CAMERA DEI DEPUTATI
Venerdì 23 novembre 2018
99.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e Interni (I)
COMUNICATO
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SEDE REFERENTE

  Venerdì 23 novembre 2018. – Presidenza del presidente Giuseppe BRESCIA, indi del vicepresidente Gianluca VINCI. – Intervengono i sottosegretari di Stato per per l'interno Nicola Molteni e Carlo Sibilia.

  La seduta comincia alle 10.20.

DL 113/2018: Disposizioni urgenti in materia di protezione internazionale e immigrazione, sicurezza pubblica, nonché misure per la funzionalità del Ministero dell'interno e l'organizzazione e il funzionamento dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. Delega al Governo in materia di riordino dei ruoli e delle carriere del personale delle Forze di polizia e delle Forze armate.
C. 1346, approvato dal Senato.

(Seguito esame e conclusione).

  La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato, da ultimo, nella seduta del 21 novembre 2018.

  Stefano CECCANTI (PD) chiede che la pubblicità dei lavori della Commissione sia assicurata anche mediante l'attivazione del sistema audiovisivo a circuito chiuso

  Giuseppe BRESCIA, presidente e relatore, non essendovi obiezioni, dispone l'attivazione del sistema audiovisivo di ripresa a circuito chiuso.
  Comunica che la deputata Nesci ha sottoscritto le proposte emendative Corneli 1.27, 1.44, 12.15 e 12.01 e Sarti 36.14, che sono state ritirate dai presentatori prima della seduta odierna (vedi allegato alla seduta del 21 novembre 2018). Informa altresì che la deputata Benedetti ha sottoscritto tutte le proposte emendative a prima firma del deputato Soverini e che la deputata Ferro ha sottoscritto le proposte emendative Meloni 6.02, Meloni 15.01, Prisco 15.02, Meloni 16.04 e 16.05, Butti 16.07, Cirielli 16.08, Meloni 16.09, Prisco 16.010 e 16.011, Prisco 18.7, Prisco 19.6 e 19.7, Meloni 20.02, Butti 21.012, Deidda 21-sexies.1, Deidda 21-sexies.01, Meloni 21-sexies.02, Meloni 22.04, Meloni 23-bis.05, 23-bis.06 e 23-bis.07, Meloni 24.02 e 24.03, Donzelli 29-bis.01, Foti 31-ter.4, Montaruli 33.4 e Butti 35-quater.02.Pag. 4
  Con riferimento ai ricorsi presentati nella seduta di ieri ricorda che a seguito dell'esame di tali ricorsi e dopo aver ulteriormente approfondito il contenuto delle proposte emendative, la Presidenza ritiene di poter considerare ammissibili le seguenti proposte emendative, le quali, pur prefigurando soluzioni normative diverse, presentano un'attinenza diretta con ambiti materiali oggetto di previsioni contenute nel provvedimento, quali, segnatamente, l'allontanamento dello straniero, le misure dirette a rafforzare la partecipazione delle forze armate alla sicurezza urbana, i DASPO, misure per il contrasto alla criminalità organizzata, disciplina del trattamento del personale delle forze di polizia e delle forze armate:
   Meloni 6.02, che affida al prefetto una verifica in ordine alle effettive disponibilità economiche dei cittadini degli altri Stati membri dell'Unione europea che abbiano la residenza o dimora nel proprio territorio, adottando, in mancanza, un provvedimento di allontanamento;
   Meloni 20.02, che interviene sulla legge n. 401 del 1989 (sicurezza negli stadi) per applicare le pene previste per i reati contro i pubblici ufficiali, aggravate di un terzo, ai fatti commessi in danno di arbitri;
   Sisto 21.09, che estende il reato di violenza o minaccia a un pubblico ufficiale anche agli operatori medico-sanitari e prevede l'istituzione di un presidio di polizia presso ogni pronto soccorso;
   Sisto 21.010, che introduce un'aggravante comune quando i reati siano commessi in danno di operatori sanitari nell'esercizio delle funzioni;
   Butti 21.012, che modifica il codice penale con riguardo al reato di oltraggio a pubblico ufficiale;
   Meloni 22.04, che inasprisce le pene per i delitti contro i pubblici ufficiali;
   Novelli 21-bis.01, che reca disposizioni penali più stringenti per garantire la sicurezza degli esercenti professioni sanitarie, disponendo la procedibilità d'ufficio per il reato di percosse;
   Sisto 21-ter.02, che introduce norme per il contrasto alla prostituzione nelle aree densamente abitate, su arterie ad alto scorrimento di traffico e in aree immediatamente prossime a edifici di culto o di prestigio storico-architettonico;
   Meloni 23-bis.05, che reca disposizioni volte a potenziare l'operazione «strade sicure», aumentando le funzioni e le unità di personale delle Forze armate impegnate nell'operazione, le cui finalità vengono estese anche alle attività di prevenzione, controllo e contrasto dell'immigrazione illegale e a tutela del decoro urbano;
   Meloni 23-bis.06, che reca disposizioni volte a potenziare l'operazione «strade sicure», ampliando l'ambito di intervento, oltre le funzioni di vigilanza dei siti e obiettivi sensibili;
   Meloni 23-bis.07, che reca disposizioni volte a potenziare l'operazione «strade sicure», aumentando le unità di personale delle Forze armate destinate a tali finalità;
   Butti 35-quater.02, che reca disposizioni volte a potenziare la partecipazione delle Forze armate nel controllo del territorio;
   Meloni 24.02, che introduce presso i tribunali le sezioni specializzate in materia di mafia;
   Sisto 33.01, che reca disposizioni in materia di previdenza complementare per le Forze di polizia;
   Sisto 33.02 e 33.03, che recano diverse disposizioni sulla disciplina del personale delle Forze di polizia e del Corpo dei vigili del fuoco, quali la disciplina della causa di servizio e delle spese legali per procedimenti di responsabilità civile, penale e amministrativa;
   Sisto 33.05, che interviene in materia di prestazioni specialistiche e diagnostiche Pag. 5per le patologie degli operatori del comparto sicurezza dipendenti dallo svolgimento di attività di servizio;
   Migliore 34.1 e Marco Di Maio 34.2, che estendono la disciplina di tutela previdenziale e assistenziale dei vigili del fuoco al personale volontario;
   Sisto 34.01, che disciplina la concessione di benefìci previdenziali ai Vigili del fuoco per esposizione all'amianto;
   Sisto 35.3, che interviene sulla disciplina relativa all'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro per il personale delle forze di polizia e delle forze armate.

  La Presidenza ritiene invece di dover confermare il giudizio di inammissibilità sulle restanti proposte emendative già dichiarate inammissibili, le quali non appaiono strettamente attinenti alle materie oggetto dei decreti-legge, anche in quanto, in alcuni casi, recano interventi di carattere generale su tematiche oggetto invece di interventi specifici operati dal decreto- legge.
  Ciò premesso, con riferimento alle modalità di svolgimento dei lavori della Commissione, propone di proseguire l'esame del provvedimento in discussione fino alle ore 13.30 circa, per riprendere, dopo una breve sospensione, alle ore 14.

  Stefano CECCANTI (PD), intervenendo sul complesso degli emendamenti, prende atto che la Lega ritiene che il testo del provvedimento in esame, già approvato dal Senato, non necessiti di ulteriori miglioramenti e che anche il Movimento 5 Stelle, a suo avviso a seguito dell'approvazione in Assemblea del disegno di legge C. 1189 in materia di reati contro la pubblica amministrazione, non reputa necessario intervenire sul provvedimento in discussione.
  Evidenzia, alla luce di tali considerazioni, l'inutilità di una discussione parlamentare sul decreto in esame e ritiene che si stia assistendo alla negazione del ruolo emendativo affidato ai parlamentari. In particolare, ritiene che la Camera dei deputati sia stata ridotta ad «un mero passacarte» del Senato e sottolinea la gravità della questione. Nel ritenere che con la propria condotta la maggioranza stia svilendo il ruolo del Parlamento, sottolinea come mai si sia ricorsi, per decreti-legge d'importanza equivalente a quello in esame, ad un metodo di lavoro come quello ora adottato.
  Nel considerare la questione un fatto politico-istituzionale molto grave, osserva che, prima di procedere all'esame delle proposte emendative, la Commissione dovrebbe riflettere su tale circostanza.

  Riccardo MAGI (Misto-+E-CD), nel condividere le osservazioni testé illustrate dal deputato Ceccanti, auspica che tutti assumano contezza del fatto che la maggioranza, nonché la Presidenza della Camera dei deputati, alla quale ricorda che le opposizioni si erano rivolte per segnalare l'impossibilità di procedere ad un adeguato esame del provvedimento a causa della compressione dei tempi dei lavori, impediscono alla Camera dei deputati di svolgere il proprio ruolo a causa di un vero e proprio «scambio politico» intercorso all'interno della maggioranza.
  Rammenta che nella riunione dell'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, svoltosi nella giornata di ieri, è stato chiesto ai gruppi parlamentari di ridurre il numero degli emendamenti presentati e di contenere i tempi degli interventi e che, poco dopo il termine della stessa riunione, i parlamentari hanno appreso della volontà del Governo ad apporre la questione di fiducia sul provvedimento.
  A suo avviso tale decisione è molto grave, perché evidenzia la mancanza di volontà da parte della maggioranza ad entrare nel merito del provvedimento, ritenendo inoltre che il Movimento 5 Stelle, per assicurarsi il voto favorevole sul disegno di legge C. 1189 in materia di reati contro la pubblica amministrazione, abbia voluto far slittare in avanti l'esame del decreto in discussione, rendendone di fatto impossibile ogni seria discussione da parte della Camera dei deputati.

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  Francesco Paolo SISTO (FI) ritiene che, indipendentemente dal merito del provvedimento in discussione, il problema che la Commissione deve affrontare è quello relativo alla gravità del metodo utilizzato per l'esame dello stesso.
  Sottolinea quindi l'inutilità di affrontare un dibattito sul decreto-legge, quando è già stata annunciata l'apposizione della questione di fiducia sullo stesso, e denuncia l'evidente scambio procedimentale avvenuto tra Lega e Movimento 5 Stelle, che ha portato la Commissione a discutere di un provvedimento in articulo mortis.
  Stigmatizza quindi, con sdegno, l'utilizzo di strumenti parlamentari al fine di impedire lo svolgimento dei lavori della Camera dei deputati. Ritiene che quanto accaduto costituisca un esempio di rara gravità relativamente alla gestione delle procedure tra Senato e Camera dei deputati, nonché all'interno della Camera stessa.
  Considera, quindi, indispensabile che la Presidenza della Camera dei deputati sia informata di quanto denunciato in merito all'utilizzo di tali strumenti e rileva come la maggioranza stia conculcando il diritto dei parlamentari al dibattito. Ritiene, inoltre, che l'unica possibilità di restituire al Parlamento il proprio ruolo sarebbe rappresentata dalla decisione dell'Esecutivo di non apporre la questione di fiducia sul decreto in discussione, ma, rammentando che il termine per la conversione dello stesso scade il 3 dicembre prossimo, evidenzia come tale possibilità sia inverosimile.
  Ciò premesso, sottolinea che i parlamentari del suo gruppo proseguiranno i lavori in Commissione nella consapevolezza comunque di essere posti nell'impossibilità di esercitare la propria funzione.

  Giuseppina OCCHIONERO (LeU) si associa, a nome dei componenti del gruppo Liberi e Uguali, alle richieste avanzate dai colleghi che l'hanno preceduta, ritenendo che su un decreto-legge così rilevante sia insostenibile la compressione dei tempi dell'attività parlamentare. Considera, al contrario, indispensabile che su temi tanto delicati si svolga un dibattito ampio e approfondito, manifestando il proprio disagio e la propria amarezza per lo svilimento della funzione parlamentare messo in atto dalla maggioranza e dal Governo, restringendo l'esame della Commissione ad un'unica giornata.

  Marco DI MAIO (PD) sollecita la maggioranza a mettere la Commissione nelle condizioni di lavorare utilmente sul provvedimento in esame, considerato peraltro che, pur in tempi ristretti, si sono tenute audizioni di diversi soggetti, che hanno contribuito all'istruttoria con importanti elementi di valutazione. Evidenzia a tale proposito che né l'imminente scadenza del termine di conversione del decreto-legge in esame, né la ventilata apposizione della questione di fiducia precludono la possibilità di introdurre poche significative modifiche che potrebbero essere condivise anche dai colleghi della maggioranza. Rilevando infatti, a tale proposito, che, in particolare con riguardo al contenuto degli articoli 1 e 12 del provvedimento, molti esponenti della maggioranza sarebbero probabilmente disponibili ad emendare il testo, si dichiara pronto a favorire un rapido svolgimento dei lavori, purché venga dato un senso all'attività parlamentare. Ritiene infatti necessario, al fine di ridare al Parlamento la centralità auspicata anche dal Presidente della Camera nel suo discorso di insediamento, che le dichiarazioni rilasciate all'esterno corrispondano alle posizioni assunte nelle Aule parlamentari. Ricorda in particolare che, sulla modifica dell'articolo 12, che interviene sul Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, si è manifestato, attraverso l'ANCI, il significativo consenso di sindaci di diversi orientamenti politici, trattandosi di coloro che nel concreto sono chiamati a gestire il percorso verso l'integrazione delle persone che arrivano in Italia.
  Senza entrare nel merito delle diverse proposte emendative presentate dal suo gruppo, chiede alla maggioranza e al Governo di venire incontro ad una richiesta Pag. 7costruttiva delle opposizioni. Ribadisce infatti che, pur scadendo il 3 dicembre il termine di conversione e non contestando la legittimità dell'eventuale apposizione della questione di fiducia, ci sono le condizioni per convertire il decreto-legge in tempi utili. Dichiarando la disponibilità a ritirare la gran parte delle proposte emendative presentate dal suo gruppo, per concentrarsi sui temi più rilevanti, ritiene inaccettabile che si stia qui a discutere senza alcuna possibilità di tradurre il dibattito in interventi normativi concreti. Pertanto preannuncia che il suo gruppo valuterà se e come partecipare al prosieguo dei lavori.

  Giovanni DONZELLI (FdI), pur considerando comprensibili e valide le considerazioni dei colleghi circa l'umiliante compressione dei lavori parlamentari, dichiara l'intenzione del gruppo di Fratelli d'Italia di partecipare alla seduta della Commissione fino alla sua conclusione, con l'obiettivo di rendere chiare le responsabilità politiche rispetto al decreto-legge in esame. Ricorda a tale proposito che il gruppo di Fratelli d'Italia ha presentato emendamenti perfettamente in linea con le posizioni assunte dagli esponenti della maggioranza e del Governo su tutti i mezzi di comunicazione, quali quelli sullo sgombero dei campi rom, sul sostegno ai proprietari privati contro le occupazioni abusive, nonché sull'inasprimento delle pene per gli atti di violenza contro le donne o la reale soppressione del permesso umanitario. Pertanto, ritiene indispensabile inchiodare gli esponenti della maggioranza alle loro responsabilità politiche, costringendoli ad esprimersi ufficialmente attraverso il voto delle proposte emendative, in tal modo evidenziando la loro contraddizione rispetto alle dichiarazioni rilasciate. Rivolgendosi ai colleghi delle forze di opposizione, propone di presentare in Assemblea un numero molto limitato di proposte emendative, per togliere alla maggioranza e al Governo l'alibi della necessità di apporre la questione di fiducia per limitare i tempi di esame del provvedimento.
  Ricordando che diversi esponenti del Movimento 5 Stelle hanno espresso sulla stampa la propria contrarietà al testo del provvedimento, ritiene indispensabile mettere in evidenza le loro contraddizioni interne.

  Barbara POLLASTRINI (PD), pur sapendo per esperienza che la Commissione non è il luogo per esprimere sentimenti, dichiara di non riuscire a nascondere il proprio dispiacere e la propria indignazione di fronte alla ferma volontà della maggioranza e del Governo di non modificare il testo trasmesso dal Senato e di apporre la questione di fiducia.
  Nel rilevare come l'opposizione sia ostaggio di una prova dei rapporti di forza tra i due contraenti di un patto, ritiene ancora più grave che tale situazione si verifichi su temi così delicati. Ritiene che, a differenza di quanto avviene con la manovra di bilancio, che pure colpirà i cittadini, le famiglie e le imprese, con il decreto-legge in esame sia in discussione ben più di una scelta politica da contrastare. Esprime infatti la convinzione che l'Italia finirà sotto i riflettori di tutti gli organismi sovranazionali e, soprattutto, delle nostre coscienze per un'iniziativa legislativa che viola i valori e i principi fondativi, riguardando i diritti umani, le libertà, le garanzie e la sicurezza di ogni cittadino italiano e straniero, oltre che di un'intera comunità. Su tali basi sottolinea come sia inaccettabile utilizzare metodi così pesanti nell'affrontare questioni che vengono ben prima delle scelte politiche di una manovra di bilancio e che comportano una grave ferita nella nostra Carta costituzionale.
  Pur comprendendo la posizione espressa dal deputato Donzelli, sottolinea la propria indisponibilità a interpretare la parte assegnatale in commedia, peraltro in una recita che non porterà a nulla. Tiene in particolare a ricordare che, quando nella scorsa legislatura è stata relatrice del provvedimento sui minori stranieri non accompagnati, il suo primo pensiero è stato quello di cercare il consenso delle altre forze politiche invece di presentarsi Pag. 8in TV ad esaltare l'unità della propria maggioranza. Nel rammentare che, anche grazie a tale atteggiamento, sul citato provvedimento si raggiunse all'epoca un largo consenso, evidenzia come il decreto-legge in esame metta in discussione una norma introdotta anche con il voto favorevole del Movimento 5 Stelle. Si riferisce alla disposizione volta ad evitare che il minore non accompagnato, accolto da uno specifico sistema di protezione per consentirgli di uscire dall'illegalità, nonché di apprendere la lingua italiana e di conoscere i diritti e i doveri stabiliti dalle leggi nazionali, venga per ragioni burocratiche rinviato in un centro generico, una volta raggiunta la maggiore età, perdendo tutte le opportunità messe a sua disposizione. Nell'ipotizzare dal cenno di diniego del Sottosegretario Molteni che, secondo lui, il decreto non dovrebbe mettere in discussione la citata norma, ricorda tuttavia che molti sindaci, nonché importanti organizzazioni del settore, hanno rilevato la mancanza di chiarezza in materia. Ritenendo che su un tema del genere non si possa non intervenire per migliorare il testo, come preannunciato dai deputati Di Maio e Ceccanti, ribadisce la disponibilità del Partito democratico a ritirare la gran parte delle proposte emendative, concentrandosi su quelle più significative, purché siano date assicurazioni circa lo svolgimento di un dibattito serio e produttivo. Ribadisce infine di non essere disponibile a restare in Commissione a fare la «statuina», non avendone peraltro le caratteristiche fisiche necessarie.

  Emanuele FIANO (PD), ricollegandosi ad alcune condivisibili considerazioni svolte in Aula nella seduta di ieri dal deputato Iezzi, riguardanti il tema della militanza politica, intende rivolgersi alla maggioranza facendo notare che è in atto, in realtà, e a dispetto di quelle considerazioni, un processo di svilimento del ruolo del Parlamento e dell'autonomia di ciascun singolo parlamentare. Giudica dunque paradossale che proprio forze che nella scorsa legislatura rivendicavano l'esigenza del confronto parlamentare, oggi riconoscano pubblicamente, come ha fatto il Presidente Brescia, attraverso dichiarazioni rilasciate di recente agli organi di stampa, l'esistenza di una logica di scambio politico, di un «doppio binario», in ragione del quale, al fine di condurre in porto altri risultati legislativi, si ammette l'impossibilità – anche per gli stessi membri della maggioranza, che magari esprimono posizioni diverse – di confrontarsi sul merito del decreto-legge in esame. Fa notare, dunque, che ad essere imbrigliati in tale rete di reciproci favori e scambi, emersa palesemente anche in occasione dell'esame del disegno di legge cosidetto «anticorruzione», sono gli stessi parlamentari della maggioranza, i quali nella seduta odierna sono costretti ad avere «le mani legate» e a non poter dire la propria opinione su un provvedimento così importante. Nell'esprimere forti perplessità sui contenuti di merito del provvedimento, si chiede, pertanto, se abbia senso per i gruppi di opposizione sostenere e assecondare tale logica dei binari paralleli – esclusivamente asservita al rispetto di un contratto di Governo che definisce «subdolo» – assicurando un impegno e una presenza che rischiano di rivelarsi inutili. Rivendica invece il ruolo centrale del Parlamento e dei suoi membri, che non possono essere ridotti a mere «marionette», in nome di un'impostazione quasi aziendalistica che impone al silenzio gli stessi componenti dei gruppi di maggioranza. Ritiene si stia consapevolmente procedendo lungo un percorso pericoloso di annullamento del ruolo della politica, che la maggioranza intende portare avanti attraverso l'introduzione preannunciata di misure gravi, come l'abrogazione del quorum nei referendum e l'eliminazione del divieto del vincolo di mandato, previsto dall'articolo 67 della Costituzione, da perseguire, ad esempio, attraverso la soppressione del voto segreto nelle aule parlamentari. Invita i deputati di maggioranza a non svendersi alle logiche di un simile patto, imponendo la propria autonomia di singoli parlamentari, facendo notare che se proseguirà il processo di demolizione dei partiti, di svilimento del ruolo del Pag. 9Parlamento, di costrizione delle libertà dei parlamentari, seguiranno inevitabilmente tempi bui per la democrazia.

  Gennaro MIGLIORE (PD) evidenzia come i tempi stringenti imposti all’iter di esame siano una conseguenza del fatto che il provvedimento è stato trasmesso alla Camera a pochi giorni dalla scadenza del termine di conversione, in nome di una logica di scambio, che ha consentito alle due forze di Governo di portare a casa differenti risultati. Ricorda infatti che, proprio in nome di tale accordo tra la Lega e il M5S – non privo, peraltro, a suo avviso, di sfiducie e diffidenze reciproche, come ha testimoniato il voto espresso in Assemblea su un emendamento in materia di peculato al disegno di legge C. 1189 – si è impressa un'accelerazione del predetto disegno di legge C. 1189, in cui è stato fatto confluire impropriamente il tema della sospensione della prescrizione, caro al M5S, mentre al Senato veniva fatto «viaggiare» parallelamente l'esame sul decreto-legge in materia sicurezza. Ritiene dunque si sia dinanzi ad una vicenda triste, in cui il ruolo del Parlamento e del singolo parlamentare viene svilito. Dà peraltro atto al Presidente Brescia di aver riconosciuto onestamente lo stato delle cose, attraverso una organizzazione dei lavori limitata nei tempi.
  Nel merito giudica in termini fortemente negativi il provvedimento in esame, che, a suo avviso, con una sorta di eterogenesi dei fini, produce più insicurezza, così come un altro provvedimento imposto dalla maggioranza, il cosiddetto decreto- legge «dignità», sta producendo solo maggiore disoccupazione. Esprimendo forti perplessità, ad esempio, sulle disposizioni che prevedono l'introduzione di un elenco di «Paesi sicuri» sostanzialmente per limitare l'accoglienza degli immigrati, fa notare che al Senato il provvedimento è stato peggiorato.
  Dichiara quindi la disponibilità del suo gruppo a confrontarsi sul merito, ritirando gran parte delle proposte emendative presentate, eventualmente anche in sede di discussione in Assemblea, e limitando la discussione a poche questioni essenziali, purché la maggioranza sia aperta a modifiche del testo. Si tratterebbe di un'importante apertura al confronto parlamentare, con la quale quantomeno si ridurrebbero i danni prodotti da un provvedimento che giudica sbagliato. Si aspetta, al riguardo, una disponibilità positiva del Governo, facendo notare che l'esame potrebbe, ad esempio, concentrarsi su quegli emendamenti presentati dal gruppo del PD che incidono sulle medesime criticità sottolineate dallo stesso Presidente Brescia in una recente intervista.

  Roberto SPERANZA (LeU) giudica intollerabile la compressione del dibattito imposta da una organizzazione dei lavori, che, a differenza di quanto preannunciato inizialmente dalla Presidenza, rischia di svilire gravemente il ruolo del Parlamento e dei parlamentari, ridotti a meri passacarte rispetto a decisioni prese, fuori dalle sedi democratiche, da altri. Definisce tale organizzazione dei lavori misera rispetto all'importanza del provvedimento in esame, con il quale, a suo avviso, si calpestano fondamentali diritti e libertà, in violazione degli articoli 2, 3, 10, 13, 27 e 117 della Costituzione. Considera paradossale che un simile vulnus fosse inflitto proprio da quelle forze che nella scorsa legislatura rivendicavano continuamente il rispetto dei principi del confronto democratico, peraltro ribaditi con forza nel suo discorso di insediamento dal Presidente della Camera.
  Contesta dunque la logica di scambio tra Lega e M5S che ha condotto ad una simile forzatura, appellandosi alla sensibilità del Presidente Brescia, affinché sia assicurate modalità di esame che consentano un reale approfondimento degli emendamenti presentati. Citando, infine, i versi iniziali dell'Inferno, primo canto della «Divina Commedia» di Dante Alighieri, auspica che il Presidente proponga modalità di prosecuzione dell’iter che rendano possibili modifiche al testo, scongiurando così l'approvazione di norme che rischiano di condurre veramente in una Pag. 10dimensione infernale soggetti fragili e gravemente in difficoltà, la cui umanità va rispettata.

  Giuseppe BRESCIA, presidente e relatore, evidenzia come la Presidenza, sin dall'inizio dell’iter, si sia adoperata, anche attraverso una positiva interlocuzione con il Ministro per i rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta Fraccaro, affinché fossero assicurati alla Camera tempi di esame congrui del provvedimento in oggetto e le legittime richieste in tal senso dei gruppi di opposizione. Rileva, peraltro, che il testo è stato trasmesso alla Camera con soli pochi giorni di ritardo rispetto alla tempistica ordinaria e che, tuttavia, non è stato possibile svilupparne subito appieno l'esame a causa dei concomitanti impegni della Commissione sul disegno di legge C. 1189. Osserva, inoltre, che le attuali modalità di organizzazione dei lavori, che prevedono di concludere i lavori entro le ore 19 di oggi, sono state legittimamente definite nella riunione di ieri dell'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, della Commissione, tenendo anche conto dell'esigenza di consentire ai gruppi medesimi di esprimere le loro posizioni nel merito, pur nella consapevolezza della situazione di fatto in cui la Commissione stessa si trova. Dopo aver fatto notare che egli non ha alcuna volontà di sottrarsi al dibattito, ribadisce anche in questa sede talune considerazioni critiche espresse precedentemente con riferimento a certe norme del provvedimento in oggetto, dichiarando peraltro che la maggioranza non ritiene ormai più modificabile il decreto-legge, considerando fondamentale la conversione del decreto stesso.
  Ricollegandosi a talune considerazioni riguardanti la presunta natura «oscura e subdola» del contratto di Governo, fa notare che tale accordo è paese e pubblico e l'aderenza degli schieramenti di maggioranza a quanto da esso previsto costituisce un fattore positivo, dal momento che si pone in attuazione di un programma concordato. Osserva, peraltro, che talune accelerazioni procedurali, magari determinate dalla posizione della questione di fiducia, in un ramo o l'altro del Parlamento, si sono sempre verificate nel corso delle legislature – e continueranno presumibilmente a realizzarsi anche in futuro – senza che questo abbia condotto mai ad un reale svilimento del ruolo del Parlamento.
  Ritiene opportuno che si passi ora ad esaminare le proposte emendative presentate. Ricollegandosi quindi alla citazione della Divina Commedia fatta dal deputato Speranza, fa notare che tale poema si conclude in Paradiso, auspicando che si possa giungere ad una conclusione positiva dei lavori.

  Riccardo MAGI (Misto-+E-CD) ritiene che la programmazione dei lavori, che ha portato alla compressione dei tempi della discussione del decreto-legge, prossimo alla scadenza, sia dipesa da una precisa scelta politica della maggioranza, volta a privilegiare l'effetto mediatico dell'approvazione del disegno di legge cosiddetto «anticorruzione». Con le medesime finalità mediatiche, pertanto, si spiegano sia le recenti dichiarazioni del Sottosegretario Giorgetti, che ritiene imminente l'approvazione senza modifiche del decreto-legge, sia l'annunciato ritiro delle proposte emendative presentate dal Movimento 5 Stelle.

  Giuseppe BRESCIA, presidente e relatore, rileva come il ritiro degli emendamenti presentati dai compoenti del gruppo M5S sia stato annunciato all'inizio della seduta odierna, e non con un comunicato stampa.

  Riccardo MAGI (Misto-+E-CD), sottolineando il significato politico sotteso al ritiro di tali emendamenti, ritiene che tale decisione metta in discussione il ruolo dei parlamentari, che sono utilizzati tatticamente per sortire determinati effetti politici, senza alcuna considerazione per il loro ruolo di legislatori, chiamati ad approfondire il contenuto delle proposte al loro esame e, magari, a migliorarlo.

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  Emanuele FIANO (PD), ritornando sul suo precedente intervento, rileva di avere voluto sottolineare l'anomalia di un contratto in cui, su alcuni argomenti, si registra la netta prevalenza ora dell'una ora dell'altra parte contraente. Inoltre, giudica grave che, come fatto all'inizio della seduta, il presidente della Commissione, relatore del provvedimento, abbia chiuso ogni spazio all'introduzione di modifiche al testo, certificando l'inutilità del lavoro parlamentare e mettendo in dubbio anche il suo ruolo di garante super partes del corretto svolgimento della dialettica politica.

  Giuseppe BRESCIA, presidente e relatore, avendo ben presente la difficoltà del doppio ruolo, assicura che non ci sarà confusione nell'esercizio dei suoi compiti di Presidente di Commissione e di relatore del provvedimento e che anzi la sua scelta di essere relatore su un provvedimento così delicato era proprio finalizzata a garantire tutte le parti politiche.

  Gennaro MIGLIORE (PD) preannuncia la presentazione da parte del suo gruppo di una relazione di minoranza. Sottolinea, quindi, l'anomalia dell'organizzazione dei lavori della Camera, in cui è stata data priorità all'approvazione di un disegno di legge ordinario, il disegno di legge C. 1189, per cui non è previsto alcun termine perentorio, a scapito dell'esame di un decreto-legge, la cui scadenza, invece, imporrebbe un esame in tempi congrui e certi. Rileva inoltre come la volontà del MoVimento 5 Stelle di introdurre nel disegno di legge «anticorruzione» un tema, quello della prescrizione del procedimento penale, non previsto né omogeneo rispetto al contenuto originario di tale disegno di legge ha determinato un'ulteriore dilatazione dei relativi tempi di approvazione. A suo giudizio, tale forzatura ha uno scopo puramente mediatico, soprattutto se si pensa che la disposizione riguardante la prescrizione entrerà in vigore solo nel 2020, per produrre i suoi primi effetti solo fra forse diciotto anni. Si tratta di un modo di fare dettato unicamente da esigenze propagandistiche, sull'onda del momento, come dimostra il fatto che, archiviato il tema della corruzione, ora la maggioranza sta cavalcando quello dell'economia e della manovra di bilancio. Alla luce di tale situazione, pertanto, preannuncia che il suo gruppo si riserva di decidere se partecipare o meno ai lavori della Commissione fino al termine stabilito dalla maggioranza.

  Giuseppe BRESCIA, presidente e relatore, rileva che i tempi a disposizione della Commissione per l'esame del decreto-legge sono stati determinati dalle decisioni prese all'unanimità dalla Conferenza dei presidenti di gruppo circa l'organizzazione dei lavori dell'Assemblea.

  Gennaro MIGLIORE (PD), non mettendo in discussione le modalità con le quali sono stati organizzati i lavori della Commissione, precisa di avere voluto rilevare che i tempi ristretti riservati alla conversione del decreto-legge sono dipesi dalla volontà del Movimento 5 Stelle di approvare prima il disegno di legge C. 1189.

  Giuseppe BRESCIA, presidente e relatore, ricorda che la decisione sull'organizzazione dei lavori della Commissione è stata adottata dopo l'approvazione del disegno di legge «anticorruzione».

  Roberto SPERANZA (LeU), pur considerando che il Regolamento della Camera non esclude tale possibilità, ritiene inopportuna la scelta del Presidente di assumere il ruolo di relatore su un provvedimento così divisivo, come il decreto-legge in esame. Tale decisione, infatti, gli appare suscettibile di mettere in discussione, anche per il futuro, il ruolo di tutela delle minoranze che il Presidente dovrebbe svolgere, senza alcuna connotazione politica.

  Giuseppe BRESCIA, presidente e relatore, non condividendo le affermazioni del collega Speranza, sottolinea che la sua scelta di assumere anche il ruolo di relatore Pag. 12era finalizzata proprio a garantire le opposizioni. Rilega quindi come la riduzione dei tempi a disposizione della discussione abbia oggettivamente inciso sulle prospettive di esame del decreto-legge.

  Giovanni DONZELLI (FdI), invita il Presidente a non cercare di difendere la sua scelta di svolgere anche il ruolo di relatore sul provvedimento, e constatando le difficoltà oggettive con cui il Presidente stesso è costretto a confrontarsi, ritiene che sarebbe opportuno affidare la gestione della seduta ad uno dei vicepresidenti.

  Giuseppe BRESCIA, presidente e relatore, non ritiene necessario avvalersi della possibilità di farsi sostituire nella conduzione della seduta, dal momento che il suo ruolo super partes non è messo in discussione.

  Barbara POLLASTRINI (PD) rileva come le opposizioni abbiano sempre tenuto un atteggiamento costruttivo, chiedendo al Presidente di segnalare al Presidente della Camera la loro indignazione per le modalità di esame del provvedimento.

  Giuseppe BRESCIA, presidente e relatore, rassicura la deputata Pollastrini, ricordando di essersi sempre fatto carico di significare al Presidente della Camera le richieste segnalate dai gruppi di opposizione.

  Wanda FERRO (FdI), ribadendo le considerazioni del deputato Donzelli, ritiene necessario porre al riparo da qualsiasi critica il ruolo di Presidente di Commissione, messo in discussione dalle recenti vicende dell'esame del disegno di legge «anticorruzione». La sua autorevolezza, infatti, è condizione indispensabile anche per la maggioranza per il raggiungimento degli obiettivi che si prefigge.

  Giuseppe BRESCIA, presidente e relatore, preannunciando che la Commissione passerà all'esame degli emendamenti, in qualità di relatore del provvedimento, esprime parere contrario su tutte le proposte emendative presentate all'articolo 1.

  Il Sottosegretario Nicola MOLTENI esprime parere conforme a quello del relatore.

  Riccardo MAGI (Misto-+E-CD), intervenendo sul suo emendamento 1.1, volto alla soppressione dell'articolo 1, ricorda che, come emerso da tutte le audizioni tenute sia al Senato sia alla Camera, la negazione del principio della protezione umanitaria è contrario sia alla Costituzione sia alle Convenzioni internazionali in tema di tutela dei diritti umani. L'introduzione di nuove tipologie di permessi speciali di soggiorno, infatti, non copre tutte le fattispecie da garantire. Inoltre, l'immediata efficacia delle disposizioni comporterà l'aumento immediato delle sacche di emarginazione e di sfruttamento, sortendo, in tal modo, l'aumento dell'incertezza e della conflittualità sociale, fornendo così ulteriori argomenti per la prossima campagna elettorale.

  Barbara POLLASTRINI (PD) esprime preoccupazione perché i pareri contrari del Governo e del relatore su tutte le proposte emendative presentate all'articolo 1 testimoniano una totale chiusura verso qualsiasi proposta di modifica. Si associa alle considerazioni espresse dal deputato Magi, il quale ha evidenziato come questo articolo rappresenti il cuore del provvedimento e, poiché la maggioranza, così facendo, alza un muro invalicabile al dialogo, si chiede se non ci si debba considerati costretti anche a gesti forti, fino all'occupazione dell'aula, come estremo strumento di opposizione. Rileva quindi come sia in corso una riunione di sindaci sulla materia, che stanno aspettando la valutazione della Commissione, e come anche presidenti emeriti della Corte costituzionale abbiano già messo in guardia circa i forti profili di incostituzionalità del provvedimento. Evidenzia quindi come la conversione di questo decreto-legge non porterà ad un aumento della sicurezza, ma proprio al suo opposto, dal momento che Pag. 13migliaia di persone in condizioni di precarietà saranno loro malgrado costrette a diventare vittime di sfruttamento.
  Chiede infine ai colleghi un sussulto di razionalità, in assenza del quale il ruolo della Commissione rischia di diventare patetico e il tempo dedicato al dibattito una sorta di teatro.

  Emanuele FIANO (PD) esprime un parere molto critico sull'articolo 1, che non rispetta l'articolo 13 della Costituzione e che, ampliando la categoria di reati presupposto della revoca della protezione internazionale, avrà ricadute sull'intero sistema giudiziario.
  Critica quindi in generale il provvedimento in esame, evidenziando come esso definisca uno status incerto per migliaia di persone e mentre l'incertezza relativa ad una pena potrebbe essere in un certo qual modo perfino ammissibile, l'incertezza relativa ad uno status è una questione ancor più delicata. Ricorda che il plenum del Consiglio Superiore della Magistratura il 21 novembre ultimo scorso ha approvato a maggioranza un parere sul decreto-legge in esame, nel quale si rileva la non osservanza di numerosi articoli della Costituzione. Ritiene che su questi rilievi la Commissione Affari costituzionali debba quantomeno soffermarsi e, se del caso, realizzare un approfondimento.

  La Commissione, con distinte votazioni, respinge l'emendamento Magi 1.1, nonché gli identici emendamenti Magi 1.2 e Migliore 1.3.

  Roberto SPERANZA (LeU) interviene sugli identici emendamenti Magi 1.4, Migliore 1.5, Giorgis 1.6 e Speranza 1.7, rilevando come l'articolo 1 rappresenti il vulnus più grande alla Carta Costituzionale. Ricorda che ad oggi venti Paesi in Europa prevedono la possibilità di ottenere permessi di soggiorno per motivi umanitari, mentre da quando è entrato in vigore questo decreto-legge l'Italia non è più fra loro. Sottolinea inoltre come le disposizioni previste nell'articolo 1 contraddicano gli articoli 2 e 10 della nostra Costituzione, in particolare l'articolo 10, che dispone il principio del diritto d'asilo dello straniero che non può esercitare le libertà democratiche nel proprio paese. Osserva che con questo provvedimento l'Italia fa un passo indietro e ricorda che se il 5 per cento delle domande presentate nel nostro Paese ottiene lo status di rifugiato e il 15 per cento ottiene la protezione sussidiaria, il 50 per cento ottiene la protezione umanitaria. Ritiene che gli emendamenti in esame siano il modo migliore per intervenire sull'articolo 1, attraverso la sua soppressione, dal momento che esso infligge un grave colpo ai principi costituzionali e alle convenzioni internazionali. Fino ad oggi la possibilità di ottenere protezione umanitaria ha permesso di salvare la vita a migliaia di persone in carne ed ossa, mentre in questo modo si rischia di scatenare un vero e proprio inferno e di compromettere ogni speranza di futuro.

  Il Sottosegretario Nicola MOLTENI ritiene opportuno fare alcune brevi considerazioni sul merito per riportare chiarezza nel dibattito.
  Ritiene che questo provvedimento non faccia fare alcun passo indietro ai diritti dei richiedenti asilo, anzi, al contrario, compie passi in avanti sul tema dei rimpatri, dei minori stranieri non accompagnati – che rimangono negli SPRAR fino al raggiungimento della maggiore età –, dei centri di permanenza per il rimpatrio, della velocizzazione delle procedure. Vi è anche una riduzione degli sprechi, non soltanto nel testo del decreto-legge, ma anche nel capitolato che riguarda gli appalti, perché, come è noto, fino ad oggi tanti servizi di accoglienza venivano pagati ma non venivano effettivamente forniti.
  Ricorda che lo status di rifugiato e lo status di chi ottiene la protezione sussidiaria, previsti dal diritto nazionale e internazionale, non vengono toccati dal provvedimento. Rammenta altresì che l'istituto della protezione umanitaria, che nasce nel 1998 come una forma di protezione residuale, straordinaria, è diventata ad oggi una forma di protezione Pag. 14ordinaria e che i numeri sono «esplosi». Il provvedimento, al riguardo, intende superare tale assetto, che considera del tutto sbagliato, per individuare un regime chiaro ed obiettivo di tipizzazione dei permessi umanitari «speciali».
  Sottolinea l'importanza dell'azione di contrasto all'immigrazione illegale, presente nel provvedimento, attraverso il contrasto agli scafisti e il controllo delle movimentazioni di denaro per le attività di accoglienza. Cita al riguardo due emendamenti del Movimento 5 Stelle approvati al Senato, che impongono ai soggetti gestori delle strutture di accoglienza di presentare semestralmente i propri rendiconti, così da assicurare la tracciabilità dei fondi. Ribadisce, quindi, che non vi è alcun passo indietro sulla tutela dei diritti, perché coloro che hanno diritto all'accoglienza la riceveranno.

  Roberto SPERANZA (LeU), esprime apprezzamento per l'intervento del Sottosegretario Molteni, se non altro perché in qualche modo spezza il silenzio della maggioranza che gravava su questo provvedimento. Tuttavia ritiene le sue argomentazioni non convincenti, perché continua a ritenere che l'articolo 1 crei un grave vulnus all'articolo 2 e all'articolo 10 della Costituzione.
  La fattispecie della protezione umanitaria viene annullata completamente, così che il 50 per cento delle domande presentate verrà cestinato. Ribadisce che questo è il cuore del provvedimento. Con riferimento alle disposizioni che riguardano lo SPRAR, si elimina l'unica modalità di integrazione prevista, difesa da tutti i sindaci e da tutte le forze politiche.

  Emanuele FIANO (PD), nel ringraziare il Sottosegretario Molteni per essere intervenuto nel dibattito, ritiene che quanto previsto nel decreto in discussione in materia di rimpatrio costituisca un evidente fallimento della maggioranza. Evidenzia che il costo complessivo per un singolo rimpatrio ammonta a circa 10 mila euro, comprensivo dei costi relativi ai trasferimenti aerei, a quelli di permanenza e a quelli del personale. Fa notare che l'articolo 6 del provvedimento stanzia, per potenziare le misure di rimpatrio, 500 mila euro per il 2018, 1.500.000 euro per il 2019 e 1.500.000 euro per il 2020. Alla luce di tali dati, osserva che con le risorse stanziate dal presente decreto sarà possibile rimpatriare 50 persone nel 2018 e 150 per ciascuno degli anni 2019 e 2020. Osserva che in considerazione dei numerosi proclami effettuati nel corso della campagna elettorale da parte della maggioranza, si sarebbe aspettato dei numeri più significativi. Chiede quindi al rappresentante del Governo di spiegare come l'Esecutivo intenda finanziare tali rimpatri e di far sapere quali tipi di rapporti bilaterali sono stati attivati con i Paesi verso i quali i rimpatri dovrebbero essere effettuati.

  La Commissione respinge gli identici emendamenti Magi 1.4, Migliore 1.5, Giorgis 1.6 e Speranza 1.7.

  Roberto SPERANZA (LeU), nell'illustrare l'emendamento a sua prima firma 1.8, identico alle proposte emendative Migliore 1.9 e Magi 1.10, volto a sostituire l'articolo 1 del decreto in discussione, evidenzia come il permesso di soggiorno per motivi umanitari sia connesso alla vita stessa delle persone e come tale strumento abbia rappresentato nel 2017 la chiave di accesso reale per 20 mila individui ad una serie di diritti concreti che riguardano la stessa esistenza delle persone quali, ad esempio, il Servizio sanitario nazionale. Rammenta nuovamente che l'articolo 2 della Costituzione riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo e sottolinea come l'accesso al Servizio sanitario nazionale sia incluso tra tali diritti, così come le misure di assistenza sociale, la garanzia di un'attività lavorativa e di un'adeguata formazione. Ritiene, quindi, che l'emendamento in discussione abbia il pregio di evitare che il decreto in esame contrasti con la Costituzione.
  Nel rivolgersi infine al deputato Fiano, per il quale rinnova la propria stima, non ritiene opportuno impostare la discussione Pag. 15in corso sulla base della «contabilità dei rimpatri», sottolineando come il dibattito si debba invece sviluppare intorno ai diritti inviolabili dell'uomo, in quanto ritiene che con il provvedimento in discussione la maggioranza stia producendo l'effetto di privare gli individui dei diritti fondamentali.

  Emanuele FIANO (PD), nel replicare al deputato Speranza, afferma che non è sua intenzione impostare il dibattito sulla «contabilità dei rimpatri», ma che tale impostazione è propria del Governo, che vuole risolvere il problema della sicurezza riducendo l'impatto dell'immigrazione. Precisa di non voler avviare una competizione con il Movimento 5 Stelle e con la Lega a chi effettua più rimpatri e sottolinea che l'interesse del suo gruppo parlamentare è quello di garantire il rispetto dei diritti umanitari.

  Gennaro MIGLIORE (PD), con l'intenzione di riportare il dibattito anche a esperienze reali, fa presente di aver da poco partecipato a un incontro con esponenti di una associazione che riunisce le persone destinatarie di provvedimenti di asilo e di protezione internazionale, le quali hanno rappresentato al suo gruppo parlamentare, come anche ad altri, le proprie idee. Nel ricordare le innumerevoli manifestazioni organizzate nel corso della passata legislatura da esponenti del Movimento 5 Stelle, fa presente che tali esponenti hanno riferito di essere stati denunciati per manifestazione non autorizzata, avendo esposto nella piazza antistante l'ingresso della Camera dei deputati uno striscione nel quale veniva richiesto di modificare il decreto in discussione. Sottolinea che gli stessi, che sono regolarmente presenti nel territorio, hanno precisato di ritenere che l'Italia sia la loro patria, ma contemporaneamente hanno rappresentato il sentimento di paura che il provvedimento in discussione incute in loro. Osserva quindi che, modificando nel senso previsto dal decreto-legge le disposizioni in materia di soggiorno per motivi umanitari, aumenterà il numero di soggetti irregolari, con la conseguenza di causare ulteriore insicurezza, e ponendo un ampio numero di soggetti vulnerabili nelle condizioni di essere captati dalle organizzazioni illegali. A suo avviso, inoltre, l'Esecutivo sta adottando politiche di rassicurazione e non di sicurezza, rammentando che le prime servono a far sapere che si sta facendo qualcosa, mentre le seconde servono ad agire concretamente per risolvere un problema. Rileva inoltre che le politiche di sicurezza vanno adottate in silenzio per evitare che cresca una immotivata paura attorno all'oggetto dell'intervento e ritiene che il provvedimento in discussione porterà più incertezza e più insicurezza, violando sistematicamente diritti umani.

  Giuseppe BRESCIA, presidente e relatore, nel replicare ai colleghi intervenuti, sottolinea come il decreto in titolo costituisca un tentativo di porre rimedio alla grave situazione sociale di marginalità in cui più di 500 mila persone si trovano anche a causa di scelte adottate dai precedenti Esecutivi, situazione che è stata oggetto anche di speculazioni politiche.

  Simona BORDONALI (Lega), nel concordare con il Presidente Brescia, ritiene che il decreto in discussione porti ordine ad una situazione fuori controllo, quella relativa allo status di rifugiato, per la quale è necessario fornire una risposta immediata. Rammentando la propria esperienza come assessore all'immigrazione della Regione Lombardia, che l'ha portata a visitare numerosi centri di accoglienza lombardi, sottolinea di aver assistito più volte a situazioni di cattiva gestione degli stessi nei quali si alimentava «il business dell'immigrazione», non garantendo a tali individui alcuna assistenza e alcun percorso di integrazione. Ritiene che il provvedimento in discussione acceleri la soluzione di tali problematiche. Evidenzia che già attualmente un ampio numero di immigrati irregolari è presente sulle strade del nostro Paese ed è soggetto al rischio di diventare schiavo del lavoro nero o della criminalità. Fa presente Pag. 16quindi che la maggioranza di coloro che sono sbarcati nel nostro Paese nel periodo dal 2013 al 2016 non ha richiesto la protezione internazionale sul nostro territorio. Sottolinea infine con soddisfazione l'inserimento all'interno del decreto di numerose proposte sulla questione avanzate nella scorsa legislatura dai rappresentanti delle regioni e degli enti locali, non prese in considerazione dall'allora Esecutivo. Precisa da ultimo che il provvedimento in esame ha la finalità di aiutare realmente e concretamente coloro che arrivano nel nostro Paese per ricevere aiuti a fronte di bisogni certi.

  Emanuele FIANO (PD), con riferimento alle considerazioni della collega Bordonali, che dichiara di non comprendere, precisa che la disposizione in questione, restringendo i criteri per l'applicazione del trattamento umanitario, nell'arco di pochi mesi determinerà l'incremento del numero di persone irregolari, considerato che quasi il 95 per cento dei richiedenti non risponderà ai requisiti richiesti. Segnala tale tema alla collega Bordonali, la quale ha citato situazioni di disagio o di illegalità che il Partito democratico ben conosce e che certo non approva e che inevitabilmente saranno peggiorate dalle disposizioni del decreto-legge in esame. Rileva pertanto come, anche a voler ignorare l'aspetto umano della questione, il decreto-legge in esame si dimostri totalmente inefficace, introducendo misure controproducenti sul versate della gestione dei soggetti irregolari.

  La Commissione respinge gli identici emendamenti Speranza 1.8, Migliore 1.9 e Magi 1.10.

  Annagrazia CALABRIA (FI) ritira l'emendamento Gregorio Fontana 1.11, di cui è cofirmataria.

  Giovanni DONZELLI (FdI), nell'illustrare gli identici emendamenti Meloni 1.12 e Delmastro Delle Vedove 1.13, evidenzia come essi siano volti a restringere le maglie per il rilascio del permesso umanitario. Rileva, infatti, che l'attuale formulazione del decreto-legge attribuisce alle questure, pur in assenza delle condizioni per accedere alla protezione internazionale, un'ampia discrezionalità nella concessione di tali permessi. Evidenzia, a tale proposito, che la maggioranza, pur avendo dichiarato di voler eliminare i permessi umanitari, di fatto li mantiene in campo senza motivo, considerato che se le persone non avessero avuto problemi nel Paese di origine non sarebbero venute in Italia. Pertanto, ritiene che la protezione per motivi umanitari vada concessa soltanto quanto ricorrano le condizioni poste a livello internazionale.

  La Commissione, con distinte votazioni, respinge gli identici emendamenti Meloni 1.12 e Delmastro Delle Vedove 1.13, nonché gli emendamenti Giorgis 1.14 e Fiano 1.15.

  Giovanni DONZELLI (FdI) illustra l'emendamento Delmastro Delle Vedove 1.16 che, a differenza dei precedenti, si limita ad intervenire sulla disposizione del comma 1 dell'articolo 1, eliminando il permesso umanitario per gravi condizioni di salute. Evidenzia infatti che la disposizione in questione non chiarisce chi sia il soggetto responsabile del rilascio dell'eventuale certificato medico, ventilando l'ipotesi che a farlo sia qualche medico di organizzazioni non governative che lucrano sull'immigrazione.

  Giuseppe BRESCIA, presidente e relatore, con riferimento alle osservazioni del deputato Donzelli precisa che, come si evince da un'attenta lettura del provvedimento, l'idonea certificazione medica deve essere rilasciata da una struttura sanitaria pubblica o da un medico convenzionato con il Servizio sanitario nazionale.

  La Commissione respinge l'emendamento Delmastro Delle Vedove 1.16.

  Barbara POLLASTRINI (PD), intervenendo sull'emendamento Migliore 1.17, segnala al Sottosegretario Molteni che il Pag. 17testo originario della disposizione oggetto dell'emendamento è stato modificato dal Senato, a riprova della ragionevolezza delle obiezioni da lei stessa avanzate. Si permette di insistere, animata dal sentimento di chi crede a quello che fa e vuole dare alla maggioranza una via di uscita, ritenendo che il testo sia tuttora ambiguo e necessiti quindi di ulteriori chiarimenti. Rileva, inoltre, che nonostante le modifiche introdotte dal Senato, si sono verificati molti casi di minori non accompagnati che, appena raggiunta la maggiore età, sono stati esclusi dal sistema di protezione, all'interno del quale seguivano programmi di istruzione e formazione, mettendo in discussione il loro processo di integrazione. Cita in particolare il caso di un ragazzo pachistano sfuggito alle violenze nel suo paese e accolto in un centro dedicato, che pur avendo studiato e seguito il progetto di inserimento nel mondo del lavoro, superando anche tutti gli ostacoli psicologici connessi al processo di integrazione, una volta compiuti i 18 anni, è stato trasferito in un centro per adulti. Rileva pertanto che i dubbi interpretativi posti dalla disposizione in questione hanno indotto molte autorità locali a mettere sulla strada ragazzi che sono arrivati in Italia per sfuggire alle violenze nel paese di origine. Sollecita pertanto il Governo ad intervenire, eventualmente anche attraverso circolari ministeriali, allo scopo di chiarire la disposizione, sanando il grave vulnus recato, oltre che alla democrazia, alla Costituzione e alla legge voluta dal Partito democratico – che pure funzionava – anche alle coscienze dei parlamentari. Rilevando di non riscontrare nel testo del provvedimento l'attenzione che Governo e maggioranza hanno dichiarato di riservare ai minori e alle donne, evidenzia come le scelte adottate con il presente decreto-legge determinino solitudini e disperazione nonché il grave spreco della fiducia che queste persone hanno avuto nel nostro paese, condividendone peraltro diritti e doveri.

  Giuseppe BRESCIA, presidente e relatore, con riguardo alle considerazioni della deputata Pollastrini, precisa che la modifica introdotta dal Senato prevede espressamente che i minori non accompagnati richiedenti asilo al compimento della maggiore età rimangano nel Sistema di protezione fino alla definizione della domanda di protezione internazionale. Nel ritenere di aver chiarito l'equivoco, ricorda che nel corso dell'acceso dibattito interno tra Movimento 5 Stelle e Lega sulle migliori modalità per raggiungere i rispettivi obiettivi, si è verificata la massima convergenza sulla necessità di tutelare i minori non accompagnati.

  Barbara POLLASTRINI (PD) evidenzia che, secondo quanto disposto dalla modifica introdotta dal Senato, al comma 5-bis dell'articolo 12, il minore non accompagnato al compimento della maggiore età rimane nel Sistema di protezione soltanto fino alla definizione della domanda di protezione internazionale. Rileva inoltre come tale norma appaia tuttora poco chiara a molti amministratori locali delle regioni settentrionali dell'Italia.

  Gennaro MIGLIORE (PD), nel precisare al Presidente Brescia che il tema è ben noto al Partito democratico, evidenzia come nella citata disposizione introdotta dal Senato non sia precisata la tempistica per l'accesso alla protezione internazionale. Sottolinea altresì che quanto ai minori non accompagnati il problema non riguarda soltanto la loro permanenza nelle strutture dedicate, ma anche il loro status, considerato che in base alle misure introdotte dal Governo essi non hanno più diritto a vedere convertito il permesso umanitario nella forma della protezione internazionale. Ricorda a tale proposito le considerazioni svolte in audizione dall'Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza, che ha evidenziato il rischio di abbandonare all'irregolarità ragazzi in una fascia di età molto vulnerabile, sottolineando come il 58,9 per cento dei minori non accompagnati presenti nel nostro Paese stia per compiere 18 anni. Nel considerare legittima, benché non condivisibile, la decisione di Governo e maggioranza di Pag. 18non introdurre modifiche al provvedimento in esame, li prega tuttavia di non sostenere che il problema è stato risolto dal Senato.

  Il Sottosegretario Nicola MOLTENI ribadisce la volontà del Governo di lasciare i minori nel Sistema di protezione anche al compimento della maggiore età, e fino all'espletamento del progetto di inserimento, nonché di mantenere le forme di protezione internazionale già concesse con le previgenti regole. Evidenzia che la protezione umanitaria, sulla base dei più recenti dati statistici, riguarda quasi un quarto dei soggetti immigrati e che degli oltre 70 mila permessi concessi per motivi umanitari, soltanto 3.400 sono stati convertiti in permessi di lavoro. Nel rilevare che è il lavoro la vera forma di integrazione, sottolinea come la protezione umanitaria, pur concedendo uno status formale di regolarità, abbia determinato di fatto l'invisibilità di tali soggetti. Ricorda inoltre a tale proposito come alcuni degli efferati delitti degli ultimi tempi siano stati commessi proprio da soggetti dotati di protezione internazionale. Sulla base di tali premesse, evidenzia il fallimento dell'attuale sistema di integrazione che, a fronte di eccellenti progetti di inserimento, ha tuttavia favorito lo sfruttamento delle regole da parte di molti furbi che si sono arricchiti grazie all'errata gestione del fenomeno migratorio. Con riguardo alla quantità di fondi nazionali ed europei che non sono andati a finanziare un processo di integrazione pieno e reale, auspica uno Stato in grado di avere una chiara ed onesta cognizione di come vengono spesi i soldi pubblici. Nel manifestare la volontà del Governo di mantenere in vita gli strumenti che funzionano, afferma che si sta provvedendo a smantellare i centri di prima accoglienza di grandi dimensioni, ricordando che l'80 per cento del totale delle strutture nazionali è caratterizzato da dimensioni medio-piccole, in grado di ospitare al massimo 50 persone. Precisa da ultimo che gli interventi del Governo sono volti a consentire che il sistema di integrazione funzioni a beneficio del migrante e non del soggetto gestore del centro di accoglienza.

  Gennaro MIGLIORE (PD), in risposta all'appassionata perorazione del Sottosegretario Molteni, chiede quali e quanti centri di accoglienza siano stati smantellati dall'attuale Ministro dell'interno, considerato che il Governo è oramai insediato da qualche mese.

  Il Sottosegretario Nicola MOLTENI afferma che sarebbe facile citare il caso di Riace, che rappresenta un modello di integrazione che non ha funzionato.

  Gennaro MIGLIORE (PD), nel sottolineare la funzionalità del modello di integrazione attuato a Riace, esprime soddisfazione per il fatto che il Sottosegretario sia stato capace di citare questo unico esempio.

  Giuseppe BRESCIA, presidente e relatore, invita i colleghi a mantenersi nei limiti della discussione nel merito.

  Gennaro MIGLIORE (PD) chiede al Sottosegretario se sappia quanti sono i centri di accoglienza in Italia.

  Il Sottosegretario Nicola MOLTENI ritiene che tale dato dovrebbe conoscerlo il Partito democratico, che li ha istituiti.

  Gennaro MIGLIORE (PD), nel ritenere che il Sottosegretario Molteni non conosca neanche il numero dei centri accoglienza straordinaria, sottolinea come il Governo, lungi dall'intervenire su ciò che non funziona, se la prenda in realtà con i destinatari delle iniziative di integrazione. Nell'evidenziare infatti che il Governo non interviene a colpire i furbi che hanno approfittato della situazione né a rafforzare il sistema di gestione dell'immigrazione, ricorda ai colleghi che il disegno di legge di bilancio, in corso di esame alla Camera, taglia i fondi destinati ai servizi indispensabili. Osserva inoltre che il livello di conoscenza della lingua italiana B1, richiesto dal Governo per la concessione Pag. 19del permesso di soggiorno, potrebbe essere difficilmente certificabile anche per molti parlamentari, senza considerare che per ottenere il permesso umanitario per gravi condizioni di salute occorrerebbe documentare l'infermità totale. Evidenzia in conclusione la possibilità che il Governo voglia distruggere il sistema dell'accoglienza nazionale, allo scopo di avere mano libera nell'utilizzare strumenti repressivi.

  Giuseppe BRESCIA, presidente e relatore, nel far presente di essere ben consapevole, avendo fatto parte nella scorsa legislatura della Commissione d'inchiesta competente in materia, dello stato in cui versa – a causa delle politiche dei Governi precedenti – la gestione straordinaria dell'accoglienza, osserva che l'obiettivo del Governo è proprio quello di migliorare anche la prima accoglienza, tenendo le dimensioni dei centri sotto una certa soglia e favorendo una maggiore trasparenza nella gestione delle risorse pubbliche. Si dichiara convinto che i fenomeni di illegalità si concentrino proprio laddove i flussi da gestire siano eccessivi, richiamando gli esempi dei centri della sua città, Bari e di quelli presenti nel territorio pugliese. Fa altresì notare che appare condivisibile la finalità perseguita dal provvedimento in esame di ridurre i tempi di permanenza dei richiedenti nei centri, andando in tal senso le disposizioni che, ad esempio, mirano a rafforzare le apposite commissioni territoriali.

  Simona BORDONALI (Lega) osserva che l'obiettivo del Governo è quello di ridurre il numero dei centri, migliorando il sistema di accoglienza e ponendo i presupposti per una vera integrazione. Rileva che, allo stato, vi è un numero eccessivo di centri, che spesso rappresentano luoghi di accoglienza improvvisata, che sfuggono al controllo dei prefetti. L'intento della maggioranza, dunque, è quello di porre fine a quello che definisce un vero e proprio business dell'immigrazione, ponendo le condizioni per un controllo adeguato da parte dei prefetti e una corretta gestione dell'accoglienza da parte delle associazioni regolarmente legittimate che perseguono reali obiettivi di accoglienza e non prospettive di lucro.

  Roberto SPERANZA (LeU) ritiene propagandistico e irrazionale sostenere che la riduzione dei permessi di soggiorno possa migliorare il sistema di accoglienza e l'integrazione degli immigrati, dal momento che, senza tali permessi, è impossibile per tali soggetti ottenere un lavoro. Ritiene, dunque, che il provvedimento in esame finirà per produrre più irregolarità e precarietà.

  Il Sottosegretario Nicola MOLTENI, non concordando con il deputato Speranza, rileva che il Governo ha inteso incidere sulla protezione umanitaria, in quanto i permessi di soggiorni rilasciati per tale finalità sono trasformati in permessi per motivi di lavoro in una percentuale assai ridotta, producendo, pertanto, una maggiore irregolarità. Condividendo le considerazioni del Presidente e relatore Brescia, fa notare che l'intento del provvedimento è dunque quello di migliorare le procedure di accoglienza e rendere più gestibili i centri, in vista di una più efficace integrazione.

  Wanda FERRO (FdI) evidenzia la necessità di regolamentare in modo più adeguato la gestione dell'accoglienza, rilevando che, soprattutto al sud, in particolare nel territorio della sua regione, la Calabria, tali attività costituiscono oggetto di un business in mano alla criminalità. Richiama, quindi, gli esempi negativi di gestione dell'accoglienza, tra i quali richiama quelli di Riace e Crotone, evidenziando la necessità di regole precise che assicurino agli organismi competenti di agire in modo corretto, anche al fine di prevenire forme di sfruttamento ai danni degli immigrati.

  Gennaro MIGLIORE (PD) fa notare che il suo gruppo, anche nella scorsa legislatura, nell'ambito della competente Commissione d'inchiesta, fu il primo a denunciare Pag. 20la mancanza di regole nell'ambito del sistema dell'accoglienza in alcuni centri, come quello di Mineo, il quale era stato perlatri istituito dal Ministro Maroni, portando poi ad inchieste giudiziarie, i cui sviluppi, peraltro, in alcuni casi, hanno condotto a risultati discutibili.

  Il Sottosegretario Nicola MOLTENI osserva che anche in altri casi le inchieste giudiziarie hanno prodotto esiti discutibili, come quando è stato ipotizzato il reato di sequestro di persona.

  Gennaro MIGLIORE (PD) osserva che i Governi di centrodestra, in passato, hanno gestito l'accoglienza in modo inadeguato, ampliando le dimensioni del problema, ricordando, in particolare, le scelte sbagliate assunte in passato da Maroni, sia nella sua veste di Ministro dell'interno sia in quella di Presidente della regione Lombardia. Rileva invece come il precedente Governo di centrosinistra, al contrario, attraverso l'ottimo operato del precedente Ministro dell'interno, Minniti, abbia ridotto il numero degli sbarchi attraverso adeguate e programmate iniziative negoziali e la corretta definizione di canali di ingresso legali. Ritiene, dunque, che oggi l'attuale Governo, trovandosi ad agire nelle migliori condizioni possibili, a seguito del netto calo degli sbarchi, abbia il dovere di concentrarsi sull'effettivo miglioramento del sistema dell'accoglienza, presentandosi il fenomeno migratorio in termini meno urgenti. Osserva, dunque, che il suo gruppo, che non intende certo ignorare l'esigenza di un intervento in materia, non condivide le modalità di azione dell'attuale Governo, che rischiano di sortire effetti opposti quelli auspicati, in quanto pregiudicano il funzionamento della parte migliore del sistema di accoglienza.

  La Commissione respinge l'emendamento Migliore 1.17.

  Giuseppe BRESCIA, presidente e relatore, sospende la seduta per una pausa tecnica, avvisando che i lavori riprenderanno alle ore 14,45.

  La seduta, sospesa alle 13.55, è ripresa alle 15.10.

  Roberto SPERANZA (LeU), intervenendo sull'ordine dei lavori e facendo riferimento al dibattito svoltosi nella mattinata di oggi, ribadisce che la discussione è stata utile e approfondita, comprendendo anche un proficuo scambio di opinioni con il rappresentante del Governo. Cionondimeno, evidenzia come la Commissione debba ancora esaminare circa 580 emendamenti, non essendo stato neanche completato l'esame dell'articolo 1. A tale riguardo, propone che la Commissione possa proseguire i suoi lavori anche nella giornata di domani, ritenendo che, nonostante l'assoluta chiusura registrata nei confronti delle proposte dell'opposizione, si possa proseguire in un costruttivo scambio di opinioni. Ricorda, altresì, che l'inizio dell'esame del provvedimento in Assemblea è fissato per la giornata di lunedì 26 novembre e che il rinvio della votazione del mandato al relatore, attualmente prevista per le 19 di oggi, non impedirebbe alla Commissione di rispettare tale termine. In conclusione, con spirito costruttivo, ribadisce l'opportunità che la Commissione possa proseguire nell'esame del provvedimento rinviando la votazione del mandato al relatore prevista per le ore 19 di questa sera.

  Giuseppe BRESCIA, presidente e relatore, ricorda che la decisione circa la votazione del mandato al relatore entro la giornata di oggi è stata assunta dall'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, della Commissione, che quindi dovrebbe essere riconvocato al fine di modificare la suddetta organizzazione dei lavori. Fa presente, peraltro, come nell'ufficio di presidenza medesimo si sia svolta su tale aspetto una lunga e approfondita discussione, nella quale tutti i rappresentanti dei gruppi hanno potuto esplicitare la loro posizione.

  Riccardo MAGI (Misto-+E-CD), evidenzia che la Commissione non è giunta neanche ad esaminare metà degli emendamenti Pag. 21presentati; chiede pertanto un prolungamento del dibattito, ai fini di un più approfondito esame del provvedimento.

  Gennaro MIGLIORE (PD), chiede la convocazione immediata dell'ufficio di presidenza della Commissione, al fine di discutere l'eventuale riorganizzazione dei lavori della Commissione.

  Igor Giancarlo IEZZI (Lega), pur non ritenendo, in questa fase, particolarmente utile la convocazione di una nuova riunione dell'ufficio di presidenza, non ritiene di opporsi a tale eventualità, ribadendo peraltro fin d'ora la posizione da lui già espressa nella riunione di ieri dell'ufficio di presidenza.

  Anna MACINA (M5S), ricorda che nella riunione dell'ufficio di presidenza di ieri aveva avanzato la proposta, a suo giudizio ragionevole, di selezionare gli emendamenti rilevanti sui quali la Commissione avrebbe potuto concentrare i suoi lavori.

  Gennaro MIGLIORE (PD), sottolinea l'opportunità che la maggioranza non assuma atteggiamenti provocatori volti a esasperare il clima dei lavori.

  Anna MACINA (M5S), chiarisce di aver fatto tale proposta in sede di ufficio di presidenza non certo a fini provocatori, ma proprio al fine di agevolare un sereno e ordinato andamento dei lavori nell'esame del provvedimento.

  Giuseppe BRESCIA, presidente e relatore, sospende brevemente la seduta e convoca immediatamente una riunione dell'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi.

  La seduta, sospesa alle 15.20, è ripresa alle 15.35.

  Gennaro MIGLIORE (PD), nel prendere atto che l'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, ha testé confermato la decisione di concludere l'esame del provvedimento entro le ore 19 della giornata odierna, rilevando che a poco più di tre ore da tale termine la Commissione ha esaminato soltanto una piccola parte del provvedimento, ritiene inutile l'ulteriore partecipazione dei deputati del suo gruppo ai lavori della Commissione. Ritira quindi tutte le proposte emendative presentate dal gruppo del Partito democratico non ancora esaminate, non ritenendo opportuno che le stesse vengano discusse in assenza dei proponenti. Ciò premesso, preannuncia la presentazione, da parte del suo gruppo, di una relazione di minoranza sul provvedimento in titolo.

  Giuseppe BRESCIA, presidente e relatore, esprime il proprio dispiacere nel constatare che una forza politica abbia deciso di abbandonare i lavori della Commissione, sottolineando che la discussione finora intercorsa aveva ad oggetto il merito del provvedimento ed arricchiva il dibattito parlamentare.

  Francesco Paolo SISTO (FI), esprime il proprio rammarico per la mancata partecipazione del gruppo del Partito democratico al prosieguo dei lavori, ma al contempo comprende le motivazioni che hanno indotto una forza politica dell'opposizione a una tale decisione e ne condivide il disappunto.

  Wanda FERRO (FdI), sottolineando di aver avanzato nel corso della riunione dell'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, la proposta di prorogare i lavori della Commissione di almeno 45 minuti, ritiene che la stessa avrebbe potuto consentire a tutte le forze politiche di esprimere meglio le proprie istanze. Rivolge, comunque, un appello ai colleghi del gruppo del Partito democratico affinché continuino a seguire i lavori della Commissione, ritenendo l'abbandono dei lavori da parte degli stessi un fatto negativo rispetto ad un provvedimento importante, sul quale tutti i gruppi parlamentari dovrebbero poter esprimere la propria opinione.

Pag. 22

  Gennaro MIGLIORE (PD) ringrazia i colleghi dell'opposizione che hanno sentito l'esigenza di intervenire sulla questione e non può che constatare che i parlamentari della maggioranza non hanno mostrato la medesima sensibilità. Ritiene tuttavia che, nel momento in cui si stabilisce di «partecipare ad un gioco», o si concordano le regole o si subiscono le stesse. Sottolinea che il tempo a disposizione per il dibattito non è sufficiente a garantirne un adeguato esame e stigmatizza la decisione prevaricatrice della maggioranza di voler stabilire anche per quanto tempo i gruppi di opposizione debbono partecipare ai lavori.

  Igor Giancarlo IEZZI (Lega), nel precisare di non essere ancora intervenuto sulla volontà del gruppo del Partito democratico di non partecipare al prosieguo dei lavori esclusivamente perché sono intervenuti nel frattempo altri colleghi, esprime il proprio rammarico per tale decisione, sottolineando che il dibattito che si stava svolgendo era molto interessante. Ritiene però che nella riunione dell'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, svoltosi nella giornata di ieri, il collega Migliore non abbia chiesto di partecipare alla predisposizione delle «regole del gioco», bensì abbia chiesto alla maggioranza di «perdere la partita», chiedendo di modificare il decreto-legge.

  Francesco Paolo SISTO (FI) evidenzia come le opposizioni siano state messe nell'impossibilità di intervenire nel merito del provvedimento e sottolinea che il vero problema che si sta presentando è quello di dover continuare a discutere su un provvedimento il cui risultato è purtroppo scontato. Nel rispettare la scelta adottata dal gruppo del Partito democratico, pur non condividendola, ribadisce comunque di comprendere il disagio manifestato.

  Emanuele FIANO (PD) ringrazia i colleghi che sono intervenuti sulla questione. Fa presente, comunque, al deputato Iezzi, che il ritardo con il quale la Commissione si è trovata a dover esaminare un decreto-legge così importante ha una motivazione politica e non tecnica, da ravvisare nei contrasti all'interno della maggioranza in merito al disegno di legge C. 1189 in materia di reati contro la pubblica amministrazione. Precisa di non essere disposto a sottomettersi al restringimento dei propri spazi parlamentari per tale motivazione e osserva che, sebbene il Movimento 5 Stelle e la Lega abbiano la forza del consenso dalla loro parte che permette agli stessi di procedere senza rispettare le regole democratiche, non possono pretendere di avere anche la condivisione del suo gruppo parlamentare.
  Sottolinea quindi come il gruppo del PD non intenda in alcun modo essere costretto ai tempi imposti dalla maggioranza.

  (I deputati del gruppo del PD abbandonano l'aula)

  La Commissione, con distinte votazioni, respinge gli emendamenti Del Mastro Delle Vedove 1.20 e Magi 1.21.

  Riccardo MAGI (Misto-+E-CD) illustra l'emendamento a sua firma 1.23, il quale prevede che il permesso di soggiorno per casi speciali possa essere convertito in permesso di soggiorno per motivi di lavoro subordinato o autonomo secondo le modalità stabilite per tale permesso di soggiorno o in attesa di accesso al lavoro subordinato o autonomo ovvero in costanza di svolgimento di tirocinio formativo o di volontariato, fatti salvi i requisiti minimi di età. Ritenendo che tale proposta emendativa sia migliorativa del testo in discussione, ritiene che le ragioni del parere contrario espresso sulla stessa possono essere dettate esclusivamente dalla «blindatura» del provvedimento.

  Roberto SPERANZA (LeU), sottolineando come i parlamentari dell'opposizione stiano facendo uno sforzo per proseguire l'esame del provvedimento quando un importante partito di opposizione ha deciso di abbandonare i lavori in questa sede, osserva che, quando un collega pone una valida questione di merito, sarebbe doverosa Pag. 23una replica da parte del rappresentante dell'Esecutivo. Nel rammentare che le due fattispecie ordinarie di permesso di soggiorno sullo stato di rifugiato hanno un ambito temporale di cinque anni, mentre il permesso di soggiorno per motivi umanitari ha una durata di due anni, sottolinea come per le fattispecie speciali indicate nel provvedimento sia previsto un periodo inferiore. Ritiene quindi che le affermazioni del Sottosegretario Molteni, secondo il quale i permessi di soggiorno per motivi umanitari verrebbero recuperati dalle specialità introdotte dal decreto in esame, non siano corrette, in quanto ne viene ridotta la durata. Chiede pertanto al rappresentante del Governo di intervenire per fornire chiarimenti ritenendo altrimenti una farsa proseguire nei lavori della Commissione.

  Giuseppe BRESCIA, presidente e relatore, rammenta che sia il rappresentante del Governo sia il relatore sono già intervenuti sugli aspetti relativi alla conversione dei permessi speciali in permessi di lavoro.

  Il Sottosegretario Nicola MOLTENI precisa preliminarmente di essere consapevole, essendo stato all'opposizione nella scorsa legislatura, del disagio che si può provare di fronte ad un Governo silente. Rammenta tuttavia che nella parte antimeridiana della seduta ha provato a chiarire la filosofia che ha indotto l'Esecutivo a trasformare la protezione umanitaria, la quale, da forma di protezione straordinaria, era divenuta ordinaria. Per quanto riguarda i tempi, sottolinea come siano possibili delle proroghe e rammenta che, nel corso dell'esame presso l'altro ramo del Parlamento, è stato accolto un emendamento del Movimento 5 Stelle che prevede che il permesso di soggiorno rilasciato per calamità naturali è rinnovabile per un periodo ulteriore di sei mesi, se permangono le condizioni di eccezionale calamità che non consentono il rientro e la permanenza in condizioni di sicurezza allo straniero che dovrebbe fare ritorno nel Paese di origine. Precisa quindi che non è invece possibile prevedere la trasformazione dei permessi di soggiorno per motivi di salute in permessi di soggiorno per lavoro e fa presente che l'Esecutivo sta cercando di superare una difficile situazione determinata dai Governi precedenti, a causa della quale il permesso di soggiorno per motivi umanitari era diventato una sorta di sanatoria per diverse forme di illegalità. Nel ribadire che su 70.000 permessi di soggiorno per motivi umanitari solo 3.400 di essi si sono trasformati in permessi di soggiorno per motivi di lavoro e ulteriori 200 sono legati a ragioni di ricongiungimento familiare, sottolinea come i restanti quasi 67 mila stranieri, pur in presenza di permessi di soggiorno motivati, siano diventati di fatto «invisibili». Ritiene, quindi, che il Governo di cui fa parte stia cercando di risolvere tale criticità, rammentando che, sebbene il peso delle stesse finora è stato riversato sugli enti locali, tale peso dovrebbe essere affrontato dall'Unione europea che invece si è dimostrata assente sul tema.

  Riccardo MAGI (Misto-+E-CD), rammenta al Sottosegretario Molteni che, nel corso delle audizioni svoltesi, l'ANCI ha definito il provvedimento in discussione nefasto. Ritiene che l'adesione ai progetti SPRAR da parte di molti piccoli comuni ha costituito per loro l'occasione per mantenersi in vita, dando la possibilità di avviare nuove attività produttive e di proseguire nel percorso dell'accoglienza. Ritiene poi che il decreto in esame sia in contrasto con quanto precedentemente affermato dal Governo stesso nella relazione depositata al Parlamento sul funzionamento del sistema di accoglienza predisposta al fine di fronteggiare le esigenze straordinarie connesse all'eccezionale afflusso di stranieri nel territorio nazionale, presentata dal Ministro dell'interno nell'agosto 2018. Rammenta che in tale relazione si sottolinea come la rete SPRAR, che ora viene pesantemente intaccata dal decreto in discussione, sia stato un efficace elemento di contrasto alla criminalità organizzata. Sottolinea che con il provvedimento in discussione si va, invece, ad incrementare un altro modello di accoglienza, Pag. 24che è quello che in precedenza aveva alimentato proprio il business dell'immigrazione, che le forze di maggioranza dicono di voler eliminare. Nel ritenere che il decreto-legge interverrà pesantemente sull'unica parte di accoglienza che andava implementata nel nostro Paese, precisa di non condividere le critiche che il Sottosegretario ha rivolto al precedente Governo.

  Il Sottosegretario Nicola MOLTENI, nel precisare che non gli sfugge il contenuto della relazione testé citata, ritiene d'altro canto che non sfugga al collega Magi come la Corte dei conti, nella relazione sulla «prima accoglienza» degli immigrati e la gestione del Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell'asilo negli anni dal 2013 al 2016), anch'essa depositata in Parlamento, si sia espressa in modo molto critico, invitando il Governo ad intervenire per porre fine alle indistinte modalità di gestione tra la prima e la seconda accoglienza. Nel condividere tale considerazione, il Governo ha scelto di limitare alla prima accoglienza la fornitura dei soli livelli essenziali di assistenza, rivolgendo tutti gli sforzi in favore di una reale integrazione nella fase della seconda accoglienza. Evidenzia altresì la volontà del Governo di garantire la tracciabilità, la trasparenza e la correttezza dei conti dell'accoglienza, come testimoniato anche dall'emendamento presentato nel corso dell'esame del decreto-legge sicurezza al Senato dagli esponenti del Movimento 5 Stelle, e poi approvato, volto a introdurre l'obbligo di rendicontazione dell'utilizzo di soldi pubblici da parte dei soggetti gestori dei centri di accoglienza. Evidenziando come, a fronte di molti soggetti virtuosi che meritano di essere premiati, si siano evidenziati tantissimi casi in cui le spese sono risultate fuori controllo, precisa che il Sistema di protezione per i richiedenti asilo e i rifugiati, lungi dall'essere smantellato, viene rafforzato e migliorato dal provvedimento. Da ultimo rileva come la fine dell'opacità nella gestione dell'immigrazione rappresenti un obiettivo imprescindibile del Governo del cambiamento, che si appresta a realizzarlo orgogliosamente.

  Roberto SPERANZA (LeU), torna sulla questione principale oggetto dell'emendamento Magi 1.23, rappresentata dalla durata del permesso di soggiorno per casi speciali, destinato a sostituire il permesso di soggiorno per motivi umanitari, che il provvedimento sopprime. Nel ricordare che lo status di rifugiato vale per 5 anni, che analoga durata caratterizza la protezione sussidiaria, mentre la protezione umanitaria ad oggi vigente varia da 6 mesi a due anni, ritiene che la scelta del Governo di abbreviare la durata dei permessi per casi speciali comporterà, con una eterogenesi dei fini, la proliferazione delle richieste di rinnovo. Sottolinea pertanto che, invece di semplificare, il Governo rischia di aggravare la situazione, con ulteriori costi, peraltro non valutati, a carico della pubblica amministrazione. Pur rilevando che si tratta di un argomento di minore importanza rispetto alle altre considerazioni già svolte sull'argomento, ritiene tuttavia che anche tale aspetto vada considerato.

  La Commissione respinge l'emendamento Magi 1.23.

  Riccardo MAGI (Misto-+E-CD), illustra l'emendamento a sua firma 1.26, volto a corrispondere alle richieste avanzate dal portavoce dell'Alto Commissario delle Nazioni unite per i rifugiati, il quale ha sottolineato come il permesso per casi speciali introdotto dal Governo non soddisfi le casistiche che devono essere garantite dal nostro Paese a norma della Costituzione e dalla Convenzione europea per i diritti umani. Sollecita pertanto chiarimenti da parte del Governo.

  Roberto SPERANZA (LeU), nel condividere il contenuto dell'emendamento Magi 1.26, strettamente connesso al suo intervento precedente, rileva come, a seguito delle modifiche introdotte dal Governo, gli oltre 20 mila titolari dei permessi per motivi umanitari non avranno Pag. 25più la possibilità di accedere al Servizio sanitario nazionale.

  La Commissione respinge l'emendamento Magi 1.26.

  Giovanni DONZELLI (FdI), dichiara di ritirare tutti gli emendamenti del suo gruppo riferiti all'articolo 1, tranne l'emendamento Meloni 1.61, che considera di grande rilevanza.

  La Commissione, con distinte votazioni, respinge gli emendamenti Magi 1.31, 1.34, 1.38 e 1.39.

  Francesco Paolo SISTO (FI), nell'illustrare gli identici emendamenti 1.40 a sua prima firma e Bignami 1.41, precisa che essi sono volti a sopprimere il premesso di soggiorno per eccezionali calamità naturali, rivendicando l'obiettivo di Forza Italia di avere norme di legge chiare e nette. Ritiene infatti che la lettera h) del comma 1 dell'articolo 1, che tali emendamenti intendono sopprimere, costituisca una fattispecie insidiosa e di non chiara interpretazione, considerata tra l'altro la difficoltà di definire cosa sia esattamente una calamità naturale e rilevato l'alto rischio che i migranti si dichiarino provenienti da Paesi colpiti, al solo scopo di ottenere tale permesso. Stigmatizza pertanto il fatto che dall'incertezza della formulazione del testo del decreto-legge discenda il riconoscimento di diritti casuali, dipendenti dalla discrezionalità del soggetto che attribuisce il permesso. Nell'esprimere la contrarietà del gruppo di Forza Italia al concetto di «migrante climatico», evidenzia inoltre il lassismo con cui il passato Governo ha affrontato il fenomeno migratorio. Rileva, pertanto, che la norma, oltre a non contenere precise quantificazioni sui costi delle procedure per la concessione del permesso per calamità naturale, rischi di incrementare il numero dei soggetti irregolari. Suggerisce pertanto un profondo ripensamento del Governo e della maggioranza sulla questione, ritenendo che il citato permesso non rappresenti lo strumento idoneo a garantire l'accoglienza, senza pregiudicare l'applicazione delle regole e il bilanciamento dei diritti delle persone che vivono in Italia rispetto a quelli delle persone che in Italia vogliono arrivare.

  La Commissione, con distinte votazioni, respinge gli identici emendamenti Sisto 1.40 e Bignami 1.41, nonché l'emendamento Magi 1.42.

  Riccardo MAGI (Misto-+E-CD) illustra il suo emendamento 1.46, il quale interviene sul permesso per calamità naturali introducendo una modifica puntuale, dal momento che considera incomprensibile che esso non possa essere convertito in un permesso di soggiorno per motivi di lavoro.

  La Commissione respinge l'emendamento Magi 1.46.

  Riccardo MAGI (Misto-+E-CD), illustra l'emendamento a sua firma 1.48, che interviene in forma diversa sulla medesima disposizione, allo scopo di consentire alla maggioranza di ricredersi sull'argomento.

  La Commissione respinge l'emendamento Magi 1.48.

  Riccardo MAGI (Misto-+E-CD) illustra l'emendamento a sua firma 1.51, il quale, riprendendo lo spirito del comma 3 dell'articolo 10 della Costituzione, introduce un permesso di soggiorno per asilo costituzionale.

  Roberto SPERANZA (LeU), nel sostenere l'emendamento Magi 1.51, che ha una forte valenza simbolica, con riferimento agli emendamenti appena respinti sottolinea come la reiezione di tali proposte abbia evidenziato le contraddizioni del Sottosegretario Molteni, il quale ha affermato che la vera integrazione passa dal lavoro. Pertanto, dichiara di non capire perché il permesso di soggiorno per calamità naturali non possa essere convertito in un permesso di soggiorno per motivi di lavoro. Ritiene tale scelta inaccettabile sul Pag. 26piano politico, fragile con riguardo ai profili di costituzionalità e in contrasto con i principi internazionali, oltre che assolutamente irrazionale dal punto di vista logico, considerato che con gli altri permessi di soggiorno è possibile lavorare.

  Il Sottosegretario Nicola MOLTENI ritiene, contrariamente a quanto dichiarato dal deputato Speranza, che la disposizione in esame sia fondamentale, considerato che l'Italia è disponibile ad accogliere i soggetti che fuggono da una calamità naturale, ritenendo tuttavia che il loro obiettivo sia quello di tornare a vivere e a lavorare nel Paese di origine, una volta concluso lo stato di calamità. Evidenzia peraltro la possibilità che tale permesso venga rinnovato nel caso in cui le conseguenze della calamità naturale non siano cessate.

  Roberto SPERANZA (LeU), con riferimento alle dichiarazioni del Sottosegretario Molteni, evidenzia la contraddizione di una norma che, accogliendo il soggetto colpito da una calamità naturale, gli impedisca tuttavia di lavorare nel nostro Paese. Chiede pertanto come il soggetto in questione possa mantenersi e mantenere la propria famiglia se non facendo il mendicante, incorrendo peraltro nelle sanzioni previste in tale caso da un successivo articolo del medesimo provvedimento.

  Il Sottosegretario Nicola MOLTENI precisa che il soggetto non è impossibilitato a lavorare, ma non può convertire il permesso di soggiorno per calamità naturali in un permesso di soggiorno per motivi di lavoro.

  Roberto SPERANZA (LeU), nel ribadire che il provvedimento è pieno di falle sul piano logico, ritiene che l'accoglimento degli emendamenti presentati dal deputato Magi avrebbe consentito di migliorare il testo, evitando oltre, alle violazioni della Costituzione, la reiterazione delle richieste di rinnovo.

  La Commissione, con distinte votazioni, respinge gli emendamenti Magi 1.51, 1.55 e 1.57.

  Riccardo MAGI (Misto-+E-CD), sottolinea l'importanza dell'emendamento a sua prima firma 1.58, volto a introdurre il permesso di soggiorno per comprovata integrazione e radicamento, con l'obiettivo di ristabilire condizioni di regolarità e ridurre le conseguenze della cosiddetta legge Bossi-Fini, che si prefiggeva di gestire il fenomeno migratorio grazie ai flussi di ingresso e all'introduzione del reato di clandestinità. Rileva come, dopo oltre 15 anni di applicazione, tale legge non abbia risolto il problema ed abbia prodotto oltre 500 mila soggetti irregolari nel nostro Paese. Nell'evidenziare come il Governo e in particolare la Lega si siano resi conto dell'impossibilità di mantenere le promesse fatte sui rimpatri, rileva che allo stato i soggetti irregolari non hanno alcuna possibilità di diventare cittadini a tutti gli effetti. Sottolinea inoltre che il suo emendamento, prendendo spunto dalle disposizioni tedesche e spagnole in materia, è volto a favorire l'emersione dell'irregolarità nei casi di comprovata integrazione, grazie alla concessione di permessi di soggiorno di due anni rinnovabili e convertibili in permessi per motivi di lavoro. Da ultimo, ricorda che la concessione di permessi di soggiorno per comprovata integrazione rappresenta uno dei contenuti principali della proposta di legge di iniziativa popolare depositata alla Camera nella scorsa legislatura. Evoca infine a tale proposito l'impegno assunto tanto dal Presidente della Camera, quanto dal Presidente della Commissione Affari costituzionali con riguardo alla calendarizzazione delle proposte di iniziativa popolare.

  Roberto SPERANZA (LeU), intervenendo sull'emendamento Magi 1.58, ne condivide l'approccio al problema degli stranieri che, arrivati in Italia da bambini, si inseriscono, di fatto, nel nostro Paese, frequentando la scuola. Ricorda che la Camera, nel corso della XVII legislatura, aveva approvato una proposta di legge di iniziativa popolare sul cosiddetto «ius soli-ius culturae», su cui il Movimento 5 Stelle, astenendosi, aveva manifestato segnali di apertura. Ritiene che il riconoscimento Pag. 27giuridico della realtà dell'integrazione sostanziale non sia espressione di buonismo ma della consapevolezza circa la convenienza ad incentivare il senso di coesione e di appartenenza. Rileva quindi come la contrarietà del Partito democratico, allora in maggioranza, a tal proposta sia stata, a suo avviso, un errore drammatico, di cui si stanno pagando le conseguenze.

  Giuseppe BRESCIA, presidente e relatore, a sostegno di quanto affermato dal deputato Speranza, ricorda che, nel corso della campagna elettorale del 2013, in occasioni pubbliche a cui egli ha partecipato, i candidati del Partito democratico assicuravano che quello sullo ius soli sarebbe stato tra i primi provvedimenti che il Governo avrebbe adottato in caso di vittoria della sinistra.

  La Commissione respinge l'emendamento Magi 1.58.

  Riccardo MAGI (Misto-+E-CD), intervenendo sul suo emendamento 1.59, rileva che anche questo intende proporre un approccio ai problemi in linea con quanto sostenuto in passato dal Movimento 5 Stelle. Ricorda, a questo proposito, che esponenti del Movimento collaborarono alla raccolta di firme a sostegno della proposta di legge sul cosiddetto «ius soli-ius culturae», nonché le dichiarazioni del Presidente Brescia sull'opportunità di introdurre modifiche al decreto-legge in esame. Le sue proposte emendative, pertanto, costituiscono il tentativo di restituire al Parlamento il ruolo di luogo deputato alla discussione dei problemi e non soltanto di presa d'atto di decisioni assunte al di fuori. L'esame del decreto-legge è l'occasione anche per i colleghi del Movimento 5 Stelle di non assecondare quella metamorfosi che nei fatti sta subendo, inseguendo la Lega su posizioni che non le erano proprie.

  La Commissione respinge l'emendamento Magi 1.59.

  Renate GEBHARD (Misto-Min.Ling.), intervenendo sul suo emendamento 1.60, osserva che esso affronta il problema che si pone quando un migrante presenta in Italia una domanda di protezione internazionale, dopo il rifiuto di un'analoga istanza da parte di un altro Paese europeo.

  Giovanni DONZELLI (FdI), chiede chiarimenti sulle finalità dell'emendamento Gebhard 1.60.

  Renate GEBHARD (Misto-Min.Ling.), facendo riferimento a quanto sta accadendo nella Provincia autonoma di Bolzano, chiarisce che l'emendamento è volto considerare inammissibili le richieste di protezione internazionale già respinte da un altro Paese europeo.

  La Commissione respinge l'emendamento Gebhard 1.60.

  Giovanni DONZELLI (FdI), intervenendo sull'emendamento Meloni 1.61, di cui è firmatario, rileva come esso preveda la possibilità di presentare la domanda di protezione internazionale unicamente al momento dell'attraversamento delle frontiere, onde evitare che la domanda sia uno strumento per regolarizzare surrettiziamente la condizione di clandestinità.

  La Commissione, con distinte votazioni, respinge gli emendamenti Meloni 1.61, Gregorio Fontana 1.62. Magi 1.66 e 1.69.

  Riccardo MAGI (Misto-+E-CD), intervenendo sul suo emendamento 1.85, rileva come esso sia volto ad evitare che dall'applicazione del decreto-legge consegua, come emerso dalle audizioni svolte dalla Commissione, un contenzioso sia in sede internazionale, presso la Corte europea dei diritti dell'uomo, sia in sede nazionale, presso la Corte costituzionale.

  La Commissione, con distinte votazioni, respinge gli emendamenti Magi 1.85, 1.86 e 1.87, Sisto 1.88 e Magi 1.90.

Pag. 28

  Riccardo MAGI (Misto-+E-CD), intervenendo sul suo emendamento 1.91, osserva come esso intenda dare seguito alle osservazioni dell'ANCI, che ha caldeggiato l'importanza di prevedere la possibilità di concedere il permesso di soggiorno per comprovata volontà di integrazione. Rileva che, tra i comuni che si sono pronunciati a favore di tale previsione, diversi sono amministrati da esponenti del Movimento 5 Stelle.

  La Commissione respinge l'emendamento Magi 1.91.

  Riccardo MAGI (Misto-+E-CD), intervenendo sul suo emendamento 1.95, rileva come esso dia seguito alle proposte formulate in sede di audizione dai rappresentanti dell'UNICEF, uno dei tanti soggetti istituzionali ai cui suggerimenti la maggioranza si è dimostrata del tutto sorda.

  Giovanni DONZELLI (FdI), osserva che, a suo giudizio, l'avere compiuto la maggiore età non dà alcun diritto a coloro che sono arrivati clandestinamente in Italia da minori non accompagnati ad ottenere il riconoscimento del diritto alla protezione internazionale, se non ricorrono le condizioni necessarie.

  Riccardo MAGI (Misto-+E-CD), rilevando come le osservazioni del deputato Donzelli dimostrino scarsa conoscenza della condizione in cui si trovano i miniori non accompagnanti che giungono in Italia, osserva inoltre che l'emendamento ha lo scopo di non sprecare l'investimento fatto dalle istituzioni nell'assistenza al minore non accompagnato, affiancato nel suo processo di integrazione fino al compimento della maggiore età.

  La Commissione, con distinte votazioni, respinge gli emendamenti Magi 1.95, Sisto 1.97, Bignami 1.98 e 1.99, Magi 1.106, 1.110 e 1.111.

  Giuseppe BRESCIA, presidente e relatore, esprime parere contrario su tutte le proposte emendative riferite all'articolo 2.

  Il Sottosegretario Nicola MOLTENI esprime parere conforme a quello del relatore.

  Roberto SPERANZA (LeU), intervenendo sul suo emendamento 2.3, identico all'emendamento Magi 2.1, osserva che esso è volto a sopprimere l'articolo 2, contrario, a suo giudizio, all'articolo 13 della Costituzione, che sancisce l'inviolabilità della libertà personale. L'articolo 2 del decreto-legge, infatti, consentendo di trattenere fino a 180 giorni nei centri i migranti da rimpatriare, realizza un vero e proprio sequestro di persona, laddove si pensi che il trattenimento di un cittadino non può superare l'arco delle 24 ore. Esorta, quindi, i colleghi della Lega, che sicuramente non condividono il suo rilievo, ad affrontare il problema almeno dal punto di vista oggettivo. Infatti, l'allungamento dei tempi di trattenimento del migrante non sortirà nessuno degli effetti sperati, incentivando le persone a fuggire dai centri in cui sono rinchiusi ed a ingrossare le fila dei clandestini.

  Riccardo MAGI (Misto-+E-CD) ritiene che l'articolo 2, al pari dell'articolo 1, violi i principi e diritti fondamentali della Costituzione, tra cui la libertà personale. Giudica spaventoso che si apra un simile baratro di incostituzionalità con tanta leggerezza, raccomandando l'approvazione del suo emendamento 2.1.

  La Commissione, con distinte votazioni, respinge gli identici emendamenti Magi 2.1 e Speranza 2.3 e gli identici emendamenti Magi 2.4 e Soverini 2.5.

  Roberto SPERANZA (LeU), illustrando il suo emendamento 2.8, osserva che il contenuto dell'articolo 2 del provvedimento in esame conferma la sua idea che il testo, così come formulato, prevedendo una eccessiva permanenza nei centri di intrattenimento, determinerà un sovraffollamento dei centri di accoglienza, tanto che si richiama l'esigenza di una loro ristrutturazione. Chiede al rappresentante del Governo chiarimenti sul punto.

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  Il Sottosegretario Nicola MOLTENI osserva che, come evidenziato dal Presidente Brescia anche recentemente in dichiarazioni rilasciate agli organi di stampa, affinché la presente riforma abbia efficacia è necessario ridurre gli sbarchi e aumentare i rimpatri e le espulsioni, in vista della sottoscrizione dei necessari accordi di riammissione con i Paesi terzi, i quali attualmente risultano in numero esiguo e non appaiono completamente efficaci. Rileva come a tal fine sia necessario disporre di risorse adeguate, nonché rafforzare i centri per il rimpatrio ed allungare il periodo di intrattenimento presso tali strutture. Non ravvisa invece alcun profilo di incostituzionalità nel trattenimento degli immigrati in tali centri, laddove si tratti di soggetti, privi di permessi di soggiorno, che non rispettano le regole, che abbiano compiuto crimini o che si sottraggono al processo di integrazione, tenuto conto peraltro che tale trattenimento, nonché provvedimento di espulsione, viene ovviamente disposto dall'autorità giudiziaria. Osserva altresì che l'estensione a 180 giorni del periodo di trattenimento appare conforme alla normativa europea, la quale contempla un limite massimo addirittura di 18 mesi, giudicandolo un lasso di tempo sufficiente per svolgere le necessarie attività di identificazione in vista delle riammissioni. Rileva che il sistema così congegnato richiede il potenziamento dei centri per l'impiego, che appaiono attualmente carenti, ponendo rimedio a talune difficoltà logistiche che al momento gravano sugli organismi deputati alla gestione dell'accoglienza. Osserva altresì che per la ristrutturazione e il rafforzamento di tali centri si prevedono procedure negoziate, senza alcuna deroga al codice degli appalti, nell'ambito di procedure che consentono la trasparenza e la tracciabilità delle risorse. Rileva in conclusione che il provvedimento sia pienamente rispettoso delle norme costituzionali.

  Riccardo MAGI (Misto-+E-CD), non condivide le considerazioni svolte dal rappresentante del Governo, facendo notare che è ampiamente dimostrato che il prolungamento dei trattenimenti non aumenta la percentuale dei rimpatri. Ritiene piuttosto che tale prolungamento temporale, che giudica in contrasto con la normativa europea, produca esclusivamente un aumento dei costi.

  Wanda FERRO (FdI), ritiene che l'articolo in questione non dia sufficienti garanzie di trasparenza, evidenziando la necessità di prevedere procedure più snelle che prevedano il coinvolgimento del Ministro dell'interno, in vista della segnalazione, a monte, di una ristretta cerchia di ditte da far partecipare alle procedure negoziate.

  Roberto SPERANZA (LeU) dichiara di aver assistito personalmente al degrado in cui si trovano i migranti trattenuti in tali centri, richiamando in particolare il caso del centro sito in Basilicata. Ritiene irragionevole prevedere il prolungamento a 180 giorni del periodo di intrattenimento, ritenendo che tale previsione, oltre a determinare un insensato aumento di burocrazia, esporrà il Paese a controversie e giudizi innanzi alla Corte europea dei diritti dell'uomo.

  La Commissione, con distinte votazioni, respinge gli emendamenti Speranza 2.8 e 2.9.

  Giovanni DONZELLI (FdI), illustra l'emendamento Prisco 2.10, di cui è cofirmatario, osservando che esso mira ad estendere a 18 mesi il periodo di trattenimento, ritenendo che la durata attualmente prevista non dia sufficienti garanzie in vista dell'espulsione.

  La Commissione respinge l'emendamento Prisco 2.10.

  Giuseppe BRESCIA, presidente e relatore, constata l'assenza del presentatore dell'emendamento Magi 2.11: si intende che vi abbia rinunciato.

  Francesco Paolo SISTO (FI) illustra l'articolo aggiuntivo Bignami 2.01, il quale Pag. 30è volto ad abolire il gratuito patrocinio per lo straniero indagato, imputato e condannato gravato da provvedimento di espulsione definitivo ed eseguibile o la cui presenza sul territorio nazionale sia irregolare. Ritiene opportuno infatti che le risorse dello Stato, per quanto riguarda il gratuito patrocinio siano destinati a soggetti effettivamente indigenti, meritevoli della difesa d'ufficio. Ritiene che l'accoglimento di tale proposta emendativa potrebbe rappresentare un segnale positivo, soprattutto in un periodo in cui alla sfera delle garanzie della giustizia vengono inferti colpi gravissimi, come dimostrato nella seduta d'Aula di ieri durante l'esame del provvedimento in materia di anticorruzione.

  Giovanni DONZELLI (FdI), sottoscrive l'articolo Bignami 2.01, condividendone le finalità e ritenendo opportuno che siano le associazioni che spesso spingono gli immigrati a fare ricorso alle vie giudiziarie, a pagare gli oneri connessi al patrocinio.

  Roberto SPERANZA (LeU) si dichiara sorpreso che sia proprio il deputato Sisto, del quale riconosce le spirito garantista e con il quale ha condiviso le forti perplessità manifestate sul provvedimento in materia di anticorruzione, ad assumere una presa di posizione che appare lesiva del diritto alla difesa di ogni essere umano, a prescindere dalla sua nazionalità. Fa notare infatti che il principio di non colpevolezza previsto dall'articolo 27 della Costituzione riguarda tutti gli uomini e non può essere invocato solo a favore dei cittadini italiani.

  Francesco Paolo SISTO (FI), in risposta al deputato Speranza, fa notare che la proposta emendativa in esame non viola alcun diritto di difesa, assumendo semplicemente una scelta di carattere patrimoniale in ordine al gratuito patrocinio, che ritiene non possa essere assicurato a soggetti che non lo meritano, che possono benissimo difendersi a loro spese.

  Roberto SPERANZA (LeU), prendendo atto delle dichiarazioni del deputato Sisto, preannuncia il voto contrario sull'articolo aggiuntivo Bignami 2.01, ritenendo che il diritto alla difesa dell'immigrato verrebbe indebolito dalle disposizioni in esso contenute.

  La Commissione respinge l'articolo aggiuntivo Bignami 2.01.

  Giuseppe BRESCIA, presidente e relatore, esprime parere contrario su tutte le proposte emendative riferite all'articolo 3.

  Il Sottosegretario Nicola MOLTENI esprime parere conforme a quello del relatore.

  La Commissione, con distinte votazioni, respinge gli identici emendamenti Speranza 3.1 e Magi 3.2, nonché gli emendamenti Magi 3.4, Speranza 3.6 e Magi 3.7.

  Roberto SPERANZA (LeU), illustrando il suo emendamento 3.11, fa notare che il provvedimento in esame non fa altro che aumentare il sovraffollamento dei centri, a scapito delle condizioni di vita dei migranti, con il rischio di conseguire risultati opposti agli obiettivi prefissati.

  La Commissione respinge l'emendamento Speranza 3.11.

  Riccardo MAGI (Misto-+E-CD), illustra il suo emendamento 3.12, raccomandandone l'approvazione.

  La Commissione respinge l'emendamento Magi 3.12.

  Riccardo MAGI (Misto-+E-CD), illustra il suo emendamento 3.14, raccomandandone l'approvazione.

  La Commissione, con distinte votazioni, respinge gli identici emendamenti Magi 3.14 e Speranza 3.15, nonché gli emendamenti Magi 3.16, 3.19 e 3.20.

  Giovanni DONZELLI (FdI), illustrando l'emendamento Prisco 3.21, di cui è cofirmatario, ne raccomanda l'approvazione.

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  La Commissione, con distinte votazioni, respinge gli emendamenti Prisco 3.21, Magi 3.22, 3.23 e 3.24.

  Roberto SPERANZA (LeU), illustra il suo emendamento 3.26, facendo notare che le esperienze di vita all'interno dei centri di accoglienza appaiono scioccanti, risultando violati i diritti fondamentali dell'essere umano.

  La Commissione respinge gli identici emendamenti Speranza 3.26 e Magi 3.27.

  Giuseppe BRESCIA, presidente e relatore, esprime parere contrario su tutte le proposte emendative riferite all'articolo 4.

  Il Sottosegretario Nicola MOLTENI esprime parere conforme a quello del relatore.

  Riccardo MAGI (Misto-+E-CD), illustra il suo emendamento 4.3, chiedendo delucidazioni al rappresentante del Governo al fine di comprendere quali siano le strutture diverse e idonee, nella disponibilità della proprietà di pubblica sicurezza, previste dall'articolo 4. Non comprende per quale motivo gli immigrati siano sottoposti a trattamenti speciali ed emergenziali, facendo notare che tale articolo conferma che la maggioranza nutre dubbi sulla possibilità di realizzare molti rimpatri.

  Roberto SPERANZA (LeU), intervenendo sul suo emendamento 4.1 rileva che l'articolo 4 è indicativo delle difficoltà in cui versa il Governo nei confronti dell'obiettivo dei rimpatri. Infatti l'articolo 4 prende atto del fatto che i centri di permanenza per il rimpatrio sono pochi e quindi vengono individuati altre strutture e locali che non si sa bene però quali siano. Nel rilevare come, per iniziativa del MoVimento 5 stelle al Senato è stato approvato un emendamento il quale stabilisce che queste strutture devono garantire il rispetto della dignità della persona, pur apprezzando il piccolo passo in avanti, ritiene tuttavia che l'articolo sia quanto meno discutibile, perché non si comprende di quali locali si tratti.
  Sul piano politico l'articolo 4 rende manifesto il fatto non si è condizioni di portare a compimento i rimpatri, né di costruire strutture per accogliere coloro che dovrebbero essere rimpatriati, senza individuare luoghi alternativi. Chiede pertanto al rappresentante del Governo di portare un esempio di cosa si intende quando si parla di «strutture diverse idonee», domandando se ci si riferisca alle case circondariali, che però sono già sovraffollate, oppure ad altri spazi nella disponibilità della pubblica sicurezza, ipotizzando che ci si riferisca alle caserme o ai commissariati. Con spirito costruttivo chiede un chiarimento su quale sia il disegno del Governo che, se da una parte chiede procedure semplificate per la costruzione di strutture atte all'accoglienza, dall'altre prevede una misura alternativa che però è molto confusa.

  Il Sottosegretario Nicola MOLTENI, rispondendo ai deputati Magi e Speranza, fa notare che l'articolo 4 fa riferimento a strutture diverse e idonee nella disponibilità della proprietà di pubblica sicurezza nel presupposto dell'attuale carenza dei centri per il rimpatrio. Si tratta dunque di una soluzione funzionale, che viene incontro soprattutto alle esigenze degli operatori del settore chiamati a gestire il fenomeno dell'accoglienza, al fine di trattenere i soggetti destinati all'espulsione, nel lasso di tempo corrispondente alle 48 ore precedenti e successive al loro fermo, in luoghi idonei, ponendo rimedio a talune criticità logistiche derivanti dal trasferimento di tali soggetti in luoghi che altrimenti sarebbero troppo distanti. Chiarisce che si tratta di locali nella disponibilità della proprietà di pubblica sicurezza, situati nei commissariati, presso le frontiere o comunque nei luoghi destinati alle attività di identificazione, come gli aeroporti.
  Ribadisce in tale contesto che, al fine di dare operatività agli accordi di riammissione, è necessario aumentare le espulsioni e a tal fine potenziare i centri per il rimpatrio. Osserva che proprio in tale Pag. 32direzione il provvedimento in esame prevede un adeguato stanziamento di risorse.
  Ritiene inoltre che il fenomeno dell'immigrazione sia anche suscettibile di risvolti negativi, con ripercussioni sull'ordine pubblico, giudicando necessario disciplinarlo con serietà e attenzione. Rileva altresì che la gestione dei flussi negli ultimi cinque anni è apparsa problematica e fuori controllo, richiedendosi su tale versante una maggiore attenzione, al fine di promuovere un maggiore equilibrio tra le offerte e le domande di lavoro. Ritiene infatti necessario regolamentare i flussi migratori in base alle effettive esigenze del Paese, pur nel pieno rispetto dei diritti dei migranti.

  Riccardo MAGI (Misto-+E-CD), ringrazia il rappresentante del Governo per i chiarimenti forniti con grande passione, che però non fugano i dubbi circa l'idoneità delle norme in discussione a raggiungere gli obiettivi prefissi. Precisa come siano evidenti le esigenze di sicurezza nel fenomeno dell'immigrazione, ma evidenzia come in realtà le misure contenute nel provvedimento in esame non aiutano ad affrontare in modo adeguato le criticità rilevate. Segnala come al Senato il Garante dei detenuti abbia confermato come sarebbe opportuno identificare con precisione locali ritenuti idonei per il trattenimento degli stranieri, che devono quindi possedere specifiche caratteristiche di sicurezza e devono rientrare nei parametri europei e internazionali, rilevando come spesso le camere di sicurezza dei commissariati non rispondano tali requisiti. Osserva infine che la previsione di tali ulteriori funzioni poste a carico delle strutture di pubblica sicurezza potrebbe non risultare concretamente attuabile.

  La Commissione, con distinte votazioni, respinge gli identici emendamenti Speranza 4.1 e Magi 4.3, nonché l'emendamento Speranza 4.6.

  Riccardo MAGI (Misto-+E-CD), illustra le finalità dell'emendamento a sua prima firma 4.7, volto a contenere il rischio di contenzioso giudiziario rispetto all'uso di ulteriori luoghi per il trattenimento degli stranieri.

  La Commissione respinge l'emendamento Magi 4.7.

  Giuseppe BRESCIA, presidente e relatore, esprime parere contrario su tutte le proposte emendative riferite all'articolo 5.

  Il Sottosegretario Carlo SIBILIA esprime parere conforme a quello espresso dal relatore.

  La Commissione respinge l'emendamento Magi 5.1.

  Giovanni DONZELLI (FdI), intervenendo, in qualità di cofirmatario, sull'articolo aggiuntivo Meloni 5.01, chiarisce come esso sia volto a stabilire che il costo medio mensile per ciascun richiedente asilo non possa essere superiore all'importo dell'assegno sociale minimo. Si appella quindi alla maggioranza e al Governo per una attenta valutazione di una modifica normativa di assoluto buon senso.

  Giuseppe BRESCIA, presidente e relatore, chiarisce come sia intenzione del Ministero dell'interno ridurre il costo pro capite per i richiedenti asilo nelle misura di circa 750 euro al mese e come sia, altresì, intenzione del Governo procedere al riconoscimento della pensione e del reddito di cittadinanza nella misura di 780 euro pro capite. Ciò quindi consentirà il raggiungimento dell'obiettivo appena illustrato dal deputato Donzelli.

  Giovanni DONZELLI (FdI), evidenzia come ritiene preferibile una specifica previsione normativa che stabilisca il principio relativo al costo pro capite dei richiedenti asilo, a prescindere dall'eventuale entrata in vigore del cosiddetto reddito di cittadinanza.

  La Commissione respinge l'articolo aggiuntivo Meloni 5.01.

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  Giuseppe BRESCIA, presidente e relatore, esprime parere contrario sull'emendamento Magi 5-bis.1.

  Il Sottosegretario Nicola MOLTENI esprime parere conforme a quello espresso dal relatore.

  La Commissione respinge l'emendamento Magi 5-bis.1.

  Giuseppe BRESCIA, presidente e relatore, esprime parere contrario su tutte le proposte emendative riferite all'articolo 6.

  Il Sottosegretario Nicola MOLTENI esprime parere conforme a quello espresso dal relatore.

  La Commissione, con distinte votazioni, respinge l'emendamento Meloni 6.1 e gli articoli aggiuntivi Meloni 6.02 e 6.03.

  Giuseppe BRESCIA, presidente e relatore, esprime parere contrario su tutte le proposte emendative riferite all'articolo 7.

  Il Sottosegretario Nicola MOLTENI esprime parere conforme a quello espresso dal relatore.

  La Commissione, con distinte votazioni, respinge gli identici emendamenti Speranza 7.2 e Magi 7.3, gli identici emendamenti Speranza 7.5 e Magi 7.6, gli identici emendamenti Speranza 7.7 e Magi 7.8, nonché l'emendamento Meloni 7.9.

  Giovanni DONZELLI (FdI), illustra, in qualità di cofirmatario, le finalità dell'emendamento Meloni 7.10, volto ad ampliare le fattispecie di reato per le quali è possibile la revoca della protezione internazionale, quali ad esempio il reato di sfruttamento della prostituzione.

  La Commissione, con distinte votazioni, respinge gli emendamenti Meloni 7.10, Magi 7.12 e 7.13.

  Giuseppe BRESCIA, presidente e relatore, esprime parere contrario su tutte le proposte emendative riferite all'articolo 7-bis.

  Il Sottosegretario Nicola MOLTENI esprime parere conforme a quello espresso dal relatore.

  Roberto SPERANZA (LeU), intervenendo sull'emendamento a sua prima firma 7-bis.2, sottolinea l'opportunità che venga individuato con esattezza l'elenco dei cosiddetti Paesi da considerare sicuri e che siano opportunamente individuati i criteri necessari per l'attribuzione di tale caratteristica, ricorrendo anche a parametri di carattere internazionale.

  Il Sottosegretario Nicola MOLTENI, nel ritenere auspicabile che l'elenco dei Paesi sicuri possa essere individuato in sede europea, come previsto dalle vigenti direttive europee, chiarisce che in Italia tale elenco sarà predisposto dal Ministero degli affari esteri, di concerto con il Ministero dell'interno, sentiti la Commissione nazionale per il diritto di asilo e gli organismi internazionali competenti. Si tratta pertanto di una valutazione basata su criteri oggettivi e non di una valutazione politica.
  In relazione a tale elenco si potrà quindi verificare la fattispecie dalla manifesta infondatezza della domanda di protezione internazionale in tempi assai ragionevoli e in tale evenienza si potrà procedere al rimpatrio del richiedente asilo. Sottolinea pertanto che le disposizioni di cui all'articolo 7-bis derivano dalla necessità di garantire la tutela dei migranti, nonché di ridurre i tempi di esame delle domande di asilo, senza negare il rispetto dei diritti dei migranti ma garantendo al contempo una notevole riduzione dei costi. A tale riguardo segnala il corposo contenzioso che si è accumulato presso la Corte di cassazione a seguito di ricorsi che successivamente sono stati giudicati inammissibili, a seguito dell'eliminazione del giudizio di secondo grado su tali ricorsi operata dal precedente Governo. Evidenzia come nell'intervento del Governo sia ravvisabile una logica ed intima coerenza tra le disposizioni contenute Pag. 34nel provvedimento on esame volte ad accelerare le procedure vigenti. Chiarisce, infine, relativamente al tema dei costi dell'accoglienza, come, attraverso i nuovi schemi di disciplinari di gara, non più unici ma tarati sulle dimensioni e sulle tipologie dei centri di accoglienza, si potrà conseguire un risparmio di circa un miliardo e mezzo di euro, garantendo servizi migliori e gestioni più efficienti

  Roberto SPERANZA (LeU), ringrazia il rappresentante del Governo per i chiarimenti, che non eliminano peraltro le notevoli perplessità sulla formulazione di tali disposizioni, giudicando in particolare non condivisibile la previsione di un atto monocratico quale un decreto ministeriale su un argomento così delicato. Sottolinea infatti come si stia attribuendo un potere enorme al Ministro senza prevedere un meccanismo di partecipazione democratica del Parlamento, ad esempio introducendo il parere della Commissioni competenti per materia. Ribadisce pertanto che, così come formulato l'articolo 7-bis, non possa essere utilmente applicato.

  Riccardo MAGI (Misto-+E-CD), sottolinea i rischi e i limiti derivanti dalla previsione di una lista dei cosiddetti Paesi sicuri, meccanismo che potrebbe inficiare il principio dell'esame individuale delle domande dei richiedenti asilo. In tale contesto ritiene pertanto necessario che si chiarisca una volta per tutte quali siano i Paesi da considerare sicuri, come ad esempio la Turchia. Con riferimento al ruolo dell'Europa, ritiene che non si possa invocare la necessità di un intervento europeo, dal momento che sono stati gli stessi Stati nazionali a non aver voluto attribuire alle istituzioni europee tale potere.

  Giuseppe BRESCIA, presidente e relatore, evidenzia come il collega Magi probabilmente si sta riferendo alla proposta bocciata dal Movimento 5 Stelle, in base alla quale l'Italia avrebbe dovuto fungere da Paese filtro e che prevedeva che i migranti provenienti da Paesi non sicuri sarebbero dovuti rimanere nel nostro territorio.

  Riccardo MAGI (Misto-+E-CD), ritiene che una maggiore condivisione su queste tematiche con i partner europei sarebbe stato un notevole passo in avanti. Sottolinea come il superamento del Regolamento di Dublino è stato inizialmente un punto qualificante del Governo, successivamente accantonato. Ritiene quindi che su tale aspetto sarebbe opportuno un chiarimento all'interno della maggioranza.

  La Commissione, con distinte votazioni, respinge gli emendamenti Magi 7-bis.1, Speranza 7-bis.2, 7-bis.4, 7-bis.7, 7-bis.9, 7-bis.15, 7-bis.18 e Gebhard 7-bis.21.

  Giuseppe BRESCIA, presidente e relatore, esprime parere contrario su tutti gli riferiti emendamenti riferiti all'articolo 8.

  Il Sottosegretario Nicola MOLTENI esprime parere conforme a quello espresso dal relatore.

  Roberto SPERANZA (LeU), illustra le finalità dell'emendamento a sua prima firma 8.1, soppressivo dell'articolo 8, che interviene sulla materia della cessazione dello status di rifugiato. Al riguardo ritiene che non possa bastare un solo singolo rientro nel Paese di origine perché possa considerarsi cessato lo status di rifugiato. Ritiene pertanto che debbano essere individuati gravi motivi per tale cessazione, anche al fine di evitare l'insorgere di un notevole contenzioso e di creare una maggiore confusione nell'applicazione di una materia assai delicata.
  Riguardo all'emendamento a sua prima firma 8.3, evidenzia come esso sia volto a inserire un tempo congruo e certo del rientro nel Paese di provenienza affinché, possa considerarsi operante la cessazione dello status di rifugiato.

  Il Sottosegretario Nicola MOLTENI evidenzia come con tale intervento il deputato Speranza abbia evidenziato che anche il gruppo di LeU giudica opportuno regolamentare tale fattispecie, relativa a coloro che abbiano già ottenuto lo status di rifugiato. Ritiene al riguardo che non Pag. 35possa essere consentito il rientro nel Paese di origine per qualsiasi motivo.

  Roberto SPERANZA (LeU), sottolinea che lo status di rifugiato viene riconosciuto per un periodo di cinque anni; in tale periodo è assai probabile che le condizioni del Paese di origine possano essere radicalmente mutate. Ribadisce pertanto la necessità che sia individuato un limite temporale di almeno tre mesi perché il rientro possa determinare la cessazione dello status di rifugiato.

  La Commissione, con distinte votazioni, respinge gli identici emendamenti Speranza 8.1 e Magi 8.2, nonché l'emendamento Speranza 8.3.

  Giuseppe BRESCIA, presidente e relatore, esprime parere contrario su tutte le proposte emendative riferite all'articolo 9.

  Il Sottosegretario Nicola MOLTENI esprime parere conforme a quello espresso dal relatore.

  Roberto SPERANZA (LeU), intervenendo sull'ordine dei lavori, ed essendo imminente il limite delle ore 19 previsto per la votazione della proposta di conferire il mandato al relatore, chiede quale sia l'orientamento della Presidenza, al fine di comprendere se vi sarà adeguato spazio per le dichiarazioni di voto dei rappresentanti dei gruppi su tale votazione.

  Giuseppe BRESCIA, presidente e relatore, ricorda che l'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, della Commissione, ha stabilito di concludere l'esame in sede referente entro le 19 di oggi, anche qualora non si fosse concluso l'esame degli emendamenti.
  Essendo giunti a tale orario, avverte quindi che sarà ora posta in votazione la proposta di conferire il mandato al relatore a riferire all'Assemblea sul provvedimento, considerandosi conseguentemente respinte tutte le proposte emendative non ancora esaminate e non già ritirate.
  Chiarisce quindi che darà la parola a tutti i deputati che intendano intervenire in dichiarazione di voto sulla proposta di conferire il mandato al relatore a riferire all'Assemblea.
  Informa inoltre che è pervenuto il parere del Comitato per la legislazione, nonché i pareri favorevoli di tutte le Commissioni competenti in sede consultiva.

  Giovanni DONZELLI (FdI) chiede se il fatto che tutti gli emendamenti siano stati considerati respinti possa interferire con la presentazione di ordini del giorno in Assemblea.

  Giuseppe BRESCIA, presidente e relatore, chiarisce che tutti gli emendamenti respinti possono essere ripresentati in Assemblea così come gli ordini del giorno che i deputati ritengono di formulare.

  Riccardo MAGI (Misto-+E-CD), intervenendo per dichiarazione di voto, ribadisce il giudizio del tutto sfavorevole sulle modalità di conduzione dei lavori da parte della Presidenza, fatto che giudica di estrema gravità. Ritiene inoltre che le decisioni della Presidenza della Camera non hanno consentito lo svolgimento del dibattito necessario e la discussione approfondita di un provvedimento di estrema rilevanza. Al riguardo osserva come si è trattato di una volontà precisa della maggioranza riguardo ad un provvedimento già approvato dal Senato e sul quale il Governo intende porre la questione di fiducia. Ribadisce quindi l'opportunità che i lavori della Commissione possano proseguire nell'esame di un provvedimento che giudica lesivo di diritti fondamentali costituzionali. Ritiene infatti che siano state discusse con estrema superficialità anche le pregiudiziali di costituzionalità in Assemblea. Si tratta di un provvedimento volto ad alimentare la campagna elettorale per le consultazioni europee che in realtà acuisce le paure dei cittadini.
  Stigmatizza il fatto che in tale circostanza si sia scritta una pagina davvero brutta dei lavori parlamentari a causa di decisioni che coinvolgono la Presidenza della Commissione, il Governo, nonché la Presidenza della Pag. 36Camera. Evidenzia infine come la discussione del disegno di legge C. 1189 abbia testimoniato senza ombra di dubbi la presenza di un forte vincolo di mandato per i parlamentari della maggioranza.

  Roberto SPERANZA (LeU) ritiene sia stata scritta una pagina nera dei lavori parlamentari, dal momento che la maggioranza, con indifferenza e incomprensibile leggerezza, ha imposto una forzatura inaccettabile su una materia di rango costituzionale, violando principi fondamentali riconosciuti dalla Costituzione. Fa presente di aver partecipato fino alla fine ai lavori della Commissione, nella speranza che il confronto parlamentare abbia quantomeno lasciato nei deputati della maggioranza il seme del dubbio, ritenendo che il dibattito non possa che arricchire il dialogo democratico. Fa notare che il suo gruppo in Assemblea ricorrerà a tutti gli strumenti regolamentari possibili per impedire l'approvazione di un provvedimento che giudica pericoloso per la tenuta della democrazia e dello stato di diritto. Ritiene che tale triste passaggio parlamentare sancisca un grave deterioramento delle relazioni tra i gruppi, che avrà ripercussioni negative in futuro, ritenendo che di questo siano responsabili il Governo, i deputati della maggioranza e lo stesso Presidente della Commissione. Ritiene che le responsabilità del Presidente, verso il quale comunque nutre stima, siano particolarmente gravi, augurandosi che il medesimo Presidente ne sia consapevole e impedisca che in futuro ciò si verifichi di nuovo. In caso contrario, si assisterebbe, a suo avviso, ad uno svilimento del suo ruolo di garanzia. Fa notare infatti che si è registrata una inammissibile compressione dei tempi di esame, che ha condotto ad un dibattito circoscritto a pochi emendamenti, riguardanti peraltro un numero limitato di articoli.

  Giuseppe BRESCIA, presidente e relatore, fa presente di aver già chiarito i diversi passaggi nell’iter di esame del provvedimento che hanno inevitabilmente imposto alla Commissione un lavoro compresso e oggettivamente complicato. Si dichiara ben consapevole, dunque, delle difficoltà incontrate durante il percorso di esame del provvedimento, assicurando che in futuro, anche attraverso l'interlocuzione con il Ministro Fraccaro, si adopererà per evitare che si ripetano episodi di «ingolfamento» del lavoro parlamentare, al fine di assicurare tempi di esame congrui per la Commissione.

  Francesco Paolo SISTO (FI) fa notare che, allo stato, il gruppo di Forza Italia, al termine di un dibattito che definisce surreale, sul merito del provvedimento assume una posizione di indifferenza, ritenendo piuttosto opportuno soffermarsi su più rilevanti questioni di metodo, che richiamano la violazione di principi fondamentali recati dagli articoli 70, 72, 76 e 94 della Costituzione. Ritiene in particolare che sia stato inflitto un vulnus nei confronti del sistema bicamerale per ragioni di opportunità politica che hanno portato a uno scambio di favori tra gruppi.
  Pur giudicando inaccettabile la compressione dei lavori della Commissione, preannuncia il voto favorevole del suo gruppo sulla proposta di conferimento del mandato al relatore, come atto di fiducia e di rispetto nei confronti del Presidente relatore. Preannuncia altresì che il voto del suo gruppo, laddove fosse posta la questione di fiducia, sarebbe su di essa convintamente contrario, facendo presente che il suo gruppo si riserverà di assumere una posizione specifica sul merito del provvedimento nel prosieguo dell'esame in Assemblea. Fa notare, infatti, che il provvedimento pone questioni rilevanti, sulle quali il suo gruppo, anche prima della Lega, ha manifestato convinte adesioni. Giudica dunque importante che sia assicurato l'obiettivo di un equilibrio tra le esigenze della sicurezza e quelle dell'accoglienza.

  Giuseppe BRESCIA, presidente e relatore, in risposta a talune considerazioni svolte dal deputato Sisto, osserva che la Commissione nella seduta odierna ha esaminato oltre 200 emendamenti, relativi ai primi 11 articoli del provvedimento, pari ad un terzo delle proposte emendative presentate. Pag. 37Fa notare dunque che si è cercato di individuare spazi per un confronto il più possibile adeguato, ritenendo dunque infondate le argomentazioni di chi lamenta la violazione delle norme costituzionali che disciplinano la formazione delle leggi.

  Francesco Paolo SISTO (FI), intervenendo per una precisazione, dichiara che si sarebbe aspettato una risposta più franca da parte del Presidente, il quale, ad esempio, avrebbe potuto riconoscere la compressione dei tempi posta in essere e auspicare di non ripetere più una simile prassi. Ritiene dunque che il Presidente, dinanzi a una forzatura inaccettabile, stia tentando di difendere l'indifendibile, nascondendosi dietro a un dito.

  Giovanni DONZELLI (FdI), pur ritenendo che il provvedimento in esame rappresenti un segnale positivo rispetto almeno agli interventi operati negli ultimi anni dai Governi precedenti, fa notare che le attese iniziali sono state tradite, osservando che si sarebbe aspettato interventi più incisivi su diversi aspetti affrontati dal provvedimento. Osserva in particolare che la normativa sul rilascio dei permessi di soggiorno per motivi umanitari appare ancora a maglie troppo larghe, permanendo la previsione di alcune fattispecie che non consentono di dichiarare abrogata la protezione umanitaria, giudicando altresì mancante un intervento incisivo sul diritto di asilo, rispetto ad eventuali limitazioni nei territori di frontiera. Esprime poi perplessità per la durata prevista per il trattenimento nei centri di permanenza, manifestando poi insoddisfazione sulla mancata equiparazione per legge tra i costi delle pensioni sociali e quelli destinati alla gestione dell'accoglienza. Esprime perplessità sull'adeguatezza dei fondi stanziati per i rimpatri, giudicando negativamente la mancata previsione di una revoca della protezione in caso di reati gravi come quello legato allo sfruttamento della prostituzione. Stigmatizza altresì la mancanza di disposizioni che avrebbero garantito maggiore sicurezza, come quelle in materia di utilizzo di Taser da parte della polizia penitenziaria e della polizia locale. Si sarebbe aspettato altresì maggiore coraggio in materia di sgomberi dei campi rom, nonché nell'ambito dell'attuazione dell'operazione cosiddetta «strade sicure». Fa altresì notare che sul tema delle occupazioni abusive le promesse iniziali sono state deluse, a scapito dei diritti dei proprietari privati, riconosciuti dalla Costituzione. Manifesta insoddisfazione, infine, sulla parte del provvedimento riguardante i livelli stipendiali delle Forze di polizia e delle Forze armate. Esprime, dunque, profonda insoddisfazione per un'alleanza di governo che appare innaturale e che costringe la Lega a scelte poco coraggiose su materie così importanti.
  Preannuncia comunque il voto favorevole del suo gruppo sul conferimento del mandato al relatore, a fronte di un provvedimento che reca anche elementi positivi rispetto al passato, preannunciando altresì che, nel caso in cui venisse posta la questione di fiducia, il voto del suo gruppo sarebbe invece contrario.

  La Commissione delibera di conferire il mandato al relatore di riferire in senso favorevole all'Assemblea sul provvedimento in esame. Delibera altresì di chiedere l'autorizzazione a riferire oralmente.

  Giuseppe BRESCIA, presidente e relatore, si riserva di designare i componenti del Comitato dei nove sulla base delle indicazioni dei gruppi.
  Informa quindi che il gruppo del PD ha designato quale relatore di minoranza il deputato Migliore.

  La seduta termina alle 19.15.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

  Venerdì 23 novembre 2018.

  L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 15.20 alle 15.35.