CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 28 novembre 2018
101.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e Interni (I)
COMUNICATO
Pag. 6

ATTI DEL GOVERNO

  Mercoledì 28 novembre 2018. — Presidenza del presidente Giuseppe BRESCIA.

  La seduta comincia alle 15.

Proposta di nomina del professor Gian Carlo Blangiardo a presidente dell'Istituto nazionale di statistica (ISTAT).
Nomina n. 10.

(Esame, ai sensi dell'articolo 143, comma 4, del regolamento, e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento.

  Giuseppe BRESCIA, presidente e relatore, rileva come la Commissione sia chiamata a esaminare, ai fini del parere al Governo, la proposta di nomina del professor Gian Carlo Blangiardo a presidente dell'ISTAT (Nomina n. 10), ai sensi dell'articolo 143, comma 4, del Regolamento della Camera. Il termine per l'espressione del prescritto parere scadrà il 3 dicembre 2018, termine prorogabile di dieci giorni.Pag. 7
  Ricorda preliminarmente che, ai sensi dell'articolo 16 del decreto legislativo n. 322 del 1989, il presidente dell'ISTAT è scelto tra i professori ordinari in materie statistiche, economiche ed affini con esperienza internazionale ed è nominato, ai sensi dell'articolo 3 della legge n. 400 del 1988, con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri, previa deliberazione del Consiglio dei Ministri. In seguito a una modifica apportata dall'articolo 5 della legge n. 196 del 2009, il richiamato articolo 16 del decreto legislativo n. 322 dispone che la designazione effettuata dal Governo è sottoposta al previo parere delle Commissioni parlamentari competenti e che la nomina è subordinata al parere favorevole espresso dalle medesime Commissioni parlamentari a maggioranza dei due terzi dei componenti. Pertanto in tal caso il parere parlamentare ha efficacia vincolante rispetto all'effettuazione della nomina.
  Al riguardo rileva inoltre come il Governo, secondo quanto comunicato dal Ministro per i rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta, ha avviato, ai sensi dell'articolo 3 della legge n. 400 del 1988, la procedura di nomina del professor Gian Carlo Blangiardo a presidente dell'ISTAT nella riunione del Consiglio dei Ministri dell'8 novembre 2018. Fa altresì notare che negli ultimi anni, alla designazione del Presidente ha provveduto direttamente il Ministro delegato; nel caso in esame il Ministro per la pubblica amministrazione è invece giunto alla designazione del candidato al termine di una procedura di trasparenza, in cui, alla pubblicazione sul sito istituzionale del Dipartimento della funzione pubblica di un avviso per raccogliere le manifestazioni di interesse è seguita la nomina di una commissione per la selezione di alcuni candidati, tra i quali è stato poi scelto dal Ministro il professor Blangiardo.
  Passando quindi ad illustrare il curriculum vitae del professor Blangiardo, allegato alla lettera di trasmissione della proposta di nomina, rileva, per quanto attiene alla carriera accademica, che il professor Blangiardo, dopo la laurea in Economia e commercio con la votazione di 110/110 presso l'Università cattolica del Sacro Cuore di Milano, ha ricoperto il ruolo di borsista di statistica presso la medesima Università Cattolica e di ricercatore di statistica e demografia presso la Facoltà di Scienze Politiche dell'Università degli Studi di Milano, e ha poi ha insegnato, prima come professore incaricato, poi come associato, infine come professore ordinario di demografia, presso la Facoltà di Scienze politiche dell'Università degli Studi di Milano. Dal 1998 è professore ordinario presso la Facoltà di Statistica dell'Università degli Studi di Milano Bicocca. Tra gli altri incarichi accademici ricoperti in passato, è stato coordinatore dei Corsi di laurea in scienze statistiche demografiche e sociali e in statistica presso l'Università di Milano Bicocca, Direttore del Dipartimento di Statistica e presidente del Nucleo di valutazione della stessa Università, membro del Senato accademico integrato, nonché membro del Consiglio di amministrazione dell'ISU dell'Università degli Studi di Milano.
  Per quanto riguarda invece le sue esperienze professionali, egli è attualmente membro e collaboratore di diversi Enti e Istituzioni nazionali e internazionali. In particolare – oltre alle sue collaborazioni scientifiche a livello istituzionale presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, l'Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT), la Regione Lombardia e il Comune di Milano – il professor Blangiardo è membro del Comitato Scientifico della Fondazione ISMU (Istituto per le Iniziative e lo Studio sulla Multietnicità) e Vice coordinatore dell'Osservatorio Regionale per l'Integrazione e la Multietnicità (ISMU-Regione Lombardia). È inoltre membro delle Commissioni ISTAT sulla misura del Benessere Equo e Sostenibile (BES), della Commissione per la definizione delle modalità di realizzazione del Censimento continuo, della Commissione per la definizione dei Collegi elettorali 2015, del Consiglio direttivo del Centro Famiglia dell'Università Cattolica, nonché Pag. 8membro, nell'ambito delle materie di area sociale, di altri comitati e consigli scientifici di enti istituzionali e osservatori nazionali e regionali, nonché di diverse fondazioni. È stato, tra l'altro, componente del Comitato Scientifico dell'Osservatorio Nazionale sulla Famiglia presso la Presidenza del Consiglio, del Comitato per la stima della povertà assoluta e per la misura del benessere oltre il PIL, del Consiglio Scientifico dell'Osservatorio Regionale sull'Esclusione Sociale della Lombardia, del Consiglio Scientifico dell'Osservatorio Regionale sui Minori della Lombardia, del Comitato Scientifico del Progetto Culturale della Conferenza Episcopale Italiana, del Consiglio Scientifico della Fondazione De Gasperi e della Fondazione NovaRespublica.
  Tra gli altri incarichi ricoperti in passato, egli è stato membro della Commissione Nazionale sull'Esclusione Sociale presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, presidente del Gruppo di Coordinamento della demografia presso la Società Italiana di Statistica (SIS), ricercatore presso l'Istituto di Ricerche sulla popolazione IRP del CNR, nonché presidente della Commissione ISTAT sugli aspetti tecnici e metodologici del censimento della popolazione 2001.
  Segnala quindi, in generale, come i settori di interesse scientifico e di esperienza professionale del professor Blangiardo abbiano riguardato principalmente indagini statistiche e demografiche, sia a livello nazionale sia europeo, in materie quali l'esclusione sociale e la povertà alimentare, l'immigrazione, i processi di integrazione degli stranieri, la famiglia, maturando notevoli esperienze specifiche in tali ambiti.
  Sul piano delle esperienze internazionali, rileva come il professor Blangiardo sia attualmente membro del Government Expert Group on Demographic Issues of the European Commission, collabora, come coordinatore scientifico dell'unità italiana al progetto europeo National Integration Evaluation Mechanism. Measuring and improving integration of beneficiaries of international protection (NIEM 2016-2021), e collabori presso l'ISMU al coordinamento delle attività del servizio European Migration Network (EMN). È stato membro della delegazione italiana alla United Nations International Population Conference a Città del Messico (1984) e al Cairo (1994) e presidente del Comitato Nazionale e organizzatore della III Conferenza europea sulla popolazione (tenutasi a Milano nel 1995).
  Sempre dalla lettura del suo curriculum vitae si evince che il professor Blangiardo è autore di numerose pubblicazioni nei propri settori di studio, riguardanti, in particolare, l'immigrazione straniera in Italia – in particolare nella regione Lombardia – la famiglia, nonché le prospettive demografiche della società. Egli collabora, inoltre, con i quotidiani «Il Sole24ore»,» Avvenire», «Eco di Bergamo», «Il Sussidiario.net», «il Foglio».
  In conclusione, ritiene che la nomina del professor Blangiardo alla guida dell'Istituto nazionale di statistica risponda pienamente ai requisiti previsti dalla legge.
  Ricorda quindi che in seno all'Ufficio di Presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, della Commissione, si è convenuto di procedere all'audizione del professor Blangiardo, che potrà avere luogo in congiunta con la 1a Commissione Affari costituzionali del Senato. Si riserva pertanto di definire la data dell'audizione.

  Stefano CECCANTI (PD), dopo aver rilevato la delicatezza del parere, peraltro vincolante, a cui sarà chiamata la Commissione, avendo ad oggetto una proposta di nomina particolarmente importante ad una carica di un organo monocratico, invita i membri della Commissione a valutare con particolare attenzione i requisiti del candidato in questione, anche alla luce di taluni elementi che ritiene utile approfondire.
  Dopo aver osservato che dalla lettura dei dati anagrafici del presente candidato alla presidenza dell'ISTAT si evince che egli è prossimo al collocamento in quiescenza come professore universitario, invita a valutare tale circostanza in base a quanto previsto nella circolare del Ministero Pag. 9per la semplificazione e la pubblica amministrazione n. 6 del 2014, emanata al fine di chiarire la portata applicativa di talune disposizioni introdotte con il decreto-legge n. 90 del 2014, in materia di incarichi dirigenziali a soggetti in quiescenza. Fa notare, infatti, che tale circolare precisa che le disposizioni recate dal decreto-legge n. 90 del 2014, ispirate ad una politica legislativa volta ad agevolare il ricambio generazionale, lungi dall'introdurre discriminazioni nei confronti dei pensionati, sono volte ad evitare che il conferimento di alcuni tipi di incarico sia utilizzato dalle amministrazioni pubbliche per continuare ad avvalersi di dipendenti collocati in quiescenza o comunque per attribuire a soggetti in quiescenza rilevanti responsabilità, aggirando di fatto lo stesso istituto della quiescenza e impedendo che gli incarichi di vertice siano occupati da dipendenti più giovani.
  Ritiene inoltre importante valutare con attenzione i requisiti di imparzialità e neutralità di una simile candidatura, anche alla luce di talune posizioni assunte dal professor Blangiardo in certe materie. Fa riferimento, in particolare, a talune affermazioni dello stesso professore – riportate integralmente in un documento elaborato da taluni organismi di rappresentanza dei dipendenti dell'ISTAT, con lo scopo di richiamare l'attenzione sull'uso distorto dei dati in ambito socio demografico – alle quali ritiene opportuno prestare la massima attenzione, valutando se sussista il rischio che un incarico tanto importante e delicato possa essere svolto in termini eccessivamente «partigiani», non consoni alla necessaria neutralità che l'ISTAT deve mantenere nell'esercizio delle sue funzioni.

  Cristian INVERNIZZI (Lega) giudica opportuno che il deputato Ceccanti precisi la portata delle accuse generiche testé espresse sulla presunta mancanza di imparzialità del professor Blangiardo, chiarendo quali siano gli elementi a cui egli faccia riferimento, dato che sembra voler mettere in discussione la legittimità di tale candidatura. Non comprende quindi la ragione per cui si preferisca sollevare dubbi e gettare ombre non meglio definite sul candidato piuttosto che prendere atto dei numerosi titoli ed esperienze accademiche e professionali evidenziati dal curriculum del professor Blangiardo, peraltro esaurientemente illustrate dal Presidente relatore, che rendono indubbia, a suo avviso, l'assoluta qualità di tale candidatura.

  Stefano CECCANTI (PD) fa notare che la particolare natura dell'incarico in oggetto, che coinvolge la rilevazione e il trattamento di dati a fini statistici a livello nazionale, richiedono una particolare attenzione in ordine alla valutazione della terzietà di chi svolge tale attività, pur nella consapevolezza che chiunque è libero di avere le proprie opinioni e di esprimere il proprio orientamento politico. Fa notare, peraltro, di non aver fatto altro che riportare perplessità espresse da organismi di rappresentanza dei lavoratori in seno all'ISTAT, in ordine alle quali intende richiamare l'attenzione della Commissione, circa il fatto che alcune posizioni assunte dal professor Blangiardo su tematiche attinenti alle funzioni dell'ISTAT sembrano essere eccessivamente ideologizzate. Fa comunque presente che sarà sua cura trasmettere alla Presidenza la documentazione da lui testé richiamata, affinché sia messa a disposizione della Commissione.

  Giuseppe BRESCIA, presidente e relatore, osserva che la Commissione avrà modo di approfondire le questioni poste nel presente dibattito nel prosieguo dell'esame, anche interloquendo direttamente con l'interessato, nell'ambito di un'audizione la cui data sarà successivamente definita.

  Gianni TONELLI (Lega) si chiede per quale ragione si intenda porre oggi una questione legata al requisito di imparzialità del candidato alla presidenza dell'ISTAT e si sia invece evitato, in passato, di sollevare analoghi dubbi per altre nomine ugualmente importanti. Chiede inoltre al Pag. 10deputato Ceccanti di chiarire la provenienza della fonte dalla quale ha tratto simili convincimenti, esprimendo dubbi circa l'imparzialità delle sigle sindacali che hanno redatto tale documento.

  Giuseppe BRESCIA, presidente e relatore, fa notare che la documentazione richiamata dal deputato Ceccanti, come già detto in precedenza dallo stesso deputato, sarà acquisita dalla Presidenza e messa a disposizione di tutti i componenti della Commissione.

  Stefano CECCANTI (PD), intervenendo per una precisazione, fa presente di non essere pregiudizialmente contrario a tale candidato in ragione di una sua presunta vicinanza al partito della Lega. Ricorda, peraltro, che, in passato, in occasione della nomina da parte del Parlamento di un componente della Corte costituzionale, il professor Antonini, di cui era nota la vicinanza all'area politica della Lega, non espresse alcuna riserva in merito, essendo convinto del fatto che le sue opinioni politiche non lo avrebbero certamente condizionato nell'esercizio di tale carica istituzionale.
  Osserva quindi come, al di fuori di un giudizio astratto sulla terzietà delle opinioni del candidato, occorra valutare in questi casi se egli possegga in concreto gli indispensabili requisiti di terzietà specifici relativi al delicato compito cui è proposto.

  Giovanni DONZELLI (FdI) si chiede se le perplessità manifestate nella seduta odierna sull'imparzialità del professor Blangiardo non nascondano piuttosto il timore, nutrito dalle forze politiche di sinistra, di non poter più controllare l'ISTAT come avvenuto in passato. Ritiene, piuttosto, che tale atteggiamento critico confermi, invece, il carattere terzo di tale candidatura rispetto a quanto avveniva in precedenza.
  Augurandosi una gestione oculata e imparziale da parte del prossimo presidente dell'ISTAT, invita a concentrarsi su temi più importanti, che riguardano, ad esempio, l'esigenza di ammodernare talune attività svolte da quell'organismo, tra cui richiama quelle legate al censimento permanente della popolazione.

  Riccardo MAGI (Misto-+E-CD) ritiene opportuno che la Commissione, chiamata ad esprimere un parere vincolante, approfondisca con la massima attenzione le questioni poste dal deputato Ceccanti, che richiamano, a suo avviso, l'esigenza di assicurare l'imparzialità di chi sarà chiamato a svolgere il delicato ruolo di presidente dell'ISTAT, nella misura in cui le opinioni espresse dal professor Blangiardo non attengano esclusivamente alla sfera dei suoi legittimi convincimenti personali o scientifici, ma possano incidere direttamente, in modo negativo, sulle funzioni cui è chiamato l'Istituto, ad esempio relativamente all'utilizzo di indicatori statistici diversi da quelli riconosciuti a livello internazionale.

  Giuseppe BRESCIA, presidente e relatore, assicura che le questioni emerse nel dibattito odierno potranno certamente essere adeguatamente approfondite dalla Commissione.
  Nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 15.20.

SEDE REFERENTE

  Mercoledì 28 novembre 2018. — Presidenza del presidente Giuseppe BRESCIA.

  La seduta comincia alle 15.20.

Istituzione della Commissione nazionale per la promozione e la protezione dei diritti umani fondamentali.
C. 855 Quartapelle Procopio e C. 1323 Scagliusi.

(Esame e rinvio – Abbinamento della proposta di legge C. 855 Quartapelle Procopio).

  La Commissione inizia l'esame delle proposte di legge.

Pag. 11

  Giuseppe BRESCIA, presidente, avverte che è stata assegnata ieri alla Commissione, in sede referente, la proposta di legge C. 855 Quartapelle Procopio, recante «Istituzione della Commissione nazionale per la promozione e la protezione dei diritti umani fondamentali», la quale è abbinata alla proposta di legge C. 1323 Scagliusi, in quanto vertente sulla medesima materia.

  Anna MACINA (M5S), relatrice, rileva come la Commissione sia chiamata a esaminare, in sede referente, la proposta di legge C. 1323 Scagliusi, recante l'istituzione della Commissione nazionale per la promozione e la protezione dei diritti umani fondamentali, cui è stata abbinata la proposta di legge C. 855 Quartapelle Procopio, vertente sulla medesima materia.
  Evidenzia quindi come le proposte di legge siano volte a istituire la Commissione nazionale per la promozione e la protezione dei diritti umani, al fine di dare attuazione alla risoluzione n. 48/134 dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, del 20 dicembre 1993, che impegna tutti gli Stati firmatari, tra cui l'Italia, a istituire organismi nazionali, autorevoli e indipendenti, per la promozione e la protezione dei diritti umani e delle libertà fondamentali.
  Ricorda preliminarmente che l'istituzione di una Commissione nazionale per i diritti umani in attuazione della risoluzione 48/134 ONU è stata oggetto di dibattito parlamentare in particolare nel corso della XVI legislatura. Nel 2009 la Commissione Affari costituzionali del Senato aveva infatti avviato l'esame di due proposte di legge di iniziativa parlamentare in materia. Successivamente, il 7 giugno 2011, il Governo aveva inoltre presentato un proprio un disegno di legge (A.S. 2720) approvato, con alcune modifiche, dall'Assemblea del Senato il 20 luglio 2011. L'iniziativa del Governo era stata originata dall'impegno assunto dall'Italia, una volta entrata a far parte del Consiglio ONU dei diritti umani, di costituire un organismo indipendente in materia di diritti umani in attuazione della risoluzione n. 48/134 del 1993. Il testo trasmesso alla Camera (A.C. 4534) fu esaminato in sede referente dalla I Commissione Affari costituzionali che aveva apportato alcune modifiche prima di approvarlo il 18 dicembre 2012, pochi giorni prima dello scioglimento delle Camere: pertanto il provvedimento non concluse il suo iter di approvazione.
  Passando al contenuto delle proposte di legge, rileva come l'articolo 1 della proposta di legge C. 1323 indichi, al comma 1, i princìpi generali del provvedimento, che, in attuazione della richiamata risoluzione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite 48/134, intende promuovere e proteggere i diritti umani fondamentali, nel rispetto dei princìpi della Costituzione, del diritto internazionale e del diritto umanitario, pattizio e consuetudinario, e in ottemperanza alle deliberazioni del Consiglio d'Europa e dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa – OSCE.
  Il comma 2 dispone che la Commissione possa segnalare al Governo tra le convenzioni internazionali in materia di diritti umani e di libertà fondamentali, quelle che non sono ancora state ratificate dall'Italia e formulare proposte per la loro esecuzione. Viene così anticipato uno dei compiti della Commissione, trattati diffusamente dall'articolo 3.
  L'articolo 2 della proposta di legge C. 1323 e l'articolo 1 della proposta di legge C. 855 dispongono l'istituzione della Commissione, ne individuano lo scopo e le forme di autonomia, nonché la composizione. Entrambe le proposte di legge specificano che la Commissione ha lo scopo di promuovere e proteggere i diritti fondamentali della persona, e in particolare quelli stabiliti dalla Costituzione e dalle convenzioni internazionali di cui l'Italia fa parte ed è un organismo indipendente come previsto dai Princìpi di Parigi adottati dalla Commissione ONU per i diritti umani del 1991.
  La Commissione è un organismo indipendente e gode di autonomia, organizzativa, funzionale e contabile, opera in piena Pag. 12indipendenza, amministrativa, di giudizio e di valutazione, ed è dotata di personale e sede propri.
  Il comma 3 dell'articolo 2 della proposta di legge C. 1323 dispone che la Commissione sia composta da 7 componenti, scelti tra persone che, oltre a offrire garanzie di indiscussa moralità, riconosciuta indipendenza, integrità ed elevata professionalità, abbiano comprovata competenza nel campo dei diritti umani, dei diritti dei minori e delle scienze umane in genere e devono aver svolto attività di protezione dei diritti della persona in Italia e all'estero.
  Il comma 4 dell'articolo 2 della proposta di legge C. 1323 stabilisce inoltre che 3 componenti siano scelti tra i rappresentanti delle organizzazioni non governative, 2 tra soggetti che operano nell'ambito della società civile e 2 tra i docenti universitari.
  Il comma 5 dell'articolo 2 della proposta di legge C. 1323 stabilisce una procedura per la nomina dei componenti articolata in varie fasi.
  In dettaglio, la disposizione prevede, in una prima fase, che le Commissioni competenti per materia di Camera e Senato procedano alla compilazione di tre elenchi, uno per ciascuna delle tre categorie di cui sopra, costituiti da 10 soggetti per le ONG e da 6 soggetti per le altre due categorie, metà designati dalle Commissioni della Camera, metà dalle Commissioni del Senato. Si prevede che le designazioni siano effettuate con procedura trasparente e di evidenza pubblica, che tenga conto: del rispetto delle pari opportunità relativamente anche alla diversità etnica della società e alla «gamma» dei gruppi vulnerabili; del rispetto della diversità; della rappresentanza pluralistica delle forze sociali coinvolte nella promozione e nella protezione dei diritti umani.
  In una seconda fase si procede alla nomina dei componenti da parte dei Presidenti di Camera e Senato, i quali, di intesa tra loro, scelgono i membri nell'ambito dei tre elenchi.
  Il presidente della Commissione è quindi eletto tra i componenti della Commissione dai componenti medesimi con votazione a maggioranza dei due terzi; egli rimane in carica per un anno e non può essere rieletto. Nei cinque anni del mandato, dunque, 5 componenti su 7 svolgeranno a rotazione la funzione di presidente, essendo la durata della presidenza pari ad un anno al massimo.
  Il comma 6 dell'articolo 2 della proposta di legge C. 1323 dispone che i componenti della Commissione durino in carica 5 anni e possano essere rinnovati una sola volta. Con le stesse procedure adottate per la nomina, si prevede che i componenti la Commissione possano essere revocati in qualsiasi momento nel caso siano violati obblighi di legge. È stabilito altresì che a metà del mandato i componenti siano sottoposti a una procedura di controllo per accertare l'eventuale sopravvenuta mancanza dei requisiti e delle qualità prescritti per la nomina e per valutare l'efficacia delle determinazioni adottate e dei risultati ottenuti, in funzione di un'eventuale conferma degli incarichi o di una loro revoca. I componenti rimangono comunque in carica fino alla nomina dei nuovi componenti.
  Su tale tematica l'articolo 1 della proposta di legge C. 855 prevede invece che la Commissione sia composta da 4 membri, anch'essi scelti tra soggetti esperti in materia, eletti, rispettivamente, 2 dal Senato e 2 dalla Camera, a maggioranza dei due terzi dei componenti. Le candidature sono preventivamente esaminate dalle Commissioni parlamentari competenti attraverso l'audizione dei candidati e la consultazione delle ONG rappresentative della società civile. I componenti durano in carica 5 anni ed eleggono un presidente e un vicepresidente. I componenti sono in particolare scelti tra persone di altissima levatura morale, di riconosciuta indipendenza, di integrità, di «coraggio» e di elevata professionalità, con comprovata esperienza del campo dei diritti umani.
  La proposta di legge C. 855 prevede, al comma 3 dell'articolo 1, che la Commissione «è organo collegiale composto da 4 Pag. 13membri» e specifica, ai commi 5 e 6, che il presidente è eletto dai 4 membri della Commissione.
  Si prevede che essi non possono in ogni caso ricoprire cariche elettive o assumere incarichi di governo o altri uffici pubblici di qualsiasi natura, né ricoprire incarichi per conto di un'associazione o di un partito o movimento politico.
  Inoltre, secondo quanto stabilito dal comma 6 dell'articolo 1 della proposta di legge C. 855, i componenti della Commissione, se docenti universitari di ruolo, sono collocati in aspettativa senza assegni.
  Il comma 7 dell'articolo 2 della proposta di legge C. 1323 stabilisce diverse incompatibilità con l'incarico di componente della Commissione.
  In particolare, essi non possono svolgere o ricoprire, pena la decadenza: impieghi pubblici o privati; incarichi di amministrazione, direzione o controllo di società pubbliche o private (il testo precisa che è incompatibile anche la proprietà di azioni in dette società); professioni e attività imprenditoriali; cariche, anche di natura elettiva o governativa; incarichi in associazioni che svolgono attività nel settore dei diritti umani; attività nell'ambito o per conto di associazioni, partiti o movimenti politici.
  In base al comma 8 dell'articolo 2 della proposta di legge C. 1323, i componenti della Commissione, se sono dipendenti di amministrazioni pubbliche, sono collocati fuori ruolo. Si prevede inoltre che i magistrati in servizio non possono fare parte della Commissione (sembra derivarne che possano, di conseguenza, farne parte i magistrati collocati in aspettativa). Per i professori universitari di ruolo la disposizione specifica che sono collocati in aspettativa senza assegni ai sensi dell'articolo 13 del decreto del Presidente della Repubblica n. 382 del 1980. La disposizione precisa inoltre che il personale collocato fuori ruolo o in aspettativa non può essere sostituito.
  Il comma 9 dell'articolo 2 della proposta di legge C. 1323 riconosce ai componenti della Commissione una indennità di funzione pari a 80.000 euro, facendo il testo riferimento a un terzo del limite massimo per il compenso retributivo per le cariche pubbliche, al lordo dei contributi previdenziali e assistenziali e degli oneri fiscali a carico del dipendente, previsto dall'articolo 13, comma 1, del decreto-legge n. 66 del 2014 in misura pari a 240.000 euro. La disposizione esclude inoltre ogni indennità aggiuntiva per coloro che svolgono la funzione di Presidente.
  Il comma 7 dell'articolo 1 della proposta di legge C. 855 fa invece riferimento – come limite massimo dell'indennità di funzione – al trattamento economico annuale complessivo spettante per la carica al Primo Presidente della Corte di cassazione.
  Entrambe le proposte di legge prevedono che l'incarico di componente la Commissione, oltre che per la naturale scadenza del mandato o per decesso, cessa esclusivamente in caso di dimissioni o di sopravvenuta accertata mancanza dei requisiti e delle qualità prescritti per la nomina. Quanto alla sostituzione dei componenti cessati, la proposta di legge C. 1323 stabilisce, al comma 10 dell'articolo 2, che si provveda con le medesime modalità previste per la nomina, mentre la proposta di legge C. 855 affida la valutazione e la procedura per l'attivazione della procedura di nomina del nuovo componente ai Presidenti delle Camere, d'intesa tra loro.
  Il comma 11 dell'articolo 2 della proposta di legge C. 1323 prevede che possono partecipare alle riunioni della Commissione – qualora se ne ravvisi la necessità nel caso in cui si tratti di affrontare specifici problemi di natura tecnica – rappresentanti delle amministrazioni dello Stato e rappresentanti del Governo italiano negli organismi internazionali deputati al controllo dell'adempimento degli obblighi assunti dall'Italia con la ratifica delle convenzioni internazionali in materia di diritti umani. Tali soggetti partecipano con funzioni consultive, senza diritto di voto deliberativo e senza compenso.Pag. 14
  L'articolo 3 della proposta di legge C. 1323 individua, al comma 1, in modo dettagliato i compiti della Commissione, tra cui, in particolare:
   alla lettera a), vigilare sul rispetto dei diritti umani e su eventuali abusi perpetrati ai danni di popoli, in Italia e all'estero;
   alla lettera b), promuovere la cultura dei diritti umani e la loro divulgazione, coinvolgendo le istituzioni scolastiche, nonché promuovendo campagne di informazione;
   alla lettera c), formulare pareri, raccomandazioni e proposte, anche relative all'adozione di iniziative legislative, al Governo e alle Camere su tutte le questioni concernenti il rispetto dei diritti umani: a tale fine, il Governo è tenuto a sottoporre al parere della Commissione i progetti di atti legislativi e regolamentari che possono avere un'incidenza diretta o indiretta su tali diritti, sentito il Comitato interministeriale per i diritti umani, operante presso il Ministero degli affari esteri;
   alla lettera d), esprimere pareri e formulare proposte al Governo ogniqualvolta siano in corso negoziati per la conclusione di accordi multilaterali o bilaterali che abbiano a oggetto materie di competenza della Commissione;
   sempre alla lettera d), proporre al Governo di valutare, nei casi di palese e grave violazione dei diritti umani, la possibilità di annullamento di ogni tipo di contratto stipulato con il soggetto che ha commesso la violazione;
   alla lettera e), assicurare che, nell'adozione delle determinazioni di politica estera, siano tenute in adeguata considerazione la promozione e la protezione dei diritti umani;
   alla lettera f), verificare l'attuazione delle convenzioni e degli accordi internazionali ratificati dall'Italia in materia di diritti umani;
   sempre alla lettera f), contribuire alla redazione dei rapporti che l'Italia è tenuta a sottoporre ai competenti organismi internazionali e al Comitato interministeriale per i diritti umani;
   alla lettera g), cooperare con gli organismi internazionali e con le istituzioni di altri Stati europei ed extraeuropei che operano nei settori della promozione e della protezione dei diritti umani, della lotta ai crimini contro l'umanità e ai crimini di guerra;
   alla lettera h), promuovere contatti con gli organismi pubblici, quali i difensori civici, a cui la legge attribuisce specifiche competenze in relazione alla protezione dei diritti umani;
   alla lettera i), ricevere segnalazioni relative a specifiche violazioni o limitazioni dei predetti diritti;
   alla lettera l), promuovere e sostenere le azioni necessarie per la realizzazione di progetti didattici e di ricerca sui temi dei diritti umani (la previsione appare in parte analoga a quella, di cui alla lettera b), relativa alla promozione e divulgazione della cultura dei diritti umani);
   alla lettera m), promuovere la diffusione della cultura dei diritti umani nelle scuole secondarie di primo e secondo grado, attraverso l'inserimento dei temi attinenti tra le materie di studio (anche tale previsione appare in parte analoga a quelle di cui alle lettere b), e l);
   alla lettera n), fornire assistenza e rendere pareri alle amministrazioni pubbliche che intendano inserire nei programmi di formazione e aggiornamento del personale le materie relative al rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali;
   alla lettera o), pubblicare, nel sito internet istituzionale della Commissione, un bollettino nel quale sono riportati gli atti e i documenti adottati e le attività svolte; Pag. 15
   alla lettera p), promuovere la costituzione di un forum permanente di pubblico confronto, le cui modalità di costituzione sono stabilite con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, di concerto con i Ministri interessati;
   alla lettera q), istituire un forum permanente per il pubblico confronto sull'operato della Commissione, anche attraverso la predisposizione di una piattaforma internet che consenta ai cittadini di esprimere la loro opinione su ogni tema attinente (tale previsione appare in parte analoga a quella di cui alla lettera p);
   alla lettera r), promuovere, nell'ambito delle categorie professionali, l'inserimento nei codici di deontologia di norme per la promozione e la protezione dei diritti umani;
   alla lettera s), presentare al Presidente del Consiglio dei ministri, ai Ministri competenti e alle Camere una relazione annuale sull'attività svolta e sullo stato di attuazione degli atti internazionali concernenti la promozione e la protezione dei diritti umani e sul rispetto dei diritti umani in Italia e all'estero.

  La proposta di legge C. 855 definisce invece i compiti assegnati alla Commissione, al comma 1 dell'articolo 2, nei seguenti termini:
   monitorare il rispetto dei diritti umani in Italia;
   valutare le segnalazioni in materia di violazioni o limitazioni dei diritti umani che provengano dagli interessati o dalle associazioni che li rappresentano;
   verificare il rispetto dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale, anche prendendo visione, previo consenso dell'interessato, degli atti contenuti nel fascicolo dell'interessato stesso e accedendo alle strutture in cui si trovano persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale, compresi i centri destinati ai richiedenti asilo e ai rifugiati e ai centri per «l'identificazione dei migranti»;
   verificare attuazione nel territorio nazionale delle convenzioni e degli accordi internazionali ratificati dall'Italia in materia di diritti umani;
   collaborare con altri organismi pubblici che hanno competenze sulla tutela dei diritti umani, formulare pareri, raccomandazioni e proposte, anche con riferimento a provvedimenti di natura legislativa o regolamentare, al Governo e alle Camere. Gli organi nei cui confronti sono formulati i pareri, le raccomandazioni e le proposte sono tenuti a dare una risposta motivata entro 90 giorni indicando le misure che intendono adottare;
   promuovere la cultura e l'insegnamento dei diritti umani, nonché la diffusione della conoscenza delle norme nazionali e internazionali che regolano la materia;
   favorire il dialogo con la società civile, attraverso campagne e iniziative pubbliche; predisporre e trasmettere alle Camere una relazione annuale sull'attività svolta.

  Il comma 2 dell'articolo 3 della proposta di legge C. 1323 attribuisce alla Commissione la facoltà di richiedere informazioni e documenti a soggetti pubblici e privati (nel rispetto delle disposizioni in materia di protezione dei dati personali), secondo modalità di richiesta definite dalla Commissione stessa con regolamento, in maniera analoga a quanto dispone il comma 2 dell'articolo 2 della proposta di legge C. 855.
  Il comma 3 dell'articolo 3 della proposta di legge C. 1323 specifica che, in caso di rifiuto od omissione, ovvero di risposte non veritiere alla predetta richiesta di informazioni o documenti, la Commissione può chiedere l'omissione un ordine di esibizione al presidente del tribunale competente per territorio, «il quale provvede senza ritardo sulla richiesta della Commissione con decreto motivato».Pag. 16
  Il comma 4 stabilisce che la Commissione può disporre ispezioni e verifiche presso le strutture richiamate nella denunciata violazione dei diritti umani.
  Ai sensi del comma 5, nello svolgimento dei suoi compiti, la Commissione si avvale, con funzioni consultive, dell'Ufficio per la promozione della parità di trattamento e la rimozione delle discriminazioni fondate sulla razza o sull'origine etnica – UNAR.
  Il comma 6 stabilisce che alla Commissione possono essere demandate ulteriori funzioni derivanti dagli impegni internazionali previsti da leggi di esecuzione di convenzioni internazionali in materia di diritti umani.
  I commi da 7 a 9 disciplinano dettagliatamente il procedimento di accertamento effettuato dalla Commissione a seguito di presentazione di istanza o denuncia di violazione dei diritti umani. Tale accertamento comporta l'esame da parte della Commissione e, in caso di fondatezza, l'assegnazione al responsabile della violazione di un termine per la cessazione del comportamento posto in essere in violazione dei diritti umani.
  In particolare, si stabilisce che, qualora la Commissione proceda ad accertamenti in relazione alla presentazione di un'istanza o denuncia da parte di un soggetto per asserita violazione dei diritti umani riconosciuti dalle leggi vigenti, è tenuta a dare notizia alle parti interessate dell'apertura del procedimento, eccettuati i casi in cui, per la delicatezza delle situazioni rappresentate o per l'urgenza di procedere, tale comunicazione debba essere effettuata successivamente.
  Dopo aver assunto le necessarie informazioni, la Commissione, se ritiene fondata l'istanza o la denuncia, assegna al responsabile un termine per la cessazione del comportamento denunciato, indicando le misure necessarie a tutela dei diritti dell'interessato e stabilendo il termine per la loro adozione. Il provvedimento è comunicato senza ritardo alle parti interessate. Il soggetto interessato, se non intende conformarsi alla richiesta della Commissione, deve comunicare il suo dissenso motivato entro 30 giorni dalla comunicazione.
  Nel caso in cui il soggetto interessato non comunichi il dissenso motivato nel termine previsto o nel caso in cui la Commissione ritenga insufficiente la motivazione fornita, si prevede che la Commissione, ove ne ricorrano i presupposti, ricorra all'autorità giudiziaria competente.
  Viene altresì previsto che qualora il soggetto sia una pubblica amministrazione, nel caso in cui ometta di conformarsi e il dissenso motivato non sia comunicato nel termine assegnato o la motivazione non sia ritenuta sufficiente, la Commissione si rivolge agli uffici sovraordinati a quello originariamente interessato. Se gli uffici sovraordinati decidono di provvedere in conformità alla richiesta della Commissione, sono tenuti a instaurare il procedimento disciplinare a carico del dipendente al quale risulta attribuibile l'inerzia. Se invece gli uffici sovraordinati decidono di non accogliere la richiesta, la Commissione può chiedere all'autorità giudiziaria competente di annullare l'atto che reputa illegittimo, ovvero di ordinare agli uffici interessati di tenere il comportamento dovuto.
  Il comma 10 stabilisce che, ai fini del riscontro delle segnalazioni relative a specifiche violazioni o limitazioni dei diritti (di cui ai compiti sopra elencati), la Commissione può chiedere, sentito il Garante per la protezione dei dati personali, l'accesso alle banche dati pubbliche, ad eccezione del Centro elaborazione dati del Ministero dell'interno, Direzione centrale della polizia criminale e della banca dati nazionale del DNA istituita presso il Ministero della giustizia.
  Anche la proposta di legge C. 855 disciplina, al comma 2 dell'articolo 2, l'accesso alle banche dati pubbliche da parte della Commissione, previa richiesta ai soggetti interessati e comunicando la richiesta al Garante per la protezione dei dati personali.
  Il comma 11 dell'articolo 3 della proposta di legge C. 1323 prevede, in fine, che nel caso di visite, accessi e verifiche della Commissione, le amministrazioni pubbliche Pag. 17responsabili delle strutture oggetto delle visite, accessi o verifiche, e, ove necessario, gli altri organi dello Stato, collaborino con la Commissione nei limiti delle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili.
  L'articolo 4 della proposta di legge C. 1323 disciplina l'organizzazione e il funzionamento dell'ufficio di segreteria della Commissione.
  Ai sensi del comma 1 si stabilisce che la Commissione ha sede in un edificio pubblico ad essa esclusivamente destinato, atto ad accogliere anche persone con disabilità, al quale tutti hanno diritto di accedere senza limitazioni.
  Il comma 2 prevede che la Commissione si avvale di un ufficio di segreteria, che è composto da un organico iniziale di 10 unità, tra cui un direttore, un vice direttore, un segretario generale e sette impiegati, organico che può essere successivamente variato per comprovate esigenze. La proposta di legge C. 855 prevede invece al riguardo, all'articolo 3, comma 2, un primo contingente di personale non superiore a 50 unità.
  La norma specifica che l'assunzione del personale da parte della Commissione avviene mediante concorso pubblico sulla base dei requisiti fissati dalla Commissione stessa, inclusa, in particolare, un'adeguata conoscenza delle principali lingue straniere.
  Il comma 3 dell'articolo 4 della proposta di legge C. 1323 prevede che il funzionamento, l'organizzazione interna, i bilanci, i rendiconti e la gestione delle spese, le funzioni del direttore dell'ufficio di segreteria e le procedure e le modalità di reclutamento del personale dell'ufficio sono disciplinati da un apposito decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, da emanarsi entro 90 giorni dall'entrata in vigore della legge, su proposta del Ministro degli affari esteri, di concerto con i Ministri dell'economia e delle finanze e per la pubblica amministrazione, previo parere delle Commissioni parlamentari competenti e sentita la Commissione medesima.
  Anche la proposta di legge C. 855, all'articolo 3, comma 3, demanda ad un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri la definizione dell'organizzazione e del funzionamento della Commissione, fissando un limite massimo, di 120 unità, alla sua dotazione organica. Tuttavia, si prevede che le modifiche al regolamento successive alla pubblicazione del dPCM potranno essere adottate con deliberazione della stessa Commissione, da pubblicare nella Gazzetta Ufficiale, che potrà modificare anche la dotazione organica.
  Il comma 4 dell'articolo 4 della proposta di legge C. 1323 specifica che il trattamento economico e giuridico di detto personale è disciplinato dal contratto nazionale collettivo del comparto Ministeri.
  Il comma 5 indica che il direttore, il vice direttore, il segretario generale e gli impiegati dell'ufficio di segreteria rispondono esclusivamente alla Commissione.
  Ai sensi del comma 6, l'ufficio di segreteria della Commissione predispone il rendiconto della gestione finanziaria, che è sottoposta al controllo della Corte dei conti. Si prevede altresì che il rendiconto è pubblicato sul sito internet della Commissione e del Ministero degli affari esteri in forme idonee ad assicurarne l'accessibilità agli utenti.
  Anche la proposta di legge C. 855, all'articolo 3, comma 4, prevede analogo controllo della Corte dei conti.
  L'articolo 5 della proposta di legge C. 1323 disciplina direttamente alcune modalità di funzionamento della Commissione prevedendo, al comma 1, che la Commissione presenti un rapporto all'autorità giudiziaria competente nel caso venga a conoscenza di fatti che possano costituire reato o svolga indagini di propria iniziativa, sulla base di segnalazioni individuali o collettive, anche qualora non sia presentata la relativa denuncia all'autorità giudiziaria.
  Il comma 2 prevede che la Commissione possa chiedere la collaborazione delle amministrazioni dello Stato e di altri soggetti pubblici o invitare le autorità competenti ad adottare misure per il ripristino Pag. 18dei diritti delle persone che abbiano subìto una violazione dei propri diritti umani fondamentali.
  Il comma 3 impone alla Commissione l'obbligo di basare la propria attività su princìpi di trasparenza e di imparzialità e di motivare gli atti adottati.
  Il comma 4 dispone che, in caso di violazione degli obblighi di informazione e documentazione posti all'articolo 3, comma 2, si applichi la sanzione amministrativa pecuniaria da 4.000 a 15.000 euro nel caso in cui i soggetti obbligati rifiutino od omettano di fornire informazioni e documenti.
  Ai sensi del comma 5, in caso di trasmissione di documenti e informazioni falsi è invece prevista la sanzione penale detentiva da 6 mesi a 3 anni, sempre che il fatto non costituisca più grave reato. Inoltre si stabilisce che i componenti della Commissione e dell'ufficio di segreteria, nonché i soggetti di cui gli stessi si avvalgono per l'adempimento delle proprie funzioni, sono tenuti al segreto di ufficio di cui all'articolo 15 del testo unico delle disposizioni concernenti lo statuto degli impiegati civili dello Stato approvato con il decreto del Presidente della Repubblica n. 3 del 1957.
  Il comma 6, prevede l'obbligo di pubblicazione, secondo criteri di trasparenza, dei provvedimenti della Commissione, la quale può adottare ulteriori iniziative per diffondere la conoscenza dei provvedimenti adottati e dell'attività svolta.
  L'articolo 6 della proposta di legge C. 1323 stabilisce che la Commissione possa avvalersi, senza ulteriori oneri a carico della finanza pubblica, della collaborazione di università, centri di studio, ricerca, organizzazioni non governative, associazioni e altri organismi di comprovata competenza e professionalità in materia di promozione e protezione dei diritti umani.
  L'articolo 7 della proposta di legge C. 1323 abroga il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 13 aprile 2007, istitutivo del Comitato dei Ministri per l'indirizzo e la guida strategica in materia di tutela dei diritti umani presso la Presidenza del Consiglio dei ministri – Dipartimento per le pari opportunità.
  L'abrogazione è motivata dal fatto che con l'entrata in vigore della legge, tale Comitato non avrebbe più ragione di esistere, poiché si troverebbe a esercitare gli stessi compiti della costituenda Commissione.
  L'articolo 8 della proposta di legge C. 1323 reca la copertura finanziaria per gli oneri derivanti dall'attuazione del provvedimento, pari a 1.600.000 euro annui a decorrere dal 2018. Alla relativa copertura finanziaria si fa fronte con una corrispondente riduzione dello stanziamento del fondo speciale di parte corrente iscritto, ai fini del bilancio triennale 2018-2020, nell'ambito del programma «Fondi di riserva e speciali» della missione «Fondi da ripartire» dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2018, allo scopo parzialmente utilizzando l'accantonamento relativo al Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale.
  Nella relazione illustrativa si evidenzia in merito che «L'importo è basato su un approssimativo calcolo, ovvero: 560.000 euro totali per i sette consiglieri, 80.000 euro per il direttore, 55.000 per il vicedirettore, 50.000 per il segretario generale e 40.000 euro (280.000 totali) per ciascuna delle sette unità dell'ufficio, circa 270.000 euro le spese per la sede (locazione e arredo), circa 50.000 euro per la fornitura di servizi (manutenzione, assistenza tecnica, utenze, riscaldamento eccetera), circa 30.000 euro per altre spese (poste, trasporto, rappresentanza, cancelleria) e le inevitabili spese per consulenze e per missioni dei componenti e del personale dell'ufficio, pari a circa 160.000 euro».
  Per quanto riguarda i predetti profili di copertura finanziaria, la proposta di legge C. 855, all'articolo 4 dispone che le risorse finanziarie da destinare alla Commissione siano individuate con un DPCM, da adottarsi, di concerto con il Ministro degli affari esteri e con il Ministro dell'economia e delle finanze, entro un anno dalla Pag. 19data di entrata in vigore della legge. La disposizione provvede a quantificare gli oneri derivanti dall'attuazione della legge, valutati in 662.575 euro per l'anno 2018 e in 1.735.150 euro annui a decorrere dall'anno 2019; la relativa copertura finanziaria è analoga a quella prevista dal sopra descritto articolo 8 della proposta di legge C. 1323.
  Quanto al rispetto delle competenze legislative costituzionalmente definite evidenzia come l'istituzione di una Commissione nazionale per la promozione e la tutela dei diritti umani è riconducibile alla materia ordinamento dello Stato e degli enti pubblici nazionali, rientrante nella potestà legislativa esclusiva statale ai sensi dell'articolo 117, secondo comma, lettera g), della Costituzione.
  Segnala quindi come in proposito venga anche in rilievo la potestà legislativa esclusiva statale nella materia dei rapporti internazionali dello Stato ai sensi dell'articolo 117, secondo comma, lettera a), della Costituzione, in ragione della finalità di dare attuazione agli impegni assunti con la citata risoluzione ONU.

  Stefano CECCANTI (PD) informa che la deputata Quartapelle Procopio, presentatrice dell'abbinata proposta di legge C. 855, gli ha comunicato di non aver potuto partecipare all'odierna seduta per impegni connessi alla sua attività politica, avvisando che non mancherà di partecipare ai lavori della Commissione nel prosieguo dell'esame.

  Giuseppe BRESCIA, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 15.30.

INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

  Mercoledì 28 novembre 2018. — Presidenza del presidente Giuseppe BRESCIA. — Interviene il Sottosegretario di Stato per l'interno Nicola Molteni.

  La seduta comincia alle 15.30.

  Giuseppe BRESCIA, presidente, ricorda che la pubblicità dell'odierna seduta di svolgimento di interrogazioni a risposta immediata è assicurata anche mediante la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati. Ne dispone, pertanto, l'attivazione.
  Avverte quindi che le interrogazioni 5-001001 Magi e Gebhard e n. 5-01003 Fiano, vertendo su materia analoga, saranno svolte congiuntamente.

5-00999 Sisto: Sulla gestione del Comune di Rodi Garganico.

  Annagrazia CALABRIA (FI) chiede di rinviare ad altra seduta lo svolgimento dell'interrogazione in titolo, di cui è cofirmataria.

  Giuseppe BRESCIA, presidente, avverte che, alla luce della richiesta dei presentatori, e concorde il rappresentante del Governo, lo svolgimento dell'interrogazione 5-00999 avrà luogo in altra seduta.

5-01000 Macina ed altri: Sulla distribuzione territoriale dei nuclei elicotteri del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco.

  Roberta ALAIMO (M5S) illustra l'interrogazione 5-01000, di cui è cofirmataria, osservando come, nel corso delle ultime settimane, pesanti ondate di maltempo si siano abbattute sulla Sicilia, prima sulle aree delle province di Catania, Enna e Siracusa, e poi, a distanza di pochi giorni, sulle aree delle province di Palermo e Agrigento, causando tredici vittime, oltre a una serie di inondazioni e numerosi danni ancora non quantificabili.
  Rileva come tali eventi abbiano provocato frane e allagamenti, mettendo in pericolo la vita di molte persone, e sottolinea come le operazioni di salvataggio e di soccorso sono state effettuate anche con l'intervento degli elicotteri del Corpo dei Pag. 20vigili del fuoco, il quale, oltre al contrasto e alla prevenzione degli incendi, svolge anche altre funzioni, tra le quali quella di ricerca, salvataggio e soccorso. Fa notare al riguardo che, in relazione ai nuclei elicotteri, ad oggi, risultano essere solo dodici quelli distribuiti a livello nazionale e nello specifico ubicati nelle città di Arezzo, Bari, Bologna, Roma, Catania, Genova, Pescara, Salerno, Sassari, Torino, Varese e Venezia.
  Ritiene quindi che, in virtù di questa distribuzione di tali mezzi aerei, appaia evidente come il territorio nazionale risulti scoperto in diverse regioni, tra le quali la Calabria, la Sicilia occidentale e la Sardegna meridionale e come tale situazione comporti, a suo avviso, una disomogeneità nell'azione di supporto aereo di emergenza e soccorso su una parte rilevante del territorio nazionale.
  In tale contesto chiede pertanto se il Ministro interrogato, anche alla luce dei fatti di cronaca che hanno colpito la Sicilia e richiamati in premessa, ritenga opportuno verificare l'adeguatezza della distribuzione dei nuclei elicotteri del Corpo nazionale dei vigili del fuoco a livello nazionale, al fine di adottare le misure necessarie a garantire la necessaria uniformità di intervento e di soccorso.

  Il Sottosegretario Nicola MOLTENI risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 1).

  Roberta ALAIMO (M5S), replicando, ringrazia il rappresentante del Governo per la risposta fornita, pur giudicando necessario che l'Esecutivo mantenga elevata l'attenzione e assuma idonee iniziative sia in Sicilia, in particolare sul versante occidentale, sia in Sardegna, sul versante meridionale, in ragione della presenza in tale area di numerose isole minori e dello stato di profondo dissesto idrogeologico di quei territori, che richiedono un costante supporto di nuclei di elicotteri adeguati, al fine di svolgere al meglio le funzioni di salvataggio e soccorso da parte del Corpo dei Vigili del fuoco.

5-01001 Magi e Gebhard: Sul trattamento riservato dalle Forze dell'ordine a una donna che contestava pacificamente il Ministro dell'interno.
5-01003 Fiano ed altri: Sulle reazioni tenute dalle Forze dell'ordine in occasione di manifestazioni di dissenso pacifiche nei confronti del Ministro dell'interno.

  Riccardo MAGI (Misto-+E-CD) illustra l'interrogazione 5-01000, di cui è primo firmatario, su un fatto avvenuto il 9 novembre.
  In particolare l'interrogazione riporta come, mentre il Ministro dell'interno, Salvini si accingeva ad entrare nell'aula congressi dell'Università LUMSA per un convegno, una signora residente nei pressi, accortasi della presenza del Ministro, dall'altro lato della strada ha iniziato a fischiare e a contestarlo in maniera del tutto pacifica. Immediatamente avvicinata da quattro poliziotti in borghese la signora è stata afferrata per le braccia e le è stato impedito di continuare a esprimere il proprio dissenso, cadendo anche in terra nel tentativo di divincolarsi. Successivamente la signora è stata portata al commissariato di zona, dove è stata trattenuta per l'identificazione e dove sembra sia stata denunciata per resistenza a pubblico ufficiale.
  Nel richiamare come i fatti riportati siano documentati da un video girato e diffuso dal proprietario di un bar adiacente al luogo dove si sono svolti, l'interrogazione chiede di sapere su quali basi e direttive gli agenti delle Forze dell'ordine abbiano agito nei termini riportati.

  Stefano CECCANTI (PD) illustra l'interrogazione 5-01003, di cui è cofirmatario, la quale che si riferisce, oltre che al medesimo episodio appena illustrato dal deputato Magi, anche a un altro episodio svoltosi a Tortolì il 26 novembre scorso, dove, analogamente a quanto accaduto a Roma, due avvocate sono state sottoposte a identificazione semplicemente per aver intonato «Bella, ciao» in occasione di un Pag. 21comizio del Ministro Salvini, peraltro a debita distanza dal luogo del comizio stesso.
  Nella certezza che il Governo non abbia dato alcuna direttiva in tal senso e nella convinzione che si tratti semplicemente di eccessi di zelo, chiede tuttavia che venga posto un freno alla repressione ingiustificata di atti di contestazione pacifica.

  Il Sottosegretario Nicola MOLTENI risponde congiuntamente alle interrogazioni in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 2).

  Riccardo MAGI (Misto-+E-CD) si dichiara insoddisfatto della risposta, stigmatizzando come, in nome della prevenzione di potenziali turbative dell'ordine pubblico e per neutralizzare situazioni di eventuale pericolo, in realtà del tutto insussistenti, vengano violati diritti fondamentali della Costituzione.
  Ricorda infatti che nel video richiamato in precedenza si vede una signora trascinata da esponenti delle forze di polizia per un braccio e fatta cadere a terra solo perché stava fischiando un Ministro della Repubblica, e sottolinea come ciò mal si concili con l'articolo 21 della Costituzione, che garantisce il diritto di ciascun cittadino di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.
  Rileva quindi come sarebbe stato preferibile riconoscere che si è trattato di un caso di eccesso di zelo, a fronte di proteste che senza dubbio non avrebbero potuto sfociare in turbative dell'ordine pubblico, registrando una sproporzione tra una legittima e pacifica protesta e la reazione messa in campo.

  Stefano CECCANTI (PD) non si stupisce del fatto che vi sia sempre discrepanza tra le versioni raccontate dalle diverse parti; ciò che invece lo spinge a dichiararsi non soddisfatto della risposta fornita è la mancanza, nelle parole del Sottosegretario, di ogni stigmatizzazione delle reazioni sproporzionate da parte delle Forze dell'ordine ai gesti di protesta legittima. Dalla risposta del Sottosegretario non emerge infatti una posizione chiara circa il fatto che si è trattato di un palese eccesso di zelo e che le reazioni sproporzionate devono essere evitate. Chiede pertanto al rappresentante del Governo di aggiungere alla sua risposta una considerazione esplicita circa la necessità di evitare tali eccessi di zelo da parte di esponenti delle Forze dell'ordine.

5-01002 Meloni ed altri: Circa gli effetti sull'immigrazione dell'eventuale adesione dell'Italia al Global compact.

  Emanuele PRISCO (FdI) illustra l'interrogazione, di cui è cofirmatario, facendo presente che il 10 e l'11 dicembre 2018 gli Stati saranno chiamati a firmare il Global compact per una migrazione «sicura, ordinata e regolare» e quello per i rifugiati promosso dalle Nazioni unite, che mirano, tramite un approccio multilaterale, a creare un mondo dai confini aperti.
  Osserva al riguardo come il Global compact crei obblighi crescenti verso gli Stati in ordine ai servizi da fornire agli immigrati, anche a prescindere dal loro status di rifugiato, impedendo di perseguire penalmente chi fornisce assistenza indebita all'immigrazione. Giudica evidente, quindi, come il Global compact non sia altro che l'ennesimo tassello di un progetto volto ad annientare confini, culture ed in particolare le sovranità nazionali in tema di immigrazione.
  Evidenzia come contro tale approccio immigrazionista numerosi Stati si siano già schierati a favore della sovranità nazionale, dichiarando che non sottoscriveranno il documento.
  Dopo aver rilevato in proposito che il Governo italiano, evitando di assumere da subito una posizione chiara su tale questione, abbia preferito rimettere al confronto parlamentare qualsiasi decisione definitiva in merito, chiede quali saranno gli effetti sull'immigrazione dell'adesione dell'Italia al Global compact e cosa intenda davvero fare il Governo per difendere i confini, l'identità e i valori del Paese.

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  Il Sottosegretario Nicola MOLTENI risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 3).

  Emanuele PRISCO (FdI), replicando, auspica che il Governo assuma quanto prima una decisione definitiva in senso contrario al Global compact, facendo notare che, altrimenti, ogni sforzo profuso finora dall'attuale Esecutivo per contrastare i flussi migratori irregolari sarebbe vanificato, rendendo inutile e priva di senso la stessa partecipazione del partito della Lega al Governo in carica.
  Sottolinea inoltre come, qualora in occasione della deliberazione parlamentare su tale tematica preannunciata dallo stesso Governo, emergesse invece una posizione favorevole al Global compact, occorrerebbe prendere definitivamente atto della fine dell'attuale maggioranza politica.

  Giuseppe BRESCIA, presidente, dichiara concluso lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata all'ordine del giorno.

  La seduta termina alle 15.45.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

  Mercoledì 28 novembre 2018.

  L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 15.45 alle 16.

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