CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 5 ottobre 2021
670.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari esteri e comunitari (III)
ALLEGATO
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ALLEGATO 1

Interrogazione n. 5-06579 Delrio: Sull'arresto in Nigeria di Nnamdi Kanu, leader del popolo indigeno del Biafra.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Nnamdi Kanu ha fondato nel 2012 l'Independent Indigenous People of Biafra (IPOB), organizzazione che si prefigge di ridare vita al movimento secessionista del Biafra dopo il tentativo di indipendenza e la guerra civile dal 1967 al 1970.
  La regione della Nigeria spesso identificata dai media internazionali come Biafra, nel Sud-Est del Paese, è costituita dai cinque Stati federali di Enugu, Anambra, Imo, Abia e Ibonyi, caratterizzati da una forte densità di popolazione e dalla prevalenza dell'etnia cristiana Igbo (17 per cento della popolazione nazionale circa). Si tratta della zona dove nel 1967 un gruppo di alti ufficiali di etnia Igbo e Ibibio proclamarono l'indipendenza del Biafra. Le popolazioni della regione, che contiene oltre il 90 per cento delle riserve e della produzione di idrocarburi della Nigeria, si opposero al progetto secessionista assieme al resto del Paese, contribuendo alla sconfitta dei secessionisti in una guerra durata 30 mesi e che si stima abbia causato oltre un milione di morti.
  Alla capitolazione dei secessionisti nel 1970 seguì un processo di riconciliazione nazionale riconosciuto internazionalmente come un successo, reintegrando nel giro di pochi anni combattenti e sostenitori del progetto secessionista nella vita nazionale della Federazione nigeriana.
  Dal 2020 la propaganda di Kanu ha assunto toni aspri, con l'invito ad una rivolta armata e la fondazione di una milizia para-militare chiamata Eastern Security Network (ESN), anche come conseguenza della dura repressione delle manifestazioni in occasione del giorno del ricordo del Biafra in cui sono morte 60 persone per mano delle forze di sicurezza nigeriane. L'ESN avrebbe un numero ridotto di militanti armati e un limitato sostegno popolare, in un momento in cui esponenti dell'etnia Igbo aspirano a conquistare la Presidenza della Nigeria nel 2023 in base alla regola non scritta che prevede la rotazione tra candidati musulmani e cristiani.
  L'arresto e il rimpatrio immediato in Nigeria di Nnamdi Kanu, in circostanze ancora non chiarite e denunciate come illegali dai suoi avvocati, ha portato ad una diminuzione degli attacchi, quasi del tutto cessati dopo il picco in primavera. L'ESN probabilmente preferisce evitare che le proprie azioni possano ripercuotersi sull'incolumità fisica del leader. Nnamdi Kanu è infatti detenuto ad Abuja in attesa di processo. Continua invece il «sit-at-home order», una protesta che vede la chiusura degli esercizi commerciali. L'IPOB proclama questa serrata un giorno a settimana per tenere sotto pressione Governo federale e governi locali. Le ultime informazioni indicano tuttavia una progressiva minore partecipazione degli esercenti in diverse città del Sud-Est, senza che questo abbia provocato significative reazioni da parte dell'ESN.
  L'udienza di Nnamdi Kanu, precedentemente prevista il 21 settembre, è stata aggiornata al 21 ottobre.
  L'Italia e l'Unione europea seguono il caso dell'arresto di Nnamdi Kanu con attenzione. Il tema è oggetto delle riunioni dei Capi Missione dell'Unione europea ad Abuja. Medesima attenzione viene dedicata alla situazione degli Igbo, in particolare per quanto riguarda il quadro di sicurezza della regione in cui vivono e la tutela della popolazione civile, monitorata dal gruppo di lavoro competente del Consiglio dell'Unione Europea a Bruxelles, denominato COAFR.
  Attivo è anche il dialogo tra la nostra Ambasciata e quella britannica ad Abuja, Pag. 74tenuto conto della doppia cittadinanza inglese e nigeriana di Nnamdi Kanu. Nonostante le Autorità della Nigeria affermino la natura interna della questione proprio alla luce della cittadinanza nigeriana dell'imputato, l'Ambasciata del Regno Unito ad Abuja ha pubblicamente dato disponibilità a fornire assistenza consolare al proprio cittadino.
  In conclusione, l'Italia, in coordinamento con i partner dell'Unione europea, intende continuare a seguire l'evolversi della situazione giudiziaria di Nnamdi Kanu, non dimenticando che il legame di cittadinanza con il Regno Unito attribuisce anzitutto a quel Paese la titolarità di iniziative a sua tutela. Vogliamo inoltre mantenere elevata l'attenzione sulla situazione della popolazione Igbo, favorendo azioni volte a mettere fine alle violenze tra le diverse comunità in Nigeria.

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ALLEGATO 2

Interrogazione n. 5-05606 Siragusa: Sull'impiego del voto elettronico nelle elezioni per il rinnovo dei Comites.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Con riguardo al primo punto sollevato, confermo che la Farnesina prevede di effettuare una sperimentazione del voto elettronico per le elezioni dei Comitati per gli Italiani all'estero, che avranno luogo il prossimo 3 dicembre 2021.
  La base normativa, come ricorda l'interrogante, è la Legge di bilancio 2021, che ha autorizzato per l'anno in corso la spesa di 9 milioni di euro, oltre che per lo svolgimento delle elezioni in parola, anche per «introdurre in via sperimentale modalità di espressione del voto in via digitale».
  Per dare attuazione a tale norma, il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale ha avviato un intenso lavoro preparatorio, con l'obiettivo di definire le modalità di svolgimento e le specifiche tecniche della sperimentazione, in stretto contatto con la Commissione interministeriale sul voto elettronico. Ricordo che i lavori di quest'ultima si sono conclusi con la redazione di Linee guida per il voto elettronico, adottate con decreto del Ministero dell'interno di concerto con il Ministero dell'innovazione il 9 luglio 2021, che confermano l'impostazione data alla sperimentazione dal MAECI.
  La sperimentazione delineata dal MAECI per le elezioni dei Comites coinvolgerà alcune sedi «pilota», individuate sulla base di criteri che possano garantire una adesione tale da rendere il test significativo. Si tratta in particolare dei Comitati di Berlino, Houston, Johannesburg, Londra, L'Aja, Marsiglia, Monaco di Baviera, San Paolo e Tel Aviv.
  Gli elettori potranno partecipare alla sperimentazione su base volontaria, richiedendo di iscriversi nelle liste elettorali del loro consolato di riferimento tramite il portale dei servizi consolari «Fast It». È inoltre previsto che l'elettore si autentichi tramite SPID di secondo livello su un portale dedicato (disponibile in internet e accessibile da dispositivi elettronici personali) e sia ammesso al voto previa verifica, con modalità automatizzate, del godimento del diritto di elettorato attivo. Oltre che l'espressione del voto, anche la fase di scrutinio intende rispettare tutte le garanzie di segretezza e anonimato. Informazioni sulle modalità di partecipazione sono reperibili sui siti web delle ambasciate e dei consolati coinvolti.
  La sperimentazione del voto elettronico avverrà parallelamente alle tradizionali operazioni elettorali con espressione di voto per corrispondenza e non sarà produttiva di effetti giuridici. Ciò a titolo prudenziale e in un'ottica di «gradualità e progressività» – conformemente alle raccomandazioni del Consiglio d'Europa in argomento – al fine di evitare il rischio di una ripetizione delle elezioni nelle sedi pilota ove si riscontrassero anomalie o si verificassero malfunzionamenti tali da compromettere l'attendibilità dell'esito elettorale, proprio alla luce delle «sfide tecniche e giuridiche» connesse alla modalità di espressione del voto digitale. Non esiste ad oggi infatti una tecnologia in grado di garantire una totale sicurezza del voto elettronico, sia in termini applicativi che infrastrutturali, come emerso ad esito dei lavori della Commissione interministeriale. La sperimentazione consentirà dunque di chiarire alcuni importanti aspetti sulla futura percorribilità del voto elettronico, in particolare a tutela dei principi costituzionali di personalità, eguaglianza, libertà e segretezza del voto.
  Con riguardo al secondo punto sollevato, la recentissima normativa introdotta con il decreto-legge n. 77 del 2021, convertito con legge del 29 luglio 2021 n. 108, dispone misure per la raccolta di firme Pag. 76digitali tramite strumentazione elettronica solo per i referendum e per le leggi di iniziativa popolare. La raccolta telematica delle firme per la presentazione delle liste elettorali per le elezioni dei Comites, oltre a non avere una base giuridica, non è stata prevista dalla sperimentazione. La complessità dello sviluppo di una piattaforma per il voto elettronico non consente di ipotizzare la sperimentazione anche di tale diverso e separato adempimento connesso alle prossime elezioni dei Comites, stante per di più la ristrettezza dei tempi a disposizione e la limitatezza delle risorse stanziate.
  Ricordo invece che, anche rispondendo a sollecitazioni in tal senso di questa Commissione, il decreto-legge n. 117 del 2021 attualmente in corso di conversione in Parlamento ha previsto, all'articolo 5, specifiche misure per semplificare le operazioni di raccolta delle sottoscrizioni per la presentazione delle liste dei candidati alle prossime elezioni Comites, anche alla luce del perdurante contesto pandemico. In particolare, è stato ridotto del 50 per cento il numero minimo di firme dei sottoscrittori richieste per la presentazione di una lista ed è venuto meno l'obbligo di autenticazione delle stesse da parte dell'ufficio consolare. Tali misure, limitate alle prossime elezioni, riguardano 107 Comites già esistenti e 13 di nuova istituzione, per un totale complessivo di 4.728.620 elettori.

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ALLEGATO 3

Interrogazione n. 5-06734 Delmastro Delle Vedove: Sulla politica estera dell'Italia nella regione dell'Indo-Pacifico.

TESTO DELLA RISPOSTA

  La conclusione del cosiddetto patto AUKUS va inquadrata in considerazioni strategiche molto ampie, da esaminare con equilibrio e senza semplificazioni drastiche o, ancor peggio, reazioni emotive. Le nostre valutazioni devono essere imperniate intorno a Unione europea e NATO e alla loro condivisione di valori e visioni convergenti circa le sfide globali alle quali siamo chiamati a rispondere, anche nell'Indopacifico.
  La NATO resta una Alleanza difensiva regionale, centrata sull'area euro-atlantica. Essa è tuttavia investita da sfide che presentano sempre di più un carattere globale e l'Indopacifico è certamente tra le aree del mondo maggiormente interessate da una evoluzione strategica da monitorare.
  In modo analogo, anche l'Unione europea dedica crescente attenzione alle evoluzioni nel quadrante dell'Asia-Pacifico. Poche settimane fa, il 16 settembre, è stata presentata la nuova Strategia UE per la cooperazione nell'Indopacifico. Una serie di direttrici politiche riguardanti i filoni principali dell'azione europea che comprendono iniziative in ambito di sicurezza e difesa. L'obiettivo è quello di favorire lo sviluppo delle capacità dei partner nella regione, incrementando la presenza dell'Unione a sostegno della sicurezza marittima e promuovendo il rispetto della libertà di navigazione e sorvolo, anche nel Mar Cinese Meridionale, in linea con la Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare.
  L'annuncio del patto AUKUS deve portarci a guardare al rafforzamento delle capacità militari europee in modo non alternativo bensì complementare rispetto all'appartenenza atlantica. La Dichiarazione congiunta Biden-Macron del 22 settembre e la prevista visita a Parigi del Presidente americano rappresentano un segnale incoraggiante circa il riconoscimento statunitense dell'importanza di una Difesa europea più forte e più capace, che contribuisca alla sicurezza transatlantica e globale in complementarità con la NATO. Come dichiarato dal Ministro Di Maio proprio a riguardo dei segnali distensivi giunti dopo la telefonata tra i due Presidenti di Stati Uniti e Francia, le tensioni non fanno bene alla nostra Alleanza e bisogna fare attenzione a non trasformare noi stessi nei principali nemici.
  Le relazioni transatlantiche restano imprescindibili e proprio per questo è importante evitare passi indietro. Non si tratta di un gioco a somma zero. Al contrario, un maggiore impegno nella difesa europea è essenziale per il salto di qualità che la NATO è chiamata a compiere a seguito delle recenti decisioni del Vertice di Bruxelles. Come il Segretario Generale Stoltenberg ricorda sempre, dopo la Brexit l'80 per cento delle spese di difesa della NATO proviene da alleati che non sono Paesi membri UE. Non possiamo inoltre dimenticare che la protezione del vantaggio tecnologico e il rafforzamento della collaborazione scientifica e tecnologica tra Alleati, in modo coordinato e sinergico con l'Unione europea, sono specifiche aree di interesse per l'Alleanza atlantica.
  In linea con il nostro interesse nazionale, il Governo sosterrà quindi gli sforzi volti a dotare l'Unione di un'autonoma capacità di agire e di gestire crisi a livello globale. Il potenziamento della Politica di Sicurezza e Difesa Comune dovrà consentire all'Unione di essere riconosciuta quale partner affidabile in ambito di sicurezza e difesa.
  Nuovo Concetto Strategico della NATO e Strategic Compass europeo, entrambi in corso di elaborazione, devono essere sfruttati Pag. 78 al meglio anche alla luce delle valutazioni sul patto AUKUS. Lavorare in sinergia e trasparenza con i principali alleati transatlantici e i partner europei ci permetterà di costruire una architettura di difesa più efficace, sinergica e adatta a raccogliere le crescenti sfide di un ambiente di sicurezza sempre più complesso.
  Sotto il profilo della tutela dell'industria nazionale, a livello europeo ricordo che l'azione di sostegno della Farnesina e della nostra Rappresentanza a Bruxelles ha consentito finora l'aggiudicazione da parte dell'Italia del 20 per cento dei fondi messi a disposizione dai programmi europei di difesa, tra i quali si è recentemente inserito il Fondo Europeo per la Difesa, finanziato con 7,9 miliardi fino al 2027. Un risultato che ci rende il secondo Paese nell'Unione europea per numero e valore di progetti.
  La nostra attenzione all'Indopacifico non può limitarsi agli aspetti securitari. Abbiamo per questo accentuato la nostra azione nei confronti degli organismi regionali maggiormente rappresentativi. È nato così il rapporto di partenariato strategico con l'ASEAN e con la Indian Ocean Rim Association, senza dimenticare il ruolo di partner detenuto dall'Italia nei confronti del Pacific Islands Forum. Nell'ambito del medesimo sforzo, alla luce della recrudescenza della pandemia nel Sud Est Asiatico, ricadono le recenti donazioni nel quadro della COVAX Facility a Vietnam e Indonesia di oltre 3 milioni di dosi, così come il contributo di 2 milioni e mezzo di euro all'ASEAN Covid Response Fund.
  Anche a seguito del patto AUKUS, l'impegno nell'Indopacifico si fonda dunque sulla convinzione circa la necessità di essere presenti in quell'area, come anche riconosciuto dalla Strategia, europea varata a settembre. Per scongiurare un disimpegno europeo, ritenuto lesivo dei nostri interessi anche nella riunione informale dei Ministri degli Affari esteri UE tenutasi a margine dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 20 settembre, intendiamo contribuire alla Strategia europea sul piano bilaterale e insieme all'Unione lungo le linee sopra tratteggiate.

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ALLEGATO 4

Interrogazione n. 5-06247 Quartapelle Procopio: Sulle circostanze della morte del connazionale Luca Ventre in Uruguay.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Intorno alle ore 7 del mattino del primo gennaio 2021 Luca Ventre, residente in Uruguay, si è introdotto nel complesso dell'Ambasciata d'Italia a Montevideo.
  Il connazionale è stato fermato dalla guardia privata in servizio presso la Sede, che ha chiesto a voce l'intervento dell'agente della Polizia uruguaiana, incaricato di vigilare sulla sicurezza dell'Ambasciata. Il diritto internazionale prevede infatti l'obbligo, a carico del Paese ospitante, di proteggere i locali della Sede da ogni intrusione.
  L'agente sopraggiunto sul posto ha bloccato il Signor Ventre immobilizzandolo in attesa dell'arrivo di una pattuglia della Polizia, che nel frattempo era stata chiamata. La stessa Polizia uruguaiana ha portato il Signor Ventre in ospedale.
  Secondo quanto riferito dagli agenti di Polizia e confermato dalla guardia privata, al momento di essere portato fuori dal perimetro dell'Ambasciata il connazionale era ancora vivo.
  Le indagini della Polizia uruguaiana sono tuttora in corso. Un fascicolo è stato aperto anche dalla Procura della Repubblica di Roma. Dopo un'iniziale disponibilità da parte dell'Autorità giudiziaria nei confronti dei colleghi italiani, la collaborazione da parte degli inquirenti locali ha subito una battuta d'arresto.
  Proprio per questo il 25 maggio il Ministro Di Maio ha indirizzato una lettera al Ministro degli Esteri di Montevideo, chiedendo una maggiore collaborazione tra inquirenti uruguaiani e italiani e indagini più approfondite. Nella sua risposta del 2 giugno, il Ministro degli Esteri uruguaiano ha assicurato piena cooperazione in ambito giudiziario, nel rispetto dell'indipendenza della magistratura.
  Una richiesta di massima collaborazione da parte dell'Autorità giudiziaria è stata reiterata dal Ministro Di Maio all'omologo uruguaiano il 10 giugno, in risposta a una lettera di felicitazioni in occasione della Festa della Repubblica.
  Una perizia disposta dalla Procura di Roma ha individuato quale causa principale del decesso il soffocamento, causato dalla stretta del poliziotto uruguaiano sul Signor Ventre all'interno del compound e ha allo stesso tempo confermato che la morte di Luca Ventre è avvenuta in ospedale. La Procura di Roma ha quindi iscritto l'agente di polizia nel registro degli indagati per il reato di omicidio preterintenzionale.
  Il 14 giugno, inoltre, la Ministra della giustizia Cartabia ha firmato una richiesta di procedimento penale, rimuovendo così l'ostacolo all'esercizio della giurisdizione italiana.
  Mentre le indagini proseguono, la Farnesina e l'Ambasciata d'Italia a Montevideo continuano a seguire la vicenda con la massima attenzione, mantenendo costanti contatti con le Autorità uruguaiane.

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ALLEGATO 5

Interrogazione n. 5-06679 Quartapelle Procopio: Sull'uso di bambini soldato da parte del Fronte di Liberazione del popolo del Tigray (TPLF).

TESTO DELLA RISPOSTA

  Nel solco del tradizionale impegno italiano in Etiopia e nell'intera regione del Corno d'Africa, il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale continua a seguire la crisi in Tigray con estrema preoccupazione, specialmente con riferimento alla drammatica situazione umanitaria e alle gravi violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario. L'estensione degli scontri alle regioni etiopi di Amhara e Afar, che ha comportato il progressivo deterioramento dello scenario securitario e umanitario nelle ultime settimane, desta nuova apprensione.
  In linea con i partner internazionali, primi fra tutti l'Unione Europea e gli Stati Uniti, le nostre priorità nella regione restano: la completa cessazione delle ostilità; il ritiro delle truppe eritree dal Tigray; il pieno, sicuro e incondizionato accesso umanitario nella regione; indagini imparziali e indipendenti sugli abusi e sulle violazioni dei diritti umani; il pieno rispetto del diritto internazionale umanitario; l'avvio di un dialogo politico rappresentativo e inclusivo in Etiopia.
  Abbiamo espresso queste aspettative alle autorità etiopi in più occasioni. Ricordo, ad esempio, l'incontro del 14 giugno scorso tra il Ministro Di Maio e il Ministro della Giustizia etiope Gedion, in missione in Italia su specifico incarico del Primo Ministro Abiy.
  Abbiamo inoltre intensificato il coordinamento con i nostri partner internazionali in ambito Unione Europea e Nazioni Unite e in seno al Gruppo di Contatto sull'Etiopia a guida statunitense, volto ad incrementare le pressioni diplomatiche sulle autorità etiopi e sulle altre parti in causa, al fine di porre fine alla spirale di violenza nel Paese e, più in generale, di favorire la stabilizzazione della regione del Corno d'Africa.
  Ci preoccupano le gravi violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario commesse in Tigray e diffusamente segnalate dalle Agenzie ONU, ivi incluse le notizie riportate da alcuni media internazionali circa il presunto reclutamento di bambini soldato da parte del Fronte di liberazione del popolo del Tigray (TPLF). Quest'ultimo ha respinto le accuse formulate in tal senso anche dal Governo di Addis Abeba.
  I crescenti ostacoli all'accesso alla regione del Tigray rendono difficile appurare ufficialmente lo stato effettivo di tale pratica. Guardiamo con favore all'indagine congiunta della Commissione Etiope per i Diritti Umani e dell'Alto Commissariato ONU per i Diritti Umani, avviata nel mese di maggio e i cui risultati saranno resi noti il prossimo primo novembre, così come alla recente missione di inchiesta sul Tigray della Commissione Africana sui Diritti dell'Uomo e dei Popoli, che opera nel contesto dell'Unione Africana.
  Abbiamo ribadito il nostro fermo appello al rispetto dei diritti umani anche nel quadro del Consiglio Diritti Umani delle Nazioni Unite. Nel corso della 46a sessione svoltasi dal 22 febbraio al 24 marzo 2021 abbiamo focalizzato l'attenzione sul Tigray, mediante un intervento pronunciato dalla Slovenia a nome di 26 Paesi dell'Unione europea (tutti eccetto l'Ungheria) sulle situazioni più gravi dei diritti umani e l'adesione alla dichiarazione congiunta sul Tigray promossa dalla Germania. Durante la 47a sessione dello stesso Consiglio Diritti Umani, dal 21 giugno al 13 luglio, l'Italia ha promosso, insieme agli altri Paesi dell'Unione europea, una risoluzione di condanna Pag. 81 delle gravi violazioni e abusi dei diritti umani e delle violazioni del diritto internazionale umanitario in Tigray.
  In essa si dà mandato all'Alta Commissaria ONU per i diritti umani Bachelet di fornire consulenza e assistenza tecnica per rafforzare le capacità della Commissione Etiope per i Diritti Umani e il sistema di giustizia penale, chiedendole di tenere aggiornato il Consiglio sugli sviluppi nella regione e sui progressi delle indagini congiunte. Da ultimo, nel quadro della 48a sessione sempre del Consiglio Diritti Umani, svoltasi tra il 13 settembre e l'8 ottobre, l'Italia è intervenuta a titolo nazionale – oltre che mediante l'intervento pronunciato dall'Unione europea a nome dei 27 Stati Membri – al Dialogo Interattivo con l'Alta Commissaria Bachelet sulla situazione dei diritti umani in Tigray, per ribadire l'appello a un cessate il fuoco immediato, al ritiro delle forze straniere dall'Etiopia e al rispetto dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario. Abbiamo, inoltre, aderito alla dichiarazione congiunta sul Tigray promossa dagli Stati Uniti.

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ALLEGATO 6

Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2021 (Doc. LVII, n. 4-bis e Allegati).

PARERE APPROVATO DALLA COMMISSIONE

  La III Commissione,

   esaminata per le parti di competenza la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2021 (Doc. LVII, n. 4-bis e Allegati);

   richiamato che:

    lo scenario macroeconomico internazionale evidenzia un rafforzamento della ripresa economica mondiale a partire dalla primavera del 2021 grazie alla crescita della domanda globale favorita dal progredire delle campagne vaccinali contro il COVID-19 e dalla rimozione delle restrizioni sociali, soprattutto nei Paesi avanzati;

    tuttavia, nel perdurare delle limitazioni sanitarie dal lato dell'offerta, la crescita del commercio mondiale ha comportato un innalzamento del tasso di inflazione dei Paesi dell'area dell'OCSE al 4,2 per cento su base annua, indotto dal forte rialzo sui prezzi delle materie prime – in primis petrolio e metalli – e dell'energia, con conseguenti immediate tensioni sulle catene internazionali di approvvigionamento;

    ciò nonostante, le proiezioni sull'andamento del commercio internazionale si presentano molto più favorevoli di quanto prefigurato nel DEF, soprattutto per l'anno in corso e per il 2022 (+1,9 punti percentuali in ciascun anno);

    nel contesto dell'area Euro, contrassegnato da forte ripresa – oltre che agli effetti della campagna vaccinale, grazie a favorevoli condizioni monetarie e finanziarie, al ritrovato ottimismo delle imprese e dei consumatori e in particolare al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che rappresenta un'occasione inedita per rilanciare il nostro Paese all'insegna della sostenibilità ambientale e sociale – nel primo semestre del 2021 l'economia italiana è stata interessata da una ripresa economica superiore a quanto prospettato nel DEF (+2,7 per cento del Pil), cui ha contributo una domanda estera netta: l'avanzo commerciale dell'Italia è stato pari a circa 37,5 miliardi (in aumento di quasi 14 miliardi registrati nello stesso periodo del 2019), rimanendo tra i più alti in Europa dopo Germania e Paesi Bassi;

    il commercio verso i Paesi partner ha recuperato la contrazione del 2020 portandosi ai livelli pre-pandemia;

    certamente permangono differenze tra i vari settori in ragione delle misure di distanziamento sociale: in espansione il settore manifatturiero, meno dinamico quello dei servizi. In Europa i Paesi a più alta vocazione turistica, come l'Italia, hanno in ogni caso beneficiato in misura maggiore della rinnovata domanda estera di servizi;

    la Nota delinea uno scenario positivo anche per quanto concerne la riduzione del deficit e del debito pubblico italiani: il livello di PIL più elevato (atteso a un +6 per cento per l'anno in corso) e il minor indebitamento netto (previsto al 9,4 per cento del PIL) consentono una flessione del rapporto tra debito pubblico e prodotto (dal 155,6 per cento nel 2020 al 153,5 per cento nel 2021), che invece era stimato in aumento nel DEF di aprile. La previsione di discesa del rapporto debito/PIL si estende al 2024 (146,1 per cento);

    nel 2020 il rapporto debito pubblico/PIL è aumentato in tutti i Paesi dell'area euro: ben 14 Paesi hanno oltrepassato la soglia del 60 per cento stabilito dal Trattato di Maastricht: oltre all'Italia il paramento di riferimento per la riduzione del debito Pag. 83non è stato rispettato da Belgio, Grecia, Croazia, Cipro, Ungheria, Austria, Portogallo e Slovenia;

    in questo contesto, il Governo preannuncia che la politica di bilancio resterà espansiva fino a quando il PIL e l'occupazione avranno recuperato non solo la caduta, ma anche la mancata crescita rispetto al livello del 2019, prevedibilmente fino al 2024, scadenza a partire dalla quale la politica di bilancio dovrà essere maggiormente orientata a ridurre il disavanzo strutturale e a ricondurre il rapporto debito/PIL al livello pre-crisi (134,3 per cento) entro il 2030;

    in tale prospettiva è da sostenere, altresì, il percorso di inversione dei processi di delocalizzazione del sistema produttivo e attrarre investimenti diretti esteri rafforzando gli strumenti di promozione integrata del Made in Italy e dell'internazionalizzazione delle imprese, a partire dal potenziamento del c.d. Patto per l'export, sottoscritto nel giugno del 2020, anche attraverso la previsione di incentivi a sostegno della transizione verde,

   tutto ciò premesso,

    la scarsità di materie prime, le carenze di manodopera globale dovute ai contagi, le strozzature nelle catene globali del valore, l'andamento differenziato delle campagne vaccinali nelle diverse aree del mondo comportano rischi per lo scenario globale. Particolarmente critica è la situazione dei Paesi emergenti e in via di sviluppo più esposti, a causa di campagne vaccinali insufficienti, a una lunga durata della pandemia e allo sviluppo di varianti più aggressive. Per questo appare particolarmente necessario l'appoggio italiano alla sospensione dei brevetti e per un maggior finanziamento dello strumento COVAX;

    in questo contesto la cooperazione multilaterale assume un ruolo fondamentale per ridurre le differenze tra i Paesi e rafforzare la prospettiva economica globale;

    appare, quindi, da sostenere l'azione del Fondo Monetario Internazionale, dell'Organizzazione mondiale del commercio, della Banca Mondiale e dell'Organizzazione mondiale della sanità, che hanno previsto 50 miliardi di dollari di impegno in termini di vaccinazioni e rimozione di ostacoli alla loro diffusione;

    in generale, è essenziale che l'Italia prosegua con crescente determinazione nel mantenimento del contributo all'aiuto pubblico allo sviluppo, nell'impegno a conseguire gli obiettivi assunti in sede internazionale con la sottoscrizione dell'Agenda 2030 delle Nazioni Unite sullo Sviluppo sostenibile,

  esprime

PARERE FAVOREVOLE.