CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 10 ottobre 2018
71.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Bilancio, tesoro e programmazione (V)
COMUNICATO
Pag. 72

SEDE REFERENTE

  Mercoledì 10 ottobre 2018. — Presidenza del presidente Claudio BORGHI. — Interviene la sottosegretaria di Stato per l'economia e le finanze Laura Castelli.

  La seduta comincia alle 14.35.

Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2018.
Doc. LVII, n. 1-bis, Annesso e Allegati.
(Esame e conclusione).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento in oggetto.

  Michele SODANO (M5S), relatore, ricorda che la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza-NADEF rappresenta lo strumento attraverso il quale il Governo aggiorna le previsioni economiche e di finanza pubblica del Documento di economia e finanza-DEF, in relazione alla maggiore stabilità e affidabilità delle informazioni disponibili sull'andamento del quadro macroeconomico. Il documento contiene l'aggiornamento degli obiettivi programmatici, le osservazioni e le eventuali modifiche e integrazioni del DEF in relazione alle raccomandazioni del Consiglio dell'Unione Europea relative al Programma di stabilità e al Programma nazionale di riforma, anticipando i contenuti della successiva manovra di bilancio.
  Fa quindi presente che la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2018 (NADEF 2018) aggiorna il quadro programmatico di finanza pubblica per il periodo 2019-2021 rispetto a quello contenuto nel Documento di economia e finanza dello scorso aprile (DEF 2018).
  La Nota è suddivisa in tre sezioni, relative al quadro macroeconomico, ai dati di finanza pubblica e alla strategia di riforma del Governo.
  Evidenzia poi che nella propria relazione si soffermerà sul quadro macroeconomico, dando conto dello scenario tendenziale e dello scenario programmatico, riservando all'altro relatore, Cestari, l'analisi dei saldi di finanza pubblica.
  Per quanto riguarda l'anno 2018, segnala che i più recenti indicatori congiunturali rilevano l'indebolimento della ripresa dell'economia italiana nei primi mesi dell'anno, in virtù di un contesto di crescita meno dinamica a livello europeo e globale. In tale situazione a soffrire sono Pag. 73state soprattutto le esportazioni nazionali, per le quali si prevede, tuttavia, una ripresa graduale negli anni successivi.
  Rileva che nella prima metà del 2018 il PIL reale è aumentato a un ritmo inferiore alle attese, con un tasso di crescita dello 0,3 per cento nel primo trimestre e dello 0,2 per cento nel secondo trimestre. Ciò porta a rivedere al ribasso la previsione di crescita del PIL per il 2018, dall'1,5 all'1,2 per cento.
  Per quanto riguarda il triennio 2019-2021, osserva come esso sia fortemente influenzato dal nuovo quadro internazionale (cd. variabili esogene) che esercita un effetto più sfavorevole sulla crescita del PIL. In particolare, le proiezioni del prezzo del petrolio sono salite, l'andamento previsto del commercio mondiale è meno favorevole, il tasso di cambio ponderato dell'euro si è rafforzato e i tassi di interesse e i rendimenti sui titoli pubblici sono più elevati. Vengono quindi rivisti al ribasso i tendenziali di crescita del PIL, allo 0,9 per cento nel 2019 e all'1,1 nel biennio 2020-2021.
  Il quadro macroeconomico programmatico per gli anni 2019-2021 include l'impatto sull'economia delle misure che saranno adottate con la prossima legge di bilancio.
  Al riguardo ricorda, in via preliminare, che il DEF dello scorso mese di aprile, presentato dal Governo Gentiloni, allora in carica per gli affari correnti, non recava il quadro programmatico, rinviando alle valutazioni del successivo Esecutivo l'eventuale elaborazione di tale quadro.
  Nello scenario programmatico della Nota, la crescita del PIL reale è prevista all'1,5 per cento nel 2019, all'1,6 per cento nel 2020 e all'1,4 per cento nel 2021.
  Per quanto riguarda l'impatto delle misure di cui si comporrà la manovra di bilancio sull'andamento del PIL, rispetto allo scenario tendenziale si profila un incremento del tasso di crescita del PIL di 0,6 punti percentuali nel 2019, di 0,5 punti percentuali nel 2020 e di 0,3 punti nel 2021.
  In relazione agli interventi programmati, sul versante delle spese, la Nota riporta, innanzitutto, che nel 2019 verrà introdotto il Reddito di Cittadinanza e si ristruttureranno e potenzieranno i Centri per l'Impiego (CPI).
  Si rende necessario, inoltre, intervenire sul sistema pensionistico così come delineato dall'ultima riforma, che limita il fisiologico turnover nelle risorse umane impiegate, anche allo scopo di rinnovare le competenze necessarie all'innovazione. Si introdurranno pertanto nuove modalità di accesso al pensionamento anticipato (c.d. quota 100).
  Al riguardo rileva che, nel complesso, le risorse previste per Reddito di Cittadinanza, Centri per l'impiego e pensionamenti anticipati assommano in media a circa lo 0,9 per cento del PIL annuo nel periodo 2019-2021.
  Si prevede, inoltre, di neutralizzare completamente le clausole di salvaguardia (IVA e accise) contenute nella legge di Bilancio 2018 relativamente all'annualità 2019, mentre si interverrà solo parzialmente su quelle riguardanti il 2020 e 2021.
  Sul versante delle spese, in attuazione della proposta flat tax per le imprese, nel 2019 si prevede l'innalzamento delle soglie minime per il regime semplificato d'imposizione su piccole imprese, professionisti e artigiani. Verrà inoltre introdotta un'aliquota ridotta, pari al 15 per cento, per l'imposta sui redditi di impresa, la quale si applicherà ai redditi corrispondenti agli utili destinati all'acquisto di beni strumentali e alle nuove assunzioni.
  Sottolinea poi come un capitolo di estrema importanza sia quello degli investimenti. Il Governo intende infatti dare nuovo impulso agli investimenti pubblici, invertendo la tendenza negativa in atto da molti anni (soprattutto a seguito della crisi economica), attraverso l'incremento delle risorse e il miglioramento della capacità di spesa delle amministrazioni pubbliche.
  Per quanto concerne le risorse, segnala che il Governo intende incrementare significativamente gli investimenti rispetto allo scenario tendenziale (nel quale peraltro è già incorporata la ripresa di tale tipologia di spese), con l'obiettivo di una graduale ricomposizione della spesa pubblica Pag. 74a favore di quella in conto capitale. Nello scenario programmatico le risorse aggiuntive sono pari a oltre 0,2 punti di PIL nel 2019, per arrivare ad oltre 0,3 punti di PIL nel 2021, portando la quota di investimenti pubblici (dall'1,9 per cento del PIL stimato per il 2018) al 2,3 per cento del PIL nel 2021.
  Risorse aggiuntive ulteriori saranno reperite al fine di portare la spesa per gli investimenti pubblici al 3 per cento del PIL entro la fine della legislatura, obiettivo al cui raggiungimento concorrerà anche la capacità di attivare in tempi rapidi le risorse finanziarie già stanziate dalla legislazione vigente, pari a circa 150 miliardi di euro per i prossimi 15 anni, di cui 118 miliardi già attivabili.
  Per quanto riguarda il miglioramento della capacità di spesa, il Governo sottolinea, in particolare, la necessità di valorizzare il partenariato pubblico-privato (PPP), attraverso la definizione di un contratto standard (già in stato avanzato di definizione); di rivedere il codice degli appalti, al fine di superare le incertezze interpretative emerse e semplificare le procedure; e di creare una task force con il compito di centralizzare le informazioni sui progetti in corso e promuovere le migliori pratiche.
  Per quanto riguarda le coperture delle nuove politiche, al netto del nuovo obiettivo di indebitamento netto, si prevedono tagli alle spese dei ministeri e altre revisioni di spesa per circa lo 0,2 per cento del PIL. Evidenzia inoltre che i fondi attualmente destinati al Reddito di Inclusione (REI) verranno utilizzati per coprire parte del costo del Reddito di Cittadinanza.
  Dal lato delle entrate, in conseguenza dei cambiamenti dell'imposizione su piccole imprese e utili reinvestiti, la NADEF prevede l'abrogazione dell'Imposta sul Reddito Imprenditoriale (IRI), un regime agevolativo che consente di tassare con aliquota IRES il reddito di società individuali e di persone, al netto della quota prelevata dall'imprenditore, soggetta a IRPEF, nonché dell'Aiuto alla Crescita Economica (ACE), un regime fiscale che prevede una detassazione degli utili societari accantonati a riserva o destinati ad aumenti di capitale.
  Segnala che ulteriore gettito deriverà da modifiche di regimi agevolativi e imposte ambientali.
  Ricorda, infine, che le previsioni macroeconomiche pubblicate nella NADEF 2018 sono state sottoposte alla valutazione dell'Ufficio parlamentare di bilancio (UPB). Le previsioni macroeconomiche della NADEF sono state valutate dall'UPB sia nello scenario tendenziale, basato sulle previsioni di finanza pubblica a legislazione vigente, sia nello scenario programmatico, che incorpora gli interventi di politica economica che il Governo intende porre in essere con la legge di bilancio. La normativa europea richiede la validazione delle sole previsioni programmatiche. In accordo con il Ministero dell'Economia e delle finanze (MEF), tuttavia, l'UPB estende l'esercizio di validazione anche alle previsioni dello scenario tendenziale.
  L'orizzonte della validazione concerne il periodo oggetto del Documento programmatico di bilancio (DPB), ossia, nel caso della NADEF 2018, il biennio 2018-19. Gli anni successivi (2020-21), non sono oggetto di validazione. L'UPB ne valuta tuttavia il realismo delle previsioni del Governo al di fuori del processo di validazione.
  La validazione è condotta dall'UPB basandosi sul confronto delle previsioni del MEF con quattro distinte previsioni fornite da tre istituti indipendenti (CER, Prometeia e REF.ricerche) e dal modello UPB-Istat, assumendo ipotesi comuni sulle variabili esogene internazionali e sulla manovra di finanza pubblica.
  Nella lettera al MEF dello scorso 19 settembre, l'UPB ha validato il quadro macroeconomico tendenziale 2018-19, valutando positivamente la plausibilità delle stime del Governo per tale biennio, ma anche sottolineando i rilevanti fattori di rischio sia per il biennio di validazione sia per i due anni successivi.
  Quanto al quadro macroeconomico programmatico, nella mattinata di martedì 9 ottobre l'UPB ha trasmesso al MEF i Pag. 75propri rilievi critici, che evidenziano un eccessivo ottimismo delle previsioni ufficiali del 2019.
  Il giudizio negativo sul quadro macroeconomico programmatico della NADEF per il 2019 si fonda sui seguenti aspetti:
   i disallineamenti rispetto alle attese sulle principali variabili macroeconomiche del panel UPB e a quelle dei più accreditati previsori, nazionali e internazionali; in particolare, secondo l'UPB, l'attesa del MEF di una crescita del PIL dell'1,5 per cento per effetto delle misure programmate, implicherebbe un moltiplicatore d'impatto per il primo anno sostanzialmente unitario, poco coerente con l'evidenza empirica disponibile;
   le deboli tendenze congiunturali di breve termine, che rendono poco realistiche forti deviazioni al rialzo rispetto allo scenario tendenziale del prossimo anno (validato dall'UPB);
   il rischio che nelle attese degli operatori di mercato lo stimolo di domanda ingenerato dall'espansione dell'indebitamento venga limitato dal contestuale aumento delle turbolenze finanziarie, destinate a riflettersi sulla spesa per interessi.

  I fattori di incertezza sulla crescita reale riguardano anche il biennio 2020-21, periodo al di fuori dell'orizzonte di validazione, quando lo stimolo di domanda associato all'espansione di bilancio sembrerebbe avere effetti elevati e persistenti.
  A seguito delle valutazioni dell'UPB, significativamente divergenti rispetto a quelle del Governo, la Commissione, su richiesta di un terzo dei suoi componenti, avvalendosi della possibilità prevista dall'articolo 18, comma 3, della legge n. 243 del 2012, ha chiesto al Ministro dell'economia e delle finanze di illustrare i motivi di tale divergenza, esplicitando se intende confermare le proprie valutazioni.
  Nell'audizione di questa mattina il Ministro Tria ha ribadito preliminarmente che le reazioni dei mercati finanziari appaiono ingiustificate in un contesto caratterizzato da solidi fondamentali dell'economia e della finanza pubblica italiana. La proposta di politica di bilancio del Governo appare equilibrata e caratterizzata da caute ipotesi sugli effetti che le misure potranno produrre sulla crescita.
  Il Ministro ha rilevato che le valutazioni dell'UPB non appaiono completamente coerenti con il contenuto della lettera di validazione del quadro tendenziale dello scorso 19 settembre. Secondo il Ministro, esaminando congiuntamente queste osservazioni dell'UPB con riferimento sia al quadro tendenziale sia al quadro programmatico, sembrano emergere due possibili spiegazioni: la prima è che, nella valutazione del panel UPB, la manovra non abbia alcun effetto sulla crescita del PIL nominale nel 2019; la seconda è che, dal 19 settembre ad oggi, il panel UPB abbia rivisto al ribasso le stime di crescita tendenziale. Ovviamente può ipotizzarsi anche una combinazione di entrambe le spiegazioni.
  Il Ministro rileva inoltre che, a differenza di quanto ipotizzato dall'UPB, il moltiplicatore delle misure diverse dalla disattivazione della clausola di salvaguardia risulta ben inferiore all'unità.
  In particolare, secondo il Ministro, la manovra nel suo complesso è quantificabile in un aumento dell'indebitamento pubblico rispetto al suo livello tendenziale di circa 22 miliardi nel 2019, pari all'1,2 per cento del PIL. Secondo le stime del modello econometrico ITEM l'impatto sul PIL reale della manovra nel suo complesso è di 0,6 punti percentuali, corrispondente a un moltiplicatore medio di 0,5 nel primo anno, un valore del tutto in linea con quello ottenuto da altri modelli in uso presso istituzioni internazionali.
  Quanto alla tempistica delle misure, nella consapevolezza della necessità per il tessuto economico sociale di attivare quanto prima gli investimenti e le misure di inclusione sociale previste, il Governo interpreta le obiezioni dell'UPB come uno stimolo all'azione anziché un motivo per abbassare le proprie previsioni e le proprie ambizioni.
  Il Ministro ha quindi concluso con un richiamo alla necessità di un quadro di Pag. 76pieno coordinamento istituzionale, evidenziando che gli interventi proposti si muovono nell'ambito degli strumenti messi a disposizione dalla governance economica europea per permettere ai paesi membri di meglio adattare le proprie politiche ai mutati contesti macroeconomici.

  Emanuele CESTARI (Lega), relatore, evidenzia che, come in precedenza rilevato dall'altro relatore, Sodano, la Nota di aggiornamento del DEF rappresenta lo strumento attraverso il quale il Governo aggiorna le previsioni di finanza pubblica del DEF e gli obiettivi programmatici.
  Per quanto riguarda i saldi di finanza pubblica osserva che, partendo da deficit tendenziali pari all'1,2 per cento del PIL nel 2019, 0,7 nel 2020 e 0,5 nel 2021, la manovra punta a conseguire un indebitamento netto della PA che, con un profilo comunque decrescente, risulti pari al 2,4 per cento del PIL nel 2019, al 2,1 per cento nel 2020 e all'1,8 per cento nel 2021.
  L'indebitamento netto strutturale, dopo il miglioramento di 0,2 punti di PIL (da –1,1 a –0,9) previsto per quest'anno, aumenterebbe di 0,8 punti nel 2019 (da –0,9 a –1,7) e si manterrebbe su tale livello (-1,7) per il 2020 e il 2021, mentre il processo di riduzione dell'indebitamento netto strutturale riprenderebbe dal 2022 in avanti o, comunque, al conseguimento dei livelli di attività economica precedenti la crisi.
  Per quanto riguarda l'avanzo primario, esso mostra una dinamica differenziata negli anni, con una riduzione per il 2018 all'1,3 per cento del PIL ed un progressivo aumento fino all'1,7 per cento nel 2020 e al 2,1 per cento nel 2021.
  Sottolinea quindi che nella Nota si prende atto che l'impulso espansivo del 2019 determina una deviazione dal sentiero di convergenza verso il pareggio di bilancio strutturale. Ciò è reso necessario per rilanciare la domanda interna poiché un atteggiamento pedissequo e aderente a queste regole europee non migliorerebbe le prospettive di crescita di medio periodo e la sostenibilità sociale ma aggraverebbe la contingente situazione nazionale. Evidenzia che il Governo, nella NADEF, ritiene prioritario anche un programma straordinario di investimenti, da presentare a breve, che è comunque compatibile con l'accesso alla flessibilità all'interno del sistema di regole europee, consentendo in linea di principio deviazioni anche rilevanti dall'obiettivo di medio termine di bilancio strutturale in pareggio.
  Nella Nota si prevede per il 2018 una riduzione del rapporto al 130,9 per cento, a fronte del 130 previsto nel DEF 2018, determinata dalla crescita nominale del PIL (2,5 per cento) superiore alla crescita dello stock di debito (2,3 per cento).
  Osserva come la riduzione del rapporto debito/PIL appaia più marcata nel percorso programmatico fissato dal Governo per il triennio 2019-2021, nonostante il livello dello stock di debito presenti un andamento crescente di anno in anno. Nello specifico fa presente che il Governo intende ridurre il debito pubblico al 130 per cento del PIL nel 2019, al 128,1 per cento nel 2020 e al 126,7 per cento nel 2021.
  Al riguardo il Governo dichiara di condividere l'obiettivo di riduzione del rapporto debito/PIL, pur ritenendo che il miglior modo di perseguirlo sia quello risultante da una accelerazione della crescita economica favorita dalla manutenzione del territorio, delle infrastrutture e dalla ripresa degli investimenti pubblici, anche in capitale umano e innovazione. Un'azione sul numeratore del rapporto, attraverso una restrizione di bilancio, invece, potrebbe, nel contesto in cui il Governo è subentrato, mettere a rischio la ripresa economica e la coesione sociale vista la bassa crescita nominale, la lenta accelerazione dei salari, il rallentamento del commercio internazionale, l'elevato tasso di disoccupazione, soprattutto giovanile, e i ridotti investimenti.
  Auspicando un deciso rinnovamento delle regole fiscali europee alla luce delle esperienze maturate negli ultimi anni, il Governo ritiene, quindi, che continuino a permanere fattori rilevanti che giustificano il mancato rispetto della regola del debito in chiave prospettica.Pag. 77
  Con specifico riguardo alla spesa per interessi, la Nota rileva che dal 2019 tornerà a crescere in termini nominali a causa di una graduale ripresa dei tassi di interesse. Rispetto alla previsione del DEF, la curva dei rendimenti subisce una traslazione verso l'alto, portando la spesa per interessi nel 2019 al 3,6 per cento del PIL (contro il 3,5 per cento del DEF).
  Avviandosi alla conclusione, ricorda che alla Nota di aggiornamento risultano allegati, secondo quanto prescritto dalla legge di contabilità, le relazioni sulle spese di investimento e sulle relative leggi pluriennali, il rapporto programmatico recante gli interventi in materia di spese fiscali; il rapporto sui risultati conseguiti in materia di misure di contrasto all'evasione fiscale e contributiva e la relazione sull'economia non osservata e sull'evasione fiscale e contributiva.
  È altresì presentata, in concomitanza con la Nota di aggiornamento del DEF, la Relazione al Parlamento redatta ai sensi dell'articolo 6, comma 5, della legge n. 243 del 2012, che illustra l'aggiornamento del piano di rientro verso l'obiettivo programmatico strutturale (MTO) e dovrà essere approvata a maggioranza assoluta da entrambe Camere.
  Segnala infine che la Nota dichiara collegati alla decisione di bilancio dodici disegni di legge, tra cui quelli recanti l'introduzione del reddito di cittadinanza e la riforma dei centri per l'impiego, misure a favore dei soggetti coinvolti dalla crisi del sistema bancario (c.d. Fondo ristoro a favore dei risparmiatori truffati) e disposizioni per la riforma del Codice del Lavoro.
  Conclude sottolineando che la maggioranza ha elaborato proposte di politica economica compatibili con l'obbiettivo di rimanere entro livelli di indebitamento netto analoghi a quelli degli anni più recenti, come ha ribadito anche il Ministro dell'economia e delle finanze, diluendo le proposte del programma di Governo nell'arco della legislatura.

  Fabio MELILLI (PD) chiede conferma ai relatori se risponda al vero quanto dichiarato dal Ministro dell'economia e delle finanze in ordine al costo della prima fase di attuazione della flat tax, valutato in 600 milioni di euro per l'anno 2019.

  Pietro NAVARRA (PD) osserva che le politiche che il Governo intende attuare con la prossima manovra di bilancio sono dichiaratamente volte a incrementare la crescita e l'occupazione. Segnala poi che gli strumenti attraverso i quali il Governo intende raggiungere tali obiettivi sono il Reddito di cittadinanza, che si sostanzia in un sussidio avente l'ulteriore finalità di inserire i percettori nel mondo del lavoro, e l'intervento sui requisiti pensionistici, cosiddetta «quota 100», che dovrebbe indurre le imprese ad assumere giovani lavoratori in sostituzione di quelli anziani che accedono al pensionamento. Riguardo a quest'ultimo punto esprime perplessità. Osserva infatti che studi ed analisi empiriche hanno dimostrato che il tasso di sostituzione non sia affatto di un giovane assunto per ogni lavoratore anziano che cessa l'attività, ma possa essere addirittura, in periodi di bassa crescita economica, di una assunzione a fronte di cinque pensionamenti. Chiede pertanto chiarimenti alla rappresentante del Governo sulle analisi economiche poste a base delle previsioni contenute nella Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza.

  Pietro Carlo PADOAN (PD), ricollegandosi alle considerazioni testé svolte dal collega Navarra, evidenzia che, ai fini della valutazione dell'impatto finanziario della revisione dei requisiti per l'accesso al pensionamento si dovrà tener conto anche della riduzione di gettito fiscale da ciò derivante, in quanto i lavoratori anziani, al termine della vita lavorativa, percepiscono redditi superiori a quelli dei giovani che potranno essere assunti per la loro sostituzione.

  Stefano FASSINA (LeU) ritiene opportuno svolgere un breve accenno al quadro sistemico nel quale si inserisce la presente Nota di aggiornamento del Documento di Pag. 78economia e finanza, sottolineando gli effetti deflattivi sistemici derivanti dal mercato comune e dalle politiche mercantilistiche, fortemente concentrate sulle esportazioni, dell'Unione europea, che hanno contribuito a creare un ambiente sfavorevole alla crescita, soprattutto per i Paesi con elevato debito pubblico, come l'Italia. Ricorda il piano Junker, che avrebbe dovuto sostenere gli investimenti, tuttora al di sotto del livello che avevano nel 2008, i cui effetti sono stati irrilevanti e che è stato rapidamente abbandonato.
  Sottolinea poi la mancata considerazione della grave situazione di crisi del Mezzogiorno da parte della Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza, suggerendo di orientare in questa parte del territorio nazionale la maggior parte degli investimenti che il Governo si propone di finanziare.
  Passando quindi a una disamina delle coperture per le misure che il Governo propone di introdurre, evidenzia come sia prospettata una copertura di 15 miliardi di euro, suddivisi tra 6,9 miliardi di tagli alla spesa e 8,1 miliardi di maggiori entrate, a fronte di una spesa complessiva di 16 miliardi di euro per reddito di cittadinanza e anticipo dell'accesso al pensionamento. Si dichiara quindi molto preoccupato per l'impatto sociale dei tagli alla spesa e dell'aumento delle entrate destinati alla copertura dei suddetti interventi e chiede che vengano indicati almeno gli ambiti nei quali si ritiene di conseguire la riduzione della spesa e l'incremento del gettito, al fine di comprendere il possibile impatto macroeconomico e sociale di tali modalità di copertura. Fa presente al riguardo che un eventuale intervento di riduzione delle detrazioni fiscali potrebbe intaccare la progressività dell'imposizione, vanificando in parte i benefici economici e sociali che si intendono ottenere con le predette misure.

  Maria Anna MADIA (PD) sottolinea come la maggioranza sia stata costretta a rivedere la decisione, annunciata a fine settembre scorso, di fissare al 2,4 per cento, per tutti gli anni del triennio 2019-2021, l'indebitamento netto della PA e abbia quindi deciso di ridurre, nel corso di un successivo Consiglio dei ministri, rispettivamente al 2,1 e all'1,8 per cento la misura dell'indebitamento per gli anni 2020 e 2021. Questo cambiamento non è da attribuire, a suo parere, alle critiche delle istituzioni dell'Unione europea, ma al timore di perdere credibilità nei confronti degli investitori, tra i quali sono presenti sicuramente anche elettori dei partiti di Governo.
  Si chiede poi quale sia la visione politica espressa dalla Nota di aggiornamento del DEF 2018 e con quali strumenti ci si proponga di stimolare la crescita.
  Al riguardo esprime il timore che le riforme preannunciate dalla maggioranza non vengano coperte con tagli alla spesa improduttiva, ma soprattutto con tagli ai servizi per i cittadini. Osserva che la pressione fiscale non si ridurrà stabilmente, considerando che la sterilizzazione dell'aumento dell'IVA si riferisce per ora esclusivamente al 2019, e che l'incremento degli investimenti pubblici, a dispetto dei proclami roboanti, non sarà particolarmente rilevante, essendo limitato allo 0,2 per cento del PIL. Evidenzia inoltre la scarsa chiarezza e coerenza delle scelte di politica industriale, ricordando come a ridosso del crollo del ponte di Genova si parlasse di nazionalizzazioni, mentre nella Nota si preannunciano rilevanti privatizzazioni.
  Teme anche, riservandosi comunque di valutare i disegni di legge attuativi, che il reddito di cittadinanza si possa risolvere in una mera partita di giro a fronte dell'eliminazione del reddito di inserimento e del taglio a servizi e spese fiscali.
  Conclude dubitando che quanto previsto nella Nota di aggiornamento possa contribuire a rafforzare l'Italia, anche in considerazione del fatto che una prima conseguenza, già visibile, delle politiche perseguite dal Governo è stata l'aumento del costo del debito.

  Luigi MARATTIN (PD), nell'associarsi alla posizione espressa dall'onorevole Madia, intende sottoporre all'attenzione della Pag. 79sottosegretaria Castelli e dei relatori due questioni.
  In primo luogo, chiede un chiarimento al fine di comprendere se tra le risorse aggiuntive per gli investimenti pubblici previste dalla prossima manovra di finanza pubblica – che nella Nota di aggiornamento del DEF 2018 risultano cifrate in 3,5 miliardi di euro per il 2019 equivalenti a 0,2 punti percentuali di maggiore indebitamento netto nella medesima annualità – sono computati, in tutto o in parte, anche i circa 1,6 miliardi di euro derivanti dall'utilizzo degli avanzi di amministrazione consentito agli enti territoriali in applicazione delle sentenze della Corte costituzionale n. 247 del 2017 e n. 101 del 2018, rispetto ai quali il Ministro dell'economia e delle finanze, Giovanni Tria, nel corso della sua audizione avrebbe anticipato l'adozione di un provvedimento normativo ad hoc.
  Osserva in proposito che, come pure indicato in un documento curato dall'Ufficio parlamentare di bilancio, gli avanzi di amministrazione disponibili, qualora sommati agli ulteriori trasferimenti di risorse vincolate ma non ancora impegnate, ammontano a circa 16,2 miliardi di euro.
  Rileva altresì che, rispetto all'importo da ultimo citato, l'impatto sull'indebitamento netto per il 2019 riguarderebbe solo la quota delle risorse effettivamente erogate e che da ciò, in considerazione del fatto che ciò avviene normalmente in una misura percentuale pari mediamente al 10 per cento della spesa totale, si ricaverebbe per l'appunto la cifra prima menzionata di circa 1,6 miliardi di euro.
  Ricorda inoltre che, a copertura dell'utilizzo degli avanzi di amministrazione sopra richiamati, già risultano previsti 900 milioni di euro stanziati per il 2019 dalla legge di bilancio per il 2017 nonché ulteriori 340 milioni di euro circa derivanti dal differimento dell'efficacia delle convenzioni concernenti i bandi per la riqualificazione delle periferie urbane, inopinatamente approvato dalla maggioranza parlamentare con il decreto-legge n. 91 del 2018 in materia di proroga di termini.
  Osserva quindi che, qualora i circa 1,6 miliardi di euro derivanti dall'utilizzo degli avanzi di amministrazione fossero effettivamente già computati nell'ambito dei 3,5 miliardi di euro di investimenti aggiuntivi indicati nella Nota di aggiornamento del DEF 2018, in tal caso buona parte della copertura dei relativi oneri risulterebbe già assicurata da misure normative in precedenza adottate, con il problema aggiuntivo, tuttavia, che ci si troverebbe di fatto in presenza di un cospicuo trasferimento di risorse dai comuni alle province e alle regioni.
  Venendo alla seconda questione, in riferimento al «deciso rinnovamento delle regole fiscali europee» auspicato nella sua relazione dall'onorevole Cestari, chiede un chiarimento in merito a come concretamente il Governo intenda affrontare tale questione presso le competenti sedi europee, fermo restando che a suo giudizio occorrerebbe comunque passare da un sistema incentrato su regole strutturali ad uno fondato piuttosto su regole nominali.

  La sottosegretaria Laura CASTELLI, per quanto attiene alle questioni sollevate, anche sotto il profilo finanziario, in merito all'introduzione di forme di pensionamento anticipato, attraverso il meccanismo della cosiddetta «quota 100», intervento peraltro auspicato anche dal mondo delle imprese, fa presente che indicazioni di maggior dettaglio saranno naturalmente contenute nella relazione tecnica allegata al prossimo disegno di legge di bilancio, il quale peraltro, come noto, sarà anticipato dalla predisposizione di un decreto-legge fiscale collegato alla manovra di finanza pubblica.
  Per quanto concerne invece i tagli alla spesa pubblica preannunciati nella Nota di aggiornamento del DEF 2018, precisa che il Governo intende prevalentemente intervenire attraverso un'opera di razionalizzazione e riqualificazione della spesa medesima, salvaguardando comunque livelli adeguati nell'erogazione dei servizi pubblici essenziali e ponendo piuttosto mano ad una revisione delle spese improduttive. Pag. 80
  In riferimento all'ammontare delle risorse volte a finanziare l'introduzione della flat tax, osserva che le cifre rese nel corso della sua audizione dal Ministro dell'economia e delle finanze, Giovanni Tria, pari a 0,6 miliardi di euro nel 2019, a 1,8 miliardi di euro nel 2020 e a 2,3 miliardi di euro nel 2021 derivano dal presumibile effetto della predetta misura nelle diverse annualità, laddove il Ministro dell'interno, Matteo Salvini, ha fatto invece cenno, in relazione all'adozione della medesima misura, agli aspetti di carattere strutturale della stessa.
  In ordine alla questione centrale degli investimenti e del relativo effetto di moltiplicatore, ritiene che il tema centrale da affrontare sia quello della concreta realizzazione degli investimenti medesimi, anche attraverso l'adozione di innovativi moduli organizzativi e procedimentali da parte degli enti pubblici interessati, nonché mediante una revisione del funzionamento di una pluralità di fondi a ciò dedicati – quali ad esempio quello per gli investimenti e lo sviluppo infrastrutturale del Paese, di cui all'articolo 1, comma 140, della legge n. 236 del 2016, successivamente rifinanziato – le cui risorse, spesso cospicue, non sempre riescono ad essere utilmente impegnate, anche per difficoltà inerenti al riparto delle competenze.
  Anche a prescindere dalla libera valutazione della Nota di aggiornamento del DEF 2018 da parte di ciascuna forza politica, ritiene tuttavia che il documento presentato dal Governo sia ispirato da una volontà di innovazione nelle soluzioni prospettate rispetto ai problemi reali del Paese nonché dalla fiducia nella possibilità di perseguire gli ambiziosi obiettivi prefissati, anche in considerazione del fatto che non sempre nel passato le ricette adottate si sono poi rivelate soddisfacenti.
  Per quanto riguarda invece la disciplina degli enti locali, fa presente che le misure concernenti tale delicato settore saranno pienamente delineate nel disegno di legge di bilancio.
  Con riferimento alla richiesta di chiarimento formulata dall'onorevole Marattin in merito all'eventuale computo all'interno dei nuovi investimenti, pari a 3,5 miliardi di euro per l'anno 2019, dei circa 1,6 miliardi di euro derivanti dall'utilizzo degli avanzi di amministrazione da parte degli enti territoriali, fa presente che una risposta al riguardo potrà essere meglio dettagliata solo successivamente, ferma tuttavia restando la determinazione del Governo ad aumentare la spesa pubblica in conto capitale intesa quale elemento indispensabile per una effettiva e duratura ripresa del complesso delle attività economiche. Riconosce tuttavia come in tale contesto l'attuale Esecutivo possa avvalersi anche del lavoro svolto dal precedente Governo, che ha adottato talune rilevanti misure volte, ad esempio, a consentire, come in precedenza ricordato anche dall'onorevole Marattin, l'utilizzo degli avanzi di amministrazione da parte degli enti territoriali.
  Chiarisce altresì che i saldi di finanza pubblica non sono stati oggetto di una rivisitazione dopo la deliberazione della Nota di aggiornamento del DEF 2018 dello scorso 27 settembre, ma che il Governo ha impiegato i giorni successivi alla predetta data al solo fine di apportare al testo le necessarie correttivi, prevedendo tra l'altro una più consistente riduzione del deficit per gli anni 2020 e 2021.
  Rivendica inoltre il fatto che l'attuale Governo, a differenza di quanto accaduto nel corso degli anni precedenti, non solo ha interamente disinnescato l'aumento delle aliquote IVA per l'anno venturo, ma ha anche previsto la parziale disattivazione delle clausole di salvaguardia per gli anni 2020 e 2021.
  In riferimento alla richiesta di chiarimento formulata dall'onorevole Marattin in merito alla auspicabile riforma delle regole fiscali europee, si limita ad osservare che su tale rilevante questione è già stata avviata dal precedente Governo una discussione molto proficua e utile, sebbene poco nota ai non addetti ai lavori, che consente sin d'ora di tracciare un percorso il cui effettivo compimento sarà tuttavia subordinato al concreto confronto presso le competenti sedi istituzionali europee nonché ad una tempistica che non è al Pag. 81momento dato individuare con ragionevole grado di certezza. Considera auspicabile peraltro che nell'approfondimento di tale rilevante tema potrebbero essere utilmente coinvolte anche le Camere.

  Nunzio ANGIOLA (M5S), nel condividere quanto affermato in materia dalla sottosegretaria Castelli, ritiene che il tema assai complesso della riforma delle regole fiscali europee risulti in qualche modo ricompreso anche nell'ambito della serie di proposte di atti dell'Unione europea di cui le Commissioni riunite V e XIV della Camera dei deputati hanno avviato l'esame in data 26 settembre 2018 e che pertanto in tale sede esso potrà essere utilmente approfondito.
  In particolare, ritiene si debba finalmente avviare una discussione aperta e costruttiva in sede europea in merito alla individuazione di strumenti di finanziamento comuni e di forme di mutualità del debito che consentirebbero, ad esempio, di abbattere notevolmente la spesa per interessi sul debito pubblico del nostro Paese, che potrebbe addirittura passare dagli attuali circa 65 miliardi di euro in ragione d'anno a 10-15 miliardi di euro annui, destinando le risorse in tal modo rivenienti al finanziamento di politiche pubbliche di welfare.

  Claudio BORGHI, presidente, avverte che sono pervenuti i pareri delle Commissioni competenti in sede consultiva, che sono in distribuzione.

  Andrea MANDELLI (FI), viste le premesse espresse nell'intervento della rappresentante del Governo, dichiara di attendere con ansia il disegno di legge di bilancio, nel quale saranno contenute molte delle misure preannunciate dal Governo nella Nota di aggiornamento del DEF. Ricordando che il gruppo di Forza Italia non è mai stato preoccupato dalla possibilità di effettuare manovre in deficit qualora necessario, esprime perplessità per le politiche che il Governo intende attuare con le risorse derivanti dal previsto maggiore indebitamento. Segnala, inoltre, che per quanto riguarda la sterilizzazione degli aumenti delle imposte indirette previste dalle clausole di salvaguardia non si registra un cambiamento significativo. Quanto alle misure simboliche della maggioranza, ossia il reddito di cittadinanza e la promozione degli investimenti, ricorda che anche il Ministro Tria in audizione ha dichiarato che gli effetti di tali misure non possono essere previsti con precisione. A tale proposito, dichiara che il gruppo di Forza Italia è contrario all'introduzione del reddito di cittadinanza, il quale rimane un sussidio che non fa che accrescere la sudditanza dei cittadini italiani nei confronti dello Stato, escludendo qualsiasi possibilità di emancipazione.
  Si dichiara preoccupato rispetto a quanto un forte aumento dello spread potrà costare ai cittadini italiani in termini di maggiori interessi sui mutui e di minore liquidità per le imprese. Si dichiara, altresì, perplesso per il conflitto che il provvedimento in esame sembra aver scatenato tra istituzioni e organi dello Stato in merito alle previsioni in esso contenute.
  Concludendo, esprime perplessità e insoddisfazione rispetto al provvedimento in esame e, alla luce delle considerazioni effettuate, preannuncia il voto contrario del suo gruppo sul provvedimento in esame e la presentazione di una relazione di minoranza.

  Luigi MARATTIN (PD) preannuncia la presentazione di una relazione di minoranza da parte del proprio gruppo.

  Stefano FASSINA (LeU) preannuncia la presentazione di una relazione di minoranza da parte del proprio gruppo.

  La Commissione delibera di conferire il mandato ai relatori di riferire in senso favorevole all'Assemblea sul provvedimento in esame. Delibera altresì di chiedere l'autorizzazione a riferire oralmente.

  La seduta termina alle 15.55.

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AVVERTENZA

  I seguenti punti all'ordine del giorno non sono stati trattati:

ATTI DEL GOVERNO

Schema di decreto legislativo recante attuazione della direttiva (UE) 2016/1164 recante norme contro le pratiche di elusione fiscale che incidono direttamente sul funzionamento del mercato interno come modificata dalla direttiva (UE) 2017/952 recante modifica della direttiva (UE) 2016/1164 relativamente ai disallineamenti da ibridi con i paesi terzi.
Atto n. 42.

DELIBERAZIONE DI RILIEVI SU ATTI DEL GOVERNO

Schema di decreto ministeriale recante regolamento per l'applicazione delle norme in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro nell'ambito delle articolazioni centrali e periferiche della Polizia di Stato, del Dipartimento dei vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile, del Corpo nazionale dei vigili del fuoco nonché delle strutture del Ministero dell'interno destinate per finalità istituzionali all'attività degli organi con compiti in materia di ordine e sicurezza pubblica.
Atto n. 43.