CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 25 luglio 2018
42.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Politiche dell'Unione europea (XIV)
COMUNICATO
Pag. 157

ATTI DELL'UNIONE EUROPEA

  Mercoledì 25 luglio 2018. — Presidenza del presidente Sergio BATTELLI.

  La seduta comincia alle 14.

Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni – Una nuova agenda europea per la cultura.
COM(2018)267 final.
Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni – Costruire un'Europa più forte: il ruolo delle politiche in materia di gioventù, istruzione e cultura.
COM(2018)268 final.
(Parere alla VII Commissione).
(Seguito dell'esame congiunto e rinvio).

  La Commissione prosegue l'esame congiunto dei provvedimenti in oggetto, rinviato nella seduta dell'11 luglio 2018.

  Virginia VILLANI (M5S), relatrice, con specifico riferimento alla comunicazione «Costruire un'Europa più forte: il ruolo delle politiche in materia di gioventù e istruzione e cultura», sottolinea che essa punta a rafforzare e a rendere operative parte di quelle iniziative già intraprese Pag. 158dall'Unione europea e dalla nuova agenda europea. In particolar modo concentra la sua attenzione sui giovani e sulle possibilità di sfruttare al meglio le opportunità offerte dalle nuove tecnologie e dalle tendenze globali: l'istruzione e la formazione quale soluzione, forma di investimento per l'individuo e per la società in generale. Ricorda che la comunicazione riunisce una serie di iniziative nei settori della gioventù, della cultura, nonché nella politica dell'istruzione e della formazione per contribuire a garantire un'Europa più competitiva, inclusiva e coesa: la Commissione europea presentando una «strategia per la gioventù» per il periodo 2019-2027, si concentra sull'emancipazione dei giovani europei e sul rafforzamento della loro voce nel processo di elaborazione delle politiche dell'Unione europea, considerati parte integrante del cambiamento. In tal senso, al fine di realizzare uno spazio europeo dell'Istruzione, evidenzia come la Commissione europea presenti due proposte di raccomandazione del Consiglio sul riconoscimento reciproco dei diplomi e sul miglioramento dell'insegnamento e dell'apprendimento delle lingue: entrambe le iniziative sono fondamentali per favorire la mobilità dell'apprendimento in Europa. La Commissione europea si impegna inoltre anche nell'istituzione di sistemi di educazione e cura della prima infanzia di alta qualità, per garantire a tutti i bambini in Europa di iniziare la loro vita nel migliore dei modi. Rileva che queste iniziative costituiscono le pietre miliari nel processo di costruzione di un'Unione europea rafforzata, e rispecchiano l'importanza che l'attuale Commissione europea attribuisce agli investimenti nei giovani e nel loro futuro. Osserva che lo spazio europeo dell'istruzione secondo la comunicazione dovrebbe contribuire al raggiungimento di tre obiettivi: promuovere la mobilità e la cooperazione transfrontaliere nel settore dell'istruzione e della formazione; contribuire a superare gli ostacoli ingiustificati che rendono più difficile l'apprendimento, la formazione o il lavoro in un altro paese; sostenere gli Stati membri nel migliorare la natura inclusiva, basata sull'apprendimento permanente e orientata all'innovazione dei sistemi di istruzione e formazione, congiuntamente alle iniziative intraprese dalla nuova agenda. Rileva che la creazione dello spazio europeo dell'istruzione, quale sfera di influenza comune e condivisa, consentirà agli Stati membri dell'Unione europea di fare di più per migliorare l'inclusività e la qualità dei loro sistemi di istruzione e formazione, e di porsi come modello per i paesi terzi. Sottolinea che due sono le strade che l'Unione seguirà per la sua attuazione: il programma Erasmus, vettore principale nella promozione della mobilità per l'apprendimento, ben noto per la forza dei suoi effetti in termini di integrazione e inclusione politica e sociale dei giovani; l'attuale cooperazione europea nel settore dell'istruzione e della formazione. Evidenzia che entrambi gli strumenti dovranno essere sostenuti da altre politiche dell'Unione europea, in particolar modo tramite il Fondo sociale europeo, la cui adeguata conoscenza sfruttamento dei suoi finanziamenti, è in grado di addurre tangibili risultati sulla qualità della vita dei cittadini, e che è responsabilità del nostro Paese conoscere e saper sfruttare adeguatamente in concomitanza di questi. Segnala che, per rendere lo spazio europeo dell'istruzione una realtà, la Commissione europea presenta una serie di iniziative. In primo luogo, il riconoscimento reciproco e automatico dei diplomi e dei periodi di studi all'estero. Nonostante i progressi raggiunti in termini di mobilità, infatti sono ancora numerosi gli ostacoli che incontrano le persone nel richiedere il riconoscimento formale dei propri titoli di livello terziario o secondario superiore in un altro Stato membro. Lo stesso vale anche per i periodi di studio all'estero. La Commissione europea punta pertanto, in correzione a tale mancanza, al riconoscimento automatico delle qualifiche come principio di base entro il 2025. In secondo luogo, rileva come, ad avviso della Commissione europea, occorra migliorare l'apprendimento delle lingue straniere per rafforzare la cittadinanza europea e aiutare le persone a scoprire altre culture. La Pag. 159Commissione europea propone un nuovo approccio globale all'apprendimento delle lingue nella scuola dell'obbligo, al fine di garantire che sempre più giovani sappiano padroneggiare l'uso di più lingue. Ulteriore iniziativa della Commissione europea è rappresentata dalla carta europea dello studente che potrà contribuire a ridurre gli oneri amministrativi e i costi per gli studenti e gli istituti di istruzione. Inoltre, ad avviso della Commissione, aiuterà gli studenti ad accedere facilmente a vari servizi, quali biblioteche, trasporti, alloggi. La Commissione europea intende introdurre progressivamente la carta europea dello studente entro il 2021. Segnala che un'altra iniziativa riguarda la nascita di Università europee. La previsione di un approccio transfrontaliero tra i vari istituti situati nei vari paesi europei, al fine di garantire la libera circolazione di studenti e di conoscenze tra questi, e garantire una ricerca e un'innovazione di elevata qualità data un nuovo approccio multidisciplinare. Ciò dovrebbe portare all'introduzione di «titoli di laurea europei» riconosciuti in tutta Europa. Osserva come tali università si baseranno su una serie di principi fondamentali, ma non vi sarà un modello unico per tutti, ma modelli differenziati in base alle esigenze degli istituti, che potranno fare affidamento contemporaneamente su finanziamenti sia europei che nazionali. In questo modo sarà possibile affrontare quelle sfide sociali e quella carenza di competenze di cui l'Europa è affetta. La Commissione europea intende pertanto istituire almeno venti università europee entro il 2024. Tale ambizioso risultato sarà possibile tramite la creazione di uno statuto giuridico specifico per le università europee entro il 2015, di concerto della Commissione europea con le parti interessate. Segnala, infine, l'iniziativa relative al rafforzamento della scuola di governance europea e transnazionale istituita per iniziativa dell'Istituto universitario europeo di Firenze, per la formazione di dirigenti delle organizzazioni pubbliche, private e della società civile. Segnala che la Commissione europea proporrà in aggiunta la creazione di centri di eccellenza per l'istruzione e la formazione professionale per sviluppare programmi di studio e qualifiche di alta qualità incentrati sulle esigenze in materie di competenze settoriali, fungendo anche da incubatori di impresa e catalizzatori per gli investimenti. Rileva che dalla realizzazione congiunta di tutte queste iniziative la Commissione europea persegue l'obiettivo del consolidamento di uno spazio europeo dell'istruzione ponendo i giovani, l'istruzione e la cultura in cima alla sua agenda politica. Sottolinea che l'attenzione riposta dall'Unione europea sulla cultura, quale motore principale di integrazione e di sviluppo, ma anche di «ricircolo» della conoscenza e delle persone, non solo evidenzia che tale approccio è in grado di garantire un maggiore afflusso di nuove competenze e di nuovi strumenti all'interno del nostro Paese, ma che grazie alle diverse metodologie adottate dai Paesi comunitari in seguito alle comunicazioni, sarà pertanto possibile estrarre altrettante soluzioni adoperabili nel nostro ordinamento. Tali iniziative vanno a rafforzare quello stesso spirito di innovazione promosso dal nostro contratto di Governo, che pone appunto la sua attenzione sulla cultura, conformemente alle linee programmatiche già avanzate dal Ministro Bonisoli per la riforma di tale istituto. Rileva che un'altra questione di non irrilevante importanza che sottopone all'attenzione della Commissione, riguarda il potenziamento e l'uso congiunto dei fondi europei indirizzati alla creazione di uno spazio unico europeo dell'istruzione, dal cui accesso condiviso è possibile attingere tecniche, strumenti, strategie, da applicare nel nostro ordinamento per correggere quelle storture inerenti al nostro sistema d'istruzione, e che pertanto necessitano di essere sanate. Evidenzia che, puntando dunque sul perfezionamento delle competenze e sul riconoscimento reciproco dei diplomi, la seconda comunicazione in esame garantisce quella trasmissione di conoscenze necessarie all'innovazione dell'istituito, tramite l'apporto di nuovi approcci metodologici. Ciononostante sarà importante preservare nella previsione del Pag. 160riconoscimento reciproco dei diplomi, la qualità dei titoli in base all'istituto di conferimento. Ritiene che sia necessario che la Commissione europea ipotizzi dei criteri standard a cui far corrispondere un determinato grado di preparazione, che operi da comune denominatore per l'equiparazione dei titoli, al fine di tutelare l'alta formazione di cui vantano i nostri istituti, che non può essere equiparata a quella «di un livello qualitativamente più basso», o conseguita in una maniera diversa da quella adottata nel nostro Paese; si riferisce, in particolare, al superamento degli esami in altri istituti universitari europei tramite l'approccio metodologico delle crocette, contrariamente ai nostri studenti italiani che sono invece sottoposti a tipologie di esame sia scritte che orali caratterizzati da una notevole mole di studio. Sottolinea che tale precisazione non vuole intaccare la bontà dell'iniziativa, che faciliterebbe tra l'altro l'accesso al mondo del lavoro dei nostri laureati in tutta Europa, ma vuole richiamare l'attenzione dell'Unione europea sulla previsione di criteri standard qualitativi in grado di garantire l'effettiva equiparazione qualitativa dei titoli. Osserva che restano indiscussi gli strumenti per la mobilità e per l'approfondimento delle conoscenze apportati da entrambe le comunicazioni, che si ricongiungono perfettamente con la dichiarazione di Roma del 2017 in cui i leader dell'Unione europea si sono impegnati a realizzare «un'Unione in cui giovani ricevano la migliore istruzione e la migliore formazione possibili e possano studiare e trovare un lavoro in tutto il continente; un'Unione che preservi il nostro patrimonio culturale e promuova la diversità culturale». Rimarca che se si intende costruire un'Italia più forte, insieme ad un'Unione europea in grado di fornire gli adeguati strumenti, le politiche in materia di gioventù, cultura, istruzione e formazione devono svolgere un ruolo importante nel progetto di questa legislatura.

  Emanuela ROSSINI (Misto-Min.Ling.) ritiene opportuno che nel parere da rendere alla VII Commissione si evidenzi la necessità di precisare che gli interventi mirati all'approfondimento delle competenze linguistiche siano rivolti «verso le lingue» e non solo verso la lingua inglese. Ritiene inoltre fondamentale che sia effettuato ogni sforzo utile volto a rafforzare l'apprendimento linguistico nelle fasi della prima infanzia e dell'infanzia, quando maggiori sono le propensioni cognitive per lo sviluppo e l'apprendimento linguistico. Osserva, inoltre, che andrebbero anche precisati e valorizzati gli aspetti relativi alla mobilità tra docenti e tra le Università, superando le attuali rigidità, al fine di favorire sistema universitario aperto e una maggiore mobilità dei docenti. Conclude sottolineando che è necessario altresì rendere più accessibili i bandi europei alle scuole, ricordando tuttavia che bisogna fare molta attenzione alla cosiddetta semplificazione perché a volte possono crearsi degli irrigidimenti, come recentemente successo con il totale abbandono del sistema cartaceo per le richieste di partecipazione: ritiene che in realtà le scuole abbiano piuttosto bisogno di un coordinamento che curi le loro procedure di partecipazione ai bandi e che debba essere prevista una risorsa comune che serva più scuole per le procedure di accesso ai bandi.

  Virginia VILLANI (M5S), relatrice, concorda con quanto osservato dalla collega Rossini, anche in materia di irrigidimento generato a volte dalla volontà di semplificare, sottolineando come occorra superare gli attuali eccessivi appesantimenti burocratici.

  Cristina ROSSELLO (FI) concorda con quanto osservato dalle colleghe Rossini e Villani. Segnala che, anche a seguito di approfondimenti con esperti e colleghi, la necessità di educare progressivamente gli studenti, fin dalla scuola primaria, all'interazione propositiva con l'altro, accompagnandoli nella crescita psicologica, fisiologica e intellettuale. In tal senso, osserva come siano da preferirsi strumenti pedagogici sempre più affinati per imparare a relazionarsi in modo più proficuo con le Pag. 161persone, la società, l'ambiente e il territorio, l'arte e la cultura. In relazione alla formazione degli insegnanti o dei soggetti a qualunque titolo chiamati a istruire e accompagnare gli studenti nel percorso formativo di crescita, ritiene che sia sempre più opportuno avviare corsi di aggiornamento specificamente dedicati alle «teorie e tecniche della comunicazione», osservando che sarebbe così possibile porre le basi e sviluppare una peculiare sensibilità al dialogo e alla mediazione, adattabile alle diverse discipline. Conclude sottolineando che anche gli Istituti ed i corsi di formazione professionale dovrebbero includere, come la scuola dell'obbligo, un approccio alla comunicazione sostenibile.

  Virginia VILLANI (M5S), relatrice, concorda con quanto osservato, in specie per quanto riguarda l'insegnamento delle lingue straniere fin dall'infanzia e con quanto detto in materia di formazione dei docenti, riservandosi di tenerne conto ai fini della proposta di parere che sottoporrà all'attenzione della Commissione. Conclude ricordando come nel contratto di Governo della maggioranza è peraltro previsto l'inserimento dell'insegnante di lingua straniera nelle scuole per l'infanzia.

  Sergio BATTELLI, presidente, nessun altro intendendo intervenire, rinvia il seguito del dibattito ad altra seduta.

Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce il programma Europa creativa (2021-2027) e che abroga il regolamento (UE) n. 1295/2013.
COM(2018)366 final.
(Seguito dell'esame e rinvio).

  La Commissione prosegue l'esame del provvedimento in oggetto, rinviato nella seduta dell'11 luglio 2018.

  Emanuela ROSSINI (Misto-Min.Ling.), relatrice, preannuncia che, nella proposta di parere che si riserva di formulare nel corso della prossima seduta, evidenzierà l'opportunità di inserire il riferimento alla cultura e all'educazione nei bandi relativi all'erogazione dei principali fondi europei, come quelli relativi alla politica di coesione, a Erasmus, a Horizon, a Invest EU, alla politica estera e di cooperazione. Annuncia inoltre che nel parere verrà affrontata la tematica dell'inadeguatezza delle risorse allocate su Europa creativa 2021-2027 chiedendo che esse siano incrementate di almeno il 50 per cento rispetto a quanto stabilito per il periodo 2014-2020.

  Cristina ROSSELLO (FI) concorda con le osservazioni della relatrice.

  Sergio BATTELLI, presidente, nessun altro intendendo intervenire, rinvia il seguito del dibattito ad altra seduta.

Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce «Erasmus»: il programma dell'Unione per l'istruzione, la formazione, la gioventù e lo sport e che abroga il regolamento (UE) n. 1288/2013.
COM(2018)367 final.
(Seguito dell'esame e rinvio).

  La Commissione prosegue l'esame del provvedimento in oggetto, rinviato nella seduta dell'11 luglio 2018.

  Marina BERLINGHIERI (PD), relatrice, nel richiamare l'attenzione della Commissione sull'opportunità di svolgere un'attività conoscitiva sulla proposta di regolamento in esame, si riserva di intervenire in altra seduta.

  Sergio BATTELLI, presidente, nessun altro intendendo intervenire, rinvia il seguito del dibattito ad altra seduta.

  La seduta termina alle 14.30.

Pag. 162

RISOLUZIONI DEL PARLAMENTO EUROPEO

  Mercoledì 25 luglio 2018. — Presidenza del presidente Sergio BATTELLI.

  La seduta comincia alle 14.30.

Risoluzione sul quadro delle future relazioni tra l'Unione europea e il Regno Unito.
Doc. XII, n. 22.
(Parere alla III Commissione).
(Esame, ai sensi dell'articolo 125 del Regolamento, e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame della risoluzione del Parlamento europeo in oggetto.

  Alessandro GIGLIO VIGNA (Lega), relatore, segnala che il Parlamento europeo ha approvato il 14 marzo 2018 una risoluzione sul quadro delle future relazioni tra l'Unione europea e il Regno Unito nella quale definisce la sua posizione in riferimento ai negoziati in corso sul recesso del Regno Unito dall'Unione europea. Ricorda, infatti, che ai sensi dell'articolo 50 del Trattato sull'Unione europea (TUE), il processo di uscita del Regno Unito dall'Unione europea si dovrebbe concludere entro due anni dalla notifica da parte del Regno Unito dell'intenzione di recedere dall'Unione europea avvenuta il 29 marzo 2017 e quindi entro il 29 marzo 2019. Ricorda che, secondo quanto indicato in più occasioni dal capo negoziatore dell'Unione europea, Michel Barnier, i negoziati sulla Brexit dovranno concludersi entro ottobre 2018, al fine di consentire il completamento della procedura di adozione dell'accordo di recesso da parte delle istituzioni dell'Unione europea entro il 29 marzo del 2019, data limite di due anni prevista dall'articolo 50 del TUE. Sottolinea che l'accordo di recesso del Regno Unito dall'Unione europea dovrà essere concluso dal Consiglio, a maggioranza qualificata, previa approvazione del Parlamento europeo e non necessiterà di essere ratificato dagli Stati membri. L'accordo che disciplinerà il quadro delle future relazioni tra l'Unione europea e il Regno Unito avrà natura mista e dovrà invece essere ratificato da tutti gli Stati membri. Ricorda che i negoziati sono ancora in corso e continueranno per tutta la prossima estate e desidera richiamarne gli ultimissimi principali sviluppi. In particolare, il Consiglio europeo del 28 e 29 giugno scorso, nel valutare lo stato dei negoziati, ha accolto con favore i progressi compiuti sull'accordo di recesso, esprimendo però preoccupazione per la mancanza di progressi sostanziali per quanto riguarda una soluzione «di salvaguardia» (backstop) per il confine tra l'Irlanda e l'Irlanda del Nord, invitando a intensificare gli sforzi per concludere l'accordo di recesso il primo possibile e ricordando che i negoziati possono progredire solo a condizione che tutti gli impegni assunti finora siano pienamente rispettati; invitato ad accelerare i lavori per la conclusione di una dichiarazione politica sul quadro delle future relazioni tra l'Unione europea e il Regno Unito, sulla base degli orientamenti negoziali definiti dal Consiglio europeo; invitato ad intensificare il lavoro sulla preparazione a tutti i livelli e sulla base di tutti i possibili esiti del negoziato, con ciò comprendendo anche la possibilità che non si raggiunga un accordo (il cosiddetto scenario di no deal). Rileva che il Governo del Regno Unito ha poi pubblicato, il 12 luglio 2018, il Libro bianco sulle future relazioni tra il Regno Unito e l'Unione europea nel quale ha presentato la sua piattaforma negoziale per la seconda fase dei negoziati sulla Brexit, relativa al quadro delle future relazioni del Regno Unito con l'Unione europea. Osserva che il Consiglio dell'Unione europea ha esaminato il Libro bianco del governo del Regno Unito in occasione della riunione del 20 luglio 2018, al termine della quale il Capo negoziatore dell'Unione europea, Michel Barnier, ha diffuso una nota nella quale si indica che il Libro bianco contiene vari elementi per una discussione costruttiva sul quadro delle future relazioni tra UE e Regno Unito, come ad esempio la proposta Pag. 163di un accordo di libero scambio, la convergenza sulla necessità di una cooperazione nel settore della sicurezze interna ed esterna, le garanzie sulla protezione dei diritti fondamentali e il riconoscimento della ruolo della Corte di giustizia dell'Unione europea nell'interpretazione del diritto europeo. Evidenzia che Barnier si è interrogato sulla compatibilità di alcune proposte del Libro bianco con il mandato negoziale ricevuto dal Consiglio europeo, come l'integrità del mercato unico, l'indivisibilità delle quattro libertà e l'autonomia del processo decisionale dell'Unione europea e su altre ancora che non paiono poter essere effettivamente applicabili o paiono, a suo parere, essere suscettibili di creare maggiori oneri amministrativi e burocratici, come ad esempio la proposta di armonizzare i sistemi doganali attraverso un Trattato di armonizzazione, che potrebbe creare rischi di frode. Segnala che, da ultimo, la Commissione europea, rispondendo alla sollecitazione del Consiglio europeo del 28 e 29 giugno scorso, ha pubblicato il 19 luglio scorso una comunicazione sui preparativi per il recesso del Regno Unito dall'Unione europea nella quale invita le autorità nazionali e dell'Unione europea e i portatori di interessi a prepararsi a due possibili scenari: se l'accordo di recesso sarà stato ratificato prima del 30 marzo 2019, il diritto dell'Unione europea cesserà di applicarsi nei confronti del Regno Unito e al suo interno il 1o gennaio 2021, ossia trascorso un periodo di transizione di 21 mesi; se l'accordo di recesso non sarà stato ratificato prima del 30 marzo 2019, non vi sarà alcun periodo transitorio e il diritto dell'Unione europea cesserà di applicarsi al Regno Unito il 30 marzo 2019. In questo caso ci si troverebbe nello scenario di «nessun accordo» o del «precipizio». Rappresenta che la Commissione sottolinea il fatto che anche nell'ipotesi di completamento del processo di ratifica dell'accordo di recesso prima del 30 marzo 2019, il Regno Unito in futuro non sarà più uno Stato membro dell'Unione europea e che occorrono in ogni caso preparativi a tutti i livelli per adeguarsi a tutte le implicazioni possibili a livello di Istituzioni dell'Unione europea, Istituzioni nazionali, regionali e locali e soprattutto da parte degli operatori economici e dei soggetti privati. Evidenzia che la risoluzione del Parlamento europeo, benché adottata in una fase negoziale ormai risalente rispetto agli ultimi sviluppi appena richiamati, indica comunque le condizioni del Parlamento per l'accordo di recesso del Regno Unito dall'Unione europea, che ai sensi del Trattato deve essere approvato da Parlamento europeo. Osserva che nella risoluzione del 14 marzo 2018, il Parlamento europeo, infatti, in particolare ribadisce che l'adesione del Regno Unito al mercato interno e all'Unione doganale sarebbe la soluzione migliore nonché l'unica in grado di garantire la prosecuzione di scambi commerciali senza attriti. Ricorda che il Parlamento europeo approverà il quadro per le future relazioni tra l'Unione europea e il Regno Unito solo se tale quadro rispetterà i seguenti principi: impossibilità per un Paese terzo di godere degli stessi diritti e degli stessi vantaggi di uno Stato membro dell'Unione europea o di un membro dell'Associazione europea di libero scambio (EFTA) o dello Spazio economico europeo (SEE); tutela dell'integrità e del corretto funzionamento del mercato interno, dell'Unione doganale e delle quattro libertà; salvaguardia dell'ordinamento giuridico dell'Unione europea e del ruolo della Corte di giustizia dell'Unione europea (CGUE); rispetto dei principi democratici, dei diritti umani e delle libertà fondamentali; parità di condizioni, in particolare per quanto concerne il costante rispetto, da parte del Regno Unito, delle norme discendenti dagli obblighi internazionali, nonché dalla legislazione e dalle politiche dell'Unione in settori quali la concorrenza equa, inclusi gli aiuti di Stato, i diritti sociali e dei lavoratori, e in particolare livelli equivalenti di protezione sociale e salvaguardie contro il dumping sociale, l'ambiente, i cambiamenti climatici, la protezione dei consumatori, la salute pubblica, le misure sanitarie e fitosanitarie, la salute e il benessere degli animali, la fiscalità, prevedendo altresì un chiaro meccanismo di Pag. 164contrasto all'evasione fiscale, all'elusione fiscale e al riciclaggio, la protezione dei dati e la tutela della vita privata; salvaguardia degli accordi dell'Unione europea con i Paesi terzi e le organizzazioni internazionali; salvaguardia della stabilità finanziaria dell'Unione europea e rispetto del suo regime e delle sue norme di regolamentazione e di vigilanza, nonché loro applicazione; giusto equilibrio tra diritti e obblighi inclusi, ove opportuno, contributi finanziari commisurati. Il documento ribadisce che una delle questioni chiave per il consenso del Parlamento sarà il trattamento di tutte le questioni in sospeso relative ai diritti dei cittadini, insieme alla garanzia che la Brexit non abbia ripercussioni sui diritti dei cittadini dell'Unione europea che risiedono legalmente nel Regno Unito né su quelli dei cittadini del Regno Unito che risiedono legalmente nell'Unione europea a 27. Il Parlamento europeo insiste, inoltre, affinché, durante il periodo di transizione, ogni cittadino dell'Unione europea che arriva nel Regno Unito goda dei medesimi diritti di coloro che sono arrivati prima dell'inizio del periodo di transizione.

  Guido Germano PETTARIN (FI) esprime curiosità su cosa sarebbe successo o succederebbe in caso di secessione della Scozia dal Regno Unito e chiede un chiarimento circa la tutela dei diritti quesiti in capo ai rapporti giuridici esistenti.

  Emanuela ROSSINI (Misto-Min.Ling.) si augura che un accordo sia raggiunto perché in sua assenza perderebbero tutti. Ricorda, peraltro, che un primo e pesante effetto della Brexit si è avuto sul bilancio dell'Unione europea che non può più disporre di 12,5 miliardi di euro della Gran Bretagna. Sottolinea, inoltre, che la Gran Bretagna ha partecipato ai bandi dei settori cultura ed educazione e la sua uscita senza un accordo con l'Unione europea potrebbe significare la decadenza dei partenariati cui partecipano soggetti britannici. Ritiene che sia necessario che tutti si debbano assumere la responsabilità di scongiurare tale ipotesi. Ricorda, infine, che sotto questo profilo emergono anche preoccupazioni circa i progetti comuni in ambito culturale, e che non riguarda solo la circolazione delle persone. In tal senso, ritiene necessario uno specifico accordo per il settore della cultura e dell'educazione.

  Alessandro GIGLIO VIGNA (Lega), relatore, segnala che, per quanto riguarda i diritti quesiti, la tendenza e la volontà sembrerebbe essere quella della salvaguardia. Peraltro ricorda che la Gran Bretagna ha già espresso il desiderio di continuare a partecipare e di restare in talune agenzie europee. Osserva, del resto, che è necessario continuare a coinvolgere il Regno Unito in materia di sicurezza internazionale e lotta al terrorismo. Sottolinea, tuttavia, che molto dipenderà da quale sarà la posizione del Regno Unito nella materia dei rapporti commerciali e quali strutture giuridico-economiche la terranno connessa all'Unione europea.

  Cristina ROSSELLO (FI) osserva che sembra di particolare rilievo la questione dell'armonizzazione del diritto privato europeo, soprattutto per i profili concernenti i contratti di vendita: sul punto è opportuna la maggiore chiarezza possibile, anche al fine di evitare guerre commerciali. Sottolinea che sull'argomento deve essere fatto ogni sforzo, nella trattativa, per difendere i nostri interessi.

  Piero DE LUCA (PD) evidenzia la necessità, anche come possibile spunto in vista dell'audizione dell'ambasciatrice britannica prevista per domani, di una valutazione degli effetti della Brexit sul medesimo Regno Unito. Evidenzia infatti come, a suo avviso, l'impatto dell'uscita dall'Unione europea sull'economia britannica sarà assai negativo, tanto in termini di delocalizzazione di attività economiche quanto in termini di fuoriuscita di forza lavoro e competenze verso altri Paesi europei. Tale operazione non sarà quindi a costo zero per la Gran Bretagna.

  Alessandro GIGLIO VIGNA (Lega), relatore, osserva che la vera preoccupazione Pag. 165riguarda la mancata ratifica dell'accordo di recesso entro marzo 2019. Quanto all'impatto della Brexit sul Regno Unito, non gli sembra di registrare preoccupazioni da parte britannica. Sottolinea, inoltre, che bisogna rispettare la volontà dei cittadini britannici che si sono espressi con il voto, anche se, ricorda, gli elettori residenti nell'Irlanda del Nord si sono espressi in maggioranza per restare nell'Unione europea, evidenziando come andrà, in tal senso, salvaguardata una forma di interconnessione tra le due entità dell'isola irlandese.

  Guido Germano PETTARIN (FI) osserva che tutti questi aspetti potranno essere approfonditi nella prevista audizione dell'ambasciatrice britannica prevista per domani. Segnala, inoltre, che andrebbero approfonditi gli aspetti connessi allo sviluppo economico, soprattutto quelli legati all'informatizzazione vero volano di crescita economica.

  Piero DE LUCA (PD) ribadisce che non crede che la Brexit non provocherà conseguenze negative nel Regno Unito e osserva come i cittadini britannici sembrano esprimere forti preoccupazioni al riguardo. Rileva come, a prescindere dalla firma di un accordo, la situazione sarà diversa dall'attuale e quindi agenzie e imprese dovranno adeguarsi e spostarsi, ricordando in tal senso ricorda la recente vicenda riguardante l'Agenzia europea del farmaco. Ritiene, per questi motivi, che sia opportuno che la politica si interroghi.

  Alessandro GIGLIO VIGNA (Lega), relatore, ricorda le recenti dichiarazioni del Primo ministro britannico, May, secondo cui Brexit significa Brexit, osservando quindi che il Regno Unito uscirà dall'Unione europea e evidenziando come il governo britannico abbia fatto le proprie valutazioni. Sottolinea come, in ogni caso, dopo l'uscita dall'Unione europea, la Gran Bretagna avrà necessariamente uno status diverso nei suoi rapporti con l'Europa. Rileva in proposito come non sia infatti ipotizzabile il permanere di un mercato unico con il Regno Unito, laddove le imprese del Regno Unito potrebbero beneficiare di aiuti preclusi a quelle europee in ragione, ad esempio, delle norme sugli aiuti di Stato, con effetti distorsivi della concorrenza. Osserva che la Gran Bretagna è consapevole, peraltro, che l'Unione europea desidera mantenere interconnessioni con essa, ma è anche consapevole che l'Unione europea vuole che essa resti soggetto terzo.

  Piero DE LUCA (PD) osserva che se è vero che il Regno Unito procederà su un binario proprio nel settore economico, è anche vero che gli standard degli istituti sociali e civili britannici sono legati a doppio filo con quelli europei e l'Europa non potrà che rimanere un termine di confronto.

  Emanuela ROSSINI (Misto-Min.Ling.) auspica che i cittadini britannici possano esprimersi in un nuovo referendum sulla Brexit.

  Alessandro GIGLIO VIGNA (Lega), relatore, conclude ricordando che restano sul tavolo le spinose questioni dell'Irlanda del Nord – e dei suoi confini con la Repubblica d'Irlanda – e di Gibilterra: per questi due territori britannici deve essere trovato uno status soddisfacente.

  Sergio BATTELLI, presidente, nessun altro intendendo intervenire, rinvia il seguito del dibattito ad altra seduta.

  La seduta termina alle 15.