CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 21 ottobre 2021
680.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari esteri e comunitari (III)
ALLEGATO
Pag. 36

ALLEGATO 1

Interrogazione n. 5-06891 Di Stasio: Sulle misure per agevolare le imprese del Sud Italia nell'accesso al Patto per l'export.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Ringrazio l'onorevole Di Stasio. Il suo quesito mi consente di soffermarmi sulla «dimensione per il Sud» del Patto per l'Export, uno strumento che si sta dimostrando efficace nel sostenere le nostre esportazioni e favorire il percorso di internazionalizzazione delle nostre imprese.
  Nella consapevolezza del divario digitale che caratterizza il nostro Paese, uno degli strumenti messi a punto nell'ambito del Patto, in particolare a beneficio proprio delle aziende del Mezzogiorno, è il bonus per l'export digitale. A questo scopo è in fase di finalizzazione un bando del valore di 30 milioni di Euro. Il bonus è destinato a 7.000 microimprese manifatturiere, con un fatturato inferiore ai 2 milioni di euro e meno di dieci dipendenti. Queste aziende potranno accedere a un contributo del valore massimo di 4 mila euro, pari all'80 per cento dell'investimento realizzato, per attivare processi di digitalizzazione e accedere all'e-commerce (sia B2B che B2C). In tale ambito abbiamo previsto premialità per le aziende che opereranno in forma associata (ad esempio, reti o consorzi di microimprese) con l'obiettivo di favorire sinergie tra imprese e filiere produttive e stimolare processi di aggregazione.
  Sempre in tema di digitalizzazione, abbiamo posto un'attenzione particolare alla formazione, lanciando «Smart Export – L'accademia digitale per l'internazionalizzazione». È un programma di formazione accademica on-line sui temi dell'internazionalizzazione e l'accesso ai mercati esteri, erogato da ICE insieme a cinque prestigiose università e Business School italiane, completamente gratuito e dedicato a imprese e professionisti. Anche questa è un'iniziativa che viene incontro in particolare alle esigenze delle micro, piccole e medie imprese, con specifico riferimento a quelle del Sud, meno avvezze all'uso di strumenti digitali.
  Più in generale, ricordo che uno dei sei pilastri del Patto per l'Export è dedicato proprio all'informazione e alla diffusione di una maggiore conoscenza degli strumenti pubblici di sostegno all'internazionalizzazione delle imprese. A tal fine abbiamo realizzato Export.Gov.it, che consente per la prima volta alle imprese di accedere a tutti i servizi pubblici di sostegno all'export da una sola piattaforma. Il portale è concepito per essere ulteriormente sviluppato a seconda delle esigenze degli imprenditori: ad esempio, sarà presto disponibile su Export.Gov.it anche una funzione innovativa, a cura di Cassa Depositi e Prestiti, per il business matching con imprese cinesi, giapponesi e indiane.
  Ricordo inoltre che la promozione dell'imprenditoria giovanile e femminile e lo sviluppo delle aree economicamente meno avanzate del Paese sono priorità trasversali del Next Generation EU e, come tali, sono state declinate anche nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza con particolare attenzione al Mezzogiorno.
  Nell'ambito del Pnrr la Farnesina ha promosso l'ulteriore rifinanziamento del Fondo 394/81, gestito da Simest, per 1,2 miliardi di euro, destinati sia alla concessione di crediti agevolati, sia ai correlati cofinanziamenti a fondo perduto. Queste risorse consentiranno di finanziare progetti per l'internazionalizzazione delle piccole e medie imprese con focus sulla digitalizzazione e la sostenibilità, prevedendo premialità speciali, in linea con le priorità trasversali dell'intero Pnrr, per le proposte che saranno presentate dall'imprenditoria del sud, oltre che da parte di giovani e donne imprenditrici. Pag. 37
  Il sostegno all'internazionalizzazione delle imprese del Mezzogiorno è inoltre al centro del nuovo Piano che stiamo discutendo con il Ministero per il sud e la coesione territoriale e con il Ministero per lo sviluppo economico, per dare attuazione al Protocollo d'intesa firmato lo scorso maggio dal Ministro Di Maio e dalla Ministra Carfagna. Tra le proposte sul tavolo ci sono attività dedicate di formazione e informazione e di promozione del territorio e delle filiere produttive delle regioni del sud, nonché lo sviluppo di una specifica linea di finanza agevolata sul fondo 394/81 per sostenere i processi di internazionalizzazione delle imprese del Mezzogiorno e la formazione per accedere a tale strumento.
  Si tratta di un Piano particolarmente ambizioso e unico nel suo genere. Il budget previsto di 1,5 miliardi di euro1 – in particolare se messo a confronto con i precedenti piani di sostegno all'esportazione dalle regioni meridionali, che ammontavano a circa 50-60 milioni di euro – è esemplificativo della centralità che la Farnesina e il Governo attribuiscono alla promozione delle aziende del sud d'Italia e della loro capacità di operare con successo nei mercati esteri.

  1 Gli 1,5 miliardi indicati afferiscono a budget «nuovo» che andrà a valere, se approvato, sui fondi di coesione, programma operativo nazionale Imprese e competitività, 2021-2027, gestito dal Mise.

Pag. 38

ALLEGATO 2

Interrogazione n. 5-06890 Palazzotto: Sulle violazioni di convenzioni internazionali umanitarie da parte della Turchia in Kurdistan.

TESTO DELLA RISPOSTA

  I rapporti tra Ankara e Baghdad sono storicamente condizionati dalla questione del terrorismo separatista curdo. La presenza in Iraq del Partito dei Lavoratori del Kurdistan, noto con l'acronimo PKK, è considerata dalla Turchia una minaccia esistenziale. A fronte del deterioramento della cornice di sicurezza e della scarsa fiducia rispetto alla capacità delle autorità irachene di farvi fronte, Ankara concepisce la propria presenza militare nel Kurdistan meridionale come essenziale per garantire la stabilità e la sicurezza della regione.
  Nel giugno del 2020 la Turchia ha avviato la più importante operazione militare in territorio iracheno dal 2015. Dopo una serie di raid aerei compiuti il 14 e 15 giugno, l'«operazione Artiglio d'Aquila», Ankara ha lanciato l'operazione «Artiglio di Tigre», offensiva di terra che ha visto l'impiego delle forze speciali con il supporto di elicotteri, droni e artiglieria pesante. Obiettivo sono stati gli avamposti del PKK situati nell'Iraq settentrionale, in particolare nelle aree di Qandil, Hakurk e a nord di Erbil. L'intervento militare si è concluso il 5 settembre 2020 con la creazione sul campo di una sorta di «zona cuscinetto» lungo il confine tra Turchia e Iraq, presidiata da forze turche.
  I bombardamenti dell'aviazione turca sono stati immediatamente condannati dalle autorità irachene, portando alla convocazione dell'Ambasciatore turco in Iraq. Ferma condanna è giunta anche dal Segretario Generale della Lega Araba e, più in generale, da parte dei media arabi, scagliatisi contro il danneggiamento delle proprietà civili, degli insediamenti agricoli e dei campi profughi di Makhmur e Sinjar. Le autorità turche hanno, da parte loro, rivendicato la legittimità delle operazioni, giustificandole con la necessità di rispondere con decisione alla presunta politica di «pulizia etnica» condotta dal PKK, dalle Unità di Protezione Popolare curde, note come YPG, e dal Partito dell'Unione Democratica curdo, noto come PYD.
  Di fronte al rinnovato attivismo del PKK, a febbraio la Turchia ha lanciato una nuova offensiva di terra, l'operazione «Artiglio di Tigre 2». Gli scontri sul terreno tra le forze turche e i guerriglieri curdi sono stati preceduti, il 10 febbraio, da bombardamenti aerei contro le installazioni del PKK sul monte Gara. Il ritrovamento in una caverna di quella montagna dei cadaveri di 13 militari e agenti di sicurezza turchi, rapiti tra il 2015 e il 2016, ha portato a un rafforzamento dell'impiego dello strumento militare da parte di Ankara. La notizia dell'esecuzione dei prigionieri, che sarebbero stati giustiziati durante l'avvicinamento dei militari turchi al covo del PKK, ha infatti avuto profonde ripercussioni sull'opinione pubblica turca. Modeste e timide sono invece risultate le reazioni da parte di Baghdad e di Erbil.
  Per il Governo iracheno le incursioni turche rappresentano una grave violazione della propria sovranità e minaccia all'integrità territoriale, ma allo stesso tempo Baghdad evita prese di posizione nette che rischierebbero di compromettere equilibri molto delicati per la stabilità del Paese.
  Il 23 aprile, come ricordato anche dall'interrogante, la Turchia ha lanciato due nuove operazioni contro il PKK, denominate «Artiglio Lampo» e «Artiglio Fulmine». L'azione, concentratasi nelle aree di Melina, Avashin, Duhok, Qandil, Zap, Sulaymaniyah e Gara, è stata collegata a medesime operazioni effettuate nel Nordest della Siria, soprattutto in prossimità del confine iracheno. Pag. 39
  Il Ministero della difesa turco ha comunicato che dal 23 aprile al 5 settembre sono stati «neutralizzati» 244 terroristi tramite incursioni dell'aviazione e dell'esercito, che solo occasionalmente hanno visto la partecipazione «sul terreno» dei reparti speciali. In base a quanto riportato dalla stampa turca, nelle operazioni avrebbero perso la vita anche 6 militari turchi.
  Per quanto riguarda il coinvolgimento di vittime civili, fonti aperte riportano i seguenti incidenti: due vittime in un bombardamento a Duhok il 26 maggio; quattro vittime di etnia yazida a seguito di un raid contro una clinica il 18 agosto; sempre per un bombardamento a Duhok, due turisti che si sarebbero per errore trovati in una zona a rischio il 28 agosto; due vittime e due feriti gravi a seguito di attacchi aerei nell'area di Sinamoka il 7 settembre; una vittima in un raid a Suleimania il 16 settembre.
  In merito all'utilizzo di armi chimiche da parte delle Forze armate turche in territorio iracheno, la Farnesina non dispone di dati o informazioni che confermino quanto segnalato. Il Governo continuerà a monitorare la situazione, attribuendo massima importanza alla tutela della popolazione civile.

Pag. 40

ALLEGATO 3

Interrogazione n. 5-06892 Quartapelle Procopio: Sul seggio
del Myamnar presso l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Il Comitato Credenziali dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite dovrà pronunciarsi circa la doppia richiesta di accreditamento birmana ai lavori. Il Comitato, pur essendo stato già eletto, non si è ancora riunito. Non è infatti prassi del Comitato riunirsi prima di novembre, per consentire a tutti gli Stati Membri di presentare le lettere credenziali. Del Comitato fanno parte, tra gli altri: Stati Uniti, Cina, Federazione russa. La Svezia – per conto dell'Unione europea – dovrebbe assumerne la Presidenza. L'Italia non ne è parte. Le decisioni del Comitato sono sottoposte alla plenaria dell'Assemblea Generale per approvazione, solitamente entro dicembre.
  Da quanto informalmente anticipato dal Comitato Credenziali, lo scorso settembre risulterebbero essere state presentate due lettere di credenziali, una dall'attuale Rappresentante Permanente alle Nazioni Unite, Ambasciatore Kyaw Moe Tun, e una dalla Giunta Militare, che ha indicato come capo della delegazione per la sessione dell'Assemblea Generale e come nuovo Rappresentante Permanente Aung Thurein, persona vicina alla Giunta. L'attuale Ambasciatore, in un primo momento iscrittosi a parlare al dibattito generale di apertura della sessione, si è successivamente cancellato (su suggerimento statunitense), per evitare il rischio di contestazioni sul piano procedurale da parte di Stati membri vicini alla Giunta militare. Egli è tuttavia intervenuto nell'ambito dei dibattiti di avvio dei lavori di alcune delle Commissioni, senza che tale circostanza sia stata contestata da altri Paesi.
  Ricordo che il Comitato credenziali si pronuncia per consensus. Al momento appare verosimile il ricorso alla tecnica del deferimento della decisione all'Assemblea Generale in virtù dell'interpretazione estensiva della pertinente regola di procedura dell'Assemblea Generale. La Regola 29 prevede, infatti, che: «Ogni rappresentante alla cui ammissione un Membro ha fatto obiezione è seduto provvisoriamente con gli stessi diritti degli altri rappresentanti fino a quando il Comitato per le Credenziali non abbia riferito, e l'Assemblea Generale espresso la sua decisione». Il ricorso a questa regola consentirebbe, quindi, al Rappresentante Permanente attuale di continuare a esercitare le proprie prerogative alle Nazioni Unite per tutta la 76esima sessione dell'Assemblea Generale: fino a settembre 2022.
  L'Italia lavora in stretto coordinamento con i partner europei e anche con i Paesi like-minded riuniti nell'ambito del cosiddetto Small Group (oltre a noi, Regno Unito, Francia, Germania, Paesi Bassi, Australia, USA, Canada, Nuova Zelanda, Giappone e Corea del Sud). Obiettivi comuni: affrontare compatti le drammatiche conseguenze del colpo di Stato del 21 febbraio scorso, continuare ad accrescere la pressione sul regime e favorire una soluzione pacifica alla crisi.
  Sosteniamo il lavoro di mediazione dell'ASEAN, nella persona dell'Inviato Speciale per il Myanmar, il secondo ministro degli Esteri del Brunei Erywan Yusof, per l'applicazione del consenso in 5 punti raggiunto nel vertice del 24 aprile scorso. Un'evoluzione certamente positiva degli sforzi profusi in questa direzione dall'Organizzazione è stata la decisione assunta pochi giorni fa, il 15 ottobre, dai Ministri degli esteri ASEAN di escludere il Capo della Giunta militare birmana dal prossimo Pag. 41 Vertice dell'ASEAN, in programma il 26-28 ottobre prossimi e invitare invece il Myanmar a livello meramente tecnico.
  Ricordo, infine, che il nostro Paese è stato tra i principali promotori della Risoluzione 75/287 dell'Assemblea Generale sulla situazione in Myanmar adottata il 19 giugno, che ha condannato a larga maggioranza (119 voti a favore, 36 astenuti e un solo contrario) il colpo di Stato.

Pag. 42

ALLEGATO 4

Interrogazione n. 5-06893 Formentini: Sulla istituzione
di un Inviato Speciale per la libertà religiosa.

TESTO DELLA RISPOSTA

  L'impegno a favore della libertà di religione o credo e la protezione delle minoranze religiose è al centro dell'azione italiana nei fori multilaterali competenti per la promozione e la tutela dei diritti umani. Rientra infatti tra le priorità del nostro attuale mandato nel Consiglio Diritti Umani delle Nazioni Unite, iniziato nel 2019 e previsto terminare alla fine di quest'anno.
  L'Italia ha co-sponsorizzato la risoluzione, presentata nel 2019 in Assemblea Generale ONU, che istituisce la Giornata internazionale di commemorazione delle vittime degli atti di violenza su base di religione o credo, fissata al 22 agosto. Una ricorrenza che la Farnesina ha sempre valorizzato. Nel comunicato rilasciato ad agosto per l'ultima edizione ci siamo concentrati sul nostro impegno a migliorare le condizioni socio-economiche delle minoranze etniche e religiose, problema reso ancor più attuale dalla pandemia. In molte aree del mondo l'emergenza sanitaria ha infatti aggravato forme di discriminazione preesistenti, contribuendo anche a forme di violenza e intolleranza motivate dall'appartenenza religiosa o dal credo.
  Come Unione europea presentiamo annualmente una risoluzione in materia di promozione della libertà di religione o credo, sia alla Terza Commissione dell'Assemblea Generale ONU sia in Consiglio Diritti Umani. A Ginevra viene rinnovato ogni tre anni il mandato del Relatore Speciale delle Nazioni Unite per la Libertà di Religione o Credo, che l'Italia e l'Unione sostengono con forza.
  Il nostro Paese è anche membro attivo del Gruppo di Contatto internazionale sulla libertà di religione o credo, istituito nel 2015 per favorire il monitoraggio di situazioni di rischio, lo scambio di informazioni e buone pratiche. Il Gruppo è co-presieduto da Stati Uniti e Canada e vi partecipa anche il Relatore Speciale ONU.
  L'Italia è impegnata per la promozione della libertà di religione o credo e della lotta contro ogni forma di discriminazione non solo nei fori multilaterali ma anche nelle relazioni bilaterali con i Paesi terzi e attraverso programmi della Cooperazione allo sviluppo. Da anni, la Cooperazione italiana è impegnata a sostegno delle persone appartenenti a minoranze religiose ed etniche in situazioni di particolare vulnerabilità.
  A livello nazionale, il Fondo a tutela delle minoranze cristiane oggetto di persecuzione in aree di crisi, istituito con la legge di bilancio 2019 (legge n. 145 del 2018) sulla base di un emendamento dell'interrogante, è un tassello fondamentale dell'impegno italiano e conferma la costante collaborazione tra Governo e Parlamento anche in materia di diritti umani. Il Fondo finanzia iniziative attuate da Organizzazioni della Società Civile che intendono contribuire al contrasto dei fenomeni di odio, intolleranza e discriminazione, valorizzando la diversità e promuovendo l'interazione culturale, sociale ed economica. È stato alimentato con 2 milioni l'anno per il 2019 e per il 2020, mentre dal 2021 beneficia di 4 milioni all'anno.
  Siamo fermamente convinti che il pieno rispetto della libertà di professare la propria religione, di cambiare religione o non avere un credo, senza per questo essere sottoposti a discriminazioni o violenze, sia indispensabile allo sviluppo di società prospere e pacifiche e giochi quindi un ruolo fondamentale per garantire la stabilità e la pace.
  Sulla base di questa ferma convinzione il Governo promuove il dialogo interreligioso Pag. 43 e interculturale per riaffermare il ruolo delle religioni quali potenziali veicoli di pace e di incontro tra gli individui e tra i popoli, mirando a favorire la comprensione reciproca e il rispetto dell'altro.
  Legata alla tutela e promozione della libertà di religione è la protezione del patrimonio culturale e religioso. L'Italia è promotrice di una rinnovata azione della Comunità Internazionale a difesa di questo patrimonio, precondizione per garantire il rispetto della libertà di manifestare la propria religione e tutelare l'identità storica e culturale di una società.
  La nomina di un Inviato Speciale per la promozione della libertà di religione o credo è stata di recente sollevata anche dall'Associazione «Aiuto alla Chiesa che Soffre». Alla luce del nostro tradizionale impegno in materia di diritti umani, la proposta è alla valutazione della Farnesina.

Pag. 44

ALLEGATO 5

Interrogazione n. 5-06894 Fitzgerald Nissoli: Sugli stanziamenti del fondo per il riadeguamento delle retribuzioni del personale a contratto del MAECI.

TESTO DELLA RISPOSTA

  La legge 29 aprile 2021, n. 62, recante «Modifiche al Titolo VI del decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, numero 18, in materia di personale assunto a contratto dalle rappresentanze diplomatiche, dagli uffici consolari e dagli istituti italiani di cultura» è entrata in vigore il 29 maggio 2021.
  L'articolo 157 del decreto del Presidente della Repubblica n. 18 del 1967, così come modificato dalla legge n. 62, prevede ora l'equiparazione dei tre parametri per valutare le richieste di adeguamento retributivo: 1) costo della vita; 2) retribuzioni corrisposte nella stessa sede da organizzazioni internazionali, rappresentanze diplomatico-consolari e istituzioni culturali di altri Paesi; 3) mercato del lavoro locale, pubblico e privato. Prima della riforma veniva attribuita attenzione primaria alle retribuzioni delle altre Ambasciate presenti in quel determinato Paese.
  Occorre sottolineare che la legge n. 62 del 2021 non ha introdotto alcun fondo specifico per gli adeguamenti retributivi, che rimangono finanziati sul capitolo di bilancio indistinto destinato al personale a contratto. È su questo capitolo che viene pagato ogni onere connesso agli impiegati, incluso l'incremento di spesa che il capitolo registra di anno in anno anche in conseguenza degli aumenti retributivi.
  La Farnesina è sistematicamente impegnata a valutare con spirito di apertura la compatibilità di ogni richiesta di revisione retributiva con le tre condizioni delineate dall'articolo 157.
  Per quanto concerne i tre Paesi menzionati dall'interrogante, negli Stati Uniti e in Argentina gli aumenti retributivi concessi rispettivamente nel 2016 e nel 2017 hanno determinato un livello stipendiale conforme ai parametri di legge, anche nella sua versione novellata nel 2021. Il mancato accoglimento delle richieste presentate nel 2021 nei due Paesi sopra citati deriva invece dalla assenza dei presupposti di conformità rispetto a tali parametri. Valuteremo comunque con la massima attenzione la riproposizione delle richieste di adeguamento retributivo debitamente argomentate e documentate.
  In Brasile, gli impiegati a contratto hanno beneficiato di un significativo aumento delle retribuzioni nel corso del 2020.
  Più in generale, negli ultimi 10 anni i dipendenti a contratto hanno beneficiato in 231 occasioni di adeguamenti retributivi. Alcuni Paesi ne hanno infatti beneficiato più volte. Questo dimostra come la Farnesina sia costantemente impegnata a riscontrare in maniera positiva le richieste che soddisfino le condizioni stabilite dalla legge.
  Come ricordato dall'interrogante, sul relativo capitolo di spesa sono state da ultimo stanziate risorse aggiuntive per un incremento complessivo di un milione e quattrocentomila euro, destinato specificamente all'adeguamento degli stipendi. Queste risorse hanno contribuito a garantire una maggiore programmabilità e sostenibilità della spesa nel breve e medio periodo.
  Nell'ambito della legge di bilancio per il 2022 contiamo di incrementare lo stanziamento per le retribuzioni del personale a contratto a legge locale nell'ordine di 400 mila euro, a decorrere dal 2022. L'approvazione di questo aumento fornirebbe un contributo molto importante per l'adeguamento delle retribuzioni sulla base dei criteri previsti dalla legge. Si tratta di un aspetto al quale la Farnesina tiene in particolar modo, alla luce del contributo che gli impiegati a legge locale garantiscono ogni giorno nelle Ambasciate e nei Consolati in tutto il mondo.

Pag. 45

ALLEGATO 6

Interrogazione n. 5-06829 Emiliozzi: Sulla espulsione di funzionari delle Nazioni Unite dall'Etiopia nel contesto della crisi umanitaria nel Tigray.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Il tradizionale impegno italiano in Etiopia e nell'intera regione del Corno d'Africa ci porta ad essere particolarmente preoccupati per l'escalation militare nel Tigrè, ormai perdurante ed estesa anche alle regioni Amhara, Afar e Oromia. La ripresa dell'offensiva militare da parte delle forze federali a pochi giorni dall'inizio del secondo mandato del Primo Ministro Abiy Ahmed, il 4 ottobre, non va certo nella direzione auspicata.
  La situazione umanitaria nelle regioni settentrionali del Paese è particolarmente allarmante e in continuo deterioramento. Oltre 5 milioni di persone hanno bisogno di assistenza e circa 2 milioni sono ormai gli sfollati, in aggiunta all'elevato numero di vittime. Le gravi violazioni e abusi di diritti umani e diritto internazionale umanitario registrate dalle Agenzie delle Nazioni Unite e da numerosi media riguardano attacchi ai civili, violenza sessuale e di genere, torture ed esecuzioni extragiudiziali, provocando crescente apprensione nella Comunità internazionale. Come rilevato dall'Interrogante, la situazione è stata ulteriormente esacerbata dalla recente decisione del Governo federale di espellere sette funzionari delle Nazioni Unite, inquadrati in UNICEF e nell'Ufficio per gli Affari Umanitari (OCHA), dichiarati «persona non grata» con l'accusa di ingerenza negli affari interni.
  Di fronte a questa drammatica situazione, l'Italia prosegue lo stretto coordinamento con gli altri partner dell'Etiopia, primi fra tutti l'Unione europea e gli Stati Uniti, per mantenere la pressione diplomatica sulle Autorità etiopi e su tutte le parti in causa e per favorire una soluzione della crisi. Un'azione internazionale coordinata è l'unica strada per esercitare un'influenza concreta. Per questo sosteniamo con forza le seguenti priorità condivise a livello Unione europea: piena e immediata cessazione delle ostilità; ritiro totale delle truppe eritree dal suolo etiopico; pieno, sicuro e incondizionato accesso umanitario alle regioni di conflitto, nel rispetto del diritto internazionale umanitario; indagini trasparenti e indipendenti sulle gravi violazioni e gli abusi dei diritti umani; urgente avvio di un processo di dialogo nazionale inclusivo. È altrettanto fondamentale incoraggiare le autorità etiopi a non ostacolare l'operato delle Nazioni Unite e a favorirne anzi l'azione di sostegno umanitario alla popolazione.
  Abbiamo trasmesso questi messaggi in tutte le occasioni di interlocuzione politica. L'ultima in ordine di tempo, dopo l'incontro tra il Ministro Di Maio e il Ministro della giustizia etiope Gedion il 14 giugno a Roma, è stata il colloquio tra la Viceministra Sereni e l'allora Ministro etiope dell'acqua, dell'irrigazione e dell'energia Bekele, svoltosi sempre a Roma il 7 ottobre a margine della terza Conferenza Ministeriale Italia-Africa. In questa occasione abbiamo manifestato il nostro sostegno a ogni azione volta a promuovere la pacificazione dell'Etiopia, a cominciare dalla mediazione promossa dal neo-nominato Alto Rappresentante dell'Unione Africana per il Corno d'Africa, Obasanjo.
  Per fare fronte alle gravi violazioni dei diritti umani cui si è fatto cenno, l'Italia ha fin dall'inizio sostenuto l'indagine congiunta da parte della Commissione Etiope per i Diritti Umani e dell'Alto Commissariato ONU per i Diritti Umani, avviata a maggio e i cui risultati sono attesi il primo novembre.
  Anche la missione d'inchiesta sul Tigrè della Commissione Africana sui Diritti dell'Uomo Pag. 46 e dei Popoli in ambito Unione africana ha ricevuto da parte nostra pieno sostegno. Durante la 47esima sessione del Consiglio Diritti Umani delle Nazioni Unite tenutasi tra giugno e luglio, l'Italia ha ribadito l'appello al pieno rispetto dei diritti umani e promosso, insieme agli altri Paesi dell'Unione europea, una risoluzione di condanna delle gravi violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario in Tigrè. Alla 48esima successiva sessione del Consiglio, terminata l'8 ottobre, l'Italia è intervenuta sul tema anche a titolo nazionale nel Dialogo Interattivo con l'Alta Commissaria Bachelet, oltre che mediante l'intervento dell'Unione europea a nome dei 27 e l'adesione alla dichiarazione congiunta promossa dagli Stati Uniti. In tutte queste occasioni è stato ribadito l'appello a cessate il fuoco immediato, ritiro delle forze straniere e rispetto dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario. Sempre nel quadro della 48esima sessione del Consiglio Diritti Umani e in risposta all'espulsione dei funzionari delle Nazioni Unite dall'Etiopia, l'Italia ha aderito alla dichiarazione congiunta promossa dal Regno Unito e sostenuta da tutti i Paesi UE, ad eccezione dell'Ungheria, per riaffermare il sostegno alle Agenzie ONU e al loro personale, chiedere al governo etiope di ritirare immediatamente la decisione di espellere i funzionari delle Nazioni Unite e di consentire loro di tornare nel Paese per continuare il loro lavoro senza ulteriori impedimenti.
  Per quanto riguarda più nello specifico la crisi umanitaria, debitamente sottolineata dall'interrogante, la Farnesina ha adottato una serie di iniziative per far fronte alla drammatica situazione nel Tigrè. Nel 2020 la Cooperazione Italiana ha stanziato oltre 6 milioni di euro per interventi di emergenza in Etiopia. Quest'anno sono previste ulteriori iniziative per un valore complessivo di altri 6 milioni euro. Con il trasporto aereo del 15 aprile dalla Base di Pronto Intervento Umanitario delle Nazioni Unite di Brindisi l'Italia è stata tra i primi Paesi ad effettuare un volo umanitario in Tigrè. Abbiamo, inoltre aderito al ponte aereo umanitario della Commissione dell'Unione europea, partito anche in questo caso dalla base ONU di Brindisi.
  L'aereo con gli ultimi materiali trasportati, concessi da UNICEF grazie al coordinamento di Commissione UE, Italia e Francia, è atterrato a Mekelle, capoluogo del Tigrè, l'8 ottobre.
  L'Italia continuerà a fornire il suo convinto contributo allo sforzo diplomatico dell'Unione europea e della Comunità internazionale, ponendo al centro la necessità di tutelare la popolazione civile drammaticamente coinvolta nel conflitto.