'articolo 33, comma 4, del Regolamento del Senato, è stata richiesta l'attivazione dell'impianto audiovisivo, con contestuale registrazione audio, e che la Presidenza del Senato ha fatto preventivamente conoscere il proprio assenso.
  I lavori della Commissione, che saranno oggetto di registrazione, potranno essere quindi seguiti – dall'esterno – sia sulla web TV Camera che su quella del Senato.
  Non essendovi osservazioni, tale forma di pubblicità è dunque adottata per il prosieguo dei lavori.

PROCEDURE INFORMATIVE

  Giovedì 4 aprile 2019.

Indagine conoscitiva su bullismo e cyberbullismo.
Audizione del Presidente del Tribunale dei minori di Milano.

  Il PRESIDENTE, dopo aver ringraziato la dottoressa Gatto per la Sua disponibilità ad intervenire ai lavori della Commissione, ricorda che la Presidente del Tribunale dei minorenni è chiamata, in questa sede, a fornire il Suo autorevole contributo sulle tematiche del bullismo e del cyberbullismo.

  La dottoressa Maria Carla GATTO osserva come in Italia si riscontri un sensibile incremento di manifestazioni di prevaricazione, denigrazione e abuso, molte delle quali sono agite attraverso il web e vedono protagonisti soprattutto adolescenti. È evidente che il fenomeno del bullismo realizzato sia nelle forme tradizionali che tramite l'utilizzo delle nuove tecnologie continui a diffondersi nonostante si sia cercato di costruire, con la Pag. 106legge n. 71 del 2017, una rete protettiva e responsabilizzante volta a prevenire ed arginare le degenerazioni di un uso scorretto di internet.
  Per quanto riguarda i possibili interventi da apportare all'attuale sistema al fine di un più efficace contrasto del fenomeno, esprime in primo luogo apprezzamento per la recente approvazione da parte della Camera del disegno di legge sul c.d. codice rosso, il quale fra le altre, introduce un'autonoma fattispecie di reato volta a sanzionare il così detto revenge porn.
  Non sarebbe invece auspicabile, a suo parere, l'introduzione di nuove fattispecie criminose per sanzionare le condotte nelle quali si sostanzia il fenomeno del bullismo, visto che già sono previsti i reati quali quello di minaccia, diffamazione e violazione privacy. Sarebbe più opportuno, invece prevedere la diffusione in rete come circostanza aggravante ad effetto speciale dei reati che interessano questo fenomeno. L'aggravamento avrebbe come effetto che la maggiore pena inciderebbe sul termine di prescrizione e anche sulla possibilità dell'emissione delle misure cautelari. La previsione dell'aggravante consentirebbe inoltre di includere nella valutazione del comportamento delittuoso anche tutti i reati che si ricollegano all’hate speeches che mantengono una loro specificità in ragione della necessità di bilanciamento con l'interesse costituzionalmente tutelato della libertà di espressione.
  Con riguardo alla legge n. 71 osserva come essa abbia il merito di ritenere il cyberbullismo una priorità per le politiche educative. Tuttavia gli interventi apprestati appaiono frammentati e non organici, a ben vedere infatti la legge demanda la promozione di progetti per il contrasto del fenomeno del bullismo alle singole istituzioni scolastiche attraverso il coinvolgimento di associazioni presenti sul territorio. Sarebbe più opportuno, a parere dell'audita, realizzare una omogeneizzazione delle iniziative e una armonizzazione degli interventi, anche con specifico riferimento ai finanziamenti ripartiti tra livello statale e regionale.
  Esprime pieno apprezzamento invece per la decisione legislativa di individuare l'istituzione scolastica come agenzia privilegiata, in ragione della sua idoneità a formare le nuove generazioni alla cittadinanza digitale e a promuovere un corretto esercizio di diritti e doveri nello spazio di azione e di espressione del mondo del web.
  Accanto alle scuole è necessario, però, restituire alle famiglie il loro ruolo di primaria agenzia educativa. Spetta ai genitori rafforzare le interazioni personali e orientare i figli ad un corretto utilizzo delle tecnologie, favorendo anche la consapevolezza nei ragazzi della rilevanza penale di certe condotte. Serve una stretta sinergia fra scuole e famiglie.
  Con riguardo al problema del gap intergenerazionale esistente fra adulti e nativi digitali sottolinea la necessità di prevedere puntuali obblighi informativi da parte degli operatori del settore ai genitori, così da favorire la conoscenza di informazioni tecnico informatiche necessarie per poter efficacemente vigilare sui figli, quando navigano in rete. In questo quadro potrebbe essere utile inserire nei contratti stipulati con le compagnie telefoniche al momento dell'acquisto dei devices destinati ai minori, precisi richiami alle norme sulla responsabilità civile genitoriale a fronte di eventuali illeciti commessi dai minori sulla rete, così da accrescere la necessità di una loro attenta vigilanza sul flusso informativo dei figli. Il richiamo alla responsabilità civile potrebbe indurre gli adulti ad attivare sistemi di protezione sui devices utilizzati dai minori.
  Relativamente, infine, al ruolo della giustizia minorile con riguardo ai fenomeni oggetto dell'indagine, osserva come la tutela del minore venga attuata, interpellando il mondo degli adulti, senza arrivare alla sanzione penale, ricorrendo allo strumento dei procedimenti amministrativi, previsti dagli articoli 25 e seguenti del Regio decreto-legge n. 1404 del 20 luglio 1934. Questi procedimenti hanno ad oggetto l'eventuale applicazione di misure rieducative nei confronti di adolescenti e giovani a rischio di disadattamento e devianza perché privi di un adeguato indirizzo Pag. 107educativo nell'ambito familiare. L'intervento giudiziario è diretto alla rimozione dei fattori che possono incidere negativamente, in senso antisociale, sul percorso di crescita dei giovani e alla realizzazione, insieme a loro e ai servizi competenti, di progetti che mettano ordine nella loro vita secondo obiettivi positivi e costruttivi. In proposito osserva che le pendenze al 31 dicembre 2018 ammontano a 1732 con una sopravvenienza annua che oscilla tra i 660 dei 700 procedimenti.
  È chiaro che questa consistente mole di affari che viene gestita in questo specifico settore nel distretto milanese, che è il più grande d'Italia, non può essere affrontata con le risorse economiche e umane esistenti che prevedono per il Tribunale dei minorenni e per il personale amministrativo una pianta organica assolutamente sottodimensionata.
  Auspica quindi che per affrontare questi fenomeni, come quelli dell'immigrazione e dell'integrazione nel tessuto sociale di famiglie multietniche con culture e valori differenti, si riconoscano agli uffici minorili e in particolare a quelli milanesi, maggiore risorse di personale.

  Il PRESIDENTE dichiara aperta la discussione.

  Interviene la senatrice Maria SAPONARA (L-SP-PSd'Az) la quale condivide le considerazioni dell'audita circa l'importanza di rafforzare il ruolo educativo delle famiglie e sulla necessità di prevedere, per il contrasto dei fenomeni, una più organica strutturazione degli interventi a sostegno delle scuole.

  L'onorevole Fabiola BOLOGNA (M5S) chiede chiarimenti in ordine ai procedimenti amministrativi ai sensi dell'articolo 25 del Regio decreto-legge del 1934.

  L'onorevole SIANI (PD) si associa alla richiesta di chiarimenti testé formulata dalla collega Bologna. Chiede poi alla Presidente di precisare in che modo la giustizia minorile affronti i problemi di bullismo e cyberbullismo con riguardo a famiglie «poco educanti». Conclude osservando come, per una maggiore responsabilizzazione dei genitori e una più efficace protezione dei minori, sarebbe opportuno prevedere l'obbligatoria attivazione su tutti i devices utilizzati da bambini ed adolescenti di sistemi di parental control e di filtro nell'accesso ai siti.

  L'onorevole Laura CAVANDOLI (Lega) chiede all'audita alcune indicazioni sulle modalità per migliorare i rapporti tra gli enti locali e i Tribunali dei minorenni. Con riguardo alla giustizia minorile sottolinea come essa presenti alcuni limiti, dovuti alla eccessiva durata dei procedimenti e al fatto di non essere «giudice di prossimità».

  Il presidente PILLON (L-SP-PSd'Az), dopo aver sottolineato di non voler affrontare in questa sede la questione circa il futuro dei Tribunali dei minorenni e la possibilità di istituire dei Tribunali della famiglia, ritiene comunque che la giustizia minorile debba rispettare un principio di prossimità territoriale e ad essa debbano essere riconosciuti strumenti normativi adeguati ed idonei per fronteggiare questi nuovi fenomeni. Conclude ribadendo la necessità di prevedere l'obbligatoria installazione, al momento dell'acquisto, di sistemi di parental control e di filtri alla navigazione per i devices destinati a minori.

  L'onorevole Carmela GRIPPA (M5S) chiede all'audita se abbia dati in ordine all'incidenza del fenomeno del bullismo all'interno delle case-famiglia.

  Dopo alcune precisazioni dell'onorevole SIANI (PD) del presidente PILLON, la dottoressa GATTO prende la parola per alcune considerazioni conclusive, riservandosi di rispondere per iscritto, in modo più argomentato, ai quesiti posti.

  Il PRESIDENTE ringrazia la dottoressa Gatto e dichiara chiusa l'audizione.
  Il seguito dell'indagine conoscitiva è quindi rinviato.

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AFFARI ASSEGNATI

  Giovedì 4 aprile 2019.

Sulle problematiche connesse alla sicurezza del trasporto scolastico dei minori (n. 217).
(Esame ai sensi dell'articolo 34, comma 1, primo periodo, e per gli effetti di cui all'articolo 50, comma 2, del Regolamento, e rinvio).

  La relatrice onorevole Claudia GOBBATO (Lega) osserva come la sicurezza del trasporto scolastico sia una questione delicata e di grande attualità. Il servizio di trasporto scolastico è istituito per agevolare l'accesso degli utenti al sistema scolastico pubblico e la fruizione delle opportunità didattiche presenti sul territorio. Si tratta di un corollario importante del diritto allo studio che è riconosciuto ad ogni bambino e adolescente.
  Ma questo servizio deve essere assicurato nel rispetto di standard di sicurezza. La terribile vicenda di cronaca che ha visto il coinvolgimento di uno scuolabus ostaggio di un autista con precedenti penali è intollerabile e non deve più ripetersi.
  Il problema della sicurezza del trasporto scolastico è serio e riguarda non solo la scarsa idoneità dei veicoli preposti a tal fine, ma anche i requisiti richiesti ai conducenti e le condotte che devono essere da questi tenute.
  Sotto il primo profilo non sono pochi i mezzi con equipaggiamenti «alterati o non funzionanti», cioè con pneumatici lisci, con cinture di sicurezza non funzionanti, fari guasti, specchi retrovisori danneggiati, estintori inefficienti, uscite di sicurezza non agibili e altro. In proposito sottolinea che quando gli eventi accidentali avvengono in ambito urbano, la sagoma maggiormente rilevata rispetto alle normali autovetture e le basse velocità limitano i danni, ma quando questi veicoli percorrono strade extraurbane o di montagna nel percorso casa-scuola, aumenta di molto la probabilità di ritrovarsi in condizioni di sicurezza insufficiente.
  Riguardo all'aspetto delle norme sulla sicurezza sul lavoro e in particolare quelle che impongono un limite massimo di ore di guida, da alternare a periodi di riposo, sono spesso disattese. A ciò si aggiunga i non pochi casi di conducenti che fanno uso di sostanze stupefacenti e psicotrope e che, pur fermati dalle forze di polizia, continuano a guidare pulmini scolastici.
  In paesi esteri, quali ad esempio gli Stati Uniti d'America, gli autisti vengono selezionati accuratamente e, prima di potersi mettere al volante di uno «yellow bus», sono sottoposti ad accurati stage di formazione, che prevedono anche prove di guida sicura, tecniche di primo soccorso pediatrico e programmi di gestione delle criticità. In Svizzera, i conducenti di bus scolastici sono tenuti a fornire ai bambini i primi rudimenti di sicurezza stradale: il primo giorno di scuola si apre con la spiegazione di come si indossa la cintura di sicurezza e del perché è necessario compiere questo semplice e vitale gesto. In Francia, è in corso un dibattito sull'opportunità di dotare alcune categorie di veicoli – quelle per trasporto pubblico e commerciale, scuolabus compresi – di alcol-block, in grado di inibire l'avviamento del motore in caso di positività al test.
  Concludendo, per una più compiuta analisi della questione la relatrice ritiene auspicabile che la Commissione proceda ad un ciclo – limitato – di audizioni, ascoltando, fra gli altri, ad esempio, i rappresentanti dell'Associazione nazionale dei comuni italiani, della Conferenza Stato-Regioni e alcuni tecnici ministeriali.
  Il seguito dell'esame è quindi rinviato.

Sui lavori della Commissione.

  Il PRESIDENTE ricorda che l'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, nel corso della sua ultima riunione, ha deliberato di svolgere alcune missioni e sopralluoghi: in particolare la Commissione si recherà a visitare, lunedì 6 maggio, l'Istituto degli innocenti di Firenze.

  La seduta termina alle 9.30.