CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 9 gennaio 2019
122.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Commissioni Riunite (III e XIV)
COMUNICATO
Pag. 13

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

  L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 15.50 alle 16.

COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE

  Mercoledì 9 gennaio 2019. — Presidenza del presidente della XIV Commissione Sergio BATTELLI.

  La seduta comincia alle 16.

Sugli esiti della missione svolta a Sofia in occasione della Conferenza interparlamentare «Trasformare la Regione dei Balcani occidentali – una prospettiva parlamentare del ruolo e del futuro del processo di adesione all'UE» (5 ottobre 2018).
(Seguito dello svolgimento e conclusione).

  Sergio BATTELLI, presidente, ricorda che le Commissioni riunite III e XIV proseguono le comunicazioni sugli esiti della missione svolta a Sofia il 5 ottobre scorso dalle deputate Sabrina De Carlo e Simona Vietina – rispettivamente in rappresentanza della Commissione esteri e della Commissione politiche dell'UE – per prendere parte alla Conferenza interparlamentare «Trasformare la Regione dei Balcani occidentali – una prospettiva parlamentare del ruolo e del futuro del processo di adesione all'UE».
  Nella seduta del 17 ottobre scorso è stata messa a disposizione dei commissari la relazione predisposta e le deputate De Carlo e Vietina hanno concordato sull'opportunità di rinviare il proprio intervento ad altra seduta, per poter disporre di tempi congrui per la discussione.

  Sabrina DE CARLO (M5S) ricorda che la Conferenza – articolata in quattro sessioni tematiche – si è caratterizzata per una significativa partecipazione di rappresentanti, oltre che dei Parlamenti dei sei Paesi dell'area dei Balcani Occidentali (Serbia, Montenegro, Bosnia Erzegovina, Albania, Kosovo, Ex Repubblica Federale di Macedonia), di Parlamenti di 13 Stati membri dell'Unione europea: oltre all'Italia e alla Bulgaria, Germania, Irlanda, Grecia, Belgio, Portogallo, Romania, Repubblica Ceca, Austria, Slovenia, Ungheria Pag. 14e Croazia. Anche il Parlamento europeo vi ha presto parte con una propria delegazione che includeva la vicepresidente Livia Jaroka, i presidenti della Commissione UE-Serbia e della Delegazione per le relazioni con la Bosnia Erzegovina e con il Kosovo. Segnala che durante la prima sessione dei lavori della Conferenza è intervenuta per ribadire forte volontà dell'Italia di collaborazione e supporto al processo di integrazione nell'Europa dei paesi dei Balcani Occidentali.
  Ricorda che l'Italia è uno dei Paesi fondatori dell'Unione Europea, un pilastro importante della stessa e per questo sottolinea come il nostro apporto sia imprescindibile per l'evoluzione della comunità europea. Una comunità che, come più volte, l'Italia ha ribadito, ha l'urgenza di tornare al passo con i tempi, di rispondere alle esigenze di ogni singolo popolo che ne fa parte ed anche di allargare le proprie frontiere a tutti i Paesi meritevoli di entrare a far parte di questo progetto ambizioso.
  Sottolinea la necessità di menzionare le tante sfide dei nostri giorni che interessano tanto l'Europa quanto i Paesi dei Balcani Occidentali concludendo che la soluzione non possa che essere condivisa e compartecipata. Per questa ragione, ribadisce che l'Italia è fortemente favorevole all'ingresso nell'UE di altri Paesi che possano condividere i principi dei quali ci siamo fatti da sempre portavoce: la democrazia come unica alternativa alle dittature, la crescita economica e finanziaria per una più solida stabilità dei Paesi, il rispetto e la salvaguardia dei diritti umani come garanzia di rispetto reciproco tra i nostri popoli, regole e leggi condivise che possano disciplinare la vita comune dei nostri Paesi.
  Sottolinea la necessità di cooperazione e sostegno: i Paesi interessati ad entrare a far parte dell'Unione europea devono essere accompagnati in questo delicato processo poiché tante sono le sfide in comune. Esemplare è stato il caso dell'esito del referendum nell'ex Repubblica jugoslava di Macedonia: il voto si è svolto in un clima molto teso, con tantissime proteste e contro-proteste, segnato da una retorica nazionalista e tante fake news. Questo ha inevitabilmente destabilizzato e compromesso il risultato, nonostante la posta in gioco fosse di altissimo rilievo come accettazione dell'accordo tra Macedonia e Grecia per procedere all'adesione nell'Ue e NATO. Spiega inoltre che alla Macedonia va, tuttavia, riconosciuto di aver superato una profonda crisi politica; nonostante permangano problemi strutturali, specialmente in campo giudiziario, è importante tenere in conto i progressi compiuti così come ha fatto la Commissione che ha raccomandato al Consiglio di avviare i negoziati per l'adesione.
  Non ultima in ordine di importanza, rileva la necessità di breve passaggio sulla gestione dei flussi migratori che interessa le nostre frontiere e che rappresenta la grande sfida del nostro tempo. A suo avviso, molto è stato già fatto, ma tanto ancora c’è da lavorare per gestire una situazione che presenta ancora grandi criticità: il concreto verificarsi di ingressi illegali nei nostri Paesi per vie e con mezzi non consentiti dalla legge necessita di uno sforzo comune. Ribadisce che lo stesso sforzo che abbiamo chiesto nelle sedi delle massime istituzioni europee e siamo fiduciosi che le richieste dell'Italia saranno accolte.
  Ritiene che sia da considerarsi un grande passo in avanti quindi, la notizia recente che la Serbia abbia aperto due nuovi capitoli nei negoziati di adesione all'Ue: si tratta del 17 e del 18, relativi rispettivamente alla politica economica e monetaria e alla statistica. Diventano così 16 su 34 i capitoli aperti finora da Belgrado nelle trattative con Bruxelles, di cui 2 provvisoriamente chiusi.
  Ritiene che i progressi in questi due capitoli siano fondamentali per ulteriori riforme strutturali nell'economia della Serbia. Sono certamente auspicabili tuttavia ulteriori sforzi necessari per ampliare la rendicontazione sui principali indicatori macroeconomici e la struttura dell'economia proprio perché le riforme dello stato di diritto sono al centro dell'allargamento dell'Ue e, su questo, non può esserci Pag. 15compromesso. Sul tavolo dei negoziati c’è inoltre un ulteriore capitolo, il 9, sui servizi finanziari. Sono 19 gli Stati membri che si sono espressi a favore dell'apertura anche di quest'ultimo, ma l'unanimità si è raggiunta solo su 2. Tra i contrari si registrano però Germania e Francia.
  In definitiva, ritiene soddisfacente la partecipazione dell'Italia alla Conferenza in questione e ancor più utile a tenere vivo il dibattito sull'Allargamento UE ed il confronto con gli altri Paesi coinvolti che è elemento essenziale di tale processo.

  Simona VIETINA (FI) ringrazia per l'opportunità che le è stata data sottolineando che è stato sicuramente un onore rappresentare la XIV Commissione alla Conferenza interparlamentare ed anche un momento di grande arricchimento personale. Segnala che la Conferenza si è sviluppata in un clima cordiale e di totale apertura alla comprensione reciproca e al dialogo.
  Tuttavia, osserva che si è rilevata una stanchezza dei Paesi dei Balcani per la lunga attesa causata dai diversi rinvii dei negoziati, ma anche che è stata comunque garantita la collaborazione.
  In tale occasione, rileva che si è a più voci sottolineato che l'allargamento dipende dagli sforzi che ogni Stato metterà in campo per realizzare riforme che incidano significativamente sia sul livello sociale che economico, con particolare riguardo all'adesione e al rispetto dei principi, dei valori, delle priorità europee, alla salvaguardia dei diritti umani e alla lotta alla corruzione. Su ciò, ritiene che prima dell'ingresso in Europa deve avvenire un adeguamento. Si auspica che un'Europa più forte, più sicura, con buoni rapporti di vicinato e coesione sociale siano impegni per le generazioni future. Ritiene che ogni Paese deve essere valutato per i propri meriti, non deve essere in competizione con gli altri, ma unicamente con la propria responsabilità nell'affrontare le sfide interne che devono appunto essere incentrate su diritti umani, legalità, politiche sociali, giovani, istruzione e lavoro. Riporta quindi, brevemente, il senso dell'intervento che ha svolto in quella occasione affinché sia compreso appieno il pensiero del suo partito in merito alla questione dell'allargamento.
  Crede che trasformare la regione dei Balcani occidentali, anche in questo contesto, delineare la prospettiva parlamentare sul ruolo ed il futuro del processo di adesione all'Unione europea è una sfida di non poco conto. Considera evidente che uno degli effetti più delicati del percorso della Brexit sia la proposizione di riflessioni molto rilevanti sul futuro dell'Unione europea e sul futuro dei negoziati di adesione, nella considerazione dell'esigenza di verificare se il completamento degli iter di adesione o la proposizione di nuove adesioni sia tutt'oggi auspicabile, perseguibile e coerente con la situazione economica e sociale dell'Unione europea. Pensa che sia sotto gli occhi di tutti che l'Unione europea viva un momento difficile, a fronte di una evoluzione troppo complessa delle istituzioni comunitarie che hanno creato distanze importanti dai principi fondanti di Ventotene.
  Sottolinea che lo slogan che propugna il ritorno all'Europa dei popoli e l'abbandono dell'Europa della burocrazia deve far riflettere. In ciò è evidente il diverso atteggiamento verso l'Unione europea e le sue istituzioni che si incontra nei Paesi fondatori, rispetto ai Paesi di recente adesione. È a suo avviso rilevante riportare un'esperienza importante che riassume: nel mese di settembre 2018 l'Istituto di sociologia internazionale di Gorizia (ISIG) ha condotto, per il Consiglio d'Europa, vari corsi di formazione indirizzati a rappresentanti eletti e dirigenti delle autorità locali anche in Serbia e Bosnia. Tali corsi vertono sui tempi dell'efficienza dell'amministrazione pubblica, sulla leadership istituzionale, sul coinvolgimento dei cittadini nella governance locale e sulla progettazione comunitaria. Ricorda che durante tali incontri è emerso chiaramente che gli amministratori dei Paesi di recente ingresso nell'Unione europea, o «non ancora» membri, guardano all'Unione europea con grande interesse e non solo per le opportunità di finanziamento e supporto Pag. 16allo sviluppo regionale. Infatti, l'assetto istituzionale europeo, lo sforzo di armonizzazione legislativa e la normalizzazione dei rapporti a cavallo dei confini sono aspetti di grande rilevanza per tali amministratori che auspicano di poter presto prendere parte al «progetto europeo». Se le opportunità legate a regolamenti quali il Gruppo europeo di cooperazione territoriale (GECT) o il «nuovo meccanismo per superare gli ostacoli legati e amministrativi nei contesti transfrontalieri» e finanche il terzo protocollo alla Convenzione Quadro di Madrid, sono interpretati come funzionali allo sviluppo regionale, è l'adesione stessa all'intera architettura istituzionale europea che risulta essere ancor più sentita e auspicata. Rileva che in tale prospettiva, più volte durante queste attività formative è stata posta la domanda sul perché Stati membri o addirittura fondatori dell'Unione europea stiano mettendo in dubbio la loro partecipazione all'Unione stessa. Questa, osserva, è la domanda cui bisogna dar risposta. Il processo di allargamento va proseguito con attenzione particolare al fatto che gli allargamenti non vengano percepiti mai come contemporanee ampie diminuzioni di attenzione per chi è già all'interno dell'Unione europea. Ritiene che sia evidente che l'auspicio è che non vi siano altre «exit» ed è evidente che un tale risultato si persegua con una intelligente approccio ai tempi dell'allargamento. Con la convinzione che l'Europa sia la patria dei nostri popoli e il baluardo più importante contro fenomeni che speravamo tutti fossero scomparsi e che invece si stanno riaffacciando con frequenza e forza preoccupante. Ritiene che compito precipuo delle leadership deve essere dunque quello di proseguire e incrementare, anche a livello bilaterale, tutte quelle iniziative necessarie a favorire un processo di integrazione e di adeguamento interno reale, accrescendo l'appartenenza di tali Paesi alla famiglia europea, svolgendo un ruolo di facilitatori nell'Unione, favorendo nel contempo processi di stabilizzazione e concordando sulla necessità che tale processo abbia rilevanza strategica sia per l'Unione europea che per i Paesi dei Balcani – in quanto la crescita e lo sviluppo, il consolidarsi dei valori democratici, il contrasto di flussi migratori incontrollati e il controllo delle enclave di stampo criminale e terroristico, sono tutte condizioni atte ad evitare il ritorno di conflitti e guerre nella regione, potenzialmente rischiose per la stabilità e la sicurezza dell'intera Unione europea. Crede quindi che la riflessione in atto sull'allargamento deve necessariamente essere occasione per una «rivisitazione» dell'Europa nel suo complesso, un'Europa della quale non si metta in dubbio l'importanza strategica, politica ed economica nel panorama mondiale ma che debba saper individuare, in modo puntuale, quegli strumenti adeguati volti a perseguire con efficacia gli obiettivi prefissati nei Trattati. Osserva che se da una parte vengono paventati rischi che un'Europa a trentatré – con l'adesione di alcuni degli Stati balcanici – funzioni con maggiore difficoltà aprendo alla deriva verso la Russia e la Turchia, dall'altra c’è chi vede proprio nel rallentamento dei negoziati per l'integrazione europea con la regione balcanica un motivo in più per favorire alcune potenze globali nei loro intenti egemonici nell'area. Ritiene che in tale complesso contesto è necessario dare a questi Paesi una prospettiva europea certa, per stabilità, sicurezza e prosperità di tutta l'area e dunque affermare con chiarezza l'irreversibilità del processo stesso di adesione; in tale direzione occorre che il processo di integrazione sia sostenuto anche finanziariamente, con lo sviluppo di reti indispensabili all'interconnessione e agli scambi e dunque predisporre, nell'ambito del bilancio pluriennale europeo, un fondo ad hoc volto a stimolare gli investimenti nel Balcani occidentali.

  Piero FASSINO (PD), rilevando che sul tema dell'allargamento dell'Unione europea ai Balcani occidentali c’è un consenso pressoché unanime nel Parlamento italiano, propone di avviare la pianificazione di una serie di incontri con le Commissioni omologhe dei Paesi della regione, a Pag. 17cominciare da quelli più avanzati nel processo di adesione, quali Serbia, Montenegro e Macedonia.

  Sergio BATTELLI, presidente, ricorda che la proposta dell'onorevole Fassino è stata già discussa e approvata in sede di Ufficio di Presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi delle Commissioni riunite III e XIV e, anche a nome della presidente Grande, conferma l'impegno a dare seguito a tale decisione.

  Guido Germano PETTARIN (FI) ringrazia i presidenti per l'occasione di dibattito offerta e il deputato Fassino per quanto evidenziato nel proprio intervento. Ricordando i recenti incontri svoltisi a Vienna sulle tematiche in discussione segnala altresì l'opportunità di organizzare incontri anche con il Parlamento sloveno, sottolineando che la Slovenia può rappresentare una chiave di volta per interpretare le tematiche in oggetto anche alla luce degli importanti risultati nelle elezioni che si sono recentemente svolte in quel Paese e comunque in un'ottica di reciproco arricchimento in termini di conoscenza e relazioni.

  Sergio BATTELLI, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire dichiara concluse le comunicazioni in titolo.

  La seduta termina alle 16.15.