CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 6 aprile 2022
775.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi
ALLEGATO
Pag. 331

ALLEGATO 1

Proposta di atto di indirizzo sulle condizioni da osservare in merito alla riduzione della partecipazione di RAI S.p.a. nella società RAI Way S.p.a. presentata dal Presidente Barachini.

  La Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi,

   premesso che:

    l'articolo 1 della legge 14 aprile 1975, n. 103, e gli articoli 1 e 49, comma 12-ter, del decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177 (Testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici) attribuiscono alla Commissione funzioni di indirizzo generale e di vigilanza dei servizi pubblici radiotelevisivi;

    l'articolo 14 del Regolamento interno della Commissione stabilisce che essa esercita i poteri e le funzioni che le sono attribuiti dalla legge, adottando, quando occorra, risoluzioni contenenti direttive per la società concessionaria;

    l'articolo 4 della Convenzione fra il Ministero dello sviluppo economico e la RAI per la concessione per il servizio pubblico radiofonico, televisivo e multimediale e l'articolo 14 del Contratto di servizio 2018 – 2022 stabiliscono l'obbligo, per la RAI «di operare, anche tramite la propria partecipata RAI Way, all'avanguardia nella sperimentazione e nell'uso delle nuove tecnologie, sulla base dell'evoluzione della normativa nazionale, europea e internazionale, nonché di assicurare un uso ottimale delle risorse frequenziali messe a disposizione dallo Stato affinché gli impianti necessari all'esercizio dei servizi in concessione siano realizzati a regola d'arte, con l'adozione di ogni perfezionamento consentito dal progresso tecnologico»;

    con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 17 febbraio 2022, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 66 del 19 marzo 2022, recante «Disciplina di riduzione della partecipazione di RAI S.p.a. nella società RAI Way S.p.a.», si prevede che la RAI S.p.a. possa ridurre la propria quota di partecipazione nel capitale di RAI Way S.p.a. fino al limite del 30 per cento, come effetto di una o più operazioni straordinarie, incluse una o più operazioni di fusione, e di cessioni effettuate mediante modalità e tecniche di vendita in uso sui mercati, incluso il ricorso, singolo o congiunto, ad un'offerta pubblica di vendita e ad una trattativa diretta;

    RAI Way S.p.a., società quotata in Borsa, opera nel settore delle infrastrutture e servizi di rete per broadcaster, operatori di telecomunicazioni, aziende private e pubbliche amministrazioni. Attraverso oltre 2.300 torri distribuite in tutte le regioni italiane, una rete in fibra, infrastrutture satellitari, la società controllata garantisce al servizio pubblico radiotelevisivo la diffusione e la trasmissione di contenuti televisivi e radiofonici, in Italia e all'estero, del servizio;

    la Commissione ha da subito reputato urgente e necessario approfondire la portata della scelta operata dal Governo ed il suo inquadramento nel Piano industriale dell'Azienda, ancora non perfezionato, la prospettiva di una privatizzazione di un'infrastruttura così strategica, anche per il suo alto contenuto tecnologico, nonché il nodo costituito dal mantenimento di un controllo pubblico della governance;

    valutata, quindi, l'esigenza di attivare tempestivamente da parte della stessa Commissione un ciclo di audizioni con lo scopo di acquisire elementi sulle motivazioni sottese al decreto, le prospettive di effettiva riduzione della partecipazione di RAI S.p.a. nel capitale di RAI Way S.p.a., la destinazione delle eventuali risorse derivanti dalla cessione e della gestione della rete a seguito dell'alienazione;

    rilevato, in particolare, quanto emerso nel corso dell'audizione del MinistroPag. 332 dello sviluppo economico, Giorgetti, nella seduta del 17 marzo 2022, con riferimento, tra l'altro, all'opportunità di mantenere una rilevante partecipazione pubblica e meccanismi che assicurino il soddisfacimento del preminente interesse statale in materia di controllo della rete e, dall'altra, l'esigenza di assicurare equilibrio dal punto di vista del pluralismo e della normativa concorrenziale, con particolare attenzione ai possibili profili di integrazione verticale della filiera tecnologica e produttiva;

   considerato che:

    pur nel pieno rispetto dei margini di autonomia riservata ai vertici aziendali e nei limiti del regolamento delle società quotate, determinazioni come quella presa in esame dovrebbero essere sempre oggetto di un confronto preventivo con questa Commissione, atteso che l'assenza di coinvolgimento della stessa lede, in ultima analisi, le prerogative del Parlamento nell'attività di controllo e di vigilanza sulla società concessionaria, attribuite dalla legge e riconosciute da una consolidata giurisprudenza costituzionale;

    è indubbio che la Commissione possa e debba esprimersi sulla destinazione delle risorse di cui la RAI potrebbe disporre a seguito della cessione di parte delle proprie quote nella controllata, in via generale, in considerazione della propria funzione istituzionale di editore del servizio pubblico radiotelevisivo, nonché in virtù della propria competenza ad esprimere parere obbligatorio sul contratto di servizio tra il Ministero dello sviluppo economico e la concessionaria e a vigilare in ordine all'attuazione delle finalità del servizio pubblico, ai sensi dell'articolo 1, comma 6, lettera b), n. 10), della legge 31 luglio 1997, n. 249);

    l'operazione industriale in esame è suscettibile di generare ingenti entrate per le casse della RAI che, a giudizio della Commissione, sarebbe improvvido e dannoso destinare al ripianamento dell'attuale situazione di forte indebitamento dell'Azienda;

    al contrario, i proventi derivanti dall'eventuale riduzione della propria partecipazione dovrebbero far parte di una strategia di investimento di ampio respiro, che persegua gli obiettivi improcrastinabili di sviluppo e di ammodernamento della Società concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo che, in difetto, com'è noto, potrebbe incontrare sempre maggiori difficoltà di sopravvivenza nel nuovo ecosistema mediale;

    la riduzione della partecipazione nella controllata RAI Way dovrebbe tradursi, cioè, in un'opportunità di crescita per l'Azienda in modo che dall'operazione consegua un beneficio anche in termini industriali e di innovazione;

    non si richiede una mera dichiarazione di intenti ma una road map precisa, con obiettivi verificabili e misurabili, nonché oggetto di verifica anche esterna, in particolar modo da parte di questa Commissione;

    la questione esige, nell'immediato, un aggiornamento del piano industriale e, nei prossimi mesi, dovrà trovare un riscontro nel Contratto di Servizio 2023-2027, su cui, come già evidenziato, la Commissione sarà chiamata ad esprimersi,

impegna il Consiglio di Amministrazione della RAI – Radiotelevisione italiana S.p.a.:

   1) ad inquadrare l'operazione di riduzione della partecipazione in RAI Way S.p.a., o della creazione di un nuovo soggetto giuridico proprietario dell'infrastruttura, all'interno di una strategia complessiva e organica di crescita dell'Azienda, che deve trovare riscontro nel piano industriale, del quale, peraltro, la Commissione rinnova l'esigenza di essere portata sollecitamente a conoscenza, almeno per quanto riguarda le linee fondamentali già tracciate;

   2) a tener conto, anche in relazione al prossimo Contratto di servizio, sul quale la Commissione è chiamata ex lege ad esprimere parere obbligatorio, che i proventi dell'eventuale cessione non possano essere destinati a ripianare pregresse situazioni debitorie o a consentire il pareggio di bilancio, ma debbano, invece, collocarsi all'internoPag. 333 di una strategia di investimento volta alla modernizzazione, al rilancio e allo sviluppo della Società concessionaria, nel segno, in particolare, dell'innovazione digitale e della valorizzazione del pluralismo informativo e del costante miglioramento della qualità dell'informazione e di tutta la programmazione rientrante nella missione di servizio pubblico. Si reputa opportuno, al riguardo, che il contratto di servizio 2023-2027 assicuri una maggiore cogenza degli obblighi ivi previsti, che dovrebbero essere quindi verificabili e misurabili;

   3) a garantire che il nuovo assetto risultante dall'operazione di riduzione della partecipazione non pregiudichi lo svolgimento dei compiti fondamentali del servizio pubblico radiotelevisivo, come definiti nella Convenzione fra il Ministero dello sviluppo economico e la RAI per la concessione per il servizio pubblico radiofonico, televisivo e multimediale, con particolare riferimento all'utilizzo delle infrastrutture e alla qualità della diffusione e trasmissione, ma sia massimamente orientato verso soluzioni di rafforzamento ed efficienza dell'infrastruttura.

Pag. 334

ALLEGATO 2

Emendamenti alla proposta di atto di indirizzo sulle condizioni da osservare in merito alla riduzione della partecipazione di RAI S.p.a. nella società RAI Way S.p.a.

Pag. 335

Pag. 336

Pag. 337

Pag. 338

ALLEGATO 3

Atto di indirizzo sulle condizioni da osservare in merito alla riduzione della partecipazione di RAI S.p.a. nella società RAI Way S.p.a. presentata dal Presidente Barachini.

(Testo approvato alla seduta del 6 aprile 2022)

  La Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi,

   premesso che:

    l'articolo 1 della legge 14 aprile 1975, n. 103, e gli articoli 1 e 49, comma 12-ter, del decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177 (Testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici) attribuiscono alla Commissione funzioni di indirizzo generale e di vigilanza dei servizi pubblici radiotelevisivi;

    l'articolo 14 del Regolamento interno della Commissione stabilisce che essa esercita i poteri e le funzioni che le sono attribuiti dalla legge, adottando, quando occorra, risoluzioni contenenti direttive per la società concessionaria;

    l'articolo 4 della Convenzione fra il Ministero dello sviluppo economico e la RAI per la concessione per il servizio pubblico radiofonico, televisivo e multimediale e l'articolo 14 del Contratto di servizio 2018-2022 stabiliscono l'obbligo, per la RAI «di operare, anche tramite la propria partecipata RAI Way, all'avanguardia nella sperimentazione e nell'uso delle nuove tecnologie, sulla base dell'evoluzione della normativa nazionale, europea e internazionale, nonché di assicurare un uso ottimale delle risorse frequenziali messe a disposizione dallo Stato affinché gli impianti necessari all'esercizio dei servizi in concessione siano realizzati a regola d'arte, con l'adozione di ogni perfezionamento consentito dal progresso tecnologico», il tutto nell'ottica primaria dell'interesse nazionale;

    con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 17 febbraio 2022, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 66 del 19 marzo 2022, recante «Disciplina di riduzione della partecipazione di RAI S.p.a. nella società RAI Way S.p.a.», si prevede che la RAI S.p.a. possa ridurre la propria quota di partecipazione nel capitale di RAI Way S.p.a. fino al limite del 30 per cento, come effetto di una o più operazioni straordinarie, incluse una o più operazioni di fusione, e di cessioni effettuate mediante modalità e tecniche di vendita in uso sui mercati, incluso il ricorso, singolo o congiunto, ad un'offerta pubblica di vendita e ad una trattativa diretta;

    RAI Way S.p.a., società quotata in Borsa, opera nel settore delle infrastrutture e servizi di rete per broadcaster, operatori di telecomunicazioni, aziende private e pubbliche amministrazioni. Attraverso oltre 2.300 torri distribuite in tutte le regioni italiane, una rete in fibra, infrastrutture satellitari, la società controllata garantisce al servizio pubblico radiotelevisivo la diffusione e la trasmissione di contenuti televisivi e radiofonici, in Italia e all'estero, del servizio;

    la Commissione ha da subito reputato urgente e necessario approfondire la portata della scelta operata dal Governo ed il suo inquadramento nel Piano industriale dell'Azienda, ancora non perfezionato, la prospettiva di una privatizzazione di un'infrastruttura così strategica per l'interesse nazionale nonché lo sviluppo e la sicurezza del Paese, anche per il suo alto contenuto tecnologico, nonché il nodo costituito dal mantenimento di un controllo pubblico della governance;

    valutata, quindi, l'esigenza di attivare tempestivamente da parte della stessa Commissione un ciclo di audizioni con lo scopo di acquisire elementi sulle motivazioniPag. 339 sottese al decreto, le prospettive di effettiva riduzione della partecipazione di RAI S.p.a. nel capitale di RAI Way S.p.a., la destinazione delle eventuali risorse derivanti dalla cessione e della gestione della rete a seguito dell'alienazione;

    rilevato, in particolare, quanto emerso nel corso dell'audizione del Ministro dello sviluppo economico, Giorgetti, nella seduta del 17 marzo 2022, con riferimento, tra l'altro, all'opportunità di mantenere una rilevante partecipazione pubblica e meccanismi che assicurino il soddisfacimento del preminente interesse statale in materia di controllo della rete e, dall'altra, l'esigenza di assicurare equilibrio dal punto di vista del pluralismo e della normativa concorrenziale, con particolare attenzione ai possibili profili di integrazione verticale della filiera tecnologica e produttiva;

    è indispensabile valutare gli effetti applicativi del DPCM su Rai Way S.p.a. per evitare formule che potrebbero ipotizzare governance non in sintonia con eventuali nuovi assetti azionari;

   considerato che:

    pur nel pieno rispetto dei margini di autonomia riservata ai vertici aziendali e nei limiti del regolamento delle società quotate, determinazioni come quella presa in esame dovrebbero essere sempre oggetto di un confronto preventivo con questa Commissione, atteso che l'assenza di coinvolgimento della stessa lede, in ultima analisi, le prerogative del Parlamento nell'attività di controllo e di vigilanza sulla società concessionaria, attribuite dalla legge e riconosciute da una consolidata giurisprudenza costituzionale;

    è indubbio che la Commissione possa e debba esprimersi sulla destinazione delle risorse di cui la RAI potrebbe disporre a seguito della cessione di parte delle proprie quote nella controllata, in via generale, in considerazione della propria funzione istituzionale di editore del servizio pubblico radiotelevisivo, nonché in virtù della propria competenza ad esprimere parere obbligatorio sul contratto di servizio tra il Ministero dello sviluppo economico e la concessionaria e a vigilare in ordine all'attuazione delle finalità del servizio pubblico, ai sensi dell'articolo 1, comma 6, lettera b), n. 10), della legge 31 luglio 1997, n. 249);

    l'operazione industriale in esame è suscettibile di generare ingenti entrate per le casse della RAI che, a giudizio della Commissione, sarebbe improvvido e dannoso destinare al ripianamento dell'attuale situazione di forte indebitamento dell'Azienda;

    al contrario, i proventi derivanti dall'eventuale riduzione della propria partecipazione dovrebbero far parte di una strategia di investimento di ampio respiro, che persegua gli obiettivi improcrastinabili di sviluppo e di ammodernamento della Società concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo (a partire dalla piattaforma RaiPlay) che, in difetto, com'è noto, potrebbe incontrare sempre maggiori difficoltà di sopravvivenza nel nuovo ecosistema mediale;

    la riduzione della partecipazione nella controllata RAI Way dovrebbe tradursi, cioè, in un'opportunità di crescita per l'Azienda in modo che dall'operazione consegua un beneficio anche in termini industriali e di innovazione e che dovrà avere anche importanti ricadute nel miglioramento della fruizione della programmazione televisiva digitale terrestre da parte delle fasce più deboli della popolazione, modalità che la maggioranza dei Servizi Pubblici radiotelevisivi europei ritiene rimarrà prevalente almeno fino al 2030;

    non si richiede una mera dichiarazione di intenti ma una road map precisa, con obiettivi verificabili e misurabili, nonché oggetto di verifica anche esterna, in particolar modo da parte di questa Commissione;

    la questione esige, nell'immediato, un aggiornamento del piano industriale e, nei prossimi mesi, dovrà trovare un riscontro nel Contratto di Servizio 2023-2027, su cui, come già evidenziato, la Commissione sarà chiamata ad esprimersi,

Pag. 340

impegna il Consiglio di Amministrazione della RAI – Radiotelevisione italiana S.p.a.:

   1) a valutare la possibilità di inquadrare l'operazione di riduzione della partecipazione in RAI Wai S.p.a., o della creazione di un nuovo soggetto giuridico proprietario dell'infrastruttura, all'interno di una strategia complessiva e organica di crescita dell'Azienda, che appare opportuno che trovi ampio riscontro nel piano industriale, del quale, peraltro, la Commissione rinnova l'esigenza di essere portata sollecitamente a conoscenza, almeno per quanto riguarda le linee fondamentali già tracciate;

   2) a verificare che le attività di direzione e coordinamento oggi svolte nei confronti della controllata RAI Way siano in linea con quanto avviene per altre società quotate di pari importanza e garantiscano efficacemente la tutela del prevalente interesse pubblico, eventualmente adeguandole in congruo anticipo rispetto a qualsiasi tipo di operazione di riduzione della partecipazione nella stessa;

   3) a tener conto che la possibile riduzione della partecipazione di RAI S.p.a. nella società RAI Way S.p.a. è strettamente connessa e condizionata all'effettiva adozione del prossimo Contratto di servizio, sul quale la Commissione è chiamata ex lege ad esprimere parere obbligatorio e che i proventi dell'eventuale cessione non possano essere destinati a ripianare pregresse situazioni debitorie o a consentire il pareggio di bilancio, ma dovrebbero, invece, collocarsi all'interno di una strategia di investimento volta alla modernizzazione, al rilancio e allo sviluppo della Società concessionaria, nel segno, in particolare, dell'innovazione digitale e della valorizzazione del pluralismo informativo e del costante miglioramento della qualità dell'informazione e di tutta la programmazione rientrante nella missione di servizio pubblico. Si reputa opportuno, al riguardo, che il contratto di servizio 2023-2027 assicuri una maggiore cogenza degli obblighi ivi previsti, che dovrebbero essere quindi verificabili e misurabili;

   4) a garantire che il nuovo assetto risultante dall'operazione di riduzione della partecipazione non pregiudichi lo svolgimento dei compiti fondamentali del servizio pubblico radiotelevisivo, come definiti nella Convenzione fra il Ministero dello sviluppo economico e la RAI per la concessione per il servizio pubblico radiofonico, televisivo e multimediale, con particolare riferimento all'utilizzo e alla sicurezza delle infrastrutture e alla qualità della diffusione e trasmissione, ma sia massimamente orientato verso soluzioni di rafforzamento ed efficienza dell'infrastruttura stessa che dovrà rimanere prioritariamente e prevalentemente finalizzata alla diffusione capillare terrestre della programmazione radiotelevisiva della RAI, sia in modalità analogica (FM) che digitale (DVB-T/T2, DAB+), garantendone al contempo la facile accessibilità da parte di tutta la popolazione;

   5) a valutare l'opportunità, nonostante il Governo autorizzi una cessione fino alla soglia del 30 per cento, di mantenere comunque la maggioranza del pacchetto azionario della società Rai Way S.p.a.

Pag. 341

ALLEGATO 4

Proposta di risoluzione sulla presenza di commentatori ed opinionisti all'interno dei programmi della RAI.

  La Commissione parlamentare di indirizzo e di vigilanza del servizio pubblico radiotelevisivo,

   premesso che:

    l'articolo 1 della legge 14 aprile 1975, n. 103, e l'articolo 49, comma 12-ter, del decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177 (Testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici), attribuiscono alla Commissione funzioni di indirizzo generale e di vigilanza dei servizi pubblici radiotelevisivi;

    l'articolo 14 del Regolamento della Commissione stabilisce che essa esercita i poteri e le funzioni che le sono attribuiti dalla legge, adottando, quando occorra, risoluzioni contenenti direttive per la società concessionaria;

   considerato che:

    il conflitto in Ucraina sta nuovamente portando al centro dell'attenzione, come già avvenuto con la pandemia, il ruolo dell'informazione e della mediazione della stessa in un periodo di emergenza;

    il Servizio pubblico, pur senza censurare alcuna posizione, deve sempre essere imparziale e pluralistico, sapendo dosare e rappresentare in maniera corretta, equilibrata e, soprattutto, contestualizzata, la realtà, dividendo le opinioni dai fatti, i numeri dalle suggestioni, i pareri degli esperti da quelli dei non esperti, specialmente in un contesto bellico in cui la verità dei fatti è continuamente posta in discussione dalla propaganda e dalla disinformazione;

    applicare questo filtro con competenza e professionalità è, ad avviso della Commissione, la sfida più importante, ancorché faticosa e difficile, per l'informazione del servizio pubblico italiano;

    il Servizio pubblico non deve indugiare nella rappresentazione teatrale degli opposti e delle contraddizioni alla ricerca del dato di ascolto: questa logica da infotainment dovrebbe essere sempre avulsa dalle reti pubbliche, ma in particolar modo in una situazione come quella di una guerra;

   rilevato che:

    il Servizio pubblico è chiamato a marcare la propria differenza rispetto alle altre realtà e deve comportarsi con un senso di responsabilità di alto profilo soprattutto in questa fase, perché proprio in questa diversità risiede il presupposto della sua esistenza e del suo finanziamento da parte dei cittadini;

    la selezione dei commentatori e degli opinionisti, così come i tempi e i modi con i quali intervengono nei programmi radiotelevisivi, diventa uno dei primi strumenti a disposizione del Servizio pubblico per una corretta rappresentazione della realtà;

    richiamando, in quanto applicabili, i principi enunciati nella risoluzione del 23 febbraio 2022;

    ritenuto che sia opportuno fornire indirizzi generali alla RAI sulla presenza di commentatori ed opinionisti, applicabili a qualunque contesto politico, sociale o internazionale,

  invita:

   la società concessionaria del Servizio pubblico radiotelevisivo:

    1) a selezionare quali commentatori ed opinionisti solamente persone di comprovata competenza e autorevolezza nella materia di cui si discute;

    2) a prevedere meccanismi di rotazione delle presenze, al fine di evitare una presenza eccessivamente prolungata di un Pag. 342solo soggetto e quindi di favorire la pluralità delle voci;

    3) a privilegiare le presenze a titolo gratuito, al fine di evitare disparità di trattamento tra i commentatori e gli opinionisti, nonché di favorire la libera espressione delle opinioni;

    4) a non favorire la rappresentazione teatrale degli opposti e delle contraddizioni alla ricerca della spettacolarizzazione e del dato di ascolto;

    5) a continuare a contrastare il fenomeno della disinformazione, garantendo sempre la veridicità dell'informazione e la rigorosa selezione delle fonti, evitando qualsiasi discriminazione e, all'interno dei programmi televisivi, ad assicurare l'equilibrio corretto delle posizioni esposte.

Pag. 343

ALLEGATO 5

QUESITI PER I QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA DELLA COMMISSIONE (DA N. 456/2127 AL N. 459/2152)

  ANZALDI – Al Presidente e all'Amministratore delegato della Rai – Premesso che:

   in una nota pubblicata su Facebook, il segretario generale dell'Autonomo sindacato audiovisivi (Asa), Nicola De Toma, ha dichiarato che gli operatori televisivi esterni attualmente al lavoro in Ucraina per conto della Rai «non hanno diritto di firma»;

   nello specifico, gli operatori indicati come collaboratori esterni senza il diritto di firma sarebbero Simone Mallucci e Luca Nicolosi, impiegati a Kiev al seguito dell'inviato della Rai Piergiorgio Giacovazzo, unico giornalista Rai rimasto nella capitale ucraina dopo l'inizio dei bombardamenti russi;

   il diritto di firma è tutelato dalla normativa sulla stampa e dai codici di deontologia professionale;

   si chiede di sapere:

    se risponda al vero che a Kiev, insieme al giornalista Rai Piergiorgio Giacovazzo, siano impiegati operatori di ripresa e montatori esterni e non il personale alle dirette dipendenze della Rai e, qualora sia confermato, perché non vengano impiegati tecnici interni;

    se sia stata effettuata una ricognizione interna sulla disponibilità di operatori pronti a partire per l'Ucraina o se siano arrivate eventuali autocandidature;

    quanti siano gli operatori di ripresa e i montatori esterni impiegati dalla Rai per la copertura delle notizie relative all'attuale guerra in Ucraina, anche in riferimento agli inviati presenti nei paesi limitrofi;

    quali siano gli accordi aziendali con operatori e montatori esterni in merito al rispetto del diritto di firma. (456/2154)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si forniscono i seguenti elementi informativi sulla base delle indicazioni ricevute dalle competenti strutture aziendali.
  Occorre innanzi tutto tener presente che lo scoppio improvviso della guerra in Ucraina e il rapido aggravarsi della situazione che diventa di giorno in giorno più drammatica, rende complessa l'organizzazione di tutte le attività necessarie a fornire un'ampia e corretta informazione sugli eventi.
  La Rai si sta adoperando senza risparmiarsi per fornire ai cittadini un'informazione completa e costantemente aggiornata, un racconto puntuale della drammatica attualità e dei possibili scenari futuri che cambiano di ora in ora, prestando la massima attenzione alla veridicità delle informazioni che circolano in un panorama costellato di notizie non veritiere o di propaganda, con una massiccia offerta di notiziari e approfondimenti sui principali canali, con tutte le testate costantemente impegnate con speciali dedicati, dunque con uno sforzo editoriale e organizzativo che impatta pesantemente su molte strutture aziendali.
  In tale quadro si ritiene opportuno sottolineare che il ricorso a tecnici di produzione esterni all'azienda si è reso assolutamente necessario in quanto in fase di richiesta:

   i tecnici di produzione interni erano tutti impegnati nella copertura degli speciali delle testate giornalistiche;

   il personale interno con qualifica diversa da quella giornalistica che ha dato disponibilità ad andare sul territorio ucraino attualmente non ha i requisiti per recarsi in zona di guerra.

  Nell'arco dei 21 giorni dall'inizio del conflitto risultavano attivate n. 9 società per servizi di ripresa che prevedevano – secondo Pag. 344le richieste delle Testate – l'impegno, non contemporaneamente, tra partenze e rientri, di n. 14 operatori di ripresa e n. 9 montatori esterni a supporto degli inviati nelle zone di guerra.
  Con riferimento alla richiesta di informazioni su quali siano gli accordi aziendali con operatori e montatori esterni in merito al rispetto del diritto di firma, si precisa che le disposizioni interne aziendali in vigore non prevedono, per la fattispecie oggetto dell'interrogazione, la citazione dei collaboratori delle Società.

  PARAGONE, MARTELLI, DE VECCHIS, GIARRUSSO. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della Rai. – Premesso che:

   tra i principi fondamentali della Costituzione vi è l'articolo 11 che così recita: «L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.»;

   la legislazione italiana attribuisce unicamente allo stato la facoltà di arruolare persone all'interno del proprio territorio (RD 1398/1930 e successive modificazioni), sanzionando pesantemente le corrispondenti violazioni, come recepito nell'art. 288 del Codice Penale: «Chiunque nel territorio dello Stato e senza approvazione del Governo arruola o arma cittadini, perché militino al servizio o a favore dello straniero, è punito con la reclusione da quattro a quindici anni. La pena è aumentata se fra gli arruolati sono militari in servizio, o persone tuttora soggette agli obblighi del servizio militare»;

   considerato che:

    la notizia della chiamata all'arruolamento per andare a combattere in Ucraina contro le truppe russe è stata ampiamente ripresa dagli organi di stampa che hanno pubblicato vari articoli, anche contenenti interviste a candidati combattenti stranieri;

    il 3 marzo 2022 rai tg Friuli Venezia Giulia ha dato ampio spazio video a un individuo che si dichiarava pronto a partire, mostrando come i neo arruolati si dessero da fare nel costruire ordigni di fortuna e si preparassero, senza minimamente far osservare che tale condotta preveda pene severissime;

    solamente nove anni or sono, durante la battaglia in Siria tra miliziani dell'ISIS e forze regolari, la comunicazione sui mezzi di informazione era bene diversa: in un articolo dell'agosto 2013 il quotidiano «Corriere della sera» scriveva; «(...) i foreign fighters sono la punta estrema di fanatismo in un fenomeno che non è coeso in un unico nucleo, ma frammentato (...)»: i combattenti stranieri in Siria, ove individuati, sono stati processati e condannati a vari anni di carcere, a prescindere, come da legge vigente, dalla parte in cui si fossero schierati;

    trattandosi di fattispecie delittuose che, giova ripeterlo, sono sanzionate con la pena detentiva fino a quindici anni di carcere, a meno che non vi sia l'aggravante di cui al comma 2 dell'art. 288 CP, sarebbe opportuno che, volendo comunque riportare il fatto, la deontologia professionale imponesse di rimarcare più volte che tali condotte costituiscono reato grave. Il tenore dell'intervista, invece, non sembrava mettere minimamente in evidenza che si stesse già consumando un reato;

   tutto ciò premesso, si chiede di sapere:

    se e in che modo il Presidente e l'Amministratore delegato della Rai intendano attivarsi e vigilare affinché qualunque servizio relativo a tale tematica delittuosa venga affrontato nel modo deontologicamente corretto e senza che le fattispecie in oggetto possano essere benevolmente considerate dall'opinione pubblica o addirittura costituiscano spunto per condotte emulative. (457/2150)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si forniscono i seguenti elementi informativi sulla base delle indicazioniPag. 345 ricevute dalle competenti strutture aziendali.
  In primo luogo, nell'evidenziare che il servizio oggetto dell'interrogazione non è andato il 3 marzo u.s., bensì il 9 marzo, si ritiene opportuno sottolineare che la persona a cui si fa riferimento è coperta dal più stretto anonimato e ha casa e famiglia in Ucraina.
  Inoltre, sia l'intervistato sia l'autore del servizio riferiscono in modo esplicito che è stata accantonata l'ipotesi di arruolamento nella legione straniera, perché questo potrebbe costituire reato.
  In particolare, l'intervistato ha dichiarato di essere pronto a difendere da qualsiasi minaccia la sua casa e sua suocera ucraina che vive lì da sola, anche affiancando le unità di difesa territoriale, formazioni composte da volontari civili non pagati, che in Ucraina si oppongono all'invasione russa e che collaborano con l'esercito, pur non facendone parte.
  Per quanto riguarda le immagini di persone che preparavano ordigni di fortuna, le stesse sono state scaricate dalle agenzie internazionali e sono state utilizzate a corredo del servizio per dare un'idea del contesto e dell'atmosfera che si respira nei luoghi di guerra, ma non avevano alcuna attinenza diretta con il caso di specie.

  GARNERO SANTANCHÈ. – Al Presidente e all'Amministratore delegato. – Premesso che:

   la tutela del pluralismo all'interno del servizio pubblico radiotelevisivo e, più in generale, dei servizi di media audiovisivi e radiotelevisivi è uno dei cardini del nostro ordinamento, diretta emanazione dell'articolo 21 della Costituzione;

   la legge sulla par condicio (legge n. 28 del 2000), all'articolo 1, comma 1, prevede, in via generale che l'accesso ai mezzi di informazione per la comunicazione politica è garantito a tutti i soggetti politici in condizioni di parità di trattamento e di imparzialità;

   il testo unico dei servizi media audiovisivi e radiofonici (decreto legislativo n. 177 del 2005) afferma, all'articolo 7, comma 2, lettera c), il generale principio secondo cui «l'accesso di tutti i soggetti politici alle trasmissioni di informazione e di propaganda elettorale e politica va garantito in condizioni di parità di trattamento e di imparzialità»;

   la Corte costituzionale, con sentenza n. 155 del 2002, ha affermato che «il diritto alla completa ed obiettiva informazione del cittadino appare [...] tutelato in via prioritaria soprattutto in riferimento a valori costituzionali primari, che non sono tanto quelli [...] alla pari visibilità dei partiti, quanto piuttosto quelli connessi al corretto svolgimento del confronto politico su cui in permanenza si fonda, indipendentemente dai periodi di competizione elettorale, il sistema democratico»;

   l'Atto di indirizzo sulle garanzie del pluralismo nel servizio pubblico radiotelevisivo, approvato dalla Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi nella seduta dell'11 marzo 2003 ha raccomandato che «tutte le trasmissioni di informazione – dai telegiornali ai programmi di approfondimento – devono rispettare rigorosamente, con la completezza dell'informazione, la pluralità dei punti di vista e la necessità del contraddittorio»;

   la garanzia del pluralismo deve necessariamente estendersi, in via sostanziale, anche alle trasmissioni di intrattenimento, nel momento in cui intendano dare spazio e voce a esponenti politici;

   dalla formazione del Governo presieduto da Mario Draghi, Fratelli d'Italia è l'unico partito di opposizione costituito in Gruppi parlamentari;

   non risulta tuttavia che esponenti di Fratelli d'Italia abbiano mai preso parte a trasmissioni con rilevanti dati di ascolti: Domenica In su Rai Uno, I fatti vostri e Ore 14 in onda su Rai Due, che invece hanno visto la presenza di diversi esponenti politici e di Governo;

   si chiede di sapere:

    1. Quale sia la posizione dell'Azienda di fronte alla censura di fatto che si Pag. 346è verificata e si sta verificando nei confronti di Fratelli d'Italia all'interno delle trasmissioni Domenica In, I fatti vostri e Ore 14;

    2. Quali iniziative di riequilibrio la Rai intenda adottare. (458/2151)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si forniscono i seguenti elementi informativi sulla base delle indicazioni ricevute dalle competenti strutture aziendali.
  Per quanto riguarda la presenza di politici nelle trasmissioni di Rai 2 Ore 14 e I Fatti Vostri, nel dettaglio si precisa quanto segue.
  Ore 14 è un programma che ormai si occupa prevalentemente di attualità, intesa come cronaca dei fatti del giorno o legata a grandi eventi internazionali, come la guerra in Ucraina. Nell'edizione del programma, in onda da settembre 2021, la presenza di esponenti del mondo della politica è stata estremamente ridotta e rigorosamente condizionata al commento di fatti di cronaca che vedevano coinvolti i politici in quanto sindaci delle località dove avvenivano i fatti narrati oppure per avvenimenti o denunce da loro perpetrate.
  A titolo esemplificativo si segnalano gli interventi del consigliere regionale campano Borrelli sull'occupazione abusiva di case a Napoli, del sindaco di Ravanusa Carmelo D'Angelo a seguito dell'esplosione in una palazzina del luogo, del sindaco di Verona Federico Sboarina su un infanticidio in una struttura di accoglienza.
  I Fatti Vostri è un programma di intrattenimento che non prevede mai la presenza di politici in trasmissione. Le uniche deroghe si sono avute negli spazi di attualità legati al Covid, quando è stato invitato il sottosegretario al Ministero della Salute senatore Pierpaolo Sileri, intervenuto come rappresentante del governo e medico specializzato sul tema. Così come in occasione della «Giornata dedicata alle vittime della Mafia» (21 marzo p.v.) è stata presente in trasmissione la deputata indipendente onorevole Piera Aiello, che ha parlato della sua vicenda di collaboratrice di giustizia, costretta a cambiare identità e a vivere per anni sotto scorta.
  Per quanto riguarda la presenza di politici all'interno di Domenica in, nel rispetto della linea editoriale del programma sono stati invitati esclusivamente esponenti politici che ricoprono cariche istituzionali competenti nelle materie trattate in puntata.

  MOLLICONE. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della Rai. – Per sapere, premesso che:

   il 24 gennaio 2022 Report ha mandato in onda un servizio relativo alla strage di Bologna e al processo Bellini, «La venerabile onda» di Paolo Mondani;

   l'inchiesta citata ha riguardato un fatto su cui è ancora in corso, in fase dibattimentale, il processo di primo grado;

   l'inchiesta sposa in modo assolutamente acritico le sole tesi dell'accusa, violando il Contratto di servizio, senza dar spazio al contraddittorio, a cominciare dai difensori degli imputati;

   uno dei principali «scoop» della puntata è la presunta rivelazione dei verbali di Alberto Volo, che in numerosi interrogatori avrebbe parlato, prima a Giovanni Falcone e poi a Paolo Borsellino, dell'intreccio tra mafia, estrema destra e servizi segreti relativamente all'omicidio Mattarella;

   Loris D'Ambrosio, magistrato del pool antiterrorismo costituito a Roma dopo l'omicidio Amato nel 1980, PM in molti processi contro i NAR, collaboratore di Falcone, sostituto PG di Cassazione e consigliere giuridico di Giorgio Napolitano alla Presidenza della Repubblica definisce Volo «un mitomane»;

   inoltre, nessuna delle dichiarazioni di Volo ha mai trovato riscontro a cominciare dalla clamorosa autoaccusa di essere l'autore della strage di Bologna;

   i verbali resi da Volo a Falcone e Borsellino tornerebbero ad indicare la responsabilità di Valerio Fioravanti e Gilberto Cavallini nell'omicidio Mattarella e la trasmissione auspica che la loro assoluzione, passata in giudicato, venga revisionata alla luce di questa testimonianza. Nessuna menzione viene fatta alla questione Pag. 347delle targhe del covo torinese di via Monte Asolone e men che meno alla «bufala» sul ritrovamento della presunta arma del delitto, una pistola «calibro 38», su cui si era di recente lungamente speculato mediaticamente, ma che è stata severamente sanzionata e archiviata dall'autorità giudiziaria;

   la vedova Mangiameli, nel corso del programma, ha ribadito che, per quanto lei sappia, il marito fu ucciso dai NAR perché – come detto da Roberto Fiore a lei stessa – erano presenti motivi di contrasto e litigi con il gruppo di Fioravanti, esattamente quanto sostenuto sia dai NAR che dalle sentenze di condanna, con nessuna connessione con l'omicidio Mattarella o la strage di Bologna;

   Francesco Pazienza, ex consulente del SISMI e già condannato per il depistaggio del Taranto-Milano, viene definito più volte «piduista» e «braccio destro di Licio Gelli». È provato invece che Pazienza non fece mai parte della P2, né conobbe mai Licio Gelli;

   la ricostruzione dell'eversione nera del periodo '79-'80 è in netta contraddizione con quanto emerso fin qui dalle decine di processi celebrati a Roma, Venezia, Milano, Palermo e si basa su testimoni quali Vinciguerra che, all'epoca dei fatti descritti, si trovava già in carcere. Stesso dicasi per l'appunto di Gelli sui movimenti del «conto bologna» o la questione Bellini, che il servizio fa passare come certe quando devono essere ancora dimostrate e con il processo in corso;

   non sono menzionati i rilievi relativi all'appunto di Gelli emersi nel processo per il crac del Banco Ambrosiano né il problema della tempistica dell'alibi di Bellini o lo scontro di perizie sulla intercettazione Maggi;

   non si è ricordato ai telespettatori come il presunto passaggio di denaro da Gelli ai NAR, nel corso del processo Cavallini, sulla base degli stessi, identici elementi di indizio riproposti nel processo Bellini, fu sostenuto essere provato da uno scritto autografo dello stesso Cavallini, in cui l'ex-NAR avrebbe annotato il suo possesso di «tre milioni di franchi svizzeri» che, al cambio dell'epoca, avrebbero corrisposto appunto a circa un milione di dollari che, a sua volta, avrebbe costituito il turpe compenso per la realizzazione della strage. Tesi crollata miserabilmente in sede dibattimentale, il 6 febbraio 2019, quando, in aula, fu prodotto il manoscritto di Cavallini, in cui era annotata la cifra di «tre milioni IN franchi svizzeri», cioè, il corrispettivo di più o meno 1000 dollari, probabile provento in valuta di una delle tante rapine in banca effettuate a quell'epoca dal gruppo eversivo. Senza contare la dinamica processuale che, anche in questo processo, ha visto l'accusa dover far eclissare dal dibattimento proprio Marco Ceruti, il socio in affari di Licio Gelli, indicato come l'uomo che avrebbe consegnato il milione di dollari a Fioravanti in contanti a Roma tra il 28 e il 30 luglio 1980, non essendo riusciti a costringerlo in alcun modo ad ammettere d'aver effettuata questa consegna che lo stesso Ceruti ha sempre smentito di aver effettuato;

   vengono inseriti riferimenti a via Gradoli, in un «frullato» che tiene insieme il caso Moro del '78, il covo dei NAR dell'82 e l'acquisto di appartamenti da parte di Vincenzo Parisi, in un «fumus» senza nessun fondamento giudiziario e storico degno di nota;

   da piazza Fontana, passando per la strage di Bologna, si arriva a Capaci, a via D'Amelio e alle stragi del '93 esiste un unico filo conduttore, in una suggestione cinematografica senza fondamento alcuno sul piano investigativo e giudiziario;

   non sono stati inseriti riferimenti relativamente al mistero di «Ignota 86», l'unico elemento di verità e novità – attestato indubitabilmente dalla Scienza – emerso nel primo grado del processo Cavallini;

   la trasmissione lega con nesso causale la strage di Bologna a quella di Ustica: il servizio afferma la strage di Bologna sarebbe stata commissionata dagli Stati Uniti alla connessione «Gelli-NAR» come copertura di Ustica;

   quali iniziative intendano adottare al fine di garantire la corretta informazione Pag. 348così come riportato nelle premesse. (459/2152)

  RISPOSTA. – La puntata di Report del 24 gennaio u.s. ha proposto una inchiesta relativa alla strage di Bologna e al processo Bellini titolata «Il venerabile ricatto», in cui viene riportata una dichiarazione dello stesso resa in dibattimento, esaustiva della sua posizione, nella quale sostiene di non avere nulla a che fare con la strage di Bologna.
  Come noto il linguaggio giornalistico televisivo si esprime attraverso le testimonianze dei protagonisti di un processo indipendentemente dal livello del grado di giudizio dei soggetti coinvolti, naturalmente con l'attenzione di non trasferire il processo altrove rispetto alla sua sede istituzionale.
  Quanto all'affermazione che sia stata presentata solo la posizione dell'accusa, si fa presente che a Paolo Bellini e ai suoi difensori è stato più volte richiesto di rilasciare dichiarazioni e/o interviste, ma purtroppo hanno sempre declinato l'invito.
  Rai, nell'esercizio della propria missione, assicura il pluralismo e il libero confronto delle parti, impegnandosi ad una rappresentazione dei fatti obiettiva, imparziale e completa.