CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 12 dicembre 2018
112.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Commissioni Riunite (III e IV)
COMUNICATO
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ESAME DI DELIBERAZIONI DEL GOVERNO AI SENSI DEGLI ARTICOLI 2 E 3 DELLA LEGGE 21 LUGLIO 2016, N. 145

  Mercoledì 12 dicembre 2018. — Presidenza del presidente della IV Commissione, Gianluca RIZZO, indi della presidente della III Commissione, Marta GRANDE, indi del presidente della IV Commissione, Gianluca RIZZO. — Intervengono il sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale, Manlio Di Stefano, e il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Vincenzo Santangelo.

  La seduta comincia alle 9.05.

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Sulla pubblicità dei lavori.

  Gianluca RIZZO, presidente, avverte che è pervenuta la richiesta che della seduta sia data pubblicità anche mediante gli impianti audiovisivi a circuito chiuso. Non essendovi obiezioni, ne dispone l'attivazione.

Deliberazione del Consiglio dei ministri in merito alla partecipazione dell'Italia a missioni internazionali per il periodo 1o ottobre-31 dicembre 2018, adottata il 28 novembre 2018.
Doc. XXV, n. 1.
Relazione analitica sulle missioni internazionali in corso e sullo stato degli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, deliberata dal Consiglio dei ministri il 28 novembre 2018.
Doc. XXVI, n. 1.
(Esame congiunto e rinvio).

  Le Commissioni iniziano l'esame degli atti in titolo.

  Gianluca RIZZO, presidente, ricorda che la legge n. 145 del 2016 ha stabilito, agli articoli 2 e 3, che le Camere si pronuncino con proprie deliberazioni sia sull'avvio di nuove missioni, sia sulla prosecuzione di missioni internazionali già autorizzate.
  Avverte, quindi, che la Conferenza dei presidenti di gruppo, nella riunione dello scorso 8 dicembre, ha stabilito che la deliberazione della Camera dei deputati sulle missioni sarà assunta dall'Assemblea; a tal fine l'Aula è convocata per martedì 18 dicembre e mercoledì 19 dicembre 2018.
  Fa presente, quindi, che le Commissioni III e IV sono chiamate a presentare la propria relazione all'Assemblea e che nell'ambito degli uffici di presidenza, integrati dai rappresentanti dei gruppi delle due Commissioni, si è conseguentemente convenuto di concludere entro questa settimana l'esame del provvedimento.
  Segnala, quindi, che dopo lo svolgimento delle relazioni illustrative dei relatori ed il conseguente dibattito, si procederà poi, nel corso della seduta pomeridiana, al seguito della discussione generale al termine della quale i due relatori presenteranno la proposta di relazione per l'Assemblea che sarà posta in votazione domani.
  Avverte che il termine per la presentazione dei relativi emendamenti è stato fissato per giovedì 13 dicembre alle ore 9.
  Ricorda, altresì, che la relazione per l'Assemblea sarà composta di una premessa discorsiva e di una proposta conclusiva. La proposta conclusiva sarà di autorizzare ovvero, eventualmente, di non autorizzare singole missioni. Per consentire una discussione articolata per missioni, la proposta dei relatori elencherà queste ultime una per una. Potranno essere presentati emendamenti alla proposta di relazione.
  Infine, segnala che, come di consueto, gli emendamenti potranno riguardare soltanto la parte della relazione contenente la proposta di autorizzazione o non autorizzazione di singole missioni, e non la premessa discorsiva. Per illustrare la propria posizione complessiva sulle missioni i gruppi potranno presentare proposte di relazione alternative, le quali saranno poste in votazione secondo l'ordine di presentazione solo nel caso in cui sia respinta la proposta dei relatori.
  Le proposte alternative saranno comunque pubblicate in allegato al resoconto della seduta delle Commissioni.

  Yana Chiara EHM, relatrice per la III Commissione, sottolinea che la Deliberazione in esame, con riferimento al trimestre 1o ottobre 31-dicembre 2018, riguarda: la partecipazione dell'Italia ad una nuova missione internazionale, da avviare in Iraq e Kuwait, denominata Nato Mission in Iraq, ai sensi dell'articolo 2, comma 1, della legge n. 145 del 2016; la prosecuzione per il successivo trimestre delle missioni internazionali in corso nei primi nove mesi del 2018, secondo i contenuti della Relazione analitica presentata Pag. 18anche ai fini dell'articolo 3, comma 1, della legge, che prescrive anche che entro il 31 dicembre di ogni anno si debba tenere una sessione parlamentare sull'andamento delle missioni autorizzate. Segnala che alla Deliberazione è allegata la relazione tecnica sulla quantificazione degli oneri finanziari concernenti la nuova missioni e quelle oggetto di proroga.
  Illustra, quindi, il provvedimento sul terreno delle competenze della commissione affari esteri e comunitari, rinviando all'esposizione del collega Zicchieri per gli approfondimenti sui rilevanti profili concernenti gli impegni di natura militare. Preannuncia l'intenzione di soffermarsi sugli scenari di politica estera che indirizzano verso le scelte di impegno operativo oggetto dalla Deliberazione.
  Sottolinea che la legge n. 145 del 2016 ha fissato il principio generale in base al quale le disposizioni contenute nella Deliberazione si applicano al di fuori del caso della dichiarazione dello stato di guerra deliberato dalle Camere – nella potestà del Presidente della Repubblica in base all'articolo 87 della Costituzione – e in conformità ai principi dell'articolo 11 della Costituzione, secondo cui «l'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà di altri popoli e come mezzo per la risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia tra le Nazioni e favorisce le organizzazioni internazionali a tale scopo rivolte».
  Rileva che l'ambito di applicazione della legge, secondo il dettato dell'articolo 1, comma 1 della legge del 2016, è quindi circoscritto: alla partecipazione delle Forze armate, delle Forze di Polizia ad ordinamento militare o civile e dei corpi civili di pace a missioni internazionali istituite nell'ambito dell'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) o di altre organizzazioni internazionali cui l'Italia appartiene o comunque istituite in conformità al diritto internazionale, comprese le operazioni militari e le missioni civili di polizia e per lo stato di diritto dell'Unione europea; all'invio di personale e di assetti, civili e militari, fuori del territorio nazionale, che avvenga secondo i termini della legalità internazionale, delle disposizioni e delle finalità costituzionali, in ottemperanza agli obblighi di alleanze o ad accordi internazionali o intergovernativi, o per eccezionali interventi umanitari.
  Ciò premesso, rileva che si tratta del primo provvedimento di questa natura ad essere deliberato dal Governo Conte e ad essere sottoposto all'esame contestuale delle due Camere della XVIII legislatura, nella prospettiva di una imminente analoga deliberazione che dovrà essere adottata per l'anno 2019.
  Sottolinea che la lettura del provvedimento evidenzia proprio questo: innanzitutto il dato dell'assunzione di responsabilità del Governo Conte nei confronti delle vite e del lavoro di connazionali, uomini e donne, in divisa e non, che ogni giorno, in contesti instabili o segnati da crisi dirompenti, profondono il proprio impegno per costruire pace e sviluppo. E lo fanno lontano dai propri cari e da ogni visibilità mediatica, nella valutazione di un rischio che arriva a comportare la perdita del bene più alto, e nell'esercizio di un sobrio senso dello Stato che ci onora e ci rende orgogliosi come cittadini e come cittadine di questo Paese.
  Osserva che il nostro impegno si fonda su un approccio onnicomprensivo alle crisi, nel solco della migliore tradizione europea, pienamente condivisa dall'Italia, che correla l'intervento di carattere militare ad iniziative civili tese alla protezione dei diritti umani e delle libertà fondamentali, all'investimento nell'istruzione e nella cultura, alla protezione e attenzione alle donne, ai giovani e alle minoranze.
  Rileva che l'Italia, la cui Carta costituzionale sancisce il ripudio della guerra come metodo di risoluzione delle controversie internazionali, garantisce la sicurezza dei suoi cittadini anche attraverso il contributo attivo alla pace, insieme ai partner europei e agli alleati transatlantici. Non a caso l'Italia è tra i Paesi capofila nel finanziamento delle missioni dell'Onu ed è presente in un'ampia gamma di scenari Pag. 19segnati non solo da crisi conclamate ma anche da conflitti congelati e ovunque sia opportuno contribuire a consolidare processi di pacificazione, democratizzazione e stabilizzazione in funzione di prevenzione dei conflitti.
  Segnala che la Deliberazione non manca di gettare i semi del cambiamento – che necessariamente potrà emergere con maggiore nettezza in occasione della prossima deliberazione, quella relativa all'anno 2019, di portata auspicabilmente annuale – laddove segnala l'esigenza di avviare fin da ora una riflessione strategica che comporti una rivalutazione della nostra presenza nelle missioni internazionali sotto il profilo del loro effettivo rilievo per gli interessi nazionali.
  Sottolinea che non si tratta in alcun modo di venire meno agli impegni presi o di porre in essere iniziative lesive della nostra immagine ed affidabilità internazionale. Non a caso il provvedimento esordisce con un forte richiamo alla vocazione transatlantica della nostra politica estera, oggi corroborata dalla nuova proiezione della Nato verso la direttrice del Mediterraneo e dell'Africa e che si avvale dello strategico Hub for the South di Napoli, che le Commissioni esteri e difesa hanno visitato nel mese di ottobre.
  Rileva che nel passaggio in cui si dà risalto al ruolo guida dell'Italia nel processo di sviluppo di più adeguate capacità nel quadro della PESCO e della dimensione civile della Politica di Sicurezza e Difesa Civile dell'Unione Europea (PSDC), la Deliberazione sottolinea, infatti, che l'impegno nel contesto della PSDC non implica un ridimensionamento del ruolo della Nato o della posizione dell'Italia all'interno dell'Alleanza atlantica: la Nato resta un caposaldo del sistema di sicurezza ma il Governo ritiene che l'Alleanza debba abbandonare logiche da «guerra fredda», calibrando priorità e risorse e adattandosi alle nuove sfide e minacce non più solo convenzionali ma soprattutto asimmetriche, anche a sud. Si tratta di una evoluzione che non è in contraddizione con il Concetto strategico adottato nel 2010 e che si radica nelle decisioni assunte da ultimo dal Vertice dei Capi di Stato e di governo di Bruxelles dell'11-12 luglio scorsi.
  Osserva che per queste ragioni il nostro Paese mantiene fino alla fine dell'anno tutti gli impegni presi a rassicurazione degli alleati nord-orientali, comprese le attività di sorveglianza, ma anche a tutela della sicurezza del fianco sud-est dell'alleanza ai confini tra Turchia e Siria, in Afghanistan e in Kosovo.
  Per restare sulle priorità dell'impegno italiano, rileva che nel quadrante siro-iracheno si colloca la nuova missione richiesta dal Governo iracheno, nel solco dell'azione di contrasto al Daesh, che ancora ci impegna malgrado la sconfitta militare accusata dal sedicente Stato islamico. In tale regione occorre, in generale, incidere sulle cause politiche che hanno permesso a questo soggetto di insediarsi e ramificare. Sottolinea che nella correzione degli errori del passato, bisogna dunque sostenere riconciliazione e riforme e una transizione il più possibile a trazione ONU alla Siria, impedendo al radicalismo jihadista di prosperare e tornare a tormentare le popolazioni locali e l'Occidente. In questa direzione va l'impegno dell'Italia, come più volte ribadito dal Ministro Moavero Milanesi, anche per ripristinare quel tessuto locale fatto di pluralismo e dialogo interreligioso che ha caratterizzato per millenni il volto della «Terra tra i due fiumi» e del grande Medioriente.
  Passando al Mediterraneo, evidenzia che si tratta indubbiamente della priorità geopolitica per il nostro Paese da tutti i punti di vista. Non a caso negli ultimi anni ha registrato visibilità crescente l'evento MED Dialogues, importante appuntamento di natura scientifica, che attira a Roma le personalità politiche più influenti per la geopolitica della regione al cui centro l'Italia si colloca.
  Sottolinea che la nostra identità mediterranea è cruciale rispetto a tutte le altre dimensioni, compresa quella europea. L'Italia conta in Europa solo se conta nel Mediterraneo, come è emerso in occasione di una recente audizione svolta dalla commissione affari esteri e comunitari sulla Pag. 20tematica. Il messaggio che il Governo ha portato in Europa, alle Nazioni Unite e alla NATO è proprio questo: il destino dell'Europa è il destino del Mediterraneo, rispetto al quale lo stallo della situazione in Libia, i flussi migratori dall'Africa subsahariana, gli arrivi massicci di rifugiati dalla Siria e la diffusione delle reti fondamentaliste dalla Tunisia all'Iraq hanno rappresentato uno choc di cui ancora non si colgono le dimensioni per i nostri cittadini. Indubbiamente fino ad oggi la comunità internazionale si è dimostrata debole rispetto allo snodo geopolitico rappresentato dal Mediterraneo e questo ha imposto al nostro Paese di assumere un'iniziativa politica forte, culminata nella Conferenza di Palermo, e un impegno rafforzato da parte della nostra diplomazia e dei nostri militari nei teatri operativi rilevanti per il cosiddetto Mediterraneo allargato.
  Rileva che l'approccio olistico alle crisi, in piena sintonia con la Strategia globale dell'Unione Europea, comporta un'enfasi su prevenzione dei conflitti, mediazione e sulle attività di stabilizzazione post conflitto. In questo quadro, sottolinea che l'Italia non cessa di contribuire ai Fondi fiduciari del Dipartimento affari politici e per il peace-building dell'ONU, nel cui contesto si impegna ad un crescente coinvolgimento delle donne e dei giovani nei processi di pace e di riconciliazione, prestando attenzione alla prevenzione del genocidio e alle altre atrocità di massa.
  Osserva che è coerente con questa impostazione il proseguimento dell'azione dell'Italia per la stabilizzazione dei Balcani Occidentali e del cosiddetto Partenariato orientale. La Deliberazione in esame conferma l'impegno a sostegno dei fora regionali, quali l'Iniziativa Adriatico Ionica (IAI) e l'Iniziativa Centro Europea, a sostegno del percorso d'integrazione europea dei Paesi dell'area e del consolidamento del quadro di sicurezza continentale.
  Segnala che la Deliberazione ha rafforzato questo versante tanto più alla luce del nuovo clima di tensione in Kosovo, Paese che l'Italia ha riconosciuto ufficialmente nel 2008 ma che, malgrado gli sforzi internazionali, continua a rappresentare uno snodo di fragilità per il continente europeo, in cui restano irrisolti i problemi connessi alla presenza di reti transnazionali criminali e alla permeabilità rispetto ai rigurgiti di fondamentalismo, tanto più alimentati dal rientro dei foreign fighters dallo scenario siro-iracheno. Ricorda il recente sviluppo relativo all'ambizione di Pristina di potersi dotare di proprie forze armate, malgrado gli inviti alla cautela e ad un dialogo rafforzato con Belgrado pervenuti anche dallo stesso Segretario Generale della NATO. Segnala che si arricchisce di nuovo significato la presenza dei nostri militari impegnati nella missione della KFOR, a consolidata guida italiana, a garanzia di tutta la popolazione civile e della tutela del patrimonio culturale, costituito dai monasteri ortodossi serbi in territorio kosovaro.
  Sottolinea che non vi è dubbio che l'Italia conservi un'importante segmento delle proprie migliori risorse, civili e militari, rispetto alla fascia di instabilità che attraversa il continente africano, dalla Mauritania al Corno d'Africa, fascia segnata da povertà, presenza criminale, minaccia terroristica; tutti fattori determinanti per l'impoverimento sociale ed economico di Stati falliti o fragili come il Mali, la Somalia o l'Eritrea, che a causa dei flussi migratori degli ultimi decenni hanno perduto un capitale umano formato da giovani istruiti e motivati, a fronte di risorse naturali che potrebbero assicurare, in condizioni di pace e di stabilità, prosperità e benessere a lungo termine.
  Rileva che si tratta di aree in cui la cooperazione italiana è particolarmente presente come strumento indispensabile della politica estera italiana, secondo le linee di programmazione e di indirizzo dettate dall'ultimo Documento triennale, incentrate su promozione di agricoltura, sicurezza alimentare, istruzione, formazione e cultura, sanità, buon governo, lotta alle disuguaglianze e sviluppo. Occorre che la presenza internazionale sia maggiormente determinata nel promuovere condizioni di sviluppo sostenibile nella regione del Sahel, anche ricorrendo alle Pag. 21nuove tecnologie, tenendo conto dei delicati equilibri ambientali e facendo leva il più possibile sulla capacità locale di ownership.
  Ad integrazione di quanto già riferito sugli impegni in essere, dedica qualche riflessione all'Afghanistan, Paese in cui l'Italia conserva il ruolo di donatore di rilievo in una fase di trasformazione dello Stato, conformemente all'Accordo di cooperazione e partenariato di lungo periodo firmato nel 2012, incentrato su stato di diritto, sviluppo rurale e agricolo, infrastrutture e salvaguardia del patrimonio culturale. Nel corso dei primi nove mesi del 2018 l'impegno italiano si è concretizzato con l'approvazione di un contributo all'Afghanistan Reconstruction Fund (ARTF), gestito dalla Banca Mondiale. Sul terreno umanitario ricorda che la cooperazione italiana ha finanziato attività dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni per favorire il rientro della popolazione ed è stato anche fornito un contributo al Fondo delle Nazioni Unite per i popoli (UNFPA) soprattutto a protezione delle donne esposte al rischio di violenza di genere.
  Segnala che sul terreno civile, in Iraq l'Italia rafforza l'impegno assunto alla Conferenza dei donatori di Washington del 2016 nel settore della ricostruzione e stabilizzazione con progetti in ambito sanitario, rurale, educativo ed a tutela del patrimonio culturale. Evidenzia che in Siria e nei Paesi limitrofi nel periodo gennaio-settembre 2018 le iniziative si sono focalizzate principalmente in Libano e Giordania, con finanziamenti destinati a supportare progetti formativi per le donne rifugiate siriane nelle comunità ospitanti. Segnala anche l'approvazione di un progetto in ambito agricolo nell'area di Raqqa, riconquistata al cosiddetto Stato islamico.
  Menziona altresì l'impegno italiano in Palestina, profuso nel settore della sanità, dello sviluppo socio-economico, dell'uguaglianza di genere. Nei primi nove mesi del 2018 l'Italia ha finanziato iniziative delle maggiori agenzie delle Nazioni Unite presenti a livello locale per tutelare soprattutto la sicurezza sociale dei lavoratori palestinesi, fornendo programmi di aiuti umanitari, come ad esempio la fornitura di servizi essenziali e sanitari di base alla popolazione di Gaza e promuovendo opportunità economiche e lavorative per le donne palestinesi. Segnala che proprio nel settore dell'uguaglianza di genere è stata deliberata un'ulteriore iniziativa gestita insieme alle Autorità politiche palestinesi, denominata «Amal».
  In tema di sminamento umanitario, sottolinea che la Deliberazione evidenzia che le risorse pari a 2,7 milioni di euro a valere sul Fondo missioni, inizialmente programmate per la prima metà dell'anno saranno invece utilizzate nell'ultimo trimestre del 2018 a causa dell'affievolimento delle attività del Comitato nazionale per l'azione umanitaria contro le mine anti-persona, di cui è auspicabile una piena ripresa di operatività.
  Rinvia ai contenuti della scheda n. 45, allegata alla Relazione analitica sulle missioni internazionali in corso e sullo stato degli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, su cui si limita a segnalare l'esigenza, tanto più nella prospettiva della imminente deliberazione per il 2019, di una maggiore leggibilità e trasparenza sulla natura degli interventi. Ad integrazione dell'apparato informativo oggi disponibile, sarebbe di particolare interesse per il Parlamento potere accedere ad informazioni di maggior dettaglio auspicabilmente sulle caratteristiche dei singoli progetti, sul personale internazionale e nazionale impiegato, in un esercizio di trasparenza e anche di riorganizzazione dei contenuti il più possibile simmetrico e speculare alle schede concernenti la partecipazione di personale militare alle missioni.
  Rileva che la Relazione analitica dedica una scheda agli interventi di sostegno ai processi di pace stabilizzazione e rafforzamento della sicurezza, concentrati soprattutto in Africa settentrionale e Medioriente. Si tratta di interventi in cui un ruolo saliente è svolto dalle forze dell'ordine e dalle forze di polizia del nostro Pag. 22Paese rispetto ad attività formative di peace building, tassello imprescindibile per il successo delle missioni all'estero. Osserva che in tale contesto sono coinvolte anche autorevoli istituzioni formative del nostro Paese protagoniste nella realizzazione delle iniziative a sostegno dei processi di ricostruzione e riconciliazione innanzitutto in Colombia. Segnala che l'Italia è presente anche in Ecuador dove il conflitto colombiano ha avuto ripercussioni, determinando uno stato di vulnerabilità elevato. In Ecuador l'Italia è impegnata in iniziative di formazione allo sminamento. Evidenzia che anche in Nicaragua, Paese attraversato da una grave crisi sociale e politica, traumatizzato da una dura repressione che ha provocato almeno 400 vittime tra aprile ed agosto, oltre a sparizioni forzate, detenzioni arbitrarie, violazioni di diritti umani, l'Italia contribuisce con risorse finanziarie e di expertise alle attività dell'Organizzazione degli Stati americani.
  Sottolinea che la Relazione analitica documenta anche la partecipazione del nostro Paese alle iniziative delle organizzazioni internazionali per la pace e la sicurezza, che vedono il nostro Paese sostenere convintamente l'azione di prevenzione dei conflitti svolta delle Nazioni Unite. Osserva che, in questo contesto, nei primi nove mesi del 2018 l'Italia ha rinnovato il proprio contributo al bilancio del Tribunale speciale dell'Onu per il Libano e si è confermata l'attenzione italiana al rafforzamento delle istituzioni e degli enti di sicurezza e difesa di paesi partner della Nato. Segnala la particolare attenzione richiesta nel 2018 dalla partecipazione all'OSCE, la cui presidenza italiana in esercizio si è caratterizzata per priorità quali la lotta all'antisemitismo e al terrorismo, la cybersecurity, l'attenzione a conflitti congelati sul versante orientale e tematiche di tipo economico ambientale.
  Nel contesto di questi interventi, di cui alla scheda n. 47 allegata alla Relazione, sottolinea la conferma del finanziamento italiano al Fondo fiduciario presso la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (BERS), per il finanziamento di progetti di cooperazione tecnica in area balcanica e dell'Europa orientale. Si tratta di progetti contabilizzati dall'OCSE-DAC come aiuto pubblico allo sviluppo fornito dall'Italia. Dal 1992 al 2018 il fondo, a fronte di uno stanziamento italiano complessivo di 45,5 milioni di euro, ha mobilitato finanziamenti da parte della Banca e di altri investitori internazionali di miliardi di euro, contribuendo alla stabilizzazione, alla democratizzazione e all'avvio di un'economia di mercato nei paesi dei Balcani e dell'Europa orientale. Considerato che il 2019 sarà l'anno della presidenza italiana dell'Iniziativa Centro Europea, rileva che l'Italia potrà dare nuovo slancio a tale iniziativa, in cui svolge un ruolo da protagonista, anche attraverso un oculato utilizzo degli strumenti finanziari.
  Passa quindi a svolgere alcune riflessioni generali sul quadro degli impegni di cui la Deliberazione propone la proroga per l'ultimo trimestre del 2018.
  Rinviando alle considerazioni già svolte sul fatto che il dispositivo disegnato per le missioni internazionali per l'ultimo trimestre del 2018, necessariamente conseguente all'impianto previsto per i primi nove mesi, introduce elementi di novità che rispondono ad una strategia incentrata su pace sicurezza e difesa degli spazi mediterranei ed euro atlantici, sottolinea che tale strategia dovrà essere sviluppata in modo più articolato quando dovranno essere assunti impegni per il 2019.
  Rispetto a tali premesse ritiene opportuno svolgere un accenno alla Missione italiana di Assistenza e supporto in Libia che proseguirà le proprie attività fino alla fine dell'anno e che vede i nostri militari provvedere ad attività di formazione, addestramento, consulenza, assistenza, supporto e mentoring a favore delle forze di sicurezza e delle istituzioni governative libiche.
  Sottolinea che interventi di emergenza/aiuti umanitari ed interventi per la stabilizzazione, riabilitazione e ricostruzione sono le principali attività della nostra cooperazione, sia attraverso il canale bilaterale che multilaterale. Inoltre, a settembre 2018 è stato firmato un accordo Pag. 23tra l'agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo e la Commissione europea, in supporto ai bisogni primari della popolazione civile, come sanità, educazione, acqua, energia e piccole infrastrutture, e dove una parte verrà direttamente gestita dalla cooperazione italiana.
  Quanto alla proroga degli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché degli interventi finalizzati al rafforzamento della sicurezza e alla partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali, di cui alle schede nn. 45,46 e 47 della Deliberazione, ribadisce quanto già in precedenza segnalato sull'esigenza di accrescere il grado di leggibilità e di trasparenza di schede che alludono ad aree geografiche di intervento assai disomogenee a fronte di impegni finanziari alquanto consistenti.
  Ciò premesso conferma il pieno sostegno per le iniziative finalizzate alla cooperazione allo sviluppo dello sminamento umanitario in attuazione delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell'ONU e della disciplina nazionale in tema di cooperazione allo sviluppo e di partecipazione dell'Italia alle iniziative di pace ed umanitarie in sede internazionale.
  Avviandosi alle conclusioni, sottolinea che anche il 2018 è stato un anno di particolare impegno per l'Italia sul terreno della politica estera e dell'esposizione internazionale, con particolare riferimento alla presidenza OSCE secondo il motto «Dialogue, Ownership, Responsability» e nel segno del rilancio dello spirito di Helsinki per la promozione del dialogo con la Russia. Sottolinea, in particolare, l'assunzione di una iniziativa diplomatica forte rispetto alla crisi libica, di cui alla Conferenza di Palermo, nel contesto di una Unione europea oggi indebolita dallo snodo Brexit e dall'approssimarsi dello scadere del mandato di una Commissione europea che non ha saputo esercitare la dovuta assertività se non sui temi economici e che ha lasciato Paesi come la Grecia e l'Italia soli e sguarniti rispetto alla gestione delle ondate migratorie.
  Conclude ribadendo il concetto dell'indivisibilità della sicurezza euro-mediterranea e delle questioni che insistono su tale area: buona parte della sicurezza e della prosperità mondiali dipendono dalle dinamiche mediterranee. Da ciò deriva l'esigenza di rafforzare il partenariato con la sponda sud del Mediterraneo basato su più dialogo politico, responsabilità condivisa e solidarietà diffusa, su più concrete collaborazioni a livello di sicurezza, per il controllo delle rotte migratorie.

  Francesco ZICCHIERI (Lega), relatore per la IV Commissione, osserva innanzitutto che la Relazione analitica (Doc. XXVI n. 1) oggi all'esame delle Commissioni riunite affari esteri e difesa – nel riferire alle Camere sull'andamento delle missioni internazionali e sullo stato degli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, per il periodo dal 1o gennaio 2018 al 30 settembre 2018, autorizzati nella fase conclusiva della scorsa legislatura con le risoluzioni della Camera dei deputati n. 6-00382 e del Senato della Repubblica Doc. XXIV, n. 93 e n. 94 – indica anche le missioni internazionali che il Governo intende proseguire per il periodo dal 1o ottobre 2018 al 31 dicembre 2018, nonché gli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione da porre in essere nel medesimo periodo.
  Con specifico riferimento alle operazioni militari, precisa che si tratta delle medesime missioni già autorizzate per il periodo dal 1o gennaio al 30 settembre 2018 a seguito della trasmissione della deliberazione del Consiglio dei ministri del 28 dicembre 2017, ad eccezione di otto missioni che riguardano, rispettivamente: la partecipazione di personale della Polizia di Stato e di due magistrati collocati fuori ruolo alla missione EULEX Kosovo (schede nn.3 e 4); la partecipazione di una unità di personale della Polizia di Stato alla missione UNMIK in Kosovo (scheda n. 5); la partecipazione di personale delle Forze di Polizia alla missione bilaterale di cooperazione in Albania e nei Paesi dell'area Pag. 24balcanica (scheda n. 7); la partecipazione di personale della Polizia di Stato e di due magistrati collocati fuori ruolo alla missione EUPOL COPPS in Palestina (schede nn. 17 e 18); l'impiego di personale della Guardia di finanza per missione bilaterale di assistenza alla Guardia costiera della Marina militare libica (scheda n. 24); e la partecipazione di personale della Polizia di Stato alla missione EUBAM LYBIA (scheda n. 35), la cui autorizzazione è stata già concessa per l'intero anno 2018.
  Per quanto riguarda invece la partecipazione a ulteriori missioni che il Governo intende avviare nell'ultimo trimestre del 2018 (Doc. XXV n. 1), segnala la nuova missione denominata Nato Mission in Iraq, ufficialmente lanciata al vertice Nato di Bruxelles dell'11-12 luglio 2018, su richiesta del Governo iracheno e in coordinamento con la Coalizione internazionale di contrasto al Daesh, al fine di sviluppare ulteriormente le attività di Timing and Capacity Building che l'Alleanza svolge già in Iraq dal 2017.
  Entrando nel dettaglio, riferisce che tale missione è una missione non-combat di addestramento, che ha come obiettivo quello di offrire un ulteriore sostegno al Governo iracheno nei suoi sforzi per stabilizzare il Paese e combattere il terrorismo in tutte le sue forme e manifestazioni, avviata per esigenze dell'attuale quadro politico-militare caratterizzato da un deterioramento complessivo della sicurezza di quell'area.
  In particolare, nella scheda della missione [scheda n. 7 (2018)] viene precisato che la missione è finalizzata ad addestrare istruttori iracheni in settori quali la lotta contro ordigni esplosivi improvvisati (IED), la pianificazione civile-militare, la manutenzione dei veicoli blindati e la medicina militare. Inoltre, la missione prevede anche l'istituzione di scuole militari per aumentare la professionalità delle forze irachene e contribuire a sostenere strutture e istituzioni di sicurezza nazionale più efficaci, trasparenti e inclusive.
  Riferisce, inoltre, che per il corrente anno le esigenze di personale (12 unità) e del relativo fabbisogno finanziario della missione (circa 259.000 euro) saranno ricomprese nell'ambito del numero massimo di personale e del fabbisogno finanziario previsti per la proroga della partecipazione alla Coalizione internazionale di contrasto alla minaccia terroristica del Daesh per il periodo dal 1o ottobre 2018 al 31 dicembre 2018 (scheda n. 19).
  Tornando all'esame delle Relazione analitica (Doc. XXVI n. 1), con riguardo all'andamento delle missioni internazionali nel corso dei primi nove mesi del 2018, segnala che il documento puntualizza che per il periodo 1o gennaio 2018-30 settembre 2018 la consistenza media annuale complessiva dei contingenti impiegati nei teatri operativi è stata di 6.428 unità di personale delle Forze armate, mentre il fabbisogno finanziario complessivo necessario per la proroga delle missioni in corso e per l'avvio delle nuove missioni delle Forze armate è stato di circa 747 milioni e 619 mila euro, a fronte di un fabbisogno stimato per l'intero anno 2018 di poco più di 1 miliardo e 113 milioni di euro. Nel complesso, l'Italia è stata attiva in 35 operazioni, dispiegate in 22 Stati di tre continenti: Europa, Africa e Asia. L'impegno è stato concentrato soprattutto ai confini dell'Europa e nelle aree del Mediterraneo allargato e limitrofe, in particolare nelle zone di questo amplissimo vicinato dove tensioni e disordini stanno causando o rischiano di causare in futuro effetti più o meno diretti o immediati anche sul nostro Paese.
  Passando alle missioni internazionali di cui si dispone la prosecuzione per il periodo 1o ottobre-31 dicembre 2018, la Relazione analitica sottolinea, in primo luogo, il ruolo di primo piano che l'Italia intende mantenere nelle operazioni per il ripristino della stabilità internazionale, proseguendo così nello sforzo di dare risposte e fronteggiare le diverse minacce che caratterizzano l'attuale contesto geo-politico di riferimento, pur avviando una riflessione che possa condurre a una rivalutazione della nostra presenza nelle Pag. 25missioni internazionali sotto il profilo del loro effettivo rilievo per gli interessi nazionali.
  I militari italiani, dunque, continueranno ad essere presenti nei teatri operativi che l'attuale Governo ritiene vitali e aderenti agli interessi nazionali, ma ciò avverrà sulla base di scelte ponderate sia sull'effettività e concretezza di tali interessi, sia in tema di impiego delle risorse.
  Nella Relazione analitica si legge, inoltre, che «il dispositivo disegnato per quest'ultimo scorcio dell'anno 2018, necessariamente conseguente all'impianto previsto per i primi nove mesi dell'anno dal precedente Governo, introduce già alcuni elementi di novità che rispondono alla nuova strategia che, tuttavia, andrà sviluppata in maniera più articolata quando si tratterà di decidere quali impegni assumere nel corso dell'anno 2019».
  La NATO, prosegue la Relazione, rimane per il nostro Paese l'organizzazione internazionale di riferimento per garantire un'adeguata cornice di sicurezza all'intera regione euro-atlantica ed esercitare la dissuasione, la deterrenza e la difesa militare contro le varie minacce. In particolare, l'Italia continuerà a promuovere tutte le iniziative per orientare e rafforzare l'Alleanza verso il Mediterraneo e il Medio Oriente, al fine di affrontare, in modo sistemico, le continue crisi e la perdurante instabilità in tale regione, così come la minaccia del terrorismo e dell'estremismo violento.
  Osserva, poi, che la Relazione analitica sottolinea che lo sforzo nazionale si articola anche nell'attiva partecipazione alle iniziative di politica di sicurezza e difesa comune dell'Unione europea (UE) e alla sua aspirazione di assurgere al ruolo di «Global Security Provider», nonché agli sforzi nel mantenimento della pace e della sicurezza internazionale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU).
  Passando ai teatri operativi in cui sono impegnati i nostri militari, segnala innanzitutto la regione euro-mediterranea e, in particolare, la Libia che, sia per ragioni storiche, sia per gli interessi nazionali in materia di sicurezza anche energetica, costituisce una priorità strategica per l'Italia.
  Oltre alla partecipazione alla missione delle Nazioni Unite in Libia UNSMIL (scheda n. 23), prosegue, pertanto, la missione bilaterale di assistenza e supporto in Libia [scheda n. 1(2018)], avviata all'inizio del 2018, per sostenere il governo libico nella pacificazione e stabilizzazione del Paese e nel rafforzamento delle attività di controllo dell'immigrazione illegale, nonché di contrasto dei traffici, riconfigurando e razionalizzando in un unico dispositivo le varie iniziative precedentemente avviate. In particolare, i nostri militari provvedono ad attività di formazione, addestramento, consulenza, assistenza supporto e mentoring a favore delle forze di sicurezza e delle istituzioni governative libiche e sono, altresì, impegnati nel ripristino in efficienza dei principali assetti terrestri, navali e aerei, comprese le relative infrastrutture, funzionali allo sviluppo della capacità libica di controllo del territorio e contrasto dell'immigrazione illegale, dei traffici illegali e delle minacce alla sicurezza. Rileva, quindi, che l'Italia partecipa a tale missione con 400 unità di personale e con l'invio di 130 mezzi terrestri, mentre i mezzi navali ed aerei saranno tratti dalle unità già autorizzate per il dispositivo aeronavale nazionale Mare Sicuro. Il fabbisogno finanziario per l'ultimo trimestre del 2018 è di circa 14 milioni di euro.
  Proseguono, inoltre, le attività della missione dell'Unione europea EUNAVFOR MED operazione SOPHIA (scheda 10), mirate al contrasto dei flussi migratori illegali e alla formazione della Guardia Costiera libica. Al riguardo, la Relazione analitica sottolinea che il nuovo mandato di questa missione, in scadenza il 31 dicembre 2018, dovrà necessariamente prevedere anche una revisione dell'attuale meccanismo di sbarco dei migranti tratti in salvo dagli assetti di SOPHIA, nello spirito delle conclusioni del Consiglio europeo di giugno 2018. Le unità di personale militare impegnato sono 495 ed è previsto l'invio di 1 unità navale e 2 unità Pag. 26aeree. Il fabbisogno finanziario stimato per l'ultimo trimestre del 2018 è di circa 11,7 milioni di euro.
  Passando al Sahel, prosegue la partecipazione alla missione civile dell'Unione europea in Niger EUCAP Sahel Niger (scheda 33) cui l'Italia partecipa con 2 unità di personale militare, nonché l'impegno nella missione bilaterale di supporto nella Repubblica del Niger [scheda 2(2018)] il cui obiettivo è focalizzato sull'incremento di capacità volte al contrasto del fenomeno dei traffici illegali e delle minacce alla sicurezza, nell'ambito di uno sforzo congiunto europeo e statunitense per la stabilizzazione dell'area e il rafforzamento delle capacità di controllo del territorio da parte delle autorità nigerine e dei Paesi del cosiddetto G5 Sahel (Niger, Mali, Mauritania, Chiad e Burkina Faso). La missione è intesa, altresì, a fornire supporto alle attività di sorveglianza delle frontiere e del territorio e a supportare la componente aerea della Repubblica del Niger che rappresenta un Paese chiave per la sicurezza regionale, ove transitano traffici illegali che contribuiscono anche alla destabilizzazione della Libia.
  La Relazione precisa inoltre che la missione, pianificata sulla base delle richiesta avanzate dalle Autorità nigerine, avrebbe dovuto svilupparsi, nel corso del 2018, mediante un impiego di personale fino a 120 unità nel primo semestre e fino a un massimo di 470 unità entro la fine dell'anno e che, tuttavia, nel corso dei primi nove mesi del 2018, le stesse Autorità, principalmente per problemi politici interni connessi con una particolare sensibilità dell'opinione pubblica sulla presenza di contingenti stranieri all'interno dei confini del Niger, hanno rallentato il processo di afflusso del personale militare italiano nel Paese, con la mancata sottoscrizione di alcune delle note verbali sullo stazionamento. La consistenza del personale militare nazionale presente in teatro, pertanto, è stata di circa 40 unità.
  Rileva, poi, che nei Balcani resta fondamentale l'azione dell'Alleanza Atlantica con la missione Joint Enterprise (scheda n. 1) con compiti di attuazione degli accordi sul cessate il fuoco, di assistenza umanitaria e di supporto per il ristabilimento delle istituzioni civili. La partecipazione italiana alla missione richiede l'impiego di 538 unità di personale militare, di 204 mezzi terrestri e 1 unità aerea, con un fabbisogno finanziario stimato in circa 33 milioni di euro. Ricorda che, nell'ambito di tale missione, l'Italia detiene ininterrottamente dal 2013 il comando KFOR in Kosovo. Peraltro, proprio per la centralità strategica rispetto agli interessi nazionali di questa regione, il nostro Paese intende proseguire nell'impegno di assicurare una forza di riserva operativa di circa 600 unità pronta ad intervenire in caso di necessità nell'ambito della missione dell'Unione europea EUFOR ALTHEA in Bosnia-Erzegovina (scheda 6), cui attualmente la nostra partecipazione prevede la presenza di 5 unità di personale militare.
  Nella regione medio-orientale, la sicurezza resta fortemente compromessa dal conflitto in Siria. Gli sforzi compiuti dalla Coalizione internazionale di contrasto alla minaccia terroristica del Daesh (scheda 19) non hanno ancora annullato le capacità di ISIS di radicarsi operativamente in territori privi di controllo. Pertanto, la Coalizione internazionale continua a operare nell'area per ripristinare le condizioni di sicurezza necessarie a consolidare il processo di stabilizzazione a supporto delle istituzioni locali per promuovere lo stato di diritto e ristabilire le basi per lo sviluppo economico e sociale. In tale contesto, sempre in Iraq, la NATO nello scorso luglio – come ho già avuto modo di anticipare – ha stabilito di avviare una missione addestrativa a favore delle forze di sicurezza irachene (Nato Mission in Iraq) nell'intento di sviluppare ulteriormente quelle attività che l'Alleanza già svolge dal 2017.
  Prosegue, pertanto, la partecipazione di personale militare alle attività della coalizione internazionale di contrasto alla minaccia terroristica del Daesh, cui l'Italia partecipa con complessive 1350 unità di personale militare e l'impiego di 391 mezzi terrestri e 17 mezzi aerei. Il fabbisogno Pag. 27finanziario della missione relativamente agli ultimi tre mesi del 2018 viene stimato in euro 107.802.138.
  Il contributo nazionale messo a disposizione della Coalizione comprende: personale di staff presso i vari comandi della Coalizione; una componente aerea, con connessa cellula di supporto a terra, con compiti di ricognizione e rifornimento in volo; un contingente di personale per le attività di addestramento a favore della Local Police e della Federal Police irachene, della Regional Guard Brigade del Kurdistan iracheno e della Iraqi Emergency Response Division; un contingente di personale con compiti di force protection dell'area Mosul, anche in riferimento alle attività di consolidamento della diga ivi localizzata affidate dal Governo iracheno alla Società Trevi S.p.a.. La Relazione analitica, inoltre, segnala che per tale ultimo assetto, già progressivamente rimodulato in senso riduttivo nel corso 2018, anche in ragione dei recenti sviluppi sul campo e della prevedibile immissione di unità alleate, si concretizzerà una ulteriore immediata riduzione di 50 unità prevedendo, comunque, il completo ritiro dell'assetto entro il primo trimestre del 2019.
  Evidenzia, poi, che l'Italia intende mantenere l'attuale impegno anche nel quadro della missione ONU in Libano UNIFIL (scheda n. 12), finalizzata – tra l'altro – ad agevolare il dispiegamento delle Forze armate libanesi nel sud del Libano fino al confine con lo Stato di Israele, al fine di garantire il pieno rispetto della Blue Line, di assicurare la libertà di movimento del personale delle Nazioni Unite e dei convogli umanitari, e di assistere il Governo libanese nel controllo delle linee di confine per prevenire il traffico illegale di armi.
  La missione – di cui il nostro Paese ha recentemente riacquisito il Comando – prevede l'impiego di un contingente nazionale di 1072 unità di personale, con 278 mezzi terrestri e 6 unità aeree, con un fabbisogno finanziario di circa 47 milioni di euro.
  Prosegue anche la partecipazione nell'ambito della missione bilaterale di assistenza e supporto in Libano MIBIL (scheda n. 13), volta a incrementare le capacità complessive delle Forze di sicurezza libanesi (LAF), sviluppando programmi di formazione e addestramento preventivamente concordati con le relative autorità. Proprio in considerazione della richiesta delle autorità libanesi di estendere ulteriormente le attività di formazione e addestramento, si è avuto un incremento progressivo del contingente nazionale di MIBIL, così da includere sia l'impiego (non continuativo) di una unità navale della Marina militare per le attività di addestramento a favore delle forze armate libanesi, sia lo svolgimento di attività di formazione per le Forze di polizia. Pertanto, attualmente, si prevede un impiego massimo di 140 unità di personale, 7 mezzi terrestri, 1 mezzo navale, con un fabbisogno di circa 1,7 milioni di euro.
  Una rilevante centralità strategica per gli interessi nazioni riveste anche il Corno d'Africa dove prosegue la partecipazione alle iniziative dell'Unione europea di contrasto alla pirateria con la missione EUNAVFOR Atalanta (scheda n. 25) e di formazione e addestramento delle forze locali con le missioni EUTM Somalia (scheda n. 26) ed EUCAP Somalia (scheda n. 27), integrate dalla missione bilaterale di addestramento per le forze di polizia somale e gibutiane (scheda n. 28) che si prefigge di fornire un contributo alle Autorità locali nel settore della sicurezza e del controllo del territorio.
  Osserva che il contributo italiano all'azione di contrasto al terrorismo svolta dalla Comunità internazionale si sostanzia anche con la prosecuzione della partecipazione alla missione NATO Resolute Support in Afghanistan (scheda n. 11), con compiti di formazione, consulenza ed assistenza in favore delle forze di sicurezza afgane e delle istituzioni governative. Segnala, al riguardo, che la Relazione analitica evidenzia come, in aderenza alla necessità di contemperare i doveri di solidarietà transatlantica e la necessità di contribuire alle iniziative della comunità di alleati e partner nel contrasto al terrorismo internazionale con il riequilibrio Pag. 28delle risorse disponibili a favore degli impegni più immediatamente aderenti agli interessi e alle aree geografiche di prioritario interesse nazionale, è stata avviata una rimodulazione riduttiva del nostro personale, con l'obiettivo di portarlo entro fine anno a 800 unità, mantenendo comunque il nostro impegno sullo sviluppo delle Forze Speciali Afgane. È previsto, altresì, l'invio di 145 mezzi terrestri e 8 mezzi aerei, con fabbisogno di quasi 66 milioni di euro.
  Si sofferma, quindi, sulla proroga, per l'ultimo trimestre del 2018, del potenziamento del dispositivo aeronavale nazionale apprestato per la sorveglianza e la sicurezza dei confini nazionali nel Mediterraneo centrale, (cosiddetta «Operazione Mare Sicuro»), comprensivo del supporto alla Guardia costiera libica (scheda n. 36) evidenziando che l'Operazione, che ha l'obiettivo di corrispondere alle straordinarie esigenze di prevenzione e contrasto del terrorismo, a partire dal 1o agosto 2017, svolge anche ulteriori compiti connessi con la missione in supporto alla Guardia costiera libica intesa a fornire supporto alle forze di sicurezza libiche per le attività di controllo e contrasto dell'immigrazione illegale e del traffico di esseri umani mediante un dispositivo aeronavale integrato da capacità ISR (Intelligence, Surveillance, Reconnaissance).
  L'Italia partecipa al complesso delle operazioni con 754 unità di personale militare e con l'impiego di 6 mezzi navali di cui uno dedicato all'assistenza tecnica della Marina/Guardia costiera libica e di 5 mezzi aerei e il relativo fabbisogno finanziario della missione è stimato in circa 21 milioni di euro.
  Osserva, quindi, che le schede da 37 a 40 si riferiscono alla proroga della partecipazione, per l'ultimo trimestre del 2018, di personale militare al potenziamento di dispositivi NATO.
  Segnala, in particolare, la scheda n. 37 che riguarda la proroga della partecipazione di personale militare al potenziamento del dispositivo Nato Support to Turkey, a difesa dei confini sud-orientali dell'Alleanza, e la scheda n. 40 relativa alla partecipazione di personale militare al potenziamento del dispositivo NATO in Lettonia (enhanced Forward Presence) al fine di assicurare una risposta alle minacce esterne lungo il confine orientale dell'Alleanza.
  La scheda n. 6 (2018) fa riferimento, invece, alla partecipazione di personale militare al potenziamento dell’Air Policing della Nato inteso a preservare l'integrità dello spazio aereo europeo dell'Alleanza rafforzando l'attività di sorveglianza.
  È poi previsto il mantenimento del dispositivo info-operativo dell'AISE (Agenzia informazioni e sicurezza esterna) a protezione del personale delle Forze armate impiegato nelle missioni internazionali (scheda n. 44). In particolare, in tale ambito si prevede la realizzazione di opere di protezione e acquisizione di equipaggiamenti, anche al fine di accrescere l'attività di cooperazione con le forze di sicurezza locali. Per tali esigenze, la quantificazione del fabbisogno finanziario per l'ultimo trimestre è di euro 5 milioni di euro, rispetto al fabbisogno annuale pari a 15 milioni di euro.
  Infine segnala che la consistenza media annuale complessiva dei contingenti delle Forze armate impiegati nei teatri operativi nel periodo 1o ottobre-31 dicembre 2018 per lo svolgimento delle missioni è pari a 6.309 unità, con una riduzione di 109 unità rispetto al periodo 1o gennaio-30 settembre 2018.
  Il fabbisogno finanziario effettivo per le Forze armate per l'ultimo trimestre supera di poco l'importo di 360 milioni di euro.
  Complessivamente, volendo offrire un quadro del fabbisogno finanziario per l'intero anno 2018, segnala che esso risulta pari a circa 1.107.800.106 di euro, con una riduzione di 5,5 milioni di euro rispetto alla stima effettuata all'inizio dell'anno, pari a 1.113.259.015 euro.
  In conclusione, ritiene che i documenti siano sufficientemente esaustivi e completi, permettendo così al Parlamento di adottare con adeguata consapevolezza e responsabilità le relative deliberazioni in materia.

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  Erasmo PALAZZOTTO (LEU) esprime sconcerto per l'intervento dei relatori che hanno svolto le loro relazioni senza dire nulla riguardo a quali siano gli orientamenti politici del Governo e della maggioranza sulle missioni internazionali cui l'Italia intende, per il futuro, assicurare la propria partecipazione.
  Ancora più gravi appaiono le condizioni in cui si svolge il dibattito odierno se solo si prendono in considerazione le dichiarazioni del Ministro degli interni Salvini, che ha irresponsabilmente mosse pesanti accuse ad Hezbollah, mettendo in seria difficoltà l'operato del nostro contingente in Libano.
  Altro nodo politico non affrontato negli interventi dei relatori riguarda il ritiro dall'Afghanistan. Si domanda se per caso, dopo che nella scorsa legislatura il gruppo del M5S abbia ripetutamente chiesto il ritiro dell'Italia dalla missione Resolute Support, ora questo tema non sia più all'ordine del giorno. Eppure, dopo diciotto anni di presenza in tale teatro, la situazione dell'Afghanistan non è affatto migliorata, anzi a leggere i dati c’è da domandarsi se abbia avuto senso impiegare tante risorse e uomini per una missione che non ha prodotto i risultati attesi.
  Quanto alla missione bilaterale in Niger, nessuna spiegazione politica è stata data riguardo al ritardo con cui questa è stata avviata, né con riferimento all'attività dei nostri soldati e al loro accasermamento durante la fase di impasse della missione.
  Anche sul complesso delle missioni che interessano lo scacchiere libico non è stata fatta alcuna considerazione politica sul come affrontare per il futuro la questione dei flussi migratori e su dove e quando intervenire. Ad esempio, vorrebbe sapere quali siano gli intendimenti del Governo e della maggioranza sulla fase 3 della missione EUNAVFOR MED.
  Passando alle missioni che rafforzano il dispositivo di sorveglianza della NATO sulle frontiere orientali dell'Europa, vorrebbe sapere quali minacce siano in atto per prevedere il dispiegamento di tali dispositivi. Appare assurda la presenza dei nostri militari in Lettonia, così come la partecipazione alle missioni in Turchia, Stato che potrebbe autonomamente sorvegliare i propri confini con la potenza militare di cui dispone e che, nonostante si giovi di operazioni svolte nell'ambito della NATO, si macchia di palesi violazioni dei diritti umani.
  Ritiene che si tratti di discussioni politiche che devono essere fatte in questa sede e cui non ci si può sottrarre argomentando solo una serie di dati tecnici.
  Lamenta, quindi, la mancanza di una visione complessiva delle missioni e l'impossibilità di svolgere un dibattito incentrato sulle priorità della nostra politica estera. Ciò appare tanto più necessario se sola si pensa che il costo della partecipazione alle missioni è di quasi 1,2 miliardi di euro e che molte delle missioni alle quali l'Italia partecipa risultano del tutto inutili, non avendo prodotto alcun risultato.

  Laura BOLDRINI (LeU) si associa ai rilievi critici mossi dal collega Palazzotto sulle dichiarazioni del Vicepresidente del Consiglio e Ministro dell'interno, Matteo Salvini, in merito ad Hezbollah, ricordando che tale organizzazione, che ha una propria rappresentanza nel Parlamento libanese e nel Governo del Paese, controlla la parte di territorio dove opera il nostro contingente militare. Le improvvide affermazioni del Ministro Salvini potrebbero, dunque, mettere a rischio l'incolumità dei nostri soldati, che pure sono riusciti ad acquisire, con il loro comportamento esemplare, una grande credibilità presso la popolazione civile, come lei stessa ha potuto constatare personalmente nel corso di una visita ufficiale da presidente della Camera. Sottolinea, inoltre, il comportamento contraddittorio del Movimento 5 stelle, che nella scorsa legislatura ha votato contro l'atto di indirizzo sulla partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali, mentre ora sembra del tutto prono alle scelte dell'alleato di Governo. Ricorda che in campagna elettorale il Vicepresidente del Consiglio, Luigi Di Maio, aveva più volte richiamato la necessità di ritirare Pag. 30le truppe dall'Afghanistan ed espresso riserve sulle regole d'ingaggio della missione in Niger. Analogamente, nella scorsa legislatura la Lega aveva auspicato il ritiro dell'Italia dalla missione in Libano. Sottolinea, dunque, la necessità di avere chiarimenti dal Governo e dalla maggioranza sulle effettive priorità di politica estera dell'Italia. Rileva, infine, che la relazione della collega Ehm non opera un'adeguata distinzione tra le missioni di carattere militare, da un lato, e gli interventi di cooperazione allo sviluppo e di aiuto umanitario dall'altro.

  Salvatore DEIDDA (FdI) ritiene doveroso rispettare il lavoro svolto dai relatori, il cui compito è stato quello di illustrare il contenuto della deliberazione del Consiglio dei ministri cercando di non tralasciare nessun elemento di rilevante interesse.
  Ciò premesso, ritiene pertinenti le richieste formulate dai colleghi di LeU volte a chiarire se su alcune missioni, da parte dei gruppi che sostengono l'attuale Governo, ci sia un diverso orientamento rispetto alle posizioni espresse all'inizio dell'anno, quando erano all'opposizione.
  In particolare, vorrebbe conoscere se sia mutato l'orientamento politico nei riguardi della missione UNIFIL in Libano, che considera una missione di importanza strategica poiché tale Paese si sta sempre più dimostrando un alleato importante per l'Occidente.
  Sottolinea, quindi, la necessità di aiutare il Libano ad affrontare il problema dell'ingente flusso di profughi provenienti dalla Siria e ribadisce la necessità che il Governo faccia chiarezza su quali siano gli indirizzi che in futuro intende conferire alla partecipazione italiana alle missioni internazionali.

  Ivan SCALFAROTTO (PD), associandosi alle considerazioni della collega Boldrini sul radicale cambiamento di posizione del Movimento 5 stelle in materia di partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali, sottolinea la sostanziale continuità della deliberazione in esame con l'azione degli Esecutivi precedenti. Tale scelta costituisce una sorta di «ravvedimento operoso» del Movimento 5 stelle, che dovrebbe essere accompagnato da una seria autocritica sulle posizioni espresse nella scorsa legislatura che, alla luce del dibattito odierno, si rilevano come scelte pretestuose e strumentali. Concorda sulla severa critica nei confronti delle dichiarazioni del Ministro Salvini, che appaiono del tutto inadeguate e mettono a rischio la sicurezza del nostro contingente in Libano, e chiede di chiarire chi, all'interno del Governo, sia titolato ad esprimere l'indirizzo politico in materia di politica estera: l'univocità è infatti il prerequisito per promuovere e difendere la credibilità del nostro Paese.

  Emanuela CORDA (M5S) osserva che la deliberazione del Consiglio dei ministri del 28 novembre 2018 prevede la proroga delle missioni in corso per un periodo di soli tre mesi e che, tra poco tempo il Parlamento sarà chiamato ad autorizzare una nuova deliberazione che riguarderà le missioni che si intende avviare o proseguire nel corso del 2019.
  Manifesta, quindi, apprezzamento per il fatto che la discussione affronti nodi politici legati alla partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali, ma non condivide le critiche rivolte alla maggioranza ed al Governo riguardo a presunte divergenze sulle missioni di cui si intende autorizzare la prosecuzione, facendo presente che esiste una totale sintonia nel portare avanti il contratto di governo.
  Puntualizza, poi, che la missione UNIFIL nel teatro operativo libanese è una missione strategica per l'Italia la cui partecipazione non è mai stata messa in discussione. Al riguardo, fa presente che il contingente italiano impegnato in tale missione, grazie ad un operato scrupoloso e meritevole, ha acquistato credibilità presso la popolazione locale e gode di ottima reputazione. Non ritiene, quindi, che la vita dei nostri soldati che operano in quel teatro possa essere messa a repentaglio da polemiche relative ad alcune dichiarazioni politiche.

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  Roberto Paolo FERRARI (Lega) ammette di aver seguito con grande attenzione il dibattito odierno e rileva come l'avere assunto posizioni diverse riguardo ad alcune missioni non significa che i gruppi che sostengono l'attuale Governo abbiano cambiato le loro opinioni, bensì corrisponda ad un'esigenza di adattarsi alla responsabilità di guidare un Paese.
  Osserva, poi, che nella Relazione analitica sono già adombrate le tracce di futuri cambiamenti; richiama, infatti, il riferimento alle rivalutazioni che si renderanno necessarie quando occorrerà predisporre, per la prima volta, una deliberazione riguardante la proroga di missioni interamente ascrivibile al Governo in carica.
  Non condivide, poi, il giudizio negativo sui risultati della missione Resolute Support in Afghanistan, evidenziando che la situazione del Paese è attualmente in via di miglioramento ed anche la critica relativa al ritiro del contingente non è condivisibile, poiché la Relazione analitica segnala come sia in atto un ridimensionamento.
  Quanto alle dichiarazione rese dal Ministro degli interni sul Libano, sottolinea che il partito di Hezbollah fa effettivamente parte del Governo libanese e che, tuttavia, è innegabile che eserciti un controllo su larga parte del territorio libanese attraverso l'ausilio di un cosiddetto «braccio armato». Ritiene che sia necessario affidare il controllo dell'intero territorio libanese alle LAF e ricorda che la recente visita di una delegazione della Commissione difesa al contingente impiegato in Libano ha consentito di verificare come la presenza dei nostri soldati sia percepita dalla popolazione locale in senso positivo poiché svolgano i compiti a loro affidati con uno spirito bipartizan e senza schierarsi a favore di alcuna delle parti.
  Conclude sottolineando che con riguardo alla missione EUNAVFORMED la Relazione analitica segnala che il nuovo mandato della missione, in scadenza il 31 dicembre 2018, dovrà necessariamente prevedere anche una revisione dell'attuale meccanismo di sbarco dei migranti tratti in salvo dagli assetti di SOPHIA, nello spirito delle conclusioni del Consiglio europeo di giugno 2018.

  Yana Chiara EHM (M5S), relatrice per la III Commissione, si associa alle considerazioni della collega Corda sull'utilità del dibattito odierno. Sottolinea che la puntuale illustrazione della relazione costituisce un esercizio necessario per approfondire tutti i profili, delicati e complessi, relativi alle missioni. Ribadendo che la missione in Libano costituisce una priorità geostrategica per l'Italia, rileva che le missioni in Afghanistan ed Iraq saranno oggetto di un'accurata revisione, alla luce dei nuovi orientamenti espressi dalla Ministra della difesa, Elisabetta Trenta. In risposta alle obiezioni della collega Boldrini, sottolinea che la relazione testé illustrata opera un'adeguata distinzione tra le missioni di carattere militare e gli interventi di natura civile ed umanitari.

  Il sottosegretario Manlio DI STEFANO, nel ricordare come le scelte in materia di politica estera siano di competenza del Presidente del Consiglio e del Consiglio dei ministri, richiama l'attenzione sulla circostanza che, a suo avviso, il dibattito nella seduta in corso dovrebbe concentrarsi sull'esame delle relazioni tecniche che sono state deliberate dal Consiglio dei ministri. A tal proposito sottolinea che la prosecuzione delle missioni in corso si pone in necessaria continuità con quanto già deliberato per l'anno 2018 e che per l'anno 2019 verrà invece presentata alle Camere la nuova deliberazione in materia di missioni internazionali.
  Ricorda che il Ministro degli Affari esteri e per la cooperazione internazionale ha sempre manifestato la piena disponibilità a riferire in Parlamento e si sofferma su alcune missioni in particolare al fine di fornire i chiarimenti richiesti.
  In relazione alla missione in Libano, UNIFIL, ricorda che la linea di politica estera dettata dal Presidente del Consiglio non può non tener conto dell'importante ruolo avuto dall'Italia, quale elemento di grande stabilità in tutta l'area di riferimento, Pag. 32durante tutto il lungo periodo di svolgimento della missione stessa. Sottolinea anche come il nostro Paese vanti un ottimo rapporto con tutte le forze politiche libanesi, comprese quelle relative al partito degli Hezbollah.
  Quanto alla missione in Libia, precisa che non è in programma lo svolgimento della Fase 3 di cui non si fa cenno nei documenti oggetto di esame da parte delle Commissioni. Infatti nel nuovo contesto politico, l'orientamento maturato è di affrontare le questioni relative a quest'area con un approccio politico e diplomatico di cui è testimonianza la Conferenza di Palermo, che è stata un'iniziativa di grande successo, come confermato anche dalla recente visita in Italia del generale Haftar.
  Rammenta poi che la missione EUNAVFOR MED Sophia presenta senza dubbio delle criticità, pur avendo comunque consentito il raggiungimento di alcuni risultati. Ha svolto infatti una funzione di contenimento, ma non si è dimostrata risolutiva della questione migratoria. In proposito desidera richiamare anche l'attenzione delle Commissioni sullo stanziamento di appositi fondi destinati alla cooperazione in Libia.
  Quanto alla missione in Afghanistan sottolinea la discontinuità con il Governo precedente. In tal senso è già prevista una riduzione di un numero considerevole delle unità del contingente, nella misura di cento, anche se ribadisce che si tratta di una missione che opera su mandato della Nato e che, quindi, va inquadrata nell'ambito degli impegni assunto dal nostro Paese nella sede dell'Alleanza.
  Infine, in relazione alla missione in Niger ricorda che il suo gruppo aveva criticato l'iniziativa per le modalità con cui era nata, sotto un controllo francese, ma sottolinea come ora l'impegno italiano sia stato rimodulato a seguito degli opportuni contatti con le Autorità nigerine.
  In relazione alla Turchia, evidenzia come le varie questioni poste dai deputati nei loro interventi afferiscano a piani diversi e come, se da una parte l'Italia può certamente richiedere con forza il rispetto dei diritti umani, dall'altra per gli altri profili menzionati è necessario avviare una riflessione nell'ambito della Nato.

  Erasmo PALAZZOTTO (LEU) ricorda che la legge n. 145 del 2016 è stata voluta dal Parlamento proprio per rivendicare il suo ruolo di indirizzo nelle decisioni politiche sulle missioni internazionali. Ritiene, pertanto, errata l'interpretazione fornita dal sottosegretario per gli affari esteri e la cooperazione internazionale che individua la sede in cui svolgere questo confronto nell'ambito del Governo.
  Osserva, quindi, che la deliberazione in esame si pone in continuità totale rispetto alla deliberazione del precedente Governo poiché non è sufficiente fare dei proclami che preannunciano futuri cambiamenti. Ribadisce, infatti, che è necessario svolgere ora, in questa sede, una approfondita discussione riflettendo sui possibili mutamenti.
  Ribadisce quanto già detto riguardo al fallimento della missione Resolute Support in Afghanistan, alla necessità di discutere sul ruolo che la Nato può oggi svolgere e ai rischi che comporta il riproporre, al confine orientale dell'Europa, atteggiamenti che riecheggiano le situazioni della guerra fredda.
  Ritiene che le missioni in Lettonia e in Turchia non debbano essere rifinanziate e sottolinea come la decisione finale sulla nostra partecipazione in tali scenari non competa alla Nato, ma al Parlamento italiano.
  Infine, ribadisce che se davvero si vuole stabilizzare la situazione in Libia, allora occorre fare in modo che ci sia un flusso regolato di migranti non costretti a passare necessariamente attraverso tale Paese.

  Roger DE MENECH (PD) intende richiamare l'attenzione dei colleghi sul senso di responsabilità che la classe politica deve avere quando si affrontano temi di politica estera e di difesa.
  Infatti, mentre alcuni cambi di orientamento, come ad esempio è avvenuto per la Tav, la Tap o per l'Ilva, hanno dei Pag. 33riflessi più che altro interni al Paese, un uso strumentale della politica estera può avere conseguenze ben più gravi nello scenario internazionale.
  Con riferimento alla missione in Niger ricorda come l'iniziativa in portata avanti dal precedente Governo era volta a garantire la stabilità in questa area e come abbia prodotto effetti anche rispetto alla tratta degli esseri umani. Sulla missione in Afghanistan sottolinea come il suo gruppo sia sempre stato favorevole ad una rimodulazione, ma come tale rimodulazione possa essere solo ottenuta tenendo presente gli impegni assunti dall'Italia nell'ambito dell'Alleanza.

  Laura BOLDRINI (LeU) ribadisce che i documenti in esame hanno un profilo eminentemente tecnico: occorre, invece, che la maggioranza e il Governo forniscano un quadro chiaro sulle priorità di politica estera che intendono perseguire, poiché è da tali priorità che discende la scelta di partecipare ad una missione internazionale. Soffermandosi sul tema dei flussi migratori, sottolinea che la missione in Niger tradisce l'intento di governare i flussi di migranti affidandosi esclusivamente alla deterrenza militare. Analogamente, una delle missioni in Libia promuove l'assistenza alla Guardia Costiera libica, che si è macchiata di gravissime violazioni dei diritti umani, stigmatizzate anche dalle Nazioni Unite. La gestione del fenomeno migratorio, che ha dimensioni globali, richiederebbe invece un approccio multilaterale, come dimostra la recente sottoscrizione, in sede ONU, del Global Compact for Migration, a cui l'Italia ha, inopinatamente, deciso di non aderire, smentendo le prese di posizione del Presidente del Consiglio Conte e del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Moavero Milanesi, e dopo aver a lungo lamentato di essere stata lasciata sola dalla comunità internazionale ed europea.

  Alessandra ERMELLINO (M5S) respinge fortemente le critiche mosse dai colleghi dell'opposizione in merito ai cambiamenti di orientamento da parte del Governo su alcuni temi fondamentali, ritenendo non pertinente richiamare nel corso del dibattito casi come quelli della Tap o dell'Ilva.
  Ribadisce, quindi, che il Governo è stato coerente con le posizioni politiche sostenute in passato e che la maggioranza prosegue nel dare adempimento al programma alla base del contratto di governo.

  Gianluca RIZZO, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame alla seduta già convocata nel pomeriggio.

  La seduta termina alle 11.20.

ESAME DI DELIBERAZIONI DEL GOVERNO AI SENSI DEGLI ARTICOLI 2 E 3 DELLA LEGGE 21 LUGLIO 2016, N. 145

  Mercoledì 12 dicembre 2018. — Presidenza della presidente della III Commissione, Marta GRANDE. — Interviene il sottosegretario di Stato agli affari esteri e alla cooperazione internazionale, Manlio Di Stefano.

  La seduta comincia alle 16.10.

Sulla pubblicità dei lavori.

  Marta GRANDE, presidente, avverte che è pervenuta la richiesta che della seduta sia data pubblicità anche mediante gli impianti audiovisivi a circuito chiuso. Non essendovi obiezioni, ne dispone l'attivazione.

Deliberazione del Consiglio dei ministri in merito alla partecipazione dell'Italia a missioni internazionali per il periodo 1o ottobre – 31 dicembre 2018, adottata il 28 novembre 2018.
Doc. XXV, n. 1.

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Relazione analitica sulle missioni internazionali in corso e sullo stato degli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, deliberata dal Consiglio dei ministri il 28 novembre 2018.
(Doc. XXVI, n. 1).
(Seguito dell'esame congiunto e rinvio).

  Le Commissioni proseguono l'esame congiunto dei provvedimenti in titolo, rinviato nella seduta antimeridiana.

  Yana Chiara EHM, relatrice per la III Commissione, anche a nome del collega relatore per la IV Commissione, presenta una proposta di relazione all'Assemblea (vedi allegato 1).

  La seduta termina alle 16.20.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

  L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 16.20 alle 16.35.

COMUNICAZIONI DELLA PRESIDENTE

  Mercoledì 12 dicembre 2018. — Presidenza della presidente della III Commissione, Marta GRANDE.

  La seduta comincia alle 16.35.

Sugli esiti della missione svolta a Napoli presso il Joint Force Command della NATO (18 ottobre 2018).

  Marta GRANDE, presidente, riferisce sugli esiti della missione in oggetto (vedi allegato 2).

  La Commissione prende atto.

  Marta GRANDE, presidente, nessuno chiedendo di intervenire, dichiara conclusa la seduta.

  La seduta termina alle 16.40.

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