CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 16 maggio 2018
12.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Commissione speciale per l'esame di atti del Governo
COMUNICATO
Pag. 3

SEDE REFERENTE

  Mercoledì 16 maggio 2018. — Presidenza del presidente Nicola MOLTENI. — Interviene il Viceministro dell'economia e delle finanze Luigi Casero.

  La seduta comincia alle 10.30.

Documento di economia e finanza 2018.
Doc. LVII, n. 1 e Allegati.

(Esame e conclusione).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento.

  Laura CASTELLI (M5S), relatrice, evidenzia che il Documento di economia e finanza (DEF) costituisce il principale documento di programmazione della politica economica e di bilancio, che traccia, in una prospettiva di medio-lungo termine, gli impegni, sul piano del consolidamento delle finanze pubbliche e gli indirizzi, sul versante delle diverse politiche pubbliche, adottati dall'Italia per il rispetto del Patto di Stabilità e Crescita europeo e per il conseguimento degli obiettivi di sviluppo, occupazione, riduzione del rapporto debito-PIL e per gli altri obiettivi programmatici prefigurati dal Governo per l'anno in corso e per il triennio successivo.
  Ricorda che il DEF, che si articola in tre sezioni – Programma di stabilità, Analisi e Tendenze della Finanza pubblica, Programma Nazionale di riforma – e si inquadra al centro del processo di coordinamento ex ante delle politiche economiche degli Stati membri dell'UE – il Semestre europeo – viene trasmesso alle Camere entro il 10 aprile, affinché esse si esprimano su tali obiettivi e sulle conseguenti strategie di politica economica contenute nel Documento. Dopo il passaggio parlamentare, il Programma di Stabilità e il Programma Nazionale di Riforma sono inviati al Consiglio dell'Unione europea e alla Commissione europea entro il 30 aprile.
  Osserva tuttavia che per il DEF 2018 non può tenersi conto di tali date, posto che, in attesa della costituzione del nuovo Governo nell'attuale legislatura, il Documento è stato trasmesso in data successiva a quella prevista. Per la medesima ragione, inoltre, il DEF all'esame, in quanto presentato dal Governo Gentiloni non reca il nuovo quadro programmatico. Esso si limita pertanto all'aggiornamento delle previsioni macroeconomiche per l'Italia ed al quadro di finanza pubblica tendenziale che ne consegue, tenendo conto della legge di bilancio 2018 e rinviando alle valutazioni Pag. 4del prossimo Esecutivo l'eventuale elaborazione di un quadro programmatico.
  Per quanto riguarda il quadro macroeconomico, sottolinea che il DEF 2018 espone l'analisi del quadro macroeconomico italiano relativo all'anno 2017 e le previsioni tendenziali per l'anno in corso e per il periodo 2019-2021.
  Con riferimento al mercato del lavoro, segnala che i dati contenuti nel documento in esame indicano per il 2017 una lieve crescita degli occupati, che però ha riguardato esclusivamente la componente degli occupati dipendenti mentre gli indipendenti hanno continuato a ridursi. Tale crescita è comunque condizionata dall'aumento dei contratti a termine. Il tasso di disoccupazione italiano rimane tra i più alti di quelli dell'Eurozona, superato solo da quelli di Spagna e Grecia. Futuri provvedimenti legislativi potranno essere adottati per trovare soluzioni alle problematiche del mercato del lavoro e del sistema previdenziale.
  Quanto alle previsioni macroeconomiche per il 2018 e gli anni successivi, come precedentemente indicato, ricorda che il DEF espone unicamente lo scenario tendenziale, vale a dire quello che incorpora gli effetti sull'economia delle azioni di politica economica, delle riforme e della politica fiscale, tra cui l'aumento dell'IVA e di altre imposte indirette nel 2019 e, in minor misura, nel 2020, messe in atto precedentemente alla presentazione del Documento stesso.
  Prosegue evidenziando che il Documento stima una crescita del PIL nel 2018 all'1,5 per cento, invariata rispetto ai valori indicati nella Nota di aggiornamento del DEF 2017 dello scorso settembre. Negli anni successivi, il DEF prevede che il tasso di crescita reale si posizioni all'1,4 per cento nel 2019 e all'1,3 per cento nel 2020, sia in ragione di una maggiore cautela nella valutazione dei rischi geopolitici di medio termine – che si sono più chiaramente evidenziati negli ultimi mesi – sia per effetto dell'aumento previsto delle imposte indirette, derivante dalle cosiddette clausole di salvaguardia. Per il 2021, infine, il tasso di crescita del PIL è stimato pari all'1,2 per cento.
  Sulla base di quanto prevede la legge n. 243 del 2012, in coerenza con le regole europee, fa presente che le previsioni macroeconomiche del DEF sono state sottoposte alla verifica dell'Ufficio parlamentare di Bilancio, che ha validato il quadro previsionale con propria nota del 5 aprile 2018. Per altro diversi osservatori, tra cui l'ISTAT, segnalano il rischio di sovrastima della crescita.
  Per quanto riguarda il quadro di finanza pubblica, come sopra anticipato, il DEF 2018, presentato da un Governo in carica per gli affari correnti, reca il solo quadro tendenziale di finanza pubblica, vale a dire riferito all'evoluzione dei dati finanziari sulla base della legislazione vigente. Esso espone un indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche del 2017 pari al 2,3 per cento, in miglioramento di 0,2 punti percentuali rispetto al dato 2016 – 2,5 per cento – ed in continuazione del percorso discendente avviato nel 2015, quando, rispetto al 2014, si era registrato un livello di deficit pari al 3 per cento. Il dato 2017 è lievemente superiore al 2,1 previsto nella Nota di aggiornamento dello scorso settembre, a causa dell'impatto determinato su tale saldo dall'intervento di risanamento del settore bancario operato a seguito del decreto-legge n. 99 del 2017. Per gli anni successivi il quadro previsionale colloca l'indebitamento all'1,6 per cento di PIL nel 2018, allo 0,8 nel 2019 ed infine in pareggio nel 2020, fino a pervenire ad una posizione di avanzo dello 0,2 per cento nel 2021.
  Quanto all'avanzo primario – vale a dire il saldo entrate-spese al netto degli interessi – risultato nel 2017 pari all'1,5 per cento di PIL, rileva che il documento in esame prevede che salirà all'1,9 per cento nel 2018, per poi giungere al 3,7 per cento al termine del periodo di previsione. L'inasprimento delle imposte indirette previsto dalla legislazione vigente, per effetto delle cosiddette clausole di salvaguardia, come ha ricordato la Banca d'Italia nel corso della sua audizione, contribuisce in Pag. 5misura significativa all'aumento dell'avanzo primario: per lo 0,7 per cento del PIL nel 2019 e per un punto percentuale dal 2020. Non essendo il documento provvisto del quadro programmatico, il quadro a legislazione vigente contempla l'aumento delle imposte indirette nel 2019 e, in minor misura, nel 2020. Come è già avvenuto negli anni scorsi, il rialzo dell'aliquota intermedia IVA potrà essere sostituito da misure alternative con futuri interventi legislativi, volti a disinnescare in maniera puntuale le attuali clausole di salvaguardia, mantenendo ferma la volontà di non far gravare tali manovre sulle spalle dei cittadini.
  Con riguardo al debito pubblico, il quadro tendenziale pone il rapporto debito/PIL per il 2018 al 130,8 per cento, in discesa dal 131,8 del 2017. Il documento in esame stima di raggiungere il 122 per cento nel 2021. Al riguardo sottolinea che, come già successo in precedenza negli scorsi DEF, tale dato potrebbe essere eccessivamente ottimistico. Anche in tal caso potranno essere utilizzate misure alternative, più efficaci, tramite futuri interventi legislativi atti a ridurre il debito pubblico in maniera puntuale e precisa.
  Segnala che il quadro di finanza pubblica contenuto dal DEF individua il raggiungimento del pareggio di bilancio strutturale – vale a dire l'obiettivo di medio termine (OMT) per l'Italia – nel 2020, secondo quanto già previsto nella Nota di aggiornamento 2017. Si prevede infatti che il saldo strutturale, che è stato pari a –1,1 per cento di PIL nel 2017, diminuirebbe rapidamente nel triennio successivo, sino a collocarsi in territorio positivo (+0,1 per cento) a fine 2020, mantenendosi a tale livello anche nel 2021. Si segnala che la Commissione europea stima un saldo strutturale peggiore rispetto al DEF di –0,6 punti di PIL nel 2017, –0,7 punti nel 2018 e –1,6 punti nel 2019.
  Prosegue osservando che la terza sezione del DEF 2018 reca il Programma Nazionale di riforma (PNR) che, in stretta relazione con quanto previsto nel Programma di Stabilità, definisce gli interventi da adottare per il raggiungimento degli obiettivi nazionali di crescita, produttività, occupazione e sostenibilità delle finanze pubbliche, in coerenza con gli indirizzi formulati dalle istituzioni europee nell'ambito del semestre Europeo.
  Ricorda in proposito che nella riunione dell'11 luglio 2017 il Consiglio dell'Unione europea ha approvato le raccomandazioni specifiche per Paese, chiudendo così il ciclo annuale del Semestre medesimo. Per quanto riguarda l'Italia, si tratta di quattro raccomandazioni, riguardanti: (I) gli aggiustamenti di bilancio e la fiscalità; (II) la giustizia, la pubblica amministrazione e la concorrenza; (III) i crediti deteriorati e il settore bancario; (IV) il mercato del lavoro e la spesa sociale. Una valutazione sui progressi compiuti nell'attuazione delle stesse è contenuto nel documento di lavoro dei servizi della Commissione europea costituito dalla Relazione per Paese relativa all'Italia 2018 (cosiddetto Country report).
  Per quanto riguarda il contenuto del Programma nazionale di riforma, in materia fiscale il DEF elenca le misure adottate per ridurre il carico fiscale e cercare di rivedere il sistema in un'ottica di semplificazione e avvicinamento ai contribuenti. Ritiene che, tenuto conto del livello attuale del carico fiscale, tali interventi non risultino ancora sufficienti e ulteriori misure potranno essere adottate, come in passato, per raggiungere una ulteriore riduzione del carico fiscale.
  Il DEF rileva che nel corso del 2017 non sono stati registrati introiti da privatizzazioni, mentre si prevedono proventi pari allo 0,3 per cento annuo del PIL nel periodo 2018-2020. Prosegue invece il piano di dismissione del patrimonio immobiliare, con entrate stimate per il triennio 2018-2020 di 690 milioni di euro per il 2018, di 730 milioni di euro per il 2019 e di 670 milioni di euro per il 2020.
  Per quanto concerne il settore bancario e creditizio, con riferimento ai crediti deteriorati ed alle sofferenze bancarie, segnala che il DEF rileva che il flusso di nuovi prestiti deteriorati ha raggiunto nel Pag. 6quarto trimestre del 2017 un valore al di sotto dei livelli registrati prima della crisi, pari al 2,1 per cento del totale.
  Il DEF richiama, poi, gli effetti che potranno generarsi dall'attuazione della delega legislativa in materia di crisi di impresa e insolvenza.
  Gli obiettivi e le misure in materia di investimenti pubblici, infrastrutture e trasporti sono riportati in una specifica sezione del PNR e nell'allegato al DEF denominato «Connettere l'Italia: lo stato di attuazione dei programmi per le infrastrutture di trasporto e logistica». Ulteriori futuri provvedimenti legislativi potranno ulteriormente ampliare la portata di tali misure.
  Il DEF evidenzia, quindi, la leva degli stanziamenti pubblici apprestati nel 2017 per sostenere la ripresa nei territori colpiti dal sisma o da eventi legati al dissesto idrogeologico. In materia potranno essere adottati ulteriori futuri interventi legislativi al fine di trovare soluzioni puntuali per la risoluzione efficace delle relative problematiche.
  In relazione agli investimenti degli enti locali, osserva che il DEF richiama il patto di solidarietà nazionale «verticale» volto a favorire le spese di investimento (da realizzare attraverso l'uso dell'avanzo di amministrazione degli esercizi precedenti e il ricorso al debito) e, in particolare, le risorse stanziate con la legge di bilancio per il 2018 per ampliare ulteriormente gli spazi finanziari concessi agli enti locali, pari a 900 milioni di euro annui per ciascuno degli anni 2018 e 2019. Alla luce della situazione economica che sta attraversando il Paese e visto il rischio che hanno gli enti locali di non riuscire a soddisfare la domanda di servizi essenziali ai cittadini, ulteriori provvedimenti legislativi potranno essere adottati in futuro per fare in modo che i cittadini non vedano ulteriormente ridursi i servizi a loro destinati.
  In materia di trasporti il DEF segnala che è in corso di approvazione il Contratto di Programma RFI 2017-2021 e, infine, ricorda che nell'ambito della strategia «Connettere l'Italia» rientra anche il nuovo Piano straordinario della mobilità turistica 2017-2022, il quale disegna un modello basato sulle Porte di accesso del turismo in Italia (porti, aeroporti e stazioni ferroviarie), dando grande rilevanza anche all'infrastruttura digitale.
  Con riferimento al sostegno alle imprese e alle politiche per la competitività, il DEF ricorda le misure – in buona parte integrative del Piano Industria 4.0, avviato con la legge di bilancio 2017 – adottate con la legge di bilancio 2018 e il cosiddetto decreto fiscale, decreto-legge n. 148 del 2017, relative in particolare al rifinanziamento del Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese, della cosiddetta Nuova Sabatini, decreto-legge n. 69 del 2013, del Piano straordinario per il Made in Italy e del voucher per l'internalizzazione, nonché gli incentivi fiscali per le spese di formazione del personale e per favorire la quotazione in borsa delle piccole e medie imprese. In materia di coesione territoriale il DEF dà conto dei risultati ottenuti nel ciclo di programmazione dei Fondi strutturali 2007-2013 e dello stato di attuazione della programmazione 2014-2020.
  Per quanto riguarda il sistema giudiziario il DEF sottolinea che nel 2017 si conferma il trend positivo di diminuzione dei procedimenti civili pendenti, passati dai circa 3.800 di fine 2016 ai circa 3.600 del 2017, –4,5 per cento, anche grazie a un frequente ricorso a metodi alternativi di risoluzione delle controversie, mentre per la giustizia penale rileva una diminuzione, nel 2017, del numero di procedimenti penali pendenti, pari allo 0,5 per cento rispetto al 2016. Il documento dà quindi conto dei provvedimenti adottati in attuazione della delega per la riforma del codice penale e per il contrasto alla corruzione, come la legge, di iniziativa parlamentare, sul whistleblowing, nonché degli schemi di decreto legislativo di riforma dell'ordinamento penitenziario trasmessi al Parlamento.
  In relazione alla pubblica amministrazione il DEF ricorda poi che è stata completata l'attuazione delle deleghe previste dalla legge di riforma – legge n. 124 del 2015 – mentre con la legge di bilancio Pag. 7per il 2018 sono stati determinati gli oneri complessivi a carico del bilancio dello Stato per la contrattazione collettiva nazionale nel pubblico impiego, integrando lo stanziamento, già previsto a legislazione vigente, di 1.650 milioni di euro a decorrere dal 2018 e consentendo incrementi retributivi pari al 3,48 per cento per il 2018.
  In merito alla razionalizzazione delle società partecipate pubbliche, il DEF ricorda che a seguito delle modifiche apportate al Testo unico del 2016 il Ministero dell'economia e delle finanze ha svolto una ricognizione straordinaria delle partecipazioni societarie possedute dalle amministrazioni pubbliche, conclusasi a novembre 2017, al fine di monitorare il rispetto della nuova normativa.
  In materia di lavoro il documento richiama gli incentivi per l'occupazione messi in campo negli ultimi anni, nonché le misure per promuovere la contrattazione di secondo livello. Visto l'elevato tasso di disoccupazione, futuri interventi legislativi restano necessari per reinserire i lavoratori, momentaneamente disoccupati, nel mercato del lavoro.
  Per quanto concerne le politiche sociali, il DEF richiama le misure di sostegno alle famiglie e, in particolare, il Reddito di inclusione – REI, sul quale la legge di bilancio per il 2018 è intervenuta al fine di estendere la platea dei beneficiari ed incrementare i benefici economici, attraverso un maggiore impegno finanziario di 300 milioni di euro nel 2018, di 700 milioni di euro nel 2019 e di 900 milioni di euro nel 2020. Al riguardo rileva che futuri interventi legislativi restano necessari alla luce dell'alto tasso di disoccupati e di inattivi nel nostro Paese, anche al fine di utilizzare le loro potenzialità lavorative ad oggi inespresse. In materia di educazione il DEF richiama, in particolare, le norme intese a rafforzare il collegamento fra scuola e mondo del lavoro, la revisione dei percorsi dell'istruzione professionale, la progressiva istituzione del Sistema integrato di educazione e istruzione dalla nascita ai sei anni, nonché i risultati raggiunti nel contrasto della dispersione scolastica e nell'attuazione del Piano nazionale scuola digitale. Sul versante della ricerca, ove si registra ancora un livello di investimenti distante dagli obiettivi europei, il DEF richiama, in particolare, l'adozione del bando per progetti di ricerca di rilevante interesse nazionale – PRIN, che prevede un impegno complessivo di circa 390 milioni, e le norme per il reclutamento, la stabilizzazione e il rientro in Italia dei ricercatori.
  Conclude auspicando che nella relazione che la Commissione speciale presenterà all'Assemblea siano inserite osservazioni formulate dai gruppi che sono attualmente al lavoro per la formazione del nuovo Governo. Al riguardo, ferma restando la centralità del Parlamento, sottolinea come la valutazione delle problematiche del Paese sia condivisa, mentre differenti possano essere le soluzioni da proporre per risolvere le criticità riscontrate.

  Giorgio TRIZZINO (M5S) interviene per evidenziare la situazione di progressiva contrazione delle prestazioni offerte dal Servizio sanitario nazionale. In particolare, lamentando l'inadeguatezza dei Livelli essenziali di assistenza-LEA, segnala che la percentuale del PIL destinata alla sanità si ridurrà dal 6,6 per cento del 2018 al 6,4 per cento nel 2019, scendendo sotto la soglia minima del 6,5 per cento raccomandata dall'OCSE.
  Sottolinea poi come le regioni manifestino la necessità di un aggiornamento del Patto per la salute, mentre lo Stato richiede ulteriori tagli, nonostante il raggiungimento del pareggio di bilancio da parte delle regioni stesse.
  Si augura infine che il nuovo Esecutivo si faccia carico dell'incremento del Fondo sanitario nazionale e del rilancio degli investimenti, non solo in termini di infrastrutture, contribuendo anche per questa via alla crescita dell'economia italiana.

  Dario GALLI (Lega) sottolinea la particolarità dell'attuale situazione nella quale la Commissione speciale, in cui è presente una maggioranza diversa dalla Pag. 8precedente, portatrice di una diversa visione politica ed economica, si trova ad esaminare il Documento di economia e finanza redatto dal Governo dimissionario. Per tale motivo ritiene opportuno che, pur prendendo atto di quanto esposto nel DEF e degli impegni assunti dall'Italia a livello internazionale, la Commissione manifesti le opinioni e le proposte della nuova maggioranza in via di formazione. Evidenzia inoltre la necessità di segnalare nella relazione le criticità della situazione economica del Paese, come peraltro fatto da tutti i soggetti auditi dalla Commissione, con l'unica eccezione di Confindustria.
  A tal fine richiama innanzitutto quanto già evidenziato dal collega Trizzino, relativamente alla sanità, osservando anche che i problemi saranno ancora più gravi in futuro per l'invecchiamento della popolazione italiana. Ricorda poi il mancato passaggio ai costi standard per il finanziamento delle funzioni degli enti locali, con il conseguente perdurante sperpero di denaro pubblico.
  Sottolinea quindi la diversa visione dei partiti usciti vincitori dalle elezioni sulle istituzioni economiche, l'Unione europea e l'Euro rispetto alla precedente maggioranza, la quale, in vario modo, negli ultimi sette anni, si è limitata a effettuare valutazioni e scelte di carattere ragionieristico. In proposito invita i colleghi a considerare come dal 2001, anno di introduzione dell'Euro, l'Italia non sia riuscita a mantenere un tasso di crescita al passo con altri Paesi europei. Il motivo di tale ritardo nella crescita risiede, a suo parere, nell'errore di aver dotato di una moneta forte un Paese con un'economia debole. Critica poi l'eccessivo ottimismo dell'attuale Governo, sia nel valutare la situazione economica presente, sia nell'elaborazione delle stime per i prossimi anni, e segnala in particolare come sia fuorviante parlare di aumento del numero di occupati, lasciando così intendere che siano aumentati i posti di lavoro, quando il numero delle ore complessivamente lavorate subisce addirittura una flessione.
  Per quanto riguarda poi le affermazioni sulla riduzione del rapporto debito/PIL, invita ad evitarle, in considerazione dell'incapacità di tradurle in realtà e del continuo spostamento nel futuro del traguardo del pareggio di bilancio, che è stato anche sconsideratamente inserito nella Costituzione.
  Prosegue poi elencando alcune misure che auspica possano essere realizzate dal prossimo Governo. Innanzitutto prospetta più incisive misure di sostegno al reddito, la riduzione del numero e del livello delle aliquote delle imposte dirette e il superamento del Patto di stabilità interno.

  Luigi MARATTIN (PD) interviene per ricordare che il Patto di stabilità interno è stato abolito tre anni orsono.

  Dario GALLI (Lega) osserva come, di fatto, gli enti locali siano comunque tuttora nell'impossibilità di spendere le risorse delle quali sono dotati e come detti enti non riescano ad avviare lavori pubblici, pur se necessari.
  Critica quindi gli studi di settore, che impongono sovente alle imprese il pagamento di imposte su redditi superiori a quelli effettivamente percepiti. Evidenzia come gli incentivi all'occupazione abbiano effetti di brevissima durata, in quanto al loro esaurirsi i livelli occupazionali tornano ai valori di partenza. Ritiene infine che le agevolazioni del programma Industria 4.0 dovrebbero essere estese alle piccole imprese, che costituiscono il cuore pulsante del nostro sistema economico.
  Conclude ribadendo la necessità di integrare la relazione della Commissione speciale con l'indicazione delle criticità testé evidenziate.

  Andrea MANDELLI (FI), dopo avere sottolineato che il DEF all'esame scatta una fotografia della situazione esistente senza, per le ragioni a tutti note, offrire proposte per il futuro, ricorda che alcuni spunti interessanti in questo senso sono stati offerti dai soggetti auditi, di cui, a suo avviso, chi intende governare dovrebbe tenere conto. Innanzitutto, sarà a suo parere inevitabile l'adozione di una manovra correttiva, pari, come evidenziato Pag. 9dall'Ufficio parlamentare di bilancio, allo 0,2 per cento del PIL (3-3,5 miliardi di euro). Il nuovo Governo, poi, dovrà tenere conto delle incertezze derivanti da altri fattori, quali l'aumento dei prezzi del petrolio, l'introduzione di dazi da parte degli Stati Uniti, la fine del Quantitative easing (QE), i dubbi sull'applicazione della regola del debito. Rileva, quindi, che la relatrice ha riassunto le patologie del sistema economico italiano, desumibili anche dal DEF: la mancanza di misure efficaci per la riduzione della pressione fiscale, l'insufficiente semplificazione della burocrazia, l'assenza di un programma di privatizzazioni, la carenza delle infrastrutture. Ma, a suo giudizio e in coerenza con quanto affermato in campagna elettorale, il primo punto da mettere in agenda per il futuro sarebbe un intervento deciso in materia di mercato del lavoro, anche attraverso azioni mirate sulla formazione, allo scopo di meglio intercettare le richieste delle aziende, che rimangono spesso non soddisfatte. Ulteriori interventi, di natura strutturale e non sporadici, dovrebbero riguardare il sistema degli appalti, su cui il nuovo codice, varato la scorsa legislatura, appare agire come elemento paralizzante. Anche il sistema sanitario dovrebbe essere oggetto di nuove politiche, considerando che quella sanitaria rappresenta la quota di spesa preponderante per le regioni, che hanno denunciato la insufficienza delle risorse a loro disposizione per garantire equità ed efficienza. Sarebbe opportuno un impegno concreto anche in tema di digitalizzazione, strettamente connesso a quello, altrettanto importante, della ricerca. Infine, si sofferma sulla necessità di chiarire in quale modo e con quali risorse procedere alla doverosa sterilizzazione delle clausole di salvaguardia. Preannuncia, pertanto, il sostegno del gruppo Forza Italia alle proposte che intendano intervenire sui punti problematici da lui segnalati con le ricette di stampo liberale proprie del centrodestra.

  Nunzio ANGIOLA (M5S), ringraziando la relatrice, intende richiamare l'attenzione dei colleghi sulle stime appena pubblicate dall'ISTAT sugli effetti della mancata sterilizzazione delle clausole di salvaguardia, che mettono ancora una volta in luce la diversità delle valutazioni fornite in materia dai diversi istituti auditi dalle Commissioni speciali. In particolare, a giudizio dell'ISTAT, l'aumento dell'IVA previsto dalle clausole di salvaguardia avrebbe un effetto depressivo sull'economia, quantificato in una riduzione di 0,1 punti percentuali del PIL e in una flessione di 0,2 punti percentuali dei consumi. Tali effetti sarebbero in parte compensati da una riduzione delle importazioni.

  Francesco BOCCIA (PD), ai fini della posizione che il proprio gruppo dovrà assumere in relazione al prosieguo dell'esame del DEF, rileva la necessità di avere chiarimenti dalla relatrice su alcune valutazioni di natura politica contenute nella sua relazione e che destano alcune perplessità, quale, ad esempio, il rilievo sul rischio di sovrastima della crescita dell'economia, laddove su tale punto non vi è unanimità di previsione tra gli addetti ai lavori. Segnala che qualora tali chiarimenti fossero resi il proprio gruppo sarebbe pronto ad astenersi sul conferimento del mandato alla relatrice a riferire favorevolmente all'Assemblea, posto che ella si è correttamente attenuta, nella sua relazione, al quadro tendenziale presentato nel DEF dal Governo Gentiloni, espressione anche del Partito democratico. Ma se, con riferimento alle prospettive e alle decisioni future, la linea della maggioranza sarà quella delineata dal collega Galli, allora la valutazione dovrà essere diversa. Chiede, pertanto, ai colleghi e alla relatrice uno sforzo di buon senso allo scopo di evitare di introdurre nella relazione da presentare all'Assemblea posizioni che non possono essere condivise e, nel contempo, invita a riflettere sull'opportunità di inserire in tale relazione ulteriori spunti, a suo giudizio di estrema importanza.
  In primo luogo, propone di enfatizzare il ruolo del BES, ricordando che uno dei quattro indicatori sperimentati nel primo anno, quello delle emissioni di CO2, appare Pag. 10stabilizzato, confermando la possibilità di vincolare con successo le politiche pubbliche al raggiungimento di obiettivi prefissati. Rammenta, a questo proposito, che entro il 15 febbraio 2019 si dovrà tenere una seduta specificamente dedicata alla discussione su tali indicatori.
  Con riferimento al dibattito sulla sterilizzazione delle clausole di salvaguardia, lamenta il silenzio nella relazione sul fatto che la legge di bilancio 2018, che ne ha disposto la disattivazione per l'anno in corso, vieta il ricorso a nuove clausole per il futuro.
  Infine, a suo giudizio risulta carente lo spazio riservato dalla relazione ai temi europei, a cui si riservano passaggi generici e per lo più critici. Si dimentica l'importanza dei pareri votati dal Parlamento italiano alla fine della scorsa legislatura sia sulla proposta di regolamento relativo all'aumento della dotazione finanziaria del programma di sostegno alle riforme strutturali e all'adattamento all'obiettivo generale sia sulla proposta di regolamento recante disposizioni comuni sui Fondi europei. Ribadisce che l'adozione di tali pareri ha influito sulla rotta della Commissione europea, che ha un'impronta non proprio di sinistra, e sottolinea l'importanza di individuare una posizione nazionale anche su altri temi, quale, ad esempio, la costituzione di un Fondo monetario europeo, che potrebbe giovare all'Italia nel momento in cui verrà meno il Quantitative easing (QE).
  In conclusione, dal momento che l'impianto della relazione risulta condivisibile, ferma restando la necessità di un confronto politico franco sui temi da lui indicati, chiede al presidente di farsi garante della tenuta di un accordo in questo senso nel passaggio procedurale tra la Commissione e l'Assemblea. Nel caso in cui, invece, la relazione dovesse incorporare valutazioni politiche proprie di una maggioranza in formazione, che non trovassero il consenso del gruppo PD, il medesimo gruppo procederebbe alla presentazione di un'apposita relazione di minoranza.

  Nicola MOLTENI, presidente, rassicura il collega Boccia che, per quanto è nella sua responsabilità, garantirà a tutti i gruppi la possibilità di ritrovarsi nella relazione che la Commissione presenterà all'Assemblea. Tuttavia ricorda la fluidità dell'attuale situazione politica che non gli permette di mettere un'ipoteca sul futuro, sfuggendo, come è ovvio che sia, al suo controllo e alla sua capacità di previsione. Alla luce di ciò, pertanto, chiede a tutti i gruppi un atteggiamento di massima responsabilità nel rispetto delle diverse posizioni politiche. Propone quindi di proseguire il dibattito e di conferire, nella giornata odierna, il mandato alla relatrice a riferire all'Assemblea, sulla base dei rilievi emersi nel corso del dibattito.

  Stefano FASSINA (LeU) comprende le difficoltà della relatrice a predisporre una relazione sul contenuto del DEF, che sconta l'assenza di un nuovo Governo che fornisca le proprie indicazioni. Condivide quindi lo sforzo della relatrice per fornire nella relazione una sintesi del documento che evidenzi il suo carattere di quadro tendenziale. A suo avviso, infatti, va scelta per la relazione una strada neutra e percorribile che non evidenzi posizioni politiche.
  In quest'ottica propone di non richiamare nella relazione che sarà presentata in Assemblea alcuni passaggi della relazione introduttiva della relatrice. In primo luogo, quando si fa riferimento alle clausole di salvaguardia, ritiene contraddittorio l'ultimo periodo, del quale propone la soppressione, in quanto si fa riferimento alla sostituzione dell'aumento delle aliquote IVA con misure alternative attuate con futuri interventi legislativi, come avvenuto negli anni passati, senza far gravare tale manovra sulle spalle dei cittadini. Fa presente che le manovre degli anni passati a cui si fa riferimento hanno avuto invece pesanti effetti sulle spalle dei cittadini.
  Una seconda ambiguità sulla quale chiede di intervenire è contenuta nel capoverso della relazione dedicato al debito pubblico. Anche in questo caso propone di Pag. 11sopprimere l'ultimo periodo che fa riferimento, genericamente e senza specificarle, a misure alternative di riduzione del debito sulle quali non è scontato un generale consenso.

  Francesco Paolo SISTO (FI) desidera porre un accento critico su un aspetto sottovalutato del DEF, e riportato nella relazione, relativo al sistema giudiziario. Si parla in termini positivi di una riduzione dei costi, dovuta a una riduzione del contenzioso, specialmente in materia penale, senza fare una doverosa analisi di questi dati. Non si può infatti ridurre il sistema giudiziario a un conto aritmetico, senza esaminare le cause che hanno portato a un decremento dei procedimenti. Sottolinea come riferirsi a un diritto penale dell'economia significa evidenziare l'influenza del diritto sull'economia e non viceversa. Inoltre un'analisi dei dati porta a sottolineare, a suo avviso, come a un decremento dei procedimenti fa da contraltare un decremento dei diritti di difesa, dovuti, ad esempio, ai costi eccessivi dei ricorsi e alla difficoltà di utilizzo di alcune procedure che limitano l'accesso alla giurisdizione.
  Osserva altresì che tra le misure critiche introdotte dai provvedimenti approvati nella passata legislatura, va inserito senz'altro quello sul cosiddetto whistleblowing che influisce negativamente sulla pubblica amministrazione.
  In conclusione, ritiene che un documento di economia e finanza non può riportare semplicemente dati senza una relativa analisi perché così saremmo di fronte a una sorta di falso ideologico.

  Nicola MOLTENI, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, cede la parola alla relatrice per la replica.

  Laura CASTELLI (M5S), relatrice, osserva che non è detto che in una fase di passaggio come quella attuale non si possa giungere a un risultato positivo e condiviso. In merito alle osservazioni avanzate, ritiene che alcuni punti possano essere inseriti nella relazione. Ad esempio concorda con il deputato Boccia che va inserito un riferimento agli indicatori BES e che vada richiamata la condizione approvata nella passata legislatura sul Fiscal compact. Così come potrebbe essere riformulata e migliorata la parte relativa alle clausole di salvaguardia. Chiede, quindi, una breve sospensione della seduta per poter rappresentare alla Commissione alcune integrazioni e modifiche che intende apportare alla sua relazione introduttiva, ai fini della predisposizione della relazione per l'Assemblea. Con riguardo all'esame in Assemblea, esprime la volontà di consultare tutte le forze politiche per giungere alla redazione di una risoluzione condivisa.

  Massimo BITONCI (Lega), a nome del suo gruppo chiede di valutare la possibilità di integrare la relazione con riferimenti al superamento del Fiscal compact, agli enti locali, all'attuazione del federalismo fiscale ed anche ai cittadini truffati dalle banche venete.

  Nicola MOLTENI, presidente, come richiesto dalla relatrice, sospende brevemente la seduta.

  La seduta, sospesa alle 11.50, riprende alle 12.40.

  Nicola MOLTENI, presidente, chiede alla relatrice di illustrare le modifiche ed integrazioni alla relazione da lei in precedenza illustrata, ai fini della presentazione della relazione per l'Assemblea.

  Laura CASTELLI (M5S), relatrice, fa presente che, alla luce della discussione svoltasi nella seduta odierna, ha ritenuto opportuno apportare talune circostanziate modifiche ed integrazioni alla relazione in precedenza illustrata, volte in particolare a tenere in debito conto le richieste in tal senso avanzate, con riferimento a specifiche questioni, da alcuni dei colleghi intervenuti, ciò anche nell'ottica di pervenire alla più ampia condivisione possibile sui contenuti della relazione stessa. Pag. 12
  In particolare, con riferimento ai rilievi sollevati dall'onorevole Boccia sul tema più generale del ricorso alle cosiddette clausole di salvaguardia, fa presente di aver provveduto all'inserimento nella relazione di un nuovo capoverso, volto esplicitamente ad evidenziare che con l'entrata in vigore della legge n. 163 del 2016, che ha modificato la legge di contabilità e finanza pubblica, non risulta più possibile introdurre clausole di salvaguardia di carattere automatico. Ha altresì ritenuto opportuno specificare, in riferimento sempre ad un rilievo al riguardo formulato dall'onorevole Boccia, che il rischio di sovrastima della crescita segnalato dall'ISTAT si colloca comunque in un contesto caratterizzato dai rischi geopolitici che vanno delineandosi nell'attuale scenario internazionale.
  Con riferimento invece ai rilievi formulati dall'onorevole Fassina in merito alla ipotizzata sostituzione dell'aumento delle aliquote IVA con misure alternative da attuare con futuri interventi legislativi, fa presente di aver riformulato il capoverso della relazione interessato, prevedendo che con futuri interventi legislativi si provvederà a disinnescare in maniera puntuale le attuali clausole di salvaguardia, mantenendo ferma la volontà di non far gravare tali manovre sulle spalle dei cittadini.
  Per quanto riguarda invece le considerazioni svolte dall'onorevole Fassina sulle questioni concernenti il debito pubblico, ha ritenuto opportuno integrare il capoverso della relazione puntualmente interessato, specificando comunque che l'individuazione delle misure alternative ivi evocate, volte a ridurre – attraverso l'adozione di futuri interventi legislativi – il debito pubblico in maniera puntuale e precisa, dovrà comunque avere luogo salvaguardando il patrimonio pubblico che risulti funzionale all'erogazione di servizi.
  Inoltre, per quanto concerne l'opportunità di valorizzare appieno il ruolo acquisito, nell'ambito più complessivo della definizione delle politiche pubbliche, dagli indicatori di benessere equo e sostenibile, sollecitata dall'onorevole Boccia, fa presente di aver provveduto all'inserimento nella relazione di un ulteriore paragrafo che evidenzia che durante la passata legislatura sono stati introdotti nel ciclo di programmazione economica gli indicatori di benessere equo e sostenibile. Il DEF 2018 è stato infatti corredato dell'allegato «Indicatori di benessere equo e sostenibile» (BES). I BES sono 12 indicatori di diverse aree che caratterizzano la qualità della vita dei cittadini relative, tra le altre, a disuguaglianza, istruzione, salute, ambiente, sicurezza. L'Italia è il primo paese dell'Unione europea e del G7 a dotarsi di un set di indicatori di benessere in base ai quali misurare l'impatto delle politiche pubbliche, abitualmente valutato su pochi indicatori macroeconomici e di finanza pubblica, in primis il PIL, indicatore che da solo risulta non sufficiente a indicare lo stato di salute di un Paese.
  Riguardo infine alla necessità di approfondire le rilevanti implicazioni connesse ai recenti sviluppi di taluni temi europei di particolare interesse, richiamata ancora una volta dall'onorevole Boccia anche nel quadro dell'attività in materia svolta dal Parlamento italiano nello scorcio conclusivo della passata legislatura, fa presente di aver provveduto all'inserimento nella relazione di un ulteriore paragrafo che, per quanto riguarda i rapporti con l'Unione europea, sottolinea che nella XVII legislatura la Camera dei deputati si è espressa, dapprima in Assemblea con l'approvazione, nella seduta del 10 maggio 2017, delle mozioni n. 1/01627 e n. 1/01602, e poi in Commissione bilancio nella seduta del 7 febbraio 2018 – nel corso dell'esame della Proposta di direttiva del Consiglio che stabilisce disposizioni per rafforzare la responsabilità di bilancio e l'orientamento di bilancio a medio termine negli Stati membri (COM(2017) 824) – contro l'incorporazione del Fiscal compact nell'ordinamento giuridico dell'UE. Ricorda, altresì, che sempre nella XVII legislatura la Commissione bilancio della Camera dei deputati, nell'esaminare, tra l'altro, la Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (UE) 2017/825 per Pag. 13aumentare la dotazione finanziaria del programma di sostegno alle riforme strutturali e adattarne l'obiettivo generale (COM(2017) 825), ha approvato nella seduta del 7 febbraio 2018 un documento finale nel quale si sollecita l'Unione a definire puntualmente la natura, le dimensioni e le modalità di attivazione dello strumento di stabilizzazione, configurandolo come uno strumento da attivare automaticamente in presenza di aumenti significativi del tasso di disoccupazione.
   Auspica pertanto che, alla luce delle modifiche e delle integrazioni testé illustrate, attraverso cui ha cercato di recepire i principali spunti di riflessione emersi nel corso del dibattito, sulla relazione sul DEF 2018 da lei formulata per la discussione in Assemblea possa realizzarsi la più ampia convergenza da parte dei diversi gruppi parlamentari.

  Andrea MANDELLI (FI) preannunzia il voto contrario del suo gruppo sulla relazione formulata dall'onorevole Castelli, in ciò rinviando alle considerazioni critiche da lui svolte nel corso del precedente intervento nonché ai rilievi avanzati nell'odierna seduta dal collega Sisto.

  Nessun altro chiedendo di intervenire, la Commissione delibera di conferire all'onorevole Castelli il mandato a riferire favorevolmente all'Assemblea sul Documento di economia e finanza 2018.

  La seduta termina alle 12.50.