CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 12 aprile 2022
778.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi
ALLEGATO
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ALLEGATO

QUESITI PER I QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA DELLA COMMISSIONE (DA N. 460/2157 AL N. 461/2159)

  ROMANO. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della Rai. – Premesso che:

   il 24 febbraio 2022 le forze armate della Federazione Russa hanno invaso l'Ucraina in palese violazione della Carta delle Nazioni Unite e in conclamata realizzazione del crimine internazionale di aggressione;

   i media di tutta l'Unione europea, degli Stati Uniti e di larghissima parte della comunità internazionale hanno descritto l'aggressione militare russa ai danni dell'Ucraina per come essa è nella realtà: invasione aerea e di terra non provocata da alcuna minaccia proveniente dal territorio dello Stato sovrano e indipendente dell'Ucraina; bombardamenti massicci sulla popolazione civile; violazione dei corridoi umanitari apparentemente concordati tra le parti; distruzione indiscriminata di edifici civili, ospedali e scuole che in nessun caso avevano caratteristiche di obiettivi militari; assedio di città e paesi con la privazione delle più elementari norme di assistenza medica e alimentare; estese violazioni dei diritti umani fondamentali e vasto ricorso alla pratica del crimine di guerra;

   nella Federazione Russa, al contrario, i media controllati dal regime di Putin riportano l'aggressione ai danni dell'Ucraina come una «operazione militare speciale» volta a difendere le autoproclamate repubbliche secessionistiche del Donbass e di Lugansk, nascondendo all'opinione pubblica russa le vaste distruzioni che l'azione delle forze armate russe sta portando a larga parte del territorio ucraino, le vittime civili, la coraggiosa resistenza all'invasione messa in campo dalle forze armate e dalla popolazione dell'Ucraina, lo stesso numero dei soldati russi caduti nel corso delle operazioni militari. Questo palese nascondimento della realtà avviene anche sulla spinta di una legge, voluta dal regime di Putin, che punisce con la detenzione fino a quindici anni chiunque usi le parole «guerra» o «aggressione» in riferimento all'invasione russa dell'Ucraina;

   ciò dimostra quanto la mediazione giornalistica ed editoriale nel racconto dei fatti sia decisiva per la corretta, completa e obiettiva informazione e la formazione di un'opinione pubblica consapevole e quindi per la democrazia;

   in base a quanto previsto dal «Contratto di servizio 2018-2022», «la Rai è tenuta ad improntare la propria offerta informativa ai canoni di equilibrio, pluralismo, completezza, obiettività, imparzialità, indipendenza e apertura alle diverse formazioni politiche e sociali, e a garantire un rigoroso rispetto della deontologia professionale da parte dei giornalisti e degli operatori del servizio pubblico, i quali sono tenuti a coniugare il principio di libertà con quello di responsabilità, nel rispetto della dignità della persona, e ad assicurare un contraddittorio adeguato, effettivo e leale» (articolo 6, «Informazione»);

   rilevato che:

    il fenomeno della disinformazione rappresenta un pericolo reale per qualunque democrazia e assume particolare rilevanza in situazioni di conflitti bellici come quello in corso in Ucraina, anche sulla base della conclamata e prolungata attività di supporto e finanziamento che nel corso degli anni il regime di Putin ha prestato a numerosi canali social e news affinché sostenessero la sua narrazione politica, geopolitica e culturale: un'attività abbondantemente descritta dalle indagini avviate da alcuni parlamenti nazionali europeiPag. 156 (nel Regno Unito, in Spagna e in Francia) e dallo stesso Parlamento europeo;

    il principio della responsabilità a cui è vocazionalmente tenuto il Servizio Pubblico Radiotelevisivo deve esercitarsi soprattutto in frangenti drammatici come quello che l'Europa e l'Italia stanno vivendo in queste settimane, come conseguenza dell'aggressione del regime di Putin all'Ucraina e agli spaventosi costi umani ed economici che ne derivano, differenziando le ragioni dell'aggredito dai torti dell'aggressore e distinguendosi dalla televisione commerciale anche nell'esercizio della libertà editoriale e nella partecipazione al cosiddetto «mercato degli opinionisti». In questa differenziazione, fondata anche sull'esercizio del principio di responsabilità, risiede il presupposto stesso dell'esistenza del Servizio Pubblico Radiotelevisivo e del suo finanziamento da parte dei cittadini;

   si chiede di sapere:

    se corrisponde al vero quanto riportato da alcuni organi di stampa secondo i quali la Rai avrebbe sottoscritto un contratto per una serie di apparizioni alla trasmissione Cartabianca con Alessandro Orsini, assurto a notorietà grazie alla sua partecipazione a numerose trasmissioni in tv commerciali nel corso delle quali ha rilanciato le tesi del regime di Putin in merito alle supposte «responsabilità» dell'Ucraina, dell'Unione Europea e dell'Alleanza Atlantica nell'aver «provocato» l'invasione russa, ha stigmatizzato la resistenza ucraina auspicando una sua rapida resa e la piena accettazione delle pretese della Federazione Russa, ha condannato lo sforzo diplomatico, umanitario e di assistenza all'Ucraina messo in campo dall'Unione europea e dall'Italia;

    se corrisponde al vero che sarebbe previsto un compenso di 2000 euro a puntata e in base a quale criterio sarebbe stata approvata tale somma, trattandosi nel caso di Alessandro Orsini di una «prima utilizzazione» per le trasmissioni Rai;

    se e come la conduttrice di Carta Bianca ha rispettato i criteri di deontologia professionale previsti dal Contratto di Servizio 2018-2022.

(460/2157)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si forniscono i seguenti elementi informativi sulla base delle indicazioni ricevute dalle competenti strutture aziendali.
  In premessa si ritiene opportuno sottolineare che il racconto della guerra sta facendo risaltare, con ancor più forza, il ruolo ma anche la responsabilità del Servizio Pubblico nella rappresentazione della complessità, dell'articolazione e della diversità delle opinioni nel dibattito che si è aperto nella società civile e politica.
  Compito del Servizio Pubblico è assicurare spazi per la manifestazione del pensiero, il libero confronto, il pluralismo, la verifica della veridicità delle fonti. Ma in questa fase c'è una responsabilità in più, a fronte delle atrocità che si stanno compiendo ai danni di bambini, donne, uomini, famiglie: saper soppesare anche le parole, pur nella comprensibile foga dell'esposizione delle proprie posizioni, perché il linguaggio è sostanza.
  I talk sono, mai come in questa fase, specchio e vetrina di questa complessità ed è in questa sede che più forte devono essere l'attenzione e il rigore a cui tutti i protagonisti si devono richiamare.
  Nel merito dell'interrogazione si precisa che inizialmente era previsto un accordo a titolo oneroso tra il Prof. Alessandro Orsini e Rai 3, cui il Direttore della Rete, d'intesa con l'Amministratore Delegato della Rai, ha ritenuto opportuno non dar seguito.
  Si precisa infine che la responsabilità editoriale è del Direttore di Rai 3, che con riferimento all'intervento del Prof. Orsini nella puntata dello scorso martedì 5 aprile, ha definito «alcune affermazioni riprovevoli, assolutamente incondivisibili».

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  PAXIA. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della Rai. – Premesso che:

   da quanto si apprende da fonti giornalistiche:

    il Prof. Alessandro Orsini, colpevole di aver espresso le proprie idee sul conflitto Russo-Ucraino, ancorché insindacabili, quelle opinioni, gli sono costate la cancellazione del contratto con il programma Cartabianca condotto da Bianca Berlinguer avente ad oggetto la presenza del professore in veste di opinionista per un numero di sei puntate;

    la direzione di Rai 3 non ha gradito le esternazioni o per meglio dire le pressioni politiche sulle esternazioni di Orsini, riguardo al conflitto bellico, per cui si è ritenuto di poterlo escludere dal programma in quanto personaggio presumibilmente scomodo rispetto alle opinioni di parte di una politica in cui ancora una volta la Rai risulta essere attanagliata;

    il dissenso però e da più parti non si è fatto attendere nei confronti di un servizio pubblico che ha escluso una voce certamente rappresentativa di una parte della popolazione italiana, mortificando di fatto il dibattito e mistificando la realtà laddove l'occultamento del pluralismo informativo è stato giustificato perché lesivo del comune sentire di fronte alla guerra che tutti noi direttamente o indirettamente stiamo vivendo;

    la rescissione di un contratto che poteva essere garanzia di libertà, di democrazia e di pluralismo piuttosto che l'ennesima dimostrazione che la politica e le sue pericolose incursioni danneggiano la libertà di pensiero, di confronto e di opinione, fa scalpore certamente per quello che è ma forse anche di più per quello che nasconde, una volontà di omologare il pensiero, di orientarlo indirettamente semplicemente rendendo il punto di vista unico e pertanto sconfessabile;

    il presidente della Commissione parlamentare di Vigilanza Rai, Alberto Barachini, invece, parla delle risorse economiche della rete pubblica ritenendo che la Rai abbia al suo interno già le competenze per raccontare in maniera completa e approfondita il conflitto internazionale e che dunque il ricorso a personale esterno debba essere limitato a contributi tecnici e specializzati di alto valore tenendo in considerazione anche la situazione finanziaria del servizio pubblico, non florida;

    tutto ciò risulta dissonante rispetto a contratti a nove zeri che la Rai stipula con svariati conduttori e soprattutto getta discredito sulla figura del prof. Orsini docente di sociologia di spicco di una delle più rinomate Università italiane –:

    quale nuova visione di intenti la Rai intenda mostrare al suo pubblico nell'ottica di una prospettiva aperta e democratica dei fatti di cronaca e di tutti gli argomenti oggetto di dibattito affinché il confronto risulti sempre costruttivo e mai uniformativo al fine di non appiattire le differenze e le peculiarità di opinioni, comportamenti, modi di vita e di costumi e che tale nuova visione parta anche dal ripristino del medesimo contratto rescisso senza giusta causa ancorché senza motivo ai danni del prof. Orsini colpevole soltanto di aver espresso la sua verità scevra da condizionamenti e non distorta dal potere e dall'interesse.

(461/2159)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si forniscono i seguenti elementi informativi sulla base delle indicazioni ricevute dalle competenti strutture aziendali.
  In premessa si ritiene opportuno sottolineare che il racconto della guerra sta facendo risaltare, con ancor più forza, il ruolo ma anche la responsabilità del Servizio Pubblico nella rappresentazione della complessità, dell'articolazione e della diversità delle opinioni nel dibattito che si è aperto nella società civile e politica.
  Compito del Servizio Pubblico è assicurare spazi per la manifestazione del pensiero, il libero confronto, il pluralismo, la verifica della veridicità delle fonti. Ma in questa fase c'è una responsabilità in più, a Pag. 158fronte delle atrocità che si stanno compiendo ai danni di bambini, donne, uomini, famiglie: saper soppesare anche le parole, pur nella comprensibile foga dell'esposizione delle proprie posizioni, perché il linguaggio è sostanza.
  I talk sono, mai come in questa fase, specchio e vetrina di questa complessità ed è in questa sede che più forte devono essere l'attenzione e il rigore a cui tutti i protagonisti si devono richiamare.
  Nel merito dell'interrogazione si precisa che inizialmente era previsto un accordo a titolo oneroso tra il Prof. Alessandro Orsini e Rai 3, cui il Direttore della Rete, d'intesa con l'Amministratore Delegato della Rai, ha ritenuto opportuno non dar seguito.
  Si precisa infine che la responsabilità editoriale è del Direttore di Rai 3, che con riferimento all'intervento del Prof. Orsini nella puntata dello scorso martedì 5 aprile, ha definito «alcune affermazioni riprovevoli, assolutamente incondivisibili».