CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 17 luglio 2018
37.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Cultura, scienza e istruzione (VII)
COMUNICATO
Pag. 90

SEDE CONSULTIVA

  Martedì 17 luglio 2018. — Presidenza del presidente Luigi GALLO. – Intervengono il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca Salvatore Giuliano e il Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali Gianluca Vacca.

  La seduta comincia alle 14.10.

Sulla pubblicità dei lavori.

  Luigi GALLO, presidente, ricorda che è stato chiesto che la pubblicità dei lavori sia assicurata anche mediante la trasmissione sul circuito chiuso. Non essendovi obiezioni, dispone l'attivazione del circuito.

Sull'organizzazione dei lavori della Commissione.

  Anna ASCANI (PD) esprime il disappunto del suo gruppo per il mancato seguito dell'audizione del Ministro Bonisoli sulle linee programmatiche del suo dicastero, già prevista per la giornata odierna. Dopo aver ricordato il ruolo centrale del Parlamento in un contesto di dialettica con il Governo, si augura che l'annullamento all'ultimo momento di sedute così importanti costituisca una mera eccezione e non abbia in futuro a ripetersi.

  Valentina APREA (FI) si associa alla deputata Ascani, evidenziando che rimandare il seguito dell'audizione troppo oltre nel tempo comprime le prerogative del Parlamento, rendendo meno attuale e interessante il dibattito sulle linee programmatiche in materia di beni e attività culturali, e rischia così anche di danneggiare l'immagine del Parlamento.

  Paola FRASSINETTI (FdI) condivide quanto detto dalle deputate Ascani e Aprea e sollecita una nuova e ravvicinata calendarizzazione dell'intervento del Ministro, rimarcando che un eccessivo allungamento Pag. 91dei tempi andrebbe a danno dell'immediatezza e della spontaneità del dibattito.

  Luigi GALLO, presidente, dopo aver ricordato che la programmazione dei lavori delle Commissioni deve essere stabilita in coerenza con la programmazione dell'Assemblea, atteso che le Commissioni non possono riunirsi quando sono in corso votazioni in Aula, precisa che il rinvio del prosieguo dell'audizione del Ministro si è reso necessario in quanto l'andamento previsto delle votazioni dell'Assemblea nella giornata odierna non permetteva più – a differenza di quanto sembrava alcuni giorni fa – di riservare un tempo congruo al seguito dell'audizione del ministro: questo anche in considerazione del fatto che sono ancora numerosi gli iscritti a parlare. Proprio al fine di non comprimere le prerogative del Parlamento e di garantire l'ordinato svolgimento del dibattito, consentendo a tutti di parlare e al ministro di replicare con l'agio necessario, ha ritenuto preferibile, d'intesa col presidente della Commissione istruzione del Senato, rinviare il seguito dell'audizione ad altra data, attivandosi immediatamente perché la stessa fosse fissata nei tempi più ravvicinati possibile, compatibilmente con l'agenda di lavoro della Commissione e quella del ministro, che ad ogni modo ha anticipato la sua disponibilità ad essere presente già la prossima settimana. Aggiunge che di questo darà più dettagliata notizia in sede di ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi.

DL 87/2018: Disposizioni urgenti per la dignità dei lavoratori e delle imprese.
C. 924 Governo.
(Parere alle Commissioni riunite VI e XI).
(Esame e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento.

  Luigi GALLO, presidente, ricorda che la Commissione è chiamata ad esprimere alle Commissioni riunite Finanze e Lavoro il parere sulle parti di sua competenza del provvedimento in titolo. Dopo aver quindi ricordato che questo è iscritto nel calendario dei lavori dell'Aula a partire da martedì 24 luglio e che la Commissione dovrà pertanto esprimere il proprio parere non più tardi di giovedì prossimo, 19 luglio, propone che la Commissione si esprima sul testo iniziale del decreto-legge nella giornata di domani, con l'intesa che, se le modifiche che saranno apportate dalle Commissioni di merito nei prossimi giorni dovessero interessare in modo significativo la VII Commissione, si valuterà se tornare a riunirsi per esprimere un nuovo parere. Prende quindi atto che non vi sono obiezioni sulla sua proposta.

  Marco BELLA (M5S), relatore, introducendo l'esame del decreto-legge in esame, specifica che esso reca misure miranti a limitare l'utilizzo dei contratti di lavoro a tempo determinato, in modo da favorire i rapporti a tempo indeterminato, con lo scopo di ridurre il lavoro precario. Si prevede, in particolare, che le parti sono libere di stipulare il primo contratto a tempo determinato, comunque di durata limitata, ma l'eventuale rinnovo sarà possibile solo a fronte di esigenze temporanee e limitate. Il decreto mira poi a salvaguardare i livelli occupazionali, contrastando la delocalizzazione delle aziende che abbiano ricevuto aiuti dallo Stato per impiantare, ampliare e sostenere le proprie attività economiche in Italia. Sono previste misure di contrasto della ludopatia, attraverso il divieto della pubblicità di giochi o scommesse con vincite in denaro. Sono introdotte forme di semplificazione fiscale, attraverso la revisione dell'istituto del cosiddetto «redditometro» in chiave di contrasto all'economia sommersa.
  Evidenzia che, per quanto riguarda le competenze della VII Commissione, rilevano gli articoli 4 e 13, comma 4. In particolare, l'articolo 4 reca disposizioni per il differimento del termine di esecuzione di provvedimenti giurisdizionali riguardanti diplomati magistrali. Più in dettaglio, al Ministero dell'istruzione, dell'università Pag. 92e della ricerca vengono concessi 120 giorni per dare esecuzione ai provvedimenti giurisdizionali che comportino la decadenza di contratti di lavoro stipulati con docenti in possesso di diploma magistrale, conseguito entro l'anno scolastico 2001-2002, inseriti con riserva nelle graduatorie ad esaurimento. L'intervento normativo serve a rimandare l'esecuzione delle sentenze giurisdizionali che dovessero adeguarsi alla recente decisione del Consiglio di Stato su questa materia. Ricordo che nell'Adunanza plenaria n. 11 del dicembre 2017, il Consiglio di Stato ha stabilito che il possesso del solo diploma magistrale, sebbene conseguito entro l'anno scolastico 2001-2002, non costituisce titolo sufficiente per l'inserimento del personale docente nelle graduatorie ad esaurimento (GAE). Ricorda che le GAE sono graduatorie nelle quali sono inseriti insegnanti delle scuole e alle quali si attinge per la copertura del 50 per cento dei posti di ruolo disponibili, nonché per il conferimento delle supplenze annuali, per la copertura di cattedre e posti di insegnamento vacanti prevedibilmente per l'intero anno scolastico, per l'assegnazione delle supplenze temporanee fino al termine delle attività didattiche e per la copertura di cattedre e posti di insegnamento non vacanti, ma di fatto disponibili fino al termine dell'anno scolastico. Ritiene utile segnalare che il 4 luglio scorso, rispondendo a un'interrogazione a risposta immediata in Assemblea (la n. 3-00045), il Ministro Bussetti ha chiarito che, alla luce del principio di diritto sancito dal Consiglio di Stato, «i diplomati magistrali dovranno essere cancellati dalle graduatorie a esaurimento man mano che interverranno le sentenze di merito, che, presumibilmente, si uniformeranno alle decisioni dell'adunanza plenaria del Consiglio di Stato». Ricorda che, per inquadrare la questione, che, sulla base dell'inserimento di questi docenti nelle graduatorie a esaurimento – inserimento spesso consentito dai giudici amministrativi «con riserva» – il Ministero aveva proceduto all'assunzione di soggetti in possesso del solo diploma magistrale. La carenza del titolo per l'inserimento nelle graduatorie comporterà quindi il venir meno di un presupposto necessario per la stipula del contratto di lavoro. Sempre rispondendo alla citata interrogazione, il Ministro Bussetti ha osservato che «Particolarmente delicata è ... la situazione dei circa 7.500 diplomati magistrali già assunti in ruolo a seguito dello scorrimento delle graduatorie a esaurimento nelle quali erano stati inseriti con riserva, che vedranno risolto il loro contratto a tempo indeterminato non appena interverranno le relative sentenze. Trattasi di una situazione che, in considerazione del fatto che le pronunce giurisdizionali interverranno presumibilmente tra la fine di questo mese ed il mese di agosto, rischia concretamente di mettere a repentaglio l'ordinato avvio dell'anno scolastico 2018-2019». Innestandosi in questo contesto, la misura del decreto-legge in esame si propone l'obiettivo di assicurare l'ordinato avvio dell'anno scolastico 2018/2019 e di salvaguardare la continuità didattica, a tal fine concedendo al Ministero di rinviare di 120 giorni il concreto recesso dai contratti di lavoro riguardanti i singoli docenti interessati, in esecuzione delle future decisioni del giudice amministrativo o, a seconda dei casi, del giudice del lavoro. Il termine di 120 giorni decorre dalla comunicazione del provvedimento giurisdizionale. Ipotizzando quindi che i provvedimenti giurisdizionali siano diversi e che non interverranno simultaneamente, l'Amministrazione avrà termini di scadenza diversa per provvedere alla sostituzione dei docenti colpiti dalle future sentenze. Ricorda, quindi, che l'articolo 3 della legge n. 341 del 1990 ha previsto che occorre il possesso di un diploma di laurea anche per insegnare nella scuola dell'infanzia e nella scuola primaria. È stato quindi istituito uno specifico corso di laurea, articolato in due indirizzi. Successivamente, l'articolo 191 del decreto legislativo n. 297 del 1994 ha stabilito che, in via transitoria, l'istituto magistrale (di durata quadriennale) conservava il fine precipuo di preparare i docenti della scuola primaria, mentre la scuola magistrale (di durata triennale) quello di preparare i docenti Pag. 93della scuola dell'infanzia. In seguito, per disciplinare la fase transitoria, è stato previsto che i titoli di studio magistrali conseguiti entro l'anno scolastico 2001-2002 conservavano valore legale in via permanente e consentivano di partecipare alle sessioni di abilitazione all'insegnamento nella scuola materna, nonché ai concorsi ordinari per titoli e per esami a posti di insegnante nella scuola materna e nella scuola elementare.
  Considerato che la legislatura è all'inizio e che forse non tutti i colleghi conoscono bene il contesto in cui si giunge alla decisione del Consiglio di Stato che ha provocato l'esigenza dell'intervento normativo urgente all'esame, reputa opportuno riepilogare i punti principali della vicenda. Nel 2011, 220 docenti in possesso del solo diploma magistrale (e non anche di abilitazione all'insegnamento o di altro titolo) e inseriti nella III fascia delle cosiddette graduatorie di istituto – ossia le graduatorie che ciascuno dirigente scolastico redige per il conferimento delle supplenze che non siano attribuite per altra via –- hanno attivato un ricorso straordinario al Presidente della Repubblica contro due decreti ministeriali (n. 44 e 62 del 2011) concernenti l'aggiornamento delle graduatorie di istituto e delle graduatorie ad esaurimento per il triennio scolastico 2011/2012, 2012/2013 e 2013/2014. Il Consiglio di Stato ha riconosciuto l'illegittimità di uno dei due decreti, nella parte in cui non parificava ai docenti abilitati coloro che avevano conseguito il diploma magistrale entro l'anno scolastico 2001/2002 e non li collocava quindi nella II fascia delle graduatorie di Istituto, ma nella III. La tesi sostenuta era che, prima dell'istituzione della laurea in Scienze della formazione primaria, il titolo di studio rilasciato dagli istituti magistrali dovevano considerarsi abilitante. Sulla base del parere del Consiglio di Stato, il ricorso straordinario al Presidente della Repubblica è stato accolto. E su questa base è stato adottato un nuovo decreto ministeriale (il 353/2014), relativo all'aggiornamento delle graduatorie di istituto per i tre anni scolastici iniziati dal 2014 al 2016. A seguito di questo, però, numerosi docenti in possesso di diploma magistrale conseguito entro l'anno scolastico 2001/2002 hanno avanzato ricorso per l'annullamento del decreto ministeriale n. 235 del 2014, che li aveva esclusi dall'inserimento nelle GAE per i tre anni scolastici iniziati dal 2014 al 2016. Alcuni di questi ricorsi sono stati respinti dal TAR per il Lazio, che ha ricordato, tra l'altro, che l'impossibilità di nuovi inserimenti nelle GAE era stata confermata, da ultimo, dal decreto-legge n. 216 del 2011. Le sentenze del TAR sono state impugnate davanti al Consiglio di Stato. La VI sezione del Consiglio di Stato, nel 2015, da una parte ha dato ragione ai ricorrenti, annullando il decreto ministeriale n. 235 citato nella parte in cui non aveva consentito ai docenti in possesso del titolo abilitante di diploma magistrale conseguito entro l'anno scolastico 2001/2002 di essere iscritti nelle graduatorie permanenti ad esaurimento; dall'altra parte ha disposto il deferimento della questione all'Adunanza plenaria del Consiglio di Stato. Come accennato, nel dicembre scorso l'Adunanza plenaria, con la sentenza n. 11 del 20 dicembre 2017, ha stabilito che gli appelli dei docenti non meritavano accoglimento e ha sancito che i soggetti con diploma magistrale conseguito entro l'anno scolastico 2001/2002 non possono vantare un diritto all'inserimento nelle GAE, tra l'altro evidenziando che manca una norma riconoscente il diploma magistrale conseguito entro l'anno scolastico 2001/2002 come titolo legittimante per l'inserimento nelle GAE. Quanto al numero del personale interessato dalla decisione del Consiglio di Stato, va detto che i diplomati magistrali iscritti nelle GAE a seguito dei contenziosi risultano più di 43.000, mentre erano più di 6.000 quelli assunti in ruolo, pur se con riserva, non essendo destinatari di sentenze passate in giudicato. Precisa che alcuni dei ricorsi avanzati per l'annullamento del citato decreto ministeriale n. 235 del 2014 risultano ancora pendenti.
  L'altra disposizione di competenza di questa Commissione nel decreto dignità è contenuta nell'articolo 13, comma 4. L'articolo Pag. 94sopprime le previsioni introdotte dalla legge di bilancio 2018 in base alle quali le attività sportive dilettantistiche potevano essere esercitate anche da società sportive dilettantistiche con scopo di lucro; inoltre, istituisce un nuovo fondo destinato a interventi in favore delle società sportive dilettantistiche, in cui confluiscono le risorse rinvenienti dalla suddetta soppressione; infine, con il comma 4, ripristina la normativa in materia di uso e gestione di impianti sportivi vigente prima delle novità introdotte dalla stessa legge di bilancio 2018. Più in dettaglio, la legge di bilancio 2018 aveva individuato le società sportive dilettantistiche senza scopo di lucro, nonché le associazioni sportive dilettantistiche, quali interlocutori privilegiati degli enti territoriali relativamente all'uso e alla gestione di impianti sportivi; e aveva introdotto la possibilità di esercizio delle attività sportive da parte di società sportive dilettantistiche con scopo di lucro. A seguito delle modifiche introdotte dal decreto in esame: l'uso degli impianti sportivi in esercizio da parte degli enti territoriali è aperto a tutti i cittadini e deve essere garantito, sulla base di criteri obiettivi, a tutte le società e associazioni sportive (dilettantistiche e non). Viene dunque meno la previsione che garantiva l'uso in via preferenziale alle associazioni sportive dilettantistiche, oltre che alle società sportive dilettantistiche senza scopo di lucro, ora non più previste nell'ordinamento. Inoltre, le palestre, le aree di gioco e gli impianti sportivi scolastici – compatibilmente con le esigenze dell'attività didattica e delle attività sportive della scuola – devono essere posti a disposizione esclusivamente di società e associazioni sportive dilettantistiche aventi sede nel medesimo comune in cui ha sede l'istituto scolastico o in comuni confinanti. Viene dunque meno la previsione secondo cui gli stessi impianti, posti a disposizione in via preferenziale delle associazioni sportive dilettantistiche (e delle società sportive dilettantistiche senza scopo di lucro) aventi sede nel medesimo comune in cui ha sede l'istituto scolastico o in comuni confinanti, potevano essere messi a disposizione (seppur in subordine) anche di tutte le società e associazioni sportive non dilettantistiche (sempre aventi sede nel medesimo comune o in comuni confinanti). Inoltre, la gestione degli impianti sportivi, nei casi in cui l'ente territoriale non intenda provvedervi direttamente, è affidata in via preferenziale a società ed associazioni sportive dilettantistiche, enti di promozione sportiva, discipline sportive associate e federazioni sportive nazionali. Rispetto alla normativa previgente, si elimina la possibilità di affidare la gestione degli impianti sportivi, nell'ambito delle società sportive dilettantistiche, solo a quelle senza scopo di lucro.

  Luigi GALLO, presidente, considerato che i lavori dell'Assemblea riprenderanno alle 15 e che la Commissione ha altri punti all'ordine del giorno, rinvia il seguito dell'esame, senza che vi siano obiezioni, ad altra seduta.

  La seduta termina alle 14.25.

ATTI DEL GOVERNO

  Martedì 17 luglio 2018. – Presidenza del presidente Luigi GALLO. – Intervengono il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca Salvatore Giuliano e il Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali Gianluca Vacca.

  La seduta comincia alle 14.25.

Schema di decreto ministeriale per il riparto del Fondo ordinario per gli enti e le istituzioni di ricerca per l'anno 2018.
Atto n. 28.
(Seguito dell'esame e rinvio).

  La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato, da ultimo, nella seduta del 12 luglio 2018.

  Luigi GALLO, presidente, ricorda che nell'ambito dell'ufficio di presidenza, integrato Pag. 95dai rappresentanti dei gruppi, si è convenuto che la Commissione concluda l'esame dell'atto nella seduta di oggi.

  Domenico FURGIUELE, relatore, presenta e illustra una proposta di parere favorevole con condizioni e osservazioni (vedi allegato).

  Gloria M.R. SACCANI JOTTI (FI), dopo aver premesso di essere d'accordo, in linea di massima, con il contenuto della proposta di parere, espone alcune considerazioni che riterrebbe utile inserire tra le condizioni e le osservazioni della proposta di parere da votare. In particolare, ritiene essenziale chiedere che il Governo trasmetta alla Commissione, relativamente agli enti e agli istituti di ricerca, le seguenti informazioni: a) la previsione di spesa per il 2018 per il personale in servizio a qualunque titolo, comprendente gli oneri per il finanziamento di dottorati di ricerca presso le Università; b) la previsione di spesa per il 2018 per oneri indifferibili, vale a dire le spese «a uomo fermo», quali quelle per affitti, manutenzione degli immobili di proprietà, pagamento delle utenze, pulizia, mensa, assicurazioni, licenze software, manutenzione apparecchiature scientifiche, mutui; c) la spesa totale per il personale di cui al punto a) sostenuta nel 2017 e la spesa per gli oneri indifferibili di cui al punto b) sostenuta nel 2017); d) il numero di unità di personale in servizio nel 2018 assunte a tempo indeterminato; e) il numero di unità di personale in servizio nel 2018 con contratti a termine, borse di studio, assegni di ricerca, e simili; f) il numero di unità di personale assunto nel 2017 a carico di fondi derivati da commesse o contratti esterni; g) la spesa per la retribuzione di personale assunto nel 2017 a carico di fondi derivati da commesse o contratti esterni; h) gli oneri richiesti per il riassorbimento di tutto il personale operante con contratto a termine. Invita pertanto il relatore a valutare la possibilità di riformulare la propria proposta di parere inserendo questa richiesta di informazioni.

  Rosa Maria DI GIORGI (PD) chiede chiarimenti in merito ad alcuni punti della proposta di parere. In particolare, ritiene che – nelle premesse, al primo paragrafo dei «rilevato che» – andrebbe esplicitata l'espressione che qualifica come «non sempre pienamente giustificate» le scelte di fondo operate dal ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca del precedente Governo.
  Chiede poi che, al secondo paragrafo, venga espunto o riformulato il riferimento all'esigenza di garantire maggiore trasparenza al meccanismo di assegnazione delle risorse, sottolineando che le assegnazioni sono sempre state eseguite con la massima trasparenza.
  In merito alla condizione 1), che sollecita la destinazione dei 68 milioni di finanziamento premiale al rafforzamento del processo di stabilizzazione occupazionale e al superamento del precariato, rileva che i presidenti degli enti di ricerca si sono già impegnati in tal senso e hanno già provveduto alla predisposizione di un piano di assunzioni. Pur condividendo il fine di stabilizzare i ricercatori precari, ritiene che, formulata in questi termini, la condizione sia troppo coercitiva e comprima l'autonomia degli enti, costituzionalmente garantita.
  Chiede poi una maggiore chiarezza rispetto al contenuto della seconda condizione, che giudica di non facile interpretazione.
  Infine, con riferimento all'osservazione di cui alla lettera d), esprime l'avviso che la richiesta di provvedere all'istituzione di un'Agenzia nazionale della ricerca sia prematura, considerato che si tratta di un tema complesso, che è tra l'altro oggetto di alcune proposte di legge e sul quale sarebbe bene che la Commissione avviasse un confronto.
  In conclusione, invita il relatore a modificare il testo della sua proposta di parere, al fine di favorire l'espressione di un consenso condiviso.

  Federico MOLLICONE (FdI) premette che la proposta di parere del relatore dimostra un buon lavoro d'analisi. Tuttavia Pag. 96ribadisce quanto già detto in fase di esame preliminare, e cioè che il decremento complessivo dei fondi destinati alla ricerca merita di essere fatto oggetto di attenzione da parte della Commissione. Nel sottolineare la mancanza di un effettivo cambio di direzione nella ripartizione dei fondi, dichiara di trovare singolare che la richiesta di un loro incremento sia contenuta nelle premesse, anziché nelle condizioni della proposta di parere, che dovrebbero essere più incisive di quanto siano ed esprimere volontà più concrete. Dopo aver quindi ribadito di nutrire alcune perplessità in merito a talune scelte operate dal Ministero in sede di riparto, conclude affermando che il decreto ben fotografa l'indole del precedente Governo, che, a parole, affermava di credere nella ricerca, ma nei fatti poi non la finanziava.

  Alessandro FUSACCHIA (Misto-+E-CD) afferma in primo luogo di trovare ingeneroso il giudizio sull'ANVUR espresso nelle premesse della proposta di parere, che, probabilmente, riflette una diversa considerazione del ruolo svolto dall'Agenzia.
  Quanto alla condizione 1), osserva che i 68 milioni del finanziamento premiale non possono essere destinati al processo di stabilizzazione, trattandosi di uno stanziamento annuale. Le assunzioni di personale, infatti, possono essere finanziate unicamente con risorse di carattere permanente.
  Quanto all'espressione «non adeguatamente giustificati», contenuta nella condizione 2) e riferita ad incrementi di stanziamenti relativi ai progetti straordinari e alle attività di ricerca a valenza internazionale, ritiene che essa andrebbe chiarita, se si vuole dare un indirizzo preciso al Ministero.
  Quanto poi all'osservazione di cui alla lettera a), sull'opportunità di definire un qualche sistema di controllo sull'effettivo impiego dei finanziamenti da parte degli enti di ricerca, ritiene che andrebbe modificata o espunta, in quanto il Ministero ha già, tra i propri compiti, quello della vigilanza sugli enti. In proposito riterrebbe più opportuno chiedere che sia effettuata una valutazione dell'effettivo impiego dei fondi.
  In merito all'auspicio, contenuto nell'osservazione di cui alla lettera b), di un'anticipata emanazione del decreto di riparto del Fondo per i prossimi anni, invita a indicare una data entro la quale il Governo debba procedere alla presentazione dello schema di decreto.
  Sull'osservazione di cui alla lettera c), rileva che, più che l'adozione di iniziative di contrasto al precariato, andrebbe sollecitata la corresponsione agli enti di ricerca di maggiori risorse, da impiegare anche per questo fine.
  Da ultimo, con riferimento all'osservazione di cui alla lettera d), stigmatizza l'invito all'istituzione di un'Agenzia nazionale per la ricerca, che rischia di essere un'ulteriore «scatola vuota», posto che, esistendo già una Consulta dei presidenti degli enti pubblici di ricerca, un'Agenzia si configurerebbe come un'inutile ridondanza.

  Marco BELLA (M5S) rilevate le numerose sollecitazioni emerse dal dibattito, sottolinea come il tempo a disposizione sia troppo poco per poter valutarle tutte a fondo. Ritiene, tuttavia, che, apportando alcune modifiche alla proposta di parere, esistano i presupposti per un voto favorevole condiviso. Invita pertanto il relatore a fare uno sforzo di apertura rispetto alle richieste di modifica del testo del parere che sono venute dal dibattito. Rispondendo poi al deputato Mollicone, ricorda che nel contratto di Governo delle forze di maggioranza è senz'altro prevista una richiesta di incremento delle risorse per la ricerca, fermo restando che quello all'esame è un decreto di ripartizione di fondi già stanziati, nel quale non c’è quindi spazio per un immediato aumento dei fondi. Alla deputata Di Giorgi fa quindi notare che nelle premesse della proposta di parere si fa riferimento ad una garanzia di «maggiore» trasparenza nel meccanismo di assegnazione delle risorse, senza sottintendere alcuna mancanza di trasparenza nelle procedure fino ad oggi seguite. Pag. 97Infine, in merito alla ricerca a valenza internazionale, rileva che non vi è alcun intento di sottrarre risorse a specifici progetti, ma solo di acquisire chiarimenti in merito a cospicui incrementi, rispetto al 2017, che sono stati rilevati per alcuni campi di ricerca.

  Giuseppe BASINI (Lega) invita a guardare le modalità di finanziamento alla ricerca esperite dagli altri Paesi europei, tenuto conto che l'Italia è il paese OCSE che investe di meno. Sottolinea che andrebbero individuati sistemi di risparmio più efficienti e che agli enti dovrebbero essere lasciati maggiori spazi di manovra per agire in tal senso. Trova che alcuni strumenti di controllo, quale l'ANVUR, incidano negativamente sui risultati degli enti, rallentando la ricerca, che deve essere invece libera e non orientata dall'alto. Conclude affermando che l'atto all'esame risente dell'impostazione vetero-socialista dei precedenti Governi e auspicando un cambio di direzione in termini di minori controlli, maggiori risorse e più ampia libertà di scelte gestionali per gli enti di ricerca.

  Valentina APREA (FI) rileva che le premesse e alcune osservazioni della proposta di parere sembrano sottintendere velate accuse che non possono trovare spazio in questa sede.

  Domenico FURGIUELE, relatore, dopo aver sottolineato che la Commissione ha potuto iniziare l'esame dell'atto solo con molto ritardo, asserisce di ritenere percorribili alcune proposte di modifica e di rimodulazione, alla luce dei suggerimenti emersi dal dibattito ed in ragione di un approccio che non vuole avere alcun intento demolitore del lavoro già svolto dal precedente Governo. Si riserva, pertanto, di formulare una nuova proposta di parere, che, comunque, non prescinderà da alcune questioni di principio cui i gruppi di maggioranza non intendono rinunciare.

  Luigi GALLO, presidente, considerato che il relatore si riserva di riformulare la proposta di parere e che è imminente la ripresa delle votazioni in Assemblea, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta, che sarà convocata per domani.

  La seduta termina alle 15.

AVVERTENZA

  Il seguente punto all'ordine del giorno non è stato trattato:

SEDE CONSULTIVA

Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2017. C. 850 Governo.

Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2018. C. 851 Governo.

Tabella n. 2: Stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno finanziario 2018 (limitatamente alle parti di competenza).

Tabella n. 3: Stato di previsione del Ministero dello sviluppo economico per l'anno finanziario 2018 (limitatamente alle parti di competenza).

Tabella n. 7: Stato di previsione del Ministero dell'istruzione, università e ricerca per l'anno finanziario 2018.

Tabella n. 13: Stato di previsione del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo per l'anno finanziario 2018.

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