CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 24 maggio 2022
801.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Trasporti, poste e telecomunicazioni (IX)
ALLEGATO
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ALLEGATO 1

5-08148 Maccanti: Chiusura dell'accordo internazionale con i Paesi dell'Adriatico in relazione al piano DAB conseguente al refarming della banda 700 MHz.

TESTO INTEGRALE DELLA RISPOSTA

  Con l'interrogazione in esame si chiedono chiarimenti sullo stato di avanzamento delle attività di pianificazione e di assegnazione delle frequenze radiofoniche in standard DAB (Digital Audio Broadcasting) sulla banda 700 MHz.
  A riguardo, sentiti gli Uffici competenti del Ministero dello sviluppo economico, si rappresenta quanto segue.
  In primo luogo, occorre evidenziare che attualmente siamo di fronte a una seconda e profonda trasformazione delle tecnologie delle telecomunicazioni, cominciata nella seconda metà del 2021.
  La prima trasformazione, infatti, è avvenuta oltre 10 anni fa, dal 2008 al 2012, con il cosiddetto switch off, ovvero con lo «spegnimento» della televisione analogica tradizionale e il conseguente passaggio a quella digitale.
  Oggi, invece, assistiamo ad una seconda conversione tecnologica delle trasmissioni, che risulta necessaria per sopperire a una riduzione della banda UHF per la cessione di una parte della risorsa (la cosiddetta banda 700 MHz, ossia i canali dal 49 al 60) al 5G.
  All'origine del cambio di destinazione si pongono sia le delibere dell'Agcom a riguardo, che la decisione n. 899 del 2017 del Consiglio e del Parlamento europeo.
  In proposito, infatti, la delibera Agcom n. 664/09/CONS ha stabilito che l'uso delle frequenze VHF per la radio digitale deve essere effettuato nel rispetto degli accordi internazionali, della normativa dell'Unione europea e di quella nazionale, nonché dei piani nazionali di ripartizione e di assegnazione delle frequenze e delle disposizioni in materia contenute nel regolamento Agcom.
  Inoltre la citata decisione europea ha imposto, a partire dal 30 giugno 2020, il passaggio della banda 700 MHz alle comunicazioni mobili. In particolare, la decisione n. 899 del 2017, nel riconoscere l'importanza che il digitale rappresenta in parecchi Stati membri europei per la radio diffusione, ha previsto specifiche tutele e modalità operative, per regolare la cessione della banda 700 MHz alla telefonia mobile.
  Per quanto di competenza, si sottolinea che con riferimento alle frequenze della banda VHF, destinate al DAB e al servizio televisivo, l'Italia ha già concluso accordi internazionali con Francia, Monaco, Svizzera, Austria, Città del Vaticano e Malta, mentre sono in corso le trattative per finalizzare un analogo accordo di ripartizione con i paesi del versante adriatico (Slovenia, Croazia, Bosnia-Erzegovina, Montenegro, Albania, Grecia).
  Il tavolo di lavoro adriatico, com'è stato ricordato anche dagli onorevoli interroganti, è stato avviato nel 2019, e ha dovuto confrontarsi con una oggettiva complessità dovuta all'estensione geografica dell'area interessata e al numero di amministrazioni coinvolte. Grazie al contributo fattivo della rappresentanza italiana, che ha proposto e realizzato una procedura innovativa di ottimizzazione, è stata individuata e consolidata una ripartizione frequenziale migliorativa rispetto allo stato attuale. È indubbio, dunque, che la firma dell'accordo permetterebbe di completare il quadro delle frequenze DAB utilizzabili su tutto il territorio nazionale.
  È previsto nelle prossime settimane un ulteriore incontro per cercare di concludere l'accordo con i Paesi adriatici.Pag. 56
  Si precisa infine che le frequenze VHF oggetto del Piano DAB sono attualmente ad uso televisivo e saranno liberate dopo il prossimo 30 giugno 2022, pertanto l'eventuale Piano DAB potrà essere reso operativo solo dopo tale data.
  In conclusione, l'auspicio è quello di arrivare quanto prima a un accordo con i Paesi del versante adriatico e garantire agli operatori del settore una maggiore certezza con riferimento all'utilizzo delle frequenze radiofoniche DAB, anche alla luce degli investimenti effettuati a riguardo. Per quanto di competenza, il Ministero dello sviluppo economico si adopererà in tal senso.

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ALLEGATO 2

5-08149 Scagliusi: Chiarimenti sul tavolo tecnico presso il MiSE sul refarming della banda 700 MHz e sull'adeguamento degli apparecchi televisivi al nuovo standard Dvbt2.

TESTO INTEGRALE DELLA RISPOSTA

  Con l'interrogazione in esame si chiede lo stadio dei lavori ministeriali concernenti il tavolo tecnico previsto dal decreto-legge «Milleproroghe 2022».
  Il Ministero dello sviluppo economico ha dato attuazione alla normativa sul tema delle frequenze di cui al decreto-legge n. 228 del 2021 «Milleproroghe 2022», convocando i diversi tavoli che si sono resi necessari per affrontare e risolvere le differenti problematiche derivanti dalla liberalizzazione della banda 700 MHz, anche a fronte della diversità delle problematiche inerenti le regioni coinvolte.
  A riguardo, sentiti gli uffici tecnici del Ministero, si rappresenta quanto segue.
  Ad oggi sono stati svolti tavoli tecnici per le regioni Piemonte, Veneto, Emilia-Romagna, Puglia, Marche e Sicilia con le istituzioni nazionali (ivi compresa l'Agcom) e le amministrazioni regionali, oltre che con diversi stakeholder.
  I tavoli, in particolare, hanno portato a definire possibili soluzioni tecnico-giuridiche (come nel caso del Veneto o della Puglia), a condividere le problematiche e a rappresentare i vincoli del quadro giuridico esistente (Piemonte e Sicilia), nonché a esaminare gli aspetti economici (Marche).
  In merito, l'Agcom ha fornito un parere tecnico sui vincoli del Piano nazionale di assegnazione delle frequenze da destinare al servizio televisivo digitale terrestre (di seguito, PNAF) in data 28 marzo 2022, posto a base di un parere tecnico e autorizzativo MiSE per problematiche relative al Veneto e all'Emilia-Romagna, criterio che potrà essere applicato in presenza dei medesimi presupposti anche in analoghe situazioni in altre regioni.
  Infatti, il Piano delle frequenze 2019 dell'Agcom, a cui si deve conformare il Ministero nelle procedure di selezione degli operatori di rete e dei fornitori di servizi media audiovisivi (di seguito FSMA) idonei ha richiesto al Ministero di individuare i migliori operatori di rete, tra quelli già attivi a livello locale e nazionale (o anche tra possibili nuovi entranti) che, in ragione della loro maggiore capacità di adottare, in tempi brevi, le tecnologie trasmissive più avanzate (il DVB-T2/HEVC) siano i più adeguati al trasporto del maggior numero di FSMA locali, garantendo altresì, nel tempo, la qualità dei servizi di manutenzione e di assistenza necessari per assicurare la continuità dei servizi di trasmissione dei contenuti editoriali a tutela del principio del pluralismo dell'informazione e della concorrenza.
  Per quanto concerne la riorganizzazione progressiva delle frequenze prevista per l'attuazione del PNAF, si informa che il decreto MiSE del 30 luglio 2021 ha aggiornato il precedente decreto del 19 giugno 2019 (decreto «Roadmap»), attraverso la disposizione di un nuovo calendario nazionale che individua le scadenze della tabella di marcia ai fini dell'attuazione del processo di refarming.
  Di conseguenza, dal 15 novembre scorso è partito il rilascio della banda 700 e il riposizionamento delle frequenze delle emittenti televisive sulla banda sub 700.
  È stata dunque avviata la riorganizzazione progressiva per l'attuazione del PNAF con la ripartizione delle frequenze tra le emittenti televisive italiane.
  A riguardo, si informa che le graduatorie dei fornitori di servizi media audiovisivi sono formate tramite procedura di selezione effettuata dal Ministero in base ai criteri previsti dal decreto del Presidente della Repubblica 23 agosto 2017, n. 146.Pag. 58
  La formazione delle graduatorie avviene a seguito dell'assegnazione dei diritti d'uso delle frequenze agli operatori di rete, in base a quanto previsto dall'articolo 1, comma 1033, della citata legge 27 dicembre 2017, n. 205 e successive modificazioni.
  A seguito della pubblicazione delle graduatorie relative alle procedure di selezione degli operatori di rete, in ciascuna area tecnica nell'ambito delle suddette macro-aree geografiche, il Ministero ha dato avvio alle procedure per la formazione delle graduatorie di fornitori di servizi media audiovisivi nell'ambito della medesima area tecnica, pubblicando sul sito ministeriale i bandi per partecipare alla suddetta procedura.
  La ratio di tale procedura è quella di individuare i migliori operatori di rete che, in ragione della loro maggiore capacità di adottare rapidamente le tecnologie trasmissive più avanzate, siano i più adeguati al trasporto del maggior numero di FSMA locali, assicurando altresì, nel tempo, la qualità dei servizi di manutenzione e di assistenza necessari per garantire la continuità dei servizi di trasmissione dei contenuti editoriali a tutela del principio del pluralismo dell'informazione e della concorrenza.
  L'accesso alla capacità trasmissiva avviene mediante negoziazioni commerciali tra operatori di rete e FSMA, in base all'«Offerta di servizio» presentata.
  In conclusione, si sottolinea che – anche alla luce della nuova roadmap – i lavori dei tavoli per area geografica proseguiranno, soprattutto su impulso delle regioni, al fine di individuare le misure opportune per sostenere il settore e le possibili soluzioni alle problematiche sollevate.

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ALLEGATO 3

5-08150 Gariglio: Trasparenza nei criteri per l'assegnazione dei contributi del Fondo per il pluralismo e l'innovazione dell'informazione.

TESTO INTEGRALE DELLA RISPOSTA

  Con riferimento al question time in esame, sentita la Direzione generale competente del Ministero dello sviluppo economico, rappresento quanto segue.
  Com'è noto, il decreto del Presidente della Repubblica n. 146 del 2017 disciplina i criteri di riparto e le procedure di erogazione delle risorse finanziarie del Fondo per il pluralismo e l'innovazione dell'informazione assegnate al Ministero per la concessione dei contributi di sostegno alle emittenti televisive e radiofoniche locali.
  I contributi sono destinati alle emittenze locali e vengono concessi sulla base di criteri che tengono conto del sostegno all'occupazione, dell'innovazione tecnologica e della qualità dei programmi e dell'informazione anche sulla base dei dati di ascolto.
  In particolare, per le emittenti televisive locali a carattere commerciale i requisiti di accesso ai benefici sono fissati dall'articolo 4 del citato decreto del Presidente della Repubblica, che prevede, per ogni marchio/palinsesto e per ogni regione per cui viene richiesto il contributo, un numero minimo di dipendenti (compresi i giornalisti), in regola con il versamento dei contributi previdenziali sulla base di apposite attestazioni rilasciate dagli enti previdenziali interessati nei trenta giorni antecedenti alla data di presentazione della domanda. Il numero minimo dei dipendenti, a tempo indeterminato e determinato, deve essere rapportato alla popolazione residente del territorio in cui avvengono le trasmissioni, secondo i seguenti scaglioni: almeno 8 dipendenti di cui almeno 2 giornalisti, se il territorio nell'ambito di ciascuna regione per cui è stata presentata la domanda abbia fino a 1,5 milioni di abitanti; almeno 11 dipendenti di cui almeno 3 giornalisti, se il territorio nell'ambito di ciascuna regione per cui è stata presentata la domanda abbia tra 1,5 e 5 milioni di abitanti; almeno 14 dipendenti di cui almeno 4 giornalisti, se il territorio nell'ambito di ciascuna regione per cui è stata presentata la domanda abbia più di 5 milioni di abitanti.
  Ai fini del calcolo si prende in considerazione il numero medio di dipendenti occupati nei due esercizi precedenti, ferma restando la sussistenza del requisito anche all'atto della presentazione della domanda, e il punteggio relativo a ciascuna tipologia di lavoratore, attribuendo punteggio maggiore ai giornalisti professionisti iscritti all'Albo full-time.
  Tali criteri sono stati fissati con una logica pro-concorrenziale al fine di incoraggiare le emittenti a sostenere e incentivare l'occupazione nel settore, migliorare la qualità dei contenuti e investire nelle innovazioni tecnologiche per poter accedere ai contributi del Fondo del pluralismo e dell'innovazione dell'informazione e ciò sia con riferimento ai requisiti di ammissione che di valutazione.
  Si è infatti voluto definitivamente superare il meccanismo di finanziamento della precedente normativa che non differenziava l'attribuzione di contributi in base a criteri di merito, determinando così una eccessiva parcellizzazione del beneficio economico.
  Per quanto riguarda le regole di valutazione, si informa che le stesse sono state fissate attraverso meccanismi di riparto che premiano le emittenti che occupano una forza lavoro maggiore e ciò a tutela dei livelli occupazionali del settore.Pag. 60
  Per quanto concerne la graduatoria delle TV commerciali viene inoltre previsto, come riferito nell'atto in parola, che il 95 per cento dei fondi sia destinato alle emittenti che occupano le prime 100 posizioni in graduatoria, mentre il restante 5 per cento deve essere suddiviso fra tutte le emittenti che occupano le restanti posizioni in graduatoria, a partire dalla centounesima.
  La differenza di posizione in graduatoria dipende, dunque, dalla struttura organizzativa dell'emittente e dalla qualità dei contenuti offerti agli utenti anche mediante l'utilizzo di tecnologie innovative, principi su cui si basa il decreto del Presidente della Repubblica n. 146 del 2017 e che contribuiscono alla realizzazione degli obiettivi di pubblico interesse perseguiti dal Fondo del pluralismo.
  Con riferimento al quesito posto, si informa dunque che il Ministero dello sviluppo economico effettua idonei controlli sul rispetto della sopra citata normativa, sia tramite i flussi degli enti previdenziali che tramite la Guardia di Finanza. In particolare, quest'ultima viene coinvolta in caso di segnalazioni o di dubbi sulla veridicità delle dichiarazioni rese dalle emittenti, per i seguiti di competenza.