CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 6 luglio 2022
826.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari esteri e comunitari (III)
ALLEGATO
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ALLEGATO 1

Interrogazione n. 5-08322 Quartapelle Procopio: sui negoziati con la Repubblica Popolare Cinese per lo sblocco delle adozioni.

TESTO DELLA RISPOSTA

  La pandemia ha determinato un rallentamento generalizzato delle adozioni internazionali, dovuto all'effetto delle misure restrittive di contenimento del contagio, tra cui la chiusura delle frontiere (e la conseguente riduzione dei collegamenti aerei), cui si è aggiunto un rallentamento dell'operatività degli uffici preposti alla lavorazione delle pratiche nei Paesi d'origine dei minori.
  Per il «caso Cina», tutte le istituzioni italiane competenti, dai Ministri Di Maio e Bonetti, alla Commissione Adozioni Internazionali (C.A.L), alla Farnesina e alla nostra Ambasciata a Pechino, si sono impegnate con costanti e puntuali interventi a richiedere alle autorità cinesi di riprendere gli iter di adozione già avviati a inizio 2020, anche nel nuovo quadro condizionato dall'emergenza sanitaria.
  Questi i fatti.
  Prima della chiusura della frontiera cinese, 5 coppie sono giunte allo stadio finale dell'iter adottivo, avendo ricevuto l'invito a recarsi nel Paese («pergamena rossa») per completare il procedimento e congiungersi con i minori.(1) A queste cinque, si aggiungono le 35 coppie italiane con abbinamenti a bambini cinesi, ora scese a 31. Tre di queste hanno infatti visto i loro abbinamenti revocati dall'Autorità Centrale Cinese e un'altra ha deciso di interrompere la procedura per motivi personali. Le revoche da parte cinese sono, rispettivamente, dovute; in un caso alla comparsa della madre biologica; negli altri due, alla precedenza accordata ad adozioni nazionali, in applicazione del principio di sussidiarietà, sancito dalla stessa convenzione de l'Aja del 29 maggio 1993, sulla tutela dei minori e la cooperazione in materia di adozione internazionale.
  Queste 31 coppie hanno ricevuto la «pergamena verde», ovvero la comunicazione cinese di assenso al proseguimento della domanda di adozione, poi restituita e debitamente controfirmata dalla C.A.I. alle Autorità cinesi.
  Purtroppo però, a causa della pandemia, la Cina ha congelato le procedure e sospeso il rilascio di visti anche per i genitori già in possesso della «pergamena rossa». La sospensione delle procedure per la concessione di questi visti non contempla eccezioni per adozioni.
  Data questa situazione di stallo che so bene aver comportato e continua a comportare dolore e delusioni legittime nelle famiglie toccate, il Governo italiano ha adottato una serie di iniziative volte a sbloccare le procedure.
  Di queste, vorrei qui citare le principali.
  Già dal marzo 2020 con il manifestarsi della pandemia, la CAI si rivolgeva, a più riprese nel corso di quell'anno alle Autorità cinesi del China Center far Children Welfare and Adoption (CCCWA) per chiedere notizie in merito allo stato delle procedure pendenti. L'Italia ha altresì promosso iniziative congiunte con le Autorità centrali di Francia, Spagna e Svezia, per continuare a sollecitare la controparte cinese. Solo nel gennaio 2021, il Vice Ministro degli esteri cinese Qin Gang, rispondeva alle diverse sollecitazioni assicurando l'impegno delle Autorità cinesi a facilitare la definizione delle procedure di adozione pendenti delle famiglie italiane ma solo «nel momento in cui la diffusione del Covid-19 fosse stata effettivamente contenuta in Italia e su scala mondiale».Pag. 45
  È per questo che abbiamo richiesto regolari aggiornamenti alla controparte cinese, sia sullo stato di salute dei minori abbinati alle famiglie italiane sia sulla possibilità – almeno per le famiglie già vaccinate – di potersi recare in Cina per concludere la procedura di adozione. Al riguardo vorrei ringraziare la Commissione Adozioni Internazionali e la nostra Ambasciata a Pechino per l'incessante impegno profuso in questa direzione.
  Così come vorrei ringraziare la struttura di supporto commissariale allora guidata dal Generale Figliuolo, che in tempi molto rapidi ha assicurato la vaccinazione prioritaria di tutte le famiglie in attesa di concludere una procedura di adozione internazionale, così accogliendo un'espressa richiesta della CAI.
  Purtroppo nelle risposte via via ricevute dalle autorità cinesi è emerso sempre più chiaramente un sostanziale atteggiamento di chiusura rispetto alla possibilità per le famiglie adottive di recarsi in Cina, adducendo come motivazione il fatto che la pandemia non fosse ancora pienamente sotto controllo e che i minori fossero soggetti particolarmente vulnerabili e non vaccinati.
  È per questo che con il migliorare della situazione, nel secondo semestre del 2021, la CAI tornava a rivolgersi a più riprese, alle Autorità del CCCWA, per sottolineare il sensibile miglioramento dello stato dell'emergenza epidemiologica in Italia e l'avanzamento della campagna vaccinale, reiterando la richiesta alle Autorità cinesi di autorizzare le famiglie in attesa di concludere l'iter adottivo.
  La posizione di sostanziale chiusura delle Autorità cinesi è stata tuttavia confermata: le Autorità cinesi hanno sempre ribadito che le adozioni internazionali sarebbero ripartite soltanto quando la diffusione dell'epidemia di Covid-19 fosse stata debellata a livello globale.
  Non ci siamo però fermati.
  Cito il Ministro Di Maio che ha sollevato la questione con il Consigliere di Stato e Ministro degli esteri cinese Wang Yi a margine del G20 a ottobre scorso, suggerendo di lavorare congiuntamente per soluzioni concrete, come l'emissione di visti di carattere umanitario, per consentire alle famiglie italiane in attesa di completare le procedure di adozione pendenti. Il Ministro Wang Yi non ha tuttavia nascosto l'intenzione di Pechino di mantenere ancora le misure restrittive in atto.
  Questa difficile circostanza interessa anche altri Paesi europei (Spagna, Francia, Svezia) nonché gli Stati Uniti. Con questi partner abbiamo provato a fare passi congiunti. Ma purtroppo i segnali non sono ancora risolutivi.
  Data l'impasse, la CAI ha accordato alle coppie che hanno avuto formale revoca del rispettivo abbinamento, la possibilità di instradare la procedura adottiva anche in un secondo Paese di origine.
  Dell'ipotesi del ricorso del cosiddetto doppio canale le coppie italiane sono state informate sia dagli Enti autorizzati che in occasione dei numerosi incontri ospitati dalla stessa CAI.
  Il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, d'intesa con l'Ambasciata italiana a Pechino e con la CAI, continuerà a seguire con la massima attenzione l'evoluzione della questione e proseguirà nei tentativi di dialogo con le competenti autorità cinesi al fine di sbloccare quanto prima lo stallo. Questo senza far mancare l'ascolto e la vicinanza alle famiglie coinvolte, come fin qui fatto anche attraverso regolari incontri.

  (1) La Cina richiede infatti che gli adottanti trascorrano nel Paese un periodo di convivenza con il minore per il perfezionamento dell'adozione.

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ALLEGATO 2

Interrogazione n. 5-08329 Boldrini: Sugli esiti della prima Conferenza mondiale degli Stati parte del Trattato per la proibizione delle armi nucleari (TPNW).

TESTO DELLA RISPOSTA

  Nei mesi e nelle settimane che hanno preceduto la prima Riunione degli Stati Parte del Trattato per la Proibizione delle Armi Nucleari, il Governo italiano ha mantenuto le consultazioni con i Paesi Alleati e partner, e ha monitorato con attenzione i lavori preparatori. Va precisato, al riguardo, che non vi sono automatismi legati alle decisioni prese da altri Paesi, membri della NATO o meno, come ad esempio l'Australia.
  L'Italia ha mantenuto una linea coerente. Non abbiamo votato nel 2016 a favore della Risoluzione con cui l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite avviava il processo del Trattato e non abbiamo preso parte, l'anno successivo, alla Conferenza che ne ha discusso il testo. Questo perché l'Italia ha sempre sposato un cammino progressivo e verificabile verso il disarmo, con il coinvolgimento degli Stati militarmente nucleari, come sancito all'interno del Trattato di Non Proliferazione, il cosiddetto TNP.
  La posizione italiana è peraltro nota, e riflessa nel comunicato della Farnesina pubblicato in occasione dell'entrata in vigore del Trattato per la Proibizione delle Armi Nucleari. I due percorsi sono paralleli, e nella valutazione italiana quello che passa per il TNP è più efficace, in quanto coinvolge appunto le principali potenze nucleari.
  Il Governo resta impegnato per progressi sostanziali e bilanciati nell'ambito del disarmo nucleare, in vista della decima Conferenza di Riesame del Trattato di Non Proliferazione – prevista svolgersi dal 1o al 26 agosto a New York.
  Naturalmente, il Governo italiano continua a condividere con gli Stati Parte del Trattato per la Proibizione delle Armi Nucleari l'obiettivo di un mondo libero dalle armi nucleari e continua a riconoscere il ruolo che per il raggiungimento di quest'obiettivo è svolto dai Parlamenti e dalla società civile.
  L'Italia ha partecipato, tramite la nostra Rappresentanza Permanente, alla Conferenza sull'impatto Umanitario delle Armi Nucleari organizzata a Vienna il 20 giugno. Una scelta che va considerata quale azione di avvicinamento ai contenuti del Trattato per la Proibizione delle Armi Nucleari, così come indicato dalla Risoluzione da Lei promossa, adottata a maggio da questa Commissione.

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ALLEGATO 3

Interrogazione n. 5-08338 Ehm: Sulla gestione dell'emergenza umanitaria in Afghanistan.

TESTO DELLA RISPOSTA

  A seguito di un primo incontro con la società civile del Ministro Di Maio e della Vice Ministra Sereni nell'agosto 2021, è stato istituito un Tavolo di coordinamento per l'emergenza in Afghanistan, presieduto dalla stessa Vice Ministra, che si è riunito in formato plenario quattro volte (9 settembre; 29 settembre; 9 dicembre; 17 febbraio). Il Tavolo ha lo scopo di coordinare la risposta italiana alla crisi nel Paese, con particolare attenzione all'assistenza umanitaria e alle questioni migratorie. I lavori del Tavolo sono infatti proseguiti anche nella forma di due «Sotto-tavoli», dedicati appunto ad aiuti umanitari e aspetti migratori.
  In occasione delle riunioni del Tavolo sono stati discussi i contributi destinati alla crisi in Afghanistan come attuazione dell'impegno finanziario annunciato dal Ministro Di Maio alla Conferenza dei donatori di Ginevra del settembre 2021. Di questi contributi (complessivi 150 milioni di euro), la maggior parte (oltre 100 milioni) è stata canalizzata attraverso organizzazioni internazionali attive nella risposta umanitaria.
  Nel 2022, il 31 marzo per l'esattezza, nell'ambito dell'apposita Conferenza dei donatori, il Ministro Di Maio ha annunciato un ulteriore contributo di 50 milioni di euro per la crisi, la cui destinazione nel dettaglio è in corso di definizione. Si stanno infatti valutando nuove iniziative anche in risposta all'emergenza determinata dal terremoto del mese scorso.
  Come detto, i lavori del Tavolo di coordinamento hanno interessato anche gli aspetti migratori della crisi. Il 4 novembre 2021, infatti il Ministero degli esteri, il Ministero dell'interno, l'istituto Nazionale per la promozione della salute delle popolazioni Migranti ed il contrasto delle malattie della Povertà (INMP), l'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR), l'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), la Conferenza Episcopale Italiana/Caritas Italiana, la Comunità di Sant'Egidio, la Federazione delle Chiese Evangeliche, la Tavola Valdese ed ARCI hanno siglato un Protocollo d'intesa che prevede la realizzazione di «Corridoi umanitari-Evacuazioni per l'Afghanistan», integrato da un Addendum sottoscritto il 6 aprile 2022.
  Tale Protocollo prevede l'arrivo nell'arco di due anni di 1200 cittadini afghani in condizioni di vulnerabilità da Iran, Pakistan, Turchia, Giordania e Bosnia Erzegovina, prevedendo una duplice azione: 800 beneficiari saranno individuati e accolti dalle Associazioni proponenti e 400 saranno in carico all'Amministrazione del Viminale, che li inserirà nel sistema di accoglienza nazionale dopo la selezione a cura degli uffici dell'UNHCR in loco. La selezione dei beneficiari avverrà secondo criteri fissati dal Protocollo.
  I macchinari speciali per il rilevamento delle impronte digitali dei beneficiari dei corridoi sono stati installati presso le rappresentanze diplomatico-consolari che ne erano sprovviste (Islamabad, Teheran e Sarajevo) tra la seconda e la terza settimana di giugno, dopo apposita formazione del personale incaricato al rilevamento a cura della Polizia di Stato.
  L'arrivo dei macchinari in questione ha consentito di intensificare le attività di competenza del Ministero degli Esteri propedeutiche ai primi arrivi da Pakistan e da Iran, previsti per fine luglio 2022, con un primo gruppo di circa 300 cittadini afghani, individuati dalle Associazioni firmatarie del Protocollo tra i soggetti più vulnerabili attualmente rifugiati nei Paesi limitrofi. In particolare, le Ambasciate a Pag. 48Islamabad e a Teheran hanno già effettuato le operazioni di rilevamento degli speciali dati biometrici e inviato telematicamente i relativi dati alle competenti articolazioni del Viminale per l'avvio, da parte di queste ultime, dei controlli preventivi di sicurezza finalizzati al rilascio di nulla osta all'ingresso in Italia.
  Quanto sopra, si svolge in un quadro di costante coordinamento operativo fra gli attori istituzionali, internazionali e della società civile firmatari del Protocollo e coinvolti nelle operazioni attuative.
  Le Ambasciate italiane in Pakistan e Iran continuano ad adoperarsi con le Autorità dei due Paesi affinché queste ultime consentano ai rifugiati afghani beneficiari dei corridoi umanitari di continuare la loro permanenza legale in quei Paesi sino al loro trasferimento in Italia (dunque, ove necessario, dette Autorità potranno prolungare o rinnovare i visti temporanei pakistani e iraniani) e di poter lasciare legalmente quei Paesi (le Autorità locali dovranno rilasciare a quei beneficiari i previsti permessi di uscita, i cosiddetti exit permit).
  Con riferimento all'Ordinanza cautelare del Tribunale di Roma del 21 dicembre 2021 citata nell'interrogazione, si segnala che essa è stata revocata dalla successiva sentenza n. 75658/2021 del 25 febbraio 2022 del Tribunale di Roma in sede collegiale. Questa sentenza ha fra l'altro stabilito che:

   «la normativa di rango primario vigente in Italia non contempla l'ipotesi di rilascio del visto individuale “per motivi umanitari”, né può affermarsi un diritto dello straniero che si trovi all'estero ad essere ammesso nel territorio della Repubblica al fine di riceverne protezione internazionale, se non nei casi espressamente previsti»;

   «l'istituto del visto “umanitario”, destinato a consentire allo straniero l'ingresso nel territorio nazionale allo scopo di sfuggire a rischi di persecuzione o a trattamenti disumani o degradanti ed ottenere protezione internazionale dall'Italia non può dirsi né concretamente esistente nel diritto italiano, né previsto o imposto dalla normativa europea. In quanto tale, il suo rilascio non può né essere concesso dalla pubblica amministrazione, tenuta all'osservanza della legge, né venire imposto dall'autorità giurisdizionale, investita del potere-dovere di applicarla, interpretandola in senso costituzionalmente orientato ma senza travalicare i confini della sua operatività»;

   concludendo pertanto che «non esiste né l'obbligo, né la possibilità di concedere visti individuali per motivi “umanitari” che siano, esplicitamente o implicitamente, finalizzati ad una successiva domanda di protezione e destinati, perciò, a determinare il soggiorno dello straniero sul territorio nazionale per una durata superiore a 90 giorni, e che il rifiuto di concedere tali visti non determina alcuna responsabilità dello Stato per violazione di obblighi costituzionali o internazionali in materia di diritti fondamentali».

  Il percorso di sostegno alla popolazione afghana immediatamente intrapreso dal Governo nell'agosto del 2021, come vedete, prosegue. Continueremo a lavorare in questa direzione, in linea con tutto l'impegno fin qui profuso in favore del popolo afghano non solo dalle Istituzioni ma anche dai cittadini italiani, che hanno dato prova di straordinaria solidarietà.

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ALLEGATO 4

Interrogazione n. 5-08262 Schirò: Sul rafforzamento delle strutture e dei servizi consolari.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Il rafforzamento della rete diplomatico-consolare, in particolare del suo personale di ruolo, è una necessità ben nota e per la quale la Farnesina non lesina sforzi. Negli ultimi anni abbiamo avviato un processo di reintegrazione delle risorse umane, che ora intendiamo proseguire e potenziare in considerazione dei numerosi pensionamenti previsti nei prossimi anni e della sempre crescente domanda di servizi.
  Per quanto riguarda i dipendenti di ruolo, il concorso per le seconde aree da 400 posti è in fase di svolgimento e dovrebbe concludersi entro la fine dell'anno. Il concorso in fase di svolgimento segue quello che ha portato all'assunzione, lo scorso anno, di oltre 200 nuove terze aree funzionali, segnando un'importante inversione di tendenza sul fronte del reclutamento all'interno della Farnesina. Incentiviamo con strumenti mirati i nuovi assunti a partire verso le sedi consolari in maggiore difficoltà. Per quanto riguarda il personale a contratto, nell'ultimo decennio la Farnesina ha stanziato risorse volte a garantire un sensibile incremento del contingente. Dalle 2.532 unità previste nel 2012 si è passati alle 3.100 autorizzate nel 2022, con un incremento di circa 600 unità. Un impegno che trova conferma nella tempestiva sostituzione del personale a contratto andato in pensione, assicurata a tutela dell'erogazione dei servizi.
  Sempre per il personale a contratto, siamo naturalmente interessati a valutare ulteriori incrementi del contingente, nei limiti delle risorse assegnate, a beneficio degli Uffici consolari.
  Anche nella digitalizzazione e semplificazione dei servizi consolari l'impegno della Farnesina è crescente. Chiederemo un'ulteriore proroga del termine del 31 dicembre 2022 per consentire l'accesso ai portali online della Farnesina senza necessità di disporre delle identità digitali.
  Per promuovere la diffusione dello SPID all'estero. Ambasciate e Consolati sono impegnate in campagne informative sulla sua importanza e sulle modalità di ottenimento, anche grazie alla pagina dedicata agli italiani residenti all'estero sul sito istituzionale dedicato allo SPID. Proseguiamo inoltre l'interlocuzione con l'Agenzia per l'Italia Digitale per superare le difficoltà nella ricezione dell'SMS su numero di cellulare straniero e nell'utilizzo di istituti di credito stranieri per il bonifico di pagamento. Stiamo inoltre lavorando sulle modalità di autenticazione all'estero, tra cui, ad esempio, l'uso del passaporto biometrico. Alcune Sedi hanno trovato soluzioni grazie agli operatori telefonici locali, in particolare per gli SMS di conferma, e si sono anche accreditate come Responsabile della verifica dell'identità (il cosiddetto «RAO»), facilitando così l'ottenimento delle credenziali per i connazionali meno avvezzi all'uso delle nuove tecnologie.
  Con l'Agenzia delle Entrate stiamo inoltre aprendo la possibilità di richiedere digitalmente, sulla piattaforma FastIT, il codice fiscale, di cui molti connazionali all'estero sono sprovvisti ma che è pre-requisito essenziale per l'ottenimento dell'identità digitale.
  Ben consapevoli delle criticità ancora da risolvere, i connazionali all'estero possono continuare a contare sul nostro incessante impegno a migliorare i servizi consolari, punto di riferimento importante per la vita degli italiani nel mondo.

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ALLEGATO 5

Sugli esiti della missione svolta in Algeria (29 maggio – 1o giugno 2022).

COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE

  Una delegazione della III Commissione, guidata dal Presidente Piero Fassino e composta dagli onorevoli Francesco Berti (M5S), Gennaro Migliore (IV), anche in qualità di presidente del Comitato permanente sulla politica estera per il Mediterraneo e l'Africa, Andrea Delmastro delle Vedove (FdI) ed Alessandra Ermellino (Misto – Centro democratico), si è recata in visita ad Algeri su invito dell'omologo Presidente della Commissione Affari esteri, cooperazione ed emigrazione dell'Assemblea Popolare Nazionale, Mohammed Hani.
  La missione si è collocata nel contesto del deciso rafforzamento delle relazioni di amicizia tra Italia ed Algeria nell'impegno comune per la pace e la stabilità del Mediterraneo e per la sicurezza regionale e con particolare riferimento ai temi della crisi energetica ed alimentare derivanti dal conflitto russo-ucraino.
  Dopo lo scambio di visite tra i due Capi di Stato, i Presidenti Sergio Mattarella e Abdelmadjid Tebboune (svolte nel novembre 2021 e nel maggio 2022) e la missione congiunta del Presidente del Consiglio Draghi e del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale Di Maio dell'aprile 2022 e anche in vista del Vertice intergovernativo e del Forum economico previsti a luglio ad Algeri, la missione della III Commissione è stata finalizzata alla costruzione di un partenariato strategico tra le Commissioni omologhe, come emerge anche dalla Dichiarazione comune siglata dai Presidenti Fassino e Hani al termine della visita.
  Al centro dei colloqui avuti dalla Delegazione i principali temi di interesse comune: le conseguenze energetiche e alimentari della crisi ucraina, le strategie per dare stabilità al Mediterraneo, il rilancio della cooperazione euromediterranea, una comune politica migratoria, le azioni per salvaguardare il bacino mediterraneo dal climate change, il rafforzamento della cooperazione bilaterale, da affrontare sia in sede bilaterale sia nelle sedi parlamentari multilaterali della cooperazione euro-mediterranea, quali, in particolare, l'Assemblea Parlamentare del Mediterraneo, presieduta dall'on. Migliore, e nel formato 5+5.
  L'agenda di incontri, durante la quale la Delegazione ha potuto contare sul costante accompagnamento e supporto del Presidente ospitante Hani, ha comportato sessioni di lavoro con il Presidente dell'Assemblea Popolare Nazionale, Brahim Boughali, con il Presidente del Consiglio della Nazione, Salah Goudjil, con la Commissione degli Affari Esteri, della cooperazione e dell'emigrazione dell'APN e con i membri del gruppo parlamentare d'amicizia Algeria-Italia, nonché con il Presidente della Commissione degli Affari Esteri del Consiglio della Nazione, Abdelmadjid Benkaddache. Sul versante governativo la delegazione ha incontrato il Ministro degli Affari Esteri e della Comunità Nazionale all'Estero, Ramtane Lamamra, il Ministro delle Micro-imprese, Nassim Diafa, il Ministro dell'Energia, Mohamed Arkab, e il Ministro dell'Industria, Ahmed Zeghdar.
  Nel colloquio con il Presidente dell'Assemblea Popolare Nazionale Boughali sono state tracciate le linee di fondo del dialogo italo-algerino, a partire dal riconoscimento del ruolo storicamente svolto dall'Italia nel percorso di liberazione e fondazione dell'Algeria moderna.
  Partendo dalla constatazione che il 2022 rappresenta un anno di eccellenza per le relazioni bilaterali, l'interlocutore algerino ha sottolineato l'esigenza che la cooperazione bilaterale evolva oltre il settore energetico, sviluppando maggiore attenzione alle dinamiche regionali e mediterranea in particolare. Alla presenza del neo istituito Pag. 51gruppo di amicizia parlamentare, il presidente Boughali ha evidenziato la comunanza di visioni tra i due Paesi sui temi dell'Africa, dell'attenzione al Sahel e al Mediterraneo, dando risalto alle potenzialità dell'amicizia tra Italia ed Algeria per la individuazione di soluzioni condivise.
  In questo contesto il Presidente Fassino ha condiviso la necessità di dare ulteriore rilancio alle relazioni parlamentari bilaterali e di contribuire sui temi della sicurezza e della crisi energetica e alimentare, partendo dalla visione fortemente condivisa che i due Paesi hanno sulle priorità del quadrante regionale. Il Presidente Fassino ha espresso l'auspicio affinché l'Algeria possa tornare presto ad essere il primo fornitore energetico per l'Italia e anche affinché un maggior numero di investitori italiani possano stabilirsi in Algeria, contribuendo ad incrementare i valori dell'interscambio e degli investimenti diretti. Sui temi del Mediterraneo il Presidente Fassino ha evidenziato la necessità di sviluppare una strategia integrata, che favorisca i processi di stabilizzazione e di democratizzazione, in particolare in Libano, in Tunisia e Libia, dove la crisi in atto rischia di compromettere i successi conseguiti in anni precedenti. Occorre in generale che l'Unione europea sviluppi una strategia unitaria per l'Africa, scongiurando approcci frammentati basati su iniziative nazionali non coordinate. È essenziale, inoltre, lavorare per lo sviluppo del continente africano tenendo conto che l'andamento dei flussi demografici non potrà essere gestito con la leva migratoria e che occorre superare la visione del Sahara come barriera, come pure cooperare strettamente nella lotta contro il terrorismo fondamentalista, ancora fortemente radicato nel Sahel. Il Presidente Fassino ha soprattutto dato risalto all'esigenza di sviluppare una cooperazione parlamentare sul modello del formato governativo 5 + 5, oltre che nel contesto dell'Assemblea parlamentare per il Mediterraneo, ed avviare un partenariato strategico tra la Camera dei deputati e l'Assemblea popolare nazionale, nel solco del Protocollo già siglato dai due Parlamenti.
  Di particolare interesse il successivo colloquio con il Presidente del Consiglio della Nazione, Salah Goudjil, che ha aperto il confronto con i colleghi italiani a partire dal tema ambientale e della necessità di un approccio coeso rispetto alle problematiche del continente africano. Il presidente Goudjil ha subito sottolineato l'esigenza che la crisi libica trovi soluzione dando protagonismo al popolo libico, nel comune interesse di Algeria ed Italia, che su questo dossier sono gli unici Paesi della regione ad avere una visione davvero convergente. Il Presidente della Camera alta algerina ha dato particolare risalto al ruolo del suo Paese rispetto alla soluzione della crisi in Mali, evidenziando gli ostacoli che hanno caratterizzato il percorso di perfezionamento degli Accordi di Algeri, in base ai quali oggi il Mali è chiamato a scegliere i propri rappresentanti.
  Di particolare spessore è sembrata l'analisi storica che il presidente Goudjil ha tratteggiato in merito alla questione del Sahara occidentale, a partire dai fatti del 1975, quando Marocco e Mauritania subentrarono alla Spagna nel controllo del territorio conteso. Il presidente algerino ha ricordato il conflitto tra Marocco e Mauritania per il controllo dell'allora Sahara spagnolo, conflitto concluso con la cessione di metà territorio del Sahara spagnolo alla Mauritania. Ha ricordato, altresì, come in quello stesso contesto Rabat propose anche alla Algeria una cessione di territori contesi, incontrando il diniego di Algeri che non volle divenire paese colonizzatore, avendo deciso di schierarsi in ogni contesto a favore del rispetto del principio dell'autodeterminazione dei popoli.
  Passando al conflitto tra Russia ed Ucraina, il presidente Goudjil ha evidenziato che questo fatto storico cambierà per sempre i destini del mondo. In prospettiva futura il ruolo dell'Italia sarà, a suo avviso, cruciale tenendo conto della postura indipendente che ha caratterizzato l'Italia nel consesso delle nazioni occidentali e del supporto che l'Italia ha sempre assicurato, anche indirettamente, all'autodeterminazione dell'Algeria. Ricordando il ruolo di Roma nel processo di liberazione dell'AlgeriaPag. 52 dal controllo coloniale, il Presidente ha segnalato la conferenza che si terrà ad Algeri nel mese di novembre sulla questione palestinese e che coinvolgerà numerosi paesi arabi, chiamati ad un confronto partendo dalla proposta di pace elaborata dalla Lega araba a Beirut.
  A tutte le sollecitazioni del presidente Goudjil il Presidente Fassino ha reagito evidenziando la necessità di ridefinire il ruolo che la Federazione Russa potrà avere nel Mediterraneo dopo il conflitto con l'Ucraina, essendo oggi mutato anche il posizionamento degli Stati Uniti, ritornati ben presenti e partecipi nel Mediterraneo. In tale ottica destano certo preoccupazioni i destini della Libia, della Tunisia e dei Paesi della fascia subsahariana. Condividendo la massima del Presidente Goudjil per cui «governare significa prevenire», il Presidente Fassino ha auspicato un rafforzamento degli strumenti della cooperazione parlamentare, secondo il modello che in sede europea si è venuto a consolidare con riferimento alla cooperazione coesa che oggi unisce Italia Germania, Francia e Spagna.
  Analoghe tematiche sono toccate nel corso del colloquio con i membri della Commissione degli Affari Esteri, della cooperazione e dell'emigrazione dell'APN, presieduta dall'onorevole Hani, che ha incoraggiato i colleghi italiani a riattivare il Protocollo bilaterale e a sfruttare tutte le leve della cooperazione bilaterale nell'interesse del dialogo e della pace regionale, condividendo una ripresa del dialogo parlamentare anche nel formato 5 + 5. Se il Presidente Fassino ha ribadito l'auspicio per un partenariato strategico e per lo sfruttamento delle potenzialità dell'amicizia tra Italia e Algeria, che possono essere motore delle dinamiche multilaterali regionali, l'onorevole Berti ha a sua volta sottolineato l'esigenza di incoraggiare, in qualità di rappresentanti eletti, i rapporti tra i due popoli. Alla luce del conflitto russo ucraino in corso, il presidente Hani ha sollecitato gli interlocutori italiani a non dimenticare le tematiche della crisi mediorientale, del Sahara Occidentale e della Libia, rappresentando la necessità che a tali dossier aperti non manchi il contributo specifico dei parlamenti.
  Nello specifico contesto del confronto con i parlamentari del gruppo di amicizia, è emersa con maggiore nettezza la tematica dell'immigrazione, questione che, nell'ottica algerina, deve vedere maggiore collaborazione tra i due Paesi nell'interesse di quelle persone che, costrette ad emigrare, hanno perso tutto. In tale ottica occorre operare per la stabilità dei Paesi di origine e certamente elaborare una strategia comune a fronte di una azione alquanto carente svolta fino ad oggi. Un ulteriore tema affrontato è stato quello della differenza di approccio alla crisi tra Russia ed Ucraina, alla luce del diverso voto espresso dai due Paesi nella sede dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite. I parlamentari italiani ed algerini hanno comunque condiviso la necessità di fare ogni sforzo utile per pervenire ad un punto di equilibrio e per promuovere una soluzione della crisi che non potrà che essere di tipo politico e non militare.
  Ulteriore significativo incontro per i temi politici trattati è stato quello con il Presidente Abdelmadjid Benkaddache ed alcuni «senatori» componenti della Commissione degli Affari Esteri del Consiglio della Nazione. Il Presidente Benkaddache ha enfatizzato la fase in atto come anno dell'eccellenza algerina, anche per la prospettiva di riforme economiche alle quali il Paese intende dare seguito, ed ha espresso apprezzamento per la posizione equilibrata espressa dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella sul Sahara Occidentale e sulla questione israelo-palestinese. Anche il senatore di nomina presidenziale Kamel Bouchama, già ministro negli anni Ottanta, ambasciatore di Algeria in Siria, nonché intellettuale ed eminente protagonista del Fronte di liberazione nazionale, è intervenuto ricordando lo storico ruolo svolto da Roma, anche a livello internazionale, nel sostegno all'indipendenza dell'Algeria, ruolo che ha favorito la presenza di ENI in Algeria a partire dal 1981. In questo contesto il Presidente Fassino ha sottolineato l'esigenza di ricostruire un sistema di sicurezza nel Mediterraneo basato sul rigoroso rispettoPag. 53 dei diritti umani, che rappresentano un tema cruciale per l'Unione europea. In merito al conflitto russo-ucraino, il Presidente Fassino ha dato particolare risalto alla necessità di assicurare l'integrità territoriale dell'Ucraina in ogni negoziato che sia finalizzato al cessate il fuoco. Ha evidenziato le gravi responsabilità dell'Unione europea in tale crisi e anche rispetto ai rapporti con l'Algeria, in cui certamente Bruxelles ha mancato in prontezza, lasciando spazio ad altri attori. In questo l'Italia può svolgere oggi un ruolo nel rilanciare le relazioni tra Algeri e Bruxelles. Nel corso del colloquio è intervenuto anche l'onorevole Migliore, che ha rappresentato l'esigenza di considerare il rapporto tra Europa ed Africa secondo la visione di un «continente verticale», all'interno del quale l'amicizia tra Algeria e Italia rappresenta un valore aggiunto ed un motore di stabilità. Anche l'onorevole Berti è intervenuto segnalando la centralità della sfida tra democrazie ed autoritarismo, tra stabilità ed instabilità, su cui i due Paesi sono chiamati a confrontarsi ed interagire.
  Centrale nell'agenda di incontri è stato il colloquio con il Ministro degli Affari Esteri e della Comunità Nazionale all'Estero, Ramtane Lamamra, che ha condotto innanzitutto un'analisi sullo stato della cooperazione nel Mediterraneo, oggi mare di competizione e di rivalità, dopo il fallimento dell'ambizioso progetto rappresentato dal Processo di Barcellona. Il ministro ha espresso il proprio rammarico a tal riguardo, ritenendo che oggi vi siano tutti gli ingredienti necessari per un rilancio della cooperazione regionale, per la quale è necessario lo sviluppo di una nuova leadership unitaria, tenendo conto che non tutti gli attori muovono nella stessa direzione e che Italia ed Algeria non possono nutrire speranze in un'evoluzione del quadro complessivo in una direzione di maggiore convergenza. L'Italia ed Algeria sono, infatti, Paesi uniti da rapporti di buon vicinato e da accordi di cooperazione e l'Algeria, in particolare, sta imboccando la strada delle riforme verso standard democratici più alti ed una prospettiva di pace interna duratura. Nell'analisi sulla situazione politica interna agli Stati del Maghreb, il Ministro ha sottolineato che l'Algeria si caratterizza per una linea neutralista, di non interferenza, e in quanto tale, assai perplessa rispetto al contesto interno alla Libia, caratterizzato da una condizionante presenza di influenze straniere. L'Algeria in questa fase è particolarmente concentrata sull'integrità del Mali e per proteggere la regione dalle ripercussioni del conflitto russo ucraino. Certamente la presenza russa in Mali rappresenta un fatto nuovo ma se gli Accordi di Algeri trovassero piena attuazione tale presenza non sarà più necessaria. Una questione di fondo concerne la integrazione dei circa 26.000 combattenti che al momento si trovano sul territorio maliano, dove occorrerebbe a rigori un intervento internazionale di peace enforcing. Il Ministro Lamamra ha espresso, poi, cauto ottimismo per la situazione tunisina in ragione della profonda cultura politica che caratterizza il popolo tunisino, abituato da decenni alla partecipazione politica. Dubbi derivano semmai dalla adeguatezza dell'attuale regime parlamentare, anche alla luce del fatto che l'attuale capo di Stato tunisino gode di un sostegno popolare più ampio del previsto. Il Ministro e quindi passato alla questione del Sahara Occidentale esprimendo disappunto per le posizioni assunte di recente dal Parlamento europeo e sottolineando che l'Algeria non può divenire la buffer zone dell'Unione Europea nella gestione dei flussi migratori. Sul tema ha precisato che occorre tenere conto che i flussi di migranti che provengono da sud guardano con interesse al settore agricolo e al settore dell'edilizia e interessano decine di nazionalità, alcune anche anglofone, che chiedono integrazione. Di fronte a questo scenario è essenziale che l'UE cessi di porsi come fortezza e sappia invece creare condizioni di sviluppo. Dopo aver segnalato che all'Algeria basterebbero sei mesi per completare il percorso di riforme costituzionali, inclusa l'istituzione di una Corte costituzionale, il Ministro ha evidenziato che ideale sarebbe se l'Unione europea aiutasse paesi come l'Algeria a produrre secondo standard europei e ad esportare insieme le merci nel Pag. 54resto del continente. Interessante è stata anche la posizione da lui espressa sul rapporto con la Cina e sulla percezione presso l'opinione pubblica: il Ministro ha ribadito che per l'Algeria la lotta per l'indipendenza resta la chiave di lettura dei rapporti internazionali dell'Algeria e non può essere dimenticato che la Cina è il primo Paese ad avere riconosciuto il governo provvisorio algerino.
  Il successivo colloquio con il Ministro delle Micro-imprese, Nassim Diafa, ha permesso di registrare che il 70 per cento delle imprese algerine sono imprese giovanili. Per l'economia algerina i giovani rappresentano il plusvalore e sono strategici per l'economia nazionale. In tal senso le micro imprese, vale a dire le imprese che occupano fino a nove impiegati, rappresentano lo strumento principale per includere i giovani nel sistema economico. In tale ottica in Algeria sarebbero stati istituiti meccanismi di sostegno, accorpati nel neo istituito ministero delle micro-imprese, che, secondo il Ministro, avrebbero consentito la nascita di 1, 6 milioni di imprese, anche grazie al supporto dell'agenzia Anaf, secondo un piano nazionale costato 12 miliardi di dollari.
  Quanto all'Italia, il modello delle imprese familiari italiane costituisce un riferimento ed è per questo che l'Algeria ha ritenuto opportuno siglare un memorandum of understanding con l'Italia, basato su due assi principali: la cooperazione e lo scambio tra imprese familiari algerine e italiane e l'impiantistica, vale a dire il riorientamento dalla Cina all'Italia della politica di acquisti di catene di produzione di trasformazione, nell'obiettivo sostenuto dall'agenzia dello Stato a favore di una maggiore interdipendenza con l'Italia rispetto a Pechino. Il Ministro ha anche evidenziato che da un anno il suo ministero collabora con il ministero dell'interno algerino per esaminare i fabbisogni dei cittadini algerini e per individuare le necessità imprenditoriali da sviluppare. Questa collaborazione ha fatto emergere che i settori più importanti sono rappresentati dall'agroalimentare, dal settore della trasformazione e della produzione di attrezzature.
  Nel dibattito con la delegazione, cui l'on. Ermellino ha contribuito in modo specifico descrivendo le specificità del sistema produttivo italiano, il Presidente Fassino ha evidenziato i punti di forza e di debolezza di un sistema produttivo basato sulle piccole medie imprese, nondimento chiamate ad essere protagoniste di innovazione e di ricerca e sviluppo. Forti della propria capacità innovativa, le piccole medie imprese italiane si sono affermate come modello vincente per la capacità di esportare grazie alla qualità dei prodotti. Favorire l'export necessita però un accompagnamento pubblico e in questo l'Italia può essere un sostegno utile all'Algeria. Il Presidente Fassino ha segnalato anche l'esigenza di creare un tessuto connettivo tra imprese dello stesso settore, associando ai centri di produzione luoghi deputati a formazione e ricerca in base al modello dei distretti industriali. Questo modello ha permesso all'Italia, il cui tessuto produttivo è rappresentato dal 98% da piccole medie imprese di essere il secondo paese europeo per sviluppo industriale.
  Di particolare interesse è stato anche il colloquio con il Ministro dell'Energia, Mohamed Arkab, protagonista degli accordi sottoscritti dai due governi per l'incremento della fornitura di gas algerino all'Italia. Il ministro ha segnalato l'avvio di nuovi versanti di collaborazione con l'ENI nel sud dell'Algeria. Ha descritto il progetto pilota concernente l'idrogeno e il fatto che l'Algeria ha realizzato il primo programma di sfruttamento di energie rinnovabili in partnership con l'italiana Terna. Nel sottolineare il rapporto di partenariato economico privilegiato che lega l'Algeria all'Italia, il Ministro ha espresso pessimismo sull'andamento dei prezzi mondiali del gas e del petrolio e profondo dissenso rispetto alla scelta di tassare i profitti delle imprese petrolifere, che in questo modo vedono frustrata la propria propensione agli investimenti.
  Ha concluso il round di incontri con rappresentanti governativi il colloquio con il Ministro dell'industria, Ahmed Zeghdar, con cui sono state approfondite tematiche già affrontate nei precedenti colloqui con Pag. 55un focus particolare sull'esigenza di assicurare innovazione permanente, ricerca e sviluppo e formazione, quali fattori integrati per il pieno successo del sistema produttivo algerino. Centrale resta l'azione dello Stato nell'accompagnare le aziende verso i mercati internazionali, con il sostegno imprescindibile di investimenti nelle tecnologie digitali.
  Ospiti dell'Ambasciata italiana ad Algeri, la Delegazione ha quindi incontrato rappresentanti della comunità italiana presente in Algeria ed esponenti del «sistema Italia», con particolare riferimento al Direttore della sede locale di ICE-Agenzia, nonché prendere parte ad una colazione di lavoro con i Capi Missione delle Rappresentanze diplomatiche ad Algeri dei Paesi del Quint: Francia, Germania, Spagna, Stati Uniti e Regno Unito.
  Il colloquio informale con gli ambasciatori europei e statunitense ha permesso alla delegazione di dare conto ai rappresentanti dei maggior Paesi europei del clima registrato nel corso della visita, che certamente ha coronato il salto di qualità nelle relazioni tra l'Italia e l'Algeria alla luce degli accordi firmati tra i due governi. IL Presidente Fassino ha sottolineato che il rapporto tra i due Paesi è risalente e che l'Algeria oggi rivendica con orgoglio il proprio ruolo nel Mediterraneo e nell'Africa e comunque si accredita come il paese più stabile della regione. Ai rappresentanti diplomatici occidentali ha quindi chiesto una valutazione sul quadro politico interno, atteso che appare ancora condizionante il ruolo dei militari sul sistema di potere algerino e che colpisce il grave astensionismo elettorale, a dimostrazione di una certa fragilità del regime attuale, confermata dalla intoccabilità del regime di sovvenzioni e sussidi, senza i quali il Paese andrebbe probabilmente incontro a forte instabilità interna. L'analisi dell'Ambasciatore spagnolo ha dato conto dello stato di crisi in cui versano le relazioni tra Spagna e Algeria a causa del cambio di posizionamento di Madrid sul Sahara occidentale. Quanto al quadro politico interno l'ambasciatore spagnolo ha rimarcato l'assenza di una vera e propria opposizione politica, oltre ad una certa incapacità di iniziativa che caratterizzerebbe l'aggregato politico rappresentato in Parlamento ed alla sparizione di ogni forma di protesta popolare capace di esercitare pressione sulla leadership. Sulle sovvenzioni l'Ambasciatore spagnolo ha convenuto che si tratta dell'elemento cardine per il mantenimento della pace sociale per il quale potrebbe essere al massimo valutato un eventuale meccanismo di progressività. L'Ambasciatore degli Stati Uniti ha manifestato scetticismo sulla autentica propensione della leadership algerina attuale alla realizzazione di riforme, con particolare riferimento al regime delle sovvenzioni, i cui oneri sono al momento ampiamente assorbiti dai proventi derivanti dall'innalzamento del costo del gas. Rappresenta un problema la disoccupazione giovanile che è la sfida di fondo per una leadership non del tutto convinta di volere porre mano a profonde riforme. L'Ambasciatore del Regno Unito si è detto d'accordo con questa analisi, evidenziando che il 60 per cento dell'economia algerina è sommersa. Altrettanto disillusa è apparsa l'analisi dell'Ambasciatore francese, che ha segnalato il tema delle riammissioni come questione che occupa un ruolo centrale nel dialogo tra Francia e Algeria. Per il rappresentante diplomatico francese il rapporto con il mondo militare rappresenta tuttora un elemento di tensione per un sistema politico tuttora bloccato e fortemente parcellizzato. Quanto al rapporto con la Russia è emerso che non vi sono state pressioni da parte di Mosca rispetto all'apertura dell'Algeria a favore di una un incremento dell'esportazione di gas verso l'Italia. In particolare, il rappresentante dell'Unione Europea ha evidenziato come per l'Italia la presenza cinese in Algeria rappresenti un competitore assai aggressivo, presente soprattutto nel settore ingegneristico. Ha chiuso il confronto l'Ambasciatore tedesco che ha sottolineato l'esigenza che Algeri diversifichi le proprie relazioni internazionali e gestisca il malcontento permanente che serpeggia nella popolazione, presso la quale è diffusa l'opinione che le riforme costituzionali malcelinoPag. 56 il tentativo di realizzare forme di controllo sociale ancora più stringente.
  Nel prosieguo, la delegazione ha incontrato l'Arcivescovo di Algeri, Mons. Jean-Paul Vesco, per un colloquio sulla condizione della comunità cristiano-cattolica in Algeria, nonché il rettore della Basilica di Notre-Dame d'Afrique, P. José M. Cantal Rivas.
  A margine dell'agenda di incontri la delegazione ha poi visitato il giardino intitolato ad «Enrico Mattei» dove nel 2021 il Presidente Mattarella ha inaugurato una targa dedicata alla figura di Mattei definito «amico della rivoluzione algerina, difensore tenace e convinto dei valori democratici».
  È stato svolto un sopralluogo del Palais des Rais – Bastion 23, edificio di architettura ottomana situato nei presso della casba di Algeri, restaurato e convertito in polo museale grazie a fondi della cooperazione italiana, come pure presso la località di Blida, presso Algeri, dello stabilimento industriale «Société des pâtes industrielles (Sarl Sopi) – Couscous mama», che impiega macchinari italiani nel proprio processo produttivo. In tale occasione la delegazione ha incontrato l'Amministratore delegato della società e il Presidente dell'Associazione di categoria Consiglio per il rinnovamento dell'economia algerina (CREA).
  La delegazione ha svolto una visita presso la nuova sede della Scuola italiana «Roma» di Algeri, incontrando docenti ed allievi, affrontando in particolare le problematiche connesse al reclutamento di insegnanti.
  A conclusione della visita la delegazione ha visitato «Djazzagro», la fiera algerina più importante per l'agrobusiness, in cui si è registrata una presenza italiana da record, con 60 imprese.

  Testo della dichiarazione del Presidente della Commissione affari esteri, della cooperazione e dell'emigrazione dell'Assemblee Populaire Nationale algerina, Mohammed Hani, e del Presidente della Commissione affari esteri e comunitari della Camera dei deputati italiana, Piero Fassino.

  Dal 29 maggio al 1° giugno 2022 si sono riunite ad Algeri, su invito da parte algerina, le Commissioni Affari Esteri dell'Assemblee Nationale Populaire algerina e della Camera dei deputati italiana avviando una collaborazione parlamentare permanente nel quadro del netto rafforzamento dei legami di amicizia e cooperazione tra Italia ed Algeria.
  La visita di Stato del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in Algeria il 6-7 novembre 2021 e la visita a Roma del Presidente della Repubblica algerina, Abdelmadjid Tebboune, svolta il 25-27 maggio 2022, nonché i numerosi accordi di cooperazione sottoscritti, delineano un rapporto strategico che troverà ulteriore occasione di manifestarsi nel Vertice intergovernativo e nel Forum economico previsti a luglio ad Algeri.
  Il salto di qualità maturato nei rapporti bilaterali intergovernativi sarà accompagnato da un analogo partenariato parlamentare a cui le Commissioni Esteri intendono fare da apripista per affrontare insieme i principali temi di interesse comune: le conseguenze energetiche e alimentari della crisi ucraina, le strategie per dare stabilità al Mediterraneo, il rilancio della cooperazione euromediterranea, una comune politica migratoria, le azioni per salvaguardare il bacino mediterraneo dal climate change, il rafforzamento in ogni campo della cooperazione bilaterale.
  Il comune impegno su questi temi si estenderà anche alle sedi parlamentari multilaterali – quali l'Assemblea Parlamentare del Mediterraneo, l'Unione per il Mediterraneo e il formato 5+5 – contribuendo così a promuovere un'ampia azione parlamentare a favore della stabilità del Mediterraneo e della cooperazione euromediterranea.
  Per dare concretezza e operatività alla loro cooperazione, le Commissioni Esteri attiveranno meccanismi di consultazione e periodiche sessioni di lavoro.